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Autore: Yukino    26/09/2010    3 recensioni
Questa storia è una specie di seguito di Break me down, i protagonisti sono loro ma è completamente slegata e comprensibilissima anche da chi non ha letto la prima shot.
Riccardo ha un feeling particolare con il nuovo allenatore e ciò scatena le ire di Cristian. Il ragazzino riuscirà ad andare oltre le sue manie omicide per capire cosa succede davvero a Riccardo?
"“Ma che hai? Ancora quella storia dell’allenatore?” Cristian si limita a fissarlo, fissa gli occhi azzurri che scintillano vagamente divertiti dalla scena a cui sta assistendo, vede quelle labbra sottili che milioni di volte ha divorato di baci, vede quei capelli biondi in cui adora perdersi, per poi ritrovarsi sulla nuca o sulla schiena, e percorrerla tutta con la punta delle dita, fino ad arrivare ai glutei. Vede tutte queste cose e vorrebbe solo prendere una tanica di benzina e un accendino e dargli fuoco. "
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La cura'
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NEW DIVIDE

Give me reason
to fill this hole
connect the space between
Let it be enough to reach the truth that lies
Across this new divide *
(Linkin Park)


Il sole autunnale muore lentamente regalando una luce bassa e soffusa, che illumina le cose lentamente, a poco a poco, quasi volesse abituarci alla sua assenza dolcemente, senza farci male. E’ l’ultimo regalo prima della notte, l’ultimo regalo che ci lascia incastrato nell’anima per ricordarci sempre che lui tornerà, è uno spettacolo di colori che Cristian si ferma a guardare troppo poco spesso.
Non ne ha certo il tempo, lui deve correre, allenarsi, divertirsi, vivere insomma, il suo primo pensiero a quell’ora di solito non è guardare il tramonto ma stare con Riccardo. Certo se si degnasse di uscire da quei cazzo di spogliatoio sarebbe anche più facile stare con lui, invece che farsi venire in mente riflessioni pseudo-esistenziali sul sole che muore. Sospira spazientito, tirando fuori una sigaretta dal pacchetto che tiene nella tasca dei jeans e accendendosela, non fuma spesso, anzi quasi mai, ma quando è nervoso non c’è altro rimedio per imporsi di calmarsi e non andare a spaccare la faccia a nessuno. E in quel momento è decisamente nervoso. E’ entrato negli spogliatoi per cambiarsi che Riccardo ancora parlottava col Mister in un angolo del campo e sebbene abbia cercato di metterci più tempo possibile, -Dio, mai una doccia è stata così incredibilmente chilometrica cazzo!- a un certo punto i suoi compagni hanno cominciato a guardarlo strano, chiedendogli se aveva sviluppato una strana forma di ritardo mentale che si rifletteva nei movimenti rallentati, e a quel punto aveva dovuto sbrigarsi e uscire. Non poteva certo far capire così smaccatamente a tutti che stava aspettando Riccardo e che era anche piuttosto irritato dal fatto che ancora non si era visto entrare in spogliatoio.
I suoi compagni sanno perché hanno intuito ma dirlo chiaramente è un’altra cosa e non è certo che Riccardo lo voglia, è particolarmente criptico riguardo il discorso e quindi lui non si è azzardato a dirlo a nessuno, anche se per lui tenere nascosta una qualsiasi cosa è praticamente un impresa impossibile.
Ma che cazzo avranno da parlare ancora non so pensa stizzito, gettando la sigaretta ormai terminata. E’ quasi tentato di avviarsi a casa sua da solo, anzi lo farebbe sicuramente ma si è messo in testa di vedere quanto tempo ci mette prima di raggiungerlo.
Non che sia geloso, lui non è mica una donnicciola isterica che da di matto ogni volta che il suo uomo parla con qualcun altro, assolutamente no! La sua è solo una curiosità naturale che si nutre di una base scientifica- calcolatrice che lo spinge a cronometrare il tempo che il suo uomo ci impiega a ricordarsi di lui.
Cazzo è geloso da morire.
Merda.
Tira un calcio a un sasso abbastanza grosso, vorrebbe farlo rimbalzare ma qualcosa lo distrae. Finalmente Riccardo è uscito e lui si affretta a guardare l’orologio, solo 40 minuti. Beh dall’ultima volta è migliorato, la settimana prima era arrivato al record di un un’ora abbondante. E siccome lui è superiore a queste cose, è un ragazzo maturo dopotutto, anzi no un uomo maturo, non gli farà pesare assolutamente il ritardo.
