Passato & Presente
Capitolo 1
Quei balli non li
avrebbe mai capiti. Non si trovava a suo agio quando vi partecipava, come se il
proprio corpo sentisse i complotti e le malizie che serpeggiavano tra le
persone presenti, e non poteva fare a meno di rabbrividire ogni volta. Tuttavia
la sua famiglia era sempre stata chiara su quel punto: come membro della
famiglia non poteva esimersi dal parteciparvi. Era una questione d’immagine…ma
cosa ci poteva fare se si sentiva un pesce fuor d’acqua? Al diavolo l’immagine,
insomma! Ed ancora una volta, quindi, ecco che partecipava ad un nuovo ballo,
con sempre le stesse persone che cercano di essere ciò che non sono, che si
profilano in sorrisi che potrebbero uccidere il serpente più velenoso, battute
stupide che le donne cercano di propinare a qualche uomo facoltoso, strategie
sussurrate a bassa voce convinti che nessuno lì se ne accorgerebbe; no, proprio
un mondo in cui non si riusciva a ritrovare.
Le volte del palazzo
dove si svolgeva la festa erano ricoperte di bellissime raffigurazioni di
personaggi tonici, che sembrano farsi gli affari propri, tendendo sempre un
orecchio anche a quello che avviene sotto di loro per rimanere al passo con gli
ultimi pettegolezzi e novità; erano proprio loro ad avere in mano la situazione
conoscendo infine tutti i segreti che erano rinchiusi in quella cappa
splendente: non si poteva fare affidamento sul sorriso che quella donna dal
seno nudo stava facendo al Bacco che aveva vicino, perché in realtà si stava
solamente facendo beffe di ciò che succedeva lì sotto. E di quel bel Putto che
cercava di cullare il sonno di una principessa dalla corona di alloro,
spuntando da dietro un tendaggio? Era pronto ad andare a far riferimento a
tutti gli altri che magari si erano persi qualche passaggio importante!
Eppure non riusciva a staccare
gli occhi da quel connubio di colori che esplodeva dalla volta, coronata da un
fantastico lampadario pieno d' intrecci e lacrime di cristallo che faceva
risplendere ancora di più l’enorme sala illuminata dalla luce della Luna che
penetrava dalle enormi finestre presenti.
«Non si starà
divertendo troppo?» Una melodiosa voce maschile giunse alle sue orecchie,
proveniente alle sue spalle. Non lo aveva detto con ironia, a giudicare dal
sorriso che gli coronava le labbra carnose.
«Non penso di
conoscerla…» rispose, quasi con sospetto.
«Ha ragione. Mi chiamo
Kaname Kuran; è la prima volta che partecipo ad una festa come questa. Magari
lei mi può guidare un po’» gli occhi amaranto che mandavano una luce
indefinibile.
«Allora le consiglio
di lasciare al più presto questo posto, se non vuole morire di noia, signor
Kuran»
«Solo Kaname per lei»
Ebbe tanto l’impressione che in un modo o nell’altro ci stesse provando; ma
quegli occhi profondi, i lunghi capelli d’ebano, la pelle chiara tipica delle
bambole di porcellana, la punta del naso poco all’insù, le labbra carnose, la
linea del mento così nobile e morbida…tutto il miscuglio di sentimenti che
aveva dentro…beh, decise di sorridere a quel ragazzo nobile che
emanava una profonda sensazione di fresco, misto ad un profumo di inchiostro e
carta antica.
«Allora vediamo cosa
possiamo fare per rendere più piacevole questa serata» disse, continuando a
sorridere, prima di fare strada a Kaname, dirigendosi verso una sala meno
piena.
Il libro che aveva in mano era tramandato nella sua famiglia
di generazione in generazione, e lui era riuscito a portarlo miracolosamente in
salvo quando Shizuka aveva attaccato la sua famiglia. Non aveva mai capitolo
perché, ma si era sempre sentito stranamente vicino a quelle pagine, come se
qualcosa lo unisse inevitabilmente a quello che vi era scritto. In realtà era
un racconto strano; vi era narrata la storia di una persona non ben definita
che si innamorava di un Vampiro molto importante nella sua casata, dai capelli
d’ebano e gli occhi amaranto. Non ci sarebbe stato niente di male fino a qui,
tuttavia Zero sentiva uno strano legame provenire da quel racconto; si era
sentito affine a quella persona di cui non si sapevano né il nome né il sesso
né niente, ed ogni volta che leggeva e rileggeva ancora quelle parole poteva
percepire il sentimento entrare in lui e sentirlo proprio.
«Zero, ancora con quel libro in mano?» disse una ragazza,
entrando nella sala da pranzo di casa Cross.
«Oh, ciao Yuuki» rispose il ragazzo dai capelli d’argento.
«Sì, beh…mi sono come sentito richiamare da questo libro» ammise, rigirandosi
per l’ennesima volta l’oggetto tra le mani.
«In effetti, non capisco come tu faccia a rileggere in
continuazione una storia che sai già a memoria» disse la ragazza, a mo’ di
presa in giro.
«Te l’ho spiegato più di una volta, non capisco perché ma…»
«Sei stranamente legato a quel libro. Sì Zero, lo so. Non te
ne sto facendo mica una colpa!» rispose la mora, sorridendo dolce all’indirizzo
dell’altro.
«Comunque, come mai sei qui?» chiese curioso il Silver-head.
«In genere ti fai vedere poco a casa di Kaien»
«Hai ragione. Ti volevo chiedere se per questa notte mi puoi
coprire; sai, le ragazze hanno organizzato una festa, e mi hanno chiesto di
partecipare…» si vedeva che la ragazza morisse dalla voglia di andare a quella
festa, visti gli occhioni da orsacchiotto che stava facendo.
«Non c’è problema, a tenere d’occhio quelle Bestie ci penso
io; tu divertiti e stai attenta che le ragazze non si facciano male in alcun
modo»
«Sì, papà, faremo
attenzione» lo prese in giro Yuuki; però era vero che delle volte assomigliava
ad un padre quando si preoccupava per lei!
«Vai prima che ti tiri contro qualcosa!» rise, seguendo con
lo sguardo la mora uscire; poi, i sui occhi andarono nuovamente a posarsi sul
libro. Lo osservò un po’ prima di andarlo a posare per potersi vestire: tra
poco sarebbe dovuto andare a fare il suo giro di ronda quotidiana ed essere
sicuro che i Succhiasangue della Night Class non uscissero fuori di testa o che
i ragazzi della Day Class non avessero improvvisi impulsi suicida.
