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Autore: tonksnape    29/10/2005    17 recensioni
SPOILER 6° libro. Una giornata particolare alla Tana nell'estate del settimo anno. Un momento per capire i sentimenti di Ron e Hermione. Spero sia chiaro, dalla grafica, quali sono i pensieri dei due protagonisti. Buona lettura.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill, Weasley, Charlie, Weasley, Fleur, Delacour, George, e, Fred, Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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COME ESSERE «IL RAGAZZO GIUSTO»

COME DIVENTARE «IL RAGAZZO GIUSTO»

 

Era corso dietro la casa alla ricerca di un po’ di solitudine.

Da quando si era alzato non aveva fatto altro che incontrare gente di ogni tipo. La Tana sembrava essere al centro di un meeting internazionale.

Pochi minuti prima, uscendo dal bagno, aveva persino trovato la fila di persone che aspettavano di poterlo usare.

Era peggio di Hogwarts!

Ovunque si girasse c’erano capelli rossi oppure biondi. Uomini, donne, bambini. Persone di ogni età.

Bambini urlanti. Mamme alla ricerca disperata di un biberon o di un giocattolo per farli smettere. Padri impegnati a parlare di lavoro.

Ogni tanto si scambiavano i ruoli. Mamme che parlavano di lavoro, padri urlanti che discutevano di quidditch e bambini impegnati con il biberon.

Coppie abbracciate, per mano, impegnate a baciarsi.

Persone sole alla ricerca di qualcuno con cui parlare.

E lui alla ricerca disperata di un po’ si quiete.

Dopo la tempesta che aveva sentito esplodere dentro di sé quando lo aveva visto arrivare.

Era sempre uguale, anche se di tre anni più vecchio.

Si era immediatamente presentato alla sposa, l’aveva baciata, aveva stretto la mano a Bill, ai suoi genitori.

“Mi sembra una buona occasione per rinsaldare i rapporti, visto quello che sta accadendo.” era stata la spiegazione che aveva Fleur dato alla famiglia quando qualcuno aveva notato il suo nome tra gli invitati. Era sembrata la controfigura di Percy in quel momento!

Quella mattina Fleur aveva voluto accanto a sé anche Harry, per accoglierlo e per ricordare il Torneo di tre anni prima, quando si erano conosciuti.

Ma poi l’ospite si era ricordato anche dell’amico di Harry e lo aveva persino chiamato per nome.

Quando però gli aveva chiesto dove fosse Hermione si era sentito svuotare di energie.

“Non lo so, non l’ho ancora vista, oggi.” Si era limitato a raccontare la cruda verità ed era sparito. Dissolto. Anzi, nascosto.

Non avrebbe sopportato di vederlo nuovamente abbracciare Hermione. E forse baciarla. Davanti a tutti.

Lo avrebbe preso a pugni. E ne sarebbe uscito decisamente malconcio.

Uno scontro Ron Weasley – Viktor Krum aveva un solo risultato possibile: vittoria per Krum. Weasley a terra sanguinante. Con il cuore a pezzi, per essere precisi.

Adesso stava bene lì, appoggiato al muro, le mani in tasca. Gli occhi chiusi. La testa bassa.

L’immagine perfetta del perdente.

“Pensi che crollerebbe il muro se ti spostassi?” Harry in arrivo dalla sinistra.

“No, se non sapessi che Vichy lo può prendere il testa. Allora lo lascerei cadere.”

Risatina di Harry. Anzi stava proprio ridendo. Lo aggiornò sulla situazione.

“Si sono incontrati. Poco dopo che sei scappato di fronte al nemico. Ah, si sono salutati con una stretta di mano. Ben distanti. Lui ha dato a lei un bacio sulla guancia. Lei ha restituito il bacio. Durata direi al massimo di 5 secondi. Vuoi sapere altro?”

Harry si era appoggiato al muro di fianco a lui.

“No, grazie. Sono già al tappeto.” Si sentiva sempre più sottoterra. Ma sembrava un po’ arrabbiato.

“Scusa, non ti seguo. Sei al tappeto perché lei lo ha salutato con gli stessi gesti e la stessa intensità che ha usato Ginny? O di tua madre? Fleur è stata molto più espansiva credimi. Lo ha abbracciato e baciato come fosse la persona più importante della sua vita!”

“Beh, dato che Ginny è innamorata di te, mia madre lo è di mio padre e Fleur di Bill, non vedo dove sta il problema. Almeno per voi. Ginny ti ama, sai?” Ron aveva alzato lo sguardo verso l’amico con l’aria di spiegare delle cose ovvie ad uno che non le capiva.

“Non cambiare discorso. Anzi, no. Hai ragione. Non vedo dove sta il problema. Hermione è innamorata di te.”

Harry si sentiva decisamente stanco di dover seguire i ragionamenti dei suoi due amici. Le cose secondo lui erano così semplici e ovvie che persino i genitori di Ron se ne erano accorti.

Anche lui aveva trascorso parecchio tempo a pensare a Ginny e a chiedersi se doveva dichiararsi, ma lei era la sorella del suo migliore amico, non solo la sua migliore amica. E non aveva avuto bisogno di pensarci anni.

“Harry…” Ron lo guardava sconsolato e arrabbiato. “Non prendermi in giro, ok? Hermione mi trova simpatico e divertente, quando non litighiamo. Un grande amico. Una spalla su cui appoggiarsi.”

“Ah, si è vero. Quando avete litigato il secondo anno non ti ha abbracciato per fare la pace, quando non le hai chiesto di uscire per il Ballo del Ceppo non te lo ha rinfacciato per tutto l’anno, delusa dalla tua mancanza di iniziativa, quando hai cominciato a pomiciare in ogni spazio consentito con Lavanda non ti ha lanciato contro degli uccelli assassini e non ha organizzato uscite con McLaggen, quando sei rimasto quasi ucciso da Malfoy non è rimasta accanto a te per ore intere in infermeria. Al funerale di Silente non era abbracciata a te. Dimentico qualcosa?”

“Che le piace Viktor.” Prese a calci un sasso con forza. Ma qualche dubbio cominciava ad averlo. Non si ricordava tutta questa serie di episodi. Non in questo ordine.

“Ah, si. È andata al Ballo del Ceppo con Krum e forse lo ha anche baciato perché un suo amico, un gran cretino, si è accorto molto dopo che era geloso di lei e che avrebbe rubato una Giratempo pur di non rifare lo stesso errore e prendere il posto di Viktor. E ha continuato a rimanere in contatto con questo ragazzo perché le faceva piacere e perché ogni volta il cretino diventava sempre più geloso. Ma mancava sempre di iniziativa. Anche quando doveva accompagnarla al party di Slug!”

