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Autore: Lugxi    03/09/2010    3 recensioni
Non tolleravo l'idea che Harry finisse, così ho deciso di provare a raccontare cosa poteva essere accaduto dopo la morte di Voldemort, di come sarebbe stato il mondo magico dopo la guerra, ma soprattutto come sarebbe continuata la vita di Harry e dei suoi amici. Spero che vi piaccia
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Harry si rigirò nel letto e fu pervaso da un brivido. Quella notte era innaturalmente fredda; le nuvole avevano coperto la luna e tutto giaceva in uno stato di semioscurità. La battaglia era finita e si sarebbe dovuto sentire felice, sollevato. Eppure non riusciva a prendere sonno. Era una sensazione strana, gli pareva di essere come un guscio vuoto, come se non avesse più alcuno scopo nella vita, assolutamente incapace di provare alcun tipo di emozione.

Guardò Ron ed Hermione che dormivano abbracciati nel letto accanto, entrambi avevano le ciglia bagnate, si erano addormentati piangendo cercando l’ultimo spiraglio di conforto l’uno nell’affetto dell’altra. Si alzò, prese il mantello dell’invisibilità e scese le scale del dormitorio. Non aveva voglia di incontrare nessuno, né di rispondere alle domande che tutti bramavano di fargli. Quel momento, quel dolore era solo suo. Il calore della sala di ritrovo dei Grifondoro si era spento, le poltrone erano riverse a terra con le fodere strappate e il grande tavolo sulla quale gli studenti erano soliti svolgere i compiti era capovolto e addossato al muro.

Si diresse verso l’uscita, ma il quadro che in tutti quegli anni aveva fatto da dimora alla Signora Grassa era stato divelto. Il castello era quasi interamente distrutto. Attraversò quei corridoi che erano stati gli scenari di tante avventure, ma ora ogni pietra gli ricordava un momento diverso della battaglia. Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva lampi di luci rosse e verdi, i tagli e le ferite gli bruciavano come se il corpo fosse arso da mille fiamme, ma a lui non importava. Quando Madama Chips si era avvicinata per curargli le ferite si era allontanato senza dire nulla, come se nessuna pozione o nessuna magia avesse potuto curarlo.

Ma tutto ciò ormai non aveva più importanza, tra poche ore sarebbe spuntato il sole e tutti sarebbero tornati a casa. Casa…Hogwarts era l’unica casa che Harry avesse mai considerato sua, ma ora era distrutta. Dove sarebbe andato? I Weasley gli avrebbero sicuramente offerto un tetto ma lui non avrebbe accettato. Aveva sempre contato sull’appoggio di qualcuno e questo aveva comportato la morte delle persone che si erano offerte di proteggerlo. Adesso doveva imparare a cavarsela da solo, ormai era un uomo, un uomo a cui era stata strappata via l’infanzia e l’adolescenza, un uomo che era dovuto crescere troppo in fretta.

Con cautela senza fare rumore aprì il portone ed uscì dirigendosi nel parco, verso il lago e in pochi minuti si ritrovò lì, nel solo posto dove sentiva una sorta di pace. Si sfilò il mantello e accarezzò il freddo marmo bianco.

-Sapevo di trovarti qua!-

Harry rimase immobile continuando a fissare il marmo della tomba di Silente  - Come si sente tua madre?-   

- È forte, se la caverà-

-E tu?-

-sono forte, me la caverò- mise una mano sulla spalla di Harry e appoggiò la fronte sulla sua schiena. – sono preoccupata per George… e per te. Stai sanguinando, perché non ti sei fatto curare?-

- Sto bene, è solo qualche graffio! -

- Questo è più di qualche graffio, devi andare subito in infermeria!-

-Ginny ho detto che sto bene! Voglio restare solo!- Senza guardarla negli occhi si allontanò camminando velocemente verso il castello. Ginny rimase impietrita per qualche istante.

Quel pomeriggio c’erano stati i funerali delle vittime: Lupin, Tonks, Fred, Piton e tutti i caduti in battaglia avevano trovato finalmente pace, e avrebbero riposato per sempre accanto alla tomba di Silente, protetti dalle fronde di magnifici alberi secolari, che avrebbero avuto il compito di narrare alle generazioni future le grandi gesta di quegli eroi che non erano sopravvissuti alla scelleratezza di Voldemort.

