Only you,
Kisaki
- Una birra, grazie. -
Non le ci volle che un
istante per riconoscere quella voce e per girarsi verso di essa. Ed infatti
vide esattamente chi aveva pensato: il suo ex-marito con i gomiti appoggiati al
bancone e in attesa della sua ordinazione.
Eri provò una
strana sensazione come ogni qualvolta che lo vedeva, anche se non riusciva a
spiegarsi perché. Lei lo detestava quel detective da quattro soldi,
odiava il suo vizio di bere, odiava il suo essere così Don-Giovanni con
tutte – per quanto non l’avesse mai realmente tradita, a onor del
vero -, odiava gran parte del suo carattere.
E allora perché
l’aveva sposato?
Ancora si chiedeva cosa
l’avesse spinta a dirgli “Sì”, cosa l’avesse
spinta a desiderare una figlia con lui.
Se lo continuava a
chiedere ma in fondo la risposta la sapeva, ed era per lo stesso motivo per
cui, anche dopo averlo lasciato, non era riuscita a trovare nessun altro da
amare.
Non era neanche un
problema di non essere ricambiati o amati, era lei che non era più
riuscita a provare più amore per nessun altro, quel brivido che
l’aveva colta quando aveva sentito la sua voce, non era mai riuscita a
sentirlo con nessun altro.
Si avvicinò al
bancone, anche se aveva pensato che forse era meglio uscire ed evitare di
incontrarlo. Erano le 11 di sera, avrebbe fatto volentieri a meno della sicura
litigata che avrebbero fatto.
Ma, quando si trattava di
Goro, la sua mente faceva decisamente a pugni con la ragione.
Lui, intanto, aveva
ricevuto la sua birra, che lei aveva già capito essere solo la prima,
non era per niente alticcio.
- Non ti ubriacare, Goro.
Ricordati che hai una figlia. – iniziò Eri, decidendo di
cominciare subito a rimbrottarlo.
Goro sobbalzò tanto
che la birra gli fuoriuscì dal bicchiere per poi girarsi verso Eri.
- Eri! Mi hai fatto
prendere un colpo! Non è modo di comparire! – si lamentò
lui posando il bicchiere sul bancone, mentre lei rideva piano.
- Volevo solo avvertirti.
Come sta Ran? –
A volte Eri aveva paura
che l’unico motivo che la tenesse ancora debolmente legata a Goro fosse
soltanto Ran, ed ecco perché era la prima cosa che gli ricordava.
Che poi avrebbe dovuto
veramente essere solo quello il motivo. Lei lo aveva lasciato, non lo
sopportava più e allora perché temeva che lui la dimenticasse?
Chissà con quante donne
era stato dopo di lei. Ma d’altronde mica poteva fargliene una colpa, non
stavano più insieme. Scosse la testa, non capiva perché proprio
in quel momento le venissero tutti quei pensieri.
- Sta bene. E’ casa
con quel moccioso, Conan-kun. -
Eri annuì non
sapendo più cosa dire, ecco, non avevano più alcun punto di
contatto a parte Ran.
- Bevi qualcosa, Eri.
– le disse Goro, invitandola a sedersi.
- Lo sai che non bevo.
– tentò quella risposta benché sapesse che non era quello
il vero motivo. Non sapeva se dire sì o no.
- Una birra non ti
ucciderà. E poi proprio me vuoi prendere in giro? Tu bevi, eccome!
– replicò Goro tirandola per un braccio e facendola sedere nella
sedia accanto alla sua, annullando qualsiasi sua scelta.
- Non è vero.
E’ stata sempre e solo colpa tua se io bevevo. –
- E continua ad essere
così. – confermò Goro ordinando un’altra birra per
lei.
Lei annuì
lanciandogli un’occhiataccia e rimproverandosi mentalmente per quanto non
riuscisse a fare ciò che credeva giusto in compagnia di Goro.
Perché, in fondo,
quella situazione non le dispiaceva affatto. Anzi, le sembrava di essere
tornati ai tempi andati, quando le bastava stare con lui per sentirsi felice.
Il cameriere portò
il bicchiere ad Eri e lei lo prese e avrebbe iniziato a berlo se Goro non
l’avesse interrotta dicendo: - Brindiamo. –
Lei lo guardò
stranita, non c’era proprio niente da brindare: - E a cosa, scusa?
–
- Mmh, beh al fatto che
siamo insieme da 5 minuti e non abbiamo litigato! – esclamò lui
ridendo e facendo tintinnare il suo bicchiere con quello di Eri.
