COME DIVENTARE
«IL RAGAZZO GIUSTO»
Era corso dietro la casa
alla ricerca di un po’ di solitudine.
Da quando si era alzato
non aveva fatto altro che incontrare gente di ogni tipo. La Tana sembrava
essere al centro di un meeting internazionale.
Pochi minuti prima,
uscendo dal bagno, aveva persino trovato la fila di persone che aspettavano di
poterlo usare.
Era peggio di Hogwarts!
Ovunque si girasse
c’erano capelli rossi oppure biondi. Uomini, donne, bambini. Persone di ogni
età.
Bambini urlanti. Mamme
alla ricerca disperata di un biberon o di un giocattolo per farli smettere.
Padri impegnati a parlare di lavoro.
Ogni tanto si scambiavano
i ruoli. Mamme che parlavano di lavoro, padri urlanti che discutevano di
quidditch e bambini impegnati con il biberon.
Coppie abbracciate, per
mano, impegnate a baciarsi.
Persone sole alla ricerca
di qualcuno con cui parlare.
E lui alla ricerca
disperata di un po’ si quiete.
Dopo la tempesta che
aveva sentito esplodere dentro di sé quando lo aveva visto arrivare.
Era sempre uguale, anche
se di tre anni più vecchio.
Si era immediatamente
presentato alla sposa, l’aveva baciata, aveva stretto la mano a Bill, ai suoi
genitori.
“Mi sembra una buona
occasione per rinsaldare i rapporti, visto quello che sta accadendo.” era stata
la spiegazione che aveva Fleur dato alla famiglia quando qualcuno aveva notato
il suo nome tra gli invitati. Era sembrata la controfigura di Percy in quel
momento!
Quella mattina Fleur
aveva voluto accanto a sé anche Harry, per accoglierlo e per ricordare il Torneo
di tre anni prima, quando si erano conosciuti.
Ma poi l’ospite si era
ricordato anche dell’amico di Harry e lo aveva persino chiamato per nome.
Quando però gli aveva
chiesto dove fosse Hermione si era sentito svuotare di energie.
“Non lo so, non l’ho ancora
vista, oggi.” Si era limitato a raccontare la cruda verità ed era sparito.
Dissolto. Anzi, nascosto.
Non avrebbe sopportato di
vederlo nuovamente abbracciare Hermione. E forse baciarla. Davanti a tutti.
Lo avrebbe preso a pugni.
E ne sarebbe uscito decisamente malconcio.
Uno scontro Ron Weasley –
Viktor Krum aveva un solo risultato possibile: vittoria per Krum. Weasley a
terra sanguinante. Con il cuore a pezzi, per essere precisi.
Adesso stava bene lì,
appoggiato al muro, le mani in tasca. Gli occhi chiusi. La testa bassa.
L’immagine perfetta del
perdente.
“Pensi che crollerebbe il
muro se ti spostassi?” Harry in arrivo dalla sinistra.
“No, se non sapessi che
Vichy lo può prendere il testa. Allora lo lascerei cadere.”
Risatina di Harry. Anzi
stava proprio ridendo. Lo aggiornò sulla situazione.
“Si sono incontrati. Poco
dopo che sei scappato di fronte al nemico. Ah, si sono salutati con una stretta
di mano. Ben distanti. Lui ha dato a lei un bacio sulla guancia. Lei ha
restituito il bacio. Durata direi al massimo di 5 secondi. Vuoi sapere altro?”
Harry si era appoggiato
al muro di fianco a lui.
“No, grazie. Sono già al
tappeto.” Si sentiva sempre più sottoterra. Ma sembrava un po’ arrabbiato.
“Scusa, non ti seguo. Sei
al tappeto perché lei lo ha salutato con gli stessi gesti e la stessa intensità
che ha usato Ginny? O di tua madre? Fleur è stata molto più espansiva credimi.
Lo ha abbracciato e baciato come fosse la persona più importante della sua
vita!”
“Beh, dato che Ginny è
innamorata di te, mia madre lo è di mio padre e Fleur di Bill, non vedo dove
sta il problema. Almeno per voi. Ginny ti ama, sai?” Ron aveva alzato lo
sguardo verso l’amico con l’aria di spiegare delle cose ovvie ad uno che non le
capiva.
“Non cambiare discorso.
Anzi, no. Hai ragione. Non vedo dove sta il problema. Hermione è innamorata di
te.”
Harry si sentiva
decisamente stanco di dover seguire i ragionamenti dei suoi due amici. Le cose
secondo lui erano così semplici e ovvie che persino i genitori di Ron se ne
erano accorti.
Anche lui aveva trascorso
parecchio tempo a pensare a Ginny e a chiedersi se doveva dichiararsi, ma lei
era la sorella del suo migliore amico, non solo la sua migliore amica. E non
aveva avuto bisogno di pensarci anni.
“Harry…” Ron lo guardava
sconsolato e arrabbiato. “Non prendermi in giro, ok? Hermione mi trova
simpatico e divertente, quando non litighiamo. Un grande amico. Una spalla su
cui appoggiarsi.”
“Ah, si è vero. Quando
avete litigato il secondo anno non ti ha abbracciato per fare la pace, quando
non le hai chiesto di uscire per il Ballo del Ceppo non te lo ha rinfacciato
per tutto l’anno, delusa dalla tua mancanza di iniziativa, quando hai
cominciato a pomiciare in ogni spazio consentito con Lavanda non ti ha lanciato
contro degli uccelli assassini e non ha organizzato uscite con McLaggen, quando
sei rimasto quasi ucciso da Malfoy non è rimasta accanto a te per ore intere in
infermeria. Al funerale di Silente non era abbracciata a te. Dimentico
qualcosa?”
“Che le piace Viktor.”
Prese a calci un sasso con forza. Ma qualche dubbio cominciava ad averlo. Non
si ricordava tutta questa serie di episodi. Non in questo ordine.
“Ah, si. È andata al
Ballo del Ceppo con Krum e forse lo ha anche baciato perché un suo amico, un
gran cretino, si è accorto molto dopo che era geloso di lei e che avrebbe
rubato una Giratempo pur di non rifare lo stesso errore e prendere il posto di
Viktor. E ha continuato a rimanere in contatto con questo ragazzo perché le
faceva piacere e perché ogni volta il cretino diventava sempre più geloso. Ma
mancava sempre di iniziativa. Anche quando doveva accompagnarla al party di
Slug!”
“Non sapevo neppure come
si bacia, Harry.” Ron cominciava ad esasperarsi.
“Hai fatto più esperienza
tu nell’ultimo anno di tutti i tuoi fratelli messi insieme. Vuoi farne altra?”
Harry lo guardava con gli occhi spalancati per lo stupore.
Ron accennò un sorriso
amaro.
“Non senza di lei.”
“Allora muoviti amico.
