L'età
dei perché
di slice
C'era
una volta una bambina, figlia di un Daimyo, che fu educata dai
migliori insegnanti, vestita con le migliori stoffe e nutrita con
cibi selezionati apposta per una dieta equilibrata. Ma ugualmente,
ahimé, ella non era felice.
Il Daimyo, affranto, aveva
provato tutto ciò che fosse in suo potere per far sorridere la
figlia, ma niente sembrava divertirla.
Col tempo l'uomo si era
arreso e divenne triste lui stesso; poi, proprio quando sembrava che
non vi fosse più speranza...
“Ma
no mamma, c'era il fuoco, le urla, i ninja del Daimyo combattevano
contro il drago, nella storia di Itachi!” si lamenta Sasuke,
imbronciato, con le braccia incrociate al petto coperte dalle maniche
troppo lunghe del pigiama del fratello.
Mikoto sospira,
accarezzandogli la testa.
“Sas'ke, devi dormire: Itachi
tornerà tardi, stasera. Troppo tardi perché tu possa
aspettarlo in piedi,” dice, rimboccandogli ancora le
coperte.
“Ma io posso stare sveglio anche tutta la notte,
sai?” replica invece lui, spalancando gli occhioni neri mentre
annuisce, un momento prima di sbadigliare.
“Ne sono sicura,
tesoro,” concede Mikoto, subito interrotta.
“Perché
Itachi farà tardi?”
“Perché è un
ninja ed è in missione...”
“E perché fa
il ninja?”
“Eh! Questo andrebbe chiesto a tuo padre,
caro,” sorride mamma Mikoto, alzando gli occhi al
cielo.
“Perché non lo possiamo chiedere a
Ita...”
“Sas'ke, tutto questo non cambia il fatto che,
quando tuo fratello arriverà, sarà stanco e non potrà
raccontarti la storia, quindi per questa sera te la racconterò
io, ok?”
Sasuke tentenna, apre la bocca e la richiude, poi
si acciglia, incrocia nuovamente le braccia e sbuffa.
“Sentiamo,
cos'ha fatto ridere questa bambina?” borbotta, torvo.
Mikoto
sorride, prendendo a rimboccare al bambino le maniche troppo
lunghe.
“È comodo il pigiama di Itachi?”
Sasuke
s'illumina annuendo veementemente. “Oh sì!” e
profuma anche di Itachi, questo non lo dice ma porta il naso dentro
il colletto e inspira, mentre sua madre riprende la storia.
“Un
giorno, quando il Daimyo si era ormai arreso, la bambina si imbatté
in un bambino. Questo bambino, moro con gli occhi
neri...”
“Mamma!”
“Questo bambino,
biondo con gli occhi azzurri, al loro primo incontro le fece la
linguaccia; lei sempre così rispettata da tutti si sentì
ribollire il sangue e prese a rincorrerlo per tutto il palazzo.
Mentre correva si rese conto che era bello sentire il vento addosso
ed evitare i servi all'ultimo momento e prima che potesse
accorgersene stava ridendo. Fu così che il Daimyo ricompensò
il bambino adottandolo e la bambina continuò a ridere mentre
giocava con lui.”
La donna allunga la mano verso la candela
e la spegne con le dita.
“Buona notte, amore mio,”
dice a colui che sarebbe stato in piedi tutta la notte, colui che
ronfa. Poi si alza, senza far rumore, dirigendosi nella sua camera
dove probabilmente Fugaku la aspetta, borbottando cupo.
Sasuke
si sveglia di soprassalto quando avverte un rumore.
I piedini
pesticciano sul tatami freddo fino alla soglia della sua camera.
Sbircia fuori, aprendo di poco lo shoji. Gli occhi sono abituati al
buio, ma lui è alto poco più di una sedia e a cinque
anni anche quelle fanno paura. Aspetta e ascolta.
Itachi
è sporco di sangue che non è suo. Arriva a casa in un
lampo, sovrappensiero, neanche si è accorto della strada che
ha fatto. Non ha particolare gradimento per questo tipo di missioni,
brevi e pesanti.
Quando mette piede in bagno capisce che deve fare
in fretta, altrimenti si addormenterà lì.
Senza fare
troppo rumore quindi si lava e, con l'asciugamano addosso, si dirige
nella sua stanza. Al suo pigiama.
Che non c'è.
Non c'è
sotto il cuscino, non c'è sotto il futon, non c'è sotto
il tatami. Dov'è?
Non ha un pigiama solo, ovviamente, ma
lui ha dieci anni e sua madre di solito glielo fa trovare da qualche
parte nei paraggi del letto; in fondo non può partecipare a
missioni che lo sporcano di sangue altrui e cercarsi pure il pigiama,
no?
Dalla
porta della camera di Itachi esce una sottile lama di luce e lui la
fissa; inghiotte a vuoto nel buio, ha paura, ma fissa quella luce e
si fa coraggio, rasentando la parete. A tentoni afferra il bordo
dello shoji e lo tira a sé, facendo così allungare
quella lama salvifica, macchiata dalla sua stessa ombra.