“Non sapevo neppure come si bacia, Harry.” Ron cominciava ad esasperarsi.

“Hai fatto più esperienza tu nell’ultimo anno di tutti i tuoi fratelli messi insieme. Vuoi farne altra?” Harry lo guardava con gli occhi spalancati per lo stupore.

Ron accennò un sorriso amaro.

“Non senza di lei.”

“Allora muoviti amico. Perché credo ce ne saranno altri interessati allo stesso esercizio.”

Cominciava ad arrivare altra gente. Ragazze, dal ticchettio che si sentiva sul selciato.

Dietro l’angolo sbucò Ginny. Indossava il vestito dorato che aveva scelto Fleur ed era decisamente bella, anche agli occhi del fratello. Guardando lo sguardo imbambolato di Harry, Ron pensò che la sorellina aveva decisamente fatto centro.

La tregua tra Ginny e Harry sarebbe durata solo quel giorno. Avevano deciso che era un momento senza tempo, in cui la scelta di Harry di preservare Ginny dalla furia di Voldemort non era necessaria, un lungo, breve momento solo per loro, per immaginare di essere liberi di scegliere come vivere il loro amore.

Mentre Ginny stringeva la mano di Harry e appoggiava la testa sulla sua spalla aveva uno sguardo perplesso puntato su Ron,.

“Perché hai lasciato sola Hermione con Krum?”

“Non ha bisogno di me per incontrarlo.” Sbottò con tono irritato.

C’è rimasto qualcuno che si fa gli affari suoi?!?!

Perché tutti continuavano a ricordargli che quello era arrivato? E che Hermione, la sua Hermione, lo aveva incontrato di nuovo?

Ginny si irrigidì e si mise dritta di fronte al fratello.

“Ma hai intenzione di dimostrare a Hermione che ti piace, o aspetti che lo faccia qualcun altro?”

“Ginny, smettila.” Ron la guardava rosso in faccia per la rabbia e l’imbarazzo di sentirsi affrontare così dalla sorella.

“Non ci penso proprio. Sono anni che ti comporti da deficiente quando sei con lei. Negli ultimi giorni qui alla Tana non l’hai mai lasciata sola, avete passato insieme quasi tutto il tempo, avete parlato, avete camminato mano nella mano e adesso che dovresti dimostrare anche agli altri come stanno le cose, sparisci. Codardo!” Ginny non aveva alzato la voce, ma era decisamente arrabbiata. Mani sui fianchi, sguardo incendiario.

Harry guardava Ron con l’espressione di chi condivideva pienamente la descrizione. Non desiderava assolutamente mettersi in mezzo tra i due fratelli, ma l’incertezza di Ron stava diventando assurda.

“Cosa ne sai tu!” sbottò Ron verso la sorella.

“Dormo nella stessa camera, scemo. Con chi credi che si confidi? Ne so più io di quello che prova Hermione, di quanto tu capirai mai nella vita!”

Ron spalancò gli occhi. Questo era vero. Le ragazze parlano parecchio tra di loro. Di tutto.

“Ginny… quante possibilità ho?” Aveva paura di sentirselo dire.

“Mio fratello è scemo, è scemo. Non è possibile. È geloso fino al midollo, ma non fa nulla per cambiare le cose. Ma secondo te capisce qualcosa?” Ginny era rivolta a Harry, stravolta dall’incertezza del fratello. Poi lo guardò irata.

“Vorrei sapere come può una ragazza con il cervello di Hermione pensare che tu sia il ragazzo giusto per lei. Sei scemo. Sei incapace di pensare da solo.” Ginny scuoteva la testa meravigliata da tanta indecisione.

Ron sentì solo le parole «tu sia il ragazzo giusto». Il resto non aveva importanza. A parte il fatto che sua sorella era un po’ troppo rompiscatole.

“Dato che hai continuato ad aspettare Harry per anni e ha dovuto fare lui il primo passo, non credo che tu abbia molto da dire!”

E li piantò lì per chiarire con Hermione il fatto che lui potesse essere «il ragazzo giusto».

Sentì solo una risatina di Harry e sapeva che lei era arrossita.

 

Cominciò a vagare per il prato e la casa.

Ma quanta gente c’è?

Era un periodo pericoloso, tutti temevano il peggio e guarda lì. Persone ovunque.

Ma perché non se ne stanno a casa loro?

Intercettò e deviò un tentativo della madre di farlo parlare con una zia non meglio identificata. Fece un cenno di saluto a un cugino che lavorava in qualche ramo bancario.

Con grande gioia intravide Krum alle prese con Percy.

Uno di fronte all’altro, ben concentrati nella discussione.

Probabilmente affrontavano qualche spinoso problema come l’apertura alare del boccino o il numero di spogliatoi necessari ad un campo regolamentare di quidditch.

Però Hermione non era nelle vicinanze.

Salì alle camere. Bussò alla porta della stanza di Ginny. Non sentì risposta. Passò alla sua camera e bussò.

“Avanti.” Il tono di Hermione era sommesso.

Aprendo la porta la vide seduta sul davanzale che guardava il giardino.

“Anche tu alla ricerca di solitudine, vero?”

Lei si girò, sorpresa.

“Ti ho cercato, ma non sono riuscita a trovarti.”

“Ero dietro la casa. Per evitare più parenti possibile.” Il tono era scherzoso e l’espressione fintamente terrorizzata.

Adesso si sentiva più tranquillo, senza nessuno attorno.

Hermione gli sorrise, divertita.

A Ron si sciolse buona parte del cuore. Liquefatto all’istante dal calore che sentiva.

“Sono arrivati tutti?”

“Credo di sì. Il lato positivo di avere in casa tutte quegli Auror dal Ministero è che non si può infiltrare nessuno. Troppi controlli.”

Le si era avvicinato. Aveva ragione Ginny quando diceva che nelle ultime settimane erano stati molto vicini. Non si sentivano più così imbarazzati se si sfioravano.

Una sera, dopo cena, mentre il resto della famiglia era in salotto, erano rimasti seduti fianco a fianco in una panca di legno, fuori casa, immaginando come sarebbero stati i prossimi mesi con Harry. Quando Hermione gli aveva confidato la sua paura per il futuro le aveva messo il braccio attorno alle spalle e l’aveva stretta a sé. Non avevano detto nulla, ma erano rimasti così per molto tempo, illuminati da una falce di luna.

“Guarda lì. Quello con la bombetta viola.” Ron allungò il braccio sopra la spalla di Hermione verso il vetro per indicarle un signore, in piedi sul prato, che stava parlando con una signora vestita di giallo canarino. L’uomo indossava un completo viola come il cappello ed era impettito, rigidamente appoggiato ad un bastone di legno.