«Kaien!...» urlò, prima di rendersi conto che quel giorno il
Direttore non era tornato a casa ma che era rimasto tutto il tempo al Collegio,
e Zero sapeva che di sicuro non stava lavorando…
Sospirò, prese la sua fedele Bloody Rose che nascose sotto
la giaccia scura, ed uscì dirigendosi verso l’ala della Night Class; tra poco
quei Vampiri sarebbero usciti per andare a fare lezione, e la massa di
ragazzine urlanti/petulanti era sempre un casino trattenerla. Alcune poi ti
guardavano in un modo agghiacciante che, se solo avessero potuto, ti sarebbero
passate sopra con il rullo compressore! Terrificante!
«Ragazze, quante volte vi devo dire di mantenere una certa
distanza?» proferì il ragazzo, palesando la sua presenza. Si aprì un piccolo
varco tra quella folla che gli permise di raggiungere la zona davanti il
portone della Night Class.
«Ah Zero! Perché per una volta non ci lasci da sole con quei
ragazzi? Geloso per caso?» disse qualcuna all’interno del gruppo; la frase fece
ridere le altre, che iniziarono a guardarlo come se fosse veramente così.
Il Silver-head sbuffò. «Ci tengo alla mia vita, grazie»
rispose ironico, sentendo subito montare l’indignazione tra quelle quattro
gallinelle.
«Si vede che nessuna fino adesso ti ha fatto toccare
l’estasi; perché non provi con una di noi?» sbottò qualcun’altra. Per fortuna
che l’aprirsi del portone segnò la fine della conversazione, sennò chi sarebbe
riuscito a tenere a bada quelle ragazze in piena crisi ormonale? Gli venivano i
brividi solo a pensarci!
Quando i ragazzi della Night Class fecero il loro ingresso,
calò un momento di silenzio nel cortile, dovuto alla bellezza stupefacente che
quelle persone riuscivano ad emanare; d’altronde erano Vampiri, e proprio grazie
alla loro bellezza riuscivano ad incantare la vittima che cadeva ai loro piedi.
Zero sperava di non aver niente a che fare con loro, mai e poi mai.
«Buonasera Kiryuu. Procede bene il tuo lavoro?»
Come ogni sera, Takuma Ichijou, Capo Dormitorio della Night
Class, si avvicinava a lui con cortesia, chiedendo come andasse il lavoro, o
magari se fosse tutto a posto, dipendeva dai giorni. Non gli dava poi fastidio
questo comportamento a Zero, perché si mostrava sempre civile in ogni cosa che
faceva; ma era proprio i Vampiri a non riuscire a sopportare, benché se presi
singolarmente magari erano magnifici. Però per quei capelli biondi e quegli
occhi smeraldo, chissà come mai, riusciva sempre a fare un’eccezione!
Stirò le labbra in quelle che doveva essere un sorriso, poi
annuì. «Tutto bene, grazie. Buona lezione» rispose, per tornare a tenere a bada
le ragazze che si erano risvegliate dal trance. Takuma sorrise, e proseguì
oltre con i ragazzi che mano mano entravano nell’edificio per la lezione.
Era una vera stanchezza fare la ronda solo per tutta la
notte, di sicuro al mattino successivo non sarebbe stato in grado di andare a
lezione neanche sotto tortura…no, forse a quella Kaien lo avrebbe sottoposto se
non si fosse presentato in classe almeno alla seconda ora. Però quanto era
faticoso!
L’unica nota positiva era che quei Succhiasangue non si
erano mossi di un millimetro dalla classe, e neanche qualche frequentante della
Day Class si era fatto vedere, decidendo almeno per quella sera di lasciarlo
solo e non tentare suicidi di massa; per fortuna, perché trovava molto
infantile cercare di incontrare i propri idoli (se così si potevano definire i
Vampiri della Night Class) anche mentre sarebbero dovuti crollare stanchi morti
sui letti. Bah, certe cose non le avrebbe mai capite!
«Zero!»
Un paio di braccia lo circondarono forte, prima di
abbracciarlo senza lasciargli tempo di respirare. Quando Kaien Cross decideva
che era ora di abbracciarti e, disgraziatamente, era tanto che non lo faceva,
potevi dimenticarti l’aria per dei minuti buoni.
«Dir…direttore!» provò a dire Zero, cercando di togliere le
braccia effetto piovra dal proprio corpo e magari ritrovare un po’ di aria
fresca!
«Quanto mi sei mancato Zero!» continuò allentando la presa
l’uomo.
«Sono solamente sei ore che non ci vediamo, signore; non mi
sembra poi così tanto»
«Beh…ma voglio troppo bene a te e Yuuki, e voglio avervi
sempre vicino!» rispose ovvio il biondo, guardandolo con due occhi lucidi da
cucciolo: ecco da chi aveva ripreso Yuuki!
Zero alzò un sopracciglio, deciso a non mostrare il suo
essere scettico, riguardo quelle parole.
«Le uniche volte in cui non sente la nostra mancanza sono
quando si trova tra le braccia di Yagari…e penso proprio che vi sia stato fino
adesso, no?»
Il Direttore avvampò a quella frase. Non pensava che Zero
fosse così attento a tutto ciò che lo circondava da aver capito cosa stava
accadendo tra lui e Tohga; non è propriamente bello quando il tuo figlioccio ti
becca mentre hai una relazione con un suo professore: è tremendamente
imbarazzante. E come spiegare che il suddetto figlioccio era particolarmente
compiaciuto nel vedere il volto rosso d’imbarazzo del suddetto Direttore? Con
tutte le volte che era lui a mettere in imbarazzo lui e Yuuki, ogni tanto ci
voleva anche il contrario.
«Ok, d’accordo, basta parlare di queste cose» tossicchiò
Kaien. «Come vanno le cose, Zero?» chiese, cercando di darsi un contegno e
tornando ad essere il famigerato Hunter che era (solamente di rado).
«Non ci sono stati problemi fino adesso»
«Bene! E a te come vanno le cose?» gli occhi chiari che lo
stavano osservando in quel momento gli sembravano andare in profondità nel suo
cuore, cercando di carpire anche quelle poche cose che a Zero non sarebbe mai
venuto in mente di sbandierare.
«Tutto ok…» rispose, ben sapendo che quello non era ciò che
il Direttore voleva sapere realmente. «Ok, no. Non va tutto bene: ho ancora quelle
immagini in mente, che vedo quando chiudo gli occhi» ammise sbuffando.