Perché credo ce ne saranno altri interessati allo stesso esercizio.”
Cominciava ad arrivare
altra gente. Ragazze, dal ticchettio che si sentiva sul selciato.
Dietro l’angolo sbucò
Ginny. Indossava il vestito dorato che aveva scelto Fleur ed era decisamente
bella, anche agli occhi del fratello. Guardando lo sguardo imbambolato di
Harry, Ron pensò che la sorellina aveva decisamente fatto centro.
La tregua tra Ginny e
Harry sarebbe durata solo quel giorno. Avevano deciso che era un momento senza
tempo, in cui la scelta di Harry di preservare Ginny dalla furia di Voldemort
non era necessaria, un lungo, breve momento solo per loro, per immaginare di
essere liberi di scegliere come vivere il loro amore.
Mentre Ginny stringeva la
mano di Harry e appoggiava la testa sulla sua spalla aveva uno sguardo
perplesso puntato su Ron,.
“Perché hai lasciato sola
Hermione con Krum?”
“Non ha bisogno di me per
incontrarlo.” Sbottò con tono irritato.
C’è rimasto qualcuno che si fa gli affari suoi?!?!
Perché tutti continuavano
a ricordargli che quello era arrivato? E che Hermione, la sua Hermione, lo
aveva incontrato di nuovo?
Ginny si irrigidì e si
mise dritta di fronte al fratello.
“Ma hai intenzione di
dimostrare a Hermione che ti piace, o aspetti che lo faccia qualcun altro?”
“Ginny, smettila.” Ron la
guardava rosso in faccia per la rabbia e l’imbarazzo di sentirsi affrontare
così dalla sorella.
“Non ci penso proprio.
Sono anni che ti comporti da deficiente quando sei con lei. Negli ultimi giorni
qui alla Tana non l’hai mai lasciata sola, avete passato insieme quasi tutto il
tempo, avete parlato, avete camminato mano nella mano e adesso che dovresti
dimostrare anche agli altri come stanno le cose, sparisci. Codardo!” Ginny non
aveva alzato la voce, ma era decisamente arrabbiata. Mani sui fianchi, sguardo
incendiario.
Harry guardava Ron con
l’espressione di chi condivideva pienamente la descrizione. Non desiderava
assolutamente mettersi in mezzo tra i due fratelli, ma l’incertezza di Ron
stava diventando assurda.
“Cosa ne sai tu!” sbottò
Ron verso la sorella.
“Dormo nella stessa
camera, scemo. Con chi credi che si confidi? Ne so più io di quello che prova
Hermione, di quanto tu capirai mai nella vita!”
Ron spalancò gli occhi.
Questo era vero. Le ragazze parlano parecchio tra di loro. Di tutto.
“Ginny… quante
possibilità ho?” Aveva paura di sentirselo dire.
“Mio fratello è scemo, è
scemo. Non è possibile. È geloso fino al midollo, ma non fa nulla per cambiare
le cose. Ma secondo te capisce qualcosa?” Ginny era rivolta a Harry, stravolta
dall’incertezza del fratello. Poi lo guardò irata.
“Vorrei sapere come può
una ragazza con il cervello di Hermione pensare che tu sia il ragazzo giusto
per lei. Sei scemo. Sei incapace di pensare da solo.” Ginny scuoteva la testa
meravigliata da tanta indecisione.
Ron sentì solo le parole
«tu sia il ragazzo giusto». Il resto non aveva importanza. A parte il fatto che
sua sorella era un po’ troppo rompiscatole.
“Dato che hai continuato
ad aspettare Harry per anni e ha dovuto fare lui il primo passo, non credo che
tu abbia molto da dire!”
E li piantò lì per
chiarire con Hermione il fatto che lui potesse essere «il ragazzo giusto».
Sentì solo una risatina
di Harry e sapeva che lei era arrossita.
Cominciò a vagare per il
prato e la casa.
Ma quanta gente c’è?
Era un periodo
pericoloso, tutti temevano il peggio e guarda lì. Persone ovunque.
Ma perché non se ne stanno a casa loro?
Intercettò e deviò un
tentativo della madre di farlo parlare con una zia non meglio identificata.
Fece un cenno di saluto a un cugino che lavorava in qualche ramo bancario.
Con grande gioia
intravide Krum alle prese con Percy.
Uno di fronte all’altro,
ben concentrati nella discussione.
Probabilmente
affrontavano qualche spinoso problema come l’apertura alare del boccino o il
numero di spogliatoi necessari ad un campo regolamentare di quidditch.
Però Hermione non era
nelle vicinanze.
Salì alle camere. Bussò
alla porta della stanza di Ginny. Non sentì risposta. Passò alla sua camera e
bussò.
“Avanti.” Il tono di
Hermione era sommesso.
Aprendo la porta la vide
seduta sul davanzale che guardava il giardino.
“Anche tu alla ricerca di
solitudine, vero?”
Lei si girò, sorpresa.
“Ti ho cercato, ma non
sono riuscita a trovarti.”
“Ero dietro la casa. Per
evitare più parenti possibile.” Il tono era scherzoso e l’espressione
fintamente terrorizzata.
Adesso si sentiva più
tranquillo, senza nessuno attorno.
Hermione gli sorrise,
divertita.
A Ron si sciolse buona
parte del cuore. Liquefatto all’istante dal calore che sentiva.
“Sono arrivati tutti?”
“Credo di sì. Il lato
positivo di avere in casa tutte quegli Auror dal Ministero è che non si può
infiltrare nessuno. Troppi controlli.”
Le si era avvicinato.
Aveva ragione Ginny quando diceva che nelle ultime settimane erano stati molto
vicini. Non si sentivano più così imbarazzati se si sfioravano.
Una sera, dopo cena,
mentre il resto della famiglia era in salotto, erano rimasti seduti fianco a
fianco in una panca di legno, fuori casa, immaginando come sarebbero stati i
prossimi mesi con Harry. Quando Hermione gli aveva confidato la sua paura per
il futuro le aveva messo il braccio attorno alle spalle e l’aveva stretta a sé.
Non avevano detto nulla, ma erano rimasti così per molto tempo, illuminati da
una falce di luna.
“Guarda lì. Quello con la
bombetta viola.” Ron allungò il braccio sopra la spalla di Hermione verso il
vetro per indicarle un signore, in piedi sul prato, che stava parlando con una
signora vestita di giallo canarino. L’uomo indossava un completo viola come il
cappello ed era impettito, rigidamente appoggiato ad un bastone di legno.
“Quello è un cugino alla
lontana di papà. È il terrore della famiglia. Non ha mai lavorato in vita sua.
Gli altri sanno che non ha mai lavorato. Lui afferma che il suo lavoro è far
conoscere le persone. Presenta persone importanti ad altre persone importanti.
Questo lo rende amico di persone importanti. L’ho sentito ripeterlo per anni.