“Quello è un cugino alla lontana di papà. È il terrore della famiglia. Non ha mai lavorato in vita sua. Gli altri sanno che non ha mai lavorato. Lui afferma che il suo lavoro è far conoscere le persone. Presenta persone importanti ad altre persone importanti. Questo lo rende amico di persone importanti. L’ho sentito ripeterlo per anni. Si presenta solo quando ha l’occasione di conoscere qualcuno o di convincere qualche familiare che è importante aiutarlo in questo lavoro. Papà è il suo preferito perché lavora al Ministero.

Secondo me non conosce nessuno in realtà. Non mi ha mai presentato nessuna persona importante. Credo sia qui per Harry. Ma ancora siamo riusciti a farglielo evitare. Spero che Ginny lo avverta del pericolo.”

Ron stava ridendo apertamente. Hermione si lasciò trascinare dalla risata dell’amico.

“Dovremmo scendere, non credi? La cerimonia inizia tra poco.”

Mentre lo diceva Hermione si alzò in piedi facendo indietreggiare leggermente Ron.

Ok, Ron. Forza. Provaci almeno. Un tentativo di appuntamento, dai. Un bel respiro e vai.

“Hermione…”

Lo guardò con un sorriso.

“Non è che… , mi piacerebbe stare con te oggi.”

Dai, Hermione, sai cosa intendo dire.

“Sì.” Annuì decisa Hermione. “Veramente io… pensavo che fosse così. Non saprei con chi altro passare la giornata. Non ho voglia di intromettermi tra Harry e Ginny.”

“Oh. Già. Sì…” Ron era interdetto.

Non era quello che intendeva proporle.

Ma perché le parole non mi arrivano al cervello quando servono?

Riusciva a dire le peggiori battute anche quando non era necessario, però se doveva parlare di sentimenti diventava una ampolla vuota.

Devo metterci più impegno.

Uscirono dalla stanza. Ron chiuse la porta.

Hermione era ferma davanti a lui, con un abito lungo arancione chiaro. Si stava sistemando le pieghe della gonna.

Alzando gli occhi verso Ron notò il risvolto della giacca leggermente piegato, vicino al collo e allungò la mano per sistemarlo.

Ron la ringraziò con un sorriso, un po’ storto, subito ricambiato.

Poi lei si girò per scendere le scale.

Lo scialle che aveva sulle spalle scese appoggiandosi sul gomito e lasciando scoperta una spalla. L’abito non era particolarmente scollato e lo scialle non era necessario per ripararsi da una frescura che non c’era ancora in quei giorni di fine agosto.

Ron, del tutto ignaro di questi aspetti del problema, allungò istintivamente la mano per risistemarlo.

“Grazie.”

Appena fatto il primo scalino Ron si fermò.

Hermione fece ancora qualche passo poi si accorse di essere sola. Si fermò e si girò a guardare Ron.

Era ancora in cima alle scale e la guardava dall’ombra. Non riusciva a vedergli bene la faccia.

 Non poteva lasciarsi scappare anche quella occasione. Sarebbe stato l’unico momento da soli fino alla sera!

E poi sei cosi…

“Sei bella, Hermione.” Era quasi un sussurro.

 “Oh…, sì… è un bel vestito, vero?” disse guardandosi.

“Non lo so, non me ne intendo. Parlavo di te.”

La testa di Hermione scattò in alto, a guardare Ron.

Non è possibile. Mi ha fatto un complimento. Spontaneo. Non è possibile.

La bocca della ragazza era leggermente aperta per lo stupore.

Ron fece un mesto sorriso.

“Non ti faccio molti complimenti, vero? Hai ragione di guardarmi come se fossi matto.”

“No, non li fai.” Hermione deglutì. “Credo sia il primo. A parte quando mi chiedi di compiti.”

Mi sento così bene quando mi parli in questo modo!

Perché sei riuscito a dirmi «Ti amo» solo per i compiti?

Ron aveva esaurito il coraggio. E poi la risposta di Hermione non era stata molto incoraggiante. Aveva sbagliato il momento, probabilmente.

Scese qualche gradino.

“Ci metto anni ad imparare. Non che tu mi abbia fatto molti complimenti comunque, Hermione.”

 “Non mi sembrava che li volessi.”

“Come l’aria, alcune volte.”

Beh, questa mi è  proprio uscita bene, devo farmi i complimenti da solo.

Hermione lo guardò stupita.

Qualcuno deve avergli fatto bere qualche pozione. Non è lui. Anzi, no.

Anche quando gli ho chiesto di venire con me al party del Slug Club…,

prima di Lavanda, mi aveva risposto seriamente…

 “Hai imparato da Lavanda a esprimere le emozioni?” Mentre la diceva Hermione sapeva che era una domanda che nasceva dalla sua gelosia. Tentò di farla sembrare meno aggressiva aggiungendoci in ritardo un sorriso tirato, come se scherzasse.

“No, mai parlato di emozioni con lei.” Alzò gli occhi al cielo, pensoso. Scosse la testa.

“Non ho mai parlato con lei, a dire la verità. Non c’erano molte possibilità di parlare.”

Scese gli ultimi gradini fino a mettersi al suo fianco.

“E comunque è archiviato. Chiuso. Mi ha spedito una lettera durante l’estate, ma non le ho risposto. Me ne sono dimenticato.”

Hermione sentì una fitta di solidarietà femminile e un po’ di pietà per Lavanda.

Poi vide la mano di Ron tesa verso di lei.

“Andiamo?” le disse.

Dimenticando immediatamente Lavanda appoggiò la sua mano in quella di Ron e scesero le scale per raggiungere gli altri.

 

La cerimonia di Fleur e Bill era stata organizzata in giardino.

Erano state sistemate le sedie e un tavolo coperto di un drappo dorato come i vestiti di Ginny e Gabrielle.

Dietro il tavolo, coperto di vari libri e registri, c’era un rappresentante del Ministero, incaricato di unire in matrimonio i due fidanzati.

Seduti di fronte a loro parenti e amici. Poco più di sessanta persone. Composte e silenziose durante la cerimonia.

Gli unici rumori, ricorrenti, furono i singhiozzi trattenuti della signora Weasley e della signora Delacour, strette tra le braccia dei rispettivi consorti.

Ginny era con Gabrielle vicina alla sposa. Ma lo sguardo cercava spesso quello di Harry.

Gabrielle osservava, cercando di non farsi notare troppo, i gemelli (che ancora non distingueva molto bene) e Charlie. Erano tutti carini quei suoi cognati. A parte Percy che aveva un atteggiamento un po’ troppo altezzoso e Ron che guardava solo la sua amica, gli altri tre erano decisamente da tenere sott’occhio.