La prima volta che li aveva avuti, aveva dato la colpa al
dormiveglia nel quale cadeva, ma la cosa strana era che tutto ciò che vedeva
era un volto circondato da capelli scuri e dai lineamenti nobili mentre la
seconda persona che vi vedeva era sempre girata di spalle e ne riusciva a
scorgere solamente i corti capelli chiari legati in un piccolo codino che
lasciava fuori solo una piccola ciocca di fili chiari. Dopo quella prima volta,
ne era susseguite molte altre che mostravano sempre lo stesso volto di spalle e
lo stesso dai lineamenti principeschi. Quando si era rivolto a Kaien, sperando
che magari lui aveva un’idea di quello che sognava, aveva risposto che magari
erano sogni di pura fantasia; ma proprio questo fatto che erano le stesse
immagini a tormentarlo e del fatto che vi ci sentisse in qualche modo legato
aveva fatto pensare molto il Direttore e Tohga, al quale si era aperto: magari
lui poteva essere d’aiuto.
«Hai trovato qualche affinità con il mondo reale? Magari ti
è capitato di avere una sensazione simile a quella che hai quando vedi quelle
immagini nella realtà…»
Zero scosse la testa. «Non ho ritrovato niente del genere
nel mondo reale. Pensi che possa essere legato a qualcosa di particolare?»
«Beh, non è da scartare. Può anche semplicemente essere che
hai proiettato nei tuoi sogni una situazione che hai avuto sempre molto a
cuore, anche senza che te ne rendessi conto» spiegò il Direttore, sperando che
magari al ragazzo venisse in mente qualcosa.
«Come faccio ad aver proiettato nella mia mente un qualche
tipo di ricordo o situazione a me cara se non ho mai conosciuto un ragazzo come
quello che vedo nei sogni?» Non ci stava poi capendo molto.
«Può anche essere che più semplicemente lo hai idealizzato
nella tua mente senza rendertene conto. Non ti sembra di averlo già visto da
qualche parte?» chiese Kaien. Sembrava più che altro che qualcosa cercasse di
uscire dalla mente del Silver-head, ma gli sembrava strano che lui avesse
rinchiuso nella sua memoria qualcosa di così…d’altri tempi!
«L’unico che mi viene in mente quando penso a quel ragazzo è
il personaggio di un libro che la mia famiglia si tramanda da generazioni.
Altrimenti non ho mai visto un ragazzo che mi faccia sentire così strano!»
«Quel libro che hai sempre in mano?» le sopracciglia di
Kaien si incresparono, non capendo come un libro potesse essere in qualche modo
legato alle immagini che tornavano sempre a tormentare il ragazzo. Bah!
«Sì. Mi sento legato a quel libro, in qualche modo; eppure
adesso sento un qualche tipo di legame provenire anche da questi sogni! Ah! Non
ci capisco niente, Kaien!»
«Immagino…» non sapeva che altro dire per dare una
spiegazione al Silver-head. «Senti, adesso non ti preoccupare di questo; vedrai
che con il tempo capiremo cosa ti sta succedendo» disse amabile, posando dolce
una mano sulla spalla dell’altro per fargli capire che avrebbe fatto qualsiasi
cosa per aiutarlo. Quando Zero annuì, sebbene un po’ incerto, il sorriso sulle
labbra di Kaien si allargò facendolo tornare la persona senza cervello che
spesso riusciva ad apparire.
«Bene! Adesso scusami, ma devo andare a sistemare delle
carte»
«Ho sentito che sta per arrivare un nuovo studente alla
Night Class» disse Zero, accompagnando per un pezzo il Direttore.
«Sì, è un mesetto che stiamo sistemando le carte per il suo
trasferimento» ammise il biondo, guardando l’altro di sottecchi.
«Questo vuol dire che è un personaggio facoltoso o sbaglio?»
«No, hai perfettamente ragione; è per questo che ci stiamo
mettendo tanto» rispose Kaien, prima di congedarsi dal ragazzo e dirigersi
verso
Conoscerlo a quella
festa era stata una vera fortuna! Al di fuori di feste stupide e stupidi
incontri tra famiglie facoltose, avevano avuto la possibilità di incontrarsi
anche in altri luoghi decidendo di ritrovarsi in un qualche posto e fare
quattro chiacchiere in santa pace. Non aveva quella morsa allo stomaco quando
si trovava in sua compagnia, perché sapeva che era dovuta al semplice fatto di
trovarsi insieme a persone ipocrite, e se quella sensazione non l'avvertiva con
Kaname, stava solamente a significare quanto il ragazzo fosse diverso da tutti
gli altri che aveva incontrato. Subito aveva avuto la percezione che potesse
fidarsi ciecamente del ragazzo, senza dubbio sensazione dovuta a quegli occhi
che l'aveva stregato immediatamente; aveva pensato che forse tutta
quell’affinità era dovuta a qualche magia, stregoneria, incantesimo, che
l’altro gli avesse potuto fare, ma nel pensarci razionalmente aveva riso di sé!
Magari, molto più semplicemente, si era trovato affine a quel ragazzo per un
qualche motivo che ancora non si poteva spiegare; tuttavia, in primis vi era che
con l’altro riusciva a smettere quella maschera che doveva indossare per colpa
della sua famiglia, e quella non riusciva mai ad esprimere tutto ciò che aveva
dentro. E dentro aveva molto da donare!
«È tanto che aspetti?»
chiese Kaname, arrivando subito dopo la sua voce; come al solito arrivava alle
spalle, cosa che non avrebbe mai capito. Insomma, non poteva comparire come
tutti davanti, invece che da dietro? Però anche quello era uno dei motivi per
cui lo trovava affascinante, aveva un qualcosa di misterioso che lo rendeva
strano e curioso allo stesso tempo; non poteva fare a meno di guardarlo spesso
di sottecchi per capire cosa pensasse, cosa guardasse, come si fosse vestito
(anche se era superfluo, visto che ogni cosa indossasse lo risaltava
egregiamente). Aveva occhi solo per lui, e questa cosa non la riusciva a
gestire nel miglior modo possibile: quando stavano lontani, ne sentiva la
mancanza, sapendo che solo con l’altro riusciva ad essere sé; quando stavano
insieme ne sentiva un po’ soggezione e paura, forse perché nel profondo sentiva
che il bel ragazzo nascondesse in realtà dell’altro. Beh…ammettiamolo, aveva
fatto delle piccole, minuscole, microscopiche, tutt’altro che irrilevanti a dir
la verità ricerche sulla famiglia Kuran e aveva scoperto che in realtà Kaname
era l’unico della sua famiglia ad essere ancora vivo; ma come poteva un ragazzo
di a mala pena vent’anni viaggiare e vivere da solo senza l’aiuto di nessuno?
Era molto strano, e poi aveva fatto caso a piccole cose che proprio non
riusciva a spiegarsi; il fatto che non mangiasse praticamente niente alle
grandi feste, la sua pelle sin troppo chiara (vero il fatto che sarebbe potuto
benissimo venire dal nord, ma allora non avrebbe avuto quei capelli dal magnifico
color ebano o gli occhi scuri che ti sciolgono le membra), il fatto che non
avesse mai sentito parlare della sua famiglia se non quando lo aveva
conosciuto…ma poi, erano davvero cose importanti da sapere? No, voleva solo
stare con quel ragazzo ed essergli il più vicino possibile, tutto qui!
