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Autore: Phoenix_cry    25/09/2010    8 recensioni
Dopo la morte di diversi Vulcaniani Spock incomincia a comportarsi aggressivamente fino a che l'equipaggio comincia ad avere paura del leale Vulcaniano. é presto chiaro che Spock non è l'unico Vulcaniano affetto e ciò che resta della sua specie potrebbe essere in serio pericolo.
Genere: Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Star Trek Series'
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Capitolo 38

Spock non si era aspettato di svegliarsi di nuovo perciò quando successe fu parecchio confuso. Il profondo respiro che prese gli riempì i polmoni di una profumatissima aria calda. Il calore naturale non era qualcosa che poteva essere riprodotto dai sistemi dell’Enterprise. Perciò Spock concluse di essere stato rimosso dalla nave.

Aprendo gli occhi Spock fu salutato da nient’altro che un alone verde. Il sangue che gli aveva macchiato gli occhi si era finalmente diffuso, accecandolo. Chiudendo i suoi occhi ciechi Spock cercò di dare un senso alla sua situazione. Provò a parlare, per chiamare chiunque fosse nelle vicinanze, tuttavia fu incapace di produrre qualsiasi suono. Frustrato graffiò con le unghie la solida superficie sulla quale era disteso.

All’inizio non capì come mai era disteso su un letto di pietra. Pensò che forse la morte era finalmente giunta. Ora doveva scoprire le regole di questa nuova esistenza. Fu solo quando sentì qualcuno sedersi al suo fianco che decise essere illogico supporre che questa fosse la morte. Dopotutto stava ancora lottando per respirare, e tale azione sarebbe stata inutile se fosse morto.

La mano che gentilmente toccò il volto di Spock era Vulcaniana. Lo seppe l’istante in cui lo toccò. C’era una certa energia nel tocco di un Vulcaniano che nessun umano poteva replicare. Quando l’estraneo si avvicinò Spock catturò l’odore di una femmina di età avanzata. Una Sacerdotessa concluse, non poteva essere nient’altro.

Capire di stare affrontando il processo della morte invece che la morte stessa aiutò Spock a riorganizzare i pensieri. Non aveva paura, ma aveva la sensazione che qualcosa fosse terribilmente fuori posto. La Sacerdotessa premette fermamente le dita sulla pelle sotto i suoi occhi e sulle sue tempie. Spock ansimò violentemente, e inarcò la schiena mentre lei incominciava a invadergli la mente.

“Rilassati, Spock.” Disse dolcemente la Sacerdotessa. “Apri la tua mente a me, dimmi tutto ciò che sai così che possa continuare a vivere.”

Forzandosi a cedere al trattamento della Sacerdotessa Spock le permise di incominciare a fondersi ai suoi pensieri. Il processo di connettersi con qualcuno così vicino alla morte era difficile, ed era un compito delicato anche per il più abile Vulcaniano. Quando la Sacerdotessa andò più a fondo nei suoi pensieri Spock fu sopraffatto dal bisogno di combatterla. Anche se mezzo cosciente Spock non dovette sforzarsi molto per scacciare la Sacerdotessa. Capendo di stare fallendo la Sacerdotessa provò di nuovo.

“No…” mormorò debolmente Spock.

“Spock, sto solo cercando di aiutarti.”

Spock non voleva il suo aiuto. Con ciò che rimaneva della sua forza Spock mise le mani sulle spalle della Sacerdotessa e tentò di spingerla via. Non aveva il potere fisico per muoverla, ma lei assecondò il suo desiderio e si sedette. Esausto Spock si concentrò sul continuare a respirare.

Quando la Sacerdotessa si allungò per toccarlo di nuovo Spock si obbligò a spostarsi mettendosi su un fianco per sfuggirle. Il cambio di posizione gli causò una violenta ondata di vertigini. Vomitando rumorosamente macchiò l’altare di pietra di sangue. La Sacerdotessa gli mise una mano sulla spalla per impedirgli di cadere dal bordo e lo fece stendere di nuovo sulla schiena. Boccheggiando pesantemente Spock si prese un momento per ricomporsi.

“Spock, il trasferimento della Katra è possibile solo se lo accetti. La rimozione della tua Katra faciliterà il tuo passaggio.”

“Non desidero essere condotto alla morte.”

“La morte non deve essere temuta, Spock.”

