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Autore: Seagullgirl    13/09/2010    5 recensioni
Chissà come sarebbe stato Eclipse se fosse arrivata improvvisamente a Forks la cugina di Bella? Se Jacob non fosse stato innamorato di Bella, ma soltanto il suo migliore amico, come lei desiderava?
E se questa misteriosa cugina avesse un segreto? Se tra lei e Jacob nascesse qualcosa che va oltre l'amicizia?
Se siete curiosi, andate a leggere!
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Eclipse
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- Questa storia fa parte della serie 'E se...'
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Ero appena arrivata a Forks, la cittadina più piovosa d’America. La nebbia era così fitta che non si vedeva oltre il proprio naso. I miei genitori mi avevano mandato lì per studiare senza distrazioni. A casa, a New York, ero troppo assente: invece di studiare chimica o biologia pensavo a come riuscire a vendicarmi di Ashley, la mia più acerrima nemica. Ero già stata richiamata varie volte dal preside, come quella volta che l’avevo fatta diventare tutta blu o che l’avevo trasformata in un oca.
Bè, in effetti oca lo era, e anche parecchio. Purtroppo, in seguito alla mia ennesima burla – l’avevo fatta levitare fino ad attaccarla al lampadario dell’aula di scienze- mia mamma aveva deciso che era meglio trasferirmi in un posto anonimo, semplice, dove la magia non c’era.
Pensava che questo mi avrebbe permesso di concentrarmi sullo studio e di lasciare da parte gli incantesimi, almeno per un po’. Per il resto dell’anno scolastico avrei alloggiato da mio zio, un poliziotto del posto. La sicurezza per lui era una fissazione. Chissà come avrebbe reagito se avesse saputo che cavalcavo la scopa senza casco né cintura di sicurezza? Ne sarebbe rimasto scioccato. Ma a Charlie non era permesso sapere che ero una strega.
Sua sorella -mia madre, Anne- era un’umana, mentre mio padre era un mago. Dalla loro felice unione ero nata io, Melanie. Mel, per gli amici. Ovviamente, visto che né Charlie ne sua figlia Bella sapevano nulla di tutto ciò, io ero vincolata al più assoluto silenzio. Bella, la figlia di Charlie e quindi mia cugina, si era trasferita a Forks da un paio d’anni, per permettere a sua madre di seguire il suo nuovo marito Phil durante i suoi viaggi di lavoro. Phil era un giocatore di baseball, serie minori, certo, ma viaggiava spesso, e così Bella era venuta ad abitare da suo padre per non essere d’intralcio. Lei e Charlie andavano abbastanza d’accordo e a quanto sapevo lei si trovava bene, nonostante odiasse il freddo e il bagnato. Beh, per lo meno avevamo qualcosa in comune - oltre l’età e il tetto intendo-
Speravo che conoscendo già qualcuno della mia età sarebbe stato più facile passare inosservata. Odiavo essere al centro dell’attenzione, quando quell’attenzione era più che altro un bisogno disperato di risollevare una piccola cittadina di provincia dalla noia permanente. Lungo tutto il tragitto da l’aeroporto a casa di Charlie mi sentii come un topo in gabbia. Passare da una città grande e caotica come New York ad una tranquilla e piccola cittadina come Forks era per me terribile e asfissiante. Adoravo la mia casa, la mia scuola, i miei amici e tutto l’ambiente rumoroso e insano che avevo avuto attorno fino al giorno prima e non l’avrei cambiato per nulla al mondo. Purtroppo però quello era il volere dei miei genitori e dovevo adeguarmi. Inizialmente sia io che Charlie restammo in silenzio, ma quando sorpassammo il cartello con scritto : “ Benvenuti a Forks” lui sembrò riprendersi e cercò di mostrarsi gentile e ospitale rivolgendomi alcune domande di cortesia.
- Allora, come è andato il viaggio? - chiese impacciato. 
- Bene - accidenti che cordialità. Solitamente ero piuttosto loquace, anche troppo. Ma con Charlie mi sentivo in imbarazzo, era come se si sentisse in obbligo ad essere cortese. Ma nonostante tutto si stava sforzando e meritava un incoraggiamento.
Ci riprovai. - E’ stato lungo. E faticoso. Non vedo l’ora di buttarmi sul letto e riposarmi.- era il meglio che potessi dire. Sempre molto più di lui.
- Ti capisco. Beh, non preoccuparti, la tua stanza è già pronta. - ora era un po’ più disinvolto. Forse aveva ragione mia mamma, la mia parlantina era contagiosa.
- La mia stanza? Credevo che avrei dormito sul divano-letto. - la cosa mi aveva sorpreso. Avrei avuto addirittura una stanza? Era meglio di quanto avessi immaginato.
- Non avrai pensato che ti facessi dormire sul divano per un anno?! – in effetti avrei dovuto immaginarmelo.
Ma ero stata troppo presa dal farmi assalire dallo sconforto per pensare ai dettagli pratici. - In realtà non ci avevo pensato. - Ti ringrazio Charlie. - dissi sorridendo. Lui ricambiò un po’ imbarazzato.
- Di nulla, figurati. Dopotutto sei mia ospite. –
- Già - lì finì la nostra conversazione, anche troppo lunga per lui. Un fatto positivo di Charlie era proprio che non ti assillava con domande inutili.
