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Autore: Otella    19/09/2010    5 recensioni
E' capodanno nell'Upper Est Side. I nostri personaggi, raffigurati all'ancora innocente (ma non troppo!) età di sei anni, si apprestano a trascorrerlo con le loro famiglie, in casa Waldorf. E chissà, la piccola Blair potrebbe finalmente iniziare a combattere la propria freddezza, aiutata dall'incontro con un suo meraviglioso coetaneo.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Nate Archibald, Serena Van Der Woodsen
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la mia prima fanfiction su Gossip Girl. Adoro Blair Waldorf, ed è proprio lei la principale protagonista di questa storia, che descrive il suo primissimo incontro con Nate Archibald, all'età di sei anni,in occasione del capodanno in casa Waldorf. Non so quando sia effettivamente avvenuto, ed ho comunque deciso di inserire missing moments fra gli avvertimenti, momenti sicuramente trascorsi dei quali, tuttavia, non si fa cenno nel telefilm

Piccole note ed accorgimenti li troverete alla fine del capitolo.

A presto!

Le premesse c'erano già da allora.

Casa Waldorf brulicava di attività. Addetti al catering si occupavano del sontuoso buffet di capodanno, ricco delle più golose leccornie: tacchino al curry, patate cucinate in sette modi diversi, salsicce fumanti, roast beef, bacon e bistecche, braciole di maiale e d’agnello, caviale francese e grosse insalatiere zeppe di lenticchie, che, come si suol dire, portano soldi. Agli abitanti dell’Upper East Side di Manhattan non serviva denaro. Ne possedevano già a sufficienza, e lo investivano in gran parte in beneficenza, in abiti, in superbo mobilio, in accessori fashion ed elettrodomestici all’avanguardia. Ma Eleanor Waldorf, affermata stilista, aveva insistito affinché anche le lenticchie venissero servite alla sua cena. Adorava mantenere le tradizioni. L’abito color zafferano lungo fin sotto il ginocchio le fasciava con grazia la vita non troppo stretta, ma piacevolmente proporzionata. Ovviamente, si trattava di una sua creazione, e il marito, Harold Waldorf, pensò che fosse un incanto. Si sorrisero a vicenda, come se non ci fosse nessun’altro sulla faccia della terra, ma Dorota ruppe lo spensierato idillio, tossicchiando appena per attirare l’attenzione.

“Signori, miss Blair è quasi pronta” annunciò, con una riverenza impeccabile,nonostante,all’apparenza,la sua corporatura sembrasse non troppo adatta ai movimenti. Eleanor annuì e le fece cenno di allontanarsi, quasi bruscamente. Al contrario, Harold, ammiccò con complicità.

“Grazie, Dorota. La nostra principessina sarà splendida, come sempre” replicò conciliante, ansioso che la figlioletta facesse finalmente il suo ingresso nell’enorme salotto addobbato, non ancora gremito di ospiti. E la piccola, infatti, non tardò ad arrivare. Blair Waldorf, sei anni, scese le scale con eleganza e grazia, come una bambola di porcellana in procinto di cadere. L’abitino rosso tiziano le evidenziava i tratti minuti, e terminava con una dolcissima gonna “a spazzino”, che ruotava ad ogni movimento del corpo. Sui boccoli castani, perfetti, e lunghi fino all’inizio delle spalle, spiccava un cerchietto bianco panna, dello stesso colore delle ballerine che portava ai piedi.

“La mia piccola!” esclamò Harold, osservandola giungere, quasi trasognato. Blair sorrise, il sorriso più innocente del mondo, e si affrettò a raggiungere il padre, per piombargli direttamente fra le braccia, che egli aveva spalancato. Eleanor annuì, fiera della bellezza della figlia, del suo contegno appropriato in ogni situazione, della sua eleganza senza pieghe. Era un po’ gelosa del rapporto tra il marito e la piccola, ma riusciva a celare alla grande questo spiacevole sentimento. Così entrò nello spirito del momento e, con affetto, allungò una mano ingioiellata verso la testolina di Blair, stando ben attenta a non disfarle i boccoli sapientemente pettinati da Dorota.

Il suono dell’ascensore che si apriva distrasse il tenero quadretto familiare e dalla cabina uscì una testolina bionda e arruffata, priva di fermagli, o cerchietti, probabilmente neppure pettinata a dovere. Serena Van Der Woodsen, migliore amica di Blair, compagna di interminabili giochi. Indossava uno scamiciato color crema, dall’aria costosa, ma tuttavia i bottoni non erano infilati nelle giuste asole, e i collant arancioni presentavano grinze qua e la.

