Veronica si sedette, sbuffando, su una delle stupide e scomode sedie dell’aeroporto.
Il suo volo era stato rimandato per via del cattivo tempo, ad un ora ancora sconosciuta dai passeggeri.
Si girò, osservando il cielo dalle grandi vetrate dell’aeroporto di Neptune.
Era plumbeo, ed era come se riuscisse a vedere la tensione che c’era nell’aria.
Una vera e propria tempesta stava per scatenarsi.
[...]
Ora come ora, non le sembrava un arco di tempo tanto breve, ma non sarebbe stato un problema così rilevante, se solo quella fastidiosa agitazione che sentiva – tra l’altro insensata - l’avesse lasciata in pace.