E i gemelli non persero l’occasione. Passarono il resto della giornata a confondere le idee a Gabrielle sulle loro identità, sui loro interessi e sulla loro attività. In realtà la ragazzina aveva più informazioni di quelle che credevano e riuscì, con gran divertimento di Ron e Charlie, a smascherare i loro tentativi di depistaggio in più occasioni.

Per il rinfresco erano stati preparati, sotto un tendone, altri tavoli ornati di stoffe, fiori e oggetti vari tutti dorati. C’erano decorazioni sui tavoli, su soffitto, sulle sedie e per terra. Anche la zona predisposta per il ballo era coperta da un tappeto dorato.

Sembrava di stare dentro una bolla d’oro. Ginny usava la frase “lo stile Fleur” per indicare qualsiasi oggetto che avesse una vaga sfumatura d’oro. Arrivò persino a dire che le fedi del suo matrimonio dovevano essere tassativamente d’argento.

Tutti i fratelli Weasley, Hermione, Harry, Gabrielle e Viktor si ritrovarono allo stesso tavolo.

L’argomento principale della conversazione fu per molto tempo il quidditch.

Ron riuscì in questo modo a sentirsi sempre più a proprio agio, arrivando persino a parlare direttamente con Viktor di strategie di gioco. Però nella sua testa il quidditch e Hermione si mescolavano continuamente.

Però, è anche simpatico questo vichingo. Perché accidenti deve essere bello.

Ecco! Esatto. Come pensavo io. Una azione del tutto fortunata, non è bravura quella!

Però ne sa di quidditch questo qui.

Non guardare Hermione pezzo di …!

Come vorrei poter giocare come lui.

Non guardarla, cretino!

Hermione era vicina a Ron e a Ginny e non sembrava interessata a parlare da sola con Krum, anche se era quasi di fronte a lei.

A metà del pranzo Fleur aveva annunciato l’arrivo dei suonatori e quindi l’inizio delle danze. Al centro dell’attenzione all’inizio c’erano stati solo gli sposi che avevano danzato il primo ballo da soli, al centro della pista. Fleur aveva insistito per poter avere tutta l’attenzione degli invitati su di loro in quel momento, per poter essere la coppia più ammirata della sera.

Lo sguardo sognante di Gabrielle e l’espressione di disgusto di Ginny e Hermione era stato notato solo da Charlie, l’unico a quel tavolo che riusciva a parlare di quidditch e osservare le ragazze contemporaneamente. Tutti gli altri erano presi da schemi di gioco, tattiche di difesa, ricordi di partite e avevano proseguito a parlare, disinteressandosi della cosa.

Il resto del pranzo si era svolto con la musica di sottofondo. Pochi si erano spinti a ballare mentre ancora c’era cibo in tavola.

Alla fine delle portate, in attesa della torta nuziale, Bill aveva dato l’ordine perentorio di presentarsi numerosi per il primo ballo.

Fred e George avevano chiesto a Gabrielle come pensava di riuscire a ballare con entrambi contemporaneamente per non deluderli e mentre discutevano animatamente di questo problema, tra le risate del resto del tavolo, Charlie si era alzato e aveva invitato la ragazzina a ballare con lui per toglierla dall’incertezza.

Senza ascoltare le insolenze dei fratelli aveva accompagnato una elettrizzata Gabrielle in pista per scatenarsi in una danza popolare.

Al tavolo gli altri stavano ancora ridendo quando Viktor aveva gelato involontariamente l’atmosfera.

“Hermione, vorresti ballare nuovamente con me?”

Tutti si erano irrigiditi, cercando di evitare di guardare Ron. Persino i gemelli erano in silenzio.

Brutto s… ! No, non oggi. Non un’altra volta!. Dovevi stare zitto, zitto!

Ok, Ron. Non rovinare tutto. Pensa, pensa, PENSA!!

Harry aspettava di vedere Hermione e Viktor ancora una volta abbracciati. Poi avrebbe ucciso Ron. Questa volta lo avrebbe fatto! Sentiva Ginny rigida, al suo fianco, per la rabbia.

Hermione guardava il tavolo, senza sapere cosa fare. Alzò lo sguardo verso Viktor e poi verso Ron.

Voleva ballare con Ron. Ma se non la invitava avrebbe accettato di ballare con Viktor. Oppure poteva inventarsi un impegno precedente con Ron.

No, accidenti! Questa volta deve decidersi lui.

Sei stato meraviglioso durante quelle ultime settimane.

Perché devi deludermi adesso?

E accadde qualcosa di straordinario.

NO, NO, NO. Hermione mi sotterra vivo, questa volta. Mi cancella dalla sua vita.

Accidenti a te, Hermione è mia. Cercatene un’altra.

Vuoi ballare? Perfetto, prenditi questo ballo scatenato.

Suda, puzza, inciampa e rompiti una gamba.

Ma poi lei balla con me. Ogni lento della serata. Tra le mie braccia.  Solo le mie.

Voce sicura, Ron. Come se fosse scontato che siete insieme. Distruggilo.

“Hermione, chiedo se dopo possono fare un lento. Per noi. Lo balliamo insieme?”

Il tono di Ron era calmo e posato. Guardava Hermione, dolcemente. Le coprì la mano che aveva appoggiata sul tavolo con la propria. Era arrossito.

Viktor, ignaro della situazione che aveva creato, guardò Ron preoccupato.

“Non volevo intromettermi. Mi dispiace.”

“No, sono disposto ad aspettare per poter ballare un lento con Hermione, se lei è d’accordo. Vuoi?”

Ron continuava a guardare Hermione. Aveva girato velocemente lo sguardo verso Krum, nel rispondergli, ma solo per un attimo.

Non mi rovinare tutto  Hermione. Questa volta devo averla fatta giusta.

O no?!

Il sorriso era scomparso e si vedeva la tensione in attesa della risposta della ragazza.

Hermione, senza parole, annuì più volte.

Grazie, grazie, grazie. Un lento. Con Ron. Con Ron…

Mentre il sorriso compariva sul volto di Ron, Viktor le si avvicinò e l’aiutò ad alzarsi. Hermione non riusciva a togliere gli occhi da Ron, sorpresa dalla sua iniziativa, sbalordita dalla sua dolcezza e dalle sue parole.

Ron la guardò andare verso la pista da ballo.

Si sentiva meravigliosamente.

Sono riuscito a chiedere ad Hermione di ballare con me.

Non è vero…, ma sì, sì. L’ho fatto. E sono vivo.

Meglio di una vittoria di quidditch, meglio della vittoria della Coppa.

E non mi importa un accidente che adesso tu sia con Krum. Un lento. Io e te.

Si alzò di scatto per andare a chiederlo all’orchestra.

