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Autore: Max69Crew    31/08/2010    3 recensioni
Nel 2010 un aereo tenta un atterraggio di fortuna sull'isola dove, nel 1985, il miliardario John Hammond, a capo delle industrie InGen, riportò alla vita i grandi rettili estinti. I naufraghi dovranno riuscire a sopravvivere nella giungla spietata, a contatto con i più spietati predatori che il mondo abbia mai conosciuto... Per favore recensite!!! Grazie!
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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giorno 2 mattina
GIORNO 2


Laura fu svegliata alle 8.30 dall'aria umida e insopportabilmente calda che aveva trasformato il labratorio mobile in una sauna svedese. Si alzò in un bagno di sudore e notò che sul pavimento dormivano solo tre persona. Non c'era traccia del pilota.
Svegliò di corsa gli altri sopravvissuti e si radunarono fuori dal convoglio, ancora assonnati.
<< Dividiamoci in tre gruppi e andiamo a cercarlo! >>  disse ad alta voce Julio Fernandez, per farsi capire da tutti.
<< Ehi mi fa paicere che tu ti sia autoproclamato "Re dei sopravvissuti" ma nessuno andrà in giro da solo! >> esclamò Max rivolto al coopilota << Non lo hai mai visto un film dell'orrore? appena ci si separa la gente comincia a morire! >>
<< Ma non possiamo lasciare Carlos da solo nella giungla! >> disse piagnucolando la Hostess Maria.
<< Bè, se non voleva perdersi poteva evitare di fare un pic-nic notturno in mezzo ad un'isola abitata dai dinosauri! >> ribattè Sam a voce alta.
Marla estrasse un foglio ripiegato dallo zainetto che aveva addosso, si inchinò e lo stese per terra, in modo che tutti potessero vederlo << Questa è una mappa dell'isola, l'ho trovata nel cruscotto del camper ieri sera >> disse << noi siamo atterrati qui con l'aereo, e ora dovremmo trovarci all'incirca in questo punto >> puntò il il dito quasi al centro della mappa, in una zona tutta verde << avanzando verso nord troveremo una strada che ci porterà a queste costruzioni >> proseguì indicando con l'indice due piccoli retttangoli neri con accanto la scritta "EMBRYONICS ADMINISTRATION AND LABORATORIES CAMPOUND" << e qui, se siamo fortunati, possiamo trovare un telefono o qualsiasi altra cosa che ci permettarà di tornare a casa. >>
<< Se troveremo il pilota lungo il tragitto meglio per lui. >> aggiunse Max con aria soddisfatta.
Nessuno ebbe nulla da obbiettare.

Provarono a far partire il camper, ma era totalmente a secco, quindi racimolarono le poche cose utili che trovarono nel convoglio (un fornelletto a gas, del cibo leofilizzato, delle coperte e delle medicine) e partirono introno alle 9.30.
La mattinata passò senza intoppi. Furono costantemente seguiti dai piccoli dinosauri bipedi del giorno prima, i compsognati, come li identificava il manuale. Intorno alle 11.00 ebbero modo di assistere al passaggio di un branco di lenti e rumorosi stegosauri che avanzavano tra la vegetazione infrangendo i tronchi morti che sbarravano loro la strada. Rimasero tutti stupiti dall'avvistamento e sembrava stessero facendo un piacevole safari fotografico.
Intorno all'una si fermarono ad un ruscello per pranzare con quel poco che avevano e riempire le bottigliette di acqua fresca.
Prima di ripartire Fiona, la moglie di John, si assentò per andare a rinfrescarsi dietro alcune rocce poco più avanti. Appena guardò oltre i macigni emise un grido e si accasciò al suolo, priva di sensi.
<< Fiona, cosa succede? >> esclamò John, che accompagnato da Julio corse a vedere cosa aveva potuto sconvolgere tanto la moglie.
Semidisteso in mezzo alle rocce, con l'acqua che gli scorreva sopra, c'era il corpo di Carlos Sanchez. O perlomeno ciò che ne rimaneva.
Si distinguevano la cassa toracita, piena di frattaglie sanginolente e il cranio, privato della pelle e di tutti gli organi molli. Gli arti erano stati strappati. Dei compsognati banchettavano sui resti del pilota, soddisfatti per il lauto pranzo.
John impallidì e Julio tornò dagli altri ad annunciare il ritrovamento, Sam allungò un'occhio oltre i macigni ma subito si girò e vomitò in un cespuglio di felci li vicino.
Appena Marla riuscì a far rinvenire Fiona si misero gli zaini in spalla e partirono in fila indiana.
La veterinaria apriva la strada, con la mappa in mano, discutendo con Max su come potevano lasciare l'isola o, eventualmente, stabilirsi lì.
Seguivano Julio, Sam, Laura, Andrew Allen e Thomas Griffin, occupati in un'acceso scambio di idee su come poteva essere morto il pilota.
In coda John, ancora troppo pallido e scosso per parlare, Maria e Fiona che si facevano forza l'un l'altra e fingevano di non sentire i discorsi degli altri.

