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Autore: ColdBlood     19/09/2010    0 recensioni
- Ron, se pensi che per farmi perdere la testa basta sventolarmi davanti un bel paio di addominali, ti sbagli di grosso. Ci vuole ben altro per farmi piacere una persona -
Dopo quella risposta Aaron lasciò la stanza, nervoso come non mai. Perché James era sempre così complicato?
[James/Aaron --> Burn Halo]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Audioslave? What about Audioslave?
 
James si lasciò cadere sul divano della sala registrazioni, con un lungo sospiro. Sentiva la gola ardere per il caldo soffocante e a causa della mattinata che aveva passato a registrare le parti vocali.
Nonostante l’aria condizionata, ed i vari ventilatori, registrare con quel caldo era una tortura.
Ma era contento del lavoro che stavano facendo. Sentiva che il progetto Burn Halo stava decollando, e non poteva esserne più soddisfatto, dopo la delusione incassata con la fine degli Eighteen Visions.
Synyster Gates era stato da loro il giorno prima per la sua parte, conciliando così i suoi impegni con gli Avenged Sevenfold, e lavorare con lui era stato come tornare ai vecchi tempi quando ci si trovava nei Tour Bus e si facevano Jam Sessions tutti insieme solo per divertirsi e far passare il tempo.
A volte, in passato, si era lasciato avvolgere dalla malinconia, al pensiero dei tanti concerti e tour fatti con gli Eighteen Visions. Quando lui e Mick erano ancora i grandi migliori amici, e tutto era ancora come avevano sognato da ragazzini.
Ma da quando era riuscito a mettere su un progetto tutto suo, quelle sensazioni si erano affievolite sempre di più.
Si, faceva caldo e non vedeva l’ora di farsi una sacrosanta doccia fredda, ma appoggiò la testa alla spalliera del divano, tirandosi su i capelli umidi di sudore, e sorrise.
Sentì la voce di Zac di sottofondo che diceva a Brandon di prendere posto, toccava a lui registrare.
James allora chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi.
Improvvisamente sentì i passi di qualcuno nella stanza e allora alzò la testa per vedere di chi si trattava.
Istintivamente sollevò le sopracciglia quando vide Aaron camminare verso di lui, senza maglietta, in tutto il suo splendore.
Quei pantaloni neri sembravano ancora più aderenti di quanto ricordasse, ed erano a vita talmente bassa che James si fermò per qualche secondo a fissare le ossa del suo bacino che sembravano essere l’unica cosa che teneva su quei jeans.
Quando però con un’occhiata lo ebbe studiato tutto, semplicemente tornò ad appoggiare la testa al divano, chiudendo nuovamente gli occhi.
Forse era una sua stupida sensazione, ma qualcosa gli diceva che da quando si erano spostati in un hotel molto vicino alla Rawkhead Rekords, per comodità durante le registrazioni, Aaron aveva usato ben poco i suoi vestiti.
All’inizio non ci aveva fatto caso. Dividevano la camera ed era normale vedere il tuo coinquilino che passeggia per la camera senza maglietta, oppure in boxer o con un semplice asciugamano a nascondere l’intimità. All’inizio sarebbe anche potuta sembrare una cosa casuale, ma dopo ebbe la sensazione che era diventata più una cosa studiata per provocare, provocare reazioni in lui.
Certo non ne avrebbe potuto parlare con Aaron, perché non aveva alcuna sicurezza sul fatto che fosse realmente così. Che il suo bassista stava cercando volontariamente di sedurlo. Era anche una cosa abbastanza strana da credere, quindi si era detto che la cosa migliore da fare era essere indifferenti, e non farci caso.
Okay, forse poteva anche essere attratto da un corpo maschile, ma questo non voleva dire che mettergli davanti un bel paio di pettorali e addominali ben allenati bastava a farlo capitolare.
Lo Straight Edge era ormai radicato a fondo dentro di lui.
Il sesso senza amore non era interessante. Perseguire un orgasmo non era la cosa importante per lui, ed era per quello che da quando si era lasciato con la sua ultima ragazza non aveva fatto sesso con nessuno. Ed era quasi certo di non sentirne neanche il bisogno.
Quindi chiuse gli occhi e sospirò ancora, mentre entrava in vero contatto con il suo corpo che gli stava dicendo quanto fosse stanco e spossato, e di quanto avesse bisogno di una bella notte di riposo.
- Ehi Jam…tutto bene? – chiese Aaron, lasciandosi cadere accanto a lui con poca delicatezza.
James non si mosse dalla sua posizione. – Si, sono solo stanco. – appena parlò si rese conto che la sua voce aveva perso intensità e la gola faceva davvero male. Sperò che il caldo e l’aria condizionata non gli avessero giocato un brutto scherzo, altrimenti ci sarebbero potuti essere problemi con le registrazioni.
- Non mi dire che ti è andata via la voce? Non sarebbe il momento più adatto. – disse Aaron.
James allora alzò la testa, sentendola molto pesante.
- Una notte di riposo e domani sarò come nuovo. – rispose.
Il bassista annuì – Lo spero. Se vuoi ti accompagno in albergo. Noi abbiamo finito per oggi. –
Il cantante ci rifletté un attimo. – Ma si, andiamo. Sono davvero stanco morto. Ho bisogno di dormire. – fece, alzandosi.
 
