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Autore: Sara Weasley     30/08/2010    97 recensioni
Un fumo dall’odore dolciastro si diffonde nel vicolo e l’ennesimo boato esplode nell’aria: da qualche parte oltre il terrore, le maledizioni, i rumori assordanti, qualcuno urla e io sento il gelato di Florian risalirmi lentamente lungo la gola. Potrebbe essere chiunque dei miei amici: potrebbe essere Remus, oppure Peter, Frank o Alice… ma io, più di tutto e tutti, spero che non sia Lily. Non può essere Lily.
Imprecando tra i denti, schiaccio ancora un po’ la schiena contro il vecchio muro dietro cui sono nascosto e mi azzardo a fare capolino per cercare di capire cosa Merlino sta succedendo nel putiferio là fuori. La bacchetta nella mia mano freme e asciugo freneticamente un rivoletto di sangue che dalla fronte mi scivola sulle palpebre. Nessun Mangiamorte in vista, potrei…
Sirius lancia un sibilo di avvertimento e riprende a strisciare sotto i cumuli di macerie in cui è quasi intrappolato. "Lo avevo detto" dice tra i denti, con il suo classico tono sarcastico "che i compleanni portano sfiga. Ma tu no, dovevamo per forza fare una festa! E adesso guarda… "
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte, Severus Piton | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Da chi lo ha tre volte sfidato. '
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« Ecco giungere il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore...
 nato da chi lo ha tre volte sfidato, nato sull'estinguersi del settimo mese...
 l'Oscuro Signore lo designerà come suo eguale, ma egli avrà un potere a lui sconosciuto...
 e l'uno dovrà morire per mano dell'altro, perché nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive...
 il solo col potere di sconfiggere l'Oscuro Signore nascerà all'estinguersi del settimo mese... »
(J. K. Rowling, Harry Potter e l'Ordine della Fenice, pg. 777, capitolo 37, La Profezia perduta)






 

Da Chi Lo Ha Tre Volte Sfidato.

Prima Volta



"Giuro solennemente di non avere buone intenzioni."




25 Dicembre 2014
 
 
Harry si pulì gli occhiali con un lembo della sua maglia, e per un attimo non vide più niente: Albus era seduto sul tappeto a gambe incrociate e faceva magie con le dita per far ridere la piccola Lily; a qualche centimetro di distanza da loro, James stava giocando con le sue scope in miniatura, facendole volare per tutta casa e riuscendo quasi a distruggere il vaso di cristallo elfico che Hermione e Ron gli avevano regalato il Natale precedente.
 «Allora, papà? » domandò impazientemente lui, che era in un’età in cui non riusciva a prestare attenzione alla stessa cosa per più di qualche decimo di secondo.  «Cosa dovevi farci vedere? »
Harry inforcò di nuovo gli occhiali, scandagliando gli scaffali del soggiorno con gli occhi verdi: era sicuro di averlo messo sull’ultimo ripiano e perciò non si sorprese quando lo vide spuntare, tra il Diario del Principe Mezzosangue e il terribile libro Mostro di Hagrid.
 «Accio Album »  disse, e sorrise quando l’enorme raccoglitore in pelle rossa gli cadde dolcemente tra le mani.
James allungò il collo fino allo spasimo per osservare i suoi movimenti come se non volesse perdersene neanche uno: Albus –che era di indole più tranquilla- sorrise al padre quando lui si accomodò tra i tre  e guardò l’Album di foto con uno scintillio negli occhi.
 «Sono le favole di Beda il Bardo? » chiese entusiasta.  «Ci leggi di nuovo quella dei Tre fratelli? »
 «Non sono zia Hermione » precisò Harry, scuotendo la testa: accanto a lui, James tirò fuori un sospiro di sollievo.
 «E allora che cos’è? » domandò la piccola Lily, stendendosi sul tappeto e posando il visino paffuto sulle mani.
Harry fece un sorriso carico di promesse, guardando i suoi figli uno per uno.  «È la storia di nove eroi » disse, e riuscì a sentirsi orgoglioso anche se ormai erano passati anni.  «Ed è anche la storia  di una famiglia. »
 «Quale famiglia? » chiese James, scompigliandosi i capelli con una mano.