Si presenta solo quando ha l’occasione di conoscere qualcuno o di convincere
qualche familiare che è importante aiutarlo in questo lavoro. Papà è il suo
preferito perché lavora al Ministero.
Secondo me non conosce
nessuno in realtà. Non mi ha mai presentato nessuna persona importante. Credo
sia qui per Harry. Ma ancora siamo riusciti a farglielo evitare. Spero che
Ginny lo avverta del pericolo.”
Ron stava ridendo
apertamente. Hermione si lasciò trascinare dalla risata dell’amico.
“Dovremmo scendere, non
credi? La cerimonia inizia tra poco.”
Mentre lo diceva Hermione
si alzò in piedi facendo indietreggiare leggermente Ron.
Ok, Ron. Forza. Provaci almeno. Un tentativo di
appuntamento, dai. Un bel respiro e vai.
“Hermione…”
Lo guardò con un sorriso.
“Non è che… , mi
piacerebbe stare con te oggi.”
Dai, Hermione, sai cosa intendo dire.
“Sì.” Annuì decisa
Hermione. “Veramente io… pensavo che fosse così. Non saprei con chi altro
passare la giornata. Non ho voglia di intromettermi tra Harry e Ginny.”
“Oh. Già. Sì…” Ron era
interdetto.
Non era quello che
intendeva proporle.
Ma perché le parole
non mi arrivano al cervello quando servono?
Riusciva a dire le
peggiori battute anche quando non era necessario, però se doveva parlare di
sentimenti diventava una ampolla vuota.
Devo metterci più impegno.
Uscirono dalla stanza.
Ron chiuse la porta.
Hermione era ferma
davanti a lui, con un abito lungo arancione chiaro. Si stava sistemando le
pieghe della gonna.
Alzando gli occhi verso
Ron notò il risvolto della giacca leggermente piegato, vicino al collo e
allungò la mano per sistemarlo.
Ron la ringraziò con un
sorriso, un po’ storto, subito ricambiato.
Poi lei si girò per
scendere le scale.
Lo scialle che aveva
sulle spalle scese appoggiandosi sul gomito e lasciando scoperta una spalla.
L’abito non era particolarmente scollato e lo scialle non era necessario per
ripararsi da una frescura che non c’era ancora in quei giorni di fine agosto.
Ron, del tutto ignaro di
questi aspetti del problema, allungò istintivamente la mano per risistemarlo.
“Grazie.”
Appena fatto il primo
scalino Ron si fermò.
Hermione fece ancora
qualche passo poi si accorse di essere sola. Si fermò e si girò a guardare Ron.
Era ancora in cima alle
scale e la guardava dall’ombra. Non riusciva a vedergli bene la faccia.
Non poteva lasciarsi scappare anche quella
occasione. Sarebbe stato l’unico momento da soli fino alla sera!
E poi sei cosi…
“Sei bella, Hermione.”
Era quasi un sussurro.
“Oh…, sì… è un bel vestito, vero?” disse
guardandosi.
“Non lo so, non me ne
intendo. Parlavo di te.”
La testa di Hermione
scattò in alto, a guardare Ron.
Non è possibile.
Mi ha fatto un complimento. Spontaneo. Non è possibile.
La bocca della ragazza
era leggermente aperta per lo stupore.
Ron fece un mesto
sorriso.
“Non ti faccio molti
complimenti, vero? Hai ragione di guardarmi come se fossi matto.”
“No, non li fai.”
Hermione deglutì. “Credo sia il primo. A parte quando mi chiedi di compiti.”
Mi sento così
bene quando mi parli in questo modo!
Perché sei
riuscito a dirmi «Ti amo» solo per i compiti?
Ron aveva esaurito il
coraggio. E poi la risposta di Hermione non era stata molto incoraggiante.
Aveva sbagliato il momento, probabilmente.
Scese qualche gradino.
“Ci metto anni ad
imparare. Non che tu mi abbia fatto molti complimenti comunque, Hermione.”
“Non mi sembrava che li volessi.”
“Come l’aria, alcune
volte.”
Beh, questa mi è
proprio uscita bene, devo farmi i complimenti da solo.
Hermione lo guardò
stupita.
Qualcuno deve
avergli fatto bere qualche pozione. Non è lui. Anzi, no.
Anche quando gli
ho chiesto di venire con me al party del Slug Club…,
prima di
Lavanda, mi aveva risposto seriamente…
“Hai imparato da Lavanda a esprimere le
emozioni?” Mentre la diceva Hermione sapeva che era una domanda che nasceva
dalla sua gelosia. Tentò di farla sembrare meno aggressiva aggiungendoci in
ritardo un sorriso tirato, come se scherzasse.
“No, mai parlato di
emozioni con lei.” Alzò gli occhi al cielo, pensoso. Scosse la testa.
“Non ho mai parlato con
lei, a dire la verità. Non c’erano molte possibilità di parlare.”
Scese gli ultimi gradini
fino a mettersi al suo fianco.
“E comunque è archiviato.
Chiuso. Mi ha spedito una lettera durante l’estate, ma non le ho risposto. Me
ne sono dimenticato.”
Hermione sentì una fitta
di solidarietà femminile e un po’ di pietà per Lavanda.
Poi vide la mano di Ron
tesa verso di lei.
“Andiamo?” le disse.
Dimenticando
immediatamente Lavanda appoggiò la sua mano in quella di Ron e scesero le scale
per raggiungere gli altri.
La cerimonia di Fleur e
Bill era stata organizzata in giardino.
Erano state sistemate le
sedie e un tavolo coperto di un drappo dorato come i vestiti di Ginny e
Gabrielle.
Dietro il tavolo, coperto
di vari libri e registri, c’era un rappresentante del Ministero, incaricato di
unire in matrimonio i due fidanzati.
Seduti di fronte a loro
parenti e amici. Poco più di sessanta persone. Composte e silenziose durante la
cerimonia.
Gli unici rumori,
ricorrenti, furono i singhiozzi trattenuti della signora Weasley e della
signora Delacour, strette tra le braccia dei
rispettivi consorti.
Ginny era con Gabrielle
vicina alla sposa. Ma lo sguardo cercava spesso quello di Harry.
Gabrielle osservava,
cercando di non farsi notare troppo, i gemelli (che ancora non distingueva
molto bene) e Charlie. Erano tutti carini quei suoi cognati. A parte Percy che
aveva un atteggiamento un po’ troppo altezzoso e Ron che guardava solo la sua
amica, gli altri tre erano decisamente da tenere sott’occhio.
E i gemelli non persero
l’occasione. Passarono il resto della giornata a confondere le idee a Gabrielle
sulle loro identità, sui loro interessi e sulla loro attività. In realtà la
ragazzina aveva più informazioni di quelle che credevano e riuscì, con gran
divertimento di Ron e Charlie, a smascherare i loro tentativi di depistaggio in
più occasioni.