«Possibile che tu
debba sempre comparire alle miei spalle? Non puoi fare come tutti gli essere
umani e farti notare, invece che spaventarmi così? Alla lunga diventa
snervante» disse con il sorriso sulle labbra, a far intendere che comunque era
una cosa divertente.
«Cercherò di fare del
mio meglio, ma sei un’ottima vittima su cui sfogare il mio lato oscuro» rispose
l’altro.
«Sì, beh…felice di
essere una buona vittima» L’occhiata che raggiunse i suoi occhi fu talmente
penetrante che per un attimo si chiese se avesse detto qualcosa di sbagliato.
«Andiamo a fare un
giro?» chiese Kaname, prendendo la sua mano nella propria, riuscendo a tingere
quelle guance nivee di un velo rossore per la prima volta da quando si erano
conosciuti; sorrise, tutto contento il moro (gongolava nel profondo) prima di
incamminarsi insieme per le strade della città.
«Allora, ti sei divertita ieri sera?» chiese all’amica,
bisbigliandole da sopra un libro.
«Molto!» rispose eccitata la mora. Si avvicinò di poco a
Zero, perché potesse sentire meglio. «Abbiamo parlato, riso, fatto le
sceme come non mi succedeva da tanto! E abbiamo discusso su come tu sia
riuscito a conquistare il cuore di molte ragazze della Day Class…e potrei forse
azzardare anche qualcuna della Night Class» Il sorriso malizioso che increspò
le labbra di Yuuki quasi fece tremare il Silver-head!
«Non scherziamo! Neanche mi conoscono…»
«Ma sei affascinante, hai un modo di fare misterioso che
intriga molto ed inoltre non dai confidenza a nessuno ma se ti parlano fai
attenzione a tutto quello che ti dicono. Sei gentile, Zero, alle ragazze basta
poco. Sei un mix perfetto di pregi e difettucci» gli spiegò, come se fosse la
cosa più ovvia del mondo.
«Ragazzi, so che la mia lezione può sembrare noiosa, ma vi
pregherei di fare attenzione. Signor Kiryuu, per una volta che è presente
durante la mia ora, potrebbe essere tanto cortese da non disturbare?» la voce
scoraggiata del professore li riprese; non aveva la forza di arrabbiarsi dopo
dieci minuti che era cominciata la lezione.
«Mi scusi professore»
«Ngh…» mugugnò il signore, prima di riprendere dal punto
dove si era interrotto.
«Hai sentito che arriverà un nuovo studente alla Night
Class?» sussurrò a labbra strette Yuuki, notando subito il cenno del capo di
Zero. «Sembra che sia un nobile di rango più alto di Takuma» gli spiegò poi.
«Quindi prenderà il suo posto come Capo Dormitorio?» chiese
stupito il Silver-head. Quando vedeva i Vampiri passare per il cortile per
spostarsi da una parte all’altra, l’unica cosa che lo rendeva più sicuro era
proprio il vedere il volto di Takuma Ichijou ad aprire la fila; adesso proprio
non se la sentiva di perdere quel poco di fiducia che aveva nei Succhiasangue
per una persona che neanche conosceva. Proprio no!
«Penso che prima si dovrà ambientare un po’; Kaien non
lascerà andare allo sbaraglio i ragazzi della Night Class…anche se capisco che
ti mancherà non vedere più il bel biondo in prima fila!» sussurrò l’amica,
adocchiandolo maliziosa proprio per vedere quello spettacolo: le gore del
Silver-head imporporarsi. Colpito ed affondato!
«Shh! Sto cercando di seguire la lezione» borbottò Zero,
tagliando il discorso.
Yuuki se la rise sotto i baffi, prima di mormorare un “Uno a
zero per me” che fece solo mugugnare di più il giovane.
«Zero» fu chiamato, una volta che riuscì ad uscire dalla
classe a fine lezione; si stava dirigendo verso
«Yagari » disse sorpreso di trovare il suo maestro lì. In
genere passava quelle poche ore dopo l’alba in compagnia di Kaien; allora
doveva essere grave!
«Ti volevo parlare di quei sogni» disse greve il Professore,
facendo segno al ragazzo di seguirlo dentro
«Che è successo? Avete scoperto qualcosa?» chiese curioso
Zero. Quella notte le immagini erano un po’ cambiate, mostrando quelle due
persone passeggiare mano nella mano per strade a lui completamente sconosciute;
questo poteva essere totalmente irrilevante, visto che il subconscio proietta, estrapola
da ricordi e sostituisce quello che non si conosce. Ma quelle strade erano fin
troppo piene di particolari per essere solamente frutto della sua immaginazione
o dei suoi ricordi.
«È possibile che abbiamo raggiunto un punto di partenza.
Devi stare attento, perché è difficile credere ad una cosa del genere, ma con
un mondo come il nostro nel quale esistono i Vampiri, tutto può accadere»
«È così improbabile questa spiegazione che avete trovato?»
chiese scoraggiato il ragazzo. Neanche aveva saputo di quello che avevano
trovato che in un qualche modo già si sentiva le gambe stroncate in principio!
«Non è improbabile; solo ci vorrà del tempo per vedere se
questa è la giusta intuizione» spiegò Tohga, storcendo la bocca. «Mi è venuto in
mente di cercare qualcosa che non avesse a che fare coni sogni, ma con un altro
ramo del sovrannaturale»
«Ovvero?» La curiosità si stava rifacendo strada in Zero.
«Penso che quello che vedi nella tua mente siano frammenti
di una vita precedente che cercano di riemergere» spiegò il Professore,
osservando attento il ragazzo di fronte a sé, per notarne la reazione.
Come c’era da immaginarsi, Zero inarcò un sopracciglio,
pensando che forse il suo fantomatico maestro avesse perso completamente il
senno o forse non si era ripreso da una sessione di sesso intenso con il
Direttore. Come si poteva pensare ad una cosa come vite precedenti, frammenti
che cercano di riemergere…non aveva alcun senso!
Il Professore sospirò, conscio che Zero lo stava prendendo
per scemo.
«Ho fatto alcune ricerche, e sembra che il cervello sia
stimolato da questi ricordi da qualcosa che cattura la nostra attenzione senza
che ce ne accorgiamo, ma che il nostro cervello immagazzina ed etichetta. Deve
essere così che è successo a te: hai visto, sentito, toccato qualcosa che il
tuo cervello ha etichettato come conosciuto e ti abbia inviato questi ricordi,
legati proprio a quel qualcosa»
Non sapeva se si era spiegato bene, visto lo scetticismo che
ancora impregnava gli occhi ametista del Silver-head, ma più di così non poteva
fare, visto e considerato che quella non era una scienza e che ci sarebbe
voluto tempo per verificare se quelle intuizioni fossero esatte.
