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Autore: Cristina Black    03/09/2010    2 recensioni
Sono passati 15 anni dalla trasformazione di Bella e dall'imprinting di Jacob. Renesmee è cresciuta, è invecchiata, e Jacob è stato tutto ciò di cui lei aveva avuto bisogno. Con il trascorrere degli anni, Bella comincia a vedere Jacob con occhi e sensi diversi, riscoprendo così l'amore che da sempre aveva cercato di soffocare. Ma la sua nuova natura (esagerata) di vampiro non le permetterà più di tenere a freno i suoi sentimenti. Cosa succederà a Jacob, quando Renesmee morirà? Come si comporterà Bella d'ora in avanti? Ma sopratutto...come reagirà Edward?
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Jacob
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Eccomi tornata con una nuova FanFiction!

Avete già letto l'introduzione, ma prima di passare al primo capitolo (tutti senza titolo), vorrei ringraziare enormemente le lettrici, della mia precedente storia, che hanno lasciato un commento una volta finita di pubblicarla, e al quale non ho potuto rispondere. I ringraziamenti si estendono anche a chi continuerà ad apprezzare e rilasciare commenti in quella storia ^_^.

Detto questo iniziamo la pubblicazione di Rebirth of Love, sperando non ci siano errori imbarazzanti come nella precedente -__-. Spero vi piaccia nonostante i cambiamenti. Buona lettura a tutte *____*.

 

****************************************************

 

Jacob POV

 

 

Sono passati quasi quindici anni da quel giorno.

I Volturi non si sono più fatti vivi in tutto questo tempo. Bè, “vivi” per modo dire…

Nonostante abbia avuto l’imprinting con Renesmee, ho sempre visto con diffidenza la stirpe dei vampiri. D’altronde io non ho mai smesso di trasformarmi in un lupo capace di staccargli la testa con un morso.

La cosa positiva era che stando sempre a contatto con i Cullen, avevo cominciato ad abituarmi al loro odore nauseabondo. Così come loro si erano rassegnati a sentire puzza di cane per tutta la casa ventiquattr’ore su ventiquattro.

Ma a parte questo, nessuno di noi era cambiato. Più o meno.

Esme è diventata una sorta di mamma anche per me, mi aveva praticamente adottato, e aveva insistito perchè occupassi la stanza di Edward. Ogni volta che il leggipensieri ci entrava, faceva una smorfia trattenendo l’aria, ed usciva subito.

«Cerca di ricordarti di aprire la finestra, ogni tanto», mi diceva guardandomi dal basso verso l’alto con aria infastidita – mentre io ridacchiavo abbassando gli occhi verso di lui, alto com’ero.

Anche se i rapporti con Edward erano migliorati – non troppo, dato che stavo con sua figlia. Se non altro cominciava a capire come si sentiva Charlie – non resistevo a tirargli qualche scherzo.

Era più forte di me, un richiamo irresistibile. E la sua cara figlioletta mi dava sempre una mano. Ci divertivamo come matti, ed ultimamente si stava unendo anche Bella.

«Mamma Bella che trama terribili scherzi alle spalle del suo amato? Questa è storica!», dissi la prima volta per prenderla in giro, anche se era davvero storico un fatto del genere.

«Lo so, ma mi stavo annoiando», rispose facendo spallucce come quando era umana.

Certi suoi gesti mi facevano venire flash di quando alcune cose tra noi funzionavano, e altre no. Sembra passata un’eternità.

Ovviamente, a seguito della proposta di Esme, la simpatica vampira bionda e nevrastenica aveva messo in piedi una cuccia di legno con tanto di catenaccio attaccato alla parete interna e una scodellona di ferro davanti all’entrata.

«Questa cuccia dovrebbe fare al caso tuo. Il colore ti aggrada?», aveva domandato Rosalie indicando l’enorme fabbricato per animali. Le pareti rosse come la mia vecchia casa di La Push.

Incrociai le braccia ed inclinai la testa da un lato, osservando la sua opera con fare pensieroso.

«In realtà mi sarebbe piaciuto color “faccia di vampira bionda spiaccicata sulla parete della cuccia gigante”. Posso farti vedere come si ottiene se vuoi», le risposi.

Sentivo Nessie, Bella ed Edward ridere sotto i baffi da dentro casa Cullen.

Alice cominciava a starmi simpatica, nonostante cercasse di nascondere quanto non sopportasse non poter mettere il naso nel mio futuro e in quello di Nessie.

Carlisle, o come amo chiamarlo io, il dottor canino, svolgeva il suo solito lavoro nell’ospedale di Belcarra, vicino a Vancouver, zona in cui ci siamo dovuti trasferire da qualche anno.

La gente di Forks cominciava a guardare il dottore con sospetto e in certi casi ammirazione. Qualcuno gli chiese persino se facesse qualche trattamento per restare sempre così giovane – e bello. Era solo questione di tempo. Prima o poi ci saremmo dovuti trasferire da qualche parte, per continuare la nostra bizzarra esistenza.

