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Autore: Ayako_Chan    01/09/2010    3 recensioni
Pandora.
Sacerdotessa di Hades o bambina vittima di un destino più grande di lei?
Una tragedia in tre tempi, per raccontare la sua storia.
"Infine il messaggero Argifonte le pose nel cuore menzogne, scaltre lusinghe e indole astuta, per volere di Zeus cupitonante; e voce le infuse l’araldo divino, e chiamò questa donna Pandora, perché tutti gli abitanti dell'Olimpo l’avevano donata in dono, sciagura agli uomini laboriosi."
[ Personaggi: Pandora. Ho messo "Sorpresa" perché non avevo altra scelta ]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Purple Shadow'
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Capitolo 4 Titolo: Quale Vita?
Rating: Giallo
Capitolo: 4 di 9
Personaggi: Pandora; Speciale presenza di Zellos (?!), Ikki e Shun.
Disclaimer: I personaggi non sono miei ma appartengono a quel demon genio di Masami Kurumada, anche se sto cercando di convincerlo a darmi Milo. E Kanon. E un altro centinaio di personaggi. Questa fanfiction non è stata scritta a scopo di lucro (magari) ma per puro divertimento dell'autrice.
Note dell'Autrice: Entriamo nella parte "oscura", per così dire, della storia. Non quella più viola, perché gli spectre non ci sono ancora, ma quella più buia.
Ho un po' di precisazioni da fare, ma le darò a fine capitolo.
Per il momento, solo due note:
Der Bruder: il fratello.
Fräulein:
signorina.

Dedica: a tutte quelle persone e autori straordinari che frequentano Gold Insanity. In particolare a Milo, perché è grazie alle sue drabble se mi sono riavvicinata a questo fandom. E perché mi ha incoraggiata a pubblicare la fics! Vi amo, dal primo all'ultimo *O*







Il tempo dell ' oscurità: ATTO I



Sono preoccupato.

La voce, che era soltanto tale, priva di un corpo tangibile, riempì il silenzio denso della stanza.
Quella che era l’ombra – o meglio, l’anima - di Hypnos si girò verso il fratello; se avesse avuto un corpo, le labbra sarebbero state distese in un sorriso divertito.

Riguardo a cosa?

Thanatos indicò con un cenno la bambina svenuta.

Le altre sacerdotesse erano state preparate fin dalla nascita. Non avevano legami con questo mondo.

Temi che questo possa compromettere il suo ruolo?

Il silenzio del signore della Morte fu sufficiente. Hypnos riprese:

Capisco le tue perplessità. Ma purtroppo in quest’epoca è stato impossibile educarla fin dall’inizio. Lo sai.

Sì. Ciò non dissipa comunque i miei dubbi.

Mh. Il dominatore del Sonno sorrise, incorporeo. Io non mi preoccuperei troppo. Quando l’ho fatta sprofondare nel sonno, ho sondato la sua mente: probabilmente l’impatto emotivo che ha subito nel vedere i cadaveri dei genitori è stato troppo traumatico, e ha creato una sorta di blocco. Non credo si ricorderà gli eventi dell’ultimo giorno, una volta sveglia.

Thanatos annuì. Se sarà davvero così, allora è un ostacolo in meno. E poi avverto che il richiamo dell’anima della sacerdotessa originaria è già molto forte in lei.

, convenne il fratello. Manca solo la spinta finale, per risvegliarla.

Ancora poco. Pochi anni, e arriverà il tempo della guerra.

Labili, le due ombre si confusero con l’oscurità della stanza.







***






Pandora mosse piano la punta delle dita, avvertendo sotto di esse un tessuto morbido.
Tossì, aprendo gli occhi e sollevandosi sui gomiti, cercando di capire dove si trovasse. La stanza era buia, e l’unica fonte d’illuminazione era il leggero chiarore che Eos, l’aurora, spandeva come annuncio di un sole non ancora sorto.
Perplessa, si guardò intorno. Era la camera di Mama e Papa, la riconosceva; ma i genitori non c’erano.
Cos’era successo? Avvertiva la gola secca e gli occhi bruciare.