“Non sono spaventato.”

“Il tuo rifiuto del trasferimento della Katra è illogico.”

“Sacerdotessa,” intervenne l’Ambasciatore Tek’tiel “se Spock desidera combattere per la sua vita è suo diritto poterlo fare.”

“Non è logico combattere una battaglia che non si può vincere.”

“C’è una piccola possibilità che sopravviva se lasciato da solo, tuttavia lo sfinimento di un trasferimento di Katra a questo punto lo ucciderebbe.”

“Spock non può più essere salvato dall’arte medica.” Insistette la Sacerdotessa.

“Vero, tuttavia può essere salvato dalle sue capacità rigenerative.”

“Se fallisce i Vulcaniani non potranno mai beneficiare delle sue esperienze.”

“La scelta è sua.” Puntualizzò Tek’tiel.

“La sua volontà di vivere dovrebbe essere incredibilmente forte.”

“Credo che lo sia.”

Spock non aveva prestato attenzione alla conversazione su di lui. Era troppo preoccupato di assicurarsi di continuare a respirare. Spock quasi svenne quando Tek’tiel lo prese fra le braccia e lo sollevò dall’altare. Permise pacificamente all’Ambasciatore di portarlo dovunque volesse.

“Grazie, Ambasciatore.” Sussurrò Spock.

“Come tuo ultimo parente ancora in vita, è mia responsabilità assicurarmi che i tuoi desideri vengano rispettati.”

“Parente?”

“Tuo padre mi ha nominato tuo Bal’lat tempo fa.”

“Logico…”

Ondeggiando fra coscienza e morte Spock rimase zitto ancora una volta. Quando raggiunsero la loro destinazione Spock era a malapena cosciente di dove si trovava. Tek’tiel lo fece distendere su un soffice letto. Una mano delicata prese la sua, e i sensi di Spock furono inondati dal profumo di Nyota. Tentò di aprire gli occhi per poterla guardare, tuttavia, tutto rimase buio. Non avendo abbastanza forza per parlare Spock ascoltò il mondo intorno a lui.

“Ambasciatore,” disse Kirk “cosa è successo?”

“Spock ha deciso di tenere la sua conoscenza e le sue esperienze per sé.”

“Cosa?” Chiese Bones sorpreso. “È davvero la cosa più logica da fare?”

“No.” Rispose sinceramente Tek’tiel. “Tuttavia, se Spock vuole avere una speranza di vivere questo è l’unico cammino.”

“Ma, non stiamo parlando di salvare la sua anima?” Chiese Kirk. “Non è più importante della vita?”

“Non serve il trasferimento della Katra per salvare ‘l’anima’ di qualcuno, Capitano. Semplicemente Vulcano non beneficerà di ciò che ha appreso. Non concordo con la sua decisione, ma la rispetto.”

“C’è niente che possiate fare per lui?” Chiese Nyota con calma accarezzando i capelli di Spock.

“Abbiamo fatto tutto il possibile. Il suo recupero o la sua morte dipendono da lui.”

“Spock?” Disse dolcemente Nyota. “Puoi sentirmi?”

Spock voleva risponderle, tuttavia non era in grado di dire nemmeno se i suoi occhi fossero aperti o meno. Lo sforzo che ci volle per provare a parlare lo fece svenire e tutto scomparve. Il sonno senza sogni che seguì fu interrotto da una strana sensazione di calore che gli pesava sullo stomaco. Fu solo quando Anubis cominciò a fare le fuse che Spock riuscì a tornare nel mondo cosciente.

Il gatto era acciambellato sullo stomaco di Spock a fare le fusa mentre Nyota gli accarezzava il soffice pelo. Il relativo fresco nell’aria fece capire a Spock che era calata la notte. Per quanto ne sapeva potevano essere passati giorni dall’ultima volta che era stato sveglio. Spock cercò di muoversi, ma al suo corpo non interessava collaborare. Intrappolato nella sua stessa carne Spock riuscì ad emettere un leggero gemito. 

“Dottore?” Chiamò dolcemente Nyota.

Spock poté sentire McCoy svegliarsi di soprassalto. Poteva visualizzare il dottore addormentato su una sedia lì vicino dopo una notte di veglia.

“Dottore, i suoi occhi sono di novo aperti.”