“Io vorrei sapere dove cazzo sei stato, ti sei tolto la pelle molecola per molecola per poi sfregarla diligentemente con uno spazzolino da denti?”
E ‘fanculo anche all’uomo maturo, in quel momento fare il ragazzino isterico gli da un enorme soddisfazione, quindi si comporta esattamente in quel modo.
Riccardo lo guarda senza espressioni particolari e parla atono: “ Potevi andare intanto”.
Ecco.
In quel momento gli toglierebbe quell’espressione idiota dalla faccia a suon di pugni.
“Non pensavo mi aspettassi, hai pur le chiavi”
E insiste! Pensa furioso, prima che il suo cervello realizzi che, sì, sta davvero dicendo quello che gli sembra stia dicendo, e questa cosa lo fa incazzare da morire.
“Ricki, ti sembro un idiota? No perché so che a volte lo sembro, ma non mi sono mai ritenuto tale” chiede con un tono estremamente serio, sta cercando di trattenersi il più possibile perché sa che Riccardo non lo sta facendo apposta, lui davvero non capisce perché si è arrabbiato così.
“No non lo sembri” risponde sullo stesso tono, una nota interrogativa chiaramente presente.
“Bene, ne sono felice, perché in questo momento ho sul serio voglia di spaccarti la faccia, e non vorrei che tu lo ritenessi un gesto da ragazzino idiota”
Riccardo aggrotta le sopracciglia e si passa distratto una mano fra i capelli biondi, ancora bagnati dalla doccia.
Non è così stupido da pensare che lo tradisca con il nuovo allenatore, sa che Riccardo a lui ci tiene e non lo farebbe mai, il punto non è questo. Il fatto è che ogni sera si fermano a parlare ore e ore e il mister lo guarda come se si ritrovasse davanti una torta Sacher piena di cioccolato da leccare a volontà. Ma Riccardo in queste cose è un tonto pazzesco, ci ha messo mesi prima di rendersi conto che Cristian gli moriva praticamente dietro, quindi figurarsi se se ne accorge.
Ma il punto non è ancora un volta questo.
Il punto è che lui gliel’ha detto quella trentina di volte, che l’allenatore vorrebbe divorarselo pezzo per pezzo, e che quei ghigni ironici e quell’aria affascinante che sfodera in sua presenza sono solo armi subdole per approfittarsi di lui, ma ogni volta Riccardo si mette a ridere, o dice che starà attento alla sua virtù in quel caso, o addirittura gli dice di non fare il visionario.
A lui

E allora a quel punto sì che Cristian si arrabbia, e si arrabbia tanto che una manticora impazzita al confronto sembra stia facendo le fusa. Perché un conto è essere ciechi riguardo queste cose, un conto è non credere al suo ragazzo che a queste cose non è cieco per niente. Se non altro per amor suo dovrebbe sforzarsi di non farlo aspettare ore per parlare con lui, o evitare di lasciare che l’allenatore gli posi una mano sul braccio con quell’aria da ruffiano d’altri tempi, perché Riccardo è suo, ogni parte del suo corpo è sua, anche le unghie dei piedi o i peli sui capezzoli!
“Ma che hai? Ancora quella storia dell’allenatore?” Cristian si limita a fissarlo, fissa gli occhi azzurri che scintillano vagamente divertiti dalla scena a cui sta assistendo, vede quelle labbra sottili che milioni di volte ha divorato di baci, vede quei capelli biondi in cui adora perdersi, per poi ritrovarsi sulla nuca o sulla schiena, e percorrerla tutta con la punta delle dita, fino ad arrivare ai glutei. Vede tutte queste cose e vorrebbe solo prendere una tanica di benzina e un accendino e dargli fuoco.
“Non è davvero possibile che tu sia così idiota da non rendertene conto” dice poi, cercando ancora di trattenersi, sa che arrabbiarsi con Riccardo è controproducente, perché lui si limiterebbe a fissarlo come se si trovasse davanti un essere strano proveniente da un altro mondo, senza capire affatto perché si comporta così o perché si sente così.
“Io sarò idiota ma non ti sopporto quando fai così, calmati perché sembri una checca isterica” Cristian lo guarda sgranando gli occhi, non è davvero possibile che gli abbia detto una cosa del genere, Riccardo non si è mai rivolto a lui usando quelle parole o quel tono.
“Eh?” è l’unica cosa che riesce a buttare fuori, mentre lo guarda con i suoi grandi occhi scuri e spera ardentemente che si rimangi tutto, che si scusi e che ammetta che lui ha ragione e la chiudano lì.