«E tu ti aspetti che io ti creda?»
«Ne ho parlato con Kaien, ed anche lui sembra essere
d’accordo con me. Sii realistico Zero, tutti quei ricordi così
particolareggiati a cui tu ti senti legato non sono certo frutto di un semplice
sogno; se come dici tu non hai mai incontrato quelle persone, allora mi devi
spiegare l’affinità che senti con loro»
No, non lo sapeva spiegare. Anche quella notte, quando aveva
sognato quelle mani intrecciate, aveva sentito del calore prendergli le mani,
riscaldarle come mai lo erano state prima. Era una sensazione che già
conosceva, ma che non la sapeva legare a nessuna persona che conosceva; nemmeno
ai suoi genitori. E allora da dove proveniva la certezza di aver già sentito
quel calore?
«Lo so che sei scettico, Zero; lo sarei anche io. Però come ti ho
detto, è un’intuizione che si può solo verificare con il tempo» finì di dire
Yagari, lasciando solo il Silver-head con un libro che gli raccomandava di
leggere, magari gli sarebbe stato utile.
Ma non era quel libro, che Zero voleva avere tra le mani,
poter leggere in quel momento; era un altro tipo di libro che desiderava. Uscì
dalla Biblioteca, portandosi l'oggetto con sé. Una volta entrato nella sua
camera lo posò da qualche parte, senza neanche rendersi conto di dove; prese
quello tramandato dalla sua famiglia e ricominciò a leggerlo per l’ennesima
volta.
«Zero…Zero…Zero, INSOMMA!» l’urlo di Yuuki lo fece
sobbalzare dalla poltrona nella quale era caduto addormentato.
«Yuuki…che c’è?» mugugnò, con gli occhi appannati dal sonno.
«Dobbiamo andare, che tra poco
«Sì, beh…magari dovrei seguire il tuo consiglio» disse Zero
tra uno sbadiglio e l’altro; si sentiva come sotto un treno e non aveva fatto
niente tutto il giorno, se non parlare con Yagari di quell’assurda situazione.
«Dai, andiamo che sennò chissà che combineranno le ragazze.
Almeno tu calmerai un po’ i bollenti spiriti…» lo prese in giro. Gli fece
l’occhiolino prima di dirigersi fuori, seguita dal Silver-head.
«Suvvia ragazze, calmatevi» le riprese Yuuki, vedendo la
massa che si muoveva troppo eccitata.
«Oh Yuuki! Non toglierci il divertimento» la pregò una
ragazza dai biondi capelli mossi, poi sulle punte dei piedi, tornò a provare a
scorgere qualcosa.
«Allontanatevi un po’ e calmatevi, altrimenti quelli della
Night Class non riusciranno a passare!» sbottò Zero, lanciando occhiate laser
su tutta la folla. Yuuki ghignò nel notare come al suo “comando” le ragazze
fossero schizzate sull’attenti per azzardare poi qualche passo indietro a
distanza di sicurezza.
«Certo che a te danno sempre retta! Dovrei adottare anch’io
la faccia scontrosa che hai quando siamo qui» lo prese in giro l’amica.
«Non ci riusciresti; sono inimitabile» cercò di fermare
l’ennesimo sbadiglio che lo stava cogliendo.
«Sì, sì. Inimitabile, dovresti dormire un po’ di più la
notte, non lo sai?»
«Se non avessi il lavoro di Guardian, lo farei volentieri»
L’improvviso silenzio che calò nel cortile, avvertì i due
Guardian che i Vampiri avevano fatto il loro ingresso, e si stavano prodigando
in quella sfilata che il Silver-head trovava tanto inutile.
Sbadigliò nuovamente, stropicciandosi poi l’occhio di nuovo appannato:
come voleva posarsi da qualche parte e dormire; solo dormire, punto.
Nient’altro.
«Dovresti dormire la notte, Kiryuu. Non ti fa’ bene stare
troppo tempo senza»
Per poco Zero non si strozzò con la propria saliva nel
sentire la voce di Takuma accarezzargli l’orecchio. Voltò appena la testa, gli
occhi spalancati dalla sorpresa, il sangue che correva veloce nelle vene,
andandosi a concentrare un po’ sulle guance, un po’…nelle parti basse.
«Sì…hai ragione» rispose a mala pena, prima di sbattere più
volte gli occhioni ametista e riprendersi da quel piccolo shock.
«Si vede che è molto che non chiudi occhio; questa notte
cerca di dormire, Kiryuu» Il sorriso che il Vampiro gli fece, lasciò il
Silver-head senza respiro per qualche secondo, prima di far entrare di nuovo un
po’ d'aria nei polmoni. Lo osservò allontanarsi, mentre tutti gli studenti
della Day Class già si stavano disperdendo e Yuuki lo guardava con il sorriso
sulle labbra. Ancora più rosso, abbassò il volto e si diresse verso la camera
per affondare il viso nel cuscino.
Era iniziata in
maniera strana la loro storia. Un piccolo bacio sulla guancia da parte di
Kaname ed aveva sentito distintamente il sangue ruggire e pompare più
velocemente, il cuore che sembrava impazzire, le guance che ardevano. Guardò il
ragazzo stupito della propria reazione, non immaginandosi che anche in Kaname
stesse avvenendo lo stesso, anche se per vari motivi. Poi aveva sentito le sue
labbra sulle proprie, e lì non aveva più capito niente, ma aveva lasciato che
le emozioni prendessero il sopravvento sulla parte razionale lasciandosi
completamente andare. Le labbra del ragazzo erano fuoco puro sulle proprie; la
lingua che guizzava alla ricerca della sua; le mani che viaggiavano sulle
guance, sul collo per accarezzarlo dolce alla base, fra i capelli per sentirne
la consistenza, sulla schiena per lasciare che dolci brividi ne serpeggiassero
poi lungo la spina dorsale. Quel bacio li aveva completamente catapultati fuori
dalla sfera terrestre, per portarli in un mondo loro dove non esistevano tempo,
spazio e luogo che li potesse mai separare.
Quando si erano dovuti
separare in cerca d’aria, si erano guardati negli occhi lucidi per poi
sorridere e dirigersi nel salone dove si stava svolgendo l’ennesima festa. Non
poteva fare a meno di notare quanto Kaname fosse a proprio agio con qualsiasi
cosa indossasse; senza considerare che in quel vestito bianco con la camicia
bordeaux faceva la sua bella figura, non a caso era sempre circondato da tante
ragazze che cercavano di attirare la sua attenzione in qualsiasi modo, non
immaginando minimamente quello che c’era appena stato tra di loro. Sorrideva
ebete nel pensare a quelle labbra che aveva assaggiato, non riuscendo a
togliersi dalla mente il loro sapore.
