Disclaimer: non ho proprio potuto fare a meno di scriverla questa piccola fic. Ho preso l'idea da una cosuccia che avevo letto un po’ di tempo fa, una breve storia che mi aveva particolarmente colpito. Per alcuni punti, mi sono ispirata ad alcune storie in inglese che ho letto.
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Heart of
life
È
possibile provare sentimenti per
qualcuno che si è conosciuto da soli due giorni?
No,
impossibile.
Insomma
gli si era affezionata, questo non
poteva negarlo. Tuttavia, anche dopo un anno trascorso a scappare e a
nascondersi insieme, non riusciva proprio a smettere di combattere e
rinnegare
ciò che aveva scoperto di provare. Quello strano sentimento
nato dall’istante
in cui si erano scorti nella penombra della stazione sotterranea di
Budapest.
Cuore,
che strana parola.
Non
ci aveva mai riflettuto sopra prima...
cuore, solo un altro organo morto all'interno del suo corpo privo di
vita.
Proprio per questo, aveva speso tanto tempo ed energie nella caccia ai
Lycan,
perché ne era diventata ossessionata. Cacciare impediva alla
sua mente di
pensare alla ragione di questa sua nuova esistenza... del suo scopo in
quella
non-vita.
Si
nutriva, cacciava, dormiva, si nutriva
ancora, si annoiava, cacciava ancora una volta... la stessa routine che
notte
dopo notte si era ripetuta all'infinito fino a quell'istante.
Michael,
l'umano.
Beh,
non più umano. Ora lui era un ibrido,
il primo della sua specie.
Michael
che tuttavia, nonostante tutto,
continuava ad aggrapparsi a quei miseri brandelli di umanità
che gli restavano,
seguendola incondizionatamente.
D'accordo
le piaceva. Erano rimasti lontani
a stento un paio d'ore durante quell'anno trascorso insieme. E, anche
quando erano
separati, si trovavano sempre sotto lo stesso tetto. Erano riusciti a
sfuggire
agli Agenti di Morte per un soffio per poi prendere a spostarsi di
città in
città, sino a trovare una piccola baracca in un paesino
vicino a Belize.
Conveniente,
tranquillo, appartato... solo
la prima qualità interessava veramente a Selene. Stare sola
con Michael, sotto
lo stesso tetto, non era esattamente la sua idea di vantaggio. Negli
ultimi
mesi lo aveva allontanato, lo sapeva, lui l'aveva notato. Eppure non
riusciva a
spiegarsi come quel mezzo Lycan fosse giunto così
pericolosamente vicino all'organo
morto nel suo petto.
Si
era in qualche modo abituata a lui.
Ciononostante
definirlo così era troppo
poco, riduttivo. Si era affezionata a tal punto che era divenuto
impossibile, per
lei, dormire senza sapere esattamente dove lui si trovasse.
Avrebbe
preferito essere uccisa da Marcus piuttosto
che lasciare che Michael sapesse di questi suoi sentimenti.
Di
nuovo una strana parola, sentimenti.
Non era fatta di pietra, certo. Anche lei aveva dei sentimenti: il
disgusto per
Kraven quando tentava di sfiorarla, l'amicizia per Khan, l'affetto per
il suo
padre tenebroso Viktor, il dolore per aver scoperto la
verità sul massacro
della sua famiglia.
Ma
l'amore? Questo era tutt'altra cosa.
La
figura addormentata si agitò nel sonno,
Selene pronta a sobbalzare nel momento stesso in cui avesse aperto gli
occhi.
L'ultima cosa di cui aveva bisogno era che lui sospettasse delle sue
visite
notturne. Erano un qualcosa d’incontrollabile. Tutto
ciò che sapeva, era di
dover essere sicura che lui dormisse sul suo scomodo divano prima di
poter
finalmente chiudere gli occhi.