Cosa assurda ovviamente. Riccardo sarà un po’ tonto  riguardo queste cose, ma è caparbio da morire, una volta messa in testa una cosa non lo schiodi più e se si è messo in testa che Cristian è un visionario niente lo farà cambiare idea.
“Mi piacerebbe che tu la piantassi di insinuare cose del genere sul nuovo allenatore, è una persona in gamba e mi sta aiutando molto, per delle cose” una persona matura probabilmente a questo punto gli chiederebbe di cosa si tratta e si mostrerebbe gentile e premuroso. Ma se per comportarsi da persona matura deve fare una cosa del genere allora si comporterà da ragazzino. Perché lui non è intenzionato a farsi prendere per il culo, non in quel modo almeno.
“Delle cose Riccardo? Puoi essere più specifico?E per specifico intendo spiegare nei dettagli perché ne avresti parlato con lui prima che con me” ok. Ora è pronto ad ammettere che la sua voce ha assunto un tono vagamente isterico, ma non si sta comportando da checca, assolutamente. Quando si accorge di sbattere un piede a terra nervosamente smette immediatamente, ma non abbastanza in fretta. Riccardo se ne accorge e gli lancia un occhiata significativa.
“Non ti spiegherò un bel nulla finché continuerai a comportarti in questo modo Cris, non ho tempo per i ragazzini isterici, ho problemi più importanti adesso” detto con tanto di occhiata sprezzante e alzata di mento altrettanto sprezzante, quasi stia indicando un insetto particolarmente brutto.
No cioè.
A quel punto Cristian è davvero pronto a spaccargli la faccia e non per modo di dire.
Parte veloce, ha sempre avuto degli ottimi riflessi e un ottimo scatto, è impossibile per chiunque riuscire a stargli dietro, Riccardo compreso. Fa partire il destro e lo centra in piena faccia, sullo zigomo per la precisione, lo schiocco che produce la sua nocca contro l’osso è musica alle orecchie del ragazzo e il sorriso che gli si stampa in volto è quanto di più soddisfatto ci possa essere. Erano settimane che desiderava farlo, da quando il nuovo allenatore ha cominciato a fermarsi con lui dopo gli allenamenti per parlare.
Riccardo non ha il tempo di fare nulla, solo portarsi la mano alla faccia incredulo e pensare che forse ha davvero esagerato questa volta, che Cristian stringe le labbra e sibila: “E allora vaffanculo. Fottiti, anzi fottetevi insieme e non rompetemi più i coglioni” e raccogliendo il suo borsone si volta e se ne va, non corre perché lui non è una ragazzina, mantiene una camminata dignitosa, forse un po’ veloce d’accordo, ma assolutamente dignitosa. Tanto Riccardo non può mica vedere le lacrime che gli scorrono sulle guancie.
Non sa davvero dove andare, a casa non se ne parla, adora i suoi genitori e le sue sorelle ma se lo vedono tornare a casa in quello stato lo sommergerebbero di domande di ogni tipo e lui non vuole parlare ora come ora, non ne ha proprio la forza. Sa che la sua storia con Riccardo non è finita, che Riccardo lo ama ancora e tutto il resto, non è così ragazzina da farsi venire tutti questi dubbi esistenziali, ma comunque la sua risposta lo ha un po’ lacerato dentro.
Un conto è sapere che ci sono dieci anni di differenza e che Riccardo è un uomo maturo che ha bisogno di alcune certezze e di una persona matura a fianco, un conto è sapere che Riccardo non lo considera un compagno degno a cui confidare problemi e dubbi, preferendo il nuovo allenatore maniaco. Sa di essere un ragazzino per certi versi, ma questo non ha mai impedito a Riccardo di aprirsi con lui, come quando ha giocato contro la sua vecchia squadra e poi si sono messi assieme, o come quando si è preso uno strappo muscolare ed era nervoso e depresso perché aveva paura fosse qualcosa di più grave.
