Uffici dell'Unità di Analisi Comportamentale. Quantico, Virginia.
“Bel tentativo!-
trillò la
voce di Alaska dall'altro capo del telefono- Ma se la tua idea era
quella di parlare con me ora non ti posso accontentare. Richiama
più
tardi, o se pensi di non ricordarti lascia un messaggio!Ci sentiamo
dopo!”
Spencer sospirò rumorosamente e
mise fine alla chiamata, ricacciandosi il cellulare in tasca.
Era l'ennesimo tentativo che faceva di
chiamare Alaska ma, come quelli precedenti, non era andato in porto.
A quel punto era palesemente preoccupato, ma cercava con tutto
sé
stesso di non darlo a vedere.
Ormai lui e Alaska stavano insieme da
sei mesi e il loro rapporto si era ormai consolidato. Lei, meglio di
qualsiasi altra persona, capiva perfettamente il suo lavoro, compresi
i ritmi pressanti, i viaggi improvvisi e gli orari allucinanti, e lui
aveva iniziato a riconoscere pian piano tutte le stranezze della
giovane antropologa. Beh, perlomeno ci stava provando.
Eppure, nonostante sembrasse che tutto
stava procedendo a meraviglia nella loro storia, il profiler che era
in lui aveva avuto la meglio e da circa due settimane cominciava a
sentire una strana sensazione alla bocca dello stomaco, come di un
campanello d'allarme. Nelle loro numerose telefonate sentiva che
Alaska gli stava nascondendo qualcosa e, a farlo preoccupare ancora
di più, era stato il suo rifiuto quando le aveva proposto di
andarla a trovare il week-end precedente.
Spencer Reid sapeva che prima o poi
sarebbe arrivato il momento in cui la dolce e frizzante Alaska Ross
si sarebbe stufata di lui, ma non credeva che sarebbe arrivato
così
in fretta.
Deglutì a vuoto, lo sguardo
fisso di fronte a sé: non era affatto pronto a lasciarla
andare, perlomeno non ancora.
“Che c'è, Romeo?Problemi in
paradiso?”
La voce allegra di Morgan lo riportò
alla realtà. Erano appena tornati da un caso a Santa Fe e
ormai stavano per raggiungere l'ampio open space del BAU. Reid
strinse le labbra: doveva fingere che tutto fosse a posto ancora per
qualche minuto e poi sarebbe stato salvo e a casa sua avrebbe potuto
tranquillamente continuare ad autocommiserarsi e a scervellarsi sul
perchè dello strano comportamento della sua fidanzata.
Il leggero annuire del ragazzo non
convinse per niente il collega, che non voleva affatto lasciare
perdere la propria domanda “Qualcosa non va,
ragazzino?”
“No, niente, tutto ok.” ritentò
Spencer, abbozzando un sorriso.
“Avanti, a me puoi dirlo.” disse
Morgan fissandolo intensamente e facendogli capire che ormai non
aveva altra scelta che confidarsi con lui.
Reid si mordicchiò leggermente
il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo mentre parlava
“Uhmm...Morgan, come fai a sapere quando una ragazza
è
stanca di stare con te?”
“Wowowo, frena, Reid- esclamò
Derek agitando i palmi verso il ragazzo- Di che cosa stai
parlando?”
“Di me e Alaska...- sospirò il
genietto, piegando le spalle all'ingiù, come svuotato-
Insomma
le cose non vanno molto bene...”
Morgan alzò un sopracciglio,
facendosi tutt' orecchie “In che senso?”
“Con...con Alaska, intendo.- confessò
Reid con voce debole- Credo che voglia scaricarmi.”
Derek fece roteare gli occhi,
infastidito da quelle preoccupazioni inutili“Alaska
è
innamorata persa di te, Reid.”
Ma il suo giovane collega non sembrava
affatto della stessa opinione “Sono settimane che si comporta
in
modo strano. Di solito mi chiamava ogni giorno anche solo per
raccontarmi di aver comprato un paio di calzini e ora invece...- gli
rivelò, la voce acuita dalla preoccupazione per quegli
strani
segnali- Non so, c'è qualcosa che non va. Forse si
è
stancata di me.”
“Reid...” lo chiamò Morgan
con tono accondiscendente.
“Lo capisco.- continuò a dire
Spencer, ormai perso nei propri ragionamenti- Lei è
un'istintiva, è attiva e vivace e io invece...Insomma,
capisco
benissimo che possa essersi stufata di me...”