Harry lo guardò, domandandosi vagamente a chi davvero somigliasse.  «La nostra. »
 
 
Quando Harry  aprì l’Album, i suoi figli stavano trattenendo il respiro e lui seppe che era arrivato il momento giusto per raccontare di come alcune volte dei ragazzi adolescenti possono cambiare il futuro del mondo, se ci credono davvero.
Incorniciata nella prima pagina, c’era solo una foto: ritraeva una ragazza di diciassette anni di indubbia bellezza che alzava gli occhi al cielo e sbuffava davanti l’obiettivo. La piccola Lily spalancò la bocca, allungando una mano per toccare i capelli rossi della giovane che si muoveva impaziente, come per sincerarsi che non fossero veri: anche se la foto era sbiadita con il passare degli anni, i capelli di Lily Evans sembravano comunque avvolti dalle fiamme.
 «Che bella » sussurrò Albus.  «Chi è? »
 «Tua nonna » disse Harry.  «Lily. »
 «Si chiama come me! » strillò la più piccola dei Potter, spalancando la bocca in un’espressione sconvolta.  «Ha i miei stessi capelli! »
Harry annuì divertito, puntando un dito in direzione dei suoi figli maschi.  «È tradizione dei Potter innamorarsi di una donna dai capelli rossi » li avvertì.  «Come me, e mio padre, e anche mio nonno. Remus e Sirius una volta hanno accennato qualcosa anche del mio bisnonno, ma non ne sono proprio certo… »
James strizzò le palpebre in maniera quasi schifata.  «Come Rosie? » sputò fuori, ed era chiaro che avrebbe preferito affrontare un basilisco a questo.
  «No, non proprio come Rosie » ridacchiò Harry, e i suoi pensieri immediatamente proiettarono in quel giorno di Settembre in cui, molto tempo fa, aveva visto Ginny Weasley per la prima volta, ai piedi del treno.  «Come me e come vostro nonno, lo capirete a tempo debito. Vostra nonna aveva i capelli rossi come quelli di Lily, ed ha i tuoi occhi » sussurrò Harry, guardando il silenzioso Albus Severus e pensando a quanto strana può essere la vita, a volte.  «Ed anche i miei. »
Come se li avesse sentiti, Lily della foto fece un gesto impaziente e disse qualcosa: probabilmente si stava lamentando con James –che stava scattando la foto- e quando incrociò minacciosamente le braccia al petto Harry seppe perché veniva considerata la strega più paurosa della sua età.
 «Non ho mai conosciuto vostra nonna » disse lui, con un sorriso malinconico.  «Ma ad Hogwarts era molto famosa, sapete? »
 «Davvero? »
 «Sì: era un genio in pozioni –chiedi a Lumacorno quando ci vai, Jem!- ed era stata nominata Prefetto e Caposcuola dal preside migliore che Hogwarts ricordi, Silente. »
 «Quindi era una studentessa modello! » chiocciò Lily, entusiasta.
 «Non proprio » ammise Harry, facendo una smorfia.  «Era un po’ isterica, e decisamente lunatica e quando si arrabbiava riusciva a fare paura a tutti: perfino vostro nonno era terrorizzato da lei. »
 «Nostro nonno? » domandò curiosamente Albus.  «Perché? »
 «Perché lei lo detestava » spiegò, sorridendo con un misto di allegria e rimpianto al ricordo di due genitori che non aveva mai potuto conoscere.  «Lo ha odiato per anni, prima di dagli una possibilità: una volta arrivò perfino a dire che avrebbe preferito la piovra gigante a lui. »
 «Era così male il nonno? »
 «Giudicatelo da soli » disse Harry,  mentre voltava la seconda pagina.
Quando i suoi figli videro la foto di James Charlus Potter, i loro occhi saettarono sul volto di James Sirius Potter con immediata sorpresa:  «è James! » strillò Lily, e le sue guance si colorarono di rosso mentre indicava la foto con un dito sottile.  «È Jem da grande! »
Lui –quasi undicenne e per una volta senza parole- passò una mano tra i capelli scompigliati come se, inconsapevolmente, volesse rimarcare la somiglianza.