Fred, George, Harry e Ginny erano ammutoliti. Osservarono Ron alzarsi prima di reagire alla novità.

“Fermo. Fermo lì.” Disse George. “Chiedo io all’orchestra un lento. Tu rimani qui.”

Solo allora Ron si guardò attorno e notò l’espressione degli altri.

Harry sorrideva, Ginny sprizzava gioia, Fred era decisamente orgoglioso, Percy aveva l’aria di non capire nulla.

Rimasero in silenzio, mentre Ron guardava tutti ridacchiando felice, fino al ritorno di George.

“Mi sono assicurato due lenti in successione.” disse sedendosi con decisione vicino al fratello, al posto di Hermione. Tirò una manica della giacca Ron per farlo sedere.

“Hai battuto la testa, oggi?” gli chiese preoccupato.

“Davvero, fratello, sei sicuro di non aver preso qualche pozione Polisucco? Sei davvero tu?” aggiunse con lo stesso tono Fred.

“Piantatela. Ho solo sbattuto contro quella rompiscatole di Ginny.” rispose con una leggera irritazione.

“Ahhh!” esclamarono in coro i gemelli.

“Davvero, non potevi aver fatto tutto da solo. Era troppo per la tua intelligenza.” concluse George.

E si prese un pugno sul braccio da Ron.

Ginny stava battendo le mani, contenta.

“Adesso ascoltami, Ron.” Tentò di dirgli.

“Ginny…” la bloccò Harry.

“Appunto, lasciami fare adesso.” Ron la guardò un po’ infastidito.

Ginny si fermò un attimo poi riprese: “Sì, fai da solo, adesso. Ma non cambiare modalità. Rimani così, dolce e gentile. Non esagerare a fare il geloso, non litigare. Per favore.”

Era decisamente preoccupata.

Ron la guardò ridendo.

“Ma perché ti interessa tanto?”

“Perché so quanto ci tiene Hermione.”

Ron completò la frase.

“Ad avere il ragazzo giusto…”

La musica si fermò. Gli occhi di Ron andarono alla coppia che stava già tornando al tavolo. Hermione lo stava guardando.

Si alzò e le andò incontro, seguito dagli sguardi degli altri.

Salutò con un cenno Viktor e prese per mano Hermione.

“Andiamo?”

“Hai chiesto un lento?”

“Lo ha fatto George. Ne ha chiesti due a nome mio.”

Arrivati alla pista si ritrovarono in mezzo a tante altre coppie.

Di fronte uno all’altra si guardarono incerti.

Braccio intorno alla vita. Mano nella mano.

Dai Ron. Sono anni che ci provi con tutta quella marea di vecchie zie.

E se poi le pesto un piede?

Adesso era difficile toccarsi. Ron le fece scivolare un braccio intorno alla vita, con leggerezza. Hermione appoggiò la sua mano sulla spalla del ragazzo.

Poi fermi. Respiro. Sguardo.

Unirono l’altra mano e Ron le portò contro di sé.

Oh, Ron. Abbracciami. Muoviti!

Hermione spostò la mano dalla spalla al collo di Ron.

Quanto sei alto…

Il lento era iniziato, ma erano ancora fermi a guardarsi.

Ron iniziò a condurre la danza lentamente, senza smettere di guardarla, ma con la testa completamente annebbiata. Si stava muovendo meccanicamente. Forse a tempo, forse no.

Poco distanti Harry e Ginny, nella stessa identica posizione, li stavano guardando, incuriositi.

Al tavolo i gemelli stavano aggiornando Charlie sulla situazione, lasciando una imbronciata Gabrielle priva di attenzioni.

Charlie ridendo guardò verso la pista e vide il fratellino, quel suo lungo e ancora incerto fratellino, che stringeva a sé Hermione con sempre maggiore decisione, dimostrando di essere in grado di coordinare mani e piedi tanto da seguire il ritmo del ballo e tenere lo sguardo fisso sugli occhi della ragazza. Avrebbe dovuto lasciarle andare la mano e abbracciarla con più decisione. Prima del prossimo lento era necessario dargli qualche suggerimento. Poco distante Harry mostrava maggiore sicurezza. Stava accarezzando la schiena di Ginny, mentre lo sguardo di entrambi seguiva le evoluzioni dell’altra coppia. Non aveva bisogno di alcun incoraggiamento, il Prescelto.

Fred si rese conto per primo dell’errore fatto da lui e dai fratelli e cercò di chiedere scusa a Gabrielle per averla lasciata da sola. La ragazzina era vicina al pianto per la delusione di essere stata dimenticata.

George le propose di risolvere immediatamente il problema: l’avrebbero portata entrambi a ballare il prossimo lento. La prese per mano e la fece alzare per andare verso la pista da ballo. Fred li seguiva.

Mentre la musica arrivava al termine e il respiro di Ron e Hermione riprendeva, Fred e George offrirono un po’ di divertimento cercando di costruire con Gabrielle un trio di danza. Si spostavano continuamente attorno a lei proponendole di abbracciare l’uno o l’altro, alzandola da terra per farle appoggiare le braccia sulle loro spalle, proponendosi come partner mentre l’altro reggeva lo strascico del vestito, creando alla fine una tale confusione che persino l’orchestra di era fermata a guardarli.

Gabriella rideva fino alle lacrime. Fleur era leggermente più irritata.

La soluzione finale fu quella di chiedere all’orchestra un terzo lento, entro la serata, per poter dare a entrambi i gemelli il piacere di ballare con una damigella d’onore, considerato che l’altra non aveva intenzione di staccarsi dal suo attuale compagno.

Harry annuì con decisione, stringendo Ginny a sé.

Ad un cenno del signor Weasley l’orchestra ricominciò a suonare.

Fred venne accalappiato da una lontana cugina per il ballo, George deliziò Gabrielle con un impettito passo di valzer, Harry e Ginny si allontanarono leggermente per riprendere a ballare e Hermione si rese conto che in tutti quei minuti lei e Ron erano rimasti abbracciati.

Forse fu perché Ron la sentì irrigidirsi, forse fu perché anche Ron si era reso conto che erano ancora abbracciati, forse fu per timidezza, ma di scatto si allontanarono lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

Mentre il resto del mondo ricominciava a ballare loro erano lì, fermi a guardarsi.

“Vuoi ballare ancora?” chiese Ron, timidamente.

Hermione annuì.

Ron la prese nuovamente tra le braccia, questa volta stringendola a sé con le mani appoggiate alla sua schiena. Hermione rispose abbracciandolo e appoggiando la testa sulla sua giacca, vicino alla spalla.

Non c’era spazio per nessun pensiero in quel momento.

 

Per la torta nuziale si ritrovarono tutti ai propri  tavoli.

