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Autore: Dark_Blame    09/09/2010    4 recensioni
In un contesto fantasy (In cui però sono presenti anche le armi da fuoco, N.d.A.), ma senza tanta magia, mostri eccetera (almeno per ora) si narra la storia di un uomo talmente forte da essere capace, da solo, di sterminare interi eserciti. Famoso in tutto il mondo come One Man Army, appunto "L'esercito da un solo uomo", questo spadaccino giovane ma già leggendario gira per il mondo, aumentando la sua fama con le sue imprese ma allo stesso tempo sfuggendo dalle mani dei signori della guerra che vorrebbero arruolarlo e dei cacciatori di taglie che vorrebbero l'immensa somma sulla sua testa.
In questa introduzione, per caso "apparirà" in una locanda di un villaggio periferico ... sconfiggendo una banda di predoni in quella che sembra quasi una rissa da bar. Un episodio in realtà insignficante ... se non fosse che è l'inizio della nostra storia.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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One Man Army



La taverna era semivuota da ormai una settimana, a parte loro. Il lerciume degli stivali appoggiati sopra al bancone era ormai un avventore abituale e la puzza non se ne sarebbe andata tanto presto, l'oste lo sapeva. Non c'era nessuno, nessuno in paese che sarebbe stato capace di scacciare quei tipi da lì. Una banda di quindici - e dico quindici - bastardi armati. Ironia della sorte, la maggior parte di loro nemmeno arrivava a saper contare oltre la dozzina.

Ma non erano stupidi, no. Forse due o tre. Gli altri erano pericolosi, cani randagi.

Con le pistole.

Prese uno straccio, ci sputò, e cominciò a pulire un bicchiere. Inutile fare tanti complimenti. Tanto nessuno avrebbe più frequentato la sua locanda, con la Banda stabilita lì ventiquattrore al giorno. Qualcuno andava e qualcuno usciva, ma c'era sempre un buon numero di loro dentro.

A mezzogiorno era l'ora di punta. Non si sognavano mica di andare fuori a rubare, col caldo che faceva.

«OSTE! Dov'è la sguattera che ci porta da bere? Falle muovere quel suo culo da orba, abbiamo sete!»

Il taverniere scosse la testa. Avevano sete, ma non pagavano mai, se non per sfottere. Ed erano tanti. Le loro gole erano così rovinate dal sapore del tabacco da masticare, però, che non si accorgevano di tutta l'acqua di scolo che finiva regolarmente ad allungare la birra, il che era un bene.

«LIIIIIIC!» Anche l'oste urlò. Sospettava che quella dannata ragazzina fosse sorda, oltre che orba, a volte. Arrivò con il solito passo da cane bastonato e prese il vassoio con le birre senza dire una parola, lo sguardo basso. Non era nemmeno arrivata al loro tavolo, che già avevano iniziato a prenderla in giro, mentre le loro mani scorrevano sulla sua schiena. Erano più su di giri del solito, dato che in genere l'occhio cieco - non esattamente un bello spettacolo - bastava a lasciarla in pace … entro un certo limite.

Le loro mani …

Non disse niente. Se solo avesse provato a fare qualcosa, sarebbe stato solo peggio. Finì di servire le birre, e stava per andarsene velocemente indietro quando uno di loro la fermò prendendola per un braccio.

«Dove corri, bastarda. Non vedi che hai fatto schizzare tutta la birra sulla mia giacca, eh? Ritardata.»

La serva lo guardò, e i loro occhi si incrociarono. In quel momento, ebbe paura, perché nonostante gli insulti, capiva benissimo. Capiva che non c'era nessuna macchia di birra sulla giacca del bandito, e che il suo tono non era quello di un uomo arrabbiato. Se fosse stato arrabbiato, se la sarebbe potuta cavare con delle botte.

No.

Quegli erano gli occhi di un uomo che aveva pensato a qualcosa di divertente.

Occhi che le facevano una paura dannata.

Non ho fatto niente. Non ho fatto niente. Ora mi lascia andare. Ora mi lascia andare.

Cercò di dire delle scuse, ma le parole le uscirono fuori a pezzi. Scosse la testa, i capelli neri che le ricadevano sul viso, e commise l'errore di cercare di liberarsi.

