Libri > Le Cronache di Narnia
Segui la storia  |       
Autore: Geil_Flynn    31/08/2010    4 recensioni
Questa è la mia prima fanfiction su "Le Cronache Di Narnia". Spero che vi piaccia. Racconta soprattutto di Edmund Pevensie, un personaggio che io ho sempre adorato che però viene un po' trascurato, sia nei libri che nei film. Con l'inserimento di un personaggio a sorpresa, però! *** Phillis, piantò bene i piedi per terra, alzò di più la testa con fare orgoglioso e guardò dritto negli occhi del fratello. - Lascialo stare. Lasciali stare. Tutti i Pevensie. Nessuno escluso. Il fratello ghignò. - E perché dovrei? - Perché altrimenti te la vedrai con me. E sai cosa sono capace di fare. Jonah rimase per un attimo interdetto e Phillis continuò: - Se vuoi qualcuno da picchiare, picchia me. Ma non toccare i Pevensie. È chiaro? - Ma certo, principessa. – sussurrò Jonah, a due centimetri dal viso della sorella.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Edmund Pevensie, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Salve a tutti! Questa è la mia prima fic su "Le Cronache di Narnia", quindi siate clementi! Vi prego!  Il personaggio principale è inventato da me ma parlerà moltissimo anche di Edmund, un personaggio che io adorato dal primo all'ultimo libro, che però mi sembra un po' trascurato,  questo è un vero peccato. Alcune citazioni sono state estratte dal film "Le Cronache Di Narnia. Il Principe Caspian.". Ovviamente i personaggi non mi appartengono e non scrivo a scopo di lucro, eccetera, eccetera... 

Commentate? 

Un bacio.

Alex. (sono una ragazza, eh! :D)

 


1° capitolo.

Phillis.

 

Phillis Evans era all’edicola di fronte alla stazione della metropolitana di Londra e sfogliava una rivista. Accanto a lei, Susan Pevensie stava tranquillamente leggendo un giornale. Dall’altro di Phillis stava suo cugino, Ronald Evans che si torturava nervosamente la sciarpa.

Un scalpiccio di passi e una voce interruppe la lettura della bella Susan.

- Tu vai alla Sempting Bas?- le chiese Ronald, timidamente. Phillis cercò di non scoppiare a ridere.  

-Si esatto- Replicò Susan pungente.   

-Io vado all' Hendon House, è proprio di fronte.

“Oh, ma che bello! Sarà così emozionata!” pensò Phillis sarcastica, voltando una pagina.  

– Ti ho vista, stai sempre per conto tuo. –aggiunse Ron.

“Chissà mai perché …” disse tra sé e sé la Evans.

– Sì,beh, io … preferisco starmene da sola.

“Bella risposta, Sue. Ron, cerca di capire che sta provando a liberarsi di te. Eddai!”.  

- Anche io .

“Ecco non hai capito.”

- Come ti chiami?

“Ah, certo così poi la cerchi all’anagrafe, prendi il suo indirizzo e le fai le serenate al balcone! Ti conosco, cugino.” 

- Phillis. – annunciò Susan, dopo una breve pausa.  

“Oh, questo è il colmo!”

 –Susan! – urlò una voce.

“Ops! Fregata!”

 Pochi secondi dopo Phillis vide una ragazzina, piuttosto alta per avere circa tredici anni con due treccine ed un cappello di una divisa scolastica.

– Devi venire subito - continuò la piccola Lucy Pevensie, rivolta alla sorella. Susan lasciò il quotidiano al bancone, lanciò una veloce occhiata imbarazzata al ragazzo, prese il suo bagaglio e corse via. 

Ron si voltò verso la cugina, con un sorriso a cinquantasei denti e chiese:
 

- Secondo te ho fatto colpo?

Phillis non rispose, afferrò la sua valigia e seguì le due sorelle. 

Le seguì fino a dentro la metropolitana, scesero le scale, sgomitando tra la folla di studenti che aspettava i treni.

- Picchia, picchia, picchia!!

“Ti prego, dimmi che non è ciò che penso.”

Era proprio ciò che pensava. 

Peter Pevensie era circondato da due ragazzi, due energumeni per la precisione, e sferrava pugni a destra e a manca, cercando di difendersi. E quei due energumeni erano Mark Loffie e il suo tirapiedi, Jonah Evans, il fratello di Phillis.

Senti una voce leggera spinta e una chioma nera passò al suo fianco. Edmund Pevensie afferrò Jonah per le spalle e lo tirò via da suo fratello. Jonah sferrò un pugno e colpì in viso Edmund che prese a sanguinare.

- Edmund! – urlò Lucy, proprio nello stesso momento in cui Phillis gridò:

- Jonah!                                                                         

Phillis sgomitò tra la folla e finalmente raggiunse il fratello, che stava deridendo il povero Edmund seduto a terra, e afferrò Jonah per le spalle.

