His
name is
too hard
to say
Esistono un numero notevole di
cose prettamente spagnole che non
solo irritano Austria
in maniera indicibile, ma che gli fanno addirittura corrugare la fronte
ed
assumere un tono poco decoroso: a volte si ritrova a parlare a voce
così alta che
in certi istanti si chiede se sia semplicemente arrabbiato o se
qualcosa in lui
si sia spezzato, incrinando per sempre la sua innata
capacità di trattenere la
propria irritazione. Spagna ride e commenta che il suo volto
è facile da leggere
come un libro spalancato e che riesce a riconoscere la sua irritazione
nello
stesso istante in cui nasce, dal lampo viola che attraversa i suoi
occhi. Ma
Austria continua a sostenere, balbettando vergognosamente per lo
sgomento, che
in quei suoi comportamenti che provocano i suoi scoppi d’ira
non c’è proprio
niente di divertente, proprio nulla.
Antonio parla sempre tanto, ad
alta voce, parla con
così tanto fervore che ogni volta le sue parole echeggiano
forti e chiare anche
a quattro sale di distanza. E’ davvero irritante sentire la
sua voce per
svariate ore ininterrottamente, e Roderich vorrebbe dirgli che
basterebbe
davvero pochissimo a rendere
piacevoli le loro conversazioni – sarebbe sufficiente che lui
abbassasse di
qualche ottava la sua voce squillante, che parlasse più
lentamente, che ogni
tanto si fermasse per dargli tempo di rispondere. Ma Austria rimane in
silenzio
perché non vuole offenderlo, perché vuole essere
cortese, salvo poi sbottare
d’impazienza quando la sua sopportazione raggiunge il limite.
Ogni tanto gli
capita anche di pestargli un piede o di piazzargli forti gomitate allo
stomaco,
o di desiderare ardentemente di farlo: lo spagnolo dice sempre e
comunque ciò
che pensa, senza chiedersi se ciò che ha appena pensato sia
opportuno o meno
alla situazione in cui si trova. Quando le sue parole scivolano via
dalle sue
labbra nella maniera meno appropriata possibile, Austria vorrebbe solo
non
essere lì con lui e che i suoi sguardi sgomenti non fossero
trascurati con così
tanta disinvoltura.
Il patetico tedesco di Spagna
obbliga Roderich a
sforzarsi di parlare spagnolo, perché altrimenti non
potrebbero comprendersi in
altro modo: qualche volta hanno provato con i gesti e con gli sguardi,
ma
Antonio è bravissimo a fraintendere sempre tutto nel
peggiore dei modi. Non si
vergogna di rendere le ruvide parole tedesche degli incomprensibili
ammassi di
lettere sibilanti, ma il suo sorriso è puntuale ed
intenerito quando Austria si
lancia coraggiosamente verso le sonorità spagnole,
ridacchiando ogni volta che sulle
labbra dell’austriaco le parole inciampano e cozzano prive di
musicalità.
Questo fa arrossire Roderich, ma preferisce di gran lunga quella
piccola
umiliazione ai fraintendimenti disastrosi che spesso hanno portato a
situazioni
a dir poco disdicevoli. Spagna
continua
a sorridere e prenderlo in giro, salvo poi fargli i complimenti quando
il
rossore dell’austriaco diventa fin troppo evidente
perché possa essere
comodamente ignorato:
« Devi solo
migliorare un po’ la pronuncia, Roderigo.»
Austria sente i capelli
rizzarsi sulla nuca, preme le labbra l’una contro
l’altra per resistere alla
tentazione terribile di riprenderlo per l’ennesima volta. Già, perché
Antonio non ha ancora imparato a pronunciare decentemente
neppure il suo nome.
Altra nota a suo sfavore,
è il fatto che a Spagna
non piacciano i dolci austriaci. Non riesce a mangiarli, si lamenta in
continuazione della loro eccessiva dolcezza, della loro consistenza
corposa e
di una presunta pesantezza che Roderich non ha mai trovato fastidiosa.
Austria
ogni tanto pensa che lo spagnolo potrebbe anche sforzarsi di
assaggiarli, che
potrebbe almeno tagliare una fetta di strudel
e mangiarne la metà, che potrebbe almeno provare
a mangiarli invece di limitarsi a studiarli per poi rifiutarli a
priori. Perché
sacripante, certi piatti spagnoli
sono forti e piccanti, hanno un retrogusto speziato che ricorda
l’Arabia, sono
troppo aggressivi per le abitudini spartane degli austriaci: ma
Roderich non si
rifiuta mai di mangiarli, ingoia sempre un boccone in più
rispetto a quello che
il suo stomaco è pronto a tollerare. Spagna si limita a
sorridere davanti al
suo volto che avvampa per il peperoncino, versandogli l’acqua
nel bicchiere.
