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Autore: naccho    08/09/2010    7 recensioni
{AU} Arthur Kirkland è l'erede, insieme ai suoi quattro fratelli, dell'impresa commerciale Kirkland, dedita al commercio di spezie e seta dall'India sin dal 1800. A causa dell'imminente matrimonio di una sua cugina con il rampollo di una importante famiglia americana, i Jones, Arthur viene costretto dalla propria zia a rieducare uno dei fratelli minori di quest'ultimo, Alfred, per farlo diventare un perfetto gentiluomo entro la data delle nozze. Ha tempo solo due mesi e nessun aiuto, ce la farà?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Innanzitutto grazie per aver aperto questa storia, è la prima volta che scrivo una UsaUk e spero vi piaccia, visto che a me questa coppia non fa impazzire ò.ò dunque. Scrivo queste due righe per avvertirvi che i personaggi OC inseriti in questa storia (Scozia, Isole Ebridi, Galles, Irlanda del Nord, Isole Vergini, volendo parlare di nazioni) sono stati -escludendo Scozia- espressamente creati da me e il mio maritino unicamente per questa fancition e il GDR di Hetalia su Facebook. Troverete tutte le informazioni a fine capitolo~ Buona lettura!

Come essere un perfetto gentiluomo

1.

Tea caldo. Una dolce, aromatica tazza di tea caldo. Arricchito con una punta di miele, ambrato, zuccherato al punto giusto. Tea caldo. Lo stesso tea caldo che lo accompagnava tutti i giorni alle cinque precise di pomeriggio e non solo, lo stesso tea caldo che riusciva a rilassarlo anche più di un bagno bollente. Lo stesso tea caldo che gli stava andando di traverso in quel preciso istante.
Co... cosa?!” tossicchiò Arthur Kirkland, giovane commerciante di spezie di appena ventitré anni, capelli biondi, occhi verdi, sopracciglia un po' folte, ma non se n'era mai realmente fatto un problema. Anzi, secondo lui denotavano uno charme che solo un inglese poteva avere.
Una bella signora sulla quarantina, capelli castani raccolti sulla testa in morbidi boccoli, rigirò il cucchiaino dorato nella tazza, prima di scuoterlo leggermente sul bordo e posarlo sul piattino. Posò la mano sul grembo e rivolse un bel sorriso al suo nipotino, aggiustandosi i lunghi guanti bianchi di seta che le arrivavano all'avambraccio.

Converrai con me che è l'unica resa attuabile” sorrise lei, prendendo tra le mani la tazzina finemente decorata e portandola alle labbra, bevendo un leggero sorso. “La pregevole famiglia ci ha postulato un simile favore, sarebbe spregevole da parte nostra declinare” allargò il sorriso, assottigliando gli occhi come solo lei sapeva fare. Piegò la testa, fissando il nipote dritto negli occhi, con quello sguardo al quale non si poteva di certo dire di no. “Domandare è lecito, rispondere è cortesia.” continuò, “Sicché non vorremmo bensì gettar sfregio sulla nostra famiglia esimendo la gentile richiesta...”
N-no, certo che no...” biascicò lui, posando il fazzoletto di seta con il quale si era pulito il viso. Certo che no? Era una catastrofe! Come poteva quella stupida famiglia caricarli di un peso tale?! Ma cosa... cosa?!
Sublime, invero” squittì lei, prendendo nuovamente la tazza tra le dita. “Mi aspetto una risultanza impeccabile come tua abitudine, Arthur”
Oh... immancabile, zia... tenterò di non disattendere le tue prospettive” biascicò Arthur abbassando il viso e mordendosi un labbro, invaso dalla rabbia.
Nevvero” concluse la donna, poggiando la tazzina ormai vuota sul piattino, poggiando nuovamente le mani sul grembo e rivolgendogli un sorriso benevolo... o almeno così tentava di essere. Arthur conosceva quel sorriso, e significava tanti guai.
Se ora volete congedarmi, zia, mi accomiato per riordinare le idee...” si alzò, con un leggero inchino della testa, e la zia concesse l'uscita con un leggero segno della mano.
Arthur chiuse la porta alle sue spalle, prendendo un grosso respiro e cominciando a camminare a passo deciso per il corridoio di marmo. Salì le scale velocemente, quasi travolgendo una cameriera che stava trasportando delle lenzuola probabilmente da lavare, e arrivò al piano rialzato, attraversando il lungo corridoio e infiltrandosi in uno più piccolo, aprendo poi l'ultima porta sulla destra. La sbattè alle proprie spalle ansimando pesantemente, tenendo stretta la maniglia tra le dita.

