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Autore: JoJo    31/08/2010    6 recensioni
Washington DC. Degli omicidi estremamente cruenti richiedono l'intervento del team di profiler della sezione di analisi comportamentale dell'FBI. E non solo il loro, in effetti...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Spencer Reid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '49 ways to live'
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Uffici dell'Unità di Analisi Comportamentale. Quantico, Virginia.

“Bel tentativo!- trillò la voce di Alaska dall'altro capo del telefono- Ma se la tua idea era quella di parlare con me ora non ti posso accontentare. Richiama più tardi, o se pensi di non ricordarti lascia un messaggio!Ci sentiamo dopo!”
Spencer sospirò rumorosamente e mise fine alla chiamata, ricacciandosi il cellulare in tasca.
Era l'ennesimo tentativo che faceva di chiamare Alaska ma, come quelli precedenti, non era andato in porto. A quel punto era palesemente preoccupato, ma cercava con tutto sé stesso di non darlo a vedere.
Ormai lui e Alaska stavano insieme da sei mesi e il loro rapporto si era ormai consolidato. Lei, meglio di qualsiasi altra persona, capiva perfettamente il suo lavoro, compresi i ritmi pressanti, i viaggi improvvisi e gli orari allucinanti, e lui aveva iniziato a riconoscere pian piano tutte le stranezze della giovane antropologa. Beh, perlomeno ci stava provando.
Eppure, nonostante sembrasse che tutto stava procedendo a meraviglia nella loro storia, il profiler che era in lui aveva avuto la meglio e da circa due settimane cominciava a sentire una strana sensazione alla bocca dello stomaco, come di un campanello d'allarme. Nelle loro numerose telefonate sentiva che Alaska gli stava nascondendo qualcosa e, a farlo preoccupare ancora di più, era stato il suo rifiuto quando le aveva proposto di andarla a trovare il week-end precedente.
Spencer Reid sapeva che prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui la dolce e frizzante Alaska Ross si sarebbe stufata di lui, ma non credeva che sarebbe arrivato così in fretta.
Deglutì a vuoto, lo sguardo fisso di fronte a sé: non era affatto pronto a lasciarla andare, perlomeno non ancora.
“Che c'è, Romeo?Problemi in paradiso?”
La voce allegra di Morgan lo riportò alla realtà. Erano appena tornati da un caso a Santa Fe e ormai stavano per raggiungere l'ampio open space del BAU. Reid strinse le labbra: doveva fingere che tutto fosse a posto ancora per qualche minuto e poi sarebbe stato salvo e a casa sua avrebbe potuto tranquillamente continuare ad autocommiserarsi e a scervellarsi sul perchè dello strano comportamento della sua fidanzata.
Il leggero annuire del ragazzo non convinse per niente il collega, che non voleva affatto lasciare perdere la propria domanda “Qualcosa non va, ragazzino?”
“No, niente, tutto ok.” ritentò Spencer, abbozzando un sorriso.
“Avanti, a me puoi dirlo.” disse Morgan fissandolo intensamente e facendogli capire che ormai non aveva altra scelta che confidarsi con lui.
Reid si mordicchiò leggermente il labbro inferiore, distogliendo lo sguardo mentre parlava “Uhmm...Morgan, come fai a sapere quando una ragazza è stanca di stare con te?”
“Wowowo, frena, Reid- esclamò Derek agitando i palmi verso il ragazzo- Di che cosa stai parlando?”
“Di me e Alaska...- sospirò il genietto, piegando le spalle all'ingiù, come svuotato- Insomma le cose non vanno molto bene...”
Morgan alzò un sopracciglio, facendosi tutt' orecchie “In che senso?”
“Con...con Alaska, intendo.- confessò Reid con voce debole- Credo che voglia scaricarmi.”
Derek fece roteare gli occhi, infastidito da quelle preoccupazioni inutili“Alaska è innamorata persa di te, Reid.”