Per il rinfresco erano
stati preparati, sotto un tendone, altri tavoli ornati di stoffe, fiori e
oggetti vari tutti dorati. C’erano decorazioni sui tavoli, su soffitto, sulle
sedie e per terra. Anche la zona predisposta per il ballo era coperta da un
tappeto dorato.
Sembrava di stare dentro
una bolla d’oro. Ginny usava la frase “lo stile Fleur” per indicare qualsiasi
oggetto che avesse una vaga sfumatura d’oro. Arrivò persino a dire che le fedi
del suo matrimonio dovevano essere tassativamente d’argento.
Tutti i fratelli Weasley,
Hermione, Harry, Gabrielle e Viktor si ritrovarono allo stesso tavolo.
L’argomento principale
della conversazione fu per molto tempo il quidditch.
Ron riuscì in questo modo
a sentirsi sempre più a proprio agio, arrivando persino a parlare direttamente
con Viktor di strategie di gioco. Però nella sua testa il quidditch e Hermione
si mescolavano continuamente.
Però, è anche simpatico questo vichingo. Perché
accidenti deve essere bello.
Ecco! Esatto. Come pensavo io. Una azione del tutto
fortunata, non è bravura quella!
Però ne sa di quidditch questo qui.
Non guardare Hermione pezzo di …!
Come vorrei poter giocare come lui.
Non guardarla, cretino!
Hermione era vicina a Ron
e a Ginny e non sembrava interessata a parlare da sola con Krum, anche se era
quasi di fronte a lei.
A metà del pranzo Fleur
aveva annunciato l’arrivo dei suonatori e quindi l’inizio delle danze. Al
centro dell’attenzione all’inizio c’erano stati solo gli sposi che avevano
danzato il primo ballo da soli, al centro della pista. Fleur aveva insistito
per poter avere tutta l’attenzione degli invitati su di loro in quel momento,
per poter essere la coppia più ammirata della sera.
Lo sguardo sognante di
Gabrielle e l’espressione di disgusto di Ginny e Hermione era stato notato solo
da Charlie, l’unico a quel tavolo che riusciva a parlare di quidditch e
osservare le ragazze contemporaneamente. Tutti gli altri erano presi da schemi
di gioco, tattiche di difesa, ricordi di partite e avevano proseguito a
parlare, disinteressandosi della cosa.
Il resto del pranzo si
era svolto con la musica di sottofondo. Pochi si erano spinti a ballare mentre
ancora c’era cibo in tavola.
Alla fine delle portate,
in attesa della torta nuziale, Bill aveva dato l’ordine perentorio di
presentarsi numerosi per il primo ballo.
Fred e George avevano
chiesto a Gabrielle come pensava di riuscire a ballare con entrambi
contemporaneamente per non deluderli e mentre discutevano animatamente di
questo problema, tra le risate del resto del tavolo, Charlie si era alzato e
aveva invitato la ragazzina a ballare con lui per toglierla dall’incertezza.
Senza ascoltare le
insolenze dei fratelli aveva accompagnato una elettrizzata Gabrielle in pista
per scatenarsi in una danza popolare.
Al tavolo gli altri
stavano ancora ridendo quando Viktor aveva gelato involontariamente
l’atmosfera.
“Hermione, vorresti
ballare nuovamente con me?”
Tutti si erano
irrigiditi, cercando di evitare di guardare Ron. Persino i gemelli erano in
silenzio.
Brutto s… ! No, non oggi. Non un’altra volta!.
Dovevi stare zitto, zitto!
Ok, Ron. Non rovinare tutto. Pensa, pensa, PENSA!!
Harry aspettava di vedere
Hermione e Viktor ancora una volta abbracciati. Poi avrebbe ucciso Ron. Questa
volta lo avrebbe fatto! Sentiva Ginny rigida, al suo fianco, per la rabbia.
Hermione guardava il
tavolo, senza sapere cosa fare. Alzò lo sguardo verso Viktor e poi verso Ron.
Voleva ballare con Ron.
Ma se non la invitava avrebbe accettato di ballare con Viktor. Oppure poteva
inventarsi un impegno precedente con Ron.
No, accidenti!
Questa volta deve decidersi lui.
Sei stato
meraviglioso durante quelle ultime settimane.
Perché devi
deludermi adesso?
E accadde qualcosa di
straordinario.
NO, NO, NO. Hermione mi sotterra vivo, questa volta.
Mi cancella dalla sua vita.
Accidenti a te, Hermione è mia. Cercatene un’altra.
Vuoi ballare? Perfetto, prenditi questo ballo
scatenato.
Suda, puzza, inciampa e rompiti una gamba.
Ma poi lei balla con me. Ogni lento della serata.
Tra le mie braccia. Solo le mie.
Voce sicura, Ron. Come se fosse scontato che siete
insieme. Distruggilo.
“Hermione, chiedo se dopo
possono fare un lento. Per noi. Lo balliamo insieme?”
Il tono di Ron era calmo
e posato. Guardava Hermione, dolcemente. Le coprì la mano che aveva appoggiata
sul tavolo con la propria. Era arrossito.
Viktor, ignaro della
situazione che aveva creato, guardò Ron preoccupato.
“Non volevo
intromettermi. Mi dispiace.”
“No, sono disposto ad
aspettare per poter ballare un lento con Hermione, se lei è d’accordo. Vuoi?”
Ron continuava a guardare
Hermione. Aveva girato velocemente lo sguardo verso Krum, nel rispondergli, ma
solo per un attimo.
Non mi rovinare tutto Hermione. Questa volta devo averla fatta giusta.
O no?!
Il sorriso era scomparso
e si vedeva la tensione in attesa della risposta della ragazza.
Hermione, senza parole,
annuì più volte.
Grazie, grazie,
grazie. Un lento. Con Ron. Con Ron…
Mentre il sorriso
compariva sul volto di Ron, Viktor le si avvicinò e l’aiutò ad alzarsi.
Hermione non riusciva a togliere gli occhi da Ron, sorpresa dalla sua
iniziativa, sbalordita dalla sua dolcezza e dalle sue parole.
Ron la guardò andare
verso la pista da ballo.
Si sentiva
meravigliosamente.
Sono riuscito a chiedere ad Hermione di ballare con
me.
Non è vero…, ma sì, sì. L’ho fatto. E sono vivo.
Meglio di una vittoria di quidditch, meglio della
vittoria della Coppa.
E non mi importa un accidente che adesso tu sia con
Krum. Un lento. Io e te.
Si alzò di scatto per
andare a chiederlo all’orchestra.
Fred, George, Harry e Ginny
erano ammutoliti. Osservarono Ron alzarsi prima di reagire alla novità.
“Fermo. Fermo lì.” Disse
George. “Chiedo io all’orchestra un lento. Tu rimani qui.”