Harry scosse la testa, ridacchiando tra se e se.  «È James, ma non è Jem: lui è vostro nonno. »
Il ragazzo nella foto doveva avere massimo diciotto anni, ma sorrideva con quella consapevolezza tipica delle persone che sanno di avere il mondo ai propri piedi, come se dalla vita non potesse desiderare nient’altro.
Quando lo vide ammiccare, seppe che probabilmente la fotografa era Lily e per un attimo rimase senza parole da dire, sorpreso dall’amore folle di quei genitori che si erano protetti e custoditi fino alla morte.
I suoi figli, ovviamente, non se ne accorsero: erano intenti a guardare uno scatto che ritraeva James con la coppa di Quidditch in una mano e la scopa in un’altra, circondato da una miriade di persone che sorridevano entusiaste.  «Era un Cacciatore? »
 «Un Cercatore » disse Harry, e James lo guardò con gli occhi luccicanti di interesse.  «Il migliore cercatore che Hogwarts abbia mai avuto. »
 «Meglio di te? »
 «Molto meglio di me » annuì lui.  «Era imbattibile. »
James si spinse sulla foto fino quasi a schiacciare Albus, soffocandolo contro il tappeto solo per poter vedere meglio.  «Io voglio essere proprio come lui » esclamò eccitato, guardando suo padre come a chieder il permesso.  «Da grande voglio essere così! »
 «Beh » ridacchiò Harry, sentendosi immediatamente orgoglioso.  «Allora devi trovarti degli ottimi amici, Jem: da solo non puoi far niente, ti servono i Malandrini. »
Gli occhi di James si illuminarono all’istante.  «I Malandrini? E chi sono? »
Harry girò la terza pagina e un moto di affetto improvviso lo invase quando vide suo padre, circondato dalle braccia di Sirius Black e Remus Lupin: bastò questo –notare l’amicizia racchiusa in un pezzo di carta sgualcita- a fargli quasi dimenticare che Peter Minus –il quarto componente della foto- era stato un traditore e aveva condannato i suoi genitori ad una fine certa e il suo patrigno ad una pena peggiore della morte.
 «Oooooh » disse di nuovo James, e per poco non tolse dalle mani di suo padre l’album.  «Chi sono loro? »
 «Lui è Sirius Black » spiegò Harry, domando l’impazienza del maggiore dei Potter con un gesto e mostrando il ragazzo nella foto anche agli altri due.  «Il secondo di cui porti il nome, Jem: era il mio patrigno, sai? »
 «Sembra così figo! » annuì Albus, seguito a ruota anche da Lily.
Come se lo avesse sentito, Sirius fece l’occhiolino: le sue iridi grigie scintillavano di fronte al flash, sembrando argento liquido, ed Harry riusciva quasi a vedere l’espressione canina stampata sul suo viso –o forse è solo perché io lo so, si disse.
  «Perché mi chiamo anche come lui? » chiese James, con logica.
 «Perché era il migliore amico di tuo nonno, Jem: anche se non avevano legami di sangue, era suo fratello in tutto e per tutto » spiegò Harry, ringraziando il fatto che non ci fosse Ron a prenderlo in giro per gli occhi umidi che sapeva di avere.  «Ed era il padrino migliore del mondo. »
 «Meglio dello zio Neville? » chiese innocentemente Lily.
 «Meglio di chiunque altro » sussurrò Harry, ricordando la gioia folle che lo aveva invaso quando, ancora ragazzo, Sirius gli aveva chiesto di andare a vivere con lui per liberarsi dei Dursley.  «Era il compagno di Malefatte di James Potter e il ragazzo più bello che Hogwarts ricordi: quei due erano inseparabili, e non c’era ragazza che non volesse stare con loro. »
 «Wow… »
 «Ne hanno combinate delle belle, sapete? Miner- cioè, la Preside McGranitt, ve lo racconterà la prossima volta che verrà a trovarci: non c’era giorno che non finissero in punizione. Ma erano degli eroi, sapete? Il mondo li ricorda così… »
E poi, con un groppo in gola, i suoi occhi verdi si posarono su Remus Lupin ed Harry indico il ragazzo anche ai suoi figli: anche da diciassettenne, Remus aveva quell’aria tranquilla che lo aveva contraddistinto sempre –anche nel momento della sua morte, pensò con un peso sul cuore.