Erano le 5.40 e i brandelli di cielo che si scorgevano tra gli enormi alberi cominciavano a diventare rossastri. Le ombre che si formavano sotto le felci davano al paesaggio un aspetto sinistro ed inquiteante.
Ad un tratto il bosco scomparve, facendo posto ad una lingua di terra rossa punteggiata di ciuffi d'erba. Erano sulla strada. Quando alzarono gli occhi dalla polvere del sentiero un altro scenario, ben più spettacolare li sorprese lasciandoli tutti a bocca aperta.
Davanti a loro si apriva una vallata, punteggiata da alberi bassi e cespugli, con al centro un enorme lago in cui si rifletteva il sole morente. Enormi brachiosauri i cui colli svettavano a nove metri di altezza pascolavano placidi con le zampe colossali immerse nell'acqua.
Branchi di apatosauri allevavano i loro piccoli in nidi sulle rive del lago. I gallimimus correvano sul pendio erboso compatti, come uno stormo di uccelli. Pterosauri saettavano nel cielo lanciando grida ai loro simili. Era il paradiso. Erano i pochi fortunati a poter godere di un simile spettacolo.
<< Ci starebbe bene una canzone suonata da un'orchestra, tipo Guerre Stellari... >> mormorò Allen a bocca aperta.
Gli altri sorrisero, senza staccare gli occhi da quella veduta mozzafiato e si incamminarono lungo il sentiero.
Tra la boscaglia si riuscivano a scorgere le piramidi di vetro, metallo e cemento che dovevano essere i tetti dei laboratori e la vista delle costruzioni li fece sentire più sollevati e più vicini a casa di quanto potessero pensare.
Quando arrivarono, un'ora e mezzo più tardi, si ricredettero al primo sguardo.
L'imponente costruzione di cemento armato sorgeva in una piccola radura tra la boscaglia poco fitta, a ridosso delle montagne, e per un tratto si addentrava nella vegetazione. I lucernari del tetto erano sporchi, con alcuni pannelli infranti, così come le finestre del primo piano. C'erano due laboratori mobili, uno rovesciato al centro dello spiazzo di cemento coperto d'erba e terra e l'altro in piedi addossato al muro.
Sul piazzale due jeep giacevano su un fianco coperte di radici e erbacce, probabilmente rovesciae da qualche triceratopo.
Quando il gruppo si accinse a salire i pochi gradini di cemento che portavano all'entrata il silenzio carico di delusione venne rotto dalla voce acuta di Laura.
<< Accampiamoci nel camper stasera, domani mattina esploreremo i laboratori... non mi piace questo posto >>
Tutti acconsentirono senza fare storie e portarono le loro cose nel veicolo.
Cucinarono il cibo leofilizzato sul fornello elettrico del laboratorio, senza aprire le finestre perchè sul manuale di Max c'era scritto che i grandi predatori del Cretaceo avevano un olfatto sensazionale.
Alle 9.oo spensero le luci e si addormentarono, cullati dai gridolini degli animali attorno a loro.


  
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