Derek stava per interromperlo,
esasperato dalle sue continue ed inutili preoccupazioni, ma a fermare
i vaneggiamenti del giovane collega ci pensò invece Garcia,
che li stava raggiungendo con passo svelto, facendo ondeggiare ad
ogni movimento una strana piuma rosa shocking che adornava una delle
mollettine che stava indossando.
“Di qualsiasi cosa stiate parlando,
dovete rimandare a più tardi.- ordinò, rivolta a
tutti
i membri della squadra che cessarono di parlare all'istante,
incuriositi- C'è qualcuno che vi aspetta.”
“Noi?” domandò JJ, i grandi
occhi blu alla ricerca di chi li stava aspettando.
“Già,
tutti quanti.” confermò Penelope, indicando con
l'indice la
scrivania di Reid, dove qualcuno si stava facendo roteare
ritmicamente sulla sedia da ufficio.
“Alaska?” domandò incerto
Spencer, la gola improvvisamente secca. Che fosse venuta per
lasciarlo definitivamente?, pensò.
Nel sentire il proprio nome la ragazza
si alzò con un balzo leggero, raggiungendoli con un sorriso
largo sul volto: non c'era niente in lei che facesse intuire che
qualcosa non andava.
“Meno male che siete arrivati: mi
stavo annoiando a morte!A quanto pare quassù nessuno ha
tempo
per fare quattro chiacchiere.” si lamentò
scherzosamente. Al
collo indossava una collana fatta con le graffette colorate che lei
stessa aveva regalato a Spencer, probabilmente l'aveva fabbricata
nell'attesa. Senza dargli la possibilità di reagire
gettò
le braccia al collo al suo ragazzo e gli scoccò un bacio
sulle
labbra, sotto gli sguardi divertiti degli altri membri del team.
“Buongiorno, Alaska.” la salutò
Hotch per tutti, alzando un sopracciglio.
La giovane antropologa si voltò
verso di lui e agli altri, rimanendo comunque aggrappata alla spalla
esile di Spencer. Il vestito lungo e colorato che indossava sotto la
giacca di pelle, così come gli strani stivali da cowboy, la
facevano sembrare completamente fuori luogo in quegli uffici
così
seriosi.
“Ciao ragazzi!” rispose con un
sorriso smagliante dipinto sul volto minuto.
Morgan non si lasciò sfuggire
l'occasione di lanciare a Reid un'occhiata accusatoria: non sembrava
affatto che la ragazza fosse intenzionata a lasciarlo.
“Non sapevo che passassi di qui,
credevo fossi ancora a Baltimora. Ho provato a chiamarti.”
disse
titubante il genietto della squadra, fissando il lieve rossore sano
che decorava le guance della ragazza.
“Oh, credo di aver perso il
cellulare.- spiegò con una scrollata di spalle-
Salterà
fuori, prima o poi.”
Rossi scosse la testa divertito
“Allora, Alaska, che cosa ti ha portato qui?”
“L'American Airlines!” ribattè
Ross, come al solito prendendo la domanda alla lettera.
“Intendevo il motivo per cui sei qua
a Quantico.” specificò con un sospiro Dave.
Alaska sciolse il mezzo abbraccio che
ancora la legava a Reid e allargò le braccia, eccitata dalla
grande notizia che stava per comunicare “Ho trovato una casa
a DC!”
“Cosa?!” esclamò Derek
stupefatto.
“Perchè avresti dovuto cercare
casa a Washington?” chiese invece Emily.
“Perchè nonostante mia madre
mi abbia inculcato una cultura hippie e mi abbia educata di modo da
poter vivere anche su un cartone in mezzo alla strada, non riesco a
rinunciare ai comfort di una casa. Perciò ho affittato un
piccolo appartamentino vicino alla zona universitaria!-
spiegò
velocemente con tono gaio- Dovreste vederlo: i padroni di casa sono
deliziosi, il vicinato è ottimo e ho una terrazza
e...”
Reid aggrottò la fronte, confuso
“Perchè ti serve una casa qui?”
“Per abitarci, no?- rise Alaska- E
stasera ho intenzione di festeggiare!”
“Festeggiare?- ripetè Penelope
entusiasta-E che cosa dovremmo festeggiare?Il tuo recente contratto
d'affitto?”