Non è possibile... ma cosa!” esclamò, colpendo con un calcio il piccolo tavolino posto di lato, per fortuna libero da qualsiasi oggetto. “Cosa! Sono tutti impazziti, per chi cazzo mi hanno preso?!” continuò, togliendosi la giacca e scaraventandola per terra, tirandosi il fiocco che aveva al collo per slegarlo e lanciare anch'esso in qualche punto imprecisato della stanza. “Qui sono tutti pazzi! Tutti! E stanno cercando di fare impazzire anche me!” continuò ad urlare, per poi dirigersi verso il letto e buttarvisi sopra a peso morto, portando una mano sugli occhi.
Aveva già un sacco di problemi da solo, gestire il commercio, regolare il trasporto delle spezie, delle sete, scegliere con cura la gente con la quale lavorare, gestire il traffico... insomma, non aveva di certo tempo per le stupidaggini!
Prima ancora che potesse inveire nuovamente, il suo telefono cellulare squillò, diffondendo l'inno inglese per la stanza.

Sì?” rispose, con un sospiro enorme.
Signor Kirkland? La macchina è in cortile, la aspettiamo” rispose una voce seria ma giovanile dall'altra parte.
Uhm... sì, arrivo” fece, chiudendo la chiamata e andando a recuperare la giacca, optando per una cravatta, molto più... 'moderna', se vogliamo dire così, rispetto a quel fiocco così tremendamente retro.
Scese nuovamente le scale, non incontrando per fortuna nessun membro della sua famiglia, e si diresse verso l'ingresso, dove il suo maggiordomo lo stava attendendo.

Da questa parte, signore” disse in tono pacato, con la testa leggermente inclinata verso il basso e una mano sul petto.
Grazie, Rupert” rispose Arthur, massaggiandosi la tempia e uscendo dalla porta di casa, già stata precedentemente aperta dalle cameriere. Il suo maggiordomo lo seguì tenendo tra le mani un registro.
L'auto, una audi A8 nera, era poco fuori l'enorme portone di casa Kirkland, con l'autista che manteneva spalancata la portiera passeggero. Arthur entrò massaggiandosi ancora la tempia, seguito da Rupert. L'autista chiuse la portiera e corse al posto guida, mettendosi subito al volante.

Va tutto bene, signore? Devo prenderle un'aspirina?” domandò il maggiordomo, posando sulle gambe il registro.
No... una pistola, forse...” mormorò lui. Poggiandosi al bracciolo e continuando a massaggiarsi la tempia.
Signore...” biascicò lui, con un'occhiata quasi di rimprovero.
Lo so, Rupert, lo so...” sospirò Arthur, passandosi la mano sul collo e aggrottando le sopracciglia. “Sono stanco di essere preso per un idiota! Ho un lavoro anche io a cui badare!” esclamò, affranto.
La signora ha comunicato le nuove direttive” rispose lui, aprendo il registro e estraendo una penna dal taschino.
Oh, certo. Evviva. Dimmi tutto” sospirò ancora, accavallando le gambe e chiudendo gli occhi.
La data del matrimonio è fissata per il cinque agosto, abbiamo già contattato l'organizzazione che sta provvedendo a sistemare tutto ciò che riguarda la cerimonia e il ricevimento, la sala è stata prenotata, domani pomeriggio la sarta andrà a casa della sposa per il vestito. Quanto a... quel problema...” mormorò l'ultima frase, guardando sottecchi il suo signorino, alzando leggermente le sopracciglia, preoccupato.
Sentì provenire un grande sospiro da lui, che si posò una mano sugli occhi. “Dimmi...”