La cerimonia era stata straziante per tutti coloro che ne avevano preso parte. I singhiozzi di Hagrid risuonavano ancora più forti all’interno della Sala Grande e la sgargiante maglietta gialla, indossata da George, era come se mettesse in evidenza tutto il suo dolore – Fred avrebbe voluto così- furono le uniche parole che riuscì a pronunciare guardando gli occhi traboccanti di lacrime della signora Weasley che lo abbracciò come mai aveva fatto prima. Il signor Weasley fu quasi portato di peso da Charlie e Bill sulla sedia più vicina, mentre con sguardo assente continuava a ripetere –Fred non puoi metter su un allevamento di Fwooper, non hai la patente necessaria ed è pericoloso-

- Tranquillo papà, siediti qua.- Disse Bill

- Bisogna ricordare a Fred di Uric Testamatta, non voglio vederlo con un parrucchino di tasso! Glielo dirai Bill? Gli dirai di non mettere su un allevamento di Fwooper?-

-Si papà- Bill guardò Charlie con lo sguardo velato dalle lacrime -glielo dirò!-

-Bene, bene- annuì il padre.

Teddy non smetteva di piangere, come se avesse capito anche lui che non avrebbe più potuto riposare al sicuro tra le braccia della sua mamma e del suo papà. Ron, Hermione e Ginny piangevano silenziosamente abbracciati.

Tutti erano dilaniati dal proprio dolore e cercavano conforto, tutti tranne Harry che sembrava osservare la scena da un corpo che non gli apparteneva, come se lui si fosse trovato lontano, lontano da quel dolore e da quella sofferenza.

Per tutto il giorno aveva evitato chiunque gli si fosse avvicinato. Aveva vagato per il castello guardando i cumuli delle macerie riversi ai lati dei corridoi o i banchi distrutti all’interno delle aule. Ginny era stata tutto il giorno con la sua famiglia e gli aveva lasciato i suoi spazi, ma ora non capiva, non poteva sopportare di essere lasciata nuovamente da parte.

-Non ci provare!- Disse quasi urlando – Non provare ad andartene! Le tue spalle! Negli ultimi anni ho visto solo le tue spalle! Ti ho aspettato Harry, e ho capito, quando te ne sei andato senza chiedermi di venire con te, ma ora non puoi voltarti e andartene nuovamente!-

Harry si bloccò e tutta la rabbia che aveva dentro venne fuori come l’eruzione improvvisa di un vulcano.

-  Chiederti… chiederti di venire con me? Credi forse che sia andato in vacanza? Credi che mi sia divertito? Che sia andato a vedere partite di Quidditch e che abbia fatto tutti i giorni feste mangiando zuccotti  di zucca e bevendo Burrobirra al calduccio? Le vedi queste cicatrici? Ho combattuto, ho rischiato la vita e sono quasi morto! Quindi non provare a dirmi che mi perdoni per il fatto di non averti chiesto di venire con me!-

- Non rigirare la questione! Credi che per me sia stato facile? Qui ad Hogwarts era un inferno! Non credere che tu sia stato l’unico a combattere e a soffrire! Non ho avuto vostre notizie per mesi, giravano voci che mio fratello fosse stato catturato e ucciso, e non sapevo che fine avesse fatto il ragazzo che amo!- Ginny teneva i pugni stretti e tremava, le nuvole iniziavano a sparire e la luce della luna faceva risplendere le guance purpuree della ragazza. – Quindi adesso smettila di raccontarmi storielle, non sono una stupida e so che tutto quel che hai passato non è stata una passeggiata. Ma la guerra è finita Harry, eppure sembra che tu non ne sia felice. Ora è il tempo di stare con le persone che ami e di affrontare il tuo dolore!-

-Il mio dolore? Cosa ne sai tu del mio dolore?-

- E allora parla! Per una volta fammi partecipe di ciò che provi… dimmi cosa senti!-

Harry fu come attraversato da una folgore ghiacciata.

-Cosa vuoi che ti dica? Come posso stare con te e con tutte quelle persone che piangono i loro cari quando è tutta colpa mia!- cadde in ginocchio e per la prima volta sentì i suoi occhi bagnarsi di lacrime e il cuore battergli così forte nel petto che prestando attenzione si sarebbero potuti sentire chiaramente i battiti.

- Cosa stai dicendo Harry? Come puoi sentirti responsabile! Tu ci hai salvati!- Si inginocchiò di fronte ad Harry e gli accarezzò una guancia. – Ci hai salvati!- ripetè con le lacrime agli occhi.