Solo allora Ron si guardò
attorno e notò l’espressione degli altri.
Harry sorrideva, Ginny
sprizzava gioia, Fred era decisamente orgoglioso, Percy aveva l’aria di non
capire nulla.
Rimasero in silenzio,
mentre Ron guardava tutti ridacchiando felice, fino al ritorno di George.
“Mi sono assicurato due
lenti in successione.” disse sedendosi con decisione vicino al fratello, al
posto di Hermione. Tirò una manica della giacca Ron per farlo sedere.
“Hai battuto la testa,
oggi?” gli chiese preoccupato.
“Davvero, fratello, sei
sicuro di non aver preso qualche pozione Polisucco? Sei davvero tu?” aggiunse
con lo stesso tono Fred.
“Piantatela. Ho solo
sbattuto contro quella rompiscatole di Ginny.” rispose con una leggera
irritazione.
“Ahhh!” esclamarono in
coro i gemelli.
“Davvero, non potevi aver
fatto tutto da solo. Era troppo per la tua intelligenza.” concluse George.
E si prese un pugno sul
braccio da Ron.
Ginny stava battendo le
mani, contenta.
“Adesso ascoltami, Ron.”
Tentò di dirgli.
“Ginny…” la bloccò Harry.
“Appunto, lasciami fare
adesso.” Ron la guardò un po’ infastidito.
Ginny si fermò un attimo
poi riprese: “Sì, fai da solo, adesso. Ma non cambiare modalità. Rimani così,
dolce e gentile. Non esagerare a fare il geloso, non litigare. Per favore.”
Era decisamente
preoccupata.
Ron la guardò ridendo.
“Ma perché ti interessa
tanto?”
“Perché so quanto ci tiene
Hermione.”
Ron completò la frase.
“Ad avere il ragazzo
giusto…”
La musica si fermò. Gli
occhi di Ron andarono alla coppia che stava già tornando al tavolo. Hermione lo
stava guardando.
Si alzò e le andò
incontro, seguito dagli sguardi degli altri.
Salutò con un cenno
Viktor e prese per mano Hermione.
“Andiamo?”
“Hai chiesto un lento?”
“Lo ha fatto George. Ne
ha chiesti due a nome mio.”
Arrivati alla pista si
ritrovarono in mezzo a tante altre coppie.
Di fronte uno all’altra
si guardarono incerti.
Braccio intorno alla vita. Mano nella mano.
Dai Ron. Sono anni che ci provi con tutta quella
marea di vecchie zie.
E se poi le pesto un piede?
Adesso era difficile
toccarsi. Ron le fece scivolare un braccio intorno alla vita, con leggerezza.
Hermione appoggiò la sua mano sulla spalla del ragazzo.
Poi fermi. Respiro.
Sguardo.
Unirono l’altra mano e
Ron le portò contro di sé.
Oh, Ron.
Abbracciami. Muoviti!
Hermione spostò la mano
dalla spalla al collo di Ron.
Quanto sei alto…
Il lento era iniziato, ma
erano ancora fermi a guardarsi.
Ron iniziò a condurre la
danza lentamente, senza smettere di guardarla, ma con la testa completamente
annebbiata. Si stava muovendo meccanicamente. Forse a tempo, forse no.
Poco distanti Harry e
Ginny, nella stessa identica posizione, li stavano guardando, incuriositi.
Al tavolo i gemelli
stavano aggiornando Charlie sulla situazione, lasciando una imbronciata
Gabrielle priva di attenzioni.
Charlie ridendo guardò
verso la pista e vide il fratellino, quel suo lungo e ancora incerto fratellino,
che stringeva a sé Hermione con sempre maggiore decisione, dimostrando di
essere in grado di coordinare mani e piedi tanto da seguire il ritmo del ballo
e tenere lo sguardo fisso sugli occhi della ragazza. Avrebbe dovuto lasciarle
andare la mano e abbracciarla con più decisione. Prima del prossimo lento era
necessario dargli qualche suggerimento. Poco distante Harry mostrava maggiore
sicurezza. Stava accarezzando la schiena di Ginny, mentre lo sguardo di
entrambi seguiva le evoluzioni dell’altra coppia. Non aveva bisogno di alcun
incoraggiamento, il Prescelto.
Fred si rese conto per
primo dell’errore fatto da lui e dai fratelli e cercò di chiedere scusa a
Gabrielle per averla lasciata da sola. La ragazzina era vicina al pianto per la
delusione di essere stata dimenticata.
George le propose di
risolvere immediatamente il problema: l’avrebbero portata entrambi a ballare il
prossimo lento. La prese per mano e la fece alzare per andare verso la pista da
ballo. Fred li seguiva.
Mentre la musica arrivava
al termine e il respiro di Ron e Hermione riprendeva, Fred e George offrirono
un po’ di divertimento cercando di costruire con Gabrielle un trio di danza. Si
spostavano continuamente attorno a lei proponendole di abbracciare l’uno o
l’altro, alzandola da terra per farle appoggiare le braccia sulle loro spalle,
proponendosi come partner mentre l’altro reggeva lo strascico del vestito,
creando alla fine una tale confusione che persino l’orchestra di era fermata a
guardarli.
Gabriella rideva fino
alle lacrime. Fleur era leggermente più irritata.
La soluzione finale fu
quella di chiedere all’orchestra un terzo lento, entro la serata, per poter
dare a entrambi i gemelli il piacere di ballare con una damigella d’onore,
considerato che l’altra non aveva intenzione di staccarsi dal suo attuale
compagno.
Harry annuì con
decisione, stringendo Ginny a sé.
Ad un cenno del signor
Weasley l’orchestra ricominciò a suonare.
Fred venne accalappiato
da una lontana cugina per il ballo, George deliziò Gabrielle con un impettito
passo di valzer, Harry e Ginny si allontanarono leggermente per riprendere a
ballare e Hermione si rese conto che in tutti quei minuti lei e Ron erano
rimasti abbracciati.
Forse fu perché Ron la
sentì irrigidirsi, forse fu perché anche Ron si era reso conto che erano ancora
abbracciati, forse fu per timidezza, ma di scatto si allontanarono lasciando
cadere le braccia lungo i fianchi.
Mentre il resto del mondo
ricominciava a ballare loro erano lì, fermi a guardarsi.
“Vuoi ballare ancora?”
chiese Ron, timidamente.
Hermione annuì.
Ron la prese nuovamente
tra le braccia, questa volta stringendola a sé con le mani appoggiate alla sua
schiena. Hermione rispose abbracciandolo e appoggiando la testa sulla sua
giacca, vicino alla spalla.
Non c’era spazio per
nessun pensiero in quel momento.
Per la torta nuziale si
ritrovarono tutti ai propri tavoli.
Per tradizione padre
della sposa e padre dello sposo alzarono i calici per brindare ai figli.