Lei sorrise, ricambiando
il brindisi. Le mancavano davvero tanto quei momenti con lui.
Goro…
Contro ogni aspettativa di
Eri rimasero in quel bar per altre due ore. Tutta la stanchezza che aveva
accumulato durante la giornata si era sciolta in quel piccolo angolo di mondo.
Con lui che mai l’aveva fatta arrabbiare, che non aveva bevuto
eccessivamente, che non aveva degnato di uno sguardo nessuna ragazza nel bar.
Usciti dal bar, lui aveva
proposto di accompagnarla. Ed Eri aveva accettato gioiosa, pur dimostrando
scarso entusiasmo, non doveva far capire a Goro tutta quella esaltazione.
La luna bianca li guardava
camminare vicini ma con il timore di creare un qualsiasi contatto e li vedeva
arretrare arrossiti quando le loro mani si sfioravano per sbaglio.
Eri non si sentiva
così bene da tempo, forse da quando lo aveva lasciato. Nel suo cuore
sentiva mescolarsi l’amarezza insieme ad un po’ di malinconia,
anche se non si pentiva della sua scelta.
… O sì?
Arrivarono davanti al
portone del condominio di Eri e una sorpresa attendeva entrambi. Sopra la fila
delle buche delle lettere, esattamente sopra quella di Eri c’era un mazzo
di rose rosse, con un bigliettino.
Per Eri Kisaki.
Eri restò molto
stupita da quelle rose e, anche se per poco, sperò fosse stato Goro a
mandargliele, ma bastò uno sguardo al suo viso sorpreso per capire che
lui non c’entrava nulla.
Si avvicinò e
tirò il biglietto, mentre lui restava indietro ancora a fissarla. Eri,
letto il biglietto, si tranquillizzò. Era soltanto un cliente un
po’ troppo gentile che la ringraziava per aver vinto la sua causa. Certo
però è che la sua tranquillità durò poco, visto la
domanda inattesa che le arrivò da Goro.
Goro era rimasto
semplicemente sconvolto quando vide quelle rose. Non aveva mai pensato –
davvero non gli era mai passato per la testa – che Eri potesse avere
qualcun altro. Quella eventualità – che era probabilissima –
non l’aveva mai presa in considerazione.
Che un altro uomo
prendesse quello che era stato il suo posto, che la potesse toccare,
abbracciare, baciare, guardarla mentre si arrabbiava, mentre sorrideva. Che
qualcun altro potesse fare l’amore con lei e guardare la sua meravigliosa
espressione al mattino dopo, quando era ancora addormentata.
Questa consapevolezza lo colpì
come un pugno dritto nello stomaco.
Aveva inconsapevolmente
continuato a considerare Eri come sua;
era pur vero che lui girava dietro a mille gonnelle ma alla fine l’unica
donna che l’avesse mai realmente conquistato era stata solo Kisaki.
Ed il fatto di litigarci
in continuazione alla fine era diventato quasi un’abitudine.
E’ vero, metà
delle volte lui non la sopportava. Si comportava da presuntuosa, da saccentona,
da testarda. E poi lo rimproverava sempre ed erano effettivamente di più
i giorni che litigavano che quelli felici quando erano sposati.
Perché ora
c’erano solo le litigate.
Però anche
quell’aspetto era una cosa che apparteneva solo a loro, il pensiero che
Eri litigasse con qualcun altro – per una qualsiasi sciocchezza della
vita di coppia – lo fece fremere di gelosia.
Bastò quello per
fargli capire che mai aveva smesso di amarla.
Ci sono momenti, durante
la nostra vita, in cui l’amore per una persona sembra affievolirsi,
sparire e noi crediamo che sia finito. Che quell’amore sia veramente spento
e ne siamo fermamente convinti.
A volte succede veramente.
Ma altre volte, come Goro
poté ben constatare, l’amore non si spegneva. Restata lì a
brillare fiocamente ma mai cessava di ardere.
E bastava poco per farlo
ricominciare a fiammeggiare, più ardente di prima.
Non sarebbero bastate
effettivamente le litigate e nemmeno quell’uscita così piacevole,
quelle emozioni le avevano già provate, ma la gelosia era un aspetto
totalmente nuovo per Goro.
Se infatti Eri si era
ritrovata più di una volta ad essere gelosa, lui non l’aveva mai
sperimentata quella particolare sensazione.
I pugni, già
stretti fino a far diventare bianche le nocche, caddero poi fievolmente sui
fianchi.
Lui non poteva dire nulla
a Eri, né poteva distruggere la faccia del damerino che le aveva spedito
quei fiori.
