Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
Ricorda la storia  |      
Autore: __Di    01/09/2010    8 recensioni
Il problema tra loro era che, oltre ad una qualche incomprensione dovuta da certi lati del carattere che talvolta sembravano collimare, si volevano bene. Già,,.Per la gente normale, quella che non deve maneggiare katane o usare strani trucchetti di magia, questo non sarebbe stato un problema, perché in fondo quando un legame è forte è in grado di vincere ogni cosa. Ma per loro era solo causa di divertenti dissapori degni di uno scatch comico di altri tempi.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mh, mi ero ripromesso di non mettermi a scrivere di nuovo nel cuore della notte, ma questi sono i momenti migliori nei quali scrivere: c’è calma, niente in TV e, soprattutto, silenzio¾

Comunque ho deciso di cambiare Fandom e quindi eccomi qui¾
Quando per la prima volta ho letto i primi numeri di Tsubasa, non davo troppo peso al personaggio di Shaoran, ma invece è il vero protagonista della storia! In fondo è il nostro caro prescelto no?

No, non guardate così lo schermo, sto scherzando! Figuratevi se uno come me potrà mai mettersi a scrivere di un inutile-essere quale Shaoran...
Quindi tranquilli, non mi metterò MAI a scrivere su di lui, mi sta pure un po’ antipatico a dire la più sincera verità... E un po’ è solo un eufemismo.

Come fervente sostenitore del personaggio di Kurogane, non potevo non mettermi a scrivere una storia su/con lui... Oltre alle preposizioni a caso, mi impegnerò con tutto me stesso per rendergli onore.

Sarà che io adoro il suo personaggio, che è il mio ideale di uomo perfetto e tutte queste cose qui... Per questo mi prodigherò per scrive una storia quantomeno decente.

Il titolo è Annex, vorrebbe dire dipendenza... ah e non lasciatevi abbindolare, in realtà la storia non è che finisca poi tanto male xD. Buona lettura, spero di non aver stuprato troppo questo bel manga. Disclaimer: Io non posseggo alcun personaggio di questa storia che invece appartiene interamente a quel gruppo (di pazze sclerotiche) denominato CLAMP.

 

 

 

 

 

 

 

 

Annex

 

 

 


Fay dipendeva completamente da Kurogane.
E no, non si parla solamente dei fatti avvenuti nella dimensione della Tokyo futura. Lo era diventato nel corso del tempo, nemmeno tanto a dire la verità.
Mano a mano che passavano di dimensione in dimensione e che i loro corpi erano esposti alle fatiche o ai danni che l'ingaggiare battaglia comportava, diventavano sempre più uniti. Sì, insomma, nei limiti del possibile.

Il problema tra loro era che, oltre ad una qualche incomprensione dovuta da certi lati del carattere che talvolta sembravano collimare, si volevano bene. Già... Per la gente normale, quella che non deve maneggiare katane o usare strani trucchetti di magia, questo non sarebbe stato un problema, perché in fondo quando un legame è forte è in grado di vincere ogni cosa. Ma per loro era solo causa di divertenti dissapori degni di uno scatch comico di altri tempi.
Però, a dire la verità più spassionata, il fatto che avessero un buon "rapporto di amicizia", notare bene le virgolette, stava facilitando le cose ad entrambi.
Kurogane poteva finalmente tirare un sospiro di sollievo: in fondo l'eccentrico mago biondo che camminava al suo fianco con uno strano sorriso stampato sulle labbra e che canticchiava a denti stretti una strana filastrocca, aveva finalmente trovato una specie di sghemba gioia di vivere a stare insieme ai suoi amici. Per lo meno non doveva ucciderlo.
Dal canto suo Fay, aveva finalmente smesso di cercare la morte ogni volta che gli si presentava l'occasione e cioè ogni tre o quattro volte il giorno, pasti compresi, e cantilenava una nenia mentre camminava tranquillo e allegro accanto alla maestosa ombra nera, ben poco amichevole del ninja moro che invece strascinava i piedi come al solito.