“Il tricorder mostra ancora che il suo battito cardiaco è molto al di sotto persino degli standard umani.” Mormorò Bones a sé stesso.

“Non è davvero sveglio, non è così?” Sospirò Nyota.

“Non credo.” Disse Bones gentilmente. “Il modo in cui i suoi occhi si muovono avanti e indietro senza un senso mi fa pensare che sia solo un riflesso.”

“Vorrei che sapesse che sono qui.”

“C’è sempre la possibilità che lo sappia. Qualcosa lo sta tenendo con noi. Personalmente penso che sia tu.”

Spock lottò nuovamente per far loro capire che poteva sentirli. Fu in grado di afferrare debolmente le coperte, ma fu di nuovo scambiato per uno spasmo. L’intero corpo di Nyota si tese quando Spock inarcò leggermente la schiena. Non poteva sapere che diverse volte quello stesso movimento era stato il preludio di un violento attacco.

Nyota mise il palmo della mano sul suo petto per tenerlo fermo in caso il movimento si fosse fatto più violento. Calmato dal suo tocco Spock si rilassò. Dopo qualche minuto di silenzio McCoy si scusò, informando Nyota del fatto che si trovava proprio fuori dalla sala in caso di bisogno. Una volta che il dottore se ne fu andato Nyota si chinò a baciare le immobili labbra di Spock.

“Continua a lottare,” sussurrò Nyota con voce spezzata “ho bisogno che torni da me.”

Riempiendosi i polmoni con la calda aria di Natala Spock riversò tutta la sua forza in un lieve cenno col capo. Non sapeva se Nyota aveva visto il gesto o no perché fu immediatamente afferrato dall’oscurità. Era impossibile valutare il tempo nel mondo fra la vita e la morte. Ritornò in superficie una dozzina di volte senza svegliarsi davvero finchè qualcosa lo portò più vicino al mondo reale. Un liquido freddo che sapeva di sangue annacquato gli scese per la gola.

“Bones,” protestò Kirk “così lo annegherai.”

“Zitto, Jim, sveglierai Uhura. Ha bisogno di dormire.” Sibilò McCoy. “E poi non annegherà, deglutisce convulsamente.”

“Che cos’è?”

“Una soluzione di rame che mi hanno dato i Vulcaniani.” Replicò Bones. “Se avrà la possibilità di rimpiazzare tutto il sangue verde che ha perso ne avrà bisogno.”

“Sono passate due settimane, Bones.” Sospirò Kirk. “Quali sono le possibilità che possa farcela?”

“Non lo so. Se mi avessi chiesto due settimane fa quali erano le possibilità che respirasse ancora da solo dopo tutto questo tempo ti avrei risposto: ‘zero’.” Ammise Bones. “È incredibile, penso che ci sia qualcosa nella calda aria di Natala che permette al suo sistema di continuare a funzionare.”

“Quindi sta migliorando?”

“Beh…non sta peggiorando.”

La prognosi semi ottimistica del dottore fu l’ultima cosa che Spock riuscì a captare della conversazione dei suoi amici. Affondando nelle profondità della sua stessa mente il precedente sonno senza sogni di Spock si trasformò in caotici incubi. Temeva che gli incubi fossero il diretto risultato dei Vulcaniani che cercavano di contattare la sua mente. Spock combatté queste invasioni fino alla morte.

Durante un sogno particolarmente sanguinoso Spock fu svegliato da un freddo contatto sulla fronte. Uhura gli stava passando un panno freddo sulla fronte per cercare di abbassargli la febbre. Delirante Spock tentò di parlare, ma persino alle sue orecchie arrivò qualcosa di poco superiore ad un incoerente balbettio.

“Mi dispiace, Uhura.” Disse dolcemente la voce di Tek’tiel. “Spock non vuole che nessuno tocchi la sua mente. Non mi permetterà di aiutarlo.”

“Grazie di aver provato.”

“Devi dormire, Uhura. La tua stessa saluta è in pericolo.”

Sentire che anche Nyota stava soffrendo fece nascere la paura nel cuore di Spock facendogli perdere il contatto con la realtà. Svegliandosi di nuovo sentì di dover essere in grado di parlare. Mentre la sua forza ritornava la sua frustrazione diventava più palpabile. Lottare per il controllo gli dava solo l’impressione di stare cadendo nell’irrequietezza. Incapace di fare qualcosa per il suo malato marito Nyota cominciò a cantare per cercare di calmarlo.