- No… non tutti! – Harry era come in preda ad un forte attacco d’asma – se mi fossi consegnato subito, se fossi andato subito da Voldemort, Tonks, Lupin, il professor Piton e Fred sarebbero ancora vivi! Dovresti odiarmi… dovresti… ho condannato a morte tuo fratello! E cosa dirò a Teddy quando chiederà dei suoi genitori? Come farò a dirgli che sono morti perché il suo padrino è stato troppo codardo per consegnarsi prima che loro morissero? –  Si sciolse in singhiozzi, come se tutto quello che sentiva dentro stesse finalmente uscendo fuori. Aveva le meni affondate  nella terra, la luna era nuovamente coperta e iniziarono a cadere alcune gocce di pioggia. Ginny era davanti a lui, gli sollevò la testa in modo da poterlo vedere dritto negli occhi e lo guardò come mai aveva fatto prima. I suoi intensi occhi nocciola si persero dentro quelli di Harry.

-Non provare neanche a pensare ad una cosa del genere!- Aveva la faccia più seria che Harry le avesse mai visto dipinta in volto -Noi non potremmo mai pensare che la morte di Fred, Lupin, Tonks, Piton e di tutti gli altri possa essere colpa tua. Tu sei un eroe! Hai sacrificato tutto per salvare le persone che ami, ma Voldemort era un pazzo assassino, un essere senza scrupoli e tu non avresti potuto fare nulla per salvarli! Sono loro che hanno deciso di combattere e sapevano benissimo quello che stavano facendo. Quando Teddy ti chiederà dove sono i suoi genitori, gli dirai che sono qua – gli prese la mano e la posò sul petto all’altezza del cuore – E che sono felici, perché hanno combattuto per un mondo migliore dove far crescere il loro bambino, un mondo che tu… tu hai permesso di creare!-

Harry la abbracciò. La pioggia iniziò a cadere con più insistenza, mentre Harry piangeva tutte le sue lacrime. Per la prima volta si sentiva libero, sollevato, come se l’enorme macigno che portava nel petto da tanto tempo si fosse sgretolato come un castello di sabbia. Ginny lo teneva forte tra le sue braccia e gli accarezzava la testa come una mamma fa col suo bambino.

Rimasero stretti così per un tempo indefinito, a Harry sembrarono giorni. La pioggia smise di cadere e le prime luci dell’alba fecero capolino tra le acque del lago, l’alba di un giorno nuovo… l’alba di una vita nuova!

Quando tutte le lacrime furono piante, si presero per mano e si diressero insieme verso il castello.

-Aspetta!- Harry si fermò di colpo. Appeso al collo portava ancora il borsellino di mokessino che gli aveva regalato Hagrid. Allentò il cordoncino che lo teneva chiuso. –Puoi mantenere un segreto per me?-

-Certo…- Ginny lo fissava con aria perplessa.

-Devo fare una cosa ma devi giurarmi che non lo dirai mai a nessuno… neanche a Ron ed Hermione, e che tu non parlerai mai di questo momento!- Aveva un aria seria e risoluta, come se la cosa che stesse per fare fosse la più importante al mondo.

-Lo…lo prometto.- Era sempre più confusa ma anche incuriosita.

-Ti prego, rimani qua un attimo- Harry si girò e iniziò a camminare lentamente verso la tomba di Silente. Aveva agito d’impulso, sapeva che quello sarebbe stato forse l’ultima occasione ma come avrebbe fatto?

Giunto davanti alla tomba infilò la mano nel borsellino ed estrasse la Bacchetta di Sambuco. Per Harry quello non era un dono della morte ma un dono di morte. Se nessuno avesse mai saputo del suo nascondiglio e se fosse morto di morte naturale, l’immenso potere della Stecca della morte si sarebbe infranto. Ma ora che si trovava ad un passo da eseguire ciò che aveva concordato con Silente non sapeva cosa fare. Non sarebbe stato in grado di profanare quella tomba. L’unico che aveva osato era stato Voldemort. Ma Harry provava troppo rispetto per quel luogo e per ciò che rappresentava. Inoltre cosa avrebbe trovato al suo interno?

Fece l’ultimo passo che lo separava dal marmo bianco e con la bacchetta in pugno poggiò le mani sulla lastra gelata.

-È inutile…- disse a denti stretti – non posso farlo, sarebbe come violare la sua memoria- poi sorrise tra se e se -sarò sempre un uomo di Silente!-

Accadde tutto in un attimo, la lastra di marmo divenne calda e luminosa e la superficie si increspò come l’acqua accarezzata da una dolce brezza. Harry fu guidato dall’istinto e poggiò la bacchetta proprio al centro. Doveva aver fatto la cosa giusta, perché appena la mollò sprofondò lentamente dentro la tomba. Quando anche l’ultimo millimetro di legno fu scomparso la luce si diramò in mille raggi e come tutto era iniziato, finì. La luce venne risucchiata dal marmo che tornò durò e freddo. Harry accarezzò la lastra –Riposi in pace professore!-

Si girò e di corsa tornò da Ginny e le prese la mano.

