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Autore: Isyde    31/08/2010    2 recensioni
"Partecipante al contest 'Don't play that song...' di LoveChild".
Leggiadra libellula di primavera.
Freddo vento del Nord.
Essenza misteriosa e segreta.
Daphne era tutte queste cose per lui.
Aveva avuto la fortuna di possederla, anche se per poco.
Anche se non era corrisposto, era convinto che in poco tempo, l'avrebbe vista cadere ai suoi piedi.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Felicità.

 

 

 

 

 

Una lacrima scese lenta dai suoi occhi scuri e percorse la guancia, lasciando una lunga scia umida che illuminata dai forti riflettori, luccicava.

Si sistemò subito una ciocca bionda, sfuggita dall'elaborata acconciatura. Con una mano lisciò le pieghe del sontuoso abito blu che indossava con disinvoltura.

Chiuse gli occhi ed assaporò gli applausi che il pubblico in piedi le stava regalando. Qualcuno le strinse la mano sinistra. Si voltò ed incontrò il volto sorridente di una ragazzina.

-Daphne, sei stata bravissima!-esclamò, girando per fissare la folla festante.

-Anche tu, Olivia. Siamo stati tutti bravissimi.- disse la ragazza, cercò con lo sguardo il resto del gruppo che stava sparpagliato per il palco. Ritrovò un felicissimo Richard e il regista di quella opera. Si strinsero tutti in un abbraccio fraterno. Inchinandosi verso il pubblico e lasciando che il sipario li nascondesse lentamente.

I successivi minuti furono molto confusi per Daphne che si rinchiuse nel suo piccolo camerino.

Si tolse velocemente il cerchietto che i costumisti avevano imposto e lo lasciò cadere per terra.

I suoi occhi indugiavano sulla scritta nera di un foglio incollato alla parte sinistra dello specchio: Daphne G. Patterson.

Un'altra lacrima scese ed andò a fare compagnia con la precedente.

E la mente cominciò a vagare.

 

Le luci ti guideranno a casa
e accenderanno le tue ossa

 

Aveva appena compiuto dieci anni.

Da tempo si preparava all'arrivo ad Hogwarts, leggendo libri ed informandosi in continuazione, facendo domande a chiunque incontrasse. Nascondendo quella paura di non farcela dietro un sorriso pieno di curiosità.

Un pomeriggio di luglio, ebbe il grande privilegio di seguire suo padre in uno dei suoi viaggi di lavoro. Salì sulla seconda carozza incantata e durante una breve pausa, decise di camminare un poco ed assaporare la brezza marina della Manica.

Nemmeno oggi seppe dire, cosa la spinse a seguire una strada sterrata che all'orrizzonte appariva illuminata.

Incuriosita da un fenomeno che mai aveva visto nella sua breve vita, s'incamminò velocemente e nel giro di qualche minuto si ritrovò in una specie di piccola città, che tanto le ricordava Diagon Alley.

Per la strada incontrò poche persone, tutte si dirigevano verso la fonte di tale luce.

Si mise a correre e con sua grande meraviglia fu investita da colori, rumori e luce.

Intorno a lei, una piccola folla cantava e ballava, seguendo una musica suonata dal vivo. Si alzò sulle punte delle sue scarpe di vernice e vide un paio di persone sopra un palco, muoversi leggiadre e catturare l'attenzione di tutti. Sembravano la Regina e il Re, di quel piccolo posto. Affascinata si avvincò al palco, ignorando gli sguardi curiosi di qualche adulto. Si aggrappò ad una ringhiera e rimase a guardarli.

Lesse con attenzione i cartelloni dietro le due persone che ancora cantavano.

-"Gli attori Fanny Patterson e Julian Hamilton cantano i grandi Musical di Broadway"-

Mentre lo spettacolo andava avanti, si sentiva sempre più a suo agio. Batteva le mani a tempo di musica, e cercava, disperatamente di ricordarsi le parole delle canzoni. L'intero suo corpo sembrava impregnato di una nuova energia, che la riscaldava e le metteva allegria.

Ma tutto finì, presto. Un braccio la prese per il colletto e la trascinò pesantemente via. Tentò di opporre resistenza ma quando l'uomo, che altri non era una delle guardie di suo padre, colpirla con un incantesimo che la bloccò come una statua. Fu obbligata a seguirlo, abbandonando quel luogo che tanto sentiva come suo.

 

 

quando ti senti così stanco
ma non riesci a dormire
Bloccato al contrario

 

La serata si era conclusa con una lunga cena in un lussuoso ristorante nel centro storico della città. Daphne si era esibita in un paio di assoli, coinvolgendo ogni commensale a cantare in coro. Era talmenta concentrata nella sua performance che non notò un nuovo ospite, appena entrato nel ristorante.