Ma il suo giovane collega non sembrava affatto della stessa opinione “Sono settimane che si comporta in modo strano. Di solito mi chiamava ogni giorno anche solo per raccontarmi di aver comprato un paio di calzini e ora invece...- gli rivelò, la voce acuita dalla preoccupazione per quegli strani segnali- Non so, c'è qualcosa che non va. Forse si è stancata di me.”
“Reid...” lo chiamò Morgan con tono accondiscendente.
“Lo capisco.- continuò a dire Spencer, ormai perso nei propri ragionamenti- Lei è un'istintiva, è attiva e vivace e io invece...Insomma, capisco benissimo che possa essersi stufata di me...”
Derek stava per interromperlo, esasperato dalle sue continue ed inutili preoccupazioni, ma a fermare i vaneggiamenti del giovane collega ci pensò invece Garcia, che li stava raggiungendo con passo svelto, facendo ondeggiare ad ogni movimento una strana piuma rosa shocking che adornava una delle mollettine che stava indossando.
“Di qualsiasi cosa stiate parlando, dovete rimandare a più tardi.- ordinò, rivolta a tutti i membri della squadra che cessarono di parlare all'istante, incuriositi- C'è qualcuno che vi aspetta.”
“Noi?” domandò JJ, i grandi occhi blu alla ricerca di chi li stava aspettando.
“Già, tutti quanti.” confermò Penelope, indicando con l'indice la scrivania di Reid, dove qualcuno si stava facendo roteare ritmicamente sulla sedia da ufficio.
“Alaska?” domandò incerto Spencer, la gola improvvisamente secca. Che fosse venuta per lasciarlo definitivamente?, pensò.
Nel sentire il proprio nome la ragazza si alzò con un balzo leggero, raggiungendoli con un sorriso largo sul volto: non c'era niente in lei che facesse intuire che qualcosa non andava.
“Meno male che siete arrivati: mi stavo annoiando a morte!A quanto pare quassù nessuno ha tempo per fare quattro chiacchiere.” si lamentò scherzosamente. Al collo indossava una collana fatta con le graffette colorate che lei stessa aveva regalato a Spencer, probabilmente l'aveva fabbricata nell'attesa. Senza dargli la possibilità di reagire gettò le braccia al collo al suo ragazzo e gli scoccò un bacio sulle labbra, sotto gli sguardi divertiti degli altri membri del team.
“Buongiorno, Alaska.” la salutò Hotch per tutti, alzando un sopracciglio.
La giovane antropologa si voltò verso di lui e agli altri, rimanendo comunque aggrappata alla spalla esile di Spencer. Il vestito lungo e colorato che indossava sotto la giacca di pelle, così come gli strani stivali da cowboy, la facevano sembrare completamente fuori luogo in quegli uffici così seriosi.
“Ciao ragazzi!” rispose con un sorriso smagliante dipinto sul volto minuto.
Morgan non si lasciò sfuggire l'occasione di lanciare a Reid un'occhiata accusatoria: non sembrava affatto che la ragazza fosse intenzionata a lasciarlo.
“Non sapevo che passassi di qui, credevo fossi ancora a Baltimora. Ho provato a chiamarti.” disse titubante il genietto della squadra, fissando il lieve rossore sano che decorava le guance della ragazza.
“Oh, credo di aver perso il cellulare.- spiegò con una scrollata di spalle- Salterà fuori, prima o poi.”
Rossi scosse la testa divertito “Allora, Alaska, che cosa ti ha portato qui?”
“L'American Airlines!” ribattè Ross, come al solito prendendo la domanda alla lettera.
“Intendevo il motivo per cui sei qua a Quantico.” specificò con un sospiro Dave.
Alaska sciolse il mezzo abbraccio che ancora la legava a Reid e allargò le braccia, eccitata dalla grande notizia che stava per comunicare “Ho trovato una casa a DC!”
“Cosa?!” esclamò Derek stupefatto.
“Perchè avresti dovuto cercare casa a Washington?” chiese invece Emily.