“Serena!” gridò Lily Van Der Woodsen, uscendo a sua volta dall’ascensore, insieme all’affascinante marito, medico di fama mondiale, che teneva per mano il figlioletto più piccolo,Eric.

“Eleanor, Harold. Che splendide decorazioni!” proseguì Lily, e baciò i due coniugi Waldorf su entrambe le guance. “Perdonate Serena, sapete bene com’è fatta. Non mi ha lasciato neppure il tempo di sistemarla a dovere” si scusò, osservando con imbarazzo la figlia, che intanto si era avvicinata a Blair. Non potevano esser più diverse di così. Non soltanto nell’aspetto fisico e nel look. C’era qualcosa negli occhi di Serena che ardeva, scoppiettava come un fuoco acceso, capace di attirare qualsiasi persona, coetaneo o adulto che fosse. Il fuoco che mancava nello sguardo della piccola Waldorf, così apparentemente gelida e lontana.

“Sai, B, stasera verranno anche Chuck Bass e Nate Archibald!” annunciò eccitata la giovane biondina, cominciando a saltellare intorno al gruppetto di gente, subito seguita dal fratellino Eric, ancora troppo piccino per comprendere la ragione di quell’esagerato festeggiamento.

Harold scoppiò a ridere, l’unico sinceramente divertito dalla situazione, insieme a William Van der Woodsen, e invitò Dorota ad avvicinarsi.

“Sembra che i bambini qui abbiano parecchio da festeggiare, in attesa degli altri amichetti. Dorota, saresti così gentile da aiutare Serena a sistemare i suoi abiti? Temo che Lily stia per disintegrarla all’istante!” disse, con allegria, guadagnandosi una riconoscente occhiata da parte di Lily. La governante non se lo fece ripetere. Condusse i bambini su per le scale, lasciando gli adulti alle loro chiacchiere e all’attesa degli altri ospiti. Intanto Blair non aveva dimenticato le parole di Serena e le toccò un braccio, con grazia, schiarendosi la gola prima di parlare.

“Conosco Chuck Bass. Ogni tanto viene qui da noi, insieme a suo padre. E’ rivoltante” esordì, con disgusto,misto alla fierezza di mostrare all’amica e ad Eric il suo linguaggio forbito, che comprendeva anche la parola rivoltante. La biondina, tuttavia, ignorò inconsapevolmente il tentativo di Blair. Erano appena giunte di sopra e Dorota si affaccendava per renderla presentabile, spazzolandole i capelli, sistemandole i collant e i bottoni dello scamiciato.

“Allora non conosci Nate. Vedrai, ti piacerà, saremo nella stessa classe in autunno. Ha sei anni, proprio come noi due e Chuck” le rispose Serena, con ancora l’entusiasmo fluente nel corpo.

La giovane Waldorf, al contrario, si accigliò bruscamente. Certamente non possedeva la stessa scioltezza dell’altra, ma non si poteva assolutamente dire che fosse timida. Le piaceva definirsi posata, così come le aveva detto una volta Harold. Era assolutamente indispensabile fare una buona impressione su questo Nate,magari sarebbe divenuto suo amico. A Chuck spettava ancora molta strada prima di esser ritenuto tale, e, a parte Serena ed Eric, ancora troppo piccolo, Blair non aveva mai conosciuto nessuno con cui potesse giocare,divertirsi,dividere la sua infanzia. Era cresciuta tra le pareti di quella casa elegante, ma troppo silenziosa, con una madre assorbita dal suo atelier di moda e un padre che, per quanto amorevole, lavorava a sua volta a tempo pieno. Godeva solo della compagnia dei giovani Van der Woodsen, e di Dorota.

Allontanatasi dalle sue selettive e curiose riflessioni, Blair si accorse che l’abbigliamento e l’aspetto di Serena erano stati finalmente ricomposti e così si avviarono tutti al piano di sotto, già occupato dai numerosi e facoltosi ospiti. Harold intercettò subito la figlioletta e la raggiunse ai piedi delle scale, prendendola poi dolcemente per mano.

“Guarda chi c’è, orsacchiotta. Il tuo amichetto Chuck” la informò il padre, indicando un bambino piuttosto basso che si stava avvicinando a lei ed a Serena ed Erik. Indossava uno smoking violaceo di Dior e una sciarpa colorata Jpress che, per quanto bella e costosa fosse, era assolutamente fuori luogo. Sembrava un ragazzino di dodici anni, nonostante la statura.

Non è mio amico” sbottò Blair, liberando un frammento dell’arroganza seppellita in lei, ma Harold si era già allontanato a salutare Bart Bass, elegante e con l’aria grave.