-Ora possiamo tornare-

-Stai bene?- Ginny lo guardò apprensiva-

-Si, d’ora in poi tutto andrà bene!-

 

- Ginevra Weasley, si può sapere che fine avevi fatto? Io e i tuoi fratelli ti abbiamo cercato per tutta la notte! Tuo padre era disperato!-

La signora Weasley era davanti alla sala Grande e aveva le mani poggiate sui fianchi nella sua classica posizione che avrebbe fatto venire i brividi a chiunque.

-Mi dispiace. È colpa mia!- Harry si fece avanti, gli occhi gonfi e rossi e i vestiti bagnati. Molly lo guardò e capì che Harry si era finalmente liberato del demone che viveva dentro di lui. Si avvicinò e lo strinse in un abbraccio che solo una madre è capace di dare e lui per la prima volta si sentì parte della famiglia. Non aveva bisogno di parlare, in quell’abbraccio riversò tutta la gratitudine che provava verso la donna che in tutti quegli anni era stata la cosa più vicina ad una madre, a colei che si era presa cura di lui trattandolo come un figlio.

Nella sala grande erano stati riposizionati i tavoli e tutti erano già svegli nonostante fosse appena spuntata l’alba. Ma l’atmosfera non era neanche lontanamente paragonabile ai giorni vissuti ad Hogwarts. Tutti erano molto silenziosi e persino Ron era seduto in maniera composta fissando il toast che aveva nel piatto. Hermione era vicina a lui con sguardo vacuo e gli teneva la mano mentre sorseggiava del succo di zucca. Le uova, la pancetta, i muffins ai mirtilli, i Krapfen ripieni di marmellata, gli zuccotti di zucca, riempivano i piatti al centro delle lunghe tavolate, ma nessuno sembrava aver voglia di mangiare. La nonna di Neville continuava a riempire il piatto del nipote nella speranza che toccasse cibo mentre Luna, seduta accanto a lui, fissava lo sbrilluccichio delle posate. Per la prima volta ad Hogwarts non vi erano ragazzi rumorosi pronti a divorare tutto ciò che capitava a tiro, nessuno era più nel proprio tavolo e Tassorosso, Grifondoro e Corvonero sedevano vicini. Quando  Harry e Ginny entrarono nella stanza però, videro decine di visi voltarsi verso di lui e sorridergli con sguardo di gratitudine. Hagrid si alzò da tavola seguito da Thor che si avventò sul ragazzo e gli leccò tutta la faccia.

-Mi hai fatto un brutto scherzo Harry! Ci pensavo che eri schiattato sul serio! Mi è venuto un colpo quanto ti ho visto per terra! Ma come hai fatto? Io c’ero ragazzo e quello era un’anatema che uccide, posso scommetterci mille Knarl, che detto tra noi sono delle belle creature affascinanti!-

Tutti allungarono il collo per riuscire a carpire ogni parola di Harry perché tutto ciò che era accaduto nell’ultimo anno era un mistero per tutti.

-Mi dispiace Hagrid, ho dovuto mentirti, ma prometto che non lo farò più! Verrà il momento in cui racconteremo ogni cosa, ma ora credo di non riuscirci- Hagrid capì che quello non doveva essere un momento facile per Harry. Gli diede una pacca sulla spalla che lo fece avanzare di un metro prima di stritolarlo in un uno dei suoi abbracci rompi ossa. Harry e Ginny andarono a sedersi accanto a Ron ed Hermione. I quattro si guardarono e si sorrisero. In tutti quegli anni avevano capito che l’unica cosa che contava, ovunque essi fossero o in qualsiasi situazione si trovassero, era stare insieme ed essere amici, perché ormai erano legati per la vita da qualcosa che neanche la magia avrebbe potuto separare, erano legati da un profondo rapporto di fiducia, di rispetto e di amore.

-Un momento di attenzione per favore!- La McGranitt era in piedi dietro il tavolo degli insegnanti. Dopo la fine della battaglia aveva preso in mano la situazione con una forza ed una decisione degni del suo nuovo ruolo di preside, eppure sul suo viso erano rimasti evidenti i segni di quegli ultimi anni di sofferenze. –Negli ultimi giorni abbiamo vissuto delle esperienza che non augurerei a nessuno di rivivere. Abbiamo combattuto tutti con tale forza e determinazione da farci onore. Eppure questa battaglia ha recato a tutti delle ferite che nessun unguento, formula magica o pozione possa cancellare, perché resteranno dentro di noi per sempre. Purtroppo anche il nostro castello ha risentito della guerra, e buona parte di esso è andato distrutto, ma posso garantire che verrà fatto il possibile per iniziare immediatamente i lavori di restauro, in modo che possa essere garantito lo svolgimento regolare delle lezioni per il nuovo anno scolastico.   