Arrivarono in hotel e James non si era mai sentito così stanco. Si sentiva come se avesse scalato l’Everest.
Aaron se ne accorse e, già con un brutto presentimento, lo fece mettere a letto.
- Io vado a farmi una doccia. Tu riposa. – gli disse, togliendosi le scarpe e lanciandole sotto il suo letto che era accanto a quello di James.
- Anche io vorrei farmi una doccia. – rispose il ragazzo, ma aveva già la testa appoggiata sul cuscino e gli occhi chiusi.
- Ora dormi. Te la farai dopo la doccia. – gli disse il bassista, scocciato, poi andò in bagno.
Ne uscì circa una ventina di minuti dopo, con solo l’asciugamano in vita e i capelli ancora umidi.
James non era ancora riuscito a prendere sonno, a causa di uno strano mal di testa. Era steso su un fianco e quando sentì la porta del bagno aprirsi, aprì gli occhi, per vedere Aaron camminare per la stanza per raggiungere la sua valigia.
Rimase qualche secondo a guardarlo, mentre indossava l’intimo da sotto l’asciugamano, lasciandolo poi cadere a terra, rimanendo con i boxer che segnavano perfettamente il suo sedere.
Improvvisamente Aaron si voltò e, istintivamente James chiuse gli occhi.
Non sapeva se il ragazzo lo avesse visto, ma sentì il rumore di piedi nudi sul pavimento e poi qualcuno sedersi accanto a lui, sul letto.
Tornò ad aprire gli occhi e vide Aaron che lo guardava con un sorriso sulle labbra.
- Come stai? – gli chiese.
- Sto bene. – rispose telegraficamente James.
Lui sorrideva ancora e il cantante stava per chiedergli cosa avesse da sorridere tanto.
Lo guardava dritto negli occhi, con sicurezza e spavalderia, e non sapeva proprio cosa gli passasse per la testa.
- Cosa c’è Aaron? Perché mi guardi così? – gli chiese, dubbioso.
- Ti ho osservato a lungo, Jam. Io ti piaccio, non è vero? –
James si ritrovò a sollevare le sopracciglia, inizialmente sorpreso, mentre nella sua testa ogni tassello trovava il proprio posto nel puzzle.
Sorrise, senza poterne far a meno.
Si mise supino e alzò una mano per afferrare il bel viso di Aaron, delicatamente.
- Ron, se pensi che per farmi perdere la testa basta sventolarmi davanti un bel paio di addominali, ti sbagli di grosso. Ci vuole ben altro per farmi piacere una persona. – sorrise ancora e gli fece l’occhiolino, prima di lasciarlo andare e voltandosi dalla parte opposta, mostrandogli le spalle.
 