“Mama? Papa?”

Il letto era vuoto.
Scivolò lentamente giù da esso, avviandosi alla porta ed incamminandosi per il corridoio. I piedi scalzi non producevano nessun rumore sui pavimenti ricoperti dai pregiati tappeti, che attenuavano il freddo delle pietre sottostanti.
Tutto era immerso in un silenzio innaturale, sospeso.
Un silenzio che le ricordò il tempietto di pochi mesi prima.

Non capiva dove potessero essere finiti tutti; aprì diverse porte, ma ovunque era quiete e vuoto.

“Mama, Papa? Dove siete?”

La voce acuta, di bambina, riecheggiò tra le pareti.
Percorse i principali corridoi della casa, affacciandosi anche alle finestre per sbirciare il giardino, finché i passi non la ricondussero inconsciamente alla camera da cui era partita.
Aggrottò la fronte, perplessa, non ricordando com’era tornata lì. Stava per andarsene, quando – improvvisamente – sentì qualcosa dentro di sé. Una sensazione come quella che l’aveva spinta nel buco d’ombra del Tempio, ma più intensa; trasse un lungo respiro, avvertendo un profondo bisogno di entrare di nuovo in quella stanza.
Assecondandolo, socchiuse l’uscio. E la vide immediatamente.
Era collocata in un angolo, a fianco del letto matrimoniale: una grossa culla, protetta da tende colorate e piene di disegni infantili.
Der Bruder! Sorrise fra sé e sé: l’avrebbe finalmente visto, e senza neanche i genitori cui dover dire per forza che le piaceva.
Si avvicinò, curiosa, alzandosi in punta di piedi per sbirciare. Lo sguardo incontrò la figura addormentata di un neonato; ma fu solo per un attimo, prima che tutto, attorno a lei, si distorcesse.


Perse la cognizione dello spazio, e qualunque tipo di riferimento.
E furono galassie, e una moltitudine di stelle.
Fu una conoscenza antica e nobile.
Universi che si succedevano uno dopo l’altro, vita dopo vita, reincarnazione dopo reincarnazione.
Cosmo.
Fu un immenso potere di quiete e di morte, che le fece venire la pelle d’oca e che scosse qualcosa di profondo e radicato in lei: un’altra anima antica, richiamata alla luce da colui che aveva sempre servito, secolo dopo secolo. Un’anima che, pronta, emerse fino alla superficie dalla quale prima era bandita, fondendosi con l’identità della bambina in una nuova secolare coscienza.

Con un singulto, Pandora si sentì richiamare alla sua realtà.
Tornò improvvisamente nella stanza del castello di Heinshtein, in Germania, ritrovandosi in ginocchio davanti alla culla.
Tremando, alzò a fatica una mano davanti al volto, cercando qualche segno di cambiamento.

Pandora.

Sobbalzò, voltandosi di scatto e incontrando nuovamente le due grandi ombre. Aprì la bocca per dire qualcosa, per chiedere spiegazioni, ma nessun suono ne uscì: non sapeva neanche da dove iniziare.

Thanatos si avvicinò. Pandora, ricordi il tuo compito?

La nebbia che le aveva ottenebrato la mente, impedendole di pensare, si dissipò.
Ricordò parole ascoltate tempo prima: su una Dea, su una Guerra, su un Signore dei Morti. Tuttavia, non era più confusa come la prima volta che le aveva sentite, anzi sentiva dentro di sé una certezza che ciò che le due anime dicevano era giusto, che quella era la causa per cui doveva combattere.
Quindi, semplicemente rispose: “Sì.”

Il signore della Morte parve soddisfatto. Bene.

“Cosa…” la bambina cercò le parole giuste. Non trovandole chiese soltanto: “Cosa è successo prima?”

