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Autore: thefung    02/09/2010    5 recensioni
Bella Swan è un'agente della CIA a cui viene affidata un'importantissima e difficile missione. Dovrà lavorare con una squadra molto speciale ed affiatata, in particolare insieme a Edward Cullen, che oltre ad essere un ragazzo arrogante, pieno di sé e donnaiolo, è anche il nipote del capo. Bella pensa di aver capito tutto di lui, sin dal loro primo scambio di occhiate. In realtà Edward nasconde moltissimi segreti, e, alla fine, quella che sembra una missione per la salvezza del pianeta, diventa per Bella una missione per la vita, per ritrovare sé stessa e soprattutto l'amore.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Missione d'Amore

CAPITOLO UNO
 

Me ne stavo lì, impalata in quella stanza buia del quartier generale della CIA, in piedi dietro a un uomo, seduto su una grossa poltrona, che forse sarebbe stato il mio nuovo capo. Forse, già, perchè ancora non si era deciso a degnarmi di una risposta da quando l'avevo salutato.
"Isabella Swan, agente X88", finalmente proruppe con la sua voce bassa e grave.
Si chiamava Marcus Cullen, l'avevo letto dall'etichetta sulla porta prima di entrare.
"Sì...?", gracchiai ruotando gli occhi al cielo e facendogli il verso silenziosamente. Era un tizio davvero strano, senza ombra di dubbio. Come faceva a starsene in pieno giugno con le finestre chiuse e tutte le tapparelle abbassate? La stanza era corta e larga, da quanto riuscivo a vedere; divisa a metà dalla scrivania ricoperta di documenti e cartellette varie. Vi era anche un proiettore sul bordo, in bilico su altri fogli vari.
"Ho letto il suo curriculum e devo ammettere che ha le potenzialità e l'esperienza per poter svolgere l'importantissima missione che le sto per descrivere", detto questo finalmente la poltroncina a rotelle si girò verso di me, rivelando un uomo sulla quarantina con capelli biondo chiaro lunghi fino alle spalle, occhi azzurro-grigio intensi, coperti in parte da un paio di occhiali neri molto professionali. Indossava una camicia chiara arrotolata fino ai gomiti da cui spuntavano due avambracci muscolosi, anche se non troppo. L'espressione del suo volto era una delle più penetranti e investigative che avessi mai visto, ma non me ne feci un problema: ero abituata a trattare con persone di ogni tipo.
"Mi dica", risposi accomodante.
"Veda di fare attenzione, Isabella. E' molto importante", insistette sempre con gli occhi puntati sui miei.
"Non si preoccupi, non mi distrarrò facilmente", ribadii a mia volta io.
"Bene. Allora, come sicuramente saprà, le cronache dei giornali di tutto il mondo, da tre mesi a questa parte, sono zeppi di notizie riguardanti la sparizione di moltissime ragazze - una ventina in totale fin ora - di un' età che va dai 17 ai 25 anni al massimo. Donne assolutamente comuni e senza alcuna importanza sociale. Per quanto la polizia si sforzi di trovare qualche traccia, non ci si riesce. E, guarda un po', sempre da ben tre mesi sembra essersi diffusa di nuovo un'epidemia che sicuramente conoscerà: il tetano.", s'interruppe un attimo, il tempo necessario per farmi assorbire bene la notizia.
"Come saprà, il tetano si diffonde a causa della tossina tetanospasmina, un batterio pericolosissimo che entrando in circolo attraverso le ferite, arriva agli interneuroni inibitori dove blocca il rilascio di neurotrasmettitori provocando lo spasmo muscolare. Questa notizia è molto riservata, e tutti hanno paura di farne parola con qualcuno. Immagini cosa ne verrebbe fuori"
"Un inferno", concordai seria. "Ma cosa c'entra la scomparsa delle ragazze?"
"C'entra eccome. Come può vedere da questa cartina politica", rispose indicando un grande foglio sulla sua scrivania, "il giro della prostituzione in queste zone, Brasile, Turchia, Equador, si è accentuato notevolmente e...sempre da tre mesi. Non le sembra strano che ben tre fatti preoccupanti siano iniziati nello stesso periodo?"
"Mi faccia indovinare: le ragazze sequestrate sono state costrette a prostituirsi. Ma con il tetano non vedo nulla in comune sinceramente", risposi un po' perplessa.
"Infatti! Però ancora non le ho dato un'iformazione importantissima: le vittime sono tutti uomini trent'anni in giù"
"Oddio! Mi sta quindi dicendo che sono le prostitute a diffondere il virus?!?", chiesi con una nota di isteria nella voce.
Il caso era davvero sconvolgente, sotto ogni punto di vista. E doveva essere stato architettato da qualcuno di molto astuto, sicuramente.
"Esattamente, Isabella. Secondo i nostri calcoli sono loro, ma c'è da chiedersi come hanno fatto a procurarsi il batterio e come siano passate da 'vittime' a 'criminali'. Certamente sono manipolate da qualcuno, ma rimangono sempre tantissimi punti in sospeso."
"E se i rapitori volessero chiedere in futuro dei riscatti per qualcuna delle ragazze rapite?", chiesi ipotizzando una qualche soluzione.
"Ne dubito. Le ragazze in questione non sono mai state trovate morte e sembra che non siano destinate ad esserlo per ora. Inoltre le vittime sembrano essere i giovani nati dagli anni '70 in poi, quando sono cessate le vaccinazioni contro il tetano, tutti uomini brasiliani, equadoriani o turchi assolutamente sconosciuti. Per ora la 'prostituzione assassina' non è mai stata provata in altri Paesi che potrebbero far scattare l'allarme e diffondere la notizia in un attimo. Sembra siano ancora sul 'chi va là' e vogliono essere sicuri di cià che fanno, prima di procedere. Per questo dobbiamo fermarli prima che la situazione degeneri!", esclamò infine. Anche lui era molto preso dal caso, si vedeveva da come lo descriveva minuziosamente e con grande interesse.
"Ma come facciamo a sapere tra chi cercare i veri criminali della faccenda?", sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio se non avessimo avuto una qualche traccia.
"Fortunatamente abbiamo avuto una soffiata anonima.", sorrise, "Ci hanno mandato delle foto di grandi ville lussuose e all'interno di una di esse una sala buia, piena di tavoli e fiale, contenenti il batterio secondo noi. Inoltre vi erano grandi e possenti uomini alle porte, come sorveglianti e tantissime telecamere nascoste agli angoli del soffitto. Questo ci ha fatto capire che il criminale - o i criminali - è un uomo importante, un uomo politico, un milionario, un vip, un ereditario o un grande affarista. Questo già restringe molto di più i campi, perchè essendo la CIA, sappiamo benissimo chi di tutti i 'ricconi d'America' potrebbe essere un potenziale criminale."