Un uomo alto e dai capelli scuri quasi quanto la sua pelle la fissava con il volto corrucciato. Si sedette poco distante dal tavolo di quel gruppo allegro e consumò nel completo silenzio la sua cena.

Era rimasto scioccato nel vederla di nuovo e per un attimo era convinto che fosse solamente un fantasma che le assomigliava terribilmente. Ma a poco a poco, si rese conto che quella donna che cantava e rideva spensierata, altro non era che la defunta Daphne Greengrass.

La sua ex fidanzata.

Quella che l'aveva fatto soffrire in vita come nessuno ebbe il coraggio di provarci.

Quella che, da morta, lo tormentava nei suoi sogni e nei suoi incubi.

Quando arrivò il cameriere con il conto, chiese qualche informazione sul quel chiassoso gruppo di persone, in particolare sulla donna, che ora mangiava con gusto una fetta di torta.

-Ah, ma certo. Quella è la signorina Daphne Patterson, una nuova stella di Broadway. Quest'anno hanno riproposto "Tutti Insieme Appassionatamente" e grazie alla signorina, è stato un successo pari solo alla prima edizione di questo vecchio Musical.- rispose il cameriere, sorridendo.

Per un secondo si sentì pronto per alzarsi ed attacarla pubblicamente, ma un senso di malinconia lo convinse ad andarsene.

Non poteva sopportare quegli occhi nocciola rattristarsi.

Quelle labbra rosa smettere di sorridere e piegarsi in una smorfia. 

Uscì velocemente dal ristorante.

Appena trovò un vicolo buio, si smaterializzò nel soggiorno del suo nuovo appartamento a New York. 

Distolse lo sguardo dal corpo di quella che ormai da tempo era sua moglie e senza dire una parola si tolse gli abiti, infilandosi a letto.

-Che ti prende, Blaise?- gli domandò sua moglie, dopo aver analizzato il suo comportamento anomalo.

-Nulla Tracey. Penso di aver visto una persona che appartiene al passato..-

Chiuse gli occhi e aspettò di sentire il respiro lento e regolare della sua consorte.

La stanchezza della giornata e soprattutto della serata aveva indolenzito le sue membra.

Eppure la sua mente rimase vigile.

E i suoi pensieri erano concentrati a rivivere ricordi del passato.

 

quando ami qualcuno ma tutto va perduto
potrebbe andar peggio?

 

 

Leggiadra libellula di primavera.

Freddo vento del Nord.

Essenza misteriosa e segreta.

Daphne era tutte queste cose per lui.

Aveva avuto la fortuna di possederla, anche se per poco.

Anche se non era corrisposto, era convinto che in poco tempo, l'avrebbe vista cadere ai suoi piedi.

Stupido.

Non fu così, purtroppo.

La bellissima e imperscutabile Daphne era e rimase un mistero per lui.

E forse cominciò a capire la complessità dell'animo, quando accettò la sua proposta di matrimonio con un sorriso triste e rassegnato.

Da allora notò i lunghi sguardi perduti nel vuoto.

La stanchezza dei suoi occhi scuri che non si  degnavano di guardarlo.

Finse a lungo di non accorgersi del suo lento e costante cambiamento nel corso del settimo anno.

 Della sua aria distratta e dei discorsi senza senso per lui, delle canzoncine canticchiate con quella voce flebile, dei strani libri che leggeva.

Chiuse più di un occhio, quando la sentì parlare dei Babbani come persone con un senso artistico più raffinato dei Maghi.

Non si lasciò nemmeno scalfire dalla sua confessione, fatta una sera durante una ronda.

Nemmeno riusciva a ricordare come raggiunsero quell'argomento tabù.

Lei non sembrava per nulla imbarazzata quando lui che chiese se era mai stata innamorata di qualcuno.

Blaise vide i suoi occhi illuminarsi improvvisamente e farsi quasi lucidi.

-Sì lo sono stata. A dir la verità, lo sono ancora, Blaise.- ammise condidamente, mentre camminava seguendo il passo di una musica che conosceva solo lei.

-E' chi è?- domandò bruscamente, fermandosi nel bel mezzo del corridoio deserto.

-Credo di essere innamorata di Theodore da sempre. Ma, a quanto pare, non è destino che le nostre strade s'incrocino.- rispose, riprendendo a camminare con maggior vigore.

-Non ti capisco, Daphne. Se lo ami, perchè...Non hai chiesto ai tuoi genitori?-

Lei scrollò le spalle e lo fissò in volto. -Perchè le persone non sono oggetti, Blaise. Io non voglio obbligare nessuno a sposarmi. Ad essere sincera non vorrei nemmeno sposarmi con te. Ma ci sono ordini superiori a cui dobbiamo ubbidire.-

Si voltò di nuovo e scomparì lentamente dalla sua visuale.