Fu Hypnos, questa volta, a rispondere.

Come ti avevamo annunciato il Signor Hades è tornato sulla terra, come tuo fratello. Egli però non è un mortale a cui puoi rivolgerti come a un semplice consanguineo. La sua anima è immortale, è l’anima di un Dio. E come tale va venerata.

Pandora annuì. Lo capiva. Lo sentiva.

Pandora, noi stessi siamo dèi, ma egli è l’Oscuro dominatore dell’Oltretomba, Re del mondo dei morti.

A quel punto, Thanatos iniziò a raccontarle dell’era dei miti; di come il mondo fosse stato spartito fra i tre dèi fratelli – Zeus, Poseidon e il Sommo Hades – e di come a quest’ultimo fosse toccato il regno sotterraneo. Le raccontò dell’immensa generosità del signore dell’Erebo e, soprattutto, le raccontò delle guerre che Egli aveva affrontato fin dai tempi più antichi contro la sua principale nemica, la Pallade Athena.

“Athena?”

Sì. Athena è la dea della saggezza, della strategia e della giustizia. Ciononostante, non è mai stata in grado di comprendere le motivazioni del Sommo.

Pandora inclinò appena il capo verso destra, perplessa.


C’è giustizia, nella Morte, Pandora. Una profonda giustizia a cui tutti sono soggetti. Athena protegge il mondo degli uomini, ma la giustizia terrestre è imperfetta; gli uomini saccheggiano il mondo e spesso i malvagi non ricevono la giusta punizione. Nell’Oltretomba, invece, non conta la ricchezza o la posizione sociale. Tutti vengono giudicati in base alle loro azioni.

Hypnos lo interruppe, voltando il viso incorporeo verso la bambina. Ci sarà tempo, per questo. Capirai col tempo, quando avrai una maggiore consapevolezza. Ora, basta che tu comprenda l’essenziale.

“Lo sento.” Rispose lei, innaturalmente tranquilla. “Questo è il mio compito.”
Chissà come l’avrebbero presa, però, la Mama e il Papa.

Tra circa dieci anni, il sigillo che tiene imprigionata l’armata del signor Hades, i centootto spectre, si scioglierà. Allora Egli condurrà la sua ultima guerra contro Athena rinata in questo mondo. E tu, Pandora, condurrai quell’armata.

Annuì, mordicchiandosi nervosa l’interno della guancia.
No. Mama e Papa l’avrebbero presa decisamente male.

Quella che hai visto prima nella culla, riprese Hypnos catturando la sua attenzione, era l’anima del Signor Hades. La forma di neonato col quale appare è soltanto un simulacro. Un involucro fittizio creato dall’anima, non un corpo vero. Quello sarà tuo compito trovarlo, affinché si riunisca alla sua anima legittima. Capisci?

“Sì.”

A quel punto, si intromise Thanatos. Ti doniamo il potere di muoverti liberamente, da viva, nel mondo dei morti.

Una collana di perle nere e ossa si materializzò attorno al suo collo. La guardò, sorpresa.

Grazie a quella, nessun luogo ti sarà precluso. E ti doniamo anche il potere di controllare gli Spectre.

Avvertì una stranissima sensazione farsi strada dentro di sé. Sollevò lo sguardo sulle due ombre, perplessa.

Il come, ti verrà spiegato in un secondo momento. Per ora, hai qualcosa da chiedere?

“Ecco… sì.” Mormorò, ricordandosi del giro che aveva fatto per il castello. “Dove sono tutti? La Mama, il Papa?”

Hypnos e Thanatos si scambiarono uno sguardo. Fu il primo a rispondere.

Il loro compito è finito. Hanno ricevuto in dono la salvezza. Da oggi, tu inizi una nuova vita.

Secco, lapidario.
Pandora avvertì, nonostante tutto in lei le dicesse che quella era davvero la sua strada, una sensazione di gelo.

“Quindi…non potrò più vederli?” La voce le uscì tremante.