E’ una persona chiusa che non racconta mai i fatti suoi o i suoi dubbi facilmente, prima di aprirsi ci vuole tempo e fiducia, e anche quando la fiducia è presente in ogni caso per tirargli fuori qualcosa Cristian deve armarsi di pazienza e di quel suo intuito che gli fa sempre capire se Riccardo ha qualcosa che non va, e che lo indirizza nella direzione corretta per scoprire cosa sia. Ma non si è mai lamentato di questo, sa che è fatto così e non lo fa perché lo ama meno di lui o non lo considera degno, semplicemente è il suo carattere e lui lo ama anche per questo, per questo suo essere così chiuso, criptico e all’apparenza freddo, mentre invece è una persona sensibile che va avanti per la sua strada ma che al contempo si pone mille dubbi su quanto sia giusto farlo e sulle persone che si lascia indietro. E’ un misto di fragilità e forza che Cristian ha trovato incantevole fin dal primo giorno, ama le persone che si pongono dubbi perché vuol dire che sono persone che pensano in profondità alle cose, che non si lasciano abbagliare dall’oro ma scavano fino a trovare il nero in ogni cosa e una volta che l’hanno trovano scavano ancora, perché grattando via il nucleo nero delle cose dall’altra parte l’oro torna a splendere ancora più brillante.
Ama ogni cosa di lui ma non gli è mai venuto in mente il pensiero che per Riccardo non è così, che forse non lo considera abbastanza maturo e alla sua altezza per sapere davvero tutto di lui, che ci sono alcune cose che non tace a lui per via del suo carattere come ha sempre pensato, ma tace a lui perché non saprebbe sostenerlo e consigliarlo e quindi ne parla con altre persone. E’ questo che lo ferisce in fondo, lui non vuole essere un peso e non pensa di esserlo, ci sono alcune cose che non può capire perché non ha la stessa esperienza di Riccardo, ci sono cose che non è ancora arrivato a comprendere nella vita, ma è sempre stato convinto che tutto questo potesse essere risolto contrapponendo all’inesperienza la passione e la vitalità, la voglia di riflettere sulle cose assieme e la capacità di mettersi in discussione. Aveva sempre pensato che queste sue caratteristiche per Riccardo fossero sufficienti a bilanciare le cose e ora scoprire che non è così lo ferisce in un posto  profondo e segreto tanto da non riuscire a trattenere le lacrime e a smettere di vagare come un coglione senza meta.

La testa appoggiata a una mano e l’altra che rigira pigramente il contenuto del bicchiere, Cristian non ha davvero voglia di ubriacarsi, è una cosa stupida e poi non saprebbe come tornare a casa, è venuto con Riccardo agli allenamenti e casa sua è piuttosto lontana.
E farsi a piedi tutta la strada già è una bella camminata, farsela ubriaco è praticamente impossibile. Quindi questo è il primo drink che ha ordinato e fino adesso ne ha sorseggiato solo metà, guardando indifferente la poca gente nel locale che parla o si muove appena a tempo di musica. Un dj sta mettendo su musica degli anni 90, musica che lui ricorda appena e solo perché quando era piccolo sua sorella grande la metteva su per poi ballare mezza nuda per casa cantando come una pazza.
Sono cose che restano impresse.
Una bottiglia verde gli appare davanti e una mano aggraziata gliene versa il contenuto nel bicchiere, riempiendolo nuovamente.
“Jacky sono abbastanza sicuro che non ci vada la vodka alla menta nel Mojito.” commenta divertito, guardando la barista che sorride e si stringe nelle spalle, i capelli biondo scuro sparati in alto in mille direzioni diverse e il piercing al labbro che luccica sotto la luce fievole del locale.
“E’ il mio ingrediente segreto” risponde lei, fissandolo con i suoi grandi occhi verdi, sicuramente ha capito che qualcosa non va, Jacky lo conosce abbastanza bene da sapere quando è il caso di correggergli il cocktail con qualcosa di più forte.
Ha sempre lavorato in quel locale e hanno cominciato a parlare quando una tizia aveva chiesto qualcosa in inglese e lei, non capendo assolutamente niente di inglese, l’aveva guardato supplichevole chiedendogli implicitamente aiuto per tradurre.
Da quel giorno ogni volta che va lì da solo si siede al bancone e la guarda lavorare, se è di buon umore ridono e scherzano assieme, passando così il tempo, se è di cattivo umore si limita a guardarla lavorare. I suoi movimenti precisi e veloci, le sue acrobazie con il ghiaccio o le bottiglie anche quando i clienti l’assalgono e lei non ha il tempo nemmeno di respirare, lo incantano e lo rasserenano sempre.
Anche questa volta è così, solo che oggi il locale non è ancora così pieno, è piuttosto presto e la gente arriverà molto più tardi.
“Hai la faccia di uno che ha bisogno di litri del mio ingrediente segreto, non solo di una parte” dice lei guardandolo furba, posando i gomiti sul bancone e appoggiando il mento alle mani incrociate.