“Ma no!Al laboratorio stanno facendo
dei tagli al personale:- li informò Ross, senza una
sfumatura
nel proprio tono leggero- Davon ha deciso di andare in pensione e io
sono stata praticamente licenziata.”
Sul gruppetto cadde un silenzio
incerto, che tuttavia non fece scomparire dal volto della ragazza il
suo sorriso limpido.
“Quando arriva la parte in cui ci
spieghi il motivo per cui c'è da festeggiare?”
domandò
JJ, una sorta di incertezza negli occhi chiari.
“Avete davanti la nuova responsabile
del reparto di ricerche paleoantropologiche dello Smithsonian
Institution!” annunciò quindi, facendo un breve
inchino.
“Ricerche paleoantropologiche?-ripetè
Rossi stupito- Credevo che tu volessi continuare con l'antropologia
forense.”
“Oh, sì!E suonare la batteria
e avere un pony per il compleanno: ma ho un pessimo senso del ritmo e
non è pensabile tenere un cavallo in miniatura in
appartamento...”
“Forse se parli con la dottoressa
Tanaka potrebbe trovarti un posto qui...”azzardò
l'ipotesi
Hotch, interrompendola.
Prentiss scosse leggermente la testa,
facendo ondeggiare i capelli scuri “Non credo che lo farebbe
davvero.” disse, ricordando l'avversità che il
capo della
loro sezione di patologia forense provava nei confronti
dell'antropologa.
“Non importa.- assicurò Alaska
agitando i palmi- Il lavoro allo Smithsonian mi piacerà, la
ricerca mi piace e tutti gli antropologi amano l'archeologia. Anzi,
mi sentivo un po' strana a non aver iniziato anche io da lì
come hanno fatto tutti: in questo modo è un po' come se
recuperassi, giusto? E poi mi hanno detto che potrò
collaborare col reparto di antropologia forense dell'istituto che
viene contattato dalla polizia del distretto per gli stessi casi che
trattavo a Baltimora. Forse se faccio qualcosa di buono posso sperare
in un trasferimento...”
Rossi si morse l'interno della guancia,
meditabondo: forse, se avesse agito tramite le sue conoscenze e
avesse fatto un po' di pressione a qualcuno, sarebbe di certo
riuscito ad ottenere per lei un incarico che riguardasse la carriera
che intendeva davvero seguire la giovane. Sentiva il bisogno di
farlo, come al solito, spinto da quello strano senso di protezione
che nutriva verso di lei da quando si erano incontrati di nuovo.
Lanciò un'occhiata a Reid e lesse negli occhi del giovane la
stessa sua preoccupazione.
“Stasera ci sarà una specie di
festa, una cosa tranquilla:- sentì raccontare da Ross,
quando
tornò a rifocalizzare la propria attenzione sulla sua voce
frizzante- solo pochi intimi, i miei nuovi colleghi e naturalmente
voi!Non accetto un no come risposta!Possono venire anche Jack e Will
e Henry e Kevin!Potete portare chi volete, ma dovete assolutamente
venire!”
Hotch fece per protestare “Ma
veramente...”
“Ho detto che non accetto rifiuti!-
ribadì Alaska, mentre scappava verso l'ascensore tappandosi
le
orecchie con le mani- Anzi, non vi sento nemmeno!Dadadadada!”
La squadra dell'unità di analisi
comportamentale rise divertita da quel comportamento forse un po'
infantile ma che visto lì nei loro uffici, dove spesso la
morte e la malvagità degli esseri umani erano gli argomenti
principali, era rassicurante come una boccata d'aria fresca.
Donnely's Irish Pub. Washington, DC.
Trovare il locale,
benchè si
trovasse in una zona non proprio centrale della capitale, non era
stato affatto difficile. Più che altro era stata un'impresa
titanica trovare un parcheggio. E quel fatto, sommato al folto gruppo
di persone che inondava l'ingresso del pub irlandese, fece pensare ai
membri della squadra di analisi comportamentale che forse le
informazioni che gli aveva fornito Alaska non fossero poi
così
precise.
“Una cosa tranquilla, uh?” domandò
Will a JJ, alzando un sopracciglio.
La bionda strinse a sé Henry,
mentre scrollava le spalle incerta. Il resto della squadra, compresi
il figlio di Hotch e Kevin, il ragazzo di Penelope, li stavano
aspettando all'ingresso.
“Beh, a quanto pare è qui la
festa!” disse Garcia, allargando le braccia, mentre entravano
nel
locale.
