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Autore: Aihnwen    30/10/2005    2 recensioni
Una Gothic Girl. Alle prese con i ricordi e ciò che comportano.
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premetto che:
1. Non so se scrive Gothic Girl o Gothic Doll -.-'
2. E' frutto della mia fantasia, non è mai accaduto nulla del genere a me o a persone che conosco.
3. Quello che ho scritto non significa che io abbia problemi psicologici.
4. Non se come ho descritto la Gothic sia realistico.
5. Il solo motivo per cui mi sono messa a scrivere è il voler riuscire a trasmettere al lettore qualche emozione. Mi pare ovvio che vorrei qualche recensione é.è


» Gothic Girl 


Una ragazza. Silenziosa, nel buio dell’alba che stava sbocciando, si alzò dal suo letto, incamminandosi lentamente lungo il corridoio che l’avrebbe portata nel salotto e poi al poggiolo. 
Con lei, solo il suo cuore, il cuore di una gothic girl, pieno di risentimenti e tristezza. Solamente rabbia e dolore, candidamente perfetti, ad attender di coprirla nuovamente. 
Lei, dalle calze a rete e i vestiti scuri, ora guardava il giardino che si estendeva minuto sotto il terrazzo. E mentre lo guardava, i ricordi affioravano alla mente, sempre più veloci, allo spaventoso ritmo delle lacrime che colano lungo le guance, seguendo quelle dannate cose chiamate ricordi. Veloce, il rimasuglio di quel trucco che portava sempre, pesante, a coprirle gli occhi spesso arrossati dal menefreghismo per le regole, dal peso che negli ultimi giorni continuava a portare sulle sue spalle, scese lungo l’eburnea porcellana delle sue gote, lasciando su di esse una linea acquosa, una riga sporca. 
Nello stesso silenzio di quella mattina, che stava albeggiando fuori dalla casa, la giovane si lasciò cadere al suo dolore e alla sua stanchezza sedendosi su una panchina di plastica, che come lei era fatta solo per gli altri e non per se stessa. 

«Uno stridio, quei freni che non reggono le ruote nella loro pazza corsa, la botta e poi il nulla. Nulla a spiegar la scena davanti ai suoi occhi, ai suoi stessi occhi verdi che fissano sbalorditi il mondo che lentamente crolla. Poi il buio, quel buio infinito che continua a inseguirla, se non quando si rintana nei suoi ricordi, nella sua vita sprecata a finger d’essere un’altra. » 

Si piega su stessa ora, poggiando i gomiti sulle gambe magrissime che restano composte nella posizione in cui la ragazza si trova. Veloce, il volto cade sulle mani, quasi fossero state ideate solamente per regger la sua fronte. 

«La sensazione di dissolversi va a scemar con velocità. Forse è tutto finito, si ritrova a pensare. Forse non ho mai sentito quell’auto far stridere i freni. Forse non ho mai visto il corpo inerme di quella persona venir buttato a terra con un colpo sordo. Forse non ho mai creduto di aver assistito alla morte di una persona. Di quella persona, io non posso averla vista morire.» 

Le note di pianoforte, una malinconica melodia, accompagnata dai violini silenti, a racchiudere in un momento solo la realtà. Sgorgano, come le lacrime che continuano a colare lungo le sue guance, mentre vengono cantate in dolci sussurri. Quasi una ninnananna, paiono. A cullar un cuor distrutto, nel petto d’una sedicenne. 

« La chiamata tempestiva di un’ambulanza, le sue sirene spietate a tagliar l’udito di chi non ha occhi che per il ragazzo a terra. Il giorno dopo, al giornale, citarono, con ironico disprezzo: Quel ragazzo, disteso a terra agonizzante, con una Gothic Girl ad abbracciarlo. Non versava lacrime, né pareva preoccupata. Lo stringeva e basta, come un bambola che aveva appena perso il suo orsacchiotto. Senza sentimenti, stringeva al petto un ragazzo morto.» 

'Non è vero', aveva urlato, quando aveva letto quella stupida cronaca, scritta da un stupido giornalista che non aveva neppure una stupida idea di chi fosse lui per lei. Scritta per sottolineare i pregiudizi delle persone, scritta per aver un aumento grazie al suo intervento contro chi non è conformista. 
Un singhiozzo, soffocato tra le mani che le coprivano il viso, nasce, cresce e muore nel giro di pochi istanti, mentre quello che aveva tentato di cancellare ritorna rovinosamente a distruggere l’utopica visione di sé stessa forte e indistruttibile. 