Un quadretto perfetto non c'è che dire.
A questo quadretto poi andrebbero poi aggiunte tre figure: uno pseudoconiglietto bianco e ciccione, una principessa abbastanza rimbambita e svampita, a dire il vero, e un antipatico ragazzino.


Kurogane era sdraiato supino su un futon molliccio e scomodo a dire il vero. Fissava il soffitto in silenzio, inspirando lentamente l'aria. La faccia gli bruciava, più propriamente sarebbe corretto dire che ogni singola cellula, ogni poro della sua pelle stava ardendo con profonda violenza, anche abbastanza insistente.
«Kuro-in?».
Si voltò su un fianco cercando di ignorare quella voce.
«Kuro-pan?».
Sprofondò la testa nel cuscino duro, probabilmente era pieno di buccie di spighe di grano saraceno o forse era stato fortunato e gli era capitato quello pieno di calce.
«Kuro-puu?».
Il ninja strinse le palpebre forte, come a volersi dimenticare cosa stesse succedendo intorno a lui. Non poteva lasciarsi andare, non un'altra volta, non ancora.


Sì, le cose sembravano andare proprio bene. Decisamente.
Le persone che Kurogane odiava di più erano quelle che si lasciavano andare, che perdevano la voglia di vivere ancor prima che le loro speranze fossero finite.
In effetti all'inizio Fay era all'inizio della sua personalissima lista di persone-che-odio-di-più, tutti ne hanno una no? E Fay era in cima a quella di Kurogane.
Ma le cose cambiano, no? E ora per uno strano scherzo che fa il cuore, alle volte, Fay non c'era più su quella lista.


«Kuro-ten?».
Quel maledetto letto era diventato improvvisamente scomodo, caldo e fastidioso. Cominciavano a prudergli addirittura i polpacci.
«Kuro-koi?».
Ora davanti al giapponese c'era una finestra chiusa che dava sul buio di un grosso nembo nero, minaccioso e carico di pioggia.
«Kuro-bau?».

Strano, eh? Non cercava neppure di zittire quella vocina impudente peggio della tortura cinese.
Però in effetti l'aveva voluto lui, si era chiesto tante di quelle volte perché all'improvviso, una volta che si era sentito chiamare da lui col suo vero nome, c'era rimasto così male.
E quindi ora gli andava più che bene sentire quella vocina continuare a chiamarlo insistentemente. Gli faceva anche piacere sentirsi chiamare così.


Le cose andavano di bene in meglio.
Un giorno tutto cambiò.

«Kuro-sama?» aveva mugugnato Fay aggrappandosi alle spalle larghe del ninja che strascinava i piedi come al suo solito.
Kurogane ruotò gli occhi al cielo e sbuffò profondamente. «Che cosa vuoi ancora?».
«Niente, volevo solo chiamarti».
«Dio, sei così pedante!» brontolò il moro cercando di scrollarselo di dosso ma quel dannato mago si aggrappava forte e, sgusciava agilmente da una parte all'altra fuggendo tranquillamente quelle mani grandi e ruvide.
«Come mi diverto con te, Kuro-fou!» rideva tutto contento.
Alché, demoralizzato, avvilito e distrutto, il povero ninja si arrese inginocchiandosi a terra. «Okay, hai vinto, cosa vuoi ora?».


Kurogane si rigirò nel letto cercando di fare in modo che quella specie di piumone sgualcito e lurido coprisse anche il piede che penzolava fuori dal materasso, decise poi di raggomitolarsi quasi in posizione fetale, coprendosi addirittura la testa.
«Kuro-run?».


Le cose andavano bene perché ora, sembravano, anzi, erano sereni. Tutti e due.

Mentre gli altri dovevano ancora raggiungerli, loro ridevano e guardavano il cielo seduti a terra.
«Non mi hai risposto, Yui.» mugugnò Kurogane.
«Non chiamarmi in quel modo¾» brontolò Fay con tanto di gomitata nella schiena del povero ninja.
Sul volto del giapponese si dipinse una certa espressione beffarda e ammiccante. «Oppure che fai, sentiamo? Devo per caso ricordarti che sono io quello che ha i nomignoli più assurdi?!».
I loro volti furono pericolosamente vicini per un istante, poi Fay sorrise. «Ne vuoi uno solo? Che duri per sempre?».
«Ngh... no, a dire il vero mi va bene questo».


