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Autore: Japanlover86    12/09/2010    10 recensioni
Ne aveva voglia.[...] La assalì quell'irrefrenabile desiderio. Potente. Travolgente. Intrigante.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Usagi/Bunny
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Appagante Desiderio

Nota: i personaggi di Sailor Moon, detenuti da Naoko Takeuchi, non mi appartengono.

 

 

 

 

 

 

 

Appagante Desiderio

 

 

 

 

 

 

 

 

Ne aveva voglia.

Lei ne aveva davvero tanta voglia.

Lo sentiva, lo percepiva dentro di sé … pure il suo corpo aveva cominciato a mandarle chiari e inequivocabili segni. Non riusciva più a stare ferma.

Fino a poco tempo prima era tranquillamente sdraiata nel letto della sua stanza a leggere un romanzo di quelli in cui le eroine pensano languidamente al loro amato e nel contempo immaginava chissà quali sviluppi delle loro storie d’amore … adorava quelle fantasticherie, le scioglievano sempre il cuore come burro.

E poi, successe tutto a un tratto. La assalì quell’irrefrenabile desiderio.

Potente.

Travolgente.

Intrigante.

Chiuse il libro e si alzò di scatto, quasi come il suo corpo avesse obbedito ad un ordine inconscio.

Si ritrovò a fissare lo specchio: la superficie le restituiva l’immagine di una donna fremente, impaziente di concedersi il momento.

Le guance si tinsero di un lieve rossore e prese a ridacchiare da sola per l’imbarazzo. Si stupiva ancora dell’effetto che le causava. A dire il vero, lei lo adorava proprio per questo: la faceva sempre stare meglio.

L’unica pecca era il bisogno spasmodico di averlo che irrompeva a qualsiasi ora e in qualsiasi situazione: da un lato se ne vergognava perché sembrava una debolezza a cui lei, però, non poteva rinunciare per nessuna ragione al mondo … no, peggio, era quasi come una droga; dall’altro poteva sembrare una piacevole espressione dell’adorazione infinita che provava.

Anche il senso di colpa si faceva sentire abbastanza spesso, attanagliandola quando meno se l’aspettava ma riusciva velocemente a mettere a tacere qualunque scrupolo di coscienza.

Spostò lo sguardo verso la sveglia: segnava le tre del pomeriggio.

Presto. Era troppo presto. Ma non ce la faceva più ad aspettare. Involontariamente le scappò una smorfia di malcelata tensione.

In un lampo di lucidità, pensò che forse fosse meglio trattenersi. Luna le diceva sempre che l’autocontrollo era una dote importante per una futura sovrana e che ovviamente lei non la possedeva … aveva ragione ma non l’avrebbe certamente ammesso di fronte a lei. Magari imparare a gestire questi impulsi con meno emotività le avrebbe evitato conseguenze inaspettate in futuro…

Fu un pensiero così fugace che non ebbe tempo di radicarsi nella sua mente.

Cercò di dare ascolto almeno ai moniti che la sua coscienza le lanciava. Decise di rimettersi seduta. Avrebbe trovato il modo di mettere un freno a quella dannata ma deliziosa bramosia.

Pochi minuti dopo, però, si dichiarò sconfitta. Si rese conto che la sua forza di volontà era alquanto labile … purtroppo, per quella giornata non sarebbe riuscita a pensare ad altro.

Allora fece l’unica cosa che le sembrò sensata: uscì dalla sua abitazione, desiderosa di raggiungere al più presto la sua meta. Tanto valeva togliersi la soddisfazione…

S’incamminò svelta e sicura per le vie assolate della città, con il cuore che ormai pompava a più non posso, annegando nel desiderio di raggiungerlo.

 

Le tre e un quarto.

Era ancora troppo presto. Ma, in fondo, per quello, lei non aveva orari. E… lo sapeva, nemmeno lui.