Eri non era più sua, l’aveva persa quando aveva
firmato quel contratto di divorzio. Non poteva reclamare, arrabbiarsi, anche
perché Eri l’aveva lasciato. Lei
aveva smesso di amarlo, se mai l’aveva mai amato, pensò
amaramente.
Tuttavia non riuscì
ad impedire che quella domanda gli fluisse dalle labbra – complice forse
l’alcool e la gelosia –.
- Eri, ma tu ci pensi mai
a noi due? -
A lei, per poco, non
caddero le rose dalle mani.
Che diavolo di domanda
era?
- Che vuoi dire Goro? Non
ho capito bene. -
- Se pensi mai a noi due,
come sposati intendo. Se mai ci ripensi a quello che eravamo. –
Lei arrossì
leggermente.
Sì che ci pensava.
Più di quanto fosse normale per una divorziata. Ci pensava quando
guardava un uomo e inconsapevolmente cercava in lui qualche sfumatura di Goro,
ci aveva pensato anche per tutta la sera.
- Certo che ci penso. Ma
ormai è acqua passata, noi rappresentiamo un matrimonio finito. -
concluse Eri stringendo più forte le rose e mentre la sua mente lanciava
segnali d’allarme.
Ma che diamine stai dicendo?
Perché non gli dici quello che realmente
pensi?
Ed il perché era
semplice in effetti, aveva paura. Paura di scoprire che ciò che credeva
estinto, sepolto sotto una montagna di cenere potesse risorgere come una fenice.
Goro incassò il
colpo di Eri, dandole ragione ed allontanandosi. Dovevano salutarsi, quando si
sarebbero rivisti avrebbero ricominciato a litigare come sempre, non sarebbe
cambiato nulla.
- Buonanotte Eri. Sii
felice con il tuo amico delle rose. – le disse Goro con malriuscita
ironia.
Eri sollevò lo
sguardo di colpo, non poteva credere alle sue orecchie! Lui aveva pensato che
quelle rose fossero di qualcuno che lei amava…
- Non c’è
nessuno, Goro! Queste rose… me le ha mandate un cliente, cui ho fatto vincere
la causa qualche giorno fa. Non c’è mai stato nessuno, dopo di te.
– finì Eri con la voce che era diventata un sussurro.
Goro si bloccò a
quelle parole per osservare il viso di Eri, che ora era rivolto verso le rose.
- So che sono sciocca a
dirti questo, chissà quante altre donne avrai avuto dopo di me,
però davvero queste rose non significano nulla per me. -
Eri avrebbe continuato la
frase se l’abbraccio improvviso di Goro non l’avesse bloccata,
spostò la mano con le rose per poi lasciarle cadere a terra a ricambiare
l’abbraccio, anche se era ancora basita.
La testa di lui era
appoggiata sopra quella di lei mentre l’abbracciava.
Eri arrossì
così tanto che il suo viso divenne di color vermiglio e il suo cuore
cominciò a battere forte.
Era questo il grande
potere di Goro, lei sempre fredda, rigida, polemica, davanti a lui si
scioglieva diventando dolce e tenera. Ancora a distanza di anni, le faceva lo
stesso effetto di quando era più giovane.
Quando lo amava.
Oh, si
rimproverò mentalmente, perché
mentirmi da sola? Io non ho mai smesso di amare questo idiota.
- Eri, non dire
sciocchezze simili. Tu sei sempre stata l’unica per me, Kisaki. La mia
adorabile secchiona che ama gli spaghetti con il ragù.* -
Eri si morse un labbro, ma
perché Goro diventava dolce così di colpo? In quel modo non
avrebbe saputo più come resistere.
- Ti amo, Eri. E’
dalle superiori che non faccio altro e lo so, ho un pessimo carattere. Alcool,
troppi sguardi alle altre donne, lo so. Ma l’unica donna del mio cuore
sei sempre stata tu e mai nessuna ti ruberà quel posto. -
Al “ti amo”
tutti i neuroni di Eri avevano deciso di andarsi a fare una bella vacanza, alla
fine della frase avevano deciso di non tornare più, per quella sera.
Non ci mise molto per
baciare Goro e sentire quel fuoco dentro che da troppo spegneva.
Perché neanche lei
aveva mai smesso, anche lei, per quanto ogni volta che lo vedeva non faceva che
insultarlo e denigrarlo, lo amava e riusciva a sopportare pure i duemila
difetti di Goro.
Non ci misero neanche
molto ad arrivare all’appartamento di lei in effetti. Chiusa la porta,
Goro le sciolse i capelli sempre chiusi in quella capigliatura così
austera e le tolse gli occhiali dolcemente.