“Sai che non posso, altrimenti domani quello stronzo mi mette fuori squadra sicuro” borbotta sottovoce, si è calcato un cappellino in testa e si è alzato il bavero della semplice camicia bianca che indossa, spera di non essere riconosciuto, non ha nessuna voglia di stare dietro ai suoi fan proprio stasera.
“Non ha ancora chiamato eh?” constata sorridendo, lei è lontana da tutto il casino che gira attorno al suo mondo, è solo una barista di un locale sconosciuto nella periferia della città, si fida di lei, per quello si è concesso il lusso di raccontarle la sua storia con Riccardo, è praticamente l’unica ad esserne a conoscenza sebbene le sue sorelle sospettino qualcosa. Non le ha detto quello che è successo ma a lei c’è voluto poco per capirlo, è da solo, triste, gli occhi gonfi e rossi e occhieggia il cellulare ogni mezzo secondo.
“No” sospira lui, non vuole davvero parlarne ma è anche consapevole che forse invece ne ha un bisogno pazzesco e finché non lo farà il dubbio di non essere davvero abbastanza maturo per stare accanto a Riccardo continuerà a macinarlo.
“Dopo due settimane in cui era sfuggente come una biscia e in cui si fermava a parlare ore con il nuovo allenatore, ho scoperto che ha dei problemi e ne sta parlando con lui. Perché io sono troppo ragazzino barra checca isterica, per parlarne con me” la ragazza lo guarda intensamente per poi alzare la testa dalle mani e incrociare le braccia sotto il seno.
“Cioè, ti ha detto proprio così? Queste sono state le esatte parole?” chiede sospettosa, Cristian distoglie lo sguardo e borbotta: “Più o meno” afferrando il mojito e bevendo un lungo sorso dalla cannuccia rosa shocking che lei gli ha dato. Si sente un po’ meglio a parlarne, ma continua a guardare il cellulare, sa che Riccardo sa che sicuramente lui è in giro a ubriacarsi, perché diavolo non chiama? Lo conosce porca miseria, perché Cristian con lui si è sempre mostrato senza nessuna maschera, esattamente per com’è, non ha mai avuto paura a mostrargli ogni parte di sé e si è sempre confidato con lui per ogni cosa.
Si sfrega gli occhi con la mano, basta piangere cazzo, se lo vuole sa dove trovarlo e se non lo vuole ‘fanculo, si vede che non ci tiene abbastanza.
“Non è che per caso ti ha detto che ora lui ha problemi importanti e che gli piacerebbe parlarne con te se solo tu non ti comportassi da ragazzino barra checca isterica?” Cristian alza lo sguardo dal bicchiere guardandola con gli occhi sbarrati, no non aveva detto così vero?
“Tu non sei tipo da farsi paranoie o comportarsi in questo modo. C’è qualcos’altro dietro Cris, ti conviene scoprirlo in fretta perché Riccardo non mi sembra un tipo molto intuitivo e se non glielo spieghi per bene, che cos’è che hai esattamente, lui non lo capirà mai” poi un altro cliente la chiama e lei si allontana senza smettere di guardarlo intensamente, gli piace per questo Jacky, non ha peli sulla lingua e se deve dire qualcosa non si fa problemi a costo di sembrare sgarbata.
Davvero c’è qualcos’altro dietro il suo atteggiamento e il suo stare male? Lei ha ragione, non è il tipo da pensieri simili o da paranoie inutili, vive la vita un po’ come viene, cercando di divertirsi il più possibile nel frattempo, esattamente come Jacky, per questo vanno tanto d’accordo. Ma forse, riflette mordendosi le labbra, forse non è davvero Riccardo a non considerarlo degno di parlargli, forse semplicemente lui non lo è davvero. O non degno, quanto maturo.
Forse davvero nel caso dei problemi che stanno tormentando Riccardo, lui non può fare nulla e parlargliene servirebbe solo a preoccuparlo e allora tenta di risolverli da solo, non per mancanza di fiducia o perché non lo ritiene maturo, ma perché starebbe male con lui e Riccardo non lo vuole perché lo ama e ha sempre avuto il dannatissimo vizio di proteggerlo dalle cose che ritiene possano fargli male. Chiude gli occhi sospirando, forse ha fatto davvero una cazzata mettendosi con lui perché dieci anni di differenza non sono pochi e hanno esigenze diverse, tempi diversi, modi diversi, non si potranno mai capire davvero fino in fondo.