- Che diavolo stai facendo, idiota? – chiese, a voce bassa, ma tremante di rabbia, mentre la rissa tra Peter e Mark continuava.

- Stanne fuori, mocciosa. – sputò Jonah, sprezzante.

Phillis, piantò bene i piedi per terra, alzò di più la testa con fare orgoglioso e guardò dritto negli occhi del fratello.

- Lascialo stare. Lasciali stare. Tutti i Pevensie. Nessuno escluso.

Il fratello ghignò.

- E perché dovrei?

- Perché altrimenti te la vedrai con me. E sai cosa sono capace di fare.

Jonah rimase per un attimo interdetto e Phillis continuò:

- Se vuoi qualcuno da picchiare, picchia me. Ma non toccare i Pevensie. È chiaro?

- Ma certo, principessa. – sussurrò Jonah, a due centimetri dal viso della sorella. Lei si irrigidì, ma non abbassò lo sguardo.

Un fischio interruppe la rissa. Le guardie naziste erano arrivate. Phillis vide di sfuggita uno dei poliziotti afferrare Peter per le spalle e mormorare qualcosa. Jonah si voltò e corse via. Mark le si avvicinò e le sussurrò:

- Ehi, Evans, usciresti con me?

- Neanche morta. – replico lei, calmissima. Gli diede le spalle e si chinò su Edmund, che aveva ancora il labbro sanguinante.

- Stai bene? – chiese, preoccupata. Lui la fissò a lungo con i suoi occhi, che sotto la luce della lampada della metropolitana, sembravano verdi. Poi proferì, lentamente:

- Certo che sto bene.

Lei fece un mezzo sorriso e gli porse la mano. Edmund guardò la sua piccola mano diafana, con le dita affusolate. Ma alla fine non la afferrò. Si tirò su da solo. Phillis non si scompose.

- Certo che quell’imbecille di mio fratello ti ha pestato proprio per bene. – mormorò.

Edmund sbarrò gli occhi.

- Jonah è tuo fratello?

- Sì. – Phillis frugò nella sua cartella e porse al ragazzo un fazzoletto di stoffa, bianco, con una P e una E ricamate in angolo.

- Tamponati il labbro. Smetterà presto di sanguinare. – consigliò poi. Edmund rimase per qualche secondo immobile. Poi afferrò il fazzoletto e lo portò alla bocca. Non staccò gli occhi da Phillis nemmeno per un istante. Lei si sentiva sotto esame.

Dopo qualche minuto Edmund si voltò e si avviò verso il treno, verso la panchina dove stavano seduti i suoi fratelli. Si accomodò accanto a Susan, e Phillis lo seguì per poi posizionarsi a pochi metri da loro, in piedi.

 -Grazie mille, eh. - sbottò Edmund. Peter gli rispose, furioso.

– Era tutto sottocontrollo. – si alzò e prese a guardarsi intorno. Il suo sguardo si posò su Phillis.

Susan parlò per prima:

- Credo che dovreste ringraziarla.

Peter roteò gli occhi e ripeté:

- Era tutto sottocontrollo.

Susan lo guardò, indignata. Si alzò, si lisciò la gonna e disse alla Evans:

- Grazie. Anche da parte dei miei fratelli.

Lei non batté ciglio, ma abbozzò ad un sorriso.

- Io non ho fatto nulla …

- Come ti chiami? – la interruppe Susan. Lei sorrise stavolta, un sorriso vero, mostrando una fila di denti bianchi e dritti.

- Phillis.

La bella Pevensie rise.

- Dici sul serio?

Phillis annuì.

- Ironia della sorta. – ridacchiò la Evans. Susan fece lo stesso, poi tornò seria e si voltò verso Peter.

– Cosa è successo questa volta?- 

-Uno spintone- replicò Peter.

- Per questo l’hai colpito?- intervenne Lucy, preoccupata. Il maggiore dei Pevensie la guardò e spiegò:

– No. Dopo avermi spinto, pretendeva da me delle scuse. A quel punto l'ho colpito.

Susan lo guardò a metà fra l’esasperato, e il compassionevole.

– Che dici … È così difficile per te lasciar correre?- A quel punto Peter sembrò perdere la pazienza.

- E perché avrei dovuto? Insomma non sei stanca di essere trattata da ragazzina?

- Noi siamo ragazzini. – disse Edmund.

- Beh, non è sempre stato così. – sbottò Peter. Lanciò un’ occhiata a Phillis e sussurrò piano ai suoi fratelli, anche se lei riuscì ad udire benissimo:

- È passato un anno. Quanto ci farà aspettare ancora?

- Si tratta di accettare che oramai la nostra vita è qui. – mormorò Susan, saggiamente. – È inutile fingere che sia diverso.- notò Ron che veniva verso di lei determinato come non lo era mai stato.