Ma non ci si rendeva conto, di quanto il tempo passasse fin troppo in fretta. Il tempo perde di significato, quando rimani giovane in eterno. Come me, come Bella, come i Cullen.

Ma non come Renesmee.

Avevo visto il suo volto cambiare di giorno in giorno. Vista la sua pelle diafana, giovane e liscia al mattino, e lo spuntare improvviso di una profonda ruga sulla sua fronte alla sera.

E ora che sono passati quindici anni, il suo volto è irriconoscibile. Dimostrava almeno settant’anni.

Ai miei occhi il suo aspetto non contava nulla, ovvio, e se avessi potuto avrei ricominciato a crescere anch’io. Ma non potevo stare al suo passo, invecchiava troppo in fretta. Sarebbe stato un gesto inutile, quindi avevo deciso di restare giovane, come il resto della sua famiglia.

Ci invidiava per questo, quante volte si era lamentata. Io come al solito cercavo di sdrammatizzare.

«Eddai Nessie! Non sei contenta di mettere le mani su un bel ragazzo giovane e forte come il sottoscritto?», le dicevo sorridendole per rincuorarla.

Lei ci rideva su, e mi cospargeva il viso di baci con le sue labbra grinzose.

Avevo amato Nessie, e lei mi aveva amato. Senza grossi problemi.

Dopo tanto tempo, e tante sofferenze, ho avuto anch’io qualcuno che mi corrispondesse. Non ero più l’eterno secondo, l’amico perenne che non poteva aspirare a nient’altro.

Incrociare gli occhi di Nessie aveva innescato la magia, tagliando tutti i lacci che mi legavano a me stesso, al mio branco, a mio padre, al ricordo di mia madre. Persino il laccio più resistente era stato spezzato.

Quello che mi legava a Bella.

In questi quindici anni sono stato tutto ciò di cui Nessie aveva avuto bisogno. Sono stato un fratello per tre anni, un amico per quattro anni, un amante per altri quattro. E da cinque anni, un figlio e poi un nipote.

Tante persone in una, e in pochissimo tempo.

Ma la sorte avversa sentiva la mia nostalgia, perchè ha giocato con il tempo e con me. La mia felicità “magica” non poteva durare a lungo.

Mentre rimuginavo, mi ritrovai in vicinanza della spiaggia. Belcarra era un posto un po’ più elegante di Forks, con nuvole quasi perenni, neve e foreste brulicanti di animali. Ci eravamo trasferiti proprio li vicino, a meno di quaranta chilometri da Vancouver.

Ero solo, da un po’ di giorni volevo esserlo.

Trovai un fazzoletto di spiaggia arroccato tra le rocce, e mi lasciai cadere sulla sabbia ad osservare il tramonto. La luce fioca di una rarissima giornata senza nuvole, faceva brillare la superficie dell’acqua cristallina, mentre il cielo arancione era abbastanza ampio da lasciare spazio ai miei pensieri.

«Hey Jake», sentii chiamare da dietro le mie spalle. Mi voltai lentamente al suono conosciuto della sua voce.

«Hey Bells. Che ci fai qui?», domandai rivolgendole un sorriso. Lei contraccambiò mentre avanzava verso di me con grazia ed eleganza.

«Mi stavo annoiando, e ho deciso di seguire la tua scia per scocciarti un pò», confessò con noncuranza. Risi insieme a lei. «Posso sedermi?», domandò gentile con la sua voce vellutata.

Ormai mi ero abituato a vederla vampira, e a parte l’assenza di goffaggine, gli occhi ambrati e il timbro diverso della sua voce, era rimasa sempre lei.

Quindici anni fa non lo avrei mai detto, pensavo che sarebbe diventata un’altra persona. O meglio, un’altra “cosa”.

Le sorrisi a labbra chiuse.

«Certo, accomodati», risposi.

Il nostro rapporto di amicizia non era cambiato affatto. Volevo restare solo, ma forse avevo bisogno che in quel momento ci fosse proprio lei.

Si accomodò al mio fianco sulla sabbia, senza staccarmi gli occhi di dosso.

«Cos’hai Jake? Sembri pensieroso», osservò piantando gli occhi dorati sui miei mentre increspava le sopracciglia, peroccupata. Mi conosceva come nessun’altro.

«Lo sembro perchè lo sono», ribattei con poca allegria e tornando a contemplare le onde e l’orizzonte. «E’ un po’ che penso ad una cosa», aggiunsi con un filo di voce.

«Lo so. Edward me l’ha detto», confessò malinconica.

Sospirai.

«Cosa farò?», domandai più a me stesso che a lei. «Cosa farò quando morirà?».

Bella posò una mano gelida sulla mia spalla. Rabbrividimmo entrambi a quel contrastro di temperature. Era fortissimo ma con il tempo era diventato quasi piacevole.