Inoltre Austria vorrebbe
fargli notare quanto sia terribilmente
sgarbato fissare le
persone. Non capisce cos’abbia da guardare,
cosa ci sia di così interessante nel modo in cui gira il
cucchiaino nella tazza
per far sciogliere lo zucchero, o nel modo in cui porta il piattino al
volto
per non far gocciolare il thè. Lo segue con lo sguardo
mentre mette in ordine
gli spartiti, mentre legge in silenzio davanti al camino, sorride
appena quando
lo vede sistemarsi gli occhiali sul naso, studiando il gesto fluido ed
accurato
con il quale preme la montatura sottile sul naso dritto.
Roderich non comprende,
vorrebbe solo che Spagna la
smettesse con quel gioco di sguardi che non solo lo mette in imbarazzo,
ma che
gli sembra del tutto inadatto e scortese.
« Perché
mi guardi così?» una volta Austria aveva
commesso l’errore fatale di chiederglielo, nel suo spagnolo
insicuro e
graffiante. Spagna aveva battuto le palpebre e gli aveva mostrato un
sorriso
smagliante, un lampo bianco e luminoso di denti bianchi e perfetti:
« Cuando hablas español eres muy lindo.»
E l’imbarazzo di
Austria si sarebbe estinto dopo
quella risposta assolutamente fuori luogo, se solo Spagna a quel punto
non
avesse iniziato a fargli proposte indecenti, continuando a sorridere
come se
fosse la cosa più ovvia del mondo.
Ma ci sono dei rari momenti in
cui Roderich Edelstein
riesce a chiudere un occhio su tutto ciò che lo irrita di
Antonio Fernandez
Carriedo.
Come quando Spagna lo
interrompe mentre se ne sta
seduto in giardino a leggere un libro, imponendogli la propria
compagnia, e si
stende al suo fianco per poggiare la testa sulle le sue gambe
elegantemente
unite. Austria lo fissa con disapprovazione mentre fischietta qualcosa
e si
addormenta sotto il sole tiepido del pomeriggio, ma non può
fare a meno di
insinuare le dita tra i riccioli castani che gli lambiscono la fronte
abbronzata.
Ogni tanto Spagna gli si
affianca silenziosamente
nella sala della musica e assiste Austria mentre si esercita con il
violino,
senza dire una parola quando sente le corde stridere appena contro
l’archetto.
« Mi piace guardarti
suonare.» è la giustificazione
che presenta ogni volta che Austria gli chiede garbatamente se per caso
abbia
bisogno di qualcosa, e in quelle occasioni Roderich non può
fare altro che
annuire, cercando di non fare caso al calore piacevole che gli invade
gradatamente
il volto. In quel caso non è così terribile ed
insopportabile percepire lo
sguardo di Spagna su di sé. Neppure quando Antonio irrompe
nella sala con una
chitarra tra le mani e decide di voler suonare con lui – in
quel caso le
esercitazioni di Austria vengono interrotte bruscamente, ma gli accordi
strimpellati e gli sforzi divertiti di Antonio gli strappano sorrisi
sinceri. I
loro duetti sono un continuo rincorrersi senza criterio di note
vibranti sui
crini di cavallo tesi, un tentativo armonico che porta
l’esperienza e
compostezza studiata dell’uno a fondersi del tutto con
l’improvvisazione
passionale dell’altro. Una parte di Roderich geme per
l’esercitazione
rimandata, ma mentre suona qualsiasi altra cosa perde importanza,
lasciandolo
solo con Antonio e il fascino mozzafiato di quella loro musica
capricciosa e bellissima.
Inoltre Austria non ha mai
apprezzato granché
l’abitudine sconveniente di Spagna di bruciare le tappe senza
ritegno, di non
badare ad alcuna regola particolare, di non dare nessun peso agli
abbracci e ai
baci, di dispensarli generosamente ogniqualvolta la sua mente
disinvolta e
libertina glielo suggerisca.
Austria non sa mai esattamente
come comportarsi con
lui, come rispondere alle sue attenzioni, come interpretare parole che
gli
sembrano dette con troppa facilità per essere sincere (
anche se a dire il vero
lo infastidisce molto di più la sua tendenza dissoluta alla
poligamia.)