Per tradizione padre della sposa e padre dello sposo alzarono i calici per brindare ai figli.

Il signor Weasley parlò della forza e della generosità del figlio, ricordando episodi dell’infanzia e portando alle lacrime, per la commozione, parecchi invitati. Ma anche i suoi occhi e quelli del figlio erano lucidi e nel momento in cui alzarono i calici, guardandosi, il sorriso d’orgoglio del padre costrinse Bill a stringere le labbra per non cedere al pianto.

I brevi accenni fatti da entrambi i genitori all’incerto futuro che li attendeva lasciò a molti uno strascico di timore e di dolore che attraversò l’aria togliendo il fiato.

Quello che era accaduto ad Hogwarts poche settimane prima era nei ricordi di tutti, di chi era presente, di chi ne aveva sentito parlare e di chi lo aveva solo letto in un giornale o ascoltato alla radio. Il dolore, la rabbia, la paura erano ormai quotidiane.

Dopo il brindisi e il taglio della torta quell’ondata di emozioni trovò sfogo nel desiderio di scatenarsi nel ballo per non pensare al futuro che stavano per affrontare.

Si buttarono tutti sulla pista, anche senza dama o cavaliere, con balli di gruppo e persino qualche esibizione di coppia. Tutti ballavano con tutti.

Non ci fu l’occasione per altri lenti, ma Ron e Hermione rimasero vicini per tutta la sera.

L’euforia durò parecchio, lasciando i ballerini sudati e ansanti.

 

Qualche ora dopo, alla luce della luna, pochi erano gli invitati rimasti.

Tutti desideravano rientrare nella propria casa, al sicuro, circondati dalla famiglia.

Con gli sposi erano rimasti alcuni amici stretti. Krum si era smaterializzato poco tempo prima, dopo aver salutato tutti i presenti. Charlie era andato a Londra da una amica, non meglio identificata, che lo attendeva per la serata.

Gabrielle sarebbe partita tra poco insieme ai genitori, con suo grande dispiacere. Stava ancora parlando con i gemelli.

Harry, Ron, Ginny e Hermione approfittarono dei saluti generali per ritirarsi nella camera dei ragazzi, alla ricerca di nuovo di un po’ di quiete.

Non avevano ancora fatto progetti per i giorni successivi.

Sapevano che la meta del loro viaggio sarebbe stato Godric's Hollow, ma non avevano ancora pensato ad una strategia d’azione.

In quel momento Harry sentiva il bisogno di starsene solo con Ginny, di approfittare di ogni istante possibile con lei. Naturalmente non le aveva chiesto di seguirlo e si sarebbe opposto a qualsiasi decisione diversa da questa, ma la calma di Ginny quando affrontavano l’argomento lasciava presagire che non avrebbe accettato una sua decisione senza controbattere e opporsi. Harry se lo aspettava. Quando si erano rivisti alla Tana, dopo giorni e giorni di quasi silenzio e poche lettere fredde e impersonali, Harry aveva sentito tutto l’amore e la gioia che provava per lei e con lei risvegliarsi con prepotenza. Aveva accettato quella tregua con piacere e con paura. Ma adesso non voleva pensarci. Quel momento fuori dal tempo non era ancora terminato.

In camera Harry e Ron si tolsero immediatamente le giacche e slacciarono i colletti delle camicie e i cravattini sospirando di piacere. Si misero seduti sui rispettivi letti lasciando spazio alle ragazze.

Ginny si accoccolò vicina a Harry, con le gambe piegate sotto di sé, il capo sul suo petto, gli occhi chiusi e le braccia di Harry attorno a lei.

Hermione rimase seduta a fianco di Ron, le gambe allungate davanti a sé, appoggiata al muro.

Rimasero in silenzio guardando la luna in cielo.

“Se volete rimanere da soli, noi ci spostiamo in camera di Ginny.” La proposta di Ron fu fatta sottovoce, all’improvviso.

Ron stava guardando l’amico e la sorella e stava evitando di sfiorare Hermione.

Si era impegnato al massimo per farle passare il migliore pomeriggio possibile insieme a lui, per essere il ragazzo giusto per lei. Aveva capito che era stato un successo: non avevano mai litigato, Hermione era sempre stata sorridente, erano riusciti a ridere insieme e a parlare.

Ma quella era solo una parte di Ron. Lui era anche l’amico che aveva litigato per sei anni con Hermione, l’amico che aveva bisogno del suo aiuto, l’amico che difficilmente capiva le proprie emozioni e quelle degli altri, l’amico che sfuggiva l’impegno se poteva, l’amico con il quale litigava sempre, l’amico con il quale era difficile parlare, l’amico che aveva paura, l’amico che aveva dubitato di lei, l’amico che non era bravo come lei. Era proprio quella persona che Hermione aveva imparato a conoscere bene. Sapeva quali erano i suoi difetti, forse meglio di lui. E non sarebbero semplicemente svaniti solo perché era riuscito ad impegnarsi per alcune ore, controllandoli. Non poteva vivere una vita facendo finta che non ci fossero. Non poteva essere il ragazzo perfetto. Non poteva eliminare i suoi difetti.

Ginny e Harry si guardarono. Avevano voglia di continuare a stare abbracciati, senza parlare. La presenza o l’assenza di Ron e Hermione non faceva grande differenza, in quel momento.

“Fate come preferite.” Rispose Harry guardando negli occhi Ron. Il messaggio che cercava di passargli era che forse erano lui e Hermione ad aver bisogno di stare soli.

Ron ricambiò lo sguardo. Aveva paura di rimanere con Hermione ora, aveva troppi dubbi, si sentiva decisamente imbranato. Ma, secondo lui, Harry e Ginny avevano bisogno di stare da soli. Non lo sarebbero stati per molto tempo.

Si alzò dal letto e fece cenno ad Hermione di uscire dalla stanza.

 

Nella stanza delle ragazze regnava un disordine perfetto. Vestiti sul letto, sulle sedie, appesi agli armadi. Trucchi e spazzole che coprivano i comodini. Qualche indumento intimo abbandonato. Ron guardò la stanza e poi Hermione.

“Complimenti. Sembra che si siano vestite tutte le invitate qui dentro.” Era sorpreso.

“Beh, non è stato facile decidere il tutto.” Hermione aveva già la bacchetta in mano per cominciare a riassettare la stanza.

Ron le prese il polso e la fermò.

“No, non adesso. Non è la giornata del mettere in ordine, questa. Ti mostro come si fa.”

Prese a caso i vestiti che erano sopra un letto e li lanciò su una poltrona.

“Ecco. Pronto un letto.”

Fece lo stesso con l’altro rendendo la pila di vestiti sopra la poltrona sempre più vicina al crollo.

