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Autore: Miluna    03/09/2010    1 recensioni
Non posso scappare, né da questa stanza e né tantomeno da lei.
Genere: Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non posso scappare, né da questa stanza e né tantomeno da lei.

Il suo sguardo è una bussola che dopo un rapido giro ha trovato la sua meta, il suo bersaglio: sono io. Mi sta lanciando frecce di continuo, con quegli occhi carichi di rancore. Alza il braccio, che oscilla per il tormento. Ha sofferto per me? Ha sofferto fino a tremare per il tormento? La mano oscillante si trasforma in un pugno. Una lama si lascia stringere da esso. Questa stanza diventerà strumento di vendetta, questo silenzio che nessuno potrà violare. La distanza sarà per sempre mantenuta, ormai siamo due scie lontane. Cosa vuole farmi? Vuole lasciarmi un segno, vuole tracciarmi una ferita per far in modo che io mi ricordi di lei? Non parla. Il silenzio diventa soffocante. Un silenzio soffocante e inviolabile. Indietreggio d'istinto, come farebbe una gazella davanti al leone. C'è violenza nei suoi gesti, violenza premeditata. Non distoglie neanche per un istante lo sguardo da me, ora che ha individuato la sua preda. Il braccio è sempre alzato, sempre lì in alto solennemente. La lama risplende di luce fatale. Un passo, un solo passo. Un piede che avanza di una piastrella, tutto qui, ma io cado. Cado per il tuffo al cuore che ho provato in quell'istante, in cui ero sicuro di aver visto il mio addio a questa vita. Sono a terra, ora. Sono miserabilmente a terra, e non posso rialzarmi. Una paralisi si impossessa della mia mente e del mio corpo. Non posso far altro che tremare, insieme alla sua rabbia. Ci siamo sintonizzati sulla stessa onda ora, ma io devo scappare. Perché lei è vendetta, io sono strumento di sacrificio. Questo è il mio castigo, per quello che le ho fatto. Ora lei è grande, grande ai miei occhi. Agli occhi di un povero uomo caduto a terra, che non può alzarsi neanche se lo volesse. Un altro passo, un altro brivido di terrore. E' più vicina, è più vicina. Il respiro si blocca, non può uscire. Il mio corpo chiede pietà, facendo cascare gocce di sudore dalla mia fronte. Aiuto. Chiedo aiuto, aiutatemi.

Tremo dal terrore. Un altro passo, un altro passo. Ora è troppo veloce. Un altro passo ancora. Devo salvarmi, no. Non sono pronto alla resa dei conti, no. Non sono pronto a vedermi inflitta questa punizione. Siamo troppo vicini, quella lama mi sta accecando. Devo scappare. Posso venir salvato dai resti di questa distanza, posso evadere? Devo rompere questa paralisi, questi quattro muri di vetro che mi hanno intrappolato. C'è ancora tempo. Ed è proprio il tempo che mi inganna. Un respiro mozzato, una sentenza pronunciata. Una lama scagliata dopo lunghe attese, una lama che taglia l'aria. E' finita per me. I miei occhi hanno registrato quest'ultimo fotogramma, l'ultima immagine della mia collezione di diapositive: la punta della lama, ipocentro di quella luce fatale, che ha già scelto su chi conficcarsi.


Eppure il secondo dopo respiro ancora, sono vivo. Non cola sangue dalla mia pelle.

..la lama mi ha mancato. E' un'illusione, è una allucinazione? No, non lo è. Lei mi guarda, i nostri visi stanno condividendo lo stesso quadro: la lama mi ha mancato, mi ha sfiorato il lobo dell'orecchio e si è conficcata nel muro. Non è finita, no. Un'altra lama viene sfilata dalla tasca dei jeans e si attacca al suo palmo. Ne ha più di una? Quante lame può nascondere?

Questa volta nessuna attesa, non c'è più tempo. Il tempo inganna, bisogna cogliere l'attimo.

Questa volta non bisogna caricare il fucile, bisogna sparare subito. Non bisogna far oscillare la lama, bisogna lanciarla subito. Compierà un'impresa migliore.

Sono impreparato, più di prima. Sono in una fossa, non posso aggrapparmi ai suoi lati per risalire. Questa volta non la scamperò. Panico. Brividi. Terrore. La morte fa paura, fa paura.

Un'altra ultima diapositiva, un altro ultimo istante della mia vita. Non sono pronto a lasciare questo mondo! Ecco la punta di quell'arma terrificante, la mia morte che mi raggiunge.

Il mio punto che mette fine alla mia ultima frase. Al mio ultimo pensiero. Una paralisi, così forte da fermare i miei pensieri. Addio.


Sono vivo.

La lama è lì, impiantata nel pavimento, proprio accanto a me. Mi ha sfiorato la gamba.

Sta diventando un tiro al bersaglio, questo? Si sta trasformando in un gioco?

Un graffio leggerissimo mi fa trasalire dalla sorpresa. Questa volta mi ha segnato. Non si accontenterà, però. Non è un graffio leggerissimo quello che vuole infliggermi.

No. No. Una lama. E' stata velocissima, tre passi di un leopardo in corsa. Ha mirato ad un innocente capello in testa, mi ha solo punzecchiato per un momento. Il suo sguardo si accende, mi brucia gli occhi. Il rancore diventa insoddisfazione e odio. Niente rimarrà incompiuto, tutto tornerà al suo posto. Lei si permetterà di soddisfarsi questa volta. Non si arrenderà. Il mio istinto di sopravvivenza ha la meglio, riesco a evitare il lancio successivo. E quello dopo ancora. Anche quest'altro. I riflessi diventano miei complici, diventano strumento indispensabile. Quante lame ha lanciato fin'ora? Le posso contare su una mano?

E poi tutto si ferma. Tutto si immobilizza nel tempo, la lancetta dell'orologio non raggiunge la tacca dopo. I passi si fanno innumerabili, diventano spediti. Se è la distanza il difetto dei suoi lanci, allora si farà più vicina. Deciderà di sporcarsi le mani, o lancerà semplicemente da più vicino? Cosa vuole fare? La sua faccia oscurata dai colori cupi che le aveva schizzato il mio terrore, si avvicinò. Ora siamo più vicini, più vicini. Adesso lei può respirare sulla mia pelle, ci separa così poco ormai. Il suo sguardo pesa sul mio cuore, si fa più grave. Brucia, mi corrode gli occhi. La luce delle mie iridi diventerà cenere con questo fuoco assassino.

Il suo petto si contrae nell'ansia di respiri smorzati. Trabocca della tensione dall'aria, non si riesce a contenerla tutta in questo semplice spazio. Niente di questo è avvenuto con attesa, è stato un lampo. Una brusca mossa violenta. La punta della lama non si è avvicinata con cautela, ha corso come un fulmine verso la meta. Ha puntato sul mio cuore, si è preparata a colpirmi. Una luce dettata dal terrore che quella sia veramente la mia ultima lama mi invade, occupa tutto il mio campo visivo. E' finita.

Poi l'inspiegabile, l'inenarrabile evento. La mia salvezza, il mio continuo stupore. L'aria ha rotto la lama, ha lasciato che si frantumasse in mille pezzi. Pezzi di quell'ombra mortale ripetuta così tante volte. Una bomba, una bomba invisibile ha spaccato la lama.


  
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