“Perchè nonostante mia madre mi abbia inculcato una cultura hippie e mi abbia educata di modo da poter vivere anche su un cartone in mezzo alla strada, non riesco a rinunciare ai comfort di una casa. Perciò ho affittato un piccolo appartamentino vicino alla zona universitaria!- spiegò velocemente con tono gaio- Dovreste vederlo: i padroni di casa sono deliziosi, il vicinato è ottimo e ho una terrazza e...”
Reid aggrottò la fronte, confuso “Perchè ti serve una casa qui?”
“Per abitarci, no?- rise Alaska- E stasera ho intenzione di festeggiare!”
“Festeggiare?- ripetè Penelope entusiasta-E che cosa dovremmo festeggiare?Il tuo recente contratto d'affitto?”
“Ma no!Al laboratorio stanno facendo dei tagli al personale:- li informò Ross, senza una sfumatura nel proprio tono leggero- Davon ha deciso di andare in pensione e io sono stata praticamente licenziata.”
Sul gruppetto cadde un silenzio incerto, che tuttavia non fece scomparire dal volto della ragazza il suo sorriso limpido.
“Quando arriva la parte in cui ci spieghi il motivo per cui c'è da festeggiare?” domandò JJ, una sorta di incertezza negli occhi chiari.
“Avete davanti la nuova responsabile del reparto di ricerche paleoantropologiche dello Smithsonian Institution!” annunciò quindi, facendo un breve inchino.
“Ricerche paleoantropologiche?-ripetè Rossi stupito- Credevo che tu volessi continuare con l'antropologia forense.”
“Oh, sì!E suonare la batteria e avere un pony per il compleanno: ma ho un pessimo senso del ritmo e non è pensabile tenere un cavallo in miniatura in appartamento...”
“Forse se parli con la dottoressa Tanaka potrebbe trovarti un posto qui...”azzardò l'ipotesi Hotch, interrompendola.
Prentiss scosse leggermente la testa, facendo ondeggiare i capelli scuri “Non credo che lo farebbe davvero.” disse, ricordando l'avversità che il capo della loro sezione di patologia forense provava nei confronti dell'antropologa.
“Non importa.- assicurò Alaska agitando i palmi- Il lavoro allo Smithsonian mi piacerà, la ricerca mi piace e tutti gli antropologi amano l'archeologia. Anzi, mi sentivo un po' strana a non aver iniziato anche io da lì come hanno fatto tutti: in questo modo è un po' come se recuperassi, giusto? E poi mi hanno detto che potrò collaborare col reparto di antropologia forense dell'istituto che viene contattato dalla polizia del distretto per gli stessi casi che trattavo a Baltimora. Forse se faccio qualcosa di buono posso sperare in un trasferimento...”
Rossi si morse l'interno della guancia, meditabondo: forse, se avesse agito tramite le sue conoscenze e avesse fatto un po' di pressione a qualcuno, sarebbe di certo riuscito ad ottenere per lei un incarico che riguardasse la carriera che intendeva davvero seguire la giovane. Sentiva il bisogno di farlo, come al solito, spinto da quello strano senso di protezione che nutriva verso di lei da quando si erano incontrati di nuovo. Lanciò un'occhiata a Reid e lesse negli occhi del giovane la stessa sua preoccupazione.
“Stasera ci sarà una specie di festa, una cosa tranquilla:- sentì raccontare da Ross, quando tornò a rifocalizzare la propria attenzione sulla sua voce frizzante- solo pochi intimi, i miei nuovi colleghi e naturalmente voi!Non accetto un no come risposta!Possono venire anche Jack e Will e Henry e Kevin!Potete portare chi volete, ma dovete assolutamente venire!”
Hotch fece per protestare “Ma veramente...”
“Ho detto che non accetto rifiuti!- ribadì Alaska, mentre scappava verso l'ascensore tappandosi le orecchie con le mani- Anzi, non vi sento nemmeno!Dadadadada!”
La squadra dell'unità di analisi comportamentale rise divertita da quel comportamento forse un po' infantile ma che visto lì nei loro uffici, dove spesso la morte e la malvagità degli esseri umani erano gli argomenti principali, era rassicurante come una boccata d'aria fresca.