Ieri notte, nonostante tutti gli impegni che gli si prospettano, sono riuscita ad avere un colloquio col neo eletto, anche se per il momento solo provvisoriamente, Ministro della Magia Kingsley Shekalbot, per parlare delle conseguenze didattiche derivate dall’anno appena trascorso. Di comune accordo con tutti gli insegnanti abbiamo deciso di dare la possibilità ai ragazzi dell’ultimo anno di svolgere i propri MAGO-  Un boato pervase la sala, Neville si alzò in piedi facendo volare il piatto di uova, Seamus Finnigan apriva e chiudeva la bocca come un piccolo pesce, Cho e Padma di abbracciarono mentre Calì, Lavanda e Hanna Abbot emisero grandi sbuffi. Hermione guardò la McGranitt con uno sguardo profondamente triste. Lei, Ron, Harry, Dean e molti altri, non avevano avuto la possibilità di frequentare l’anno appena trascorso, e di conseguenza, non avrebbero potuto dare l’esame per la quale avevano studiato tutti quegli anni. La preside sembrò leggerle nel pensiero e continuò – Gli esami si svolgeranno il prossimo mese per tutti coloro che hanno frequentato l’anno per intero. Gli studenti che invece, non hanno potuto, diciamo così – e guardò Hermione –Verranno esaminati alla fine dell’estate, in modo da avere la possibilità di preparasi al meglio. Se verranno bocciati potranno comunque recuperare l’anno perso.- Hermione schizzo in piedi. Le stava per venire una paralisi facciale tanto era felice, a Ron andò di traverso un pezzo di toast mentre Harry andò d’istinto a toccarsi la cicatrice, se avesse superato tutti i suoi MAGO sarebbe potuto diventare un Auror.

-C’è tantissimo lavoro da fare, non vedo l’ora di tornare a casa e preparare un piano di lavoro. Dovremo studiare fino a notte fonda ma se riusciamo a dormire solo tre ore a notte credo che potremmo farcela!-

-E dimmi Hermione, avremo il tempo di mangiare o sarà superfluo?- Le chiese Ron

-Dipende, se riuscirai a mangiare e studiare contemporaneamente forse potrei concederti due pasti al giorno!-

-Per tutti i mutandoni di Merlino! Credo che odierò l’estate!-

La McGranitt aspettò che vi fosse nuovamente silenzio –Se è tutto chiaro tra poco verranno messe a disposizione le carrozze che vi porteranno alla stazione di Hogsmade. A tutti gli studenti verrà recapitata a casa, entro pochi giorni, una lettera,  dove verranno esplicati i termini in cui si svolgerà l’esame ed il programma da presentare. Auguro a tutti una buona estate. Ora è tempo di ricostruire ciò che è distrutto, questa è l’alba di una nuova era!- Harry strinse la mano di Ginny. Era iniziata una nuova vita per lui. Da quando era nato aveva perso tante persone ma questo lo aveva aiutato a maturare e ad apprezzare le persone che gli stavano vicine. Non avrebbe più permesso a nessuno di fare del male ai suoi amici, alle persone a cui teneva e alla ragazza che amava e soprattutto non avrebbe dato nessun momento vissuto per scontato.

Magicamente la tavola si ripulì e tutti si diressero verso la porta d’uscita. La signora Weasley si avvicinò ai suoi figli e ad Harry ed Hermione – Ragazzi andate a raccogliere le vostre cose. Ginny, cara, il tuo baule è ancora nel dormitorio. Cercate di fare presto, vorrei prendere il primo treno.-

-Si mamma, andiamo subito-

I quattro si diressero verso il dormitorio. Era tutto così strano. Per tanto tempo quella stanza era stata lo scenario di momenti felici. Ginny si avvicinò ad Harry e gli diede un veloce bacio. – Vado a preparare le mie cose, torno subito!- Harry le mollò la mano solo quando il braccio non fu completamente teso e le sorrise. Hermione si avvicinò alle poltrone accanto al camino, quelle in cui erano soliti trascorrere le ore parlando, facendo i compiti e mangiando “gelatine tutti i gusti + 1” o Cioccorane. –Reparo!-  proferì accompagnando la formula con un veloce gesto della bacchetta. Le poltrone tornarono nella loro posizione originale, la stoffa strappata si aggiustò e le parti scheggiate furono nuovamente lisce e lucide.

