Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Il Romanticismo Perduto    13/09/2010    6 recensioni
Una breve one-shot dove Elisa e Artemiya litigano... finirà con bugie, lacrime e sangue... ma con un lieto fine! ^_^
Genere: Romantico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Vita Sulla Pelle'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

I Love The Way You Lie

 

«Sei solo una stupida!» Elisa urlava, mentre il rosso furia colorava il suo viso. Gli occhi scuri iniettati di rabbia, mentre sbraitava contro Artemiya. Anche la ragazza dai capelli biondi rispondeva, scura in volto, e una foresta in tempesta negli occhi.

 

 


Just gonna stand there
And watch me burn
But that’s alright
Because I like
The way it hurts

[Me ne starò li
E mi guarderò bruciare
Ma va tutto bene
Perché mi piace
Il modo in cui fa male]


Una ceca furia dominava Elisa, e per quella tazza rotta crebbe un litigio ad ogni parola più grosso.

«Si può sapere perché per ogni cosa devi sempre dirmi su!? Ogni santissima cosa! Neanche fossi miss perfezione tu!» inveì Elisa, le mani a pugno. Tremava, e non per il freddo, ma per il nervoso che le stava crescendo dentro.

«Devi sempre combinare qualcosa tu! Non sei capace neanche di badare alle cose degli altri! A volte penso che tu sia una decerebrata con le mani di burro!» rispose Artemiya, i loro visi a pochi centimetri, gli sguardi in una lotta di spade e parole, e in mezzo a quel putiferio si fa fatica a capire quale ferisca di più.

«Cosa!? Io una decerebrata? Parla quella che è un genio! Non riusciresti a mettere un quadro dritto senza il mio aiuto! Per non parlare della fotocamera che ti ho comprato! Difficile per te imparare ad usarla, vero!? Ormai ha fatto metri di polvere quell’aggeggio! E ho speso quasi metà del mio stipendio per regalartelo!». Parole, parole, parole. Parole che feriscono, parole che fanno male. Parole che si sputano per paura, per vendetta. Perché ci fa male, tanto, sentire cose così fredde e dure dalle persone che amiamo. E piuttosto che tacere e sentirsi prevaricati rispondiamo, anche se questo significa fare del male. Anche se questo significa colpire la persona lì dove non ha protezione. Lì dove crea cicatrici che difficilmente rimargineranno.

Lì… lì dove batte il cuore.

«Ancora con quella macchina fotografica!? Ancora lì sei!? Bene!» con rabbia afferrò il pezzo in ferro e plastica, color rosso, appoggiato sul mobiletto lì vicino.

«Eccolo, il tuo aggeggio, che fine fa!» e Artemiya con un colpo secco lo lanciò a terra con furia, mandandolo in mille pezzi.

Poi un colpo sordo. Duro. Doloroso. Pulsante.

Artemiya sentì lo schiaffo schioccare nella stanza e come un eco, risuonare dentro lei. Elisa, sorpresa di quello che aveva fatto, si guardò la mano.

“Come, come ho fatto a…”.

E sentì dolore anche lei, uno schiaffo. Ma non importa, quanto una mano violenta possa far male. È il significato che brucia. È il significato di esso che ferisce, colpisce e moltiplica all’infinito il dolore.

Elisa, presa dalla furia e dall’orgoglio ferito la prese bruscamente per il colletto del maglione, sollevandola quel tanto che bastava per avere il viso ad un soffio da suo. E con rabbia la scagliò contro il muro, obbligandola a guardarla negli occhi.

Rabbia. Dolore. Orgoglio ferito.

«Cosa vuoi farmi, Elisa?» la sua voce, prima così squillante e furiosa, adesso era calma e bassa. Una calma glaciale, pulsante, fredda e sconvolgente. Con così poca voce, tanto da bastare per udirla.

«Cosa vuoi sentire, Elisa? Dimmi… vuoi ferirmi ancora?».

“Elisa, cosa stai facendo?”. Ma la ragione venne soffocata. Il suo orgoglio. Quello stupido orgoglio che aveva ereditato da quell’essere mostruoso chiamato padre. Adesso pretendeva vendetta.