Tutto sommato saremmo andati d’accordo. Lui non voleva sapere niente di me e io non volevo dirgli nulla. Era perfetto. La casa di Charlie era molto carina, una tipica casa americana. Di legno, con le finestre grandi e a due piani. La mia camera era accanto a quella di Charlie, ed era molto graziosa. Appena arrivata disfai i bagagli e mi sedetti sul letto,a rimirare la mia nuova stanza. Charlie si era dato parecchio da fare a quanto pare. C’era una scrivania in mogano, non molto grande, nell’angolo.
La luce sulla scrivania era a neon, perfetta per studiare. Il letto era a una piazza e mezzo e le lenzuola erano bianche, con un piumone giallo sopra. Di sicuro era stata Bella a sceglierlo. Era carino da parte sua. Un gesto per farmi sentire più a casa. L’armadio non era molto grande, ma conteneva ampiamente i miei pochi vestiti. Sistemai il mio portatile sulla scrivania e feci lo zaino per il giorno dopo.
Il mio primo giorno al liceo di Forks. Speravo solo di uscirne incolume. Quella sera a cena Charlie cercò in tutti i modi di rassicurarmi da quello che mi aspettava.
– Allora, Melanie, sei nervosa per domani? E’ il tuo primo giorno di scuola.- nervosa era un eufemismo. Ero terrorizzata.
Solitamente ero loquace e allegra con le persone che conoscevo, ma quando si trattava di fare amicizia mi bloccavo e andavo nel panico.
– Non ti preoccupare, farai sicuramente amicizia con tutti. Tu sei socievole, se ricordo bene. Non come Bella…-  e così dicendo le lanciò uno sguardo di rimprovero, ma lei si limitò a guardarlo storto.
Rivedere mia cugina era stato più piacevole del previsto. Era sempre stata una persona introversa, ma quando stavamo insieme sembrava un'altra. Era come se la sua timidezza d’un tratto scomparisse. Eravamo sempre andate d’accordo, anche se ci vedevamo molto raramente, ma adesso eravamo sulla stessa barca, entrambe prigioniere dell’ispettore Swan. Tanto valeva farci coraggio a vicenda, no?
- Non dire così papà! Da come lo dici sembra che non abbia amici!- ribattè Bella
- Non volevo dire questo. E’ solo che stai sempre con Edward e Alice… e dimentichi gli amici che ti sono stati vicini… quando ne avevi bisogno. –
Non riuscivo a capire di cosa parlasse, ma qualcosa mi trattenne dal chiedere. Era una mia impressione o l’aria stava diventando piuttosto tesa? Bella lo fulminò con lo sguardo. No. Non era una mia impressione. Mi alzai e misi il mio piatto nel lavandino, spezzando la tensione.
– Sono sicura che Bella non dimenticherà nessuno dei suoi amici. A volte capita di trascurare un po’ qualcuno per stare con altri, è normale. Poi passa.- cercavo di allentare la tensione, ma era difficile. Ci fu una pausa, poi Charlie parlò di nuovo, emettendo il verdetto finale.
– Certo. Vorrei solo che se ne ricordasse ogni tanto.- disse posando anche lui il piatto nel lavandino. – Sono sicura che lo farà, Charlie.- risposi sorridendo. – Bene. Ehm, Bella, lavi tu i piatti stasera?- Bella era ancora seduta, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo perso nei suoi pensieri.
- La aiuterò io Charlie, tu va pure a guardare la TV.-  risposi al suo posto, cosciente che lei non lo avrebbe fatto. – Ma tu sei un ospite, non è carino farti lavare i piatti.-
- Non ti preoccupare, ci sono abituata. E poi, se voglio vivere qui devo fare la mia parte, o qualcuno potrebbe offendersi.- risposi ridendo e sospingendolo verso il salotto. – Sicura?- chiese ancora incerto.
– Certo. Non ti preoccupare.- finalmente riuscii a convincerlo e a liberarmene. Era più difficile di quanto pensassi. Tornata in cucina vidi Bella impegnata a lavare i piatti. Sparecchiai in silenzio, poi mi avvicinai a lei sorridente, nella speranza di contagiarla con il mio buonumore.
- Tu lavi e io asciugo, ci stai?- chiesi in un sorriso. – Certo- era ancora triste. Forse il silenzio era la cosa migliore. Dopo un paio i stoviglie fu lei a parlare.
– Grazie per prima.- era quasi un sussurro. Alzai le spalle.
- Figurati.- Lei si passò il dorso della mano sulla fronte.
- E’ che non lo sopporto quando fa così. Le sue preferenze per alcuni dei miei amici non mi riguarda.- Sospirai.
- Magari lo fa per il tuo bene. Davvero trascuri degli amici?- ci fu una pausa, ma aspettai che parlasse con calma. Vedevo che era turbata.
– Solo uno. Abbiamo avuto una specie di… lite. E adesso non ci parliamo più. Lui pensa che sia colpa di Edward, ma non è così. Non sa nulla.- avevamo finito, mi asciugai le mani con lo strofinaccio. – Edward è il tuo ragazzo?-
- Sì, una specie – feci spallucce.
– Forse è solo geloso. I padri lo sono spesso. Ora non ci pensare.- dissi toccandole la punta del naso con il dito. Lei sorrise.
- Ora vado a letto, perché sono stanchissima. Domani andiamo a scuola insieme?- le chiesi avviandomi al piano di sopra. – Certamente.- Sorrisi.
– Bene, mi serve del sostegno morale.- ridemmo entrambe. - ‘Notte Bella.-
- ‘Notte Mel.- strascicai i piedi fino alla mia stanza, e crollai sul letto ancora vestita.

 

   
 
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