Il Signore del Sonno annuì.



Si morse un labbro, mentre le scappava un singhiozzo.
Abbassò lo sguardo a terra, annuendo ancora una volta perché sentiva che era quello che doveva fare.

Poi, quando le due anime scomparvero, si rannicchiò sul letto dei genitori; e pianse.


 




***







Dopo qualche mese, il castello di Heinshtein non era più lo stesso; non v’era più il rigoglioso verde del  giardino, l’allegria degli animali che lì vivevano, il vociare dei servitori. A circondare l’imponente costruzione ora c’era soltanto la nuda roccia, e un silenzio di morte ad aleggiarvi intorno.

Col tempo, anche Pandora era cambiata: il ricordo dei genitori e della sua vita precedente si era fatto sempre più vago, fino a sparire. L’anima risvegliata della Sacerdotessa era ormai un tutt’uno con quella della reincarnazione.
Non c’era più Maria, né la governante, a fare in modo che tutto fosse in ordine, e quindi la bambina si aggirava tra corridoi polverosi, riscoprendo stanze dimenticate.
Hypnos e Thanatos ogni tanto ricomparivano, per istruirla: fu così che la sacerdotessa imparò gli antichi miti che, in realtà, leggende non erano; ma soprattutto, i due Dèi le insegnarono cosa fosse il Cosmo.





“Uffaaaaa.” Sbuffò fra sé e sé, la bambina, affacciandosi nell’ennesima stanza in cerca di qualcosa da fare. Passò davanti a uno specchio, dandogli un’occhiata distratta, senza registrare i capelli tutti annodati e scompigliati, né il vestito strappato.

“Zellos!” Chiamò, improvvisamente.
Mentre aspettava quel nuovo domestico, arrivato qualche tempo prima – non si ricordava esattamente quanto prima, i ricordi erano confusi - si mise a battere nervosamente un piede per terra, irritata che ci mettesse così tanto.

Fräulein Pandora? Mi avete chiamato?” le chiese l’uomo, con un tono a metà fra il rispetto e il timore, mentre entrava a sua volta nella stanza.

La bambina rimase ad osservarlo per qualche istante, perfettamente immobile, studiandolo come aveva fatto fin dalla prima volta che lo aveva visto. Sapeva che, a tempo debito, in lui si sarebbe risvegliata l’anima di uno dei centootto spectre – così le era stato detto, ma lo avrebbe avvertito comunque - ma continuava a chiedersi come fosse possibile: guardandolo, non riusciva a definirlo come un guerriero.
Da parte sua, Zellos distolse in fretta lo sguardo. Quel posto, a volte, gli dava i brividi. Era arrivato qualche mese prima, e ancora non si capacitava di come fosse possibile che una bambina così piccola vivesse da sola in quel posto lugubre. Ma, in fondo, era proprio lei ad inquietarlo maggiormente.
Era strana: a volte sembrava una bambina come tante, quando la vedeva correre in giro per i corridoi; altre invece rimaneva immobile e perfettamente posata, come se avesse il quadruplo dei suoi anni. Più di tutto però a metterlo in soggezione erano i suoi occhi – troppo seri e troppo consapevoli. Antichi.  

Nonostante tutto, però, non riusciva ad andare via da lì: c’era qualcosa, dentro di lui, che l’aveva attirato verso quel castello, e che lo spingeva a rimanere.

“Zellos. È pronta la cena?”  

“Non ancora. Tra qualche minuto…”

Ancora quello sguardo. Irritato.
Rabbrividì involontariamente. Non riusciva a capire in quale rapporto porsi di fronte a Pandora: aveva poco più di tre anni, quindi l’adulto era lui, eppure aveva la sensazione di essere infinitamente inferiore di fronte a lei.

“Fai in fretta.”

Chinò appena il capo come assenso, ritirandosi.