Il signor Weasley parlò
della forza e della generosità del figlio, ricordando episodi dell’infanzia e
portando alle lacrime, per la commozione, parecchi invitati. Ma anche i suoi
occhi e quelli del figlio erano lucidi e nel momento in cui alzarono i calici,
guardandosi, il sorriso d’orgoglio del padre costrinse Bill a stringere le labbra
per non cedere al pianto.
I brevi accenni fatti da
entrambi i genitori all’incerto futuro che li attendeva lasciò a molti uno
strascico di timore e di dolore che attraversò l’aria togliendo il fiato.
Quello che era accaduto
ad Hogwarts poche settimane prima era nei ricordi di tutti, di chi era
presente, di chi ne aveva sentito parlare e di chi lo aveva solo letto in un
giornale o ascoltato alla radio. Il dolore, la rabbia, la paura erano ormai
quotidiane.
Dopo il brindisi e il
taglio della torta quell’ondata di emozioni trovò sfogo nel desiderio di
scatenarsi nel ballo per non pensare al futuro che stavano per affrontare.
Si buttarono tutti sulla
pista, anche senza dama o cavaliere, con balli di gruppo e persino qualche
esibizione di coppia. Tutti ballavano con tutti.
Non ci fu l’occasione per
altri lenti, ma Ron e Hermione rimasero vicini per tutta la sera.
L’euforia durò parecchio,
lasciando i ballerini sudati e ansanti.
Qualche ora dopo, alla
luce della luna, pochi erano gli invitati rimasti.
Tutti desideravano
rientrare nella propria casa, al sicuro, circondati dalla famiglia.
Con gli sposi erano
rimasti alcuni amici stretti. Krum si era smaterializzato poco tempo prima,
dopo aver salutato tutti i presenti. Charlie era andato a Londra da una amica,
non meglio identificata, che lo attendeva per la serata.
Gabrielle sarebbe partita
tra poco insieme ai genitori, con suo grande dispiacere. Stava ancora parlando
con i gemelli.
Harry, Ron, Ginny e
Hermione approfittarono dei saluti generali per ritirarsi nella camera dei
ragazzi, alla ricerca di nuovo di un po’ di quiete.
Non avevano ancora fatto
progetti per i giorni successivi.
Sapevano che la meta del
loro viaggio sarebbe stato Godric's Hollow,
ma non avevano ancora pensato ad una strategia d’azione.
In quel momento Harry
sentiva il bisogno di starsene solo con Ginny, di approfittare di ogni istante
possibile con lei. Naturalmente non le aveva chiesto di seguirlo e si sarebbe
opposto a qualsiasi decisione diversa da questa, ma la calma di Ginny quando
affrontavano l’argomento lasciava presagire che non avrebbe accettato una sua
decisione senza controbattere e opporsi. Harry se lo aspettava. Quando si erano
rivisti alla Tana, dopo giorni e giorni di quasi silenzio e poche lettere
fredde e impersonali, Harry aveva sentito tutto l’amore e la gioia che provava
per lei e con lei risvegliarsi con prepotenza. Aveva accettato quella tregua
con piacere e con paura. Ma adesso non voleva pensarci. Quel momento fuori dal
tempo non era ancora terminato.
In camera Harry e Ron si
tolsero immediatamente le giacche e slacciarono i colletti delle camicie e i
cravattini sospirando di piacere. Si misero seduti sui rispettivi letti
lasciando spazio alle ragazze.
Ginny si accoccolò vicina
a Harry, con le gambe piegate sotto di sé, il capo sul suo petto, gli occhi
chiusi e le braccia di Harry attorno a lei.
Hermione rimase seduta a
fianco di Ron, le gambe allungate davanti a sé, appoggiata al muro.
Rimasero in silenzio
guardando la luna in cielo.
“Se volete rimanere da
soli, noi ci spostiamo in camera di Ginny.” La proposta di Ron fu fatta
sottovoce, all’improvviso.
Ron stava guardando
l’amico e la sorella e stava evitando di sfiorare Hermione.
Si era impegnato al
massimo per farle passare il migliore pomeriggio possibile insieme a lui, per
essere il ragazzo giusto per lei. Aveva capito che era stato un successo: non
avevano mai litigato, Hermione era sempre stata sorridente, erano riusciti a
ridere insieme e a parlare.
Ma quella era solo una
parte di Ron. Lui era anche l’amico che aveva litigato per sei anni con
Hermione, l’amico che aveva bisogno del suo aiuto, l’amico che difficilmente
capiva le proprie emozioni e quelle degli altri, l’amico che sfuggiva l’impegno
se poteva, l’amico con il quale litigava sempre, l’amico con il quale era
difficile parlare, l’amico che aveva paura, l’amico che aveva dubitato di lei,
l’amico che non era bravo come lei. Era proprio quella persona che Hermione
aveva imparato a conoscere bene. Sapeva quali erano i suoi difetti, forse
meglio di lui. E non sarebbero semplicemente svaniti solo perché era riuscito
ad impegnarsi per alcune ore, controllandoli. Non poteva vivere una vita
facendo finta che non ci fossero. Non poteva essere il ragazzo perfetto. Non
poteva eliminare i suoi difetti.
Ginny e Harry si guardarono.
Avevano voglia di continuare a stare abbracciati, senza parlare. La presenza o
l’assenza di Ron e Hermione non faceva grande differenza, in quel momento.
“Fate come preferite.”
Rispose Harry guardando negli occhi Ron. Il messaggio che cercava di passargli
era che forse erano lui e Hermione ad aver bisogno di stare soli.
Ron ricambiò lo sguardo.
Aveva paura di rimanere con Hermione ora, aveva troppi dubbi, si sentiva
decisamente imbranato. Ma, secondo lui, Harry e Ginny avevano bisogno di stare
da soli. Non lo sarebbero stati per molto tempo.
Si alzò dal letto e fece
cenno ad Hermione di uscire dalla stanza.
Nella stanza delle
ragazze regnava un disordine perfetto. Vestiti sul letto, sulle sedie, appesi
agli armadi. Trucchi e spazzole che coprivano i comodini. Qualche indumento
intimo abbandonato. Ron guardò la stanza e poi Hermione.
“Complimenti. Sembra che
si siano vestite tutte le invitate qui dentro.” Era sorpreso.
“Beh, non è stato facile
decidere il tutto.” Hermione aveva già la bacchetta in mano per cominciare a
riassettare la stanza.
Ron le prese il polso e
la fermò.
“No, non adesso. Non è la
giornata del mettere in ordine, questa. Ti mostro come si fa.”
Prese a caso i vestiti
che erano sopra un letto e li lanciò su una poltrona.
“Ecco. Pronto un letto.”
Fece lo stesso con
l’altro rendendo la pila di vestiti sopra la poltrona sempre più vicina al
crollo.
“Pronto l’altro. Domani
ci sarà tempo per occuparsi di tutto. Stasera è ancora festa.”