 «Lui è Remus Lupin » sussurrò delicatamente, come se avesse paura di sciuparne la memoria.  «Il padre di… »
 «Teddy! » chiocciò Lily, che adorava il ragazzo alla follia.  «Del nostro Teddy! »
 «Sì, lui. »
 «Ma non gli somiglia per niente » sbuffò di nuovo la bambina, soffiando una ciocca di capelli rossi dagli occhi.  «Teddy ha i capelli blu e fucsia e verdi, mentre lui… »
Harry scosse la testa, e le parole di sua figlia si bloccarono come se in questo modo fosse riuscito ad arginare un fiume in piena.   «Guardalo bene, Lils: guarda il modo in cui sorride, guarda come abbraccia James… » spiegò Harry, che non aveva bisogno della foto: gli bastava chiudere gli occhi per riuscire a vedere quelli dorati di Remus, anche se erano già passati anni da quando lui era stato suo professore.  «Era il Maladrino più responsabile tra i quattro, e molto spesso faceva da mamma del gruppo: distribuiva consigli a tutti, e quando questi non bastavano tirava fuori dalle tasche un po’ di cioccolata per tirare su il morale dei suoi amici. »
 «Mi piace già! » mormorò Albus, e questa volta i suoi occhi verdi luccicarono di ammirazione nel guardare la foto.
 «Oh, si… non si poteva non voler bene a Remus! » disse Harry, ritrovando il sorriso anche se i motivi per piangere erano tanti . Istintivamente, guardò sua figlia Lily: ti chiami Luna in onore di Messer Moony –avrebbe voluto dirle- in onore del fatto che sono le nostre scelte a renderci ciò che siamo davvero: ma questo non poteva ancora dirlo.
 «E lui chi è? » domandò James, il più irrequieto di tutti, interrompendo i suoi pensieri.
Harry pensò bene alle parole da usare, prima di rispondere.  «Peter Minus » disse infine. Mio padre non vorrebbe che rovinassi una storia tanto bella- sussurrò una voce nella sua testa- mio padre vorrebbe regalare ai suoi nipoti un bel ricordo di tutti quanti loro.  «L’ultimo dei Malandrini e il più timido del gruppo. Lui era… tutti erano molto affezionati, a lui: tanto affezionati che James e Lily lo nominarono custode segreto. »
 «Oh »  disse Albus, ed Harry riuscì quasi a vedere gli ingranaggi del suo cervello ruotare impazziti. Prima che suo figlio potesse porre qualche domanda tanto logica quanto impossibile, Harry voltò la pagina: questa volta, il foglio bianco era macchiato dai capelli biondi di una ragazza allegra che faceva la boccaccia davanti l’obiettivo.
 «Chi sono loro? »
 «Alice e Frank Paciock » disse Harry, e nonostante i diversi strati di morbidi vestiti di lana, la pelle d’oca cosparse ogni centimetro del suo corpo.
 «Come lo zio Neville? »
 «Era loro figlio » confermò Harry, senza riuscire a non sorridere.  «E sono certo che sarebbero stati fieri di lui quanto lo siamo stati tutti noi, se avessero potuto vederlo. »
 «Sono morti? »
Harry scosse la testa, scompigliandosi i capelli più di quanto già non lo fossero già.  «A loro è capitato un destino peggiore » si sentì dire.  «Ma non importa, perché nella loro vita si sono amati: si sono amati tanto, e sempre, e con intensità e gioia. Sono certo che è così » mormorò piano Harry: questo Remus non glielo aveva raccontato, eppure lui riusciva a sentire la verità delle sue stesse parole e seppe che quella non era una bugia.
 «Alice –Prewett allora- era la migliore amica di vostra nonna Lily » spiegò Harry, ritrovando il tono spensierato nell’attimo stesso in cui i suoi occhi si posarono sul viso rotondo della ragazza: indossava una maglia gialla e i suoi capelli erano stati acconciati in due codini dall’aria buffa.  «Ed era la sola in grado di risolvere i suoi problemi amorosi …beh, quelli di tutti in realtà. »
 «Tipo Cupido? » ridacchiò Lily.