Blaise rimase a lungo, fermo in quella posizione.

In quel momento, la guerra e le sue conseguenze non gli importavano più di tanto.

L'aveva già persa.

Era già sfuggita dalle sue mani.

 

 Quando le lacrime si versano sul tuo viso

 

 

 Il suono stridulo del suo campanello la svegliò. Si accorse solo allora, di essersi addormentata sul comodo divano del soggiorno. Il corpo indolenzito ci mise un po' a rispondere ai suoi comandi. Il pesante libro he stava leggendo qualche ora prima, era scivolato per terra, sgualcendo la copertina lucida. Sistemò il libro su un tavolino e dopo aver raccolto i capelli in una sbrigativa coda, corse ad aprire, curiosa di sapere chi era.

Girò un paio di volte il chiavistello ed aprì la porta. Una folata di vento la fece rabbrividire, i suoi occhi indugiavano sui freschi petali di una rosa blu. Alzò lo sguardo ed incontrò gli occhi neri di Blaise Zabini.

Sussultò, quasi fosse colpita da un proiettile ed indietreggiò di qualche passo. L'uomo, perchè nulla aveva del ragazzo con cui crebbe, entrò nell'appartamento e chiuse la porta.

-Perchè?- chiese solamente.

Daphne respirò a fondo più volte, cercando di ritornare a respirare normalmente.

-Perchè sono un'egoista Blaise.- rispose, ingoiando il vuoto e le lacrime che già scendevano dai suoi occhi.

-Lo siamo tutti.- Blaise avanzò verso di lei. -Ma fingere la propria morte, è da stronzi, insensibili e bastardi.- aggiunse con un tono arrabbiato.

La donna sorrise e si strinse di più nel proprio maglione.

-A dir la verità, io ho dovuto farlo. Vi ho tradito molto tempo fa.- disse sommessamente.

Lentamente si sedette su uno sgabello della cucina e si versò un bicchiere d'acqua.

-Racconta.- la esortò Blaise avvicinandosi a lei.

Un mesto sorriso increspò le labbra di Daphne e la sua mano s'infilò repetutamente fra i capelli biondi.

 

 

e se tu non provi, non saprai mai
quali valori hai

 

Li aveva traditi.

Li aveva traditi tutti quanti.

Suo padre, sua madre, sua sorella.

I suoi amici.

Theo e Blaise.

Eppure nel suo cuore non vi era angoscia e rabbia.

Solo un vago senso di tristezza.

Nella sua vita, tutto, persino le scarpe, erano scelte da altri.

Tutto era stato scritto molto tempo prima che lei potesse vedere la luce del sole.

Quando vide il volto sorridente di Ronald Waseley e quello sereno di Harry Potter, non potè fare a meno di ridere.

Una risata fredda e triste.

Anche se aveva firmato la sua salvezza, aveva contribuito alla morte e alla distruzione di altre.

Il tutto per la libertà.

La libertà di decidere quale abito mettere, quale uomo sposare, quale vita avere.

Di vivere una vita fatta di scelte, di conseguenze, di progetti ideati dal proprietario di quella esistenza.

Dopo una tazza di caffè, nascosta da quell'impassibilità che le avevano insegnato, raccontò a loro di come casa sua fosse uno dei centri decisionali.

Di quanti e quali Mangiamorte ora, il Signore Oscuro disponeva.

Parlò delle principali occupazioni di quest'ultimi, di quanti e quali crimini avevano commesso e le voci su possibili nuovi agguati.

Al termine del suo racconto, l'ex professor Lupin le parlò della possibilità di darle una seconda identità.

Una seconda possibilità.

Una seconda vita.

Una vera vita

Avrebbero inscenato la sua morte e restituito un cadavere con le sue fattezze.

Il Signore Oscuro non si sarebbe scomposto più di tanto e la sua famiglia avrebbe giurato vendetta, esponendosi ancora di più.

Nonostante le notti in bianco, i pianti e la rabbia improvvisa che la coglieva nei momenti più inopportuni, imparò a vivere.

Cominciò con gli abiti, sempre più sgualciti ed informali e passà per i capelli, che taglio sotto gli occhi di una stupita Hermione Granger.

Con il suo denaro acquistò una piccola casa nel centro della Londra Babbana e cominciò a vivere senza magia.

Senza la sua bacchetta. Senza l'appoggio di nessuno.

Con l'aiuto della Granger, cambiò il suo cognome e lentamente cancellò ogni ricordo del suo passato.

 

 Le luci ti guideranno a casa
e accenderanno le tue ossa
ed io proverò a stabilirti

 

 

Blaise spostò lo sguardo dal profilo di Daphne, verso l'ambiente circostante. I suoi occhi si fermarono su una foto non magica.