Si avvicinò alla finestra
e rimase a guardare il panorama. Gli elfi stavano smontando tavoli e sedie e
stavano sistemando il prato. La Professoressa McGrannit era stata molto felice
di offrire alla famiglia l’aiuto degli elfi domestici di Hogwarts e
effettivamente tutto il servizio era stato perfetto.
Tra poco la Tana avrebbe
ripreso il suo solito aspetto. Dentro e fuori.
Ron aveva sentito la
mancanza di questa normalità per tutto il giorno, ma adesso la malinconia
cominciava a stringergli il petto.
Cosa devo fare? Cosa devo dire?
Hermione gli si avvicinò,
rimanendo alle sue spalle.
“Mi sono divertita
moltissimo oggi. Grazie.”
Ron prese un profondo
respiro e si girò con un sorriso un po’ tirato in volto.
“Grazie a te.”
Hermione, io… e se poi non è vero che ti piaccio? Se
è solo mia questa idea?
Siamo amici da tanto… non voglio perderti…
Hermione sentiva il
disagio di Ron, ma non capiva cosa lo aveva provocato. Desiderava così tanto
essere baciata da Ron. Quante volte avrebbe voluto essere al posto di Lavanda,
stretti in qualche angolo o abbracciati in qualche poltrona. Invece quando Ron
stringeva lei, le sembrava di essere di porcellana, delicata e fragile, da
toccare leggermente.
“E’ finito tutto vero?”
chiese con un nodo in gola.
Ancora una
volta… ancora una volta…
Aspettavo quel
party del Slug club e tu invece hai cercato Lavanda.. e adesso?
Sto aspettando
Ron… E tu non fai nulla…
Perché mi sono
innamorata del mio migliore amico…? Stupida!
Ron pensò che parlasse
del viaggio con Harry.
“Sì, siamo sempre più
vicini all’inizio del viaggio.”
No, no. Ron non
cambiare discorso.
“Ron….” Il nome era
chiuso in un singhiozzo.
“Ehi…” Ron allungò la
mano per stringerle un braccio. “Non piangere, Hermione. Siamo sempre noi,
tutti e tre.”
Con una smorfia, cercando
di trattenere le lacrime, gli girò le spalle, facendo dei profondi respiri,
stringendo le labbra e gli occhi.
Ron le accarezzò i
capelli. “Hermione, non piangere. È stata una così bella giornata. Cerca di
ricordare questo.”
“Perché non mi vuoi
baciare, Ron?”
La frase uscì senza
controllo, tanto che Hermione si mise la mano davanti alla bocca, meravigliata
da quello che aveva detto.
NO, NO. Non dovevi Hermione, non dovevi…
zitta, sciocca, zitta.
Ron si fermò. Non
riusciva a formulare nessun pensiero.
Panico. Meraviglia.
Desiderio.
Cosa devo fare? La bacio? La abbraccio? Parlo?
“Lascia stare, Ron.
Scusami. È solo che…”
Cosa? Che motivo
mi invento adesso per aver detto una frase del genere?
Devo pensare a
come uscirne.
Forse ho solo
interpretato male la dolcezza di Ron… Ancora una volta…
Ron non sapeva come
approfittare dell’occasione. Lasciò semplicemente che il pensiero diventasse
parola.
“Perché non riesco a
capire se sono la persona giusta per farlo, per … baciarti. Credo. Cioè… ci ho
pensato, ma…”
Accidenti. Ero anche partito bene, ma ho finto che
è un disastro.
E le ho detto che ci ho pensato!
Mi sento di fuoco! Sarò del colore di una zucca…
Hermione si era girata e
lo stava guardando perplessa. Nonostante tutti i suoi sforzi una lacrima stava
scendendo lungo una guancia, lenta.
Ron la asciugò con la
mano. “Scusa.” Disse ritraendola.
“La persona giusta per
farlo? Cosa vuol dire?”
“Che tu pensi che io sia
il ragazzo giusto per te, lo hai detto a Ginny. Ma io sono quello che sai, mi
conosci da sempre. Non riuscirei ad essere sempre quello che hai visto oggi.” Aveva
parlato lentamente, sottovoce, come se volesse scusarsi.
“Ginny ti ha detto che
penso che tu sia il ragazzo giusto per me?” Il tono stava diventando un po’
irritato.
Forse non dovevo mettere in mezzo mia sorella.
“Me lo ha detto per dirmi
di muovermi, perché c’era Viktor e pensavo che fosse lui quello che maggiori
possibilità. Cioè… è più grande, più
bravo. Io sono solo… io.”
Hermione lo guardava con
gli occhi sgranati. Il tono di voce si stava alzando.
“Ron. Ma… certo che sei
tu. So chi sei. Ti conosco da anni. So come sei. So che cerchi solo le belle
ragazze, come Fleur o Lavanda. Ma pensavo che dopo l’anno scorso fosse cambiato
qualcosa. Che tu ti fossi interessato a me.” La rabbia aveva tolto ad Hermione
qualsiasi traccia di tristezza.
“Ma sono anni che mi
piacerebbe che tu e io... Ma tu sei così… e io sono…” Ron sospirò. “Imbranato.”
“Non capisco. Che tu e
io…?”
Dai Hermione. Certo che mi piaci. Lo hai visto in
tutti questi anni!
“Hermione, ricominciamo
dall’inizio, ok? Cerco di fare meglio.” Ron la guardava implorante.
Hermione guardinga,
chiese: “Cosa significa dall’inizio?”
“Da quando mi hai chiesto
perché non ti voglio baciare. Chiedimelo nuovamente.”
“Ron…, non farmi
implorare.”
Devi farlo tu!
Non io!
“Chiedimelo, Hermione. È
partito tutto da lì.”
“Veramente è partito
tutto dal fatto che ti ho chiesto se era tutto finito tra noi e tu mi hai
parlato di Harry.”
“Quando?”
“Prima!”
“Ma come fa ad essere
finito tra noi se deve ancora cominciare?”
Si guardarono increduli.
Stavano persino alzando la voce. Sembrava che non avessero parlato tra loro
fino a quel momento.
Ma perché non ci capiamo mai… Devi spiegarti.
Ti ha detto che pensava che tu fossi interessato a
lei, te lo ha detto.
Muoviti, cretino. Dille tutto.
Ron,accidenti a
te! Hai rotto per due anni con Viktor e ancora lo metti in mezzo!
Sei tu che hai
voluto Lavanda l’anno scorso!
Dimmi che hai
capito quanto sei stato cretino, dimmi che sono meglio di lei!
Ron chinò la testa. Poi la rialzò deciso. E
parlò velocemente, quasi senza prendere fiato.