Sulla porta d'entrata c'era un cartello
che informava i clienti abituali che quella sera ci sarebbe stato un
party privato, e che li invitava in modo un po' colorito, ma tuttavia
spiritoso, a tornare l'indomani.
Stavano muovendo qualche passo incerto
all'interno quando videro Alaska correre verso di loro, schivando con
grazia i gruppetti di persone che le ostacolavano il passaggio. Con
una camicetta cremisi in tinta con il rossetto, sembrava una nuvola
rossa che gli si avvicinava veloce.
“Sono così contenti che siate
venuti tutti!- trillò, non appena li ebbe raggiunti,
afferrando contemporaneamente con naturalezza la mano di Spencer- E
con tutti intendo tutti...Sgancia il dinero, Derek.”
L'uomo di colore allungò alla
ragazza un biglietto da venti dollari. Aveva scommesso che Hotch
avrebbe trovato una scusa dell'ultimo minuto per non presentarsi. Non
erano il suo genere di cose quelle serate.
“Credevo che avessi detto che era una
cosa per pochi intimi.” commentò il capo
dell'unità,
mentre la ragazza stava scompigliando i capelli a suo figlio, un
sorriso divertito sul volto di entrambi.
“Lo so.- rise, facendo al gruppetto
di seguirli in un'altra delle tre grandi stanze che formavano il
locale- Ma i miei pochi intimi hanno dei pochi intimi che hanno altri
pochi intimi.”
“Una catena che neanche la Muraglia
Cinese.” disse Kevin.
Alaska annuì “Già,
fortuna che è il giorno di chiusura del locale.”
Li aveva condotti in un'ala laterale da
dove era visibile tutto il locale. L'antropologa indicò loro
un piccolo tavolo, sul quale un biglietto recitava che era riservato
ai migliori amici della festeggiata, e qualche divanetto che, a
differenza di quelli che avevano incrociato fino a quel momento,
erano miracolosamente liberi.
“Questo posto è bello.” le
disse Emily, mentre si guardava intorno.
La ragazza annuì contenta prima
di iniziare a parlare velocemente “Ok, il tutto è
organizzato così: da qualche parte c'è il buffet,
non
ricordo bene dove ma immagino che se seguite il gruppo di persone
più
ampio lo troverete facilmente; laggiù c'è una
sala che
abbiamo sistemato per i bambini con tanto di baby-sitter referenziata
assoldata per tenerli a bada mentre noi grandi ci rilassiamo...Credo
che ci sia anche un clown da qualche parte, prima mi ha regalato un
palloncino ma l'ho perso e, no, non è uno di quei clown
terrificanti e alcolizzati che si vedono in tv.”
“Sembra un'organizzazione perfetta.-
constatò Rossi, impressionato- Da quando sei diventata una
pianificatrice?”
“Mai. Fosse stato per me non avremmo
nemmeno dei tramezzini.- ammise Alaska, con un sorriso colpevole- Ha
organizzato tutto la moglie di un mio collega, è suo il
locale.”
“Beh, sembra tutto fantastico.” la
rassicurò Derek, strizzandole l'occhio.
Lei si strinse un po' di più
contro Spencer, pensando che effettivamente, era la prima volta che
vedeva i colleghi del suo ragazzo fuori dal loro “ambiente
naturale”. E la cosa le piaceva molto.
“Hey, Ross!- tuonò un omone di
colore, tanto grosso quanto alto- Ci hai lasciati così
all'improvviso, pensavamo che i discorsi di Trent fossero finalmente
riusciti ad annoiarti e che avessi finalmente gettato quella maschera
di fanciulla gentile che mi fa venire il diabete!”
Le altre cinque persone che lo
accompagnavano sghignazzarono e gli occhi di Alaska si illuminarono
all'istante, mentre di voltava verso i profiler e i loro cari e,
prendendo per mano Rossi e Penelope, li trascinava tutti verso di
loro.
“Sono i miei nuovi colleghi. Vi
piaceranno, sono tutti fantastici!” spiegò.
“Presentazioni!” trillò di
nuovo prima di girarsi verso l'eterogeneo gruppetto che li aveva
raggiunti e accennare con il capo agli ultimi arrivati.
“Colleghi, loro sono JJ, Will, Henry,
Hotch e Jack, Emily, Derek, Dave, Penny, Kevin e
Spencer.”buttò
fuori tutto d'un fiato, accompagnando ad ogni nome un gesto della
mano per indicare la persona a cui si riferiva.