Dovrebbe arrivare oggi in città, ho già incaricato un autista di andare a prelevarlo dall'aeroporto. Dovreste incontrarvi stasera stessa per cena”
Oh, non vedo l'ora.” commentò ironico Arthur, incrociando le braccia sul petto. “Puoi ripetermi quanto tempo ho?”
Due mesi e mezzo, signore”
Vale la pena suicidarsi, allora...”


L'impresa commerciale Kirkland era sorta a metà 1800 e si era subito affermata nel grande viavai mercantile che caratterizzava quegli anni. La sua vicinanza alla casata reale e gli stretti rapporti con la compagnia delle Indie, seppur nel suo periodo di crisi, avevano aiutato la piccola impresa ad evolversi sempre di più e diventare il colosso del management di spezie e seta proveniente dalle Indie che era oggi.
Arthur Kirkland, nonostante i suoi soli ventitré anni, era alla stregua del presidente, suo padre, ormai troppo vecchio per curare ogni dettaglio fino in fondo.
Ogni membro maschile della famiglia Kirkland lavorava nel complesso. Anche se erano tutti figli di donne diverse, erano fratelli e comunque si sentivano una sola famiglia.
Il fratello maggiore, Logan, era il figlio della prima moglie del signor Kirkland, ed era di origini scozzesi. Infatti Logan aveva i capelli rossi e qualche sparuta lentiggine, gli occhi verdi e un carattere piuttosto irrequieto, e piuttosto 'libero'. Aveva ventisette anni e nell'impresa si occupava delle relazioni estere. Dopo c'era Arthur, che si occupava della gestione interna dell'azienda, e da qualche tempo aveva sostituito il padre nel ruolo di presidente del gruppo, diventando, se possibile, più sclerato di prima. Sua madre era inglese, ed era la moglie ufficiale del signor Kirkland. Il terzo figlio si chiamava Sky, diciott'anni, allegro, gioviale, anche lui con i capelli rossi e gli occhi verdi, lentiggini sul viso. Sua madre proveniva dalle isole Ebridi, nella Scozia nord-occidentale. Aiutava Logan nella gestione dei rapporti esteri. Il quarto figlio era Ray, un piccolo scricciolo di appena un metro e sessantuno troppo spaurito per fare qualsiasi cosa. Sua madre era di origini gallesi, e lui era stato preso nella famiglia sin da piccolo a causa della sua morte. Aveva diciassette anni e, a differenza di tutti i suoi fratelli, aveva occhi nocciola e capelli castani. Nel gruppo era il responsabile superiore della contabilità. Il più piccolo era Kain, di appena quindici anni. Insieme a Ray frequentava ancora la scuola, e non aveva ancora un vero ruolo nella gestione dell'azienda. Come gli altri due fratelli, aveva occhi verdi e capelli rossi, sua mamma era originaria dell'Irlanda del Nord.
Arthur amava molto i suoi fratelli, anche se ognuno aveva i suoi difetti. Logan lo trattava sempre male, e non perdeva occasione per deriderlo, Sky parlava troppo ed era sempre invasivo, al contrario, i suoi due fratelli minori non fiatavano affatto. Tutto sommato, il suo rapporto con loro era piuttosto armonioso.
Il telefono cellulare del suo maggiordomo squillò all'improvviso, risvegliandolo dai suoi pensieri, quando voltarono nel parcheggio della sede centrale del gruppo Kirkland.