Aveva
cercato di controllare questo suo
bisogno, innumerevoli volte. Eppure, nell'istante stesso in cui
abbassava anche
solo di poco la guardia, l’istinto prendeva il sopravvento e
si ritrovava nella
piccola stanza da pranzo della casupola, osservandolo dormire. Una
volta certa
che lui fosse al sicuro, lentamente e silenziosamente si ritirava nel
suo buio
sotterraneo per riposare.
"Infatuazione".
Questa
parola era stata pronunciata a fior
di labbra. Il solo pensiero la faceva rabbrividire. Forse, solo forse,
lei si
era davvero infatuata di questo... ibrido, ex-umano, mezzo Lycan buono
a niente
che qualche volta pretendeva di aver cura di lei anche contro il suo
volere.
Aveva perso il conto di tutte le volte che lui le aveva disubbidito
perché
pensava che lei fosse in pericolo o anche per il solo desiderio di
proteggerla.
Proteggere...
lei...
Lei
la grande Selene, la guerriera,
l'Agente di Morte da oltre centoventitre anni. Lui voleva proteggerla.
E
non tentava nemmeno di nasconderlo, glielo aveva confessato
così, come una cosa
da nulla.
"I
Lycans un tempo erano i guardiani
diurni dei vampiri, no? Così mi ha detto Lucian. Allora, io
ti proteggerò come
tu hai protetto me".
Che
nervi! Lo stesso ibrido sperduto che
guardava a lei per avere risposte su entrambe le specie, lo stesso
Michael che
aveva ascoltato attentamente i suoi sermoni sui vampiri e sui Lycans
ora si
sentiva così forte e potente da poter proteggere LEI!
Eppure,
nonostante tutto, non riusciva a
separarsi da lui… forse, per abitudine.
Michael
si mosse ancora, sfregandosi gli
occhi e fissando il vuoto.
Un
incubo, di nuovo.
Solo
che questa volta erano i suoi incubi,
di Selene. Ancora una volta, Michael stava sognando della sua famiglia,
dei
suoi ricordi.
L'ibrido
li odiava. Quei ricordi lo
spaventavano a tal punto da lasciarlo impietrito, sia dal terrore sia
dall'orrore. Eppure, non poteva farne a meno. Erano l'unica finestra
sull'animo
di quella strana donna che lo aveva salvato, sulla sua mente, sul suo
essere.
Michael sentiva che più avesse conosciuto del passato,
più sarebbe riuscita a
capirla.
I
suoi sensi la individuarono
immediatamente, distinguendo la sua figura tra le tenebre. Poteva
percepire il
suo odore, sentirla, quasi sfiorarla.
Che
ci faceva lì? Non doveva già dormire a
quell'ora?
Osservò
le tende chiuse, un singolo
pallido raggio di luce che filtrava da una stretta fessura.
Sì, era l'alba. Sarebbe
già dovuto essere addormentata. Non doveva farlo anche lui,
forse?
Il
più delle volte preferiva dormire di
notte, ciononostante spesso si trovava ad appisolarsi anche durante il
giorno. Spesso,
era come se la sua metà vampira e quella lycan si dessero
battaglia per il
controllo su quando dormire. Trovò il coraggio di parlarle,
non appena percepì
che lei aveva iniziato ad allontanarsi.
"Selene?"
Sarebbe
sembrato ancora più sospetto, se
lo avesse lasciato solo senza rispondergli. Era ovvio che avesse
avvertito la
sua presenza, il suo odore e forse anche intravisto la sua figura.
"Che
c'è?" Gli rispose, sperando
che il gelo nella sua voce gli impedisse di porle altre domande.
"C'è
qualcosa che non va?"
"No,
torna a dormire"
Selene
si ritirò in silenzio verso il suo
sotterraneo, lasciando Michael a decifrare quali fossero le sue reali
intenzioni.
La
notte calò di nuovo, senza che nessuno
dei due avesse riposato davvero. Michael troppo tormentato dagli
incubi, Selene
troppo tormentata dai pensieri.