Dio, ma quanto le era mancata? Era sempre
così bella.
Fecero l’amore
piano, lentamente e fu come sentirsi a casa, un luogo ospitale che non avevano
smesso di desiderare.
Accompagnati dalle
romantiche parole di Goro – che grazie ad Eri riusciva a tirare fuori la
sua parte più romantica. -.
- Solo tu, Eri… Solo
tu… -
- Goro? -
Eri toccò leggermente
la spalla di Goro per constatare se fosse sveglio.
- Mmh. – ottenne un
mugolio come risposta.
- Ti amo anche io e
scusami; anche io ho un carattere insopportabile a volte. –
Goro la baciò
abbracciandola, così che la testa di Eri fosse vicino al suo torace.
Eri non era una donna che
aveva bisogno di essere protetta, era indipendente, capace di risolvere le
situazioni più difficili da sola e nessun uomo aveva mai dovuto
proteggerla.
Però… si
sentiva così bene in quel momento, protetta da Goro. Quell’abbraccio
le dava un tale senso di protezione che non aveva mai sentito e che la faceva
stare benissimo.
La mattina dopo la prima a
svegliarsi fu Eri. I suoi neuroni, tornati dalla vacanza, la fecero arrossire
paurosamente e si alzò dal letto istantaneamente.
Guardò Goro che
dormiva – russando – e le scappò un sorriso.
Andò in cucina per
preparare la colazione e preparò delle uova, prese l’aceto e gli
altri condimenti e stava per versarli su quando la voce di Goro si
fermò.
- Lo sai che non mi piace
l’aceto sull’uovo.* -
- Non è vero, ti
piace! Non capisco perché continui ad insistere che lo odi, solo per
andarmi contro! – sbottò lei per poi mettersi a ridere.
Certe cose non sarebbero mai cambiate e, tra
queste, c’era anche il loro amore.
Fine!
Vi avevo avvertito! xD
L’idea mi vorticava in testa e ha preteso di essere scritta! E poi
perché ce ne sono davvero pochissime in giro ç_ç Ed
è un peccato, scriviamo Eri/Goro!! xD
Adoro Goro/Eri, davvero,
per quanto litighino è palese quanto ancora si amino.
E no, non credo di essere
stata frettolosa. In fondo parliamo di due persone adulte, già sposate e
poi ho sempre pensato che le durissime litigate fossero anche un modo per
sfogarsi perché non potevano fare pace xD (Sì, spiegazione
pessima ma passatemela.)
So che qui Goro non
è quello che siamo abituati a vedere, ma ho quest’idea che Eri
riesca a tirare fuori il suo lato romantico come lui riesce a fare con lei del
resto! Ce la vedo una tenera Eri che si fa dolcemente coccolare da lui u.u
Il fatto che la chiami per
cognome non credo sia vero ò.ò Ma ci stava bene e poi lo fa solo
due volte xD.
Passiamo all’*:
Allora quelle cose che ho scritto, non le ho inventate xD Sono prese dagli
episodi 323-324 “Sospetto invisibile”: in questi si afferma come ad
Eri piacciano gli spaghetti con il ragù mentre a Goro gli spaghetti con
la soia (questo era diventato motivo di litigio xD).
Per quanto riguarda
l’uovo, a Goro piace con l’aceto, ma per andare contro Eri quando
è in sua presenza dice che non gli piace XD
PS: so che si chiama
Kogoro, ma a metà fic avevo sempre usato Goro quindi perdonatemelo xD
Spero vi piaccia e grazie
mille per i commenti nell’altra fic *_* Approfitto qui per ringraziarvi:
- avalon9: oh ma grazie mille *-*! Addirittura la pellicola che
ricominciava a girare, mi imbarazzi >/<. Sì, Heiji è troppo
tonto xD
- TITTIVALECHAN91: grazie mille Vale *_* E’ un onore che tu
legga le mie fic e che ti piacciano xD Sìsì, Heiji è
orgoglioso ma ripeto anche tonto xD
(A me Shino/Shinici non
piace molto xD però sono gusti :D)
- Kara96: grazie tante :D
Contenta che ti sia piaciuta!
- Thaila: io lo amo quel
film *_* Grazie della recensione ;) Sì, infatti, entrambi due tonni -.-
Povere Ran e Kazuha! Ehh “splendida lettura” non esageriamo xD
Grazie, grazie grazie! ^^
Ok, finito! Un bacio! E
voglio tanti commentini XD
Marty De Nobili