Alla prima occasione in
cui nessuno vedeva dalla loro parte, Kaname prese la sua mano, stringendola
sentendo la stretta ricambiata, e trascinare entrambi fuori da quella festa
tanto odiata e inutile; volevano stare un po’ soli senza tanti pensieri per la
testa. Presero a girare l’enorme giardino che circondava la casa in silenzio,
le mani sempre strette l’una all’altra.
«Ti andrebbe di venire
da me un giorno di questi? Sono sicuro che tuo padre non possa rifiutare un mio
desiderio, così saremo liberi di passare un po’ di tempo soli senza paura che
ci possano vedere» propose Kaname, prendendo la sua mano in entrambe le proprie
e portarla alle labbra; la baciò, prima sul dorso come un vero gentiluomo e poi
sul palmo, seguendo le falangi e lasciandovi piccoli baci umidi.
«Non vedo l’ora»
sussurrò basso, lasciando che i suoi occhi si riempissero di quella visione,
mai sazi della figura di Kaname e dei sentimenti che riusciva a trasmettergli.
Lo amava, o per lo meno era un sentimento che gli si avvicinava, e quanto più
tempo avessero passato insieme, tanto più quel sentimento sarebbe cresciuto.
Le labbra si cercarono
ancora, ancora e ancora mai sazi di sentire le proprie gemelle, il sapore
dell’altro, la mani di Kaname che cercavano di avvicinarlo maggiormente a sé.
«Kaien, ci hai fatto chiamare?» disse Yuuki, entrando nella
Direzione.
Lì vi erano più persone di quante lei e Zero avessero pensato.
C’era un ragazzo dai capelli scuri, alto, dalla figura regale e Yagari che lo
guardava come se quello avesse fatto qualcosa che non doveva.
«Sì. Vi ho fatto chiamare per presentarvi il nuovo studente
della Night Class; è il più importante dei Vampiri, e sono sicuro che saprete
come trattarlo» l’occhiata che lanciò a Zero fu più che eloquente; questi
sbuffò, contrariato.
Il ragazzo si voltò per permettere ai due Guardian di
osservarlo meglio. A Zero mancò un battito, ma non si spiegava il perché di
quella reazione; il Vampiro aveva capelli d’ebano che gli scendevano morbidi
fino a metà collo, gli occhi amaranto che si posarono sui propri, profondi e
insondabili. Non disse niente il nuovo arrivato ma Zero era sicuro di averlo
già visto da qualche altra parte.
«Mi chiamo Kaname Kuran; è un piacere conoscervi» la voce
morbida e sicura del ragazzo, fece venire i brividi lungo la schiena al
Silver-head, e gli faceva ricordare qualcosa di lontano ed importante che
doveva aver dimenticato.
«Il piacere è tutto nostro, Kaname» rispose sorridente
Yuuki, presentandosi subito dopo.
«Io mi chiamo Yuuki Cross; mentre questo introverso,
silenzioso ragazzo si chiama Zero Kiryuu. Spero ti troverai bene qui»
L’altro annuì semplicemente, sorridendo alla ragazza ma
senza mai perdere di vista il ragazzo.
«Kaname fa’ parte della famiglia reale, all’interno della
casta vampiresca; è probabile che erediterà il comando dei Vampiri» spiegò
Kaien, ignorando lo sbuffo proveniente da Tohga. «Accompagnatelo al Moon Dorm,
e presentatelo agli altri…anche se non penso ce ne sarà bisogno. Ho già
avvertito Takuma del tuo arrivo Kaname»
«Vi ringrazio di aver avuto la possibilità di frequentare
«Pensi sia stata una buona idea?» chiese Tohga, riferendosi
a Kuran.
«Mi ha chiesto lui di venire; non potevo certo rifiutare»
sospirò, guardando pensieroso fuori dalla finestra.
«Ma…» iniziò a dire Yagari, abbracciando da dietro il
Direttore.
«Vediamo che succede, se ci sarà bisogno, interverremo» gemette
leggermente, i baci che l’Hunter gli stava dando erano piccoli, umidi e frizzanti.
«Allora Kaname» cominciò Yuuki, affiancandosi al ragazzo.
«Il Direttore ti ha già detto qualcosa sul College?»
«Mi ha accennato solo qualcosa; ma penso che sia compito
vostro aggiornarmi, dico bene?» sorrise.
«Beh, sono delle accortezze semplici quelle alle quali devi
stare attento. Prima di tutto…»
«Non provare a mordere neanche una persona mentre sei qui»
concluse per l’amica Zero, con un po’ troppo astio nella voce. Si era
istintivamente messo sulla difensiva con quel Vampiro.
Kaname gli lanciò un’occhiata penetrante, come a volergli
dire qualcosa, ma rimase in silenzio.
«Zero! Sii più educato» Yuuki non lo capiva; va bene che non
sopportava i Vampiri, ma non era mai stato scortese con nessuno di loro. Il
ragazzo sbuffò, ma non distolse lo sguardo da quello dell’altro.
«Io non bevo sangue umano. Uso Pasticche Ematiche come tutti
i Vampiri che appoggiano la causa di Kaien; quindi non mi permetterei mai di
mordere un umano. Inoltre sono un Pureblood; sappiamo resistere al richiamo del
sangue» spiegò Kaname, gettando un’occhiata fredda all’Hunter.
«In caso contrario, la mia Bloody Rose sarà felice di
saggiare il tuo, di sangue»
«Adesso basta, Zero» si intromise la ragazza, continuando la
spiegazione. «Le vostre lezioni si tengono, ovviamente, di notte e il vostro
spostamento sarà tenuto d’occhio da noi Guardian, vista la vivacità delle
ragazze della Day Class; in ultimo, non dovete farvi vedere in giro da quelli
del Sun Dorm, perché non sanno niente di voi: non sono a conoscenza del fatto
che siete dei Vampiri»
«Grazie mille delle spiegazioni, Yuuki» disse gentile il
Pureblood, prima di entrare nel Moon Dorm, seguito dagli altri due.
Tutti i Vampiri erano già schierati, gli occhi puntati alla
porta. Non appena questa si aprì l’intera Night Class si profuse in un inchino,
di fronte il futuro erede della casata dei Kuran e Principe dei Vampiri.
«Potete anche alzarvi. Sarò solo uno studente come voi»
precisò Kaname, come a sottolineare che erano altri i motivi che lo portavano
lì.