Aveva
bisogno di calmarsi, si. Il suo
bisogno era così forte che, non appena gli ultimi raggi di
sole morirono
all'orizzonte, lei abbandonò la capanna. Aveva bisogno di
aria fresca, aria
fresca e mammiferi da uccidere. Un secolo e più trascorso
come Agente di Morte
non poteva essere cancellato solo da un anno passato a fuggire.
Purtroppo, in
quel momento i conigli era tutto ciò su cui poteva sfogarsi.
Michael
si svegliò, istintivamente
cercando una qualsiasi traccia di Selene, ma non trovandone nessuna. La
preoccupazione
in breve risalì la sua schiena, lungo la spina dorsale, fino
al cervello e a
tutti i suoi muscoli. Dove era potuta andare così presto
dopo il tramonto?
Decidendo
di calmarsi ed aspettare prima
di imbarcarsi una missione suicida, si diresse in cucina decidendo di
prepararsi un caffè. Si era sentito infinitamente fortunato
dopo aver trovato
una vecchia macchina da caffè scalcinata in quella malandata
casupola. Selene
aveva semplicemente scosso le spalle, non trovando la cosa di molta
importanza,
ma l'espressione che si era dipinta sul volto di Michael, una volta
scoperto
che l'aggeggio poteva ancora funzionare, era stata impagabile.
Dieci
minuti dopo, si versò una tazza di
caffè e aspettò sul suo divano letto che Selene
tornasse indietro.
Trascorsa
una buona mezz'ora, ancora
nessun segno della vampira. Michael cominciava ad essere sempre
più irrequieto
mentre, fissando la porta, aspettava che si aprisse. Fu solo quindici
minuti
dopo che cedette alle sue paure, pronto a spalancare l'uscio per
cercarla, se
non fosse che quella stessa porta si aprì d'un tratto
rivelando la donna dai
capelli corvini.
Gli
era davanti, tenendo una coppia di
conigli morti per la coda e guardandolo fisso negli occhi. Sfidandolo a
provocarla, a fronteggiarla in qualche modo, con i suoi occhi di
ghiaccio che
lo fissavano quasi fosse una preda. Ci vollero molti minuti prima che
il
discendente di Corvinus avesse il coraggio di dar voce a ciò
che voleva, e non
poteva fare, a meno di sentirsi ancora come uno di quei conigli che lei
aveva
gettato sul vecchio tavolo malridotto.
"D-dove
sei stata?"
"Sicuramente
non a dare la caccia ai
Lycans!"
Questa
me la sono cercata. Pensò
Michael accorgendosi solo ora della stupidità di
quella domanda. Non era andata a cercare dei conigli solo per puro
divertimento. Un vampiro non gode mai nell'uccidere delle creature
così
insignificanti, no. La loro era una razza orgogliosa che non traeva
alcun
piacere nell'uccidere prede così facili da catturare. Salvo
che la loro
sopravvivenza non dipendesse da ciò. Michael aveva bisogno
sia della carne sia
del sangue fresco, Selene solo del sangue.
"Te
ne sei andata così presto... credevo
che ti fosse successo qualcosa".
La
donna si voltò verso di lui, un fuoco
ardente nei suoi occhi scuri.
"Oh
Cristo Michael, posso badare a me
stessa! Non ho bisogno né di te né di nessun
altro che mi faccia da balia. Ho
cent’anni più di te!"
Lo
era davvero ed era impossibile renderlo
più ovvio. Lei non solo lo trattava come un bambino alle
volte, ma era sempre
sicura di mettere ben in chiaro l'abisso di esperienza che li separava.
Comunque,
non era da lei scattare in quel
modo. Selene era sempre fredda come il ghiaccio, raramente perdeva il
controllo. Se non le piaceva qualcosa, semplicemente la ignorava,
sempre che
non costituisse un potenziale pericolo. E, in quel caso, l'avrebbe
ucciso. Non
era superficiale, semplicemente le piacevano le cose chiare e semplici.