 «Esattamente » confermò Harry.  «Ma bisognava non farla arrabbiare, altrimenti erano guai seri: ancora si racconta di una volta in cui minacciò Sirius Black davanti a tutta la scuola! »
 «Ma… e il suo ragazzo? » domandò James, stranito dall’intera vicenda.
 «Frank? La amava » disse Harry, facendo spallucce come se fosse una cosa normale –beh, dopo Ron ed Hermione, non poteva poi essere tanto strano.  «E amare qualcuno significa accettarne pregi e difetti. »
I suoi figli lo guardarono come se stesse parlando in una lingua del tutto sconosciuta:  «un giorno capirete » mormorò tra se e se Harry, voltando l’ennesima pagina. Questa volta, la foto ritraeva quattro ragazze immortalate nell’atto di abbracciarsi: i capelli rossi di Lily Evans brillavano al sole come fuoco e Alice la circondava per le spalle, stringendola a se con fare materno.
Le altre due ragazze non avrebbero potuto essere tra loro più diverse.  «Mary Macdonald » disse Harry, indicando corti capelli castani e un sorriso sbarazzino che ammiccava alla macchina fotografica.  «Lei era una cacciatrice molto brava ed era una tipa davvero tosta » spiegò lui, ricordando ciò che Sirius gli aveva detto una volta: nei suoi occhi grigi, aveva visto brillare qualcosa di indefinito e sconcertante.  «Bisognava stare attenti a lei, sapete? Era imprevedibile come poche. »
 «Chi è l’altra ragazza? » bisbigliò Lily, colpita da tanta bellezza.  «È stupenda! »
 «Emmeline Vance » disse Harry, e i suoi ricordi di lei fecero a botte con la ragazza nella foto: a diciassette anni, la giovane strega irradiava un’aura di dolcezza tale da riuscire quasi a far commuovere. Era molto diversa dalla persona austera e fredda che aveva conosciuto Harry molti anni dopo: ma la guerra cambia i cuori e la morte ancora di più, ed io lo so bene.   «Non esisteva ragazza più umile, educata e premurosa di lei » continuò allora, appellandosi a ciò che sapeva senza aver mai visto.
Sotto di loro, un’altra foto ritraeva un gruppo di persone diverse: Harry non aveva mai capito perché Hagrid avesse voluto inserire anche quella –che sembrava quasi aliena in confronto ai volti conosciuti rappresentati da tutte le altre- eppure, nel mostrarla ai figli, questa volta fu quasi contento.
 «Questi che vedete qui sono Xeno Lovegood e Sunny Altair » disse, indicando le uniche due teste biondo platino nella foto.  «I nonni di Lisander e Lorcan. »
 «Ohh! Conoscevano i nostri nonni? »
 «Sì » disse Harry, stupendosi delle coincidenze della vita e di come tutti i pezzi riuscissero sempre a tornare al proprio posto. I due –probabilmente non ancora innamorati al tempo- sembravano completamente diversi: lei aveva un’aria assennata e studiosa, lui… beh, era il degno padre di Luna.  «Accanto a loro ci sono Megan Vane e Dearborne Caradoc » continuò velocemente Harry, perché non era ancora il caso di raccontare proprio tutti i dettagli ai suoi figli.  «E quelli vicino a loro sono Rima Zeller e Amos Diggory » e di nuovo –come sempre e per sempre- i suoi pensieri volarono a Cedric con quel misto di orgoglio e rimpianto che associava sempre a lui, quando lo ricordava con affetto.  «Poi… Rose Wood e i gemelli McKinnon, membri della squadra Grifondoro. »
 «E quelli? Quelli più piccoli? » domandò curiosamente James, che era prossimo a frequentare il primo anno ad Hogwarts e sembrava voler conoscere tutto.