"Questo è molto rassicurante!", esclamai sollevata.
"Certo! Domani mattina si dovrà ripresentare qui perché mostrerò sia a lei che agli altri suoi nuovi compagni di missione i possibili 'boss'".
"Ci sarò sicuramente!", affermai per poi chiedere: "Però potrei sapere chi sono gli altri membri?"
"Allora...lei compresa, sono sedici. Lavorerete a coppie, cosìcche vi potrete infiltrare in ognuna delle ville dei sospettati in modo da scovare il colpevole il più velocemente possibile mentre io ed altri rimarremo qui a seguire il tutto grazie a telecamere nascoste e microcip.", spiegò con calma. Chissà quante volte aveva ripetuto quella storia!
"E io con chi lavorerò, se è possibile chiederlo...?"
"Con mio nipote! Edward, vieni qui, figliolo!"
C-cosa?!?!?
Guardai con occhi sgranati la direzione verso cui si era rivolto Marcus, ovvero adiacente a dove mi trovavo io, nascosto nell'ombra onnipresente della stanza.
Improvvisamente uscì fuori e con passo lento e aggraziato si avvicinò alla scrivania. Era un ragazzo alto e muscoloso, anche lui illuminato appena dalla luce fioca del proiettore in standby.
Sulle labbra aveva un ghigno divertito, probabilmente per la mia reazione sgomenta.
E certo, accorgersi che c'è qualcun altro in una stanza senza che me ne fossi accorta prima era stato davvero un colpo basso! Sia per la mia carriera che per la mia autostima.
Aveva capelli mossi e ribelli di un colore ibrido, simile al bronzo, pelle chiara e grandi occhi verdi. Indossava una camicia bianca a maniche corte, sbottonata sul petto in modo da mettere ben in risalto i muscoli.
Quando con gli occhi risalii al suo volto, sembrò ancora più divertito di prima. E strafottente.
Mi stette subito antipatico, e capii con che genere di persona stavo per avere a che fare. Uno di quei ragazzi che si credono fighi al 100% solo perchè hanno un bel faccino e molte ragazzine cadono ai loro piedi.
E poi...era il nipote di Marcus! Ovvio che non avesse fatto alcuna fatica - al contrario della sottoscritta - per diventare un agente segreto!
Ero sicurissima che la missione sarebbe andata a rotoli se avessi dovuto lavorare e collaborare con un bell'imbusto come quello. Non osavo immaginare cosa sarebbe potuto succedere. Fosse stato per lui il tetano avrebbe potuto diffondersi anche subito, ne ero certa.
Sempre con il sorriso arrogante in faccia si avvicinò maggiormente a me e senza apparentemente accorgersi del mio sguardo scettico prese la mia mano tra le sue, per poi baciarmela.
Ma cha galanteria...
"Sono Edward Cullen, moltissimo piacere.", disse con una voce bassa e senza ombra di dubbio seducente.
"Isabella Swan", risposi io semplicemente, con tono neutro, tanto per non fargli capire che avevo già capito tutto di lui.
"Bene, sono felice che vi siate finalmente presentati!", esclamò Marcus molto più entusiasta di prima. "Mi raccomando, continuate a conoscervi, vi voglio molto affiatati! Riflettete insieme sulla missione...e domani mattina puntuali!"
Sembrava che non appena Edward avesse fatto il suo 'ingresso trionfale' si fosse illuminato. Cose da pazzi.
"A domani...", biascicai demoralizzata, prima di dirigermi verso la porta, aprirla e chiuderla dietro di me con forza. Aspettavo di sentire il solito tonfo dietro di me, mentre cominciavo a camminare. Tonfo che non arrivò, perchè Edward era sgattaiolato all'esterno e stava chiudendo la porta delicatamente.
Poi vi si appoggiò a peso morto e disse strafottente: "Allora, Isabella, vogliamo parlare un po' o passiamo subito ad attività più...concrete?", mi stava facendo la radiografia con gli occhi, dall'alto al basso e viceversa.
"Non lo sai che i raggi X fanno male alla pelle? Preferirei evitarne, grazie!", gli avevo risposto per le rime, per una volta! Avevo gli occhi ridotti a due fessure, l'immagine dell'acidia praticamente. Mi mancava solo di battere il piede per terra e sarei stata perfetta.
Lui ridacchiò, poi si scusò, con l'intento di suonare poetico: "Mi scusi, mademoiselle...sono però sicuro che riusciremo ad approfondire la nostra conoscenza dimenticando questo piccolo dettaglio ospedaliero..."
"Io invece credo proprio che andrò in hotel a prepararmi per la missione", affermai seria.
Lui sorrise e si avvicinò.
Quando fu troppo vicino, sussurrò: "Eddai, Isabella...devi per forza pensare alla missione? Lo so che è importante e tutto il resto, ma credo che dovremmo preoccuparcene già abbastanza domani, perciò...perché non ne approfittiamo per distrarci un po'?", mi fece l'occhiolino e prese in mano una ciocca dei miei capelli castani, rigirandosela tra le dita.
Feci un respiro profondo, per evitare di dire qualcosa che forse avrebbe compromesso un po' troppo il nostro già molto precario rapporto.
Ero sempre stata una ragazza seria, con dei forti e sani principi. Mio padre era il capo della polizia della cittadina dove abitavo, lavoro che avevo sempre ammirato, ma...col tempo cominciai a desiderare anche qualcosa di più. Vedevo gli agenti della CIA come una specie di super eroi fantastici...il mio sogno era quello di diventare una di loro.
Avevo faticato tanto, tantissimo per ottenerlo, ma alla fine ce l'avevo fatta, a dispetto di tutti coloro che volevano andassi a fare la commessa in un qualche negozietto di provincia o dei soldi che purtroppo scarseggiavano e a volte mi impedivano di svolgere i corsi e l'addestramento.
Nonostante questo mio temperamento e questa mia continua voglia di ottenere grandi risultati, ero una ragazza divertente e simpatica, quando volevo. Avevo anche avuto diverse avventure amorose e non ero certo una alle prime armi, come forse pensava il bell'imbusto che avevo di fronte.
Non potevo farmi mettere i piedi in testa da lui, non solo per un suo capriccio e la sua voglia di non fare nulla.
Se non avesse collaborato, avrei fatto tutto da sola, parola mia.
"Buona serata", dissi prima di voltarmi dall'altra parte e infilarmi nell'ascensore, chiamato in precedenza, per allontanarmi da quel ragazzo così attraente e pericoloso.