«Ah-ah-ah. Non pensarci nemmeno.»

I compagni ridevano. Guardavano la scena, pendevano dalle labbra di quello che parlava e si scambiavano sguardi complici.

Con la mano libera il bandito estrasse la pistola, una colt nera polvere da sparo, e dopo aver fatto alcuni giochetti con le dita, la prese saldamente, e mise la canna tra le gambe di lei, proprio tra le ginocchia, dove finiva la gonna del vestito. Cominciò piano, piano, a farla scorrere, verso il basso, ma poi subito verso l'alto. Poteva sentire il metallo freddo sulla pelle nuda, e non importava quanto stringesse i muscoli, gli altri si divertivano ancor di più. Il vestito si sollevava docile man mano che la mano avanzava, sempre più su, sempre più su, fino alla biancheria …


«Oste.» C'era una sagoma davanti all'ingresso. «Dammi da bere.»

Il nuovo arrivato era il primo vero cliente in una settimana. Si sedette al banco. I cani randagi lo guardarono prima con diffidenza, ma decisero che era più interessante il passatempo di prima.


La ragazza si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo quando la pistola scivolò via dalla sua pelle, solo un attimo prima che la tensione aumentasse di nuovo e che sentisse la canna puntata contro le sue natiche, alla ricerca … di un minuscolo … sporco … buco.

Gemette, ma la stretta del bandito era troppo forte.

«Che ne diresti se sparassi, ora?» Le diceva quello «O devo andare un po' più a fondo?»


In quel momento, un boccale da birra atterrò precisamente al centro della fronte del malvivente, rimbalzando sul pavimento e facendogli perdere i sensi.

La pistola cadde a terra, la presa si indebolì, la gonna del vestito tornò al suo posto.


Era stato più veloce di quanto chiunque si sarebbe mai potuto aspettare. Gli sguardi di tutti si spostarono verso il banco. L'oste pavido e opportunista? No. Era il nuovo arrivato. Aveva finito di bere, era sceso dalla sedia girandosi, e aveva tirato il bicchiere, tutto in una frazione di secondo.

«Chi diavolo ...» I più veloci avevano già le mani sulle fondine, ma lo sconosciuto aveva fatto già qualche metro, aveva preso una sedia e l'aveva tirata contro il gruppo, colpendoli prima che potessero premere il grilletto.

E subito dopo, era già arrivato vicino a loro. O meglio.

Era in piedi sul loro tavolo.

«Merda! Ha una spada!»

«Ottima visuale dei miei piedi, da qui.» Rispose lui, come se c'entrasse qualcosa. Con un calciò spazzò via tutti i bicchieri dal tavolo, mandando birra a fiumi e vetro ovunque, e cominciò a spaccare la faccia a tutti i banditi più vicini. Era uno spettacolo in parte terrificante e in parte ridicolo. Senza nemmeno estrarre un'arma, aveva ridotto sette uomini allo svenimento se non alla morte, a giudicare la strana angolazione del collo di qualcuno.


La serva era immobilizzata, con l'unico occhio sano spalancato dallo stupore, eppure non aveva smesso di tremare. Altri, sentendo il rumore, stavano venendo giù dalle camere di sopra, scendendo le scale come un branco di bufali.

Mise una mano al fodero ed una all'elsa.


Ed erano tutti ad agonizzare sul pavimento quando la spada fu riposta. Tranne uno, che era rimasto seduto in disparte, l'oste, e la ragazza.


Lo sconosciuto si avvicinò a quello che non si era mosso.

«Tu non mi hai attaccato» disse «Perché?»

Il capo-banda sorrise, cercando di nascondere il nervosismo.

«Ti ho riconosciuto. Sarebbe stato inutile. So chi sei.»

«E chi sono?»

«Sei il Mietitore. Lo sterminatore di imperi. Sei l'esercito da un solo uomo

«Bene» disse il Mietitore «Racconta a tutti che sono stato qui. Racconta ciò che hai visto.»


Detto questo se ne andò, con calma e disinvoltura come se ne era arrivato, uscendo dalla taverna.

Una puzza insopportabile proveniva dai pantaloni dell'oste.

Il sangue colava sul pavimento giù dalle scale.

La cameriera, finalmente, si mise a piangere.

  
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