Pandora sospirò, voltandosi… e trattenne bruscamente il fiato per la sorpresa, quando si trovò davanti le anime dei due dèi.

“Hypnos… Thanatos…”

C’è un compito per te.

Spalancò gli occhi. Era la prima volta che le veniva affidato un incarico.

“Cosa devo fare?”

È nato il corpo destinato ad ospitare l’anima del Sommo Hades.

A quel punto, sorrise.

Ti abbiamo già spiegato tutto. Gestisci la situazione nel modo che ritieni più opportuno.

Senza fare una piega, chiese: “Dove si trova?”

In Giappone, molto distante da qua. Ti apriremo un varco dal Mondo dei Morti.


La sacerdotessa annuì, avviandosi verso la lunga scalinata che dava accesso agli inferi, dimentica della cena.









***








Doveva ammetterlo: si stava divertendo.
Le strade della città, immerse nella notte, erano deserte. Se fosse stato per un caso fortuito o proprio a causa della sua presenza lì, non avrebbe saputo dirlo; ma non aveva importanza.
Camminava senza fretta, mentre l’aria fredda le scompigliava i capelli, stringendo al petto le fasce che racchiudevano l’anima di un Dio - di suo fratello – con una cura estrema, sfiorandole a tratti con la punta delle dita, attenta a non sgualcirle. Avvertiva la sacralità e l’importanza di ciò che le era stato affidato, grazie a una memoria riaffiorata dagli abissi del Tempo.  

Davanti a lei, un bambino correva, tenendo in braccio un fagotto simile al suo: più piccolo, ma non meno importante.
Correva, cercando di sfuggirle.

Pandora sorrise: non poteva riuscirci.





Ikki – così si chiamava il bambino, anche se lei ancora non lo sapeva – strinse più forte il fratello, guardandosi intorno per vedere se fossero ancora seguiti.
Se non fosse stato la persona che era, avrebbe pensato che tutto quello fosse soltanto un incubo. E, in effetti, successivamente sarebbe quasi arrivato a considerarlo tale, un vago ricordo sepolto in un angolo della sua mente, surclassato da anni di battaglie e di sangue.
In quel momento, tuttavia, era fin troppo reale.

“Siamo in salvo, Shun.” Sussurrò al fagotto fra le sue braccia, ancora addormentato, prendendo fiato.
Sussultò di colpo però, quando, voltandosi, si trovò davanti ancora una volta quella bambina.
Non è possibile, pensò. Era più indietro di me.

“Non hai vie di fuga.” Gli disse, quasi cantilenando. Il sorriso sul suo volto gli trasmetteva un’inquietudine mai provata. “Credevi davvero di poter sfuggire a me, Pandora?”

La sacerdotessa, decisamente, si divertiva. Soprattutto al vedere la sua espressione confusa.

“Avanti,” intimò. “Dammi quel bambino.”

“Tu chi sei? Cosa vuoi da Shun?!”

Si era aspettata quella domanda.

“Quel bambino è mio fratello.”

“Non è possibile!” Ikki lo strinse più forte a sé, protettivo. Non era possibile. “Shun e io siamo nati dalla stessa madre. Sono io il suo unico fratello!”

Pandora sospirò, senza tuttavia smettere di sorridere.

“Tu non capisci.” Gli umani non possono capire. “Se a quel bambino è stato concesso un corpo umano, è stato grazie a un disegno divino! Per questo,” il tono si fece più duro, “non hai nessun diritto di tenerlo!”

Il ragazzino, tuttavia, non sembrava intenzionato a capire. Né a collaborare.
Strinse le labbra, cominciando ad irritarsi.

“Guarda,” aggiunse, “a partire da ora, sarà tutt’uno con questo spirito.”

Gliela mostrò, l’anima del Dio, concedendogli un onore che pochissimi altri avevano avuto.
Onore che, tuttavia, Ikki sembrò non apprezzare, perché rafforzò la presa sul corpo del neonato, facendo un passo indietro.