* * * * *
Il suono fastidioso e metallico della sveglia mi ridestò dal sonno poco tranquillo che stavo facendo.
Sarà per i pensieri riguardanti la missione, per lo stress causato dalle parole di quel cretino, o semplicemente per la mancanza del mio caldo, duro, vecchio materasso.
Mi alzai a sedere sul letto, ancora ad occhi chiusi, borbottando frasi sconnesse.
Quando riuscii a sollevare completamente le palpebre guardai la mia assassina e vidi che erano le 6.00, come previsto.
"Oggi non hai sgarrato e ti perdono, ma la prossima volta...", dissi con voce minacciosa dirigendomi verso il bagno.
Cercavo di non pensare che parlare con gli oggetti non era la cosa più normale da fare di prima mattina.
Quando mi avvicinai allo specchio, per poco non spiaccai un salto da spaccare soffitti e pavimenti dei cinque piani superiori. Avevo due occhiaie da sembrare un panda!
Certo, non era una novità per me, ma almeno il giorno in cui avrei dovuto conoscere i miei futuri colleghi potevo risparmiarmelo!
Mi armai di correttore e taaanta cipria per tentare di coprire quel disastro sul mio volto, e alla fine fui soddisfatta.
Per una volta che non ero in missione ne avrei approfittato per vestirmi con qualcosa che non fossero le solite tutine attillate nere per mimetizzarsi con l'oscurità. Non avevo mai avuto grandi passioni per la moda, anzi, e mia madre non aveva mai smesso di dirmi che in quanto a gusti in abbigliamento sembravo una depravata.
Ahimè, sinceramente non vedevo nulla di male nei miei pigiamoni rosa con stelline e angioletti, nei miei larghi pantaloni di jeans e nei maglioni di lana caldi e morbidi.
Però adesso eravamo in estate, perciò ne approfittai per mettermi, per una volta, una camicetta comprata da mia madre per il mio scorso compleanno. Era a maniche corte un po' bombate, a quadretti bianchi e azzurri con un fiocchetto nel mezzo, sopra il seno, risaltato forse un po' troppo. No, non era proprio il mio genere. Ma sempre meglio di quelle nuove 'divise' che erano spuntate fuori da un anno! Ci voleva un coraggio a chiamarle semplicemente 'divise'! Quelli erano dei completini porno, praticamente! Corti, attillati e scollati: tanto per mettere un po' in mostra le tette e deconcentrare qualsiasi agente maschio, oltre che gli avversari.
Quando avevo protestato dichiarando che non avrei mai messo quella robaccia mi avevano sbiegato che gli 'stracci', come li avevo definiti io, erano stati disegnati da un'agente che apparentemente se ne intendeva molto di moda. E detto questo dovetti indossarli...sempre.
Scossi la testa ricordando il nervosismo che avevo andando in giro vestita a quel modo, anche se nell'oscurità. Poi scavai un altro po' nella valigia, trovando dei jeans corti fino al ginocchio. Niente di provocante, certo, ma nemmeno un sacco della spazzatura!
Una volta pronta lasciai le chiavi alla reception e uscii dall'hotel. Poi presi un taxy, e in una ventina di minuti mi ritrovai, come ieri, davanti al quartier generale della CIA.
Entrai nell'edificio e rimasi nel corridoio in attesa dell'arrivo di Marcus o del suo 'adorabile' nipotino.
Mi appoggiai alla parete, controllando il mio orologio da polso. Erano le 7. 5, e non avevo nemmeno fatto colazione tanta era la pressione che mi avevano fatto.
Sbuffai sonoramente.
"Vuoi un cappuccino?", proruppe una voce melodiosa alle mie spalle.
Mi voltai di scatto.
Dinnanzi a me si ergeva, in tutta la sua scultorea bellezza, Edward Cullen, con un bicchierino marrone delle macchinette in mano.
Anche in versione 'appena alzato dal letto' - come testimoniavano i suoi capelli - era davvero bello.
"Magari...", mormorai, immaginando che mi offrisse il suo. Mi ero momentaneamente dimenticata che mi trovavo di fronte un enorme stronzetto strafottente, ma progettavo di ritornare cosciente entro pochi minuti.
"La macchinetta è al piano superiore", disse sorridendo e sfoggiando una schiera di denti bianchi e perfettamente allineati. Poi, con moltissima nochalance, sorseggiò il suo cappuccino caldo.
Che razza di bastardo!
Aprii la bocca indignata, con l'intenzione di insultarlo in ogni modo possibile e immaginabile, poi però la richiusi di colpo e girai i tacchi, desiderosa di allontanarmi il prima possibile da lui.
"Ehi, dai, stavo scherzando!", esclamò lui dietro di me.
Lasciarmi in pace no, eh?
Non risposi e continuai a camminare imperterrita verso 'l'ignoto'.
Improvvisamente me lo ritrovai davanti con il fiatone e una mano tesa verso di me, come a fermarmi.
"Dai...se vuoi... puoi prendere il mio...", disse tra i sospiri mostrandomi il bicchierino mezzo vuoto.
Lo fissai scettica e poi dissi acida: "Adesso che l'hai bevuto tu proprio no."
"Ma dai, mica ho la lebbra! Comunque, sempre che ti interessi saperlo, siamo tutti al piano di sopra e ti stavamo aspettando", m'informò.
"E' la seconda volta in vita mia che sono qui, come facevo a saperlo?!", protestai indispettita.
"Per questo sono sceso a cercarti, e già che c'ero ne ho approfittato per fare colazione. Adesso andiamo, però. Dopo dovrò presentarti tutti gli altri membri della missione"
"Ok". Per una volta avevo acconsentito senza protestare o fare commenti: questo sì che era un passo da gigante!
Per tutto il tragitto rimanemmo in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. I miei riguardavano i miei futuri colleghi. Se fossero stati tutti come Edward o peggio mi sarei licenziata seduta stante.
Ad un certo punto alzai lo sguardo per chiedergli se dovessimo girare a destra o a sinistra, ma lo trovai intento a fissarmi.
"Ehm, ehm", mi schiarii la voce, sospettosa. Chissà che strane intenzioni aveva...
Edward sbatté un attimo le sopracciglia, poi balbettò: "Quella camicetta ti sta molto bene...". Perchè i toni maliziosi di quell'affermazione li sentivo solo io?
Dopo un altro po' di strada - fortunatamente in silenzio - , Edward bussò a una porta bianca e l'aprì immediatamente, senza aspettare una qualche risposta dall'altra parte.