Dopo quella risposta Aaron lasciò la stanza, nervoso come non mai.
Perché James era sempre così complicato?
Tornò in sala registrazione, non sapendo dove andare, dove Dillon era steso sul divano con le cuffiette a non fare nulla, dato che lui era stato il primo a completare le sue parti.
Aaron gli diede un colpo sulla spalla con il ginocchio, facendo sobbalzare il batterista, che si sfilò le cuffiette.
- Come mai sei tornato? – gli chiese, alzandosi per fargli posto sul divano.
Aaron si sedette e sospirò.
- Mi annoiavo. – rispose, semplicemente.
A Dillon bastò poco per capire che c’era qualcosa sotto. Non è che si conoscessero da molto, ma se qualcuno aveva quella faccia incazzata e fissava il muro come se volesse prenderlo a testate, qualche problema doveva esserci necessariamente.
- Dici davvero? – chiese, scettico.
Aaron sospirò ancora – Non posso parlarne, Dillon. –
Avrebbe davvero voluto parlarne con lui, e magari chiedergli qualche consiglio, ma non credeva che Dillon, o nessun altro del gruppo, si divertisse a dare consigli stile giornalino per teenager.
Poi lui era grande e vaccinato, quindi i suoi problemi doveva imparare a risolverseli da solo, senza necessitare assolutamente dell’aiuto di qualcuno.
 
- Si tratta di James, non è vero? –
La domanda del batterista lo lasciò senza parole, e si voltò a guardarlo sorpreso.
Per Dillon il suo sguardo era stata una risposta più che sufficiente.
- Cosa ne sai tu di James? – gli chiese Aaron a quel punto.
Il ragazzo fece spallucce – Nulla. So solo quello che ho visto. Lo guardi in continuazione. Sembra che tu voglia portartelo a letto. E poi, quando lui è nei paraggi, sei sempre mezzo svestito. – disse quell’ultima frase ridacchiando un po’, e Aaron si sentì un attimino preso in giro.
- Non è il fatto di portarmelo a letto, Dillon! A me lui piace davvero! Ma sto sbagliando tutto con lui! Non so cosa fare! – esclamò. Quando poi sentì la voce di Joey e Zac dalla stanza accanto, si guardò intorno e abbassò la voce. – Lui è complicato. Molto complicato. –
- Qual è il problema? Non capisco. – ammise il batterista.
- Il problema è che io sono un tipo più…fisico. Non sono mai stato bravo con le parole. E non mi piace essere rifiutato. Per quello ho tentato di capire se magari anche a James potevo interessare. Per andare a colpo sicuro. Solo che con lui non funziona così. Lui dice che ci vuole ben altro che un bel fisico per fargli piacere una persona. E io non ho la più pallida idea di quello che potrei fare per fare in modo che anche lui mi trovi attraente, in tutti i sensi, come io trovo attraente lui. –
Dillon lo guardò, riflettendo.
Non era mai stato uno molto ferrato nel dare consigli di questo genere, ma non credeva che ci fossero molte soluzioni ad un problema del genere. Se problema si poteva chiamare.
- Credo che tu ti stia facendo tanti problemi per nulla, Ron. L’unica cosa che devi fare è parlare con James e dirgli quello che provi. Hai decisamente sbagliato metodo di approccio con lui, ma non è mica tutto perduto, quindi tirati su di morale. Mi fai venire la depressione. – disse, dandogli una pacca scherzosa sulla spalla.
Aaron sbuffò  - Parlare, certo, parlare. Come se fosse facile. Probabilmente sarà tutto perduto quando aprirò bocca e me uscirò con qualche battuta poco pensata. –
Dillon fece un espressione da uomo vissuto, ancora con la mano sulla sua spalla.
- Tutto quello che puoi fare è essere te stesso. –
Aaron lo guardò con le sopracciglia sollevate.
- E tu tutto quello che hai saputo fare è stato riproporre una canzone degli Audioslave per darmi un consiglio? – fece.
Dillon scoppiò a ridere – Beh, ognuno fa quel che può! -  
 
 
 