«Vuoi sentirmi urlare dal dolore? Vuoi sentire il gusto del mio sangue?» i loro occhi, così opposti. Quella foresta in tempesta, che fine aveva fatto? Dov’era il vento furioso, i fulmini carichi di rabbia?

«Vuoi ferirmi ancora di più?» Le lacrime lentamente iniziarono a calare. Artemiya aveva tentato di trattenerle, ma alla fine il suo, di orgoglio, cedette, dandola vinta al dolore.

“Cosa stai facendo,Elisa!?” urlò il cuore, prendendo il posto della ragione.

«Ti odio.» sentenziò Elisa.

 


Just gonna stand there
And hear me cry
But that’s alright
Because I love
The way you lie
I love the way you lie
I love the way you lie

 

[Me ne starò li
E mi sentirò piangere
Ma va tutto bene
Perché amo
Il tuo modo di mentire
Amo il modo in cui menti
Amo il modo in cui menti]



Poche parole che in realtà sono l’incontrario. Quanto vorrebbe chiederle scusa, implorarla, supplicarla.

Stupido orgoglio ferito.

Artemiya piangeva, ormai sussultava, imprigionata dalla ragazza che, parole sue, la odiava.

«Anche io.» rispose ferita, sia nel cuore che nell’orgoglio. Eppure, anche se sanguinante, respirava, e non abbassò lo sguardo, nemmeno una volta.

La scrutò, quegli occhi scuri, in cui per tanto tempo si era persa. Quella foresta oscura che, ad ascoltare Elisa, nascondeva un lupo famelico.

 

Lo sai Elisa. Io pensavo che il lupo fosse morto. E invece solo oggi ho capito che è ancora vivo.

E con le sue zampe affilate mi sta letteralmente scorticando.

E fa male.

Tanto male.

 

Quelle labbra, che avevano sussurrato dolci parole d’amore solo per lei. Che le aveva assaggiate, morse, baciate. Adesso pronunciavano solo parole velenose.

Artemiya, dimenandosi come un serpente, sfuggì alla presa, girandosi. Fiera, petto in fuori, ma con il dolore nel cuore. Fissando con odio la ragazza dai capelli corti. Scappò, rifugiandosi dentro la sua camera da letto, sbattendo la porta in faccia ad Elisa e chiudendola, appoggiandovisi sopra, impedendole di entrare.

Lacrime. Sono salate. Disgustose lacrime. Dannati pezzi di anima.

Elisa, con ancora la furia in corpo, spinse la porta e dopo pochi minuti di lotta, riuscì ad entrare.

«Pensi che basti questo, per fermarmi?!» urlò, con rabbia.

Silenzio.

«Cos’altro vuoi da me? Cosa ancora vuoi colpirmi? Cos’altro ancora vuoi ferirmi?» chiese, quella voce bassa e glaciale. Ti faceva sentire dannatamente in colpa. Ed Elisa la sentiva, la colpa, come un’amara radice che cresceva e la inquinava.

«Dimmi Artemiya…» mormorò Elisa, abbassando improvvisamente la voce. Girandosi, guardando lo specchio, scrutando solo se stessa. Artemiya la osservava, mentre aspettava che parlasse. Fiera anche nell’attesa.

 


You ever love somebody so much
You can barely breathe?

You swore you’ve never hit ‘em
Never do nothing to hurtem
Now you’re in each other’s face
Spewing venom

 

[Hai mai amato qualcuno così tanto
Che riesci a malapena a respirare?

Hai giurato che non li avresti mai colpiti
Mai fare nulla per fare loro del male
Ora sei faccia a faccia con loro
Vomitando veleno]




«Hai mai amato qualcuno così tanto, che riesci a malapena a respirare?» le chiese, mentre si scrutava, osservava il mostro che era diventata. Lo stesso mostro che l’aveva ferita da bambina. Come è potuto accadere? Come ha fatto l’agnellino a trasformarsi in lupo?

 


All I know is
I love you too much

 

[Tutto quello che so è che
Ti amo troppo]


Artemiya non rispose, stregata dallo sguardo che Elisa stava rivolgendo a se stessa.