Non appena lo seguii e varcai la soglia della stanza mi ritrovai con una ventina di occhi puntati addosso, come se fossi uno spettacolo da baraccone.
"Ben arrivata, Isabella, aspettavamo solo lei!", proruppe Marcus con tono allegro, sottolineando bene l'ultima parte della frase e facendomi capire che se avessi fatto di nuovo un ritardo di quel genere - secondo più, secondo meno - sarei stata fuori. E il nipotino che va' a farsi una passeggiatina e già che c'è la colazione, no, eh? E certo, lui aveva il lascia passare...
Sorrisi nervosa in risposta, ancora a disagio per  quegli sguardi puntati addosso.
"Direi che adesso che ci siamo tutti", e qui un'altra occhiata alla grandissima Bella non poteva certo mancare, "mostrerò l'identità dei soggetti sospetti. Poi Edward le farà fare le presentazioni con gli altri membri della squadra, signorina Swan"
Annuii, già mi aveva informato lui.
Feci qualche passo avanti, con l'intenzione di andare a rifugiarmi nell'angolo più remoto della grande stanza. Stranamente un po' di luce penetrava, al contrario di quelle che mi erano sembrate le abitudini di Marcus.
Tutti - eccetto Marcus - erano seduti a gambe incrociate per terra e mi fissavano come degli uccellini guardano la propria madre che porta loro dei vermicelli freschi freschi. O per lo meno, in molti. C'era una ragazza, in particolare che mi osservava con gli occhi assottigliati, quasi con un'espressione di odio. Aveva degli occhi azzurri freddi e glaciali che passavano piano piano da me a Edward che mi guidava attento a non pestare le mani di nessuno.
Mentre il mio sguardo vagava tra i presenti mi sorpresi di vedere persone così differenti e particolari. C'era un ragazzone enorme che sembrava un gorilla e una ragazza minuta ed esile, con capelli neri corvini e occhi verdi-azzurri così pieni di vita e luminosità che mi aspettavo quasi di vederli luccicare. Sembrava davvero un folletto! Poi c'era anche una ragazza, seduta accanto all'uomo-armadio, di una bellezza e di una sinuosità sconvolgente. Bionda, alta, con tratti delicati e forme e curve al posto giusto. Mi sentii così inferiore che distolsi lo sguardo dal suo corpo, prima che potessi mettermi a singhiozzare davanti a tutti.
Finalmente giungemmo a un angolino libero e fui costretta e sedermi vicino a Edward, che invece non sembrava affatto dispiaciuto.
Improvvisamente le luci si spensero - e come volevasi dimostrare l'abitat naturale di Marcus tornò a farsi sentire - e una luce fioca illuminò un foglio bianco sulla parete, rivelando un uomo sulla trentina d'anni, biondo. I suoi capelli erano lunghi e raccolti in una coda bassa, aveva una leggera barbetta sul mento e sulle guancie e degli occhi grigio-azzurri. La prima impressione che quel volto mi suggerì fu di minacciosità.
"James Cam, un vero e proprio 'segugio' degli affari. Pensate che un giorno si era dovuto assentare dal lavoro per recarsi al funerale di sua madre, ma non per questo, a dispetto di tutti gli altri affaristi, è riuscito ad accaparrarsi l'affare del secolo!", proruppe Marcus indicando la fotografia.
"Davvero notevole", continuò, "peccato che, come dimostra la sua espressione, non sia una delle persone più raccomandabili al mondo. La nostra Alice lo può confermare, essendo stata una delle sue vittime.", concluse indicando con lo sguardo la ragazza folletto. Era seduta sulle ginocchia di un ragazzo biondo, molto più alto di lei e muscoloso. La stringeva a sé con le braccia, forse a rassicurarla.
"Sì...", sussurrò flebile.
"Per chi non lo sapesse", riprese Marcus con un'occhiata rassicurante alla ragazza , "Alice e Cam sono stati insieme, un po' di anni fa; e quando lei lo ha lasciato lui non ne ha assolutamente voluto sapere e le ha fatto vivere un vero e proprio inferno attraverso lo stalking. E' durato tre anni, finché non è riuscita a denunciarlo e a completare il suo addestramento come agente della CIA", adesso la guardava con compiacimento e ammirazione. Chissà che ruolo aveva avuto lui in questa storia...
Non dubitavo affatto che quella ragazza dovesse essere una vera e propria forza vista l'esperienza che aveva vissuto per tre anni.
"Per questo motivo è stato il primo sospettato. Dopo aver sentito e visto quello che è stato capace di fare, non sarebbe una sorpresa sapere che è lui il burattinaio di questa messa in scena. D'altronde sembra che la mente ce l'abbia e la usi molto, anche se non per gli scopi più giusti. Di lui si occuperanno Aro e Irina. Pensate di farcela, ragazzi?", chiese Marcus. Si stava rivolgendo ad una ragazza con i capelli di un biondo così pallido da sembrare bianchi seduta vicino all'inceneritrice. L'altro, invece, era un uomo con i capelli e gli occhi neri. Non sembrava affatto giovane come noi altri, anzi, sembrava avere su per giù l'etù di Marcus. E questo significava sicuramente molta esperienza.
I due si fissarono un attimo, poi annuirono. Avevo l'impressione che in ogni missione questi due avessero lavorato insieme: c'era chimica tra loro.
"Bene, adesso passiamo al prossimo.", detto questo, Marcus si avvicinò al proiettore e cambiò fotogramma.
Il secondo uomo avrà avuto più o meno la stessa età del precedente, aveva capelli castani corti e grandi occhi marroni... Questo volto non mi era nuovo.
"Questo è Riley Bears. Molti di voi lo ricorderanno per essere un pedofilo. Eh, sì, è lui il famigerato stupratore della piccola Bree Tanner, la cui disavventura ha riempito per più di un mese le nostre cronache. A quest'ora Bears dovrebbe essere ancora al fresco, ma con tutti i soldi che ha è riuscito a farsi scagionare. E' un ricchissimo ereditario figlio di papà. Non so quante ville, case, proprietà o qualsiasi ricchezza possa avere, ma è indagato. Alice, Emmett, questo spetta a voi."
La ragazza, alla notizia, si illuminò di un sorriso smagliante e rispose: "Certo!", seguita a ruota dal ragazzo gorilla, Emmett.
"Perfetto...adesso, ecco a voi Billy Black", disse Marcus indicando la nuova foto. Questa volta si trattava di un uomo sui sessant'anni con una carnagione olivastra, occhi e capelli lunghi nero lucido. Dalla lunghezza di quest'ultimi e dal capello che portava in testa si poteva intuire che fosse un indiano d'America.