Quella sera Aaron tornò in camera a notte fonda. Dopo le registrazioni erano andati a bere qualcosa fuori. Lui all’inizio aveva declinato, ma quando Zac si era offerto di offrire, non aveva potuto dire di no.
La stanza era buia, James aveva anche tirato giù le tapparelle e chiuso le tende. Faceva caldo li dentro, un caldo soffocante.
Perché si era chiuso in quel modo?
La prima cosa che fece fu quella di accendere l’aria condizionata, ma non troppo forte, così che almeno si rinfrescasse un po’ la stanza.
Si tolse le scarpe e in punta di piedi andò prima in bagno per rinfrescarsi e poi verso il suo letto.
Mentre si metteva sotto il lenzuolo però, sentì la voce di James chiamarlo.
- Aaron…- la sua voce era satura di sonno e appena udibile.
- Si, James? – chiese il ragazzo, sottovoce, avvicinandosi al letto dell’amico, che era coperto fino a sotto il mento. I capelli erano disordinatamente sparsi sul cuscino ed il suo viso dolcemente sognante.
- Che ore sono? – la sua voce, in quella piccola frase, aveva avuto dei cali che avevano fatto capire al bassista che la voce di James era entrata in sciopero nel momento più sbagliato.
- Quasi le due. – rispose Aaron. – Ti senti bene? – chiese poi, preoccupato.
- No, io…credo di avere la febbre. –
- Oh cazzo…- sospirò il ragazzo, poi si chinò davanti al letto del cantante e gli posò una mano sulla fronte. Era davvero caldo.
- Vado giù alla reception, sicuramente avranno qualcosa per la febbre. -   
James annuì distrattamente, mentre ripiombava nel dormiveglia.
Aaron allora si rivestì velocemente, per raggiungere la reception.
Una volta nell’ascensore si rese conto che l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che quella poteva essere il momento giusto per dimostrare a James quanto tenesse a lui.
Si, era vero, avevano iniziato a lavorare insieme da poco, ma quel ragazzo lo aveva colpito da subito.
Era così determinato! Questa volta voleva che le cose con i Burn Halo funzionassero, come non era successo con il suo precedente gruppo.
Era bello vederlo serio e concentrato mentre scriveva i loro testi, oppure con le mani sulle cuffie mentre, chiuso in quella cabina insonorizzata, registrava la sua parte. E vederlo cambiare improvvisamente quando uscivano tutti insieme per andarsi a bere qualcosa la sera.
E si, lo aveva attratto immediatamente, era inutile nasconderlo.
Era di una bellezza allucinante, ed aveva difficoltà a dirgli tutte queste cose. L’unica cosa che poteva fare era farglielo capire, nel modo giusto questa volta.
Dopo aver preso alcuni antibiotici dalla reception tornò velocemente in camera. Sembrava che James si fosse addormentato, ma appena lo sentì entrare tornò ad aprire gli occhi.
- Aaron…- lo chiamò ancora. – La gola mi fa male e la mia voce...la mia cazzo di voce se n’è andata! – sussurrò, e l’abbassamento di voce era molto visibile.
Il bassista si avvicinò a lui, già con la pasticca effervescente in un bicchiere d’acqua, e glielo porse, accendendo poi l’abat-jour sul comodino.
- Si, lo so. Sta tranquillo e prendi questa. Ti farà stare meglio. – disse, piegandosi sui polpacci, davanti a lui.
James si alzò su un gomito e prese il bicchiere, bevendolo poi tutto d’un sorso senza fare storie.
La sua voce non poteva permettersi di andarsene in mezzo alle registrazione del loro primo album, maledizione!
Diede indietro il bicchiere ad Aaron che lo poggiò sul comodino e poi si stese supino, sentendo un po’ di sollievo alla gola arsa grazie all’acqua fresca ingurgitata insieme alla medicina.
Aaron rimase a guardare il suo profilo illuminato dall’abat-jour, incantato.
Non poté dire alla sua mano di fermarsi, mentre essa si avvicinava da sola al viso di James, e gli accarezzava la tempia, spostando alcune ciocche ribelli.
A quel gesto il ragazzo si voltò verso di lui, e lo guardò attentamente.
- Aaron…- lo richiamò poi.
- Shh, tranquillo. Non sto facendo nulla. – gli disse, sottovoce, continuando però ad accarezzargli i capelli.
- Mi piaci Jam. Mi piaci molto. – gli disse poi, e la sua voce suggeriva come uno stato di trans. Guardava fisso il suo viso. Prima gli occhi, poi le labbra, la forma del naso e del mento, la fronte e poi di nuovo le labbra. Quelle labbra.
- Si, lo so che ti piaccio Ron, me ne sono accorto. Non sono stupido. – fece James, un pochino sulla difensiva e lievemente scocciato. La gola gli fece male, per lo sforzo di parlare, e distolse lo sguardo.
Aaron smise di toccarlo, spostando le mani sul materasso per tenersi in equilibrio.
- Perché mi tratti così, me lo spieghi? Non ho fatto nulla di male, dopotutto. – fece, offeso.
- No, non ancora. Quindi è meglio che ti fermi subito prima di fare qualche cazzata di cui ti potresti pentire. – rispose James.
Aaron sollevò le sopracciglia – Cosa vuoi dire? – gli chiese, confuso.