Le orecchie di Spock captarono il suono dell’antica ninna nanna Vulcaniana e si calmò per poter apprezzare la sua bellezza. La dolce voce di Nyota era satura di emozioni mentre continuava a cantare per il suo pubblico che forse non poteva nemmeno sentirla. Mentre si avvicinava alla fine della canzone si chinò a baciargli la fronte dolcemente.

“Non so se capisci ciò che dico, ma so che ti rilassi quando canto.” Disse Nyota. “Tutti continuano a dirmi che potresti non svegliarti, che potresti rimanere così per anni. Se le tue uniche scelte sono rimanere così o morire…voglio solo che tu sappia che non ti biasimo se sceglierai la morte.”

Il cuore di Spock si spezzò mentre sentiva Uhura che cominciava a piangere dolorosamente. Aprendo gli occhi Spock scoprì che al posto della cortina verde vedeva ora sagome scure. Uhura era così abituata a vederlo aprire gli occhi che non notò il cambiamento nella sua attenzione. Si stese al suo fianco e si accoccolò contro di lui.

“Non voglio perderti,” piagnucolò Nyota “ma non voglio che tu ti aggrappi ad un’esistenza dolorosa per me.”

Uhura continuò a piangere fino ad addormentarsi. Spock chiuse di nuovo gli occhi e ascoltò il suo respiro. Cercando un modo per controllare il suo io fisico Spock lavorò per far corrispondere il suo respiro a quello di Nyota. La calda aria di Natala dava una bella sensazione mentre gli arrivava nei polmoni. Uhura aveva espresso preoccupazione per il suo dolore, ma durante questi brevi momenti di coscienza sentiva una certa pace. Le voci dei morti non gli sussurravano più. Le incontrollabili emozioni non minacciavano più di dilaniargli la mente.

Mentre Spock diminuiva ancora di più il suo respiro per renderlo uguale a quello della sua amata venne di nuovo sopraffatto dal sonno. Gli incubi erano diminuiti rendendogli più facile riacquistare le forze. Ogni tanto sentiva la puntura della siringa di McCoy, ma per la maggior parte spettava a lui riparare il suo sangue avvelenato. Non sapeva se stava riuscendo nel suo intento. Tuttavia, una voce forte lo portò più vicino alla superficie di quanto fosse mai successo in precedenza.

“Jim, mi dispiace di averci messo così tanto ad arrivare. I Romulani stanno urlando come dei forsennati contro una nuovo colonia umana vicino al loro Impero.”

“Capisco, Ammiraglio.”

“Come sta Spock?” Chiese Pike. “Ho diverse medaglie da dargli, preferirei non fossero postume.”

“È difficile dirlo, Signore.” Replicò Bones. “Ogni volta che un Vulcaniano prova a contattare la sua mente Spock combatte, e finisce con l’avere un attacco. La maggior parte dei suoi movimenti sembrano essere dei riflessi.”

“Sembra che gli piaccia quando Anubis fa le fusa.” Notò Nyota.

“Spock,” Pike parlò con fermezza direttamente al Vulcaniano “l’Enterprise ha bisogno del suo Primo Ufficiale…è un ordine, Comandante.”

Spock sentì di dover essere in grado di rispondere, che dopo anni passati a seguire ordini diretti la cosa dovesse essere diventata una seconda natura. Pike accarezzò la mano di Spock. La lieve scossa elettrica dovuta all’utilizzo di Pike della sedia a rotelle che passò a Spock gli diede una leggera scossa. La lieve fitta di dolore era esattamente quello di cui Spock aveva bisogno per emergere nel mondo reale.

“Sì, Signore…”

“Spock?” Sobbalzarono tutti.

Anche se non riusciva a parlare ancora Spock forzò i suoi occhi ad aprirsi e focalizzarsi nonostante l’intensa luce del mattino di Natala. Uhura praticamente gli si avventò addosso ingaggiandolo in un bacio appassionato al quale riuscì a rispondere in qualche modo. Quando lo rilasciò vi era ancora traccia di un sorriso sul suo volto.

Spock si guardò intorno per la stanza aperta sul muro più distante su un largo patio che dava sul secco paesaggio di Natala. Kirk e Bones avevano lo stesso sguardo scioccato in viso, ma Pike e Nyota lo guardavano come se si fossero aspettati la sua reazione. Nyota gli mise le mani su entrambi i lati del volto e sorrise smagliante.

