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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    11/09/2010    6 recensioni
"Quando finalmente il contatto con la squadra di terra venne ripristinato, Scotty fu veloce a riportarli a bordo secondo gli ordini del capitano. Ma mai si sarebbe immaginato di trovarsi davanti una scena del genere. Appena comparsi sulla piattaforma del teletrasporto, Kirk e Spock scesero di volata portando in braccio il corpo esanime del medico di bordo: “Scott, a lei il comando, avverta l’infermeria che stiamo arrivando!” abbaiò con aria visibilmente sconvolta il capitano mentre, aiutato dal primo ufficiale, correva nel corridoio."
[Threesome] Missing Moment leggermente fluffoso sulla puntata della terza stagione "THE EMPATH". Prima threesome scritta da me, siate comprensivi^^
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Leonard H. Bones McCoy, Spock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Threesome
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THE EMPATH – MISSING (FLUFF) MOMENT

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AUTORE: SHUN DI ANDROMEDA
TITOLO: THE EMPATH – MISSING (FLUFF) MOMENT
SERIE: STAR TREK - SERIE CLASSICA
TIPO:  OneShot, Missing Moments
GENERE: Generale, Introspettivo, Angst, Fluff
RATING: Verde
PERSONAGGI: Triade (Kirk, Spock, McCoy per chi non l'avesse capito... è una threesome!)

 

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Quando finalmente il contatto con la squadra di terra venne ripristinato, Scotty fu veloce a riportarli a bordo secondo gli ordini del capitano.

Ma mai si sarebbe immaginato di trovarsi davanti una scena del genere.

Appena comparsi sulla piattaforma del teletrasporto, Kirk e Spock scesero di volata portando in braccio il corpo esanime del medico di bordo: “Scott, a lei il comando, avverta l’infermeria che stiamo arrivando!” abbaiò con aria visibilmente sconvolta il capitano mentre, aiutato dal primo ufficiale, correva nel corridoio.

La testa del medico ciondolava senza supporto sul petto del comandante, la pelle pallida e tirata pareva fragile come carta di riso, si riuscivano perfino a vedere le vene e i capillari di un insano colore blu; Spock si fece passare il braccio dietro la propria nuca nel tentativo di alleggerire il peso che gravava sul compagno, in tutti i sensi.

In una situazione del genere, tutta la sua logica andava a pallino.

Impercettibilmente, il Vulcan sentì il dottore muovere le dita della mano che serrava forte nella sua ma gli occhi erano tenuti ostinatamente chiusi, quasi fosse troppo debole anche solo per stare sveglio: “Jim..” bisbigliò lui, “Forse abbiamo sopravvalutato i poteri di quella donna.” disse lapidario, ma nella sua voce era chiaramente distinguibile un lontano tremito d’angoscia.

Aveva paura.

Per la prima volta sentiva forte quel sentimento illogico chiamato paura, la sentiva scivolargli sin nel profondo del cuore, strapparglielo quasi.

La sua parte umana in un frangente del genere prendeva il sopravvento.

“Non dirlo nemmeno…” il sussurro della voce di James traboccava di rabbia, paura e quasi disperazione, “Ne usciremo anche questa volta..” biascicò secco, quasi a volersi rassicurare, troncando i brutti pensieri che, Spock lo sapeva, vagavano senza posa nella mente di Jim.

I minuti seguenti furono i più angosciosi che entrambi avessero mai vissuto.

L’infermiera Chapel strappò il corpo del suo superiore dalla presa del comandante e del primo ufficiale, trasportandolo d’urgenza in sala rianimazione, Kirk sentì distintamente il desiderio di prendere a pugni quella donna nell’esatto momento in cui ella si era avvicinata e aveva portato via Leonard, lasciandolo con le braccia aperte a stringere l’aria.

Vide la chioma bionda della donna sparire dietro una porta con la barella ma lui non riusciva a muovere un muscolo.

Il suo sguardo stava ostinatamente fissato sulla porta chiusa davanti a sé.

Fu il tocco gentile di Spock sul suo braccio a scuoterlo leggermente, sentì la presa forte della mano dell’alieno sul suo polso mentre lo conduceva presso una poltroncina, distrattamente gli giunse all’orecchio l’invito a sedersi e meccanicamente eseguì quel semplice movimento, come un automa.

Tutto di lui sembrava quasi congelato.

Non sentì minimamente i richiami del Compagno.