 “Neanche mio. Però possiamo farlo giocare lo stesso con noi!” si intromise Serena, sempre lieta di allargare il proprio giro di conoscenze. Chuck ammiccò verso entrambe e sfoderò un sorrisetto che la piccola Waldorf definì cattivo e malizioso. Non le piaceva assolutamente. Le trasmetteva disagio, forse scaturito dal modo in cui il coetaneo la guardava, con insistenza. Finse di non averlo notato, e con i grandi occhioni scuri ispezionò la sala, studiando gli ospiti. Erano tutti adulti, a parte loro.

Per la seconda volta quella sera, il rumore dell’ascensore distrasse Blair. Ne uscì la famiglia Archibald, composta dal Capitano Howard, dalla bella e giovane moglie Anne e dal piccolo Nathaniel. Ecco di chi parlava Serena. La brunetta lo osservò con circospezione, meravigliandosi di trovarlo bello. Effettivamente, il giovane Nate poteva essere definito con assoluta sincerità il bambino più carino dell’intera Upper East Side. I capelli castano chiaro, tendenti al biondo, spiovevano con delicatezza sui suoi occhi, occhi di un innocente e pacato verde-azzurro, un po’ annoiati. Indossava un pullover celeste di cashmere e pantaloni di velluto beige. Il ritratto della giovane perfezione maschile. Serena, incurante come sempre di ogni tipo di contegno, gli corse incontro strillando, e attirò su di sé l’attenzione di parecchi ospiti, che spostarono poi lo sguardo su un’imbarazzatissima Lily, a metà tra il divertito e l’ironico. Nate sorrise all’amica, lasciandosi abbracciare ed in seguito condurre in direzione del gruppetto rimasto ai piedi delle scale.

Chuck accolse il nuovo arrivato con una pacca sulla spalla destra e sorrise beffardo, ma amichevole.

“Nathaniel, che piacere” gli disse, con aria adulta, e sinceramente convinto. Erik si limitò a salutarlo con la manina paffuta, senza spiaccicare una parola e Blair tacque a sua volta, attendendo che qualcuno glielo presentasse. Ma il giovane Archibald non attese oltre. Accennò un inchino verso la brunetta e le mostrò un sorriso affabile, che certamente avrebbe colpito chiunque. Persino lei.

“Nathaniel Archibald. Tu devi essere Blair” le sussurrò, e Blair si sentì in preda ad un turbinio di emozioni. Un cavaliere in miniatura, anzi, un principe. Della sua stessa età, bello, elegante, cortese, di buona famiglia.

Nonostante avesse solo sei anni, la piccola Waldorf conosceva a memoria i classici come Orgoglio e pregiudizio o i vecchi film, specie quelli di Audrey Hepburn. E questo amore per le romanticherie d’altri tempi la incoraggiò a provare una sorta di attrazione – per quanto si possa provare un tale sentimento ad una simile età- per il nuovo arrivato.

Compì una piccola riverenza e sorrise, a sua volta, in direzione di Nate. Anch’ella non avrebbe esitato a mostrare le sue impeccabili maniere.

“Si, Blair Cornelia Waldorf. Enchanté” rispose,usando lo stesso tono basso e vibrante di lui, ma la magia di quell’istante fu subito interrotta da Serena, che lanciò un urletto acuto e terribilmente fastidioso.

“Accidenti, Nate, perché devi fare sempre il damerino!?! E tu, Blair, smettila di parlare in francese, io non lo capisco!” sbuffò, accigliata, attirando su di sé lo sguardo truce di Blair.

Io lo capisco” intervenne Chuck Bass, lieto di poter finalmente dire qualcosa, ma nessuno fece molto caso a lui. Nate ridacchiò nervoso, e non sfuggì ai suoi meravigliosi occhi il disagio della nuova amica. Anch’egli la trovava bella e di buone maniere. Decise che gli piaceva e che avrebbe senza dubbio trascorso molto tempo con lei,da allora in avanti.

Giocamo a naccondino?” pigolò il piccolo Erik, mostrando un sorrisetto sdentato ai quattro. Era adorabile. Serena rispose con un secondo urletto eccitato,ma Chuck alzò gli occhi al cielo,quasi indignato.

“E’ un gioco da mocciosi. Ed io non lo sono” replicò, asciutto, e per una volta Blair si trovò d’accordo con lui, e gli fu grata di aver espresso un’opinione del genere al suo posto. Ma dimenticavano entrambi le abilità della giovane Van der Woodsen, che con la sua insistenza e il suo troppo entusiasmo, aveva il potere di coinvolgere chiunque in qualunque iniziativa. Di fatti, dopo neppure cinque minuti, era già appoggiata al muro della cucina a contare, mentre gli altri dovevano preoccuparsi di trovare un nascondiglio alla svelta.