Donnely's Irish Pub. Washington, DC.

Trovare il locale, benchè si trovasse in una zona non proprio centrale della capitale, non era stato affatto difficile. Più che altro era stata un'impresa titanica trovare un parcheggio. E quel fatto, sommato al folto gruppo di persone che inondava l'ingresso del pub irlandese, fece pensare ai membri della squadra di analisi comportamentale che forse le informazioni che gli aveva fornito Alaska non fossero poi così precise.
“Una cosa tranquilla, uh?” domandò Will a JJ, alzando un sopracciglio.
La bionda strinse a sé Henry, mentre scrollava le spalle incerta. Il resto della squadra, compresi il figlio di Hotch e Kevin, il ragazzo di Penelope, li stavano aspettando all'ingresso.
“Beh, a quanto pare è qui la festa!” disse Garcia, allargando le braccia, mentre entravano nel locale.
Sulla porta d'entrata c'era un cartello che informava i clienti abituali che quella sera ci sarebbe stato un party privato, e che li invitava in modo un po' colorito, ma tuttavia spiritoso, a tornare l'indomani.
Stavano muovendo qualche passo incerto all'interno quando videro Alaska correre verso di loro, schivando con grazia i gruppetti di persone che le ostacolavano il passaggio. Con una camicetta cremisi in tinta con il rossetto, sembrava una nuvola rossa che gli si avvicinava veloce.
“Sono così contenti che siate venuti tutti!- trillò, non appena li ebbe raggiunti, afferrando contemporaneamente con naturalezza la mano di Spencer- E con tutti intendo tutti...Sgancia il dinero, Derek.”
L'uomo di colore allungò alla ragazza un biglietto da venti dollari. Aveva scommesso che Hotch avrebbe trovato una scusa dell'ultimo minuto per non presentarsi. Non erano il suo genere di cose quelle serate.
“Credevo che avessi detto che era una cosa per pochi intimi.” commentò il capo dell'unità, mentre la ragazza stava scompigliando i capelli a suo figlio, un sorriso divertito sul volto di entrambi.
“Lo so.- rise, facendo al gruppetto di seguirli in un'altra delle tre grandi stanze che formavano il locale- Ma i miei pochi intimi hanno dei pochi intimi che hanno altri pochi intimi.”
“Una catena che neanche la Muraglia Cinese.” disse Kevin.
Alaska annuì “Già, fortuna che è il giorno di chiusura del locale.”
Li aveva condotti in un'ala laterale da dove era visibile tutto il locale. L'antropologa indicò loro un piccolo tavolo, sul quale un biglietto recitava che era riservato ai migliori amici della festeggiata, e qualche divanetto che, a differenza di quelli che avevano incrociato fino a quel momento, erano miracolosamente liberi.
“Questo posto è bello.” le disse Emily, mentre si guardava intorno.
La ragazza annuì contenta prima di iniziare a parlare velocemente “Ok, il tutto è organizzato così: da qualche parte c'è il buffet, non ricordo bene dove ma immagino che se seguite il gruppo di persone più ampio lo troverete facilmente; laggiù c'è una sala che abbiamo sistemato per i bambini con tanto di baby-sitter referenziata assoldata per tenerli a bada mentre noi grandi ci rilassiamo...Credo che ci sia anche un clown da qualche parte, prima mi ha regalato un palloncino ma l'ho perso e, no, non è uno di quei clown terrificanti e alcolizzati che si vedono in tv.”
“Sembra un'organizzazione perfetta.- constatò Rossi, impressionato- Da quando sei diventata una pianificatrice?”
“Mai. Fosse stato per me non avremmo nemmeno dei tramezzini.- ammise Alaska, con un sorriso colpevole- Ha organizzato tutto la moglie di un mio collega, è suo il locale.”
“Beh, sembra tutto fantastico.” la rassicurò Derek, strizzandole l'occhio.
Lei si strinse un po' di più contro Spencer, pensando che effettivamente, era la prima volta che vedeva i colleghi del suo ragazzo fuori dal loro “ambiente naturale”. E la cosa le piaceva molto.
“Hey, Ross!- tuonò un omone di colore, tanto grosso quanto alto- Ci hai lasciati così all'improvviso, pensavamo che i discorsi di Trent fossero finalmente riusciti ad annoiarti e che avessi finalmente gettato quella maschera di fanciulla gentile che mi fa venire il diabete!”
Le altre cinque persone che lo accompagnavano sghignazzarono e gli occhi di Alaska si illuminarono all'istante, mentre di voltava verso i profiler e i loro cari e, prendendo per mano Rossi e Penelope, li trascinava tutti verso di loro.
“Sono i miei nuovi colleghi. Vi piaceranno, sono tutti fantastici!” spiegò.
“Presentazioni!” trillò di nuovo prima di girarsi verso l'eterogeneo gruppetto che li aveva raggiunti e accennare con il capo agli ultimi arrivati.
“Colleghi, loro sono JJ, Will, Henry, Hotch e Jack, Emily, Derek, Dave, Penny, Kevin e Spencer.”buttò fuori tutto d'un fiato, accompagnando ad ogni nome un gesto della mano per indicare la persona a cui si riferiva.
“Il famoso Spencer.” sottolineò con un sorriso malizioso una donna dai capelli rossi e gli occhiali dalla montatura verde e vistosa.
“L'onnipresente Spencer.-ribadì un tipetto basso e un po' calvo- Ho proposto a mia moglie di chiamare così nostro figlio, per quanto ne parli e solo quando lei mi ha chiesto perchè mi sono riscosso dal coma cerebrale.”
Reid arrossì vistosamente, imbarazzato dal fatto di essere stato al centro dei discorsi di quegli sconosciuti. Una parte di lui, oltretutto, gli diceva quanto fosse stato stupido a credere che Alaska lo volesse lasciare.
“FBI,- continuò quindi l'antropologa, voltandosi verso di loro sorridendo radiosa- questi sono i miei nuovi colleghi: Big Jim, Eliza, Danny, Paulo, Kara e Trent.”
Il grande uomo di colore alzò la mano “Io sono solo Jim. Alaska avevamo già discusso di quel soprannome e ti avevo detto che lo detesto.”
“Ma l'abbiamo messo ai voti:- gli ricordò Eliza, una bionda col volto pieno di lentiggini- a parte Paulo che proponeva Colosso, Big Jim ha ottenuto la maggioranza.”
“Viva la democrazia!” esclamò Danny, alzando il pugno.
“Beh, vi assicuro che allo Smithsonian vige ancora una dittatura.- li rimbeccò immediatamente Jim- Anzi, una monarchia assoluta ed io sono il sovrano incontrastato.”
Garcia scosse la testa violentemente “Non se ne parla proprio, mi dispiace.- dichiarò, sfilando dalla propria borsa multicolore una coroncina di plastica decorata con brillantini e piume colorate e mettendola in testa ad Alaska- Stasera lei è l'unica regina del reame.”
La ragazza rise divertita e accennò ad una reverenza, allargando un'immaginaria gonna.