"Forse l'avrete sentito nominare...è quello che una trentina d'anni fa andò in Italia proprio quando, giocando al Superenalotto, si potevano vincere 121,3 milioni di euro! E indovinate un po'...ha vinto! Roba da pazzi, vero?", esclamò scuotendo la testa con entusiasmo.
"Fortunaccia sfacciata", sibilò Edward al mio fianco, indignato al massimo.
Sospirai, come per dire che purtroppo queste cose capitano.
"Come tutti coloro che hanno ste fortune, ha perso la testa e ha pensato bene di usare la sua barca di soldi per spacciare marijuana in tutta la sua riserva indiana e dintorni. E proprio durante un inseguimento con la polizia è caduto e ha perso l'uso delle gambe finendo in sedia rotelle fino ad adesso. Ha tre figli: due gemelle di 30 anni e un altro di 25. E sapete qual è la cosa più strana di Balck, nonché la cosa che mi fa più imbestialire quando penso a lui? E' che ha un esercito di guardie a sorvegliare tutte le sue proprietà, come se le migliaia di telecamere nascoste non bastassero! Il che è senza dubbio sospetto. Perciò...di questo vecchietto si occuperanno Isabella e Edward"
"Vaiiii Eddy!!!!", un voce stridula risuonò nel silenzio della stanza: era Emmett che aveva imitato gli urletti di una delle fan di Edward - ovvero una bimbamichia - facendo sbellicare dalle risate tutti i presenti.
"Sono sicuro che il nostro Eddy sarà all'altezza del compito", riprese suo zio ridacchiando.
E io?
E se io non fossi d'accordo?
No, scusate, dico ma vi accorgete che esisto anche io oltre a questo gran cretino con un'orda di fan?
Apparentemente no, perché il carissimo Marcus passò al prossimo sospettato senza degnarmi nemmeno di uno sguardo.
Se queste erano le conseguenze dei ritardi sarei sempre arrivata con due ore d'anticipo!
"Adesso il prossimo...anzi, la prossima!", prima che potesse continuare, però, Edward mi si avvicinò e sussurrò al mio orecchio: "Ah, la popolarità..."
Dio mio, che faccia tosta!!!!!!!!!!
"Jessica Stanley", riprese Marcus fingendo di non aver visto scintille e saette fuoriuscire dai miei occhi, "vincitrice di un reality show, è stata prima coinvolta in un traffico di droga e poi accusata di omicidio verso il suo ex, Eric Yorkie, il cui caso rimane tutt'ora irrisolto."
La sospettata aveva capelli neri molto ricci e voluminosi. Dal suo volto però non sembrava una vera e propria bellezza.
"Questa ragazzina, se guidata dalle persone sbagliate, sarebbe capace di fare cose come quelle che presenta la nostra missione. A lei staranno addosso Zafrina e Nahuel."
Vennero indicati due ragazzi molto belli, dalla carnagione scura e tratti marcati, con dei capelli neri lisci e setosi intrecciati.
Annuirono entrambi, la ragazza con un sorriso sul volto.
Detto questo passammo alla prossima sospettata.
"Ragazzi, questa signora che vedete qui è molto, molto importante. Vedete, è Leah Clearweather, una delle dottoresse più affermate del West Seattle General Hospital, luogo da cui sono stati rubati i batteri di tetano dai campioni per le vaccinazioni. Lei è la sospettata numero uno, per i suoi precedenti, ma non si sa mai, potrebbe essere chiunque dottore autorizzato dell'ospedale. Perciò, i nostri gemellini Hale avranno il compito di non solo sorvegliare molto attentamente Leah, ma anche tutto il resto del personale che potesse fare questo genere di furto. Vi fingerete moribondi, tanto all'ospedale abbiamo un nostro agente in incognito che farà modo che rimaniate lì."
La sua carnagione era un po' olivastra, gli occhi attenti, neri come i capelli, corti fino alle spalle.
Il piano non sembrava affatto male, ma ancora mi stavo scervellando per capire chi potessero essere i 'gemellini Hale'.
"Jasper e Rosalie, quei due biondi.", m'informò Edward notando la mia ricerca. "Poi ti presenterò tutti gli altri"
Annuii in risposta e concentrai nuovamente la mia attenzione su Marcus.
Sulla parete adesso era proiettata la fotografia di una donna molto elegante con una chioma rossa molto appariscente: sembrava una fiamma.
"Victoria Lefevre, nuova compagna di James Cam e ideatrice di quella che doveva essere la 'rapina del secolo'. Cosa che, modestamente grazie ai nostri agenti, non è stata. Era stata organizzata a puntino, lo devo ammettere, ma mai fidarsi troppo di qualcuno perché per fortuna le soffiate arrivano! Ovviamente James le ha fatto evitare la sedia elettrica o qualcosa del genere perciò dopo solo sei anni è stata scarcerata. Non vive insieme a Cam, ma stanno insieme. Angela, Ben, siete dei nostri?", si rivolse a due ragazzi, seduti l'uno distante dall'altra. Erano molto comuni come aspetto e annuirono con molta serietà.
"Ora mancano solamente due sospettati...", s'interruppe un attimo per manovrare il proiettore, "quello che vedete è Sam Uley."
Era un uomo di cinquant'anni, su per giù, anche lui con una carnagione scura, occhi e capelli neri.
"Era l'ex marito di Leah Clearweather, e ha fatto tanta fortuna anche lui grazie all'ex moglie. Adesso possiede ancora molto, ma ha perso da un pezzo la retta via. Da quando sua moglie se n'è andata ha perso il lume della ragione. Ha un figlio, Seth, avuto con un'altra donna ancora. Leah, a quanto si dice, lo odiava con tutta sé stessa e fu uno dei motivi per cui lasciò Sam. I suoi precedenti non sono roba da poco, tra droghe varie e risse in luoghi pubblici, per questo è un sospettato. Di lui si occuperanno Benjamin e Tia. Sentite di farcela, ragazzi?", chiese a due ragazzi dalla pelle ambrata. Entrambi si guardarono con gli occhi carichi di una dolcezza e di una tenerezza incredibile. Poi il ragazzo si rivolse di nuovo a Marcus e rispose: "Sì, certamente."
Il suo accento aveva un che di strano, non certo americano. "Sono di origini egiziane", disse Edward.
Come aveva fatto stavolta?
Gli posi la domanda con un semplice sguardo a cui lui prontamente rispose, con la sua solita sfrontatezza.
"Quando sei perplessa o non capisci qualcosa ti si forma una piccola ruga tra gli occhi, per questo l'ho capito"
Ah, che illuminazione!