«Non lo so, e mi dispiace Jake», sussurrò. «Anche io ci stavo pensando in questi giorni. Invecchia così velocemente», aggiunse scuotendo la testa e contraendo il viso marmoreo. «Pensi che te ne andrai?».

«Che senso avrebbe stare con voi? Non farei più parte della vostra famiglia, se non ci sarà lei», risposi con voce roca e spezzata.

Sentii la sua mano stringere la mia spalla.

«Hai sempre fatto parte della mia famiglia Jake. Umana o vampira che fosse. Avrai bisogno del nostro sostegno, almeno quanto me», disse.

«Grazie Bells», sussurrai guardandola con gratitudine e stringendole la mano divenuta un po’ più calda a contatto con la mia pelle bollente. «ma forse saprai che non c’è solo questo», aggiunsi.

«Cosa dicono le leggende? Il mio ricordo del falò è abbastanza vago, se non sbaglio Taha Aki era stato male», disse portando le nostre mani intrecciate sulle sue ginocchia. Edward le aveva confidato anche questa mia preoccupazione.

Annuii e mi morsi il labbro.

«Si, ma le nostre leggende hanno dimostrato di avere grossi buchi».

«Che intendi?».

«Prima di Leah, non si erano mai viste donne capaci di trasformarsi in lupo. Prima di Nessie, nessun licantropo, o meglio mutaforma, aveva mai avuto l’imprinting con un mezzo nemico. Prima dei neonati, non era mai stata fatta un’alleanza tra le nostre specie», provai a spiegare. «Le nostre vicende si staccano dalle leggende della mia tribù. Fin’ora è stato tutto piuttosto imprevedibile».

Bella abbassò gli occhi, come quando era imbarazzata.

«Pensi che anche l’imprinting subirà qualche variante, quando Nessie…», non concluse la frase. Il suo viso si contrasse a quel pensiero.

«E’ questo che mi preoccupa», dissi. «E’ stato strano di per sé. Mi domando cosa ne sarà della magia quando lei ci abbandonerà».

Ci fu un minuto di silenzio.

Ascoltammo il suono delle onde che si infrangevano calme sulla spiaggia dorata. Ognuno perso nei propri pensieri.

D’un tratto percepì una strana forza dentro di me. Accadeva ogni volta che stavo lontano da Nessie, o quando semplicemente aveva necessità di me.

«Dobbiamo tornare a casa. Richiamo dell’imprinting», dissi alzandomi in piedi e porgendole la mano automaticamente, come per aiutarla.

Lei la guardò alzando un sopracciglio e curvando le labbra in un sorriso. I denti affilati come rasoi brillavano alla luce soffusa del tramonto.

Era veramente bellissima.

«Sai che non ne ho più bisogno», disse.

«Ah, giusto. L’abitudine con Nessie, scusa», mi giustificai. Stavo per ritrarre la mano, ma lei la prese con un gesto fulmineo.

«Un po’ di umanità non mi dispiace», disse.

Risi e la tirai sù.

Raggiungemmo il bosco più vicino e ci fermammo.

«Jake, so che sei più veloce di me, quindi come al solito ti precedo. Inizio ad andare», propose Bella.

«Okay, così posso legarmi i pantaloncini alla caviglia senza che tu faccia la guardona. Come al solito», risposi con un ampio sorriso divertito.

Era strano, ma avevo l’impressione che ogni volta che le sorridevo, Bella rabbrividisse. E non in modo negativo.

Con uno scatto sfrecciò tra gli alberi, mentre io la raggiunsi poco dopo con i pantaloncini legati alla zampa posteriore destra. Quando l’affiancai scoppiò a ridere.

«Accidenti non riesco mai a batterti!».

Abbaiai una risata. Io ero nato apposta per inseguire – e raggiungere - quelli come lei. Non poteva battermi, per nostra natura. Però si divertiva a provarci ogni volta che ne aveva l’occasione.

Mentre ci avviammo di corsa per il bosco, squillò il suo cellulare. Aveva ancora la suoneria che le avevo scelto un mese fa.

In effetti, l’unica ad essere veramente cambiata era lei. Almeno in questi ultimi tempi. Ma non lo dava quasi mai a vedere. Non capivo esattamente il perché.

«Pronto Edward», rispose senza fermarsi.

Sentii Edward domandare qualcosa con voce preoccupata.

«Stiamo rientrando a casa dalla spiaggia, perché? Cos’è successo?», chiese.

D’istinto ci guardammo. Era successo qualcosa a Renesmee?

Quella forza unita a quel pensiero, mi spinsero ad aumentare la velocità delle mie quattro zampe. Bella sgranò gli occhi.

«Nessie ha avuto un malore?», sussurrò tremante. Con uno scatto, Bella volò sopra il manto erboso, mentre il mio corpo di lupo obbediva a quella forza gravitazionale senza opporsi.

Schiavo dell’imprinting.

  
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