Eppure Antonio ha sempre le
mani calde, lo tocca
come se fosse prezioso e delicato come la porcellana, ha un modo di
abbracciarlo che fa dimenticare ad Austria qualsiasi altra cosa,
comprese le
convenzioni severe e tutte le cose che gli danno fastidio. Ha la
capacità di
coglierlo di sorpresa, di trovare il momento esatto in cui Roderich
abbassa le
proprie difese e diventa vulnerabile – lo attira a
sé, abbassa la voce, i suoi
gesti diventano misurati e lenti.
In quelle occasioni Austria
non sa se sia per via
del suo respiro sul proprio collo, delle sue dita che gli sfilano gli
occhiali
e gli cingono la nuca, dell’odore della sua pelle che gli
ricorda il sole e la
salsedine del mare – non sa con esattezza se dipenda da uno
qualsiasi di questi
aspetti, ma si accorge che improvvisamente la bassa aspirazione del
tutto
inadatta che Antonio imprime nel suo nome è diventata
più melodiosa e
trasportante di qualsiasi musica abbia mai suonato.
In quelle condizioni di
sovvertimento completo
della realtà, Roderich Edelstein riesce a tornare in
sé solo dopo una buona
manciata di ore, accorgendosi distrattamente di essere tra le braccia
di
Spagna, di essere spettinato e stanco, di essere steso in un ammasso
informe di
lenzuola di lino impregnate dei loro odori mescolati.
Cerca di divincolarsi con poca
convinzione, perché
sa che l’abbraccio di Antonio non lo lascerà
andare fino a quando non sarà lui
stesso a deciderlo – e poi incontra i suoi occhi verdi, legge
in quegli
smeraldi limpidi una tenerezza ed un affetto così intensi da
fargli mancare il
respiro. Si chiede in preda all’imbarazzo cosa lui stia
leggendo nelle sue
iridi viola, si domanda disperatamente e con arrendevolezza se nei suoi
occhi
Antonio riesca a leggere lo stesso identico sentimento. Quando Spagna
sorride e
si avvicina a lui per baciarlo, Roderich Edelstein capisce di essere un
libro
aperto, esattamente come Antonio sostiene.
« Talvolta sai
essere intollerabile, Anzonio Fevnandex
Cavviedo.» Austria lo
mormora con tono critico, la voce roca e bassa addolcita dalla
stanchezza e da
quel bacio spagnolo
ed impetuoso.
Spagna ride e preme la guancia
contro la sua,
mormorando piano nel suo orecchio una richiesta morbida:
« Hacer
silencio, por favor.»
Roderich obbedisce
controvoglia, ingoiando la
leggera irritazione, dicendosi che probabilmente non durerà
molto e che tra
qualche anno forse si libereranno l’uno dell’altro;
eppure mentre Spagna gli
sfiora la mascella e lo bacia ancora, accompagnando le sue labbra
ritrose verso
un contatto che non ha assolutamente nulla di casto, Austria si limita
a
rispondere, chiudendo gli occhi, sentendo sulla lingua un aroma di
spezie che
non lo disturba affatto.
Forse in fin dei conti vale la pena sopportare.
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Nota
dell'autrice:
1) Scritta di getto
in una sera scarsa per la gioia ed il gaudio mio e di alicyana,
a cui la dedico e regalo ornandola con un cuore <3
2) Gli Asburgo.
Un'unione austriaco-spagnola che durò più o meno duecento anni. E
su cui ho costruito archi di fiori e amore così per il mio
piacere disinteressato.
3) Chiedo scusa nel
caso ci siano paradossi temporali e/o storici. Inoltre sottolineo che
non capisco una mazza di spagnolo, quindi le frasi qui riportate sono
tradotte alla meno peggio e con semplice e tantissimo sentimento. Nel
caso qualcuno riscontri errori, me li faccia notare e mi farà felice xD
4) Sono
ancora drammaticamente convinta di non essere in grado di scrivere cose
spensierate e pucci. E nello scrivere questa fanfiction ho spesso
chiuso entrambi gli occhi. Ma in un certo senso mi sono divertita, e
penso che ripeterò l'esperienza xD
Infine, se chiunque di voi che siete incappati in questa pagina scoprendo un pairing del tutto insolito e assurdo (perchè woah, è l'unica fic che ne parli in tutta efp finora xD) dovesse sentire anche il minimo stimolo a dirmi cosa pensa in merito, i commenti sono sempre molto beneaccetti <3