Una Daphne poco più giovane sorrideva stretta in un abbraccio con un ragazzo dai capelli rossi e le orecchie arrossate.

Weasley.

Il suo sguardo corse sulle mani che stringevano il bicchiere e notò un anello d'oro che portava all'anulare sinistro.

Daphne intercettò il suo sguardo. E le labbra finalmente si aprirono in un sorriso.

-Non avrei mai pensato di sposarmi poco dopo la fine della guerra. Ma Ronald è riuscito a ristabilirmi. Mi ha dato la possibilità di provare l'amore vero e senza di lui, oggi non sarei qui.- indicò lo spazio intorno a sè.

-Avrei...Avrei potuto farlo io.- disse con freddezza Blaise. -Le mie ricchezze sarebbero state anche le tue. Non ti avrei fatto mancare niente.-

La donna scosse la testa e si asciugò una lacrima. -Forse avrei dovuto sposarti e non combattere per la libertà e la pace. Ma non sarei mai diventata Daphne. Sarei rimasta una delle tante pedine Greengrass. Non mi interessano i soldi. E' la libertà che ho scelto e non tornerò mai più indietro, anche se questo mi costerà molto.-

Blaise si allontanò e lasciò sul tavolo la rosa blu.

-Farò finta di non averti mai vista.- le annunciò, ficcandosi le mani nelle tasche. Il suo sguardo si fermò sulla seconda foto appesa nella cucina. Ritraeva una Daphne dai capelli corti che teneva sulle ginocchia un paffuto bambino dai capelli rossicci e gli occhi scuri.

-Si chiama Trevor, ha due anni.- spiegò Daphne mentre chiudeva la porta e il suo passato. -Ti ringrazio Blaise e ti auguro di vivere una vita felice.-

Blaise attese qualche secondo prima di stamparle un delicato bacio sulla fronte.

-Non scordarti di me.- disse prima di smaterializzarsi.

Daphne chiuse lentamente il portone scuro e ritornò a sedersi sul divano. L'orologio che le aveva confezionato sua suocera, segnava la sua presenza nel suo appartamento, mentre suo marito e suo figlio erano ancora nella natìa Inghilterra.

Sorrise e si abbandonò a un pianto liberatorio.

Lasciò che i singhiozzi riempissero l'aria e che le sue guance s'infuocassero dopo il passaggio delle salate lacrime.

Si addormentò, felice di aver finalmente visto il volto di Blaise e delusa dal fatto che non aveva capito nulla di lei.

Furono i primi raggi del sole a svegliarla.

La sua coscienza si rese conto di essere stretta a qualcosa di caldo. Sentiva chiaramente un leggero odore di muschio.

Non ebbe bisogno di aprire gli occhi e si allungò abbastanza per abbracciarlo in una dolce mossa.

-Quando siete arrivati?- domandò.

-Poche ore fa. Trevor è crollato solo adesso.- rispose lui con una voce impastata dal sonno.

-Come stanno gli altri?-

Lui ridacchiò appena. -Stanno tutti fin troppo bene. Mamma ci è rimasta male per la tua mancanza. Lo sai che ti adora.-

-Appena finisce questo spettacolo, ritorneremo in Inghilterra. Non manca molto ormai.-

Un silenzio riempì la stanza.

Ronald fissava il soffitto, indeciso se parlare o meno. Le accarezzò i capelli biondi e fece un lungo respiro.

-Alcune volte mi chiedo se tu non voglia...Tornare indietro. Riprenderti la tua vita e stare accanto a tua sorella e alle persone che hai amato.- disse lentamente. -Mi chiedo se tu sia felice veramente.-

Daphne alzò la testa, per fissarlo negli occhi.

Indugiò a lungo sul suo volto e con voce appena udibile parlò. -All'inizio volevo solo la libertà. Poter semplicemente scegliere, senza interpellare o incaricare qualcuno.- si alzò a sedere e infilò le sue dita nella sua mano.

-Poi sei arrivato tu, e se prima c'era un tempo sereno, dopo è arrivata un'elettrizzante tempesta di fulmini. Mi hai sempre fatto sentire viva. Ho promesso che avrei imparato dai miei errori e grazie a te, sono felice. Felice di essere un essere umano capace di provare e donare qualcosa.- si morse il labbro e ricacciò le lacrime.

Stava per aggiungere quanto lo amasse, ma le sue labbra le spensero ogni pensiero e si lasciò avvolgere dal suo abbraccio e dal suo calore.

Felicità.

 

 

 ________________________________ Fine______________________________


 

 

 

 

 Questa fanfiction partecipa al concorso "Don't play that Song" indetto da Lovechild.

La canzone pescata è Fix You dei Coldplay.

Il personaggio trovato è Daphne Greengrass.

 

Spero vi sia piaciuta.

Iside91

 

   
 
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