Ha già portato la mano al cellulare per chiamarlo e scusarsi, ma poi la ritrae. Forse è meglio così, forse è meglio rendersi conto che Riccardo non può parlare con lui di ogni cosa, perché Cristian non può capirlo davvero, nessuno può capire davvero gli altri ma per loro è ancora più difficile. Quindi è inutile chiamarlo per scusarsi perché lui non si deve certo scusare di essere giovane o di essere così com’è, lui non deve chiedere scusa a nessuno del suo modo di essere o di avere vent’anni o di amarlo così tanto da andare in confusione e non capire le cose immediatamente.
Non si deve scusare per le sue paure o per la sua possessività, non si deve scusare per il suo voler sempre essere un sostegno, non si deve scusare di essere così schifosamente felice al suo fianco, non si deve scusare per i regali che a volte gli lascia nel cuscino al suo posto quando si sveglia prima e va ad allenarsi, non si deve scusare della colazione che prepara e gli porta a letto quando torna dal suo allentamento mattutino, non si deve scusare dei suoi picchi isterici quando la situazione diventa complicata o delle sue urla ingiustificate quando non riesce a capirlo.
Non si deve scusare con lui per essere così com’è.
E la cosa che lo fa commuovere e lo fa sentire una merda allo stesso tempo è la consapevolezza che Riccardo le sue scuse non le vuole nemmeno, ne è sicuro.
Poi vede Jacky sbracciarsi in direzione della porta e appena si volta per vedere chi è che ha attirato la sua attenzione in modo così plateale resta per un attimo congelato a fissare la porta.
Lì, richiamato in direttissima dai suoi pensieri, c’è Riccardo che guarda stralunato la ragazza sbracciarsi e sorridergli e Cristian al banco con gli occhi lucidi e così gonfi da dare l’impressione che qualcuno lo abbia appena pestato.
Si siede accanto a lui con un sospiro, non si azzarda a sfiorarlo perché anche se il locale è praticamente deserto, comunque qualche persona al bancone è presente e li guarda aggrottando la fronte e cercando di ricordare dove li ha visti, non è caso anche di dare spettacolo.
Anche se Cristian darebbe una gamba per abbracciarlo e posargli la testa sulla spalla stringendosi a lui così forte da non capire dove cominci uno e finisca l’altro.
“Che bevi?” chiede Jacky col suo solito tono spiccio, alla risposta di Riccardo: “Acqua” la ragazza rivolge uno sguardo di intesa a Cristian che sogghigna e si allontana, poi chiede ad alta voce: “Serviamo acqua in questo locale?” Cristian ride e poi risponde: “No!” in una chiara citazione del film cult per Jacky e Cristian: ‘le ragazze del Coyote Ugly’. A quelle parole Jacky afferra la spina che usa per versare l’acqua, la coca cola e il vino bianco, la punta verso Riccardo e apre l’acqua, mettendoci un dito davanti per far si che schizzi ancora più forte. Riccardo si ritrova a boccheggiare sotto il getto, completamente fradicio e sentendo in sottofondo le risate di Jacky e del suo supposto ragazzo. Appena il getto smette li guarda increduli, i pochi clienti che ci sono li fissano con tanto d’occhi, Cristian si è avvicinato a lui e si morde le labbra per non ridere ancora, Jacky gli punta un dito contro guardandolo truce: “Questo per aver fatto piangere il piccolo!” esclama con tono fintamente minaccioso, poi afferra un paio di chiavi da dietro la cassa e le lancia a Cristian “Portalo su ad asciugarsi” con l’ennesimo sguardo d’intesa. Riccardo li guarda ancora instupidito, non si è reso conto di cosa è successo e della macchinazione che hanno messo su quei due novelli Machiavelli per farli salire senza destare sospetti.
Cristian lo afferra per un braccio e lo porta sul retro del locale, mentre il suo uomo borbotta “Ma voi siete pericolosi! E poi manicomio è scritto solo per fuori eh? Chi ha detto che Basaglia è stato un benefattore?” e altre frasi di questo tipo.  
L’appartamento non è davvero la casa di nessuno, il proprietario del locale lo usa per cambiarsi quando va in palestra e da libero accesso ai dipendenti per ogni evenienza. Quando qualcuno ha problemi di qualunque tipo va li è ci passa un paio di notti, quindi tutti i dipendenti hanno le chiavi e Jacky ha dato via libera a loro due.