-Non posso credere che sia tutto finito!- Tutti e tre si posizionarono nei posti in cui erano soliti sedersi.

-Già, questa è stata la nostra seconda casa per tanti anni- Hermione osservava ogni singolo dettaglio della stanza, come se avesse voluto imprimerne una fotografia nel suo cervello.

-Miseriaccia!Vi ricordate la prima volta che ci siamo conosciuti? Eravamo sul treno e Harry aveva svuotato il carrello del pranzo!-

-Come potrei dimenticarlo, hai divorato tutto, meglio di un incantesimo autopulente!- Harry iniziò a ridere e le orecchie di Ron diventarono rosse per l’imbarazzo.

-Ho un ottimo appetito, cosa posso farci!- Incrociò le braccia al petto e sfoderò una delle sue migliori facce imbronciate.

-Io preferirei dimenticare tutti gli episodi che mi riguardano fino alla notte di Halloween! Non siete stati molto carini con me! Per colpa vostra sono quasi morta!-

- Guarda che fino a prova contraria tu eri odiosa!-

-Ronald Weasley! Il vostro comportamento era assolutamente sconsiderato!- Hermione si allungò sulla poltrona tanto che sembrava essere cresciuta di qualche centimetro in pochi istanti.

- Sconsiderato? Tu non facevi che dirci cosa fare e cosa no! “È contro le regole di Hogwarts!” continuavi a ripetere, “farete perdere ai Grifondoro tutti i punti che ho guadagnata durante la lezione di Trasfigurazione!”-

- E avevo ragione!- Le sue guance iniziavano a diventare scarlatte. Harry rimase serio per qualche istante. Li osservò in silenzio, Ron si era alzato dalla poltrona, le sue orecchie adesso erano dello stesso colore dei suoi capelli,e guardava Hermione dall’alto, che di rimando lo osservava con gli occhi ridotti a fessure. In quegli ultimi due anni aveva sempre vissuto con loro. Il triste periodo in cui Ron li aveva abbandonati era stato accantonato e volutamente dimenticato da tutti. Come avrebbe fatto adesso a separarsi da loro? Se avessero superato gli esami avrebbero preso strade diverse e nulla sarebbe stato più come prima. Nutriva per entrambi un affetto indefinito e quello probabilmente sarebbe stato l’ultimo momento solo loro. Le sue labbra si mossero da sole e disse quello che, forse, avrebbe dovuto fare da molti anni…

-Grazie!- Sia Ron che Hermione smisero di parlare e lo osservarono seri. Avevano imparato a riconoscere il tono della voce di Harry, e quello era il tono che usava nei discorsi solenni, quando voleva essere ascoltato!

 –In tutti questi anni siete sempre stati con me. Insieme abbiamo condiviso tutto, gioie e dolori, e avete sacrificato ogni cosa per seguirmi. Io non ho mai avuto una vera famiglia, ma ho avuto voi! Vi ho trascinato in ogni sorta di pericolo e se oggi sono qua e Voldemort è morto lo devo solo a voi. Senza il vostro aiuto probabilmente avrei fallito da subito, non sarei neppure arrivato a scoprire la pietra Filosofale. Vi devo tutto…-

- Oh fermati, ti prego!- Hermione aveva gli occhi pieni di lacrime – Non c’è bisogno che continui Harry!- fece qualche passo e lo abbracciò. Ron guardò verso l’alto e tirò sul col naso.

- beh… ecco…i veri uomini non si abbracciano vero?- Guardò Harry un po’ imbarazzato

-Suppongo di no -  rispose l’amico.

– Che ne dici di una virile stretta di mano?- tirò il petto in fuori e allungò la mano verso il suo migliore amico.

-Si certo!- Harry gli strinse la mano con vigore e Ron gli ricambiò uno sguardo colmo di gratitudine e affetto mentre si avvicinava per stringerlo in un abbraccio da togliergli il fiato.

-Credo di essermi persa qualcosa!- Ginny scese le scale del dormitorio femminile, seguita dal suo baule che aleggiava a circa un metro da terra. Hermione si mise a ridere e si asciugò le lacrime col dorso della mano.

-Harry oggi è piuttosto sentimentale!-

Ron si allontanò da Harry. Le orecchie diventarono nuovamente purpuree.

-Ma davvero?-

Harry gli mise una mano dietro la schiena e la avvicinò a se. Ginny lo guardò in quei profondi occhi verdi e lo baciò con intensità. Ora nessuno piangeva, erano finalmente insieme, liberi da qualsiasi preoccupazione. E sarebbero rimasti così per sempre perché sapevano di appartenersi. Sapevano di completarsi a vicenda.  Sapevano che nulla avrebbe più potuto dividerli.