«Kuro-kun?».
Stavolta non fece nulla, anzi, Kurogane restò appallottolato sotto le coperte in una posizione degna di un ghiro contorsionista alto due metri, buttando fuori respiri caldi e inalando l'aria tiepida che si concentrava sotto il piumone.
«Kuro-pin?».


Le cose andavano proprio bene, fino a quel giorno.
Già, quel giorno. Quello per la cui quasi metà, avevano riso spensierati seduti a terra sull'erbetta fresca e umidiccia. Quel giorno, che non era altro che un normale e comunissimo giorno come tanti altri, il suo cielo si abbuiò definitivamente diventando più scuro di un enorme nuvolone temporalesco nero che si avvicinava gravido di pulviscoli e pioggia.

Quel giorno tutto cambiò.

Il cielo s'abbuiò di botto, e qualcosa scosse la terra come un terremoto.
Kurogane impugnò l'elsa della sua katana mentre una pioggia di colpi si abbatteva in terra, proprio dov'erano seduti loro due un momento prima.
Loro due.

Un barbaglio di energia bianca esplose a ricacciare indietro quelle tenebre, rivelando una strana e oscura figura imponente e minacciosa.
Avvenne tutto davvero troppo velocemente per essere in grado di descriverlo con dovizia di particolari, tanto che i ricordi di Kurogane faticavano ancora a comporsi per bene e nitidamente.

Aveva sentito all'improvviso una violenta stretta al collo che lo disarmò del tutto. E quando dico disarmò vale a dire che la sua potente spada cadde a terra e lui venne sbalzato all'indietro con una tale veemenza di un urgano.
Si sentì chiamare proprio nel momento in cui il suo robusto corpo si scontrò con il suolo.
Come una furia, forse più per il fatto di essere stato sbalzato via, per una questione di onore insomma, si avventò contro quell'enorme massa di muscoli e magia.


«Kuro-tako?».
Kurogane si scoprì la testa e tornò nella posizione iniziale, a pancia all'aria.
«Kuro-puu?».


La voce che lo aveva chiamato quella volta lo avvertiva di fare attenzione. E quella stessa voce venne seguita da un altro barbaglio infiammato di luce di un bianco sfavillante.
E Kurogane era un tipo accorto, forse un po' impetuoso in certi gesti, certo nelle situazioni non è che si presentasse in punta di piedi, ma faceva atenzione: di certo non è che si volesse fare ammazzare.
Intanto arrivò anche Shaoran a portare aiuto. In effetti in due contro un bestione simile, alto più di nove piedi, non potevano cavarsela tanto facilmente.
Ma fu rapidamente lanciato indietro anche lui.
Per non parlare di Fay. Era già la seconda volta che, con una specie di colpo di frusta veniva lanciato in aria, ma almeno ogni tanto riusciva a contrattaccare.


«Kuro-pin?».


Kurogane, nel vedere Fay cadere a terra in un modo talmente innaturale da gelargli il sangue, abbassò la guardia, e venne trafitto da, non si sa cosa, forse un'ombra.
L'aria cominciò a graffiare e pesare nella sua gola con impudente insistenza e non riuscì nemmeno a restare in piedi, perché qualcosa gli strappò via anche la forza delle gambe, frantumando le ossa, polverizzandole.
Si sentì chiamare di nuovo, con più forza stavolta, con più insistenza da una voce che non era poi tanto lontana da lui.

L'ennesimo barbaglio rischiarò il buio definitivamente.


«Kuro-bau?».


Davanti ai suoi occhi ora c'era di nuovo il cielo terso.
«K¾Kuro¾Kuro-fou?» la voce, la solita, lo chiamò di nuovo.
Kurogane trasalì e cercò di tirarsi su in piedi, senza nemmeno ricordarsi che le sue gambe ora non si muovevano più.
Si portò prono, bocconi e con la forza delle braccia cercò di arrivare fino alla fonte di quella voce.