“Il famoso Spencer.” sottolineò
con un sorriso malizioso una donna dai capelli rossi e gli occhiali
dalla montatura verde e vistosa.
“L'onnipresente Spencer.-ribadì
un tipetto basso e un po' calvo- Ho proposto a mia moglie di chiamare
così nostro figlio, per quanto ne parli e solo quando lei mi
ha chiesto perchè mi sono riscosso dal coma
cerebrale.”
Reid arrossì vistosamente,
imbarazzato dal fatto di essere stato al centro dei discorsi di
quegli sconosciuti. Una parte di lui, oltretutto, gli diceva quanto
fosse stato stupido a credere che Alaska lo volesse lasciare.
“FBI,- continuò quindi
l'antropologa, voltandosi verso di loro sorridendo radiosa- questi
sono i miei nuovi colleghi: Big Jim, Eliza, Danny, Paulo, Kara e
Trent.”
Il grande uomo di colore alzò la
mano “Io sono solo Jim. Alaska avevamo già
discusso di quel
soprannome e ti avevo detto che lo detesto.”
“Ma l'abbiamo messo ai voti:- gli
ricordò Eliza, una bionda col volto pieno di lentiggini- a
parte Paulo che proponeva Colosso, Big Jim ha ottenuto la
maggioranza.”
“Viva la democrazia!” esclamò
Danny, alzando il pugno.
“Beh, vi assicuro che allo
Smithsonian vige ancora una dittatura.- li rimbeccò
immediatamente Jim- Anzi, una monarchia assoluta ed io sono il
sovrano incontrastato.”
Garcia scosse la testa violentemente
“Non se ne parla proprio, mi dispiace.- dichiarò,
sfilando
dalla propria borsa multicolore una coroncina di plastica decorata
con brillantini e piume colorate e mettendola in testa ad Alaska-
Stasera lei è l'unica regina del reame.”
La ragazza rise divertita e accennò
ad una reverenza, allargando un'immaginaria gonna.
Spencer Reid si
guardò intorno,
sprofondando leggermente nel confortevole abbraccio della pelle
bianca di quel divanetto. Intorno a sé un mucchio di gente
si
stava divertendo, chiacchierando vivacemente e muovendosi di qua e di
là con allegria. JJ e Will erano andati a fare una capatina
nella stanza allestita per i bambini, probabilmente per fare vedere
di nuovo al piccolo Henry e a Jack il clown che avevano già
trovato particolarmente buffo. Penelope e Kevin si stavano scatenando
in una pista da ballo improvvisata in mezzo alla sala principale,
mentre Hotch e Rossi, seduti al loro tavolo, stavano discutendo
animatamente di qualcosa. Poco più in là, Emily
stava
chiacchierando con Big Jim e la donna coi capelli rossi, Kara, mentre
Morgan era finito chissà dove, con chissà chi.
“Ti piacciono i miei nuovi colleghi?”
gli domandò Alaska, alzando la testa verso di lui per
osservarne l'espressione del viso.
“Sì, sembrano tutti molto...-
tentennò, non riuscendo a trovare una parola per descrivere
quanto li trovasse strani- Ti sei inserita bene, mi sembra.”
“Oh, sì.-confermò Ross,
accoccolandosi meglio contro di lui- Lo Smithsonian è un
posto
da favola, mi piacerà lavorare lì.”
Spencer strinse le labbra “Non come
ti piaceva lavorare a Baltimora, però.”
“Non puoi dirlo con certezza, no?”
lo punzecchiò la mora, strizzandogli l'occhio.
Ma Reid non si fece depistare dal suo
solito ottimismo “Alaska, io lo so che lavorare con Stein era
la
cosa che preferivi.”
“Ma i fondi erano sempre troppo
pochi, e ultimamente hanno fatto dei nuovi tagli.- spiegò
l'antropologa, mettendosi seduta meglio e gesticolando animatamente-
Pensaci bene, Spencer, io a Baltimora non ho nessuno. È solo
la città dove lavoravo, tutto qui. Ma altri colleghi avevano
una casa da finire di pagare, una famiglia, delle radici. Era
più
giusto che rimanessero loro, non io.”
“Quindi ti sei dimessa?” domandò
scettico, alzando un sopracciglio.
“Non sei contento che vengo a stare a
DC?- glissò abilmente la domanda lei- Così
staremo
nella stessa città, potremo vederci tutti i giorno, quando
non
sei via per lavoro.”