- Voglio dire che questo non potrebbe far altro che portare scompiglio nel gruppo, meglio evitare, non credi? Dopotutto è solo attrazione fisica. È meglio evitare problemi. –
Il bassista sbuffò e si alzò in piedi.
- Non capisci proprio un cazzo James. Sarai anche bravo con le parole, ma certo non lo sei a capire le persone. – disse, innervosito, cominciando poi a spogliarsi.
Voleva solo mettersi a letto e fanculo a tutto.
Essere se stesso, diceva Dillon, anzi, dicevano gli Audioslave, ma non era facile quando la persona non si fida di quello che dici. Non riesce a capire che sei sincero quando dici gli ti piace.
James sollevò la testa dal cuscino.
- Visto che non riesco a capirti, parlami! Dimmi cosa vuoi che io sappia! – aveva sforzato la voce, che ormai si stava riducendo ai minimi termini.
Aaron si voltò a guardarlo e dopo averci pensato un secondo gli andò nuovamente vicino, si sedette sul materasso accanto a lui, e gli mise bruscamente una mano sulla bocca.
- Non parlare. Non devi sforzare la voce. – gli disse, inizialmente, mentre James si lamentava contro la sua mano e gli aveva già afferrato il polso per liberarsi. Ma Aaron fece resistenza.
- Sta zitto, una buona volta. Okay, ti dirò quello che voglio dirti. Mi dispiace di essermi approcciato a te nel modo sbagliato, ma non sono bravo con le parole. Non avrei mai avuto il coraggio di fare quello che sto per fare ora, ma Dillon mi ha detto di essere me stesso. Beh, diciamo che ha rubato il “consiglio” dagli Audioslave, ma meglio di niente, no? E io, anche se forse credi che io non sia il tipo, e che ti voglio solo portare a letto, tu mi piaci. Mi piaci seriamente, non ha nulla a che fare con il sesso. Certo, mi piaci anche fisicamente. Mi attrai da morire in realtà. E anche in questo sono me stesso. Ma quello che devi capire è che tu mi piaci. Davvero. –
Disse tutto questo velocissimamente, senza quasi prendere fiato, ma soprattutto senza guardare James negli occhi. Aveva lasciato vagare gli occhi da destra, a sinistra, poi sulla spalliera del letto, oppure sulla fantasia delle lenzuola del letto di Jam, ma mai sul suo viso.
Fu però costretto a guardarlo quando ebbe finito di parlare.
Si rese conto che quella situazione era quasi buffa.
James aveva la sua mano sulle labbra, e le mani ancora strette intorno al suo polso. Aveva le sopracciglia leggermente piegate e lo guardava con uno sguardo tra il sorpreso e l’imbarazzato.
Era quasi tenero, pensò.
Poi però James riprese a lamentarsi contro la sua mano, ed Aaron dovette spostarla. Il cantante fece subito un lungo respiro, guardandolo ancora.
- Allora, non hai nulla da dire? – incalzò il bassista.
L’altro sbuffò, distogliendo lo sguardo. Era imbarazzato, e si vedeva, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Si, sempre solita vecchia storia di Men’s Pride!
– Hai detto che non devo sforzarmi a parlare. – disse ed Aaron rimase a bocca socchiusa.
L’aveva fregato! Anzi, era lui che si era fregato con le sue stesse parole!
- Oh no, James, non ci provare! – rispose subito.
James fece semplicemente spallucce, senza rispondere.
Aaron inizialmente lo fulminò con lo sguardo, poi ebbe un colpo di genio e si mise una mano nei pantaloni, tirando fuori il telefono cellulare.
Aprì una pagina di messaggio vuota e gli porse il telefono.
- Avanti, scrivi! Non credere di scamparla così dopo tutto quello che ti ho detto! - fece, sorridendo fiero della sua idea.
James alzò gli occhi al cielo e sbuffò, sentendosi costretto a prendere quel cellulare in mano. E allora iniziò a digitare.
Il bassista si sporse in avanti per leggere quello che stava scrivendo, ma il più grande girò il telefono in modo da non fargli vedere il display.
Aaron sbuffò, chiedendosi se magari era finito in qualche puntata di O.C e aspettò a braccia incrociate che il compagno di band completasse la sua risposta.
Poi finalmente James gli porse indietro il telefono, e lui chinò la testa, con il cuore in gola.
<< In realtà la risposta che dovrei darti è qualcosa di molto veloce da scrivere, ma volevo farti stare un po’ sulle spine perché sei buffo in questo momento! Quello che dovrei dirti è davvero breve, in condizioni normali ci metterei al massimo 15 secondi a scriverlo, ma farti stare sulle spine è divertente! Ora non fare quella faccia, avanti, e continua a leggere, prima o poi arriverai a scoprire quello che vuoi sapere. Aspetta ancora un po’. Solo un altro secondo. Okay, la smetto.
Si, anche tu mi piaci. Ma se credi che dopo aver finito di leggere questo messaggio tu mi possa saltare addosso ti sbagli di grosso! Forse dovremmo uscire insieme e, per favore, non continuare ad andare in giro mezzo nudo. Mi piace scoprire le cose lentamente ;) e poi…gli Audioslave? Cosa c’entrano gli Audioslave? >>
 