“Pronto l’altro. Domani ci sarà tempo per occuparsi di tutto. Stasera è ancora festa.”

Si avvicinò alla finestra e rimase a guardare il panorama. Gli elfi stavano smontando tavoli e sedie e stavano sistemando il prato. La Professoressa McGrannit era stata molto felice di offrire alla famiglia l’aiuto degli elfi domestici di Hogwarts e effettivamente tutto il servizio era stato perfetto.

Tra poco la Tana avrebbe ripreso il suo solito aspetto. Dentro e fuori.

Ron aveva sentito la mancanza di questa normalità per tutto il giorno, ma adesso la malinconia cominciava a stringergli il petto.

Cosa devo fare? Cosa devo dire?

Hermione gli si avvicinò, rimanendo alle sue spalle.

“Mi sono divertita moltissimo oggi. Grazie.”

Ron prese un profondo respiro e si girò con un sorriso un po’ tirato in volto.

“Grazie a te.”

Hermione, io… e se poi non è vero che ti piaccio? Se è solo mia questa idea?

Siamo amici da tanto… non voglio perderti…

Hermione sentiva il disagio di Ron, ma non capiva cosa lo aveva provocato. Desiderava così tanto essere baciata da Ron. Quante volte avrebbe voluto essere al posto di Lavanda, stretti in qualche angolo o abbracciati in qualche poltrona. Invece quando Ron stringeva lei, le sembrava di essere di porcellana, delicata e fragile, da toccare leggermente.

“E’ finito tutto vero?” chiese con un nodo in gola.

Ancora una volta… ancora una volta…

Aspettavo quel party del Slug club e tu invece hai cercato Lavanda.. e adesso?

Sto aspettando Ron… E tu non fai nulla…

Perché mi sono innamorata del mio migliore amico…? Stupida!

Ron pensò che parlasse del viaggio con Harry.

“Sì, siamo sempre più vicini all’inizio del viaggio.”

No, no. Ron non cambiare discorso.

“Ron….” Il nome era chiuso in un singhiozzo.

“Ehi…” Ron allungò la mano per stringerle un braccio. “Non piangere, Hermione. Siamo sempre noi, tutti e tre.”

Con una smorfia, cercando di trattenere le lacrime, gli girò le spalle, facendo dei profondi respiri, stringendo le labbra e gli occhi.

Ron le accarezzò i capelli. “Hermione, non piangere. È stata una così bella giornata. Cerca di ricordare questo.”

“Perché non mi vuoi baciare, Ron?”

La frase uscì senza controllo, tanto che Hermione si mise la mano davanti alla bocca, meravigliata da quello che aveva detto.

 NO, NO. Non dovevi Hermione, non dovevi… zitta, sciocca, zitta.

Ron si fermò. Non riusciva a formulare nessun pensiero.

Panico. Meraviglia. Desiderio.

Cosa devo fare? La bacio? La abbraccio? Parlo?

“Lascia stare, Ron. Scusami. È solo che…”

Cosa? Che motivo mi invento adesso per aver detto una frase del genere?

Devo pensare a come uscirne.

Forse ho solo interpretato male la dolcezza di Ron… Ancora una volta…

Ron non sapeva come approfittare dell’occasione. Lasciò semplicemente che il pensiero diventasse parola.

“Perché non riesco a capire se sono la persona giusta per farlo, per … baciarti. Credo. Cioè… ci ho pensato, ma…”

Accidenti. Ero anche partito bene, ma ho finto che è  un disastro.

E le ho detto che ci ho pensato!

Mi sento di fuoco! Sarò del colore di una zucca…

Hermione si era girata e lo stava guardando perplessa. Nonostante tutti i suoi sforzi una lacrima stava scendendo lungo una guancia, lenta.

Ron la asciugò con la mano. “Scusa.” Disse ritraendola.

“La persona giusta per farlo? Cosa vuol dire?”

“Che tu pensi che io sia il ragazzo giusto per te, lo hai detto a Ginny. Ma io sono quello che sai, mi conosci da sempre. Non riuscirei ad essere sempre quello che hai visto oggi.” Aveva parlato lentamente, sottovoce, come se volesse scusarsi.

“Ginny ti ha detto che penso che tu sia il ragazzo giusto per me?” Il tono stava diventando un po’ irritato.

Forse non dovevo mettere in mezzo mia sorella.

“Me lo ha detto per dirmi di muovermi, perché c’era Viktor e pensavo che fosse lui quello che maggiori possibilità. Cioè…  è più grande, più bravo. Io sono solo… io.”

Hermione lo guardava con gli occhi sgranati. Il tono di voce si stava alzando.

“Ron. Ma… certo che sei tu. So chi sei. Ti conosco da anni. So come sei. So che cerchi solo le belle ragazze, come Fleur o Lavanda. Ma pensavo che dopo l’anno scorso fosse cambiato qualcosa. Che tu ti fossi interessato a me.” La rabbia aveva tolto ad Hermione qualsiasi traccia di tristezza.

“Ma sono anni che mi piacerebbe che tu e io... Ma tu sei così… e io sono…” Ron sospirò. “Imbranato.”

“Non capisco. Che tu e io…?”

Dai Hermione. Certo che mi piaci. Lo hai visto in tutti questi anni!

“Hermione, ricominciamo dall’inizio, ok? Cerco di fare meglio.” Ron la guardava implorante.

Hermione guardinga, chiese: “Cosa significa dall’inizio?”

“Da quando mi hai chiesto perché non ti voglio baciare. Chiedimelo nuovamente.”

“Ron…, non farmi implorare.”

Devi farlo tu! Non io!

“Chiedimelo, Hermione. È partito tutto da lì.”

“Veramente è partito tutto dal fatto che ti ho chiesto se era tutto finito tra noi e tu mi hai parlato di Harry.”

“Quando?”

“Prima!”

“Ma come fa ad essere finito tra noi se deve ancora cominciare?”

Si guardarono increduli. Stavano persino alzando la voce. Sembrava che non avessero parlato tra loro fino a quel momento.

Ma perché non ci capiamo mai… Devi spiegarti.

Ti ha detto che pensava che tu fossi interessato a lei, te lo ha detto.

Muoviti, cretino. Dille tutto.

Ron,accidenti a te! Hai rotto per due anni con Viktor e ancora lo metti in mezzo!

Sei tu che hai voluto Lavanda l’anno scorso!

Dimmi che hai capito quanto sei stato cretino, dimmi che sono meglio di lei!

 Ron chinò la testa. Poi la rialzò deciso. E parlò velocemente, quasi senza prendere fiato.