Reid scosse la testa, rassegnato a
dover abbandonare le argomentazioni più logiche quali la
necessità di avere un posto fisso e l'instabilità
del
mondo della ricerca.
Sospirò, prima di voltarsi verso
di lei con un sorriso timido “Ti ho portato un
regalo.”
“Davvero?” trillò la
ragazza, rizzandosi immediatamente e battendo le mani con entusiasmo.
Spencer rise e tirò fuori dalla
propria borsa un pacchetto piatto e rettangolare, che Alaska prese
fra le mani con reverenza.
“A questo punto ti dovrei dire che
non dovevi, ma sai quanto io adori i regali, vero?” rise,
mentre
faceva passare le mani lungo la carta colorata.
“Faremo finta che hai pronunciato la
frase di rito, allora.” sorrise Reid, divertito.
“Ok. Che cos'è?-domandò
Ross, agitando il pacchetto cercando di capirne il contenuto- Un
sacco a pelo?Un soprammobile a forma di contadinella olandese?Un
cucciolo di foca?”
Il giovane profiler fece roteare gli
occhi platealmente “Al, avanti...Aprilo e basta.”
“D'accordo.”
Il suo sguardo mentre leggeva era
solenne e concentrato. Sorrideva ancora, certo, ma Reid notò
una sfumatura diversa in quel gesto usuale così
iniziò
a parlare, giustificandosi.
“Mors ubi gaudet succurrere vitam.-
recitò in latino, leggendo ad alta voce ciò che
c'era
scritto nel quadro rilegato che le aveva regalato- Qui la morte
è
felice di soccorrere la vita. È latino. Sai
è...è
quello che fai col tuo lavoro, in fondo. E pensavo, anche se per ora
farai solo ricerche su uomini vecchi di milioni di anni avere questo
nel tuo ufficio ti potrebbe fare piacere e pensare a quando tornerai
a fare quello che sai fare meglio e...”
“E' perfetto, Spencer, davvero.-
Alaska gli sorrise dolcemente, posandogli una carezza leggera sulla
guancia e dandogli un bacio a stampo- Solo che non potrò
appenderlo in ufficio visto che non ne ho uno, al momento.”
“D'accordo.- il ragazzo fece
scrollare le spalle, prima di posare un braccio intorno al busto
esile di lei- Allora puoi metterlo sulla tua scrivania.”
“Ehm...” mormorò
l'antropologa, come imbarazzata, spostando i suoi vivaci occhi
cerulei in un altro angolo della sala.
“Alaska!- il tono di Reid era quasi
quello di un genitore mentre sbottava incredulo-Non puoi aver
lasciato il tuo lavoro per un altro in cui non hai nemmeno una
scrivania!”
Ross si morse il labbro inferiore,
colpevole, senza però perdere la propria espressione
scanzonata “Lo metterò nel mio armadietto,
ok?”
“Puoi metterlo dove ti pare, carina-
la interruppe Paulo, uno dei suoi colleghi, prendendola per mano e
trascinandola via con sè- ma ora vogliamo sentire il
discorso!”
“Discorso?-
ripetè Alaska, interdetta- Che discorso?”
“Ma
quello che tutti fanno alle proprie feste, sciocchina!”
spiegò
l'uomo, spingendola di malagrazia su una sedia in mezzo alla sala.
Immediatamente l'attenzione di tutti i presenti fu su di lei.
Anche
i profiler la guardavano intensamente, scoprendone subito un aspetto
del tutto nuovo.
Alaska era arrossita e si sistemava
delle ciocche di capelli dietro le orecchie, con un certo imbarazzo
negli occhi chiari.
Rossi sogghignò: l'aveva vista
tenere un discorso sul come trattare dei resti scheletrizzati di
fronte a un mucchio di studenti di Quantico ed ora sembrava invece
intimidita da un gruppetto di persone qualunque.
Anche Emily, Hotch e Derek sorrisero
divertiti, come se stessero assimilando un nuovo elemento del tutto
inaspettato da aggiungere al suo profilo, e la osservarono iniziare a
parlare un po' titubante, dopo aver agitato una mano affusolata a mo'
di saluto.
“Salve a tutti!Spero che vi stiate
divertendo: per chi non mi conoscesse, sono Alaska, la festeggiata.