Spencer Reid si guardò intorno, sprofondando leggermente nel confortevole abbraccio della pelle bianca di quel divanetto. Intorno a sé un mucchio di gente si stava divertendo, chiacchierando vivacemente e muovendosi di qua e di là con allegria. JJ e Will erano andati a fare una capatina nella stanza allestita per i bambini, probabilmente per fare vedere di nuovo al piccolo Henry e a Jack il clown che avevano già trovato particolarmente buffo. Penelope e Kevin si stavano scatenando in una pista da ballo improvvisata in mezzo alla sala principale, mentre Hotch e Rossi, seduti al loro tavolo, stavano discutendo animatamente di qualcosa. Poco più in là, Emily stava chiacchierando con Big Jim e la donna coi capelli rossi, Kara, mentre Morgan era finito chissà dove, con chissà chi.
“Ti piacciono i miei nuovi colleghi?” gli domandò Alaska, alzando la testa verso di lui per osservarne l'espressione del viso.
“Sì, sembrano tutti molto...- tentennò, non riuscendo a trovare una parola per descrivere quanto li trovasse strani- Ti sei inserita bene, mi sembra.”
“Oh, sì.-confermò Ross, accoccolandosi meglio contro di lui- Lo Smithsonian è un posto da favola, mi piacerà lavorare lì.”
Spencer strinse le labbra “Non come ti piaceva lavorare a Baltimora, però.”
“Non puoi dirlo con certezza, no?” lo punzecchiò la mora, strizzandogli l'occhio.
Ma Reid non si fece depistare dal suo solito ottimismo “Alaska, io lo so che lavorare con Stein era la cosa che preferivi.”
“Ma i fondi erano sempre troppo pochi, e ultimamente hanno fatto dei nuovi tagli.- spiegò l'antropologa, mettendosi seduta meglio e gesticolando animatamente- Pensaci bene, Spencer, io a Baltimora non ho nessuno. È solo la città dove lavoravo, tutto qui. Ma altri colleghi avevano una casa da finire di pagare, una famiglia, delle radici. Era più giusto che rimanessero loro, non io.”
“Quindi ti sei dimessa?” domandò scettico, alzando un sopracciglio.
“Non sei contento che vengo a stare a DC?- glissò abilmente la domanda lei- Così staremo nella stessa città, potremo vederci tutti i giorno, quando non sei via per lavoro.”
Reid scosse la testa, rassegnato a dover abbandonare le argomentazioni più logiche quali la necessità di avere un posto fisso e l'instabilità del mondo della ricerca.
Sospirò, prima di voltarsi verso di lei con un sorriso timido “Ti ho portato un regalo.”
“Davvero?” trillò la ragazza, rizzandosi immediatamente e battendo le mani con entusiasmo.
Spencer rise e tirò fuori dalla propria borsa un pacchetto piatto e rettangolare, che Alaska prese fra le mani con reverenza.
“A questo punto ti dovrei dire che non dovevi, ma sai quanto io adori i regali, vero?” rise, mentre faceva passare le mani lungo la carta colorata.
“Faremo finta che hai pronunciato la frase di rito, allora.” sorrise Reid, divertito.
“Ok. Che cos'è?-domandò Ross, agitando il pacchetto cercando di capirne il contenuto- Un sacco a pelo?Un soprammobile a forma di contadinella olandese?Un cucciolo di foca?”
Il giovane profiler fece roteare gli occhi platealmente “Al, avanti...Aprilo e basta.”
“D'accordo.”
Il suo sguardo mentre leggeva era solenne e concentrato. Sorrideva ancora, certo, ma Reid notò una sfumatura diversa in quel gesto usuale così iniziò a parlare, giustificandosi.
“Mors ubi gaudet succurrere vitam.- recitò in latino, leggendo ad alta voce ciò che c'era scritto nel quadro rilegato che le aveva regalato- Qui la morte è felice di soccorrere la vita. È latino. Sai è...è quello che fai col tuo lavoro, in fondo. E pensavo, anche se per ora farai solo ricerche su uomini vecchi di milioni di anni avere questo nel tuo ufficio ti potrebbe fare piacere e pensare a quando tornerai a fare quello che sai fare meglio e...”