-Ehi, un po’ di contegno.. ti ricordo che è mia sorella quella che stai baciando!-

Harry guardò per qualche secondo Ginny negli occhi e poi si girò verso l’amico.

-Tu! Tu parli di contegno? Lasciamo da parte la tua storia con Lav Lav… vogliamo discutere del bacio tra te Hermione?-

Ginny sgranò così tanto gli occhi che Harry ebbe paura che gli saltassero fuori, Hermione iniziò a guardarsi i piedi con estrema attenzione e Ron divenne talmente rosso che non si distingueva più quale fosse la faccia e quali i capelli.

- Non ci posso credere, finalmente vi siete decisi! Ma quando è successo?-

- Dopo che sono tornati dalla Camera dei Segreti!-

Ginny avrebbe voluto sapere ogni particolare, ma Ron fu lieto di vedere la madre entrare nella stanza pregandoli di fare presto perché il treno sarebbe partito di li ad un’ ora.

Tutti gli studenti che avevano partecipato alla battaglia, ed i familiari delle vittime, si accalcarono verso il portone del castello per riuscire a salire sulle carrozze. Fino a pochi giorni prima non erano molti  quelli che potevano ammirare la triste bellezza dei Testhral, ora tutti gli studenti additavano le creature che fino ad allora risultavano invisibili a coloro che avevano avuto la fortuna di non aver mai visto la morte.

Nonostante la calca tutti erano in silenzio, desiderosi solo di tornare il più presto possibile a casa. Ma quella quiete innaturale fu interrotta dal vagito di un neonato dai capelli rosati che agitava le manine in direzione del viso della donna che lo stringeva a se. Harry fissò con tenerezza e malinconia quella piccola creatura. Facendosi spazio tra la gente si avvicinò alla donna dai capelli bruni e dallo sguardo spento. Nonostante tutto i suoi occhi esprimevano una profonda dolcezza ma sul suo viso si leggevano i segni di una persona che in poco tempo aveva perso un marito, una figlia e, anche se odiata per tanto tempo, una sorella. Ora la sua unica ragione di vita era fra le sue braccia.

- È bellissimo. Assomiglia alla mamma!- Harry avvicinò l’indice alla manina del piccolo che subito lo afferrò stringendolo con forza. Andromeda sorrise e guardò con orgoglio il nipotino.

-Si hai ragione, è identco a Ninfadora quand’era piccola, anche se gli occhi sono di Remus.-

–Mi dispiace per sua figlia, e suo marito. Non sono riuscito a salvarli.-   

-Oh Harry, non avresti potuto fare nulla di più ciò che hai fatto. Remus era così orgoglioso di te!- Ad Harry batté forte il cuore a quelle parole. Lupin era rimasto l’ultimo grande amico dei suoi genitori e per lui rappresentava una guida. Sapere che era orgoglioso di lui era come avere la certezza che anche i suoi genitori avrebbero provato lo stesso sentimento. Guardò nuovamente il suo figlioccio sentendo per lui un affetto fortissimo.

– Mi piacerebbe venire a trovarlo se per lei non è troppo disturbo!-

-Certo che no! Teddy avrà bisogno del suo padrino. Per te Harry la mia casa è sempre aperta. Vorrei che facessi parte della sua vita.-

-Ne sarei onorato!- Harry accarezzò i capelli del neonato che subito cambiarono colore da un rosa acceso ad un azzurro intenso. 

-Ora devo andare, prima che alla signora Weasley venga un attacco di panico. È stato un piacere signora Tonks, verrò a trovarla lo prometto!-

-Ciao Harry. A presto!-

I signori Weasley, Bill e Fleur salirono sulla prima carrozza, Charlie, Percy e George sulla seconda mentre Harry, Ginny, Ron ed Hermione sull’ultima. In testa al corteo vi erano alcuni funzionari del ministero che, bacchetta in mano, avevano il compito di tenere lontana la folla.