Pronto?” ci fu un secondo di silenzio, durante il quale Arthur vide il suo maggiordomo cambiare espressione almeno cinque volte. “...cosa?! È molto grave. Cercatelo dappertutto!” esclamò, con gli occhi fuori dalle orbite. “Tenetemi informato” chiuse il telefono con uno scatto, poi prese un respiro voltandosi verso Arthur.
... il signorino è scomparso dall'aeroporto. Ha eluso le nostre guardie del corpo e sembra che si sia allontanato con la sua auto da solo”
... come hai detto?!” sbottò Arthur, quasi dando una testata al tettuccio della macchina. No, no... no! Perché, perché succedeva tutto a lui?!
L'auto si fermò davanti alla sede centrale del gruppo Kirkland, l'autista scese e aprì la portiera ad entrambi, che si precipitarono fuori quasi schizzando.

Chiama tutti quelli che puoi, chiama la polizia, chiama l'esercito, chiama chi vuoi! Ma trovalo. Entro questa sera lo voglio alla mia scrivania! Poi ci penserò io a come ucciderlo lentamente e con dolore” sibilò tra i denti, stringendo i pugni delle mani.
All'improvviso ci fu il rumore rombante di una frenata, e una Audi spyder bianca, così bianca che luccicava tremendamente sotto il sole di giugno, comparve dall'angolo della strada sgommando a velocità probabilmente non concessa nemmeno ad Indianapolis.
Con un altro terribile, stridulo freno l'auto si fermò giusto davanti ad Arthur e al suo maggiordomo, perplessi, shockati, senza parole.
Le guardie del corpo circondarono l'auto, ma Arthur, con gli occhi ancora spalancati dallo stupore e dallo spavento, alzò una mano per farli allontanare.
Il finestrino scuro si abbassò lentamente, e un musica assordante cominciò ad uscire da quel colosso di auto.
Una testa bionda, con un ridicolo ciuffo che spuntava e stava in piedi per chissà quale strano fenomeno fisico, un viso nascosto da un paio di occhiali da sole neri e un odioso, odioso sorriso spuntarono da quell'auto bianca e luccicante.

Ehilà, come va~?”

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Grazie di essere giunti fin qui<3 spero questo capitolo vi sia piaciuto nonostante la scarsa lunghezza. Come promesso, ecco i profili e degli identificativi dei fratelli di Arthur.
Logan: come già scritto, è il maggiore dei fratelli Kirkland, e rappresenta la Scozia. Tenterò di mantenere il suo carattere così com'è descritto nel fandom, anche se ovviamente lo manipolerò a mio piacimento :D non me ne vogliate! 
Sky: le Isole Ebridi sono un gruppo di isole raggruppate in interne ed esterne accanto alla Scozia. Sono state di dominio norvegese fino al 1280 prima di passare nuovamente nelle mani della Scozia. Il nome di Sky è preso dal nome di una delle principali isole, Skye. E' il secondo dei fratelli Kirkland ed è un vero logorroico, capace di mettere in difficoltà chiunque gli parli perché non sta mai zitto. 
Ray: rappresenta il Galles ed è veramente piccolo e silenzioso, molto spaurito e soprattutto non riesce a reggere i suoi tre fratelli maggiori così pieni di vita e chiacchieroni (soprattutto Sky). Non è molto abituato ai rapporti umani e per questo, se gli succede qualcosa, piange spesso. La sua camera è piena di libri e passa un sacco di tempo in biblioteca.
Kain: in irlandese il suo nome significa 'testa rossa', e rappresenta l'Irlanda del Nord. Il suo carattere è simile a quello di Ray, ed è perennemente in agitazione, con la paura di essere lasciato indietro dai suoi fratelli. Il fratello con il quale è più legato è Ray, oltre che per il carattere simile, anche per la passione per la lettura.

L'Irlanda è rappresentata niente poco di meno che dalla famosa cugina di Arthur che presto andrà in sposa ad uno dei fratelli Jones~ <3

  
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