Anche
lui lo aveva imparato a quel punto.
"Mi
spiace..."
L'ibrido
sapeva di suonare stupido. Ciononostante,
non sapeva davvero cos'altro dire. Selene ignorò le sue
scuse mentre aveva
iniziato a scuoiare i conigli, e non era un bello spettacolo. Michael
decise di
allontanarsi tornando al suo vecchio divano.
Con
cautela la vampira scuoiò, tagliò e
privò
del sangue ogni coniglio, conservandone la pelliccia. Un'ora e mezza
dopo,
aveva terminato posando alcuni pezzi di carne fresca di fronte a
Michael.
Lo
faceva sentire male, ma la loro
sopravvivenza dipendeva da quello.
"Non
pensarci, mastica
soltanto".
Sapeva
che Selene aveva ragione, glielo
aveva ripetuto un numero infinito di volte. Chiudendo gli occhi stretti
stretti, finalmente strappò un pezzo di carne. Lui non
guardava mai la carne
mentre spalancava la bocca il più che poteva e vi affondava
i denti,
tagliandone e strappandone brandelli. Cosa non smetteva mai di stupirlo
era
l'approvazione che il suo corpo sentiva verso la carne cruda.
Può darsi che
questo senso d'urgenza dipendeva dal suo spingersi al limite ogni
volta, per
permettere alla sua mente di lasciarsi completamente dominare dalla
fame,
soffocando qualsiasi spiraglio di morale.
Inconsciamente
si deliziò con la carne,
non lasciandone alcuna traccia mentre del sangue gli sporcava le labbra
e il
mento. Ancora una volta si sentì come un animale,
vergognandosi di se stesso.
Le sue mani erano coperte di sangue e pensò a come Selene lo
vedesse. Se mai si
fosse accorta di lui. Era solo un cane per lei? Non poteva solo essere
solo un
altro Lycan per lei, perché se questo era il caso, lei
l'avrebbe ucciso molto
tempo prima.
Teneva
lo sguardo fisso sul pavimento,
preoccupato di incontrare i suoi penetranti occhi scuri. Quando lo
fece,
l'unica cosa che vide era Selene intenta a bere la sua tazza di sangue.
Era
ovvio quanto disprezzasse il sangue d'animale, ma non se ne era mai
lamentata.
Ripresosi dall'abisso dei suoi pensieri, si alzò
frettolosamente, disperato nel
trovare qualcosa con cui ripulire se stesso e il pasticcio che aveva
causato.
Cercando
in cucina, sentì Selene parlare.
"Secondo
cassetto alla tua
sinistra".
Seguì
le sue istruzioni, trovando diversi
vestiti dimessi posti da parte. Sembravano molto vecchi ma non c'era da
stupirsi. Sebbene il pian terreno della casupola fosse abbastanza
vivibile, le
stanze superiori erano bruciate, devastate forse da un incendio accorso
nell'ultimo decennio.
Una
volta che il suo "pasticcio"
era stato ripulito, guardò Selene ancora una volta. Non si
era mossa ma
stavolta anche lei lo stava fissando. Imbarazzato, tornò a
sedersi sul divano.
"Avresti
dovuto dirmi dove stavi
andando... ero preoccupato".
Sperò
che dicendolo dolcemente, lei non si
sarebbe infuriata.
"La
prossima volta, lascerò una scia
di molliche di pane da farti seguire". Replicò lei con
sarcasmo.
"Una
nota sarà più che
sufficiente".
Perché
si preoccupava tanto per lei? Era
iniziato così, per istinto, come un bisogno. Un bisogno
incessante di sapere
che lei era al sicuro affinché la sua stessa coscienza
potesse trovare pace.
Tu
l'ami.