In quegli ultimi giorni avevano vissuto rinchiusi all’interno del castello, lontani dal resto del mondo e non avevano pensato a ciò che sarebbe potuto accadere quando avessero lasciato Hogwarts. Scoprirono presto che le conseguenze di ciò che era successo aveva avuto un eco immenso. Squadre di obliviatori erano state spedite in tutta l’Inghilterra. I maghi di tutta la Gran Bretagna erano in festa. I babbani non riuscivano a capire cosa fosse capitato, sapevano solo che un ragazzo di nome Harry Potter aveva sconfitto il Signore Oscuro, ma molti scambiarono l’avvenimento come la trovata pubblicitaria di un nuovo spettacolo o dell’ultimo film in uscita. Nelle strade si potevano ammirare uomini in tunica e cappello a punta che ballavano festanti. I gufi e le civette sembravano impazziti, volteggiavano giorno e notte nei cieli di ogni paese portando rotoli di pergamena nel becco o legati alle zampe. Ma nulla poteva essere paragonato a ciò che stava accadendo ad Hogsmade.   Dalla terra si libravano in cielo fenici infuocate che esplodevano in un turbinio di colori lasciando impresse nell’aria le lettere H P, si potevano ammirare le originali forme sgargianti dei fuochi d’artificio con innesco ad acqua. Centinaia di fotografi attendevano i sopravissuti alla stazione e i flash delle macchine fotografiche erano abbaglianti. Maghi e streghe erano accalcati nelle strade sperando di poter toccare il loro eroe.  Fin da quando aveva scoperto di essere un mago Harry era stato abituato ad essere al centro dell’attenzione, ma non era una cosa che aveva mai apprezzato più di tanto. Troppe volte aveva visto la sua faccia sulla Gazzetta del Profeta, e raramente gli articoli narravano qualche fatto reale della sua vita. Odiava tutta quella pubblicità, e mai come ora desiderava essere un ragazzo  qualunque. Voleva solo vivere la sua vita in tranquillità, una vita normale insomma. Ma nulla della vita di Harry era mai stato normale, e purtroppo, una volta ancora, stava facendo i conti con la sua popolarità.

I cinque funzionari del ministero dovettero mettercela tutta per evitare che il ragazzo sopravvissuto venisse risucchiato da un’ orda di ragazzine che piangevano e si strappavano i capelli, urlando proposte di matrimonio a squarciagola. Harry si chiese perché non aveva avuto l’idea di indossare il mantello dell’invisibilità, e rischiò più di una volta di essere denudato da alcune streghe che cercavano di strappargli i vestiti. Con somma difficoltà i quattro riuscirono a svincolarsi e a saltare sul treno.

-Aiuto, credevo di non farcela! È molto peggio che affrontare venti mangiamorte che vogliono ucciderti! Quelle mi volevano fare a pezzi!- Harry aveva ancora il fiatone, la sua faccia era chiazzata di rosso e i suoi occhiali gli penzolavano da un orecchio.

-Non sei contento? Hai ricevuto almeno quindici proposte di matrimonio!- Ginny lo superò cercando uno scompartimento il più isolato possibile.

-Infatti sto vagliando le varie ipotesi!-

La ragazza estrasse la bacchetta dalla tasca e con un movimento impercettibile del polso fece cadere il baule sul piede di Harry che non fu abbastanza svelto da spostarsi.

-Ops! Devo aver sbagliato incantesimo…!-

Ron scoppiò in una fragorosa risata mentre Harry si pentiva di aver fatto quella battuta sarcastica saltellando su un piede solo e asciugandosi le lacrime dagli angoli degli occhi.

Il viaggio in treno sembrò interminabile ma nonostante tutto apprezzarono quel momento di pace. Hermione iniziò il suo programma di studio con “Guida alla trasfigurazione umana – Ultimo livello” ma ogni tanto si prendeva qualche minuto di distrazione per fissare Ron che si era addormentato sulla sua spalla. Ginny si era coricata sul sedile poggiando la testa sulle gambe di Harry che le accarezzava i capelli, in tutto il viaggio scambiarono poche parole ma non persero mai di vista l’uno gli occhi dell’altra. In quegli sguardi fecero mille discorsi.

Quando il treno arrivò alla stazione di Londra fuori era ormai buio. Scendere dal treno e attraversare la barriera che li introduceva al mondo babbano senza essere notati, fu un’impresa ancora più difficile. Questa volta però fortunatamente la scorta era maggiore e meglio organizzata. Fuori dalla stazione li aspettava una macchina del Ministero che li avrebbe accompagnati finalmente a casa. Quando Harry aveva detto alla signora Weasley che intendeva stabilirsi nel suo appartamento in Grimmauld Place, lei non aveva voluto sentire ragioni e gli aveva esplicitamente detto che quell’estate sarebbero stati tutti insieme alla Tana, così aveva rimandato il suo trasferimento a Settembre. La cosa però non gli dispiacque più di tanto,in questo modo avrebbe avuto tutto il tempo per rendere abitabile il posto, e tutti i fratelli Weasley si erano offerti di dargli una mano, in più avrebbe potuto passare gli ultimi mesi di vacanza accanto a Ginny.

   

 

 

 

  
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