Mancava poco. Un altro isolato e sarebbe arrivata a destinazione. E lei già si pregustava la scena. Incontenibile, le scappò una risata maliziosa e argentina. Fortuna che c’erano pochi passanti che giravano a quell’ora per strada … l’avrebbero sicuramente presa per una pazza.

Un pensiero insolito la colpì: la gente a volte era davvero stupida. Come poteva una cosa tanto bella e appassionante come quella risultare dannosa? Lei non lo capiva proprio, anzi non lo concepiva. Sì, giusto, i difetti esistevano come in tutte le altre cose ma i vantaggi erano maggiori in tutti i sensi.

Per esempio, una qualità da considerare era la compagnia: da sola, era piacevole, non poteva negarlo ma … insieme la sensazione era decisamente amplificata, totale. Niente dubbi in proposito: condividere era l’idea migliore.

Anche la posizione poteva influire sul risultato: in piedi non le piaceva molto perché dimostrava un bisogno affrettato e lei aveva bisogno di goderselo, affondare e riemergere per poi tuffarcisi ancora. Seduta era la sua posizione preferita: con calma, senza fretta, si poteva andare avanti anche per delle ore, persa nella contemplazione e nel piacere dei sensi.

E poi, come dimenticare il meraviglioso senso di completezza che non accennava a diminuire neanche dopo? Pienezza non solo fisica ma anche mentale e psicologica. Niente la faceva stare mai bene come quella situazione. E i segni erano visibili fin da subito: sorriso radioso, occhi brillanti di felicità, stato di benessere e soprattutto voglia di assaporarlo ancora ma con atteggiamenti diversi e nuovi. Anche le persone a lei più vicine non potevano fare a meno di notare che lei era sempre più vitale dopo quei momenti: l’energia non le mancava, il chiacchiericcio era frenetico e la sua vivacità risplendeva in tutto ciò che faceva. Lei, per prima, si sentiva nuova: aveva una maggiore consapevolezza e non stonava per nulla un pizzico di maturità accanto alla sua indole allegra e sbarazzina.

In pace col mondo, pensava che dare fosse più importante che ricevere.

La maggior parte delle persone però non considerava la cosa da tutti questi punti di vista, lo sapeva bene: c’erano prima paure e angosce da superare. Gli effetti sul corpo erano i più destabilizzanti e le donne avevano una particolare sensibilità nel percepire quelli negativi. Se si eccedeva, le conseguenze erano inevitabili: una giornata passata in bagno tra vomito, nausea e crisi di pianto, nonché spossatezza, affaticamento e - sintomo ancora più grave – voglia di evitarlo per un po’. Ma quello non era il suo caso.

 

Ancora pochi metri e si sarebbe saziata della sua vista. Giusto per cominciare.

Si ritrovò a ricordare una delle sue innumerevoli volte che aveva soddisfatto il suo istinto in quell’ultimo periodo. Ormai era frequente e non poteva lasciarlo perdere.

Non era affatto vero che la prima volta fosse la più bella. C’erano volute ulteriori approfondimenti perché lei ne godesse appieno le sensazioni.

 

Era un pomeriggio caldo e assolato. Lei, tanto irrequieta da impedirsi di stare ferma sulla sedia, vagava con lo sguardo da una parte all’altra, nella speranza di vederlo arrivare. La faceva sempre attendere un po’ prima di concedersi. Ma il gioco valeva la candela.

L’attesa si era fatta insopportabile. Se lui non fosse arrivato al più presto, lei sarebbe scoppiata lì. Finalmente, entrò nel suo campo visivo. L’impazienza lasciò subito il posto alla brama che gli occhi di lei tradivano.

Una consapevolezza la colse: era la persona più fortunata del pianeta. Lo poteva vedere, toccare, sentire. Era la sua fonte di felicità e un’autentica gioia per i sensi. In tutti i sensi.