Era
questa l'unica, singola ragione. Per
tutto l'anno passato insieme, Michael aveva trascorso ogni singolo
momento,
cosciente o incosciente, pensando a lei, ascoltando la sua voce,
vedendo solo
il suo viso pallido e serio.
Sapeva
di essersi preso una cotta per lei
fin dal primo momento che l'aveva vista. Carnagione pallida, tratti
dolci ma
definiti, occhi che ti guardavano dentro, capelli scuri come la notte e
labbra
rosse come il sangue. Aveva iniziato a bramare intensamente quelle
labbra non
appena l'aveva vista bere del sangue. Le sue labbra bagnate di plasma
erano la
cosa più bella e seducente del mondo. Tuttavia, non aveva
mai potuto toccarle se
non nei suoi sogni disperati, dove immaginava di baciarle, di divorarle.
"Michael
che diavolo stai
facendo?"
Come
se dell'acqua gelata lo avesse
colpito, lui si accorse di stare fissando intensamente il suo viso.
Fissandolo
mentre inconsciamente si leccava le labbra.
Selene
aveva visto quello sguardo molte
volte nella sua vita e ne conosceva bene il significato, brama,
desiderio,
lussuria. Lo sguardo che Kraven le aveva rivolto ogni singolo giorno
per oltre
un secolo. Ma negli occhi di Michael era diverso, lo sentiva diverso.
Era
disposto a sacrificare ogni singola
cosa che avevano costruito? Era disposto a soffocare qualsiasi cosa
nutrisse
per lei se lei lo avesse rifiutato? Sarebbe rimasta al suo fianco,
nonostante
tutto? Così tanti dubbi gli affollavano la mente,
impedendogli di fare il primo
passo.
Sapeva
che lei non avrebbe mai preso
l'iniziativa, lei non era così. Era suo il compito, il suo
atto di fede.
Sospirò gravosamente, armandosi con tutto il coraggio che
possedeva. Se doveva
farlo, lo avrebbe fatto nel modo giusto, aveva una sola occasione.
Probabilmente lei se ne sarebbe andata, lontana da lui, ma era questa
la sua
natura.
Ma
lui era fisicamente più forte. Avrebbe
potuto trattenerla se avesse voluto, ma sperò che il suo
coraggio avrebbe retto
fino a quel momento.
Si
alzò, avvicinandosi a lei cercando di
rimanere a testa alta. Selene alzò un sopracciglio, non
sapendo davvero cosa
lui avesse deciso di fare.
"Selene...
dobbiamo parlare".
Erano così vicini, i loro corpi separati da soli pochi
centimetri.
"Allora
parla". Stava iniziando
ad oltrepassare il suo spazio personale, decise la gelida vampira.
"Io...
tengo a te, molto. Siamo
passati in mezzo a tanto insieme e ..."
Le
sue labbra. Fredde, rosse, socchiuse.
Lei non respirava, ma Michael avrebbe giurato che lo avesse fatto.
No,
doveva continuare a parlare.
I
suoi occhi. Così freddi, così esplosivi.
Segretamente implorandolo di fare qualcosa che non poteva definire.
La
baciò. Leggero, labbra che sfiorarono
labbra.
Le
sue mani. Le accarezzarono le guance
come se fossero fatte della porcellana più fine. Le sue dita
deliziati dalla
dolcezza della pelle di lei, proprio come aveva sempre immaginato che
essa
fosse. Si accarezzarono e sentirono.
Le
sue labbra che divoravano le proprie.
Le sue mani che la tenevano contro di lui.
Le
lo baciò a sua volta.
La
bocca di Selene si schiuse, il suo
desiderio che si riversava in lui. Le sue mani che morivano dalla
voglia di
toccarlo, si posarono sul suo collo, sfiorandogli i capelli, il petto.
Si
baciarono. Pieni di forza, pieni
d'amore, pieni di bisogno.