Come poteva essere così cieco!
Come poteva non capire il destino di grandezza riservato a quel bambino!

Era finito il tempo delle parole: quello era il corpo destinato al signor Hades, suo fratello, suo Dio e suo padrone; e lei aveva il compito di ricondurlo al suo giusto posto.
Si concentrò, come Hypnos le aveva insegnato, fino a sentire il cosmo dentro di sé, fino a proiettarlo contro quel ragazzino arrogante.

Sorrise, quando lui urlò di sorpresa e di dolore, crollando a terra.
Sorrise di una sottile crudeltà che apparteneva, più che all’anima dell’antica sacerdotessa, alla bambina che ancora era.

Si avvicinò per prendere il neonato; ma il ragazzino, resistendo al dolore di quelle scariche elettriche, stringeva ancora il fratello.

Arrogante!

“Lascialo!” Ordinò, continuando a colpirlo e ad avanzare.

Allungò una mano per sciogliere la sua presa, ma venne respinta. 
Spalancò gli occhi, sorpresa, mentre ogni suo tentativo di avvicinarsi ulteriormente falliva, perché c’era una sorta di barriera ora, attorno ai due bambini, che la respingeva.

Non è possibile.
È solo un essere umano!  

“Non…” Ikki ansimò, per il dolore e la fatica di resistere. “…ti lascerò mai Shun!”

Pandora tentò ancora, ma questa volta venne allontanata con più forza.
Aggrottò le sopracciglia, mentre alla perplessità e confusione della Sacerdotessa si aggiungeva l’irritazione della bambina.
Rimase a fissare il ragazzino ancora un po’, prima di decidere cosa fare.

“Non importa. Dovranno passare ancora molti anni prima che il sigillo degli spectre si sciolga.”

Sospirando, con un gesto della mano fece comparire un ciondolo attorno al collo del neonato.


Yours Ever.


“Tutto ciò è stato inutile. Lo troverò comunque.” Mormorò rivolta a Ikki, che iniziava a perdere conoscenza.

“L’anima del signor Hades è legata a quel ciondolo.”

Solo a quel punto liberò il ragazzino dalla pressione del suo attacco.
Si voltò, allontanandosi da quelle strade deserte. Irritata, perché avrebbe dovuto spiegare parecchie cose ai due dèi gemelli.


Yours Ever.


Sorrise, comunque.
C’era tempo.









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Come dicevo, servono precisazioni. Su quella che è la mia idea di Pandora e della sua evoluzione.
Se il capitolo precedente è stato difficilissimo scriverlo per la carica emotiva che mi ha prodotto, questo è stato (e anche i prossimi due) dieci volte più difficile dal punto di vista logistico. Perché a questo punto si aprono mille punti di domanda: Pandora ha solo tre anni, chi si prende cura di lei in un castello che respinge ogni creatura vivente? Come ha imparato ad utilizzare il cosmo? 
Non solo, ma c'é il grande problema di come abbia potuto dimenticare la sua vita precedente. Questa è la mia spiegazione: è scientificamente provato che i nostri ricordi risalgono dal terzo anno di vita in poi. Prima, non si riesce a ricordare nulla. Pandora vede la sua vita stravolta ad un'età precocissima, quindi lo shock, unito alla nuova vita che inizia ben presto tendono a rendere i ricordi più sfumati, fino a relegarli in un angolo dimenticato della memoria. Quando poi scoppierà la guerra lei avrà dodici anni, e sarà passata talmente tanta acqua sotto ai ponti da farglieli praticamente dimenticare. Finché un forte shock e una fort emozione non li riportano a galla. Sembra quasi sensato, vero?
Poi: gli spectre. Nel fumetto Kurumada ci dice cheil sigillo si rompe in un determinato momento, e poi si vede subito l'attacco al Santuario.
Ora io mi chiedo: ma allora la coscienza degli spectre si risveglia solo in quel momento? E tutti si riuniscono per andare subito in guerra, senza addestramento né niente, perché ricordano tutto? Oè una cosa graduale, e lo spezzarsi del sigillo corrisponde solo al momento in cui la guerra può iniziare? 
Io cercherò di attenermi il più possibile al fumetto, quindi anche nel prossimo capitolo di spectre non se ne vedranno, o al massimo ci saranno i tre generali. Vedrò.