Blair sbuffò, annoiata. Avrebbe voluto sedersi insieme a Nate e conoscerlo un po’ di più, ma ancora una volta era stata attirata nella trappola di Serena, che trovava sempre il modo di sovrastarla e convincerla. Decise che questa storia sarebbe presto finita, ma, al momento, non le restava che assecondarla.

“Sessantotto,sessantanove…”

Sapeva già contare fino a cento, sicuramente glielo aveva insegnato Lily. Ma io so arrivare a mille, disse Blair, tra sé, fiera di superarla almeno in qualcosa. Sospirò rumorosamente,ormai rassegnata,e si apprestò a salire le scale per andare a rifugiarsi nella grande cabina armadio della sua stanza. Oltrepassò la soglia della graziosa cameretta blu, e notevole fu il suo stupore quando vi trovò Nathaniel, anch’egli intenzionato a nascondersi nello stesso posto. Lui rise, di gusto. Blair notò che i suoi denti erano bianchissimi, bianchissimi e dritti.

“C’è abbastanza largo per entrambi, se vuoi. Possiedi molti vestiti” le disse, afferrandola delicatamente per un braccio e conducendola all’interno. Dopo qualche attimo di esitazione, la prese infine per mano, ed entrambi si accorsero di trovarsi incredibilmente a loro agio in quella situazione, insieme. Lui si soffermò ad osservare i boccoli castani di lei, come rapito. E lei navigò negli occhi di lui, nel verde di Central Park e nell’azzurro cielo, immaginandosi una giovane donna al suo fianco, un giorno lontano.

Erano così attenti, presi l’uno dall’altra, che non si accorsero di non aver chiuso la porta della cabina armadio. Serena li avrebbe trovati immediatamente e di fatti, dopo neppure tre minuti, comparì sulla soglia e li indicò divertita, mentre sul suo viso si dipingeva un’espressione di vittoria.

“Però, che bravi giocatori. Forza, andate di sotto, avete perso. Io continuo a cercare Chuck”.

Detto ciò, si dileguò in una nuvola di profumo, borotalco, probabilmente. Il giovane Bass aveva di certo scelto un posto migliore di quei due in cui nascondersi.

Nate annuì, seppur Serena fosse già scomparsa. Lasciò educatamente la mano di Blair, infilandosi le proprie in tasca, e si diresse con passo annoiato, ma ugualmente elegante, verso le scale di casa Waldorf. Tuttavia, prima di scendere, si fermò, in attesa che la brunetta lo raggiungesse. Non voleva lasciarla sola, al contrario.

“Andiamo, Blair?” le sussurrò, con un sorriso e un cenno di intesa.

Blair esitò, sentendosi improvvisamente invasa da uno strano calore. Decise che avrebbe iniziato il giorno stesso il suo album. Si trattava di un volumetto color carta da zucchero che Harold le aveva regalato proprio quel natale, incoraggiandola a riempirlo di disegni.

“Disegna tutto quel che ti passa per la testa, anche cose buffe. Oppure i tuoi desideri. Trasformali in immagini e, quando sarai più grande, potrai scriverci i tuoi pensieri profondi” le aveva detto, scompigliandole amorevolmente i boccoli morbidi.

Blair ci avrebbe disegnato Nate, lo avrebbe ritratto come un re dalla corona scintillante e un sontuoso abito da cerimonia. Magari, fra qualche anno, sarebbe diventato il suo cavaliere al ballo delle debuttanti, e poi ancora al ballo di fine anno scolastico del liceo. Chissà. Le premesse c’erano.

 Sorrise, a sua volta, e lo raggiunse in fretta, prendendo nuovamente la mano di lui per stringerla forte.

“Eccomi,Nate

Piccole note:

-Non so esattamente quando il padre di Serena ed Erik avesse abbandonato la famiglia. Mi sono presa la libertà di inserirlo nella fanfiction.

-Non conosco la marca della sciarpa di Chuck. Cercando su internet, ho notanto che si nominava più volte Jpress, così ho inserito quella.

-La storia dell'album di Blair è trattata anche nel telefilm, seppur non mi sia ben chiara. Nella mia fanfiction ho immaginato che le fosse stato regalato da Harold e che fosse del colore carta da zucchero, ma non posso affermarlo con certezza. (Per chi non lo sapesse: carta da zucchero è una delle tante sfumature del blu ^_^)

  
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