La
lingua dell'ibrido sfiorò una delle sue
piccole zanne, Sangue. Piccole gocce di sangue si riversarono nella sua
bocca,
causando in lei un nuovo bisogno, come se dovesse nuovamente nutrirsi
da lui...
ancora.
I
suoi occhi divennero dell'azzurro più
gelido. Lui poté sentire la sua natura ibrida voler emergere.
Ghiaccio.
Si
allontanarono, nel medesimo istante.
Tuttavia restando pericolosamente vicini.
Gli
occhi di lei chiari come il cielo
azzurro, gli occhi di lui completamente neri, corvini.
Era
ancora così vicina da poterla
sfiorare.
"Ti
amo".
Le
sue labbra scarlatte sussultarono, gli
occhi si spalancarono.
"No,
non è vero".
"Io
ti amo".
"Come?"
Si
avvicinò ancora; le sue mani grandi che
le incorniciarono il viso ancora una volta.
"Io
ti amo Selene. Volevo solo che lo
sapessi. Non voglio passare il resto della mia vita a rimpiangere di
non
avertelo mai detto". Il suo sorriso, caldo e affettuoso. Le faceva
venire voglia di sorridere a sua volta.
Le
baciò la fronte, non chiedendole di
dirgli niente. Si voltò, allontanandosi di alcuni passi.
"Non
so come amare, come quello... è
passato troppo tempo". Quelle parole suonarono così aspre
dalle sue
labbra.
Si
voltò verso di lei, notando i suoi
occhi scuri ancora una volta e sorridendole adorante.
"Hai
sempre saputo come amare, lo hai
solo dimenticato".
Selene
si mosse, lentamente percorse quei
pochi passi verso di lui.
"Potresti...
aiutarmi a
ricordare?"
Michael
sorrise, un sorriso pieno. Le sue
braccia forti le circondarono la vita e la spinsero verso di
sé, stringendo
quei vestiti così attillati da Agente di Morte che la
vampira insisteva ancora
ad indossare.
Lo
lasciò fare, permettendogli qualsiasi
cosa desiderasse. L'ibrido semplicemente l'abbracciò,
venendo lentamente
ricambiato. Tenendolo a sé come lui faceva con lei.
L'uomo
nascose il viso fra i suoi capelli
scuri. La donna celò il suo volto contro il collo dell'uomo,
affascinata dal
calore che quel corpo emanava. Lentamente poteva sentire il suo calore
scaldare
il proprio corpo freddo e morto, ed era una sensazione squisita. Lui
era
incredibile.
Liberazione...
liberò le sue emozioni, i
suoi sentimenti. Solo per un istante le parve di poter rompere
finalmente
quelle barriere che la tenevano prigioniera, ma questo la
spaventò. Sarebbe
stata in grado di ricostruirle? Avrebbe voluto ricostruirle?
"Io
ti amo, Selene".
Sorrideva,
quel bastardo sorrideva. Lei
era assillata dai suoi tormenti interiori e lui sorrideva. Ma quelle
parole la
scaldarono al punto che aveva iniziato a crederci.
Rimorso,
lo conosceva anche fin troppo
bene. Aveva trascorso ogni singolo giorno della sua non-vita
rimpiangendo di
non essere stata in grado di difendere la sua famiglia. Non avrebbe
trascorso
il resto dell'eternità rimpiangendo di non aver detto
all'unico uomo che aveva
mai amato la verità.
Sollevò
il capo e lui fece altrettanto.
Selene
sorrise.
Aveva
sempre pensato di non ricordare come
sorridere.
Aveva
sorriso a mezza bocca un'infinità di
volte ma mai così. Gli stava sorridendo senza provare
vergogna.
Per
la prima volta nel corso dei secoli
sentì di essere come quella ragazza piena di sogni che era
stata un tempo, la
ragazza che tentava così disperatamente di ricordare di
essere stata. Si sentì
viva.
Viva con lui.