Per la prima volta nella sua vita, il Capitano James T. Kirk sperò che qualcuno, nello Spazio siderale, accogliesse la sua preghiera silenziosa, quella preghiera che il suo cuore urlava all’unisono con quello del primo ufficiale.

Una preghiera che sapeva di affetto, amore e soprattutto dolore.

Una preghiera che valeva tutto.

Sul volto sconvolto del comandante dell’Enterprise cominciarono a scorrere le lacrime, le stesse lacrime che aveva ricacciato dentro al proprio animo in quei tremendi minuti che avevano visto l’avvicendarsi di Vita e Morte sulla scena di un dramma che poco o nulla aveva di umano, una storia che loro avevano tentato in tutti i modi di cambiare nel tentativo di proteggere la parte più fragile e tenera del loro cuore unico diviso in tre parti inscindibili.

Non riusciva a fermarle, e forse non voleva nemmeno.

Per una volta nella sua vita, non voleva nasconderle, non voleva nascondere nessun segno di debolezza.

Voleva solo una cosa.

Che Leonard McCoy, CMO della NCC 1701 USS Enterprise uscisse vivo da quella stanza.

Un desiderio che avrebbe realizzato, anche con la forza.

§§§

Bones ne era certo.

La sua situazione aveva del grottesco.

E non si riferiva certo alla sua relazione sentimentale.

Questo no.

Anzi.

Ma al fatto di essersi risvegliato nella propria infermeria, a fissare il soffitto sino ad averne memorizzato ogni singolo centimetro e sentendosi ogni singolo muscolo talmente indolenzito che quasi gli era difficoltoso anche respirare.

Il dottore sbuffò di disappunto, guardandosi attorno alla ricerca di un qualche segno di vita, ma sembrava quasi che l’unico elemento vivente fosse il macchinario che bippava fastidiosamente al suo orecchio.

“Che bel risveglio” ironizzò tra sé e sé, rabbrividendo di freddo, la sua divisa era stata sostituita da un fastidiosissimo camice da esami verde acqua, per carità, comodo per un dottore che doveva esaminare un paziente, ma non per il paziente stesso.

Si appuntò mentalmente di sbraitare contro la propria infermiera non appena la testa avesse smesso di girargli come una trottola.

Si lasciò sfuggire un gemito di dolore per l’improvvisa fitta, rannicchiandosi alla ricerca di calore sufficiente a placare quei tremiti convulsi quando una coperta spessa e ruvida lo avvolse: “Razza di stupido.” lo rimproverò la voce severa del Capitano, comparendo subito dopo nel campo visivo del medico, “Se avevi freddo bastava dirlo.”.

Sotto i suoi occhi stupefatti, il comandante si sedette accanto a lui sul piccolo bio-letto, facendo bene attenzione a non schiacciargli le gambe senza mai staccare il proprio sguardo dall’espressione insonnolita del suo compagno: “Come.. Come sono arrivato qui?” chiese a bassa voce, non l’aveva mai sentita così roca e spenta.

“Ti abbiamo riportato indietro io e Spock, i Vians ti hanno lasciato andare, apparentemente incolume, ma sei svenuto subito dopo e da allora non ti sei più mosso” spiegò, senza nemmeno curarsi di nascondere la sua preoccupazione, il suo volto parlava per lui, era tirato, stanco come se…

“Jim, da quanto tempo non dormi come si deve?” chiese con tono inquieto il medico, vedendo le profonde occhiate che solcavano il viso del capitano; questi si sfregò gli occhi, sbadigliando appena: “Credo tre giorni..” ammise, massaggiandosi le tempie con forza, “non so esattamente…” biascicò esausto.

Leonard lo afferrò per le spalle, squadrandolo arrabbiato: “Sei un caso irrecuperabile…” borbottò, scostando un poco la coperta, “Credo che se ci stringiamo possiamo starci entrambi.” sogghignò il dottore,  facendogli posto sul materasso; con un ampio sorriso, il capitano si distese accanto a lui, abbracciando il morbido cuscino con un braccio e andando a cingere con l’altro la vista del medico.

“Spock dove l’hai nascosto?” chiese McCoy, affossando il viso sul petto del capitano, “è in plancia. Qualcuno dovrà pur mandare avanti la baracca senza di me, no?” la voce del comandante suonava stranamente divertita, “Ma non preoccuparti, appena finito il turno scenderà qui. È un mio preciso ordine, non preoccuparti, non è scappato con i Vians.” sottolineò sornione, trattenendo a stento una risatina e sfiorando con la mano la fronte di Leonard, “Dormi, hai ancora la febbre alta.” gli intimò poi, premendoselo contro il petto.