Mi hanno chiamato qua sopra per dire qualche parola riguardo il mio
nuovo lavoro, quindi eccole qui: ossa, antropologia, preistoria e
laboratorio!”
Dai presenti si levò una risata
corale, mentre lei si sistemava imbarazzata i capelli dietro le
orecchie.
“Ora potete continuare a divertirvi!”
li esortò con un gesto della mano, prima di scendere
velocemente dalla sedia e sgattaiolare via, solo per essere
intercettata poco più in là dai due tecnici
informatici
dell'FBI.
Derek scosse la testa mentre guardava
Alaska immersa in una conversazione piuttosto vivace con Kevin e
Penelope, mentre tornava verso Reid con una bottiglia di birra in
mano.
Si lasciò cadere seduto sul
divanetto, proprio di fianco al giovane collega, e osservò
il
suo viso illuminarsi nel vedere la giovane antropologa ridere di
gusto.
“Sei in grossi guai, Reid.” lo
avvisò, dandogli una pacca sulla spalla.
“Cosa?- domandò incerto il
giovane, aggrottando le sopracciglia-Perchè?”
Morgan scosse la testa con aria
saccente “Con quegli occhi da Bambi quella ragazza ti
rigirerà
come un calzino...”
Reid non rispose, ma tornò a
puntare lo sguardo verso la propria ragazza. Come se lo avesse
intercettato, la giovane si voltò piano verso di lui
strappandogli immediatamente un sorriso.
Alaska gli sorrise di rimando e alzò
le mani davanti a sé, congiungendo indici e pollici.
“Ti amo.” potè leggere a
chiare lettere sulle labbra rosse dell'antropologa.
Spencer arrossì vistosamente
guardando la forma stilizzata di un cuore che aveva così
formato ma dopo qualche secondo, ignorando quella parte del suo
cervello che gli diceva che i suoi colleghi lo stavano guardando,
imitò il suo gesto.
“Anche io.” si ritrovò a
sussurrare, prima ancora di rendersene conto.
Perché, senza che vi fosse la necessità di spiegarselo a chiare lettere e senza che ciò causasse alcun senso di autocompiacimento,
egli sapeva che la sua vita già possedeva un innato equilibrio,
quel tipo di armonia a inseguire la quale altri sembravano passare la maggior parte della loro esistenza.
Non gli veniva in mente che quel dono potesse essere qualcosa di speciale.
Si sentiva semplicemente parte di un disegno, di un'unione di elementi animati e inanimati, cui lo collegavano sia lo spirito che la carne.
-Nicholas Evans
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E così si mette la parola fine al secondo capitolo della storia che ha per protagonista Alaska Ross!Avrei voluto pubblicare questo epilogo già qualche giorno fa, ma fra una cosa e l'altra (tra cui una ribellione da parte del wi-fi!Maledetto!) ho dovuto rimandare tutto a oggi. Voglio dirvi che mi ha fatto sempre un grandissimo piacere leggere i vostri commenti, sempre deliziosi, e spero davvero che continuiate a leggere le storie che pubblicherò. A tal proposito: se cercate fra le storie di questa sezione troverete già quella nuova, continuazione delle peripezie dell'antropologa!Spero che continuiate a seguirmi!Baciotti!JoJodizzyreads : Beh, grazie davvero tanto dei complimenti!In effetti la scena fra loro era quella che mi preoccupava di più, e sono contenta di non aver rovinato una storia che comunque ho visto che piace fregandomi proprio sul finale!Grazie mille ancora, e ti aspetto alla prossima storia!;) Kisses
lillina913 : Capitolo pubblicato!Olè!E come puoi vedere con il trasloco di Alaska ci sono le premesse affinchè il rapporto fra questi due migliori sempre di più. Spero che seguirai anche la nuova storia!Un bacione
Luna Viola : Addirittura!Eheheh!Sono davvero contenta che il capitolo precedente e le scene fra Ross e Reid ti siano piaciute e spero che apprezzerai anche questo epiloghino!Spero che farai una capatina anche nel sequel!Besos
Maggie_Lullaby : Io te lo devo dire: i tuoi commenti mi fanno troppo ridere!Sei un personaggio, davvero!:D E non sentirti in colpa che poi ci rimango male!eheheh! Dai, sono davvero contenta che la storia ti sia piaciuta e grazie dei complimenti!Il sequel del sequel lo pubblico oggi stesso, quindi stay tuned e lo troverai senz'altro!Un basino!