“Spock, sei davvero sveglio?” Chiese Uhura disperatamente.

“Sì.” Sussurrò Spock.

“Dannazione, Spock,” ridacchiò Kirk “hai una vaga idea di quanto ci hai fatto preoccupare?”

“La preoccupazione è illogica…non cambia niente.”

“Spock…sei davvero tornato.” Si illuminò Bones.

Ancora incredibilmente debole Spock chiuse gli occhi e si permise di addormentarsi. I giorni seguenti furono pieni di conquiste per la sua salute. Ora che riusciva a stare seduto per un breve periodo di tempo divenne sempre più impaziente di tornare a lavoro. McCoy aveva reso chiaro che Spock aveva bisogno di almeno un mese per recuperare le forze, ma lui sentiva che due settimane sarebbero state più che sufficienti.

Seduto a letto Spock si stava godendo una tazza di tè Vulcaniano con Nyota. Il suo ventre si faceva più pronunciato con il crescere della piccola vita dentro di lei. Quando finirono la bevanda calda vi fu un colpo all’arcata che conduceva nella stanza. Spock alzò lo sguardo e vide Kirk sulla soglia della porta.

“Posso entrare?”

“Certo.” Replicò Spock.

Spock notò che nonostante fosse stato invitato Kirk esitò. Il Capitano era diventato incredibilmente calmo in presenza di Spock mentre la sua salute migliorava. Anche Nyota aveva cominciato a notare il cambiamento in lui. Uscendo dal letto Nyota baciò Spock sulla guancia.

“Vi lascio.” Annunciò Uhura.

Spock annuì. Uhura guardò tristemente Kirk prima di lasciare la stanza. Kirk si avvicinò alla sponda del letto e fissò il pavimento per un momento. Spock scelse di non parlare.

“Allora…” Disse Kirk con un po’ di imbarazzo. “Sembra che il Trilitio non abbia solo fermato il sole di Vulcano, ma anche calmato gli spiriti Vulcaniani. Nessun altro si è ammalato, e la maggior parte delle vittime sono guarite.” 

“Sono di nuovo in controllo delle mie emozioni.”

Il silenzio scese nuovamente nella stanza. Spock attese che il Capitano tirasse fuori il vero motivo della sua venuta. Sospirando pesantemente Kirk si sedette sul bordo del letto. Spock continuò a guardarlo in silenzio.

“Spock…perché non hai permesso ai Vulcaniani di prendere la tua Katra?”

“Per lo stesso motivo per il quale ho rifiutato che i Vulcaniani toccassero la mia mente durante il mio recupero.” Replicò Spock.

“Spock…”

“Ho promesso di mantenere il suo patto con i Romulani un segreto. Permettere alla Sacerdotessa di entrare nella mia mente sarebbe stato come tradirla ai Vulcaniani. Avrebbero immediatamente informato la Federazione delle sue condizioni.”

“Non avresti dovuto rischiare così tanto per coprirmi. Il patto è stato un mio errore, non tuo.”

“Entrambi abbiamo fatto l’unica scelta possibile.”

“Immagino che dovremo semplicemente affrontarne le conseguenze con il tempo.” Kirk sorrise tristemente.

“Tale è la natura del futuro.”

“Almeno avrò te a guidarmi.”

“Sempre, Capitano.”

 

E questa è la fine amici miei! Vi ringrazio infinitamente per tutti i vostri commenti, per aver letto ogni capitolo anche senza commentare, per i suggerimenti che mi avete dato permettendomi quindi di migliorare la mia traduzione, insomma vi ringrazio di tutto!^^

Ma non disperate perché la vostra Martina sta già traducendo il seguito di questa storia! A tal proposito ho da farvi una domanda: preferite che inizi a postare subito i capitoli del seguito però una sola volta alla settimana oppure preferite aspettare un po’ per avere due appuntamenti settimanali come ho fatto con questa storia?

Ringrazio specialmente: Persefone Fuxia, Lady Amber, Thiliol, Cassandra, Domino, Soarez, Buendia, Clopina, Daniela Piton, Data81, Fange69, Sab182, Rayne, Cristie, Fatanera, Toru85

  
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