"Finalmente siamo giunti all'ultimo: Mike Newton. Non mi dite che non l'avete mai sentito perché non ci credo. Tanto per la cronaca, è la nuova star del cinema del momento anche se come doti recitative siamo proprio a livelli mostruosi. Piace semplicemente per il suo bel faccino, tutto qua, mi auguro che tutti lo sappiano! E' stato arrestato più volte per uso di cocaina e per essersi ubriacato e aver picchiato gente nei pub tante di quelle volte che la polizia ha perso il conto. E fin qui forse potrebbe andar tutto bene se non fosse che le conoscenze che ha sono davvero criminali e che non gli costerebbe nulla, perciò, organizzare una sceneggiata simile. Tanya, Garrett?". Questa volta chiese agli ultimi due rimasti. La ragazza inceneritrice per cui sicuramente non avevo un debole, e un altro ragazzo pallido con i capelli castani e l'aria simpatica. Non lo invidiavo affatto per la sua compagna di squadra.
"Certamente", rispose Tanya, con una voce così nasale e starnazzante da farmi venire quasi da ridere.
Quasi perché ricordavo bene i suoi occhi fiammeggianti e non avevo tanta voglia di ritrovarmeli di fronte un'altra volta.
"Oooh! Alleluja ce l'abbiamo fatta! Ci sono domande, ragazzi? Soddisfatti dei soggetti a cui siete stati affibbiati?"
"Sì, sì", "Certo!", "Mmm...sì, dai", "Ma che domande!": la stanza si riempì di esclamazioni varie ma comunque affermative.
"E lei, Isabella?", chiese Marcus incoraggiante.
E di nuovo il silenzio di tomba, oltre che i quindici occhi puntati su di me.
"Avrei una richiesta", dissi dopo essermi schiarita un attimo la voce.
Sembrò piuttosto sorpreso. "Mi dica."
"Mi può chiamare semplicemente Bella? Il mio nome per intero non mi piace un granché"
Ero sicuro di averlo stupito, in qualche modo.
Dopo qualche secondo infatti rispose: "Oh...sì, certo, naturalmente. Riguardo alla missione?"
"Soddisfatta", dichiarai sorridendo.
"Me ne compiaccio", ricambiò il sorriso, prima di riaccendere, finalmente, la luce. Dovetti chiudere per un po' gli occhi prima di riadattarmi ad essa.
"Vieni,", mi richiamò Edward, che invece non aveva avuto alcun problema con gli occhi "ti devo presentare gli altri, ricordi?". Perché il suo tono doveva essere sempre e dico sempre da maestrino so tutto io?
"Sì, che me ne ricordo!", ribattei dura alzandomi in piedi.
Anche gli altri si stavano alzando, e si diressero verso il corridoio piano, piano formando dei gruppetti.
Io mi limitai a seguire Edward e lasciarmi guidare da lui.
Mi portò subito da Alice, la ragazza folletto, e il suo fidanzato, uno dei gemelli Hale di cui però non ricordavo il nome.
"Alice, Jasper, vorrei presentarvi Isabella", proruppe non appena ci fummo avvicinati.
Mi spostai più a destra arrossendo un po', per lasciare che il corpo di Edward non mi coprisse.
Alice a quelle parole sembrò davvero illuminarsi e i suoi occhi, così vivaci e pieni di vita, presero a guizzare allegri su di me.
"Bella basta", dissi sorridendo e porgendo la mano verso la ragazza.
"Molto piac...", non feci in tempo a finire che il folletto mi saltò addosso, come fosse un koala.
Rimasi un po' scioccata da quell'abbraccio così caloroso verso una tizia che non aveva mai visto in vita sua, cioè me.
Dietro di lei, però, Jasper mimò con le labbra un 'non ti preoccupare, è fatta così', e riuscii a tranquillizzarmi un attimo.
Non appena Alice si decidette a sciogliere la presa su di me sorrise di nuovo raggiante.
"Alice, tantissimo piacere!", esclamò.
"Lo è anche per me!", dissi ricambiando il sorriso: non potevo mostrarmi seria e diffidente verso una ragazza così simpatica e affettuosa.
Una volta salutata lei mi presentai a Jasper che mi rispose subito, anche lui con il sorriso sulle labbra: "Benvenuta a bordo!"
"Grazie! Sono davvero molto felice di far parte della vostra squadra...ho fatto moltissimi sacrifici per diventare un'agente della CIA e adesso che ho realizzato il mio sogno non sapete quanto ne vada fiera!", risposi entusiasta.
Ero intenzionata a rimanere a parlare ancora con quei due, mi erano sembrati subito dei bravi ragazzi, molto simpatici. Purtroppo però arrivò Edward a sconvolgere, come sempre da quando lo avevo conosciuto, i miei piani.
"Sono certo che continuerà dopo il suo racconto, vero Isabella?", l'occhiata inceneritrice con cui accompagnò la frase mi fece capire che era un ordine, e non potevo rifiutare.
"Certo...a dopo, allora!"
"Ciao Bella!!!!!", salutò felice Alice, mentre Jasper si limitò a un cenno, mentre sorrideva.
Una volta che ci fummo allontanati un altro po' verso il corridoio gli dissi stizzita: "Tanto per la cronaca, preferirei essere chiamata Bella, non Isabella!"
Lui sorrise divertito, poi rispose ghignando.
"Come desideri, Isabella"
"Tu proprio la mia lingua non la vuoi capire, eh?", chiesi acida e indispettita.
"Naah, in questo momento non rientra nelle mie priorità", rispose sempre con quel sorriso da schiaffi. Un sorriso che abbinato ad una faccia che già di per sé è da prendere a ceffoni non faceva altro che instigarmi alla violenza prettamente fisica.
"Quale onore se vi rientrasse...", borbottai guardando il pavimento.
Non ebbe il tempo di ribattere però, perché mentre stavamo girando l'angolo ci imbattemmo nei due ragazzi dalla pelle scura e dai capelli intrecciati.
"Hey, ragazzi! Vorrei presentarvi Bella", sottolineò bene l'ultima parola con un'occhiata di sottecchi verso di me.
La ragazza sorrise, rivelando una schiera di denti dritti, bianchi e perfetti.
"Moltissimo piacere! Io sono Zafrina", mi porse la mano e la strinsi subito, con entusiasmo. Nella sua voce c'era un accento molto particolare.
"Anche per me", risposi; poi mi rivolsi al ragazzo che invece mi osservava attento, nonostante non avesse detto ancora una parola.
Forse anche troppo attentamente.
"E' un piacere fare la tua conoscenza", proruppi porgendogli la mano.