Zellos di Frog: perché lui? Sono stata indecisa fino all'ultimo se metterlo oppurBe no, ma in fondo era possibile che una bambina di tre anni vivesse da sola e, sinceramente, non ci vedo Hypnos e Thanatos a farle da balia [questa considerazione ha portato, su msn, ad un imbarazzante imbizzarrimento nell'immaginarsi Hyp e Than con un grembiulino rosa. Tremate.]. Quindi dovevo trovare qualcuno.. e visto che nella serie Zellos sembra sempre lo zerbino ehm.. il portavoce di Pandora - o se non altro lo spectre che è sempre nelle sue vicinanze -  ho optato per lui. Anche perché il fatto di starl così vicino spiegherebbe il sacro terrore che prova nei suoi confronti xD

Infine. Il comportamento di Pandora. So che generalmente si pensa a lei come alla ragazza perfettamente posata che suona l'arpa ecc, ma DAVVERO, ce l'avetepresente com'é nelle sue apparizioni di sacerdotessa-bambina? Col vestito strappato, pallidissima, i capelli scompigliati, il sorrisetto inquietante? Ecco. Caratterizzare QUESTA Pandora è stato molto difficile, perchè a questo punto in lei è come se convivessero due anime: c'é la sacerdotessa calma, consapevole, posata. Ma c'é anche la bambina, che non si cura del suo aspetto e si sente lusingata ed esaltata per il compito che le è stato dato. Amalgamare queste due cose - infantilità e consapevolezza - è stato molto, molto difficile. Spero di esserci riuscita. E infine, quando parlo di "crudeltà", è sempre riferito alla sua anima "infantile". Perché, e io ne rimango convinta, i bambini quando vogliono sanno essere infinitamente bastardi. Non badano alla cortesia o a queste cose qua. Avete presente gli scherzi, le prese in giro, le frasi che si dicono alle elementari? Sull'aspetto fisico, o anche quelle mirate semplicemente a ferire, del tipo "non sei più mio amico!"? Ecco. E' di questa crudeltà che parlo.
E non dimentichiamo che Zellos stesso ci dice che "la signorina Pandora sa essere davvero terribile". Insomma, fa urlare di dolore Rhadamantys della Viverna semplicemente suonando, non so se mi spiego.


Ok, ho scritto un papiro. Scusate. Se siete arrivati fin qua a leggere vi adoro çOç


beat: Che bello! Quel passaggio mi ha fatto morire, seriamente, quindi sono contentissima che sia stato apprezzato. Pandora è una cosina carina da coccolare e spucciare. Finché non diventa sacerdotessa. Poi, fa paura. Ma va adorata lo stesso. Spero di aver gestito altrettanto bene questo quarto capitolo! çOç Un bacione!

Clayre: Eccomi! Eccomi! Visto che ho aggiornata? Sei morta di astinenza? No! Resuscita ti prego! Come faccio senza di te? Ecco la tua dose mensile di "Quale Vita?". Spero che ti piaccia e ti basti. Anche perché quest chap è inedito anche per te! <3 Sono stra-felice che il capitolo precedente abbia fatto star male un po' anche te. Vuol dire che ci sono riuscita. Yay! Possiamo continuare il discorso Eros-Thanatos-Sigari di Freud quando e dove vuoi. Sei sempre la più che benvenutah <3 *spuccia tantissimo*

Diana924: Il passaggio da bambina felice a sacerdotessa, come vedi, è più complicato del previsto, ma ce la farà. Sono felice di essere riuscita a trasmetterti delle amozioni! Un bacio!
  
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