“E' perfetto, Spencer, davvero.- Alaska gli sorrise dolcemente, posandogli una carezza leggera sulla guancia e dandogli un bacio a stampo- Solo che non potrò appenderlo in ufficio visto che non ne ho uno, al momento.”
“D'accordo.- il ragazzo fece scrollare le spalle, prima di posare un braccio intorno al busto esile di lei- Allora puoi metterlo sulla tua scrivania.”
“Ehm...” mormorò l'antropologa, come imbarazzata, spostando i suoi vivaci occhi cerulei in un altro angolo della sala.
“Alaska!- il tono di Reid era quasi quello di un genitore mentre sbottava incredulo-Non puoi aver lasciato il tuo lavoro per un altro in cui non hai nemmeno una scrivania!”
Ross si morse il labbro inferiore, colpevole, senza però perdere la propria espressione scanzonata “Lo metterò nel mio armadietto, ok?”
“Puoi metterlo dove ti pare, carina- la interruppe Paulo, uno dei suoi colleghi, prendendola per mano e trascinandola via con sè- ma ora vogliamo sentire il discorso!”
Discorso?- ripetè Alaska, interdetta- Che discorso?”
Ma quello che tutti fanno alle proprie feste, sciocchina!” spiegò l'uomo, spingendola di malagrazia su una sedia in mezzo alla sala. Immediatamente l'attenzione di tutti i presenti fu su di lei.
Anche i profiler la guardavano intensamente, scoprendone subito un aspetto del tutto nuovo.
Alaska era arrossita e si sistemava delle ciocche di capelli dietro le orecchie, con un certo imbarazzo negli occhi chiari.
Rossi sogghignò: l'aveva vista tenere un discorso sul come trattare dei resti scheletrizzati di fronte a un mucchio di studenti di Quantico ed ora sembrava invece intimidita da un gruppetto di persone qualunque.
Anche Emily, Hotch e Derek sorrisero divertiti, come se stessero assimilando un nuovo elemento del tutto inaspettato da aggiungere al suo profilo, e la osservarono iniziare a parlare un po' titubante, dopo aver agitato una mano affusolata a mo' di saluto.
“Salve a tutti!Spero che vi stiate divertendo: per chi non mi conoscesse, sono Alaska, la festeggiata. Mi hanno chiamato qua sopra per dire qualche parola riguardo il mio nuovo lavoro, quindi eccole qui: ossa, antropologia, preistoria e laboratorio!”
Dai presenti si levò una risata corale, mentre lei si sistemava imbarazzata i capelli dietro le orecchie.
“Ora potete continuare a divertirvi!” li esortò con un gesto della mano, prima di scendere velocemente dalla sedia e sgattaiolare via, solo per essere intercettata poco più in là dai due tecnici informatici dell'FBI.
Derek scosse la testa mentre guardava Alaska immersa in una conversazione piuttosto vivace con Kevin e Penelope, mentre tornava verso Reid con una bottiglia di birra in mano.
Si lasciò cadere seduto sul divanetto, proprio di fianco al giovane collega, e osservò il suo viso illuminarsi nel vedere la giovane antropologa ridere di gusto.
“Sei in grossi guai, Reid.” lo avvisò, dandogli una pacca sulla spalla.
“Cosa?- domandò incerto il giovane, aggrottando le sopracciglia-Perchè?”
Morgan scosse la testa con aria saccente “Con quegli occhi da Bambi quella ragazza ti rigirerà come un calzino...”
Reid non rispose, ma tornò a puntare lo sguardo verso la propria ragazza. Come se lo avesse intercettato, la giovane si voltò piano verso di lui strappandogli immediatamente un sorriso.
Alaska gli sorrise di rimando e alzò le mani davanti a sé, congiungendo indici e pollici.
“Ti amo.” potè leggere a chiare lettere sulle labbra rosse dell'antropologa.
Spencer arrossì vistosamente guardando la forma stilizzata di un cuore che aveva così formato ma dopo qualche secondo, ignorando quella parte del suo cervello che gli diceva che i suoi colleghi lo stavano guardando, imitò il suo gesto.
“Anche io.” si ritrovò a sussurrare, prima ancora di rendersene conto.