«Kuro-po?»


Arrivò fino alla fonte di quella voce. Fay.
«K¾Kuro-tan?» bofonchiò il biondino appena lo vide.
Devastazione. Questo vide il ninja, davvero tanta devastazione.
«Per¾ché?» bisbigliò il mago con un filo di voce. «Perché mi¾mi guardi così, Kuro-rin?».


Non era cambiato granché dal loro primo incontro-scontro: forse, dopo tutto quel tempo, Fay non cercava più di farsi bellamente ammazzare dal primo che gli capitava a tiro, cercava in effetti di vivere un po' più oltre le aspettative, ma continuava a cercare di aiutare sempre le  persone a cui teneva.

Kurogane ringhiò un qualcosa come tappati la bocca, ma il biondino continuò. «Perché?».
«Avevi... avevi promesso che avresti¾» il ninja si fermò ancora prima di finire la frase, non riusciva a parlare. Era riuscito ad arrivare fin lì. Sebbene le forze che gli erano rimaste erano poche, a seguito del combattimento, che in effetti era durato anche più del previsto, e per i danni riportati che erano dannatamente ingenti, c'era riuscito.. Ora riusciva a stento a tenere gli occhi aperti, e forse avrebbe fatto bene a chiuderli, piuttosto che vedere una tale devastazione.
«So¾lo so.» annuì.

No, forse qualcosa era cambiato, ma in Kurogane. Era sempre il solito ninja serio, rude, coraggioso e che si infuriava (per un nonnulla), ma forse quel problema di cui si parlava prima, il volersi bene non aiutava granché la sua concentrazione, soprattutto negli ultimi tempi.

«Kuro-ron? Per... è per questo?» domandò con un filo di voce prima di cominciare a tossire.
Il ninja non rispose, riuscì solamente a fare la cosa più normale del mondo, cioè sollevargli la testa per aiutarlo a respirare. Le sue dita ruvide, sporche e ferite arrivarono dietro il collo del mago.
Kurogane rabbrividì all'improvviso: le vertebre del collo del biondino erano più morbide del burro lasciato per due ore a temperatura ambiente.
«Tu¾» mugugnò.
«Dici che... rivedrò mio fratello? Kuro¾» tossì di nuovò stavolta con più trasporto di prima.
«Non ti permetto di morire, Fay. Non te lo permetto.» ringhiò il moro con tanto di denti digrignati.
Sorrise. «Non... puoi fare nulla.» sospirò il mago spensierato. «Mi¾».
«Sì che posso!» ringhiò.


«Kuro-bau?».


Fay chiuse gli occhi. «No, non puoi.» sembrò triste, in effetti chiunque da lui, conoscendo i suoi trascorsi, si sarebbe aspettato che sarebbe stato sollevato nel vedersi morire. «Sapevo... a cosa¾a cosa andavo incontro.» sospirò.
«Perché l'hai fatto?» bofonchiò Kurogane prendendogli la mano e stringendola più forte che poteva, vale a dire debolmente.
«Piuttosto che... piuttosto che vederti morire¾» sussurrò riaprendo gli occhi. «Mi spiace Kuro¾».
«Perché ora dici questo?!». il ninja cominciava a sembrare un bambino che chiedeva i perché del mondo, ora.
«Mi spiace, davvero... Kurogane.» mormorò fiaccamente.
«Perché mi chiami così?» domandò.
Un'espressione serafica si dipinse sul volto del mago prima che parlasse di nuovo. «Beh... è il tuo nome, no?».
Ecco che si presentava di nuovo, eccola, dura e violenta coltellata al centro del cuore. «Ma¾».
«Mi dispiace averti... averti infastidito così tanto.» annuì.

Infastidito?
Lo aveva infastidito? No.
Certo, uno come Kurogane doveva anche avere una pazienza di ferro per sopportare quell'eccentrico mago biondo, ma dopo un po', veramente poco, si era abituato, anzi gli piaceva.