Appena entrano chiudono a chiave la porta e Cristian abbassa lo sguardo afferrando il bordo della maglia e sollevandola lentamente, posando poi i palmi delle mani sui fianchi e sulla schiena, facendoli scorrere verso l’alto per poter afferrare più pelle possibile, è fredda e bagnata ma non gliene importa poi molto, anzi, ha l’insano istinto di baciargli ogni vertebra, ogni centimetro di pelle, le scapole, il collo, la nuca. Ha l’insano desiderio di fondersi con lui perché forse non si capiranno mai fino in fondo ma non importa davvero, continueranno a tentare, continueranno ad amarsi, continueranno a provare a diventare un cosa sola. Gliela sfila da sopra la testa e sorride quando i capelli biondi si scompigliano e poi ricadono pesanti sulle spalle, lasciando gocce d’acqua in giro per l’appartamento.
“Ti ho cercato in ogni angolo di questa fottuta città” sussurra Riccardo, lasciandosi spogliare da Cristian, “Questo perché sei poco intuitivo, avresti dovuto capire immediatamente che ero qui… ma perché non mi hai chiamato?” chiede alzando lo sguardo e sfiorando con la punta delle dita lo zigomo offeso, su cui stava comparendo un livido bluastro niente male.
“Avevo paura che fossi ancora arrabbiato e che mi avresti urlato di tutto senza dirmi dov’eri” il ragazzo sorride posando le labbra sullo zigomo, lo sente rabbrividire e si stringe a lui, allacciandogli le braccia dietro al collo.
“Non sono l’unico che si fa mille giri mentali allora” bisbiglia contro la sua pelle, si sta bagnando anche lui ma non importa, niente importa se non sentire le braccia di Riccardo stringerlo forte, la bocca cercare la sua e finalmente perdersi in quel bacio che ha desiderato da impazzire fin da quella mattina, da quando si sono sfiorati le labbra di nascosto prima di entrare nella struttura per allenarsi.
Ed è mentre si scambiano il respiro in un bacio che diventa sempre più esigente, che Cristian riesce quasi a percepire con mano il modo quasi illegale che ha Riccardo di adorarlo. Gli insinua le mani sotto la camicia toccando più pelle possibile, con frenesia, quasi che la lite che hanno avuto avesse acceso la paura di non avere più la possibilità di farlo. Lo spinge sul divano e scende con le labbra sulla gola, soffermandosi sulla vena che ora pulsa all’impazzata, riflesso del battito accelerato del cuore, le mani corrono a slacciare la camicia e la bocca segue il loro percorso, baciando, mordendo, leccando, ogni centimetro di pelle che si scopre pian piano. Come un dono prezioso, come se amarlo sia ogni volta qualcosa di simile all’elevare una preghiera al cielo, con una devozione tale da grondare bisogno da ogni parte di sé.
Il respiro affannato di Cristian è l’unica cosa che si alza nella stanza e quando la camicia scivola a terra e Riccardo può scorrere le mani liberamente sulla pelle, i respiri si trasformano in gemiti subito raccolti dalle labbra del compagno, in un bacio aperto e umido, in una frenesia che sa di loro.
“Non volevo escluderti” mormora Riccardo contro la pelle accaldata della coscia, è scivolato lì sotto in un modo del tutto naturale, quasi che quello sia il posto che gli appartiene da sempre, quasi che non farlo rappresentasse un eresia.
Cristian non è davvero in grado di capire fino in fondo il significato di quelle parole, gli arrivano come un suono lontano privo di senso, come potrebbe averne mentre si sente bruciare in quel modo? Gli afferra i capelli con la mano inarcando il bacino contro di lui e gemendo la propria frustrazione nel non avere la bocca dell’amante dove la vorrebbe.
“Lo so” risponde in un bisbiglio spezzato, perché è importante per tutti e due che il ragazzo ora risponda, che mostri di aver capito, perché quello che stanno facendo non sia solo il rincorrersi vuoto di voglie e desideri, ma qualcosa  di più profondo e intimo, qualcosa che ha a che fare con l’unione delle loro anime.
“E’ che alle volte mi chiedo se davvero va bene così… io non potrò mai capire fino in fondo quello che provi e che senti… va davvero bene così?” bisbiglia ancora e forse non se ne rende nemmeno conto, il cervello è partito per conto suo mentre il suo corpo cerca ancora il piacere che le labbra di Riccardo gli negano, fermandosi a un centimetro dalla sua erezione.
“Non potrai mai capirmi è vero… come io non potrò mai capire te… ma ha davvero importanza quando possiamo avere questo?” e Cristian non ha davvero bisogno di riflettere sul significato delle sue parole, perché è palese, può concentrarsi sulla sua bocca che finalmente si chiude su di lui, può serrare gli occhi e gemere forte, può perdersi nel bruciante piacere che esplode da ogni parte di sé.