Colpa, dolore. Rabbia, furia. Tristezza, amarezza.

“Come siamo potute arrivare a questo punto?” si chiese la donna dai capelli biondi.

Lacrime. Dolore. Sofferenza. Colpa. Colpa. Colpa.

Le lacrime scendevano copiose da Elisa, mentre si guardava con rabbia.

«Ecco Elisa, contenta adesso?! Dimmi Elisa, che gusto ha… l’orgoglio ristabilito? Dimmi Elisa, come ti senti… con l’orgoglio come unica compagna di vita?» parlava, ma a se stessa. Dialogava come un matto, con Artemiya come triste spettatrice di quello spettacolo che non divertiva nessuno.

Lasciava solo dolore.

 


 

Told you this is my fault
Look me in the eyeball
Next time I’m pissed
I’ll aim my fist
At the dry wall
Next time
There will be no next time
I apologize

 

[Ti ho detto che è colpa mia
Guardami negli occhi
La prossima volta che sono incazzato
Colpirò col pugno
Il muro
La prossima volta
Non ci sarà nessuna prossima volta
Mi scuso]





«Per quanto queste parole possano sembrare futili adesso, Artemiya…» Quasi sussultò, a sentir pronunciare il suo nome con tanto dolore e rammarico.

«… io ti posso solo giurare che la prossima volta che sono incazzata…» si guardava, una determinazione negli occhi che cresceva sempre più. Una decisione dolorosa, ma se la impose.

«… piuttosto che colpire te, colpirò il muro.» mormorò, e dopo pochi attimi dove Elisa si perse nei suoi occhi verdi riflessi nello specchio, scagliò un pugno con tale forza nel vetro che lo ruppe in mille pezzi.

Artemiya sussultò, spaventata dall’atto improvviso di Elisa, mentre lei con mugugni trattenuti si teneva la mano sanguinante.

«Piuttosto che colpirti di nuovo, amore mio… preferisco morire.» sentenziò, guardandola negli occhi, mentre piccole gocce di vita colavano sul pavimento, colorandolo di rosso scuro.

«Quello che ti ho detto prima… che ti odio… era solo una disgustosa bugia.» confessò poi, distruggendo l’orgoglio che era in sé.

E mai si era sentita così vulnerabile prima.

E mai si era sentita così bene con se stessa.

 


 

Just gonna stand there
And watch me burn
But that’s alright
Because I like
The way it hurts

 

[Me ne starò li
E mi guarderò bruciare
Ma va tutto bene
Perché mi piace
Il modo in cui fa male]


 


Sentiva bruciare dentro di sé l’odio per se stessa. Mentre lentamente osservava la sua mano perdere sangue.

Poi un suono di passi, Artemiya si stava avvicinando a lei. Le afferrò la mano ferita, stringendogliela con premura. Ancora piangeva.

«Sai una cosa, Elisa…?» mormorò, prendendo una sciarpa lì vicino e avvolgerci la mano di lei.

Elisa non la smetteva di seguirla con lo sguardo, con la nascosta paura di leggere nei suoi occhi l’odio di prima.

«Cosa…?» chiese a fil di voce.


 


Just gonna stand there
And hear me cry
But that’s alright
Because I love
The way you lie

I love the way you lie
I love the way you lie

 

[Me ne starò li
E mi sentirò piangere
Ma va tutto bene
Perché amo
Il tuo modo di mentire
Amo il modo in cui menti
Amo il modo in cui menti]



Finalmente alzò gli occhi.

Ed Elisa perse un colpo al cuore.

«Amo il modo in cui menti.» mormorò, sfiorandole lentamente la guancia, sorridendo tra le lacrime.

 

 

Ed ecco un’altra one-shot… più triste però, ma con un lieto fine! ^^

Con sotto le bellissime note di “Love The Way You Lie” di Rihanna ed Eminem.

Aspetto commenti! Sono curiosa di sapere se vi piace!

Baci!

Eriok

 

 


 

 

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Il Romanticismo Perduto