«Ma che dici?» domandò ricacciando indietro la voglia di prenderlo a ceffoni.
Sospirò. «Ti ho dato... tanti grattacapi, no?».
«Fay non... non dire così.» Kurogane poggiò la fronte contro quella del mago e restò in silenzio.
«Ma... ti ringrazio anche¾» strinse le labbra fine in un altro sorriso. «Sei... mi... hai¾».
«Basta parlare, se solo avessi la forza... ti porterei via di qui.» mormorò.
«Per dove?» sospirò. «Non devi più¾non devi più preoccuparti per me.» sorrise. «Hai fatto... davvero tanto...».
«Smettila, Fay!» ringhiò Kurogane senza però avere la forza di sfoderare una faccia quantomeno minacciosa.

Le cose erano decisamente cambiate.
Kurogane, il freddo e serio ninja, non era più tanto freddo ora.

Si chinò sul volto dell'amico, di nuovo ad una distanza davvero troppo ridicola per definirla tale. «Non ti permetto di morire».
«Kuro-tan... perché mi guardi così?» farfugliò lasciando correre due dita ad incatenarsi ai capelli mori del giapponese.
«Non ti permetto di morire.» ripeté.
Il mago sospirò, schiudendo piano le labbra, un soffio appena tiepido.
Ma quel soffio venne carpito dalle labbra di Kurogane che ora coprivano quelle di Fay.

«C¾Cos'è era quello?» biascicò una volta che la bocca secca di Kurogane fu abbastanza lontana.
Il ninja sospirò. «Proprio quello che sembrava, Fay».
«E perché?» lo guardò con fare interrogativo.
«Perché se devi morire, non puoi farlo così male.» sospirò ancora.
«Grazie, Kuro-tako.» annuì. «Grazie».
«Non devi ringraziare per queste cose, lo sai?» si chinò e lo baciò di nuovo, almeno la forza per baciarlo era sufficiente.


«Kuro-pin?».
Kurogane si alzò a fatica dal letto e spinse due dita contro il vetro gelido della finestra per aprirla. Era quasi ora di andare.
Il petto gli faceva sempre più male e non sarebbe servito a nulla lamentarsi, si sdraiò di nuovo e tornò a guardare fuori il cielo nero uggioso.
«Kuro-ku?».


«Fay.» cominciò a dire dopo un altro bacio e un altro ancora.
Il mago sorrise. «Kuro-ron... salutami... salutami Sakura... e gli altri».
«Lo farai tu.» mormorò.
Le dita di Fay scivolarono sulla guancia umida di Kurogane. «Il tuo mantello è... proprio bello... Kuro-fou...» mormorò con un sospiro soffocato in gola. «Io...».
La sua mano abbandonò il volto del ninja in un gesto fluido, mentre la testa ciondolava all'indietro con un'espressione serafica dipinta sul viso.
«Fay? Ehi? Fay!» lo chiamò e richiamò più e più volte, scuotendolo piano senza volergli fare troppo male.
Ma poi riuscì a trovare la forza per abbracciarlo.
Lo strinse forte e affondò la faccia sotto il suo collo, nascondendo il viso dal cielo e da chi altro era lì intorno.
E restò così a lungo.
«Ti amo.» mormorò contro la pelle ormai gelida del mago.


«Kuro-po?».
Kurogane sorrise nel sentire ancora quella voce.
Da quando Fay era morto, non si era più ripreso. Nei giorni che seguirono, la ferita non accennava a migliorare soprattutto perché lui non voleva miglirare.
Sentiva in continuazione la sua voce, e voleva solo raggiungerlo, e finalmente era arrivato il momento, l'aveva aspettato anche troppo.
Sospirò un ultimo sospiro soffocato. «Ti amo, Fay.» ripeté un'ultima volta prima di chiudere gli occhi.

In effetti non era solo Fay a necessitare di Kurogane per vivere...

   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC / Vai alla pagina dell'autore: __Di