Un aspetto che la colpiva sempre nell’intimo era il suo profumo. Uguale e sempre diverso. Intenso e più o meno penetrante a seconda delle occasioni.

Inebriata, chiuse gli occhi e si avvicinò fino a quando non li separarono solo pochi centimetri di distanza. Respirò a fondo per riuscire ad imprimere il suo aroma fresco e rigenerante nella mente.

Aprì gli occhi lentamente come se avesse timore di vederlo scomparire. Ma non fu così: le era ancora davanti, in attesa di una sua mossa. Lei lo contemplò per un momento: non aveva fretta di far scorrere i suoi occhi per ammirare la visione d’insieme. Era così …solido e morbido allo stesso tempo. Come diavolo faceva ad accenderla in questo modo? Eppure il suo aspetto era quello di sempre …che cosa era cambiato?

Le sue mani, fino a quel momento ferme, ebbero l’improvvisa voglia di colmare con una carezza quel distacco che la separava dall’anelato contatto e che le faceva mozzare il respiro in gola. Non resistette un secondo alla tentazione. Le sue dita scattarono in avanti, lo toccarono e affondarono nei punti lasciati scoperti. Si portò poi le dita sulle labbra: chissà, se l’odore era buono, il sapore era anche meglio, no? Decise che avrebbe verificato all’istante quanto il suo sapore fosse gustoso. Non perse tempo in frasi banali che potevano rovinare il momento: si avventò con slancio su di lui.

 

Era ora di darsi una calmata.

Continuando a pensarci finiva solo per prosciugare la salivazione e lei aveva necessità di averne tanta per affrontare la situazione di lì a pochi minuti. Ricordare le aveva aumentato il desiderio che adesso pretendeva di essere appagato.

 

Era finalmente arrivata.

Tra poco la sua bramosia crescente avrebbe trovato lo sfogo tanto atteso.  

Si concesse un breve momento davanti alla porta, giusto per riordinare le idee. L’avrebbe scambiata per un’assatanata maniaca se fosse entrata come una furia.

Inspirando profondamente, prese coraggio ed entrò.

Lo vide subito.

Con piglio deciso e l’espressione determinata sul volto, Usagi sbatté la mano sul bancone e dichiarò la sua intenzione.

-“Motoki-san, portami subito una mega coppa gelato con vaniglia e cioccolato e tripla dose di panna! Non dimenticare i biscotti, per favore!”-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’Autrice

 

Ok, avevo deciso di non pubblicare altre storie fino a metà novembre ma, a quanto pare, non ce la faccio a stare lontana da questo bellissimo sito. La mia forza di volontà è nulla in questo proposito.

D’altronde quando l’ispirazione chiama, io devo rispondere altrimenti finisce come questa notte: l’illuminazione mentale per questa piccola fanfiction l’ho avuta esattamente alle tre di notte (in cerca di una posizione comoda per dormire) e l’ho elaborata fino alle quattro del mattino, ora all’incirca in cui ho preso finalmente sonno. Appena mi sono svegliata mi ci sono messa. Altrimenti è la fine: non riesco a pensare ad altro per tutta la giornata (ed è una cosa svantaggiosa per chi ha una tesi da fare…)

Spero che questa piccola storia vi sia piaciuta e vi abbia lasciato qualcosa. Io ridevo da sola mentre la scrivevo (così però mi faccio passare per pazza da sola!). Se mi lasciate qualche commento, sarei davvero felice perché mi aiuta a migliorare. Soprattutto sono curiosa di sapere se il mio stile di scrittura funziona e se questa storia è stata strutturata bene (l’intento era di lasciare al lettore la suspence fino all’ultimissimo istante.)

Ringrazio tantissimo luciadom e ellephedre per aver recensito la mia storia precedente e un grazie speciale anche a aquizziana (oltre che a luciadom di nuovo) per averle messe nelle ricordate. Mi avete fatto molto piacere!! J

A presto!!

 

 

 

 

 

 

  
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