“Non molli, eh, cuginetto.” Pensò Phillis.

-  Oh no...fate finta di parlare con me. – disse Susan, precipitosamente.
- Noi stiamo parlando con te. – precisò Edmund, pungente.

Susan gli lanciò un occhiataccia.  
- Ahi! –strillò la minore dei Pevensie, balzando in piedi.
- Non urlare,Lucy! – la riprese Susan.
- Qualcosa mi ha pizzicato! – protestò la piccola.

In quel momento Peter saltò eretto e si rivolse ad Edmund: 
- Ehi, smettila di toccarmi!
- Ma non ti ho toccato! – contestò lui.
- La volete smettere? – li rimproverò Susan. -Ma che succede?
- Sembra magia. – disse Lucy, con gli occhi che brillavano.
- Teniamoci per mano svelti! – suggerì Susan afferrando il polso di Lucy e tendendo il palmo ad Edmund.
- Figurati se ti tengo per mano! – disse lui, orgoglioso.
- Piantala! – lo sgridò Peter, afferrandolo per un braccio.

“Narnia, stiamo arrivando.” Pensò Phillis, serrando gli occhi.

 

Cof!

Phillis si sentì un sapore amaro in bocca. Sputò. Sabbia.

“Che schifo.” Pensò. Si mise a sedere e si guardò intorno. Quella era senza dubbio la costa di Telmar. Sorrise.

-  Sono tornata. – disse ad alta voce. Poi un pensiero le balzò in testa, violento.

- Peter! Lucy! Susan! EDMUND! – strillò. Di loro nessuna traccia e stava iniziando a preoccuparsi.

“Chissà dove saranno finiti …" pensò, terrorizzata. Rivolse il suo sguardo in su. Sopra di lei una montagna.

“Le rovine di Cair Paravel. Allora è quella la strada giusta.”

Si avviò su per il piccolo sentiero. Camminò per quasi due ore su per la stradina sterrata con un solo viso in testa. Quello di Edmund Pevensie. I suoi capelli neri, sempre scompigliati, i suoi occhi di quella strana sfumatura tra il marrone ed il verde, testardi e orgogliosi, che avevano lo strano potere di stregare la caparbia ed enigmatica Phillis, le lentiggini che decoravano il suo viso pallido, le sue labbra … le sue labbra … ok, stava decisamente degenerando. Prese un profondo respiro. Edmund Pevensie era l’unica persona al mondo che riusciva a farla soffrire, a farla felice, a farla sentire … umana.       

Un’ultima curva e arrivò in cima. Cair Paravel in tutto il suo ex-splendore. I quattro troni erano a pezzi ma c’erano ancora le basi. Phillis si avvicinò a quello di Edmund e lo sfiorò con un dito. Sentiva ancora la sua presenza che aleggiava in quel posto. Ma non si soffermò a lungo su quella rovina. Si avvicinò ad una piccola porticina di legno che era stata scardinata poco tempo prima . Strappò un angolo della camicia della sua divisa, lo avvolse ad un bastone e cacciò la mano nella sua cartella, che era come la borsa di Mary Poppins. Con un po’ di fortuna potevi trovare di tutto. Ed eccoli infatti. Dei fiammiferi. Appiccò il fuoco ed entrò nel corridoio sotterraneo, facendo luce con la torcia. Cammino per parecchi minuti e dopo di ché si trovo a scendere una rampa di scale. E finalmente eccola. La stanza dei Re e delle Regine. C’erano quattro bauli, e ognuno aveva una statua che rappresentava il proprietario degli oggetti custoditi. Ovviamente la giovane Phillis si avvicinò a quello di Re Edmund, Il Giusto. Lo aprì. Era completamente vuoto, a parte qualche vestito. Sospirò di sollievo. Evidentemente Peter, Susan, Lucy ed Edmund erano stati lì, poco prima di lei. Andò verso un angolo della stanza, dove c’era una piccola porticina di legno. Phillis si appoggiò piano alla porta che crollò subito a terra. Entrò. Eccolo. Il suo baule. Lo aprì. Dentro c’era tutto quello che aveva lasciato dal suo ultimo viaggio a Narnia. Il suo arco e la faretra con le frecce. La sua spada. Tutti i suoi vestiti. E la sua bussola magica. Si sfilò immediatamente la divisa della Sempting Bas e si mise un vestito blu elettrico, con i rifinenti argentati. Si sentiva meglio. Si sentiva … a casa. Prese l’arco e la faretra e si li mise in spalla. Afferrò la spada e avvolse la sua cintura in vita.

“Ora non mi resta che trovare Edmund. I Pevensie, intendo.”


   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Le Cronache di Narnia / Vai alla pagina dell'autore: Geil_Flynn