«Kaname» gli si avvicinò Takuma, facendo un altro inchino,
prima che il Principe lo abbracciasse designandolo come amico e fratello;
dopotutto erano cresciuti insieme, non vedeva il motivo di nascondere la loro
amicizia.
Zero, dietro di loro, assottigliò gli occhi, non contento del
legame che univa i due; non poteva credere che Takuma fosse amico di un Vampiro
così indifferente a tutto e che tutti guardava dall’alto in basso. Non se ne
capacitava…non dell’amicizia (non in quel momento), ma del fatto che non
potesse sopportare la vista di Kaname; ogni volta che posava i propri occhi
sulla figura del Vampiro, sentiva un’enorme voragine prenderlo allo stomaco e
stringere, forte, talmente forte da farlo quasi spezzare.
«Io sono il Campo Dormitorio della Night Class, Kaname, e
per qualcosa puoi chiedere a me…almeno fino a quando non sarai pronto a
prendere questo ruolo come Vampiro di rango maggiore» spiegò il bel Vampiro
dagli occhi smeraldini.
A Zero sfuggì uno sbuffo che i due non faticarono a sentire.
Takuma si voltò verso il Silver-head, ammorbidendo il taglio degli occhi e
regalando all’altro un leggero sorriso; gli piaceva da morire vedere quelle
guance nivee imporporarsi.
«Grazie per averci portato Kaname» non era rivolto ad uno
dei due ragazzi in particolare, ma Takuma non aveva lasciato per un secondo il
contatto visivo con Zero.
«Oh, non è stato un problema» rispose allegra Yuuki.
«Dobbiamo andare Yuuki» Il Silver-head bloccò l’euforia
della ragazza, ricordandole che i giri di ronda li aspettavano a braccia
aperte.
«Sì, è vero! Allora, è stato un piacere conoscerti, Kaname;
ci vediamo presto» salutò la ragazza, sorridendo un po’ troppo apertamente per
i gusti di Zero. Il ragazzo diede un’occhiata superficiale al Pureblood, poi
uscì portandosi dietro l’amica.
Kaname osservò i due varcare il portone, sorrise malinconico
prima di voltare le spalle all’entrata e avviarsi con Takuma alle stanze
superiori.
«Zero» iniziò pensierosa Yuuki. «Mi sbaglio o sei stato
strano tutto il tempo?»
«A cosa ti riferisci?» fece finta di niente, evitando di
guardare la ragazza.
«Non fare il finto tonto; non capisco perché tu sia
diventato così insopportabile con Kaname nello stesso momento in cui lo hai
conosciuto. Non ti sei mai comportato così con nessuno della Night Class,
eppure sono tutti Vampiri» fece notare ovvia l’amica. Fermò il ragazzo,
cercando di farlo parlare, senza risultato.
«Senti Yuuki» iniziò stanco Zero, non ce la faceva a parlare
con la ragazza. «Non so cosa mi sia preso, e alla fine gli chiederò scusa; ma
adesso proprio non mi va di parlarne, voglio stare un po’ da solo» detto ciò si
allontanò, sotto lo sguardo perplesso dell’amica.
Davvero, non sapeva proprio come spiegarsi il suo
comportamento, se non incolpando la stanchezza che lo aveva preso in quei
giorni; e neanche quella riusciva a capire! Nel momento in cui riusciva a
chiudere gli occhi, quei sogni continuavano a perseguitarlo lasciandolo più
spossato di quanto non lo sarebbe se si fosse scontrato con un Vampiro. Quei
sogni…era come se li vivesse ogni volta, senza però ricordare nitidamente
quello che faceva. E poi la domanda era sempre quella: che cavolo c’entrava
tutto quello con lui? Perché in quel momento? Aveva davvero sentito, visto,
odorato qualcosa che aveva messo in moto quella catena che non sembrava finire?
Sospirò pesantemente, voltando l’angolo dell’edificio per
continuare la sua perlustrazione, non prestando realmente attenzione a quello
che lo circondava; non si accorse, di conseguenza, delle due figure che
seguivano ogni suo spostamento nei limiti del possibile. Una delle due decise
di uscire allo scoperto, portandosi di fianco al Silver-head con quel suo
sorriso caldo.
«Zero» disse soltanto, dando modo all’altro di uscire dai
vorticosi pensieri che lo avevano preso.
Si voltò di scatto verso il biondo Vampiro con gli occhi
sbarrati dallo stupore. «Takuma» ansimò, cercando di calmare il battito
accelerato del proprio cuore.
«Scusami, non era mia intenzione spaventarti»
«No, non ti preoccupare»
«Mi chiedevo se potevo tenerti compagnia, per un po’; magari
passeggiamo insieme, vuoi?» chiese solare il Vampiro, il sorriso luminoso, gli
occhi splendenti. A Zero manco un battito per un secondo, prima di tornare ad
una respirazione normale e cercare di aprire bocca.
«Sì. Sì non c’è problema; è meglio stare in compagnia ogni
tanto»
Presero a camminare in silenzio, nessun suono che proveniva
dai dintorni,
Zero non sapeva cosa dire o cosa pensare; non gli era mai
capitato di rimanere da solo con il Capo Dormitorio, ma soprattutto non
riusciva a distinguere il reticolato di sentimenti che lo opprimeva: da una
parte vi era l’attrazione per quel Vampiro puro che gli camminava di fianco;
dall’altra parte il profondo rancore che provava per quelle creature che gli
avevano distrutto la famiglia, senza contare il proprio ruolo di Hunter! E
allora, come faceva a trovare la compagnia di Takuma così piacevole e
confortante? Era proprio in quei momenti che non riusciva a capire niente.
«Allora Zero, coma vanno le cose; sei riuscito a recuperare
un po’ di sonno? Ancora non hai una bella cera»
«Diciamo che su venti ore ne ho recuperate solo due» rispose
fiacco il Silver-head, un sospiro uscì dalle sue labbra.
«Come mai non riesci a dormire? Non ti fa’ bene e di sicuro
ne starai già risentendo»
«Beh, salvo che non crolli il mio corpo, la vedo dura la
possibilità di addormentarmi per un po’» disse acido Zero, per poi rivolgere un
sorriso di scuse al Vampiro.
«Ma perché non riesci a dormire? Non mi sembri uno che ha
problemi di qualche sorta» chiese il biondo, preoccupato per il ragazzo.
«Faccio dei sogni…più precisamente è sempre lo stesso che
faccio e rifaccio» spiegò l’Halfblood. «Ogni volta che chiudo gli occhi, vedo
sempre le stesse due persone; ma non riesco a capire il perché, di quelle immagini!