Perché, senza che vi fosse la necessità di spiegarselo a chiare lettere e senza che ciò causasse alcun senso di autocompiacimento,

egli sapeva che la sua vita già possedeva un innato equilibrio,

quel tipo di armonia a inseguire la quale altri sembravano passare la maggior parte della loro esistenza.

Non gli veniva in mente che quel dono potesse essere qualcosa di speciale.

Si sentiva semplicemente parte di un disegno, di un'unione di elementi animati e inanimati, cui lo collegavano sia lo spirito che la carne.

-Nicholas Evans

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E così si mette la parola fine al secondo capitolo della storia che ha per protagonista Alaska Ross!Avrei voluto pubblicare questo epilogo già qualche giorno fa, ma fra una cosa e l'altra (tra cui una ribellione da parte del wi-fi!Maledetto!) ho dovuto rimandare tutto a oggi. Voglio dirvi che mi ha fatto sempre un grandissimo piacere leggere i vostri commenti, sempre deliziosi, e spero davvero che continuiate a leggere le storie che pubblicherò. A tal proposito: se cercate fra le storie di questa sezione troverete già quella nuova, continuazione delle peripezie dell'antropologa!Spero che continuiate a seguirmi!Baciotti!JoJo

dizzyreads : Beh, grazie davvero tanto dei complimenti!In effetti la scena fra loro era quella che mi preoccupava di più, e sono contenta di non aver rovinato una storia che comunque ho visto che piace fregandomi proprio sul finale!Grazie mille ancora, e ti aspetto alla prossima storia!;) Kisses

lillina913 : Capitolo pubblicato!Olè!E come puoi vedere con il trasloco di Alaska ci sono le premesse affinchè il rapporto fra questi due migliori sempre di più. Spero che seguirai anche la nuova storia!Un bacione

Luna Viola : Addirittura!Eheheh!Sono davvero contenta che il capitolo precedente e le scene fra Ross e Reid ti siano piaciute e spero che apprezzerai anche questo epiloghino!Spero che farai una capatina anche nel sequel!Besos

Maggie_Lullaby : Io te lo devo dire: i tuoi commenti mi fanno troppo ridere!Sei un personaggio, davvero!:D E non sentirti in colpa che poi ci rimango male!eheheh! Dai, sono davvero contenta che la storia ti sia piaciuta e grazie dei complimenti!Il sequel del sequel lo pubblico oggi stesso, quindi stay tuned e lo troverai senz'altro!Un basino!


   
 
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