Non intende il mero atto fisico, questo a Cristian è chiaro, non è che un pallido riflesso di quello che davvero hanno loro, intende il loro bisogno di stare sempre vicino, intende il loro cercarsi anche se sanno che l’altro forse non potrà capire quello che provano ma starà accanto a loro ugualmente, in silenzio, li abbraccerà e tutto sembrerà più leggero, più sopportabile.
Se possono amarsi come stanno facendo, con il corpo, il cuore e l’anima, allora va bene che l’altro non capisca tutto, non importa, anzi forse il pensiero che nonostante questo il bisogno che hanno del compagno rasenta l’ossessione è quasi confortante. Si amano nonostante alcune parti di loro resteranno inaccessibili forse per sempre, si amano nonostante le loro parti oscure, si amano nonostante i segreti che possono avere.
Cristian strattona i capelli di Riccardo e lo spinge a risalire verso le sue labbra che reclama con impazienza, mentre il compagno si sistema meglio contro di lui per consentirgli di circondarlo con le gambe, premere i talloni contro la sua schiena e gemere in un modo quasi osceno quando finalmente Riccardo entra. Lo stringe a sé convulsamente, il dolore quasi insopportabile raccolto dalle sue labbra, i capelli biondi scivolano sulle guancie del ragazzo come fili d‘oro, provocando ulteriori brividi, gli occhi azzurri scintillano come il mare colpito dai raggi abbaglianti del sole e l’unica cosa che riesce a pensare è che lo ama e che potrebbe morirci su quelle labbra.
Ci sta già morendo, perché fare l’amore con lui ogni volta è come dimenticare una parte di sé, ficcarla a forza dentro l’altro perché la conservi per conto suo, ogni volta è come strappare un pezzo di sé, ma va bene così, non vuole che sia in un altro modo.
Non esiste per loro modo più perfetto di questo, per amarsi.
Quando poi la testa di Riccardo riposa contro il suo torace, Cristian ha modo di pensare a quanto davvero loro due possiedano. Stringe le braccia contro le sue spalle e con una mano accarezza la schiena lentamente, godendosi la pelle che rabbrividisce e i mugolii che gli regala Riccardo, è suo, solo suo, che quello stupido allenatore si prenda pure un ora del suo tempo al giorno, il pezzo più importante comunque è in mano sua.
“Mi sta aiutando a trovare una collocazione per quando non sarò più un giocatore” dice all’improvviso Riccardo, la mano di Cristian si ferma un attimo, per poi riprendere ad accarezzare stavolta i capelli biondi del compagno.
“Ho ancora pochi anni a disposizione, lo sai, e dopo mi piacerebbe restare nell’ambiente, magari facendo l’allenatore… mi sta aiutando a capire se davvero è quello che voglio e se è la strada giusta per me” e lo ama anche perché non serviva che glielo dicesse, ormai a Cristian non importava davvero, aveva accettato di non saperlo perché ognuno possiede le sue parti inaccessibili ed è giusto così, ma parlandogliene gli ha dimostrato ancora una volta che lentamente abbatterà ogni difesa per lui, ogni muro, ogni linea di confine. Non esiste linea di demarcazione che tenga fra loro due, e proprio perché così diversi fra loro la loro unione diventerà qualcosa di spettacolare. Ora il confine si è trasformato, evolvendosi, assottigliandosi e la nuova linea di demarcazione parla di segreti che piano piano saranno confessati, parla di parti inaccessibili dell’anima che lentamente saranno spianate, parla di una verità da raggiungere assieme oltre quella linea, quando finalmente troveranno il coraggio di abbatterla del tutto.

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Per riempire questo buco
Connettere lo spazio nel mezzo
Lascia che sia abbastanza per raggiungere la verità che giace
Oltre questa nuova linea di demarcazione

Note: Bene, spero che a Parsy piaccia questa cosetta, nelle mie intenzioni la prima parte non doveva essere così demenziale ma quando ho cominciato a scrivere dal punto di vista di Cristian mi è sorto spontaneo^O^. Si vede che Cristian ha un lato demenziale che cerca di nascondere accuratamente (Non riuscendo peraltro nemmeno molto bene:P) E comunque è la prima storia che nasce come una cosa seria e poi diventa una cosa quasi comica…cioè rendetevi conto che di solito è l’esatto opposto -.-. Lavorare troppo mi fa male sempre detto ç_ç.




   
 
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