«I medici spostarono a forza la gothic, per raccogliere quel corpo oramai inerme del giovane, scrissero su quel giornale. Lo portarono via, lo nascosero alla vista della ragazza che nel suo silenzio urlava vendetta, urlava dolore e urlava di lui. Cantava nella sua mente un’ode, un addio che mai più, promise, avrebbe pronunciato. Ero la tua bambola. Ero tua e di nessun altro. La mia anima apparteneva a te, e la tua a me. Ora, quale hai portato via, con il tuo ultimo respiro? Non vedrò più come sorridevi. Non vedrò più come mi abbracciavi. Non vedrò più come mi difendevi dalla gente che criticava il mio essere. Non ci sei più a salvarmi, e io dovevo salvare te. » 

Il senso di colpa lancia un lamento, un gemito, che presto si trasforma in un urlo isterico. Perché mi hai abbandonata, perché? Senza risposta, la ragazza ritorna composta, la schiena diritta, mossa soltanto dal respiro affannato e il ventre bagnato da quelle lacrime nere che continuavano a sporcarlo. 

« La corsa all’ospedale, la Gothic Girl che non volevano lasciar entrare, quella che ha chiesto informazioni nel suo abitino nero dai contorni violacei, quella con gli occhi verdi ha guardato una infermiera e ha detto portami da lui o ti ammazzo, quella che ha minacciato l’omicidio ed era intenzionata a commetterlo. Quella che ha estratto un coltello per essere convincente, quella che è stata portata di corsa dal ragazzo in rianimazione accompagnata dall’agitazione dell’infermiera minacciata. » 

Non dovevo, non dovevo. La ragazza si dondola, nel suo dolore, avanti e indietro. Continuano i ricordi, indistruttibili e terribilmente sadici, a lacerarne la dignità e quel che rimane di felice. I gemiti aumentano, sussurri di parole spezzate, indecifrabili nella loro unica verità. Nella bocca impastata dalle lacrime, quella stessa bocca dal rossetto scuro, quella stessa bocca che disse Sei mio, quella bocca che parlò di illusioni e giochi di luce. 

« Lo sguardo allarmato del medico che tentava di rianimarlo, mentre saettava sul coltello che la bambola stringeva in mano. ‘Che cosa succede? Fuori di QUI! Fuori di QUI!’ ’La sedicenne lo guarda, alzando lo sguardo, freddo e terribilmente deciso, freddo e incredibilmente atono. 'Faccia silenzio e rianimi quel ragazzo.' Pazzamente tranquilla, la mente in subbuglio, che non ragionava, nel pronunciar quelle parole. Si voltò, e uscì dalla sala, per non riveder mai neppure una di quelle persona lì presenti.» 

Neppure tu, te ne sei andato, mi hai lasciato in questo mondo schifoso, hai lasciato la tua bambolina, tu non mi vuoi più. Ho visto il tuo ultimo sguardo, ho letto la paura nei tuoi occhi, ho visto l’espressione incredula che hai fatto, mentre sentivi te stesso scappare da me, scappare da questo posto e da questa terra. 

«Il medico chinò il capo, lo sguardo fisso a terra, e lo scosse. ‘lo abbiamo perso.’ La mano della madre a coprir la bocca, crollando a terra, la realtà a sfidarla e ucciderla pubblicamente, senza colpi meschini, uno schiaffo e questa sviene, sviene sul pavimento di pietra gelata di un ospedale che non ha saputo salvar suo figlio. La Gothic Girl capisce, e si allontana, per le strade oramai buie, nell’oscurità della notte e dei suoi occhi, vagabonda silenziosa. Nessuno a chiederle dove sta andando, nessuno a domandar che cosa ci fa là. Su un ponte, proprio dove si erano conosciuti, si siede a terra, pensando a lui. Pensando a quello che ha affrontato per lei. Pensando a ciò che non vedrà mai, a ciò che mai saprà. » 

Le lacrime sembrano smettere di scendere, oramai inutili. A cosa servono, se non c’è più nessuno a raccoglierle? 

«Dopo tre giorni, al funerale. La Gothic Girl , in un vestitino bianco. Un vestito bianco così normale, che mai il ragazzo le ha visto indosso. Bianco sgargiante nel nero funebre, bianco a rovinar la perfetta sintonia dell’oscurità che si muove ambigua nel locale chiuso in cui un prete invita la gente a omaggiar il giovane. Nessuno la guarda, nei suoi contrasti, nel suo trucco a bambolina, nessuno la guarda per non aver paura, per non capir che lei, lei è l’unica a poter parlare di lui. » 

Non ci sei più, non ci sei più a consolarmi, non ci sei più per dirmi che sono perfetta nella mia imperfezione. 

« L’unica, a guardar la bara andarsene sotto terra e non versar lacrime, a sapere che lei non lo scorderà mai. Lei, sola a sapere che lui amava, lui amava qualcuno, e quel qualcuno era una Gothic Girl, capitata per caso nella sua vita mentre fumava una sigaretta. Lui, che da quel giorno ha vissuto con lei, per tre anni, in una classe dove tutti li isolavano.» 

  
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