Appena aveva finito di leggere la prima frase del messaggio aveva alzato la testa solo per guardare male James, e lo trovò con un sorriso stampato in volto, molto, ma molto divertito. Lo stava prendendo in giro alla grande! Poi gli aveva dato segno di continuare a leggere e lui era tornato ad abbassare la testa, innervosendosi ancora di più.
Poi alla fine era arrivato alla risposta che stava aspettando con ansia.
Beh, certo, non era esattamente quello che aveva sperato, ma era meglio di niente! Non saltare subito addosso a James sarebbe stato forse un po’ difficile, però era certo del fatto che non solo gli Straight Edge erano in grado di trattenersi. Anche lui poteva farlo!
Quindi con un sorriso salvò nelle bozze il messaggio di James, e ne iniziò un altro, porgendogli pochi secondi dopo il cellulare.
<< Ti va di uscire con me domani sera? >>

 

 

Si, lo so, probabilmente questa shot ha poco senso, ma è stata ispirazione improvvisa e ho dovuto scriverla! (dopo aver sentito Be Yourself degli Audioslave! xD)
Mi sono divertita un po’, anche perché ho avuto Jeffree Star come sottofondo per tutto il tempo! xD
(A proposito, presto scriverò anche su Jeffree!*_* è un mio obiettivo! xD)
Quindi prendete questa storia così com’è! Per giocare un po’! =)
Poi questa coppia mi piace troppo! *_*
 
Ah si, i protagonisti di questa storia non mi appartengono. (Se James era mio io stavo qui a scrivere fan fiction, vero? ù_ù) Tutto quello che è stato descritto non corrisponde alla realtà (beh, forse qualche volta James l’avrà pure persa la voce, no? xD) ecc ecc!
 
Un bacio!

 

ps. vorrei far fare una cartella per i Burn Halo, ma non ricordo come si fa. Devo contattare l'amministratrice, no?

  
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