§§§

L’infermeria era immersa in una fioca semioscurità quando il Primo Ufficiale Spock fece il suo ingresso nel piccolo e silenzioso ambiente, un’atmosfera rilassante per la vista e ideale per il riposo dei pazienti.

Anche se, al momento, vi era un solo occupante, Spock pensò per un momento che la sua vista fosse peggiorata perché gli era sembrato di vedere due sagome distese in un unico letto; avvicinatosi, capì che ci vedeva ancora perfettamente.

Il Capitano e il medico di bordo dormivano profondamente, abbracciati l’uno all’altro sul piccolo materasso, il volto di Leonard quasi del tutto sommerso dalle braccia di Jim; in silenzio, il Vulcan si avvicinò a loro, incerto se svegliarli o meno, non voleva disturbarli però…

“I tuoi pensieri fanno più rumore di te, lo sai questo, vero?” bofonchiò Kirk, muovendosi impercettibilmente sotto la coperta sino a voltarsi verso il compagno.

Spock si avvicinò, sedendosi sul bordo nello spazio lasciato libero per lui da Jim: “Non mi sembrava giusto svegliarvi.” notò argutamente, incrociando le gambe sul materasso e allungando la mano a sfiorare il viso addormentato del dottore, “Mi sembra che stia meglio.” aggiunse tranquillo.

Fu la voce impastata di sonno di McCoy a rispondergli: “Sto bene, mamma chioccia.” bofonchiò, mettendosi seduto, “Ho fatto un gran bel sonno!” esclamò soddisfatto, poggiando la testa sulla spalla di Jim e allungando la propria mano ad allacciare quella del Vulcan.

Il Primo Ufficiale lo guardò neutro: “La preoccupazione era naturale nelle tue condizioni, hai passato tre giorni nella più totale incoscienza.” precisò; Bones scosse la testa, “Sono tutto intero, non preoccupatevi. Posso già tranquillamente uscire di qui e andare a dare il tormento a Scotty.” disse, tentando di alzarsi quando un improvviso giramento di testa lo bloccò, facendolo quasi finire a faccia in giù sul pavimento dell’infermeria.

Spock lo afferrò per le spalle, bloccandogli la caduta e con un rapido colpo di mano lo adagiò sul letto, scrutandolo poco dopo con espressione evidentemente pensierosa se non inquieta: “Stai bene, eh?” lo rimproverò Jim, alzandosi dal materasso per lasciarlo stendere al meglio, “forse non è proprio così…” ammise debolmente Bones, si sentiva improvvisamente stanchissimo.

“Credo che i poteri empatici di Gemma abbiano lasciato il tuo sistema nervoso in parte scombussolato, forse la cosa più logica da fare è lasciarti dormire tranquillo ancora per un po’.” decretò Spock, facendo per allontanarsi con il capitano quando la voce del dottore bloccò entrambi: “Aspettate.” disse in quel momento; i due si voltarono, Leonard li fissava estremamente imbarazzato, “non ho voglia di restare qua da solo…” bofonchiò, senza incontrare lo sguardo dei due, “C’è troppo silenzio qui.”.

Ciò che voleva era chiaro.

Il viso di Jim si aprì in un sorriso immenso: “Saremo ben contenti di tenerti compagnia!” esclamò lui, infilandosi nuovamente sotto le coperte e abbracciandolo mentre Spock, più calmo e posato, prendeva una sedia e la sistemava accanto al letto.

“Ma ora, dormi.”, le parole di Spock suonavano più come ordini che come richieste, “D’accordo.” acconsentì il paziente, raggomitolandosi sul bordo del letto il più vicino possibile al primo ufficiale, le loro mani ancora saldamente intrecciate, e scaldato dal corpo del capitano, stretto a lui come un koala alla mamma.

“Computer, illuminazione al 5%” ordinò Kirk, prima di addormentarsi nuovamente, cullato dal ritmico respiro dei due compagni.

DEDICATA ALLE TRE DEE DEL THREESOME! MAYA (Auguri per l’esame!!) RONNY (*^* Grazie per le threesome stupende che ho trovato sul tuo sito) E REI (Beh, le tue fluffosità non passano certo indisturbate!! xD)

   
 
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