 «Sono Barty Crouch » disse tra i denti Harry, sforzandosi di non strappare la pagina per la rabbia.  «Elliss McKinnon e il suo amico, Quirinus Raptor » terminò con un certo sforzo: era abominevole collegare quel bambino ricco di intelligenza comunicativa al professore matto che aveva consegnato anima e corpo a Voldemort, solo per permettergli di rinascere.
 «E poi? E poi? » strepitò James, e questa volta fu lui a voltare la pagina con vivido interesse.
Ma la foto successiva non era più stata scattata nel parco di Hogwarts: i tempi in cui tutti erano a casa dovevano essere finiti da tempo, ormai. Lo scenario, quella volta, era il vecchio quartier Generale dell’Ordine della Fenice: qualche anno dopo, la vita dei giovani ritratti nella foto sarebbe cambiata per sempre: ma loro –inconsapevoli e forti nella loro gioventù- sorridevano all’obiettivo e sembravano indistruttibili come solo dei combattenti potevano essere. Erano i maghi e le streghe migliori del tempo –pensò Harry- eppure erano comunque stati spazzati via: quasi venti anni dopo, lui era riuscito in ciò che loro avevano fallito, vendicando la loro memoria.
 «Chi sono loro? » domandò Lily, mostrando interesse per due ragazzi quasi identici, dai corti capelli rossi.  «Somigliano a Fred e Roxie! »
C’era andata quasi vicina, eppure allo stesso tempo ancora non c’era.
 «Fabian e Gideon Prewett » disse Harry.  «Due scalmanati come pochi, e combinaguai patentati. »
 «E la ragazza in mezzo a loro? Quella… »
 «Bellissima » disse James, nello stesso momento in cui Albus mormorò  «spaventosa! »
Harry non ebbe bisogno di guardarla per sapere a chi si stavano riferendo.  «Dorcas Meadowes, la migliore strega del mondo magico. La ragazza con i capelli castani è Marlene… e quello con il capello a punta è Dedalus Lux. Poi ci sono Malocchio, Silente, Edgar ed Amelia Bones e… »
Con un sospiro triste, Harry decise che parlare di un esercito di martiri non era proprio l’argomento più allegro per dei ragazzini, il giorno di Natale: così –prima ancora che potessero protestare- passò direttamente all’ultima pagina dell’album e un senso di sollievo quasi infantile tornò a riempirgli il petto.
Nell’ultima foto –quella più bella, quella più importante di tutte- erano ritratti nove ragazzi sorridenti e allegri: a fare da sfondo, i colori rosso-oro della Sala Comune Grifondoro brillavano lievemente. L’immagine era tanto sgualcita da far supporre che l’ultimo proprietario, prima di cederla ad Hagrid, la avesse guardata per così tanto tempo e così tanto spesso da consumarne i colori: sul bordo, in una calligrafia ordinata, era stato scarabocchiato ”I Fantastici nove” e poi “Hogwarts, 1978.”
Erano tutte facce già viste, eppure Harry –e i suoi figli con lui- non riuscì a fare a meno di osservarla ancora e ancora:  erano tutti così allegri e sorridenti che a Harry venne voglia di ridere e piangere insieme.
Mary Macdonald stava tra Sirius e James e aveva i piedi piegati in aria: i due la tenevano sotto braccio, sollevandola come se non avesse nessun peso. Lily era in posa vicino Remus –e i due si sforzavano di non ridere- e Alice la abbracciava come se non volesse più lasciarla andare: con l’altra mano, però, stava tenendo quella di Frank nella maniera dolce che hanno gli innamorati di sfiorarsi con delicatezza quasi invisibile. Emmeline Vance era in piedi dall’altro lato di Sirius e i suoi capelli biondi toccavano la giacca di pelle nera di lui come se fossero sfumature di un disegno: lei e sorrideva in maniera timida e un po’ elegante, anche se in quello stesso momento Peter le stava indicando la buffa scenetta che stava avvenendo accanto a loro.