Lui sorrise debolmente, poi afferrò la mia mano per due secondi o anche meno.
"Allora, cosa ne pensi della missione?", chiese Zafrina entusiasta.
"Oh, è davvero molto interessante. Anche se è anche molto preoccupante. Io non ho fatto il vaccino contro il tetano, e se si dovesse riverificare l'epidemia credo che tutti quelli nati dopo gli anni '70 non riuscirebbero a sopravvivere, non senza aver fatto le vaccinazioni anti tetanica a cicli"
"Già, hai proprio ragione. Chi ha organizzato questa pagliacciata sicuramente non sa che rischi comporta verso tutta l'umanità o comunque le nuove generazioni.", rispose con molta serietà. Sentivo che saremmo andate molto d'accordo, avevo scoperto di avere molte cose in comune con lei anche solo dopo cinque minuti, perciò una bella amicizia era quanto meno sicura.
"Io invece spero semplicemente che riusciremo ad uscirne vivi e magari anche a risolverla...il più presto possibile", s'intromise Edward.
Feci un sospiro. Chi, chi l'aveva interpellato stavolta? No, perché davvero senza il suo colpo di genio non avremmo saputo come sopravvivere...
"Qualche problema, Isabella?", chiese divertito notando la mia faccia.
"No, nessuno, Cullen", gli risposi a denti stretti.
"Perfetto! Allora direi che ti posso presentare tutti gli altri!", esclamò, "Con permesso...", si rivolse a Zafrina con un inchino a dir poco pietoso, secondo i miei parametri, a cui lei rispose con un'occhiata scioccata.
Edward, senza aspettare alcuna risposta - che probabilmente non sarebbe arrivata comunque -, mi prese per il polso e mi trascinò verso un gruppo numeroso di cui faceva parte l'inceneritrice.
"Ehi!!! Ciao, ragazzi, come è andata l'ultima missione? Quella del depuratore dell'Oceano Indiano?", chiese un Edward improvvisamente entusiasta e allegro, senza badare minimamente a me e soprattutto alle presentazioni.
"Oh, Edward! Ma quanto tempo è passato dall'ultima volta che...ci siamo visti!", lo salutò calorosamente l'inceneritrice abbracciandolo.
Vomitevole, vomitevole allo stato puro.
E apparentemente la mia faccia lo doveva dimostrare perché Tanya mi guardò scioccata, arcuando mostruosamente le sopracciglia.
Si staccò da Edward stizzita, riavvicinandosi velocemente a Garrett, il poveretto che l'avrebbe dovuta sopportare in missione.
"Qualche problema?", chiese acida abbassandosi alla mia altezza, come se parlasse con una bambina di tre anni.
Certo, era molto più alta del mio metro e sessantacinque, ma non c'era certo bisogno di farmelo notare in questo modo! Immaginavo a che punto si sarebbe dovuta chinare se si fosse trovata davanti Alice...
"No, affatto, anzi è un piacere conoscervi", sottolineai bene quel 'vi', tanto per far capire che era il mio ultimo desiderio conoscere lei e basta.
L'uomo armadio, Emmett, allora si avvicinò, passando davanti a Garrett.
Mi squadrò per un attimo attentamente, dall'alto in basso e viceversa, mentre la sua ragazza, la gemella di Jasper, la dea scesa in terra, lo affiancava.
Dopo che ebbe terminato la sua 'osservazione' si rivolse a Edward e gli disse: "Vedi di non sciuparla troppo, eh!"
Tutti i presenti si misero a ridere, esclusa la bionda che ne approfittò per dare una sberla in testa all'orso e Tanya che sembrava piuttosto cotrariata.
"Emmett!", strillò la dea richiamandolo per la sua impertinenza.
"Cosa c'è, luce dei miei occhi? Ne ho semplicemente approfittato per salutare nel migliore dei modi la nostra nuova amica e soprattutto avvertirla di certi giochetti che fa Edward..."
E di nuovo giù altre risate. Solo che...ehm...quei giochetti di Edward avrei davvero preferito non conoscerli.
Stavolta anche la ragazza di Emmett rise e squotendo la testa si avvicinò maggiormente a me.
"Non badare a quello che dice questo orso! Comunque molto piacere, Rosalie!", esclamò sorridendo.
Ah, quel sorriso! Quante donne avrebbero dato via un occhio della testa per averlo!
Nonostante l'estrema bellezza però non sembrava aver perso la testa o atteggiarsi come una regina. Era simpatica e socievole. Forse merito del suo Emmett?
"E' un grande piacere anche per me! E riguardo a Emmett...sul serio, mi auguro che lui e i suoi 'giochetti' se ne stiano a posto durante la missione, altrimenti ci penso io a fargli venire il tetano!"
Adesso furono gli altri a ridere della mia battuta e Edward scosse la testa mimando con le labbra un: 'Dopo ne riparliamo'
"Mi stai simpatica, Bella, ma non credo che potrebbe mai funzionare tra noi... mi rincresce molto!", esclamò Emmett prima di stritolarmi la mano con la stretta fin troppo forte della sua.
"Emmett..!", mi lamentai un po' a disagio.
Per fortuna la lasciò immediatamente facendo riprendere il flusso del sangue che pareva essersi fermato.
"Avrò bisogno di entrambe le mani per la missione, vedi di non dimenticarlo!", mi lamentai pungente, poi mi rivolsi a Garrett.
"Molto piacere, Garrett"
"Oh, vedo che ricordi il mio nome! Il piacere è mio, Bella", rispose lui affabile.
Ah, poveraccio...ancora me lo vedevo nei panni di un martire trucidato.
Ho dimenticato qualcuno? La domanda sorse spontanea nella mia testa, nonostante sapessi benissimo di non essermi presentata ad una persona...
"Be', Edward, adesso meglio andare dagli altri a cui devo ancora presentarmi...è stato un piacere, ragazzi", dissi rivolgendomi prima solo a Edward, poi agli altri.
Una volta per le scale - Edward aveva visto Ben, Angela, Benjamin, Tia, Irina e Aro dirigersi al piano terra -, mi chiese: "Perché non ti sei presentata a Tanya? Sono sicuro che l'ha notato"
"Affari miei", gli risposi con nochalance mettandomi le mani in tasca.
Davanti ad un piccolo bar vi erano i cinque a cui non mi ero ancora presentata...mancava solamente Irina.
"Ragazzi, questa è Bella"
Arrossii un po' davanti a quegli sguardi così curiosi ed investigativi, non mi piaceva farmi notare o analizzare. Ero una persona normale, punto. Non c'era bisogno di radiografie o cose varie.