“Ok. È arrivato Viktor e
io sono fuggito pur di non vederlo mentre ti baciava. Ok? Zitta, adesso
lasciami finire! Parli dopo. Non volevo vedervi ancora insieme. E Harry e Ginny
mi hanno stressato dicendomi che ero un cretino, che dovevo muovermi. In particolare
mia sorella, che sostiene che sono un codardo con te. Poi mi ha detto che tu
pensi che io sia il ragazzo giusto per te e allora ho provato ad essere il
ragazzo giusto e mi è venuto bene, visto che non abbiamo litigato per tutto il
pomeriggio. Ma poi ho capito che io sono quello che sono. Esattamente come
sempre. E che essere perfetto in ogni momento è impossibile.
E mi stavo chiedendo se
era abbastanza o no per poterti dire che mi piaci. Perché mi piaci. Tanto.
Troppo. E non ti penso solo come amica, anche se sei la mia migliore amica, ma
non solo. E poi hai pianto. O quasi.”
Hermione iniziò a ridere,
felice, incredula.
È bellissimo. È
perfetto. Così imbranato. E per lui sono
più di una amica! Gli piaccio!
Ron la guardò a bocca
aperta. Si sentiva preso il giro da quella risata
“Grazie. Cercherò di non
parlare più!.”
“Ron, sei così
perfettamente … così… Ron. Ma come puoi pensare che mi piaccia qualcuno di
diverso da te? Certo che mi piaci!”
Hermione lo stava
guardando con un sorriso leggerissimo sulle labbra.
Ti piaccio, Hermione?! Io… Ti piaccio io… Hai detto
che ti piaccio io?
“Io? Davvero, io?”
Le si avvicinò,
chinandosi verso di lei e appoggiando le mani sulle sue spalle, sorpreso.
Hermione voleva solo
essere abbracciata.
La guardava, con quell’espressione
meravigliata, gli occhi spalancati, la bocca leggermente aperta. Come se stesse
aprendo un regalo inatteso.
“Ron, ma… davvero non eri
sicuro di piacermi?”
“L’ ho sperato,
veramente. Lo volevo. Ma non credevo che… Litighiamo sempre e tu …”
“Anche Lavanda ha dovuto
aspettare tanto per essere baciata?”
Ron si fermò. Poi
ridacchiò.
“Non mi interessava
sapere se le piacevo. Solo se ci stava. Era a lei che interessava sapere cosa
pensavo io!”
“Stupido” Hermione gli
diede uno schiaffo sul braccio, irritata e divertita.
Ron iniziò a ridere
apertamente stringendola a sé.
È meraviglioso. Il mondo è meraviglioso. E quanto è
bello abbracciarti!
“Devi ancora rifarmi la
domanda.” Le ricordò con il viso tra i suoi capelli.
“No.”
“Allora non posso
baciarti.”
“Ron!!”
La allontanò da sé ancora
ridendo.
“Davvero. Mi ero
preparato a baciarti appena l’avessi fatta, ma se non la fai…” Ron strinse le
spalle.
Hermione spalancò gli
occhi pronta a dare battaglia.
Baciami, dai.
Non giocare ancora! Oh, Ron voglio che mi baci!
“Ok, ok. Ma poi non
rinfacciarmi che non è stato spontaneo, Hermione!”
E Ron baciò Hermione.
Il mattino seguente Molly
Weasley, mentre scendeva le scale, senza sentire alcun rumore provenire dalla
cucina, decise di dare un’occhiata ai ragazzi.
Fred e George erano già
usciti lasciando in camera il solito caos. Sarebbe passata dopo solo per
recuperare quello che doveva essere lavato. Il resto era compito loro.
Percy era tornato a
Londra la sera prima, nel suo appartamento. Ma almeno era stato con loro una intera
giornata.
Il letto di Charlie era
vuoto. Chissà dove era quel ragazzo. Da qualche ragazza sicuramente. Se almeno
ne avesse portata una a casa, per conoscerla.
Nella stanza di Ron
c’erano solo Harry e… Ginny. Ancora con i vestiti della sera prima. Abbracciati
nel letto del ragazzo. Lui russava leggermente e la testa della sua piccolina,
appoggiata sul suo petto, si alzava e abbassava al ritmo del respiro di Harry.
Sembravano così sereni. Molly sorrise. Almeno sapeva dove e con chi fosse.
E Ron?
Entrò nella stanza di
Ginny.
C’era un caos quasi
uguale a quello dei gemelli.
E sul letto di Hermione,
lei e Ron stavano ancora dormendo. Ron aveva una gamba sul letto e una che
ciondolava oltre il bordo, appoggiata a terra. Hermione era stesa sopra di lui,
con la testa sulla sua spalla. Il vestito arancione brillava alla luce del
sole.
Mentre le mani di
Hermione erano abbandonate sulla camicia del ragazzo, leggermente aperta,
quelle di Ron le sfioravano la schiena. Il russare di Ron era decisamente più
forte.
Sorridendo divertita
chiuse silenziosamente la porta e scese in cucina.
Charlie era seduto, anzi
quasi disteso, in una poltrona, ancora con l’abito della festa. Aprì
leggermente gli occhi sentendola arrivare e le fece un sorriso un po’
addormentato.
“Perché non sei a letto?”
chiese al figlio.
Alzando le braccia e
stiracchiandosi come un gatto, Charlie, con la voce roca del risveglio,
rispose:
“Quando sono arrivato mi
sono seduto qui e mi sono addormentato. Buongiorno, mamma.”
Mentre lei entrava in
cucina per preparare la colazione, il figlio la raggiunse per darle un bacio in
cima alla testa.
“Ti è piaciuto il
matrimonio, eh?”
“Certo. Dovresti pensarci
anche tu, ora.”
“Mamma! Anche se sono
nato per secondo non significa che mi sposi dopo Bill. Punta su Percy piuttosto.”
“Persino i tuoi fratelli
più piccoli sono più avanti di te. Ginny ha passato la notte abbracciata a
Harry e Ron abbracciato a Hermione.”
Charlie si fermò e la
guardò.
“Accidenti! E tu li hai
spiati, mammina?” si informò curioso.
“No, ho solo controllato
che tutti fossero a casa.” Molly si irrigidì leggermente e continuò a preparare
bevande e cibi per tutta la tribù.
Ridendo e passandosi le
mani sulla faccia, diretto al bagno, Charlie si scontrò con il padre che stava
arrivando dalle scale.
“Buongiorno, ragazzo.”
Arthur gli accarezzò i cortissimi capelli.
“Ciao. Chiedi a mamma i
gossip di oggi. Sono interessanti.”
“Quali gossip, cara?”
chiese Arthur alla moglie.
Arrossendo leggermente
Molly gli spiegò quello che aveva raccontato a Charlie.
Arthur esclamò un
semplice: “Però! Crescono sempre più in fretta.” e si mise seduto al tavolo per
la colazione con la moglie.
Charlie riprese il
viaggio per arrivare al suo obiettivo.