Harry non li aveva conosciuti al tempo in cui la foto era stata scattata, eppure riusciva a vederlo come se fosse scritto sui loro volti e nel mondo tutto intorno: erano una famiglia e per un attimo anche lui –proprio come suo padre- credette che sarebbe durato per sempre
 «Al tempo del mio primo anno ad Hogwarts » disse lentamente, scandendo ogni parola per assicurarsi che venisse bene impressa.  «Lo zio Hagrid mi ha regalato questo album per ricordarmi dei genitori che non avevo mai conosciuto, e delle persone che amarono nella loro breve vita » mormorò.  «Adesso è tempo che io lo regali a voi. Lo affido a te, Jem » precisò, e quando gli occhi del figlio luccicarono seppe di aver fatto la scelta giusta,  «ma è di tutti e tre: siete ancora piccoli, ma verrà il giorno in cui dovrete fare delle scelte che sembreranno più grandi di qualsiasi altra cosa. In quei momenti ricordatevi di Lily Evans e James Potter –e di Sirius Black, Remus Lupin, Peter Minus; di Mary Macdonald, Alice Prewett, Frank Paciok ed Emmeline Vance. Ricordatevi di tutti loro, e allora saprete di aver fatto la scelta giusta. »
James Sirius, Albus Severus e Lily Luna lo guardarono senza niente da dire: anche se non c’erano parole, Harry seppe che avevano capito. Erano Potter- i quarti di una generazione di Potter guerrieri- e questa era una cosa che non poteva essere cancellata: non sarebbe mai stata cancellata, era impressa nel loro destino.
Harry lasciò l’album in mano a James,  per poi alzarsi sentendo il petto pieno di orgoglio e il cuore ricco di felicità.
 «Papà! » lo chiamò Lily, prima ancora che lui potesse muovere un passo.  «Aspetta! Ma se James Potter e Lily Evans si odiavano, come hanno fatto a finire insieme? »
 «E poi » continuò anche Albus, fissandolo con magnifici occhi verdi.  «Come sono diventati amici i Fantastici Nove? E i Malandrini? Che ci dici di loro? »
 «Perché dici che sono eroi? » concluse anche James, scompigliandosi i capelli anche senza che ce ne fosse davvero bisogno.  «Che cosa hanno fatto? Che successe a tutti loro, a Hogwarts? E dopo? »
Harry rise: sapeva che la storia del loro passato li avrebbe incuriositi, ma non pensava così tanto. L’attimo dopo, si diede dello sciocco: era anche la storia del loro presente, e sarebbe stata raccontata nel futuro e per sempre; in questo modo, i Malandrini sarebbero ritornati a correre ogni notte di luna piena: in questo modo, le ragazze avrebbero continuato a ridere in eternoin questo modo, i Fantastici nove sarebbero per sempre stati una famiglia.
 «Beh » sorrise Harry, sedendosi accanto ai suoi figli con la consapevolezza che quello, per loro, sarebbe stato un Natale memorabile.  «Tutto cominciò quando… »

 


Note dell'autrice: ho sempre pensato di cambiare il prologo di questa storia, e finalmente oggi mi sono decisa!
Per chi apre questa FF per la prima volta, benvenute: qui leggerete la storia di James Potter e Lily Evans -del modo in cui si odiarono e poi finirono insieme- di Sirius Black, Remus Lupin e Peter Minus -di come insieme facevano i Malandrini, prima che uno tradisse- di Frank Paciock e delle ragazze che lottarono negli anni 70: Alice Prewett, Mary MacDonald ed Emmeline Vance. Ma leggerete anche del Vecchio Ordine della Fenice e di come un gruppo di ragazzi come tanti riuscì quasi a sconfiggere l'Oscuro Signore una volta: è una storia di guerra, ma anche una storia di magia e -spero- più di ogni altra cosa una storia d'amore (in tutte le sue forme!)
Perciò, spero vi piaccia.
Per chi apre questa FF per la millesima volta: ragazze, ciao! Questo Natale mi avete fatto così tanti regali che non potevo non ricambiare in qualche modo: è una cosa che ho scritto di getto, ma che sperò farà da filo conduttore all'intera storia. E niente: non c'è nulla che io debba aggiungere per voi, perchè già parliamo abbastanza...
Solo, oggi e Natale: pensate che da qualche parte Harry Potter sta regalando ai suoi figli una storia meravigliosa proprio in questo momento -e noi, in qualche modo, ne facciamo tutti parte.

Sara.
   
 
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