"Ehm...salve a tutti...", dissi e alzai un mano a mo' di saluto.
Una ragazza, Angela, ricambiò il gesto con timidezza, forse più della mia.
"Ciao, Isabella", disse un ragazzo porgendomi la mano.
"Ciao...", non mi ricordavo il suo nome, e stavo facendo proprio la figura dell'idiota.
"Benjamin", sorrise lui stringendo la mia mano.
Ricambiai il sorriso e passai alla sua ragazza, quella che lui aveva guardato con una dolcezza incredibile.
"Sono Tia, molto piacere", sussurrò lei. Probabilmente le sue usanze egiziane non la spingevano ad un rapporto fin troppo entusiasta con una sconosciuta, difatti non mi diede nemmeno la mano e io non me la sentii di compiere quel gesto che forse non sarebbe stato nemmeno accettato.
"E così tu saresti Isabella Swan...so che hai fatto molte esperienze nonostante i tuoi soli 25 anni", proruppe una voce alla mia destra.
Rimasi per un attimo perplessa poi con lentezza mi girai verso quella voce così calma e allo stesso tempo carismatica.
Gli sorrisi, limitandomi a fissarlo bene. Era quello dell'età di Marcus, più o meno, quello che sembrava avere molta esperienza. I suoi occhi erano accesi, scaltri e attenti ad ogni mia mossa, ad ogni mio spostamento di peso da un piede all'altro. O almeno, così sembrava.
Un falco, era quello l'animale che gli si addiceva di più.
"Lo prendo come un sì...d'altronde, chi tace acconsente. Deve valere molto il lavoro di spia nella CIA, per te", disse di nuovo lui, Aro.
"Sì, è molto importante", risposi sicura con il sorriso sulle labbra.
"Ed è un bene! Salvare il pianeta è certamente qualcosa di cui bisogna andare fieri!"
Nello stesso momento in cui disse quella frase fece la sua apparizione la ragazza con i capelli quasi bianchi.
"Ehi, ti chiami Isabella, giusto? Io sono Irina, molto piacere!", esclamò con una voce abbastanza familiare, per certi versi. Il che era strano dato che non l'avevo mai vista prima di oggi .
"Sì, sono io, molto piacere", dopo esserci strette la mano il ragazzo che ancora non si era presentato mi si avvicinò, un po' impacciato.
"Ehm...io sono Ben, piacere"
"Piacere!", risposi allegra, per rincurarlo. Dopo calammo tutti quanti in un strano silenzio, rotto da alcuni 'bip' o rumori simili. Mi voltai perplessa curiosa di capire da dove provenissero. E guarda un po' ecco il nostro mitico Edward alle prese con il suo cellulare svolgendo una delle occupazioni più filosofiche al mondo: messaggiare.
Lo guardai con le sopracciglia sollevate mentre ridacchiava a qualche frase stupida scritta sul display.
Ero rimasta così concentrata su Edward che non mi ero accorta dell'arrivo di Marcus. Quando sollevai lo sguardo lo trovai con un braccio attorno alle spalle di Benjamin e l'altro attorno a quelle di Aro.
"Ragazzi, devo informarvi del fatto che alle 15 ci saranno forniti tutti gli strumenti e marchingegni vari che vi saranno utili per la missione, oltra che la distribuzione delle rispettive divise"
"Oh, splendido, non vedo l'ora! Quelle divise sono così belle...scollate e attillate al punto giusto!", starnazzò Irina quasi battendo le mani e saltellando sul posto.
Lei adorava quelle divise?!
Oh, santo cielo...
"Lo so, Irina. Ah, Isabella...le consiglio di non programmare nulla per la cena, perché rimarrà da noi per tutta la serata."
"Per la cena?", chiesi aggrottando le sopracciglia. "E il pranzo?"
"Oh, be' quello era scontato che lo facesse qui!", esclamò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Ah, ok, come vuole lei...", dissi io un po' incerta facendo ridere Angela, Tia e gli altri.
Improvvisamente sentii qualcosa di caldo sfiorarmi il collo e mi irrigidii.
Era Edward.
"Sarà una lunga giornata, Isabella...", sussurrò al mio orecchio prima di soffiare sulla mia pelle.
I brividi che vi si formarono di conseguenza non mi piacquero affatto.
Anche perché non erano brividi di freddo.






OH, OH...EEEHM...SINCERAMENTE MI SONO ACCORTA SOLO ADESSO DEL FATTO CHE QUESTO CAPITOLO è UN BEL PO' LUNGHINO....SPERO POSSIATE PERDONARMI!!!
FORSE QUESTE PAROLE SONO DETTE AL VUOTO DATO CHE NON SO SE CI SARà MAI QUALCUNO CHE LEGGERà QUESTA FICCI, MA VOGLIO COMUNQUE DIRE CHE L'IDEA DELLE SPIE MI è VENUTA IN MENTE QUANDO ERO SOTTO LA DOCCIA (DICIAMO CHE TUTTE LE NUOVE IDEE DI FF MI SONO VENUTE MENTRE ERO IN BAGNO...STA A VOI GIUDICARE LA MIA SANITà MENTALE! XD) E DATO CHE LE SPIE E LA CIA MI HANNO SEMPRE AFFASCINATO MOLTISSIMO HO DECISO DI SCRIVERE IL PRIMO CAPITOLO!
RIGUARDO AL TETANO E ALLA MISSIONE, MI AUGURO CHE POSSANO ESSERE ABBASTANZA INTERESSANTI ANCHE SE CI TENGO A PRECISARE CHE IO SUL TETANO SO POCO E NIENTE, PERCIò QUELLO CHE TROVATE SCRITTO PROVIENE ESCLUSIVAMENTE DA WIKIPEDIA E DA QUELLO CHE MI RICORDO DEI LIBRI DI SCIENZE! PERCIò NON PRENDETELE TROPPO SUL SERIO, ANCHE SE NELLA MISSIONE è MOOOOLTO IMPORTANTE!
SPERO CHE I PERSONAGGI E I SOSPETTATI VI PIACCIANO...E ANCHE COME HO IMMAGINATO EDWARD E BELLA IN QUESTA FICCI!!!
MI AUGURO CHE CONTINUIATE A SEGUIRMI (SEMPRE CHE CI SIA QUALCUNO...XD)!
E PER PIACERE...UNA PICCOLA RECENSIONE SAREBBE MOLTO, MOLTO GRADITA!
UN BACIONE!

P.S. I PROSSIMI CAPITOLI NON SARANNO LUNGHI QUANTO QUESTO, NON VORREI ILLUDERVI O SPAVENTARVI! XD
   
 
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