Insomma, io non conosco le due persone che vedo…»
«Sei sicuro?» lo interruppe Takuma. Zero lo osservò come se
avesse di fronte un’allucinazione. «Voglio dire, come puoi affermare di non
conoscerli?»
«Non ne vedo i volti» rispose ovvio il Silver-head. «In
genere nei sogni, quando non scorgiamo il volto di una persona, non vuol dire
che non la conosciamo?»
«In linea di massima sì; ma non pensi che forse tu abbia,
più semplicemente, dimenticato?» chiese insinuante Takuma, attento ad ogni più
piccola reazione del ragazzo.
Si erano fermati senza accorgersene, guardandosi negli occhi
senza mai distoglierli. Zero non riusciva a capire dove l’altro volesse
arrivare; mentre Takuma cercava in ogni modo di inviare qualche genere di input
al Silver-head.
«Che cosa stai cercando di dirmi, Takuma?» chiese Zero,
guardando il biondo in maniera quasi accusatoria.
«Niente di sconvolgente; dico solamente che magari è il tuo
cervello che cerca di farti ricordare qualcosa»
«Secondo Yagari potrei star ricordando qualcosa della mia
vita precedente» ammise con una smorfia Zero, non notando minimamente lo strano
luccichio negli occhi di Takuma.
«Chi lo sa, è possibile che abbia ragione lui…» sussurrò,
incrociando gli occhi ametista del Silver-head e guardandolo profondo.
Zero stava per parlare; voleva capire che cosa stava
cercando di dire o pensare il biondo, ma l’altro lo precedette, congedandosi
per tornare al dormitorio. Aveva lasciato Zero più confuso e stranito di quanto
non lo fosse prima.
Non aveva mai
immaginato che quel ragazzo potesse essere veramente così ricco…era un
eufemismo quello! Quando aveva messo piede per la prima volta nella sua
abitazione, aveva a mala pena trattenuto lo stupore che permeava il suo corpo;
come faceva un ragazzo come Kaname ad abitare in un PALAZZO come quello? E
tutto solo poi! Non un genitore, non un maggiordomo, solo lui ed un altro
ragazzo che ogni tanto vagava per quelle stanze come se fosse di casa. Gli
aveva chiesto chi fosse, e Kaname gli aveva solamente risposto “Takuma”, come
se quella semplice parola potesse spiegare ogni cosa, anche se in realtà non
aveva contribuito per niente!
Aveva frequentato quel
posto per molto tempo, era quasi diventata la sua seconda casa, visto che il
padre non vedeva l’ora che avesse amicizie di un certo calibro, non capendo
cosa in verità gli passasse davvero per la testa; e allora aveva continuato ad
andare a casa di Kaname come se niente fosse. Passavano il tempo a parlare, a
leggere, Kaname che si disinteressava di ogni cosa e passava le ore a
contemplare quel corpo che finalmente poteva avere per sé. Non ne aveva mai
capito il motivo, non pensava di essere chissà quale bellezza ma Kaname
continuava a ripetere che non capiva niente e che aveva un qualcosa di
profondo, misterioso e terribilmente dolce che lo aveva spinto ad avvicinarsi
senza pensarci due volte.
Quella relazione aveva
qualcosa che proprio non riusciva a capire; sentiva di voler stare il più
vicino possibile a Kaname, ma spesso dal ragazzo sentiva provenire un’energia
che non sapeva come interpretare: faceva nascere dei brividi lungo la sua
schiena, che però non sapeva se catalogare come piacevole o meno…in alcuni
momenti sentiva di volergli essere più vicino, in altri, quegli stessi brividi
davano la sensazione di qualcosa di mostruoso a cui stare alla larga. Ma l’essere
umano è curioso, e spesso si butta in situazioni pericolose senza neanche
accorgersene.
Bene! Questo è il primo capitolo, il prossimo sarà l'ultimo^^ Non volevo fare una cosa lunga per questa storia, ma mi è uscita così, spero non vi dispiaccia! Naturalmente voglio sapere le vostre congetture, mica potete lasciarmi a bocca asciutta!! xD Vi domando subito scusa, visto che l'avrei dovuta postare prima ma per alcuni motivi (Couff*scappatadicasa*Couff) non avevo possibilità di avvicinarmi ad un pc; adesso sono liberissima, quindi, prima di rimettermi sui libri dell'università finirò questa FF!! Mi auguro comunque che questo inizio non vi abbia deluso^^
Colgo l'occasione per ringraziare chi ha recensito "Don't Bite Me" (mostrandomi anche gli stupidi errori che ho fatto -//-); Beh, come promesso questa storia è dedicata a coloro che hanno seguito la storia precedente, lasciando anche una piccola traccia del loro passaggio. E quindi questa è per voi: Skadi, Avly, kikachan, rasiel, ilion13, fullmetal, versus11, Mello sexy doll, Hizu, Hime__, Ninive Shyal; grazie mille a voi e anche a chi ha letto soltanto^^
rasiel: anche a me è dispiaciuto molto che "Don't Bite Me" sia finita, ma chissà che la mia mente malata non si inventi qualche continuo di quella storia (da una parte ci spero, dall'altra no). Il fatto che tu ti sia immedesimata nei personaggi mi fa' molto felice^^ (è un modo per strattenersi, in realtà sto saltando dalla gioia :D) perché questo vuol dire che riesco a far trasparire le emozioni che voglio siano ben presenti, e questo è un vero onore!! E spero che cose positive le troverai anche in questa FF!! Bacioni!!! :********
kikachan: prima di tutto ti ringrazio di avermi fatto notare gli errori!! Ti giuro che mi sarei seppellita volentieri quando li ho visti -//- erano mostruosi :( Comunque sono contenta che la storia ti sia piaciuta e l'abbia letta fino alla fine; so che come finale, il superamento di Zero è alquanto irreale, ma un po' lo preferivo così, un po' è stato per non dover"torturare" troppo il povero Zero...gliene capitano troppe nella vita^^" Baci!!
Avly: Grazie per avermi mostrato anche tu gli errori imbarazzanti che avevo fatto, e spero che adesso sia molto più scorrevole la storia rispetto a prima (anche perchè sto rivedendo anche i precedenti capitoli, nel caso ci fossero errori gravi anche li^.-). Per il resto, sono stracontenta che la storia ti sia piaciuta, che magari anche questa ti abbia incuriosito un po' e che...beh spero continuerai a leggere di questi due bei ragazzi, visto che le FF su di loro mi vengono a valanga!! :D Calcolando che, a parte "Passato e Presente" ne ho un'altra in corso di scrittura...ci sarà un sacco da leggere su questi due!! E chissà che una piccola one-shot su "Don't Bite Me" non mi venga in mente di scriverla^.- Quindi a presto!!! Bacioni immenzi!! :**
Al prossimo capitolo!!
*Baci*