“Ok. È arrivato Viktor e io sono fuggito pur di non vederlo mentre ti baciava. Ok? Zitta, adesso lasciami finire! Parli dopo. Non volevo vedervi ancora insieme. E Harry e Ginny mi hanno stressato dicendomi che ero un cretino, che dovevo muovermi. In particolare mia sorella, che sostiene che sono un codardo con te. Poi mi ha detto che tu pensi che io sia il ragazzo giusto per te e allora ho provato ad essere il ragazzo giusto e mi è venuto bene, visto che non abbiamo litigato per tutto il pomeriggio. Ma poi ho capito che io sono quello che sono. Esattamente come sempre. E che essere perfetto in ogni momento è impossibile.

E mi stavo chiedendo se era abbastanza o no per poterti dire che mi piaci. Perché mi piaci. Tanto. Troppo. E non ti penso solo come amica, anche se sei la mia migliore amica, ma non solo. E poi hai pianto. O quasi.”

Hermione iniziò a ridere, felice, incredula.

È bellissimo. È perfetto. Così imbranato. E per lui sono  più di una amica! Gli piaccio!

Ron la guardò a bocca aperta. Si sentiva preso il giro da quella risata

“Grazie. Cercherò di non parlare più!.”

“Ron, sei così perfettamente … così… Ron. Ma come puoi pensare che mi piaccia qualcuno di diverso da te? Certo che mi piaci!”

Hermione lo stava guardando con un sorriso leggerissimo sulle labbra.

Ti piaccio, Hermione?! Io… Ti piaccio io… Hai detto che ti piaccio io?

“Io? Davvero, io?”

Le si avvicinò, chinandosi verso di lei e appoggiando le mani sulle sue spalle, sorpreso.

Hermione voleva solo essere abbracciata.

La guardava, con quell’espressione meravigliata, gli occhi spalancati, la bocca leggermente aperta. Come se stesse aprendo un regalo inatteso.

“Ron, ma… davvero non eri sicuro di piacermi?”

“L’ ho sperato, veramente. Lo volevo. Ma non credevo che… Litighiamo sempre e tu …”

“Anche Lavanda ha dovuto aspettare tanto per essere baciata?”

Ron si fermò. Poi ridacchiò.

“Non mi interessava sapere se le piacevo. Solo se ci stava. Era a lei che interessava sapere cosa pensavo io!”

“Stupido” Hermione gli diede uno schiaffo sul braccio, irritata e divertita.

Ron iniziò a ridere apertamente stringendola a sé.

È meraviglioso. Il mondo è meraviglioso. E quanto è bello abbracciarti!

“Devi ancora rifarmi la domanda.” Le ricordò con il viso tra i suoi capelli.

“No.”

“Allora non posso baciarti.”

“Ron!!”

La allontanò da sé ancora ridendo.

“Davvero. Mi ero preparato a baciarti appena l’avessi fatta, ma se non la fai…” Ron strinse le spalle.

Hermione spalancò gli occhi pronta a dare battaglia.

Baciami, dai. Non giocare ancora! Oh, Ron voglio che mi baci!

“Ok, ok. Ma poi non rinfacciarmi che non è stato spontaneo, Hermione!”

E Ron baciò Hermione.

 

Il mattino seguente Molly Weasley, mentre scendeva le scale, senza sentire alcun rumore provenire dalla cucina, decise di dare un’occhiata ai ragazzi.

Fred e George erano già usciti lasciando in camera il solito caos. Sarebbe passata dopo solo per recuperare quello che doveva essere lavato. Il resto era compito loro.

Percy era tornato a Londra la sera prima, nel suo appartamento. Ma almeno era stato con loro una intera giornata.

Il letto di Charlie era vuoto. Chissà dove era quel ragazzo. Da qualche ragazza sicuramente. Se almeno ne avesse portata una a casa, per conoscerla.

Nella stanza di Ron c’erano solo Harry e… Ginny. Ancora con i vestiti della sera prima. Abbracciati nel letto del ragazzo. Lui russava leggermente e la testa della sua piccolina, appoggiata sul suo petto, si alzava e abbassava al ritmo del respiro di Harry. Sembravano così sereni. Molly sorrise. Almeno sapeva dove e con chi fosse.

E Ron?

Entrò nella stanza di Ginny.

C’era un caos quasi uguale a quello dei gemelli.

E sul letto di Hermione, lei e Ron stavano ancora dormendo. Ron aveva una gamba sul letto e una che ciondolava oltre il bordo, appoggiata a terra. Hermione era stesa sopra di lui, con la testa sulla sua spalla. Il vestito arancione brillava alla luce del sole.

Mentre le mani di Hermione erano abbandonate sulla camicia del ragazzo, leggermente aperta, quelle di Ron le sfioravano la schiena. Il russare di Ron era decisamente più forte.

Sorridendo divertita chiuse silenziosamente la porta e scese in cucina.

Charlie era seduto, anzi quasi disteso, in una poltrona, ancora con l’abito della festa. Aprì leggermente gli occhi sentendola arrivare e le fece un sorriso un po’ addormentato.

“Perché non sei a letto?” chiese al figlio.

Alzando le braccia e stiracchiandosi come un gatto, Charlie, con la voce roca del risveglio, rispose:

“Quando sono arrivato mi sono seduto qui e mi sono addormentato. Buongiorno, mamma.”

Mentre lei entrava in cucina per preparare la colazione, il figlio la raggiunse per darle un bacio in cima alla testa.

“Ti è piaciuto il matrimonio, eh?”

“Certo. Dovresti pensarci anche tu, ora.”

“Mamma! Anche se sono nato per secondo non significa che mi sposi dopo Bill. Punta su Percy piuttosto.”

“Persino i tuoi fratelli più piccoli sono più avanti di te. Ginny ha passato la notte abbracciata a Harry e Ron abbracciato a Hermione.”

Charlie si fermò e la guardò.

“Accidenti! E tu li hai spiati, mammina?” si informò curioso.

“No, ho solo controllato che tutti fossero a casa.” Molly si irrigidì leggermente e continuò a preparare bevande e cibi per tutta la tribù.

Ridendo e passandosi le mani sulla faccia, diretto al bagno, Charlie si scontrò con il padre che stava arrivando dalle scale.

“Buongiorno, ragazzo.” Arthur gli accarezzò i cortissimi capelli.

“Ciao. Chiedi a mamma i gossip di oggi. Sono interessanti.”

“Quali gossip, cara?” chiese Arthur alla moglie.

Arrossendo leggermente Molly gli spiegò quello che aveva raccontato a Charlie.

Arthur esclamò un semplice: “Però! Crescono sempre più in fretta.” e si mise seduto al tavolo per la colazione con la moglie.

Charlie riprese il viaggio per arrivare al suo obiettivo.

  
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