Itachi si
volta e sospira subito dopo.
“Otouto cosa ci fai sveglio, lo
sai che ore sono?” bisbiglia, ancora in piedi accanto al futon
e con l'asciugamano sulle vergogne.
“Sssh!” Sasuke
chiude lo shoji senza pensare minimamente che il rumore che esso
produce sia lungamente superiore a quello del sussurro del fratello.
“Sveglierai Mamma!”
Non che papà non si possa
svegliare, ma tanto lui sveglierebbe mamma per richiamare i loro
pargoli all'ordine.
“Perché sei rientrato così
tardi?”
“Ero in missione, fila a letto!”
E
Sasuke non fa una piega; Itachi lo osserva pestarsi il pigiama mentre
cammina fino al suo futon, ed è in quel momento che, anche se
assonnato e distrutto, capisce perché lui invece è
ancora nudo.
“Sas'ke, che cosa ci fai con il mio pigiama
addosso?”
Sasuke si immobilizza, imbarazzato. Non aveva
pensato a questo.
“Tu non c'eri...” miagola, come se
fosse una risposta esaustiva, e si volta verso di lui con quegli
occhioni liquidi sperando di non dover aggiungere altro.
Itachi è
stanchissimo e non riesce a non sorridere, si siede sul futon
invitando suo fratello a mettersi a letto; tanto ormai è
chiaro che rimarrà lì.
“Puoi prendere il mio,
se vuoi!” salta su, Sasuke, ricordandosi improvvisamente che il
suo pigiama è ancora sotto il suo cuscino, spiegazzato e
snobbato ma pulito, senza pensare nemmeno per un momento che Itachi
non ha esattamente la sua taglia.
“No, grazie, Otouto, penso
che farò con quello che ho,” afferma lui, ilare,
dirigendosi verso il cassetto dell'intimo.
“Aniki,” lo
chiama Sasuke mentre quello si infila sotto le coperte insieme a lui,
“Mi continui quella storia...”
“No, Sas'ke,”
si passa una mano sul viso, stringendo il fratellino sotto le
coperte, “un'altra volta.”
“Uffa, perché?”
“Sono
stanchissimo ed è tardissimo, per esempio.”
“Sei
anche bugiardissimo, avevi promesso!” dice montandogli addosso
per metà, nel tentativo di rompere il più
possibile.
Itachi sbuffa e per un intero secondo pensa di poter
pronunciare un altro diniego, ma poi è rapito da altri
pensieri che non spiegano comunque come facciano gli occhi di Sasuke
ad essere così grandi e quindi non c'è contromossa che
vinca. Il bambino capisce di aver vinto più o meno mezzo
secondo dopo e sorride, da orecchio a orecchio.
“Dove
eravamo rimasti?” chiede il maggiore, rimboccando nuovamente le
coperte alla faina.
“Al punto in cui il drago si sta per
mangiare la figlia del daimyo!” trilla la faina.
Itachi si
mette su un fianco ed inizia a narrare la parte atroce e
sanguinolenta della storia che avrebbe fatto impallidire Mikoto ma
che sa far brillare gli occhi a suo fratello.
La sua missione
consisteva nel proteggere la figlia di un facoltoso lamentoso che era
altrettanto lamentosa, quindi trova spunto nei duecentodieci modi di
ucciderla che ha vissuto con la sua mente durante il tragitto. Quel
lungo tragitto. Lungo. Lungo. Lungo.
“E mentre la moglie del
Daimyo veniva... divorata, i ninja... i nin...”
“I
ninja? Perché i ninja non proteggono la famiglia del
Daimyo?”
“I ninja non fanno a tempo, perché...”
E
c'erano un sacco di salite nella sua missione, un sacco di curve, di
salti, di scontri, di lamentele, di figlie del Daimyo...
“Eh?
Perché?”
“Perché... i ninja...”
“Perché?
Eh? Itachi, i ninja?” chiede Sasuke improvvisamente, con un
tono più alto e direttamente nell'orecchio dell'altro.
“I
ninja si divorarono il Daimyo,” si riprende il maggiore,
sconvolgendo gli eventi di un altrimenti logico racconto. “E il
Daimyo... il Daim...” crolla, il Daimyo.
“Ma no,
Aniki, il drago! Il drago si divora la figlia del Daimyo!”
dice Sasuke sempre più lamentoso, scuotendolo con forza. Cioè,
la sua.
“È tardi... è tardi...” mormora
Itachi sfinito, credendo forse di urlare.
“Finisci la
storia! E poi perché tu e mamma ci infilate sempre o il
bambino per la figlia o la moglie per il Daimyo? Da dove esce questa
mo... Aniki!”
Itachi tira su la testa, si guarda intorno in
un gesto inutile ma dettato dalla necessità di mettere
dell'aria tra la sua testa e il cuscino morbido e infine fissa quei
mezzi occhi che riesce a tenere ancora aperti in quelli del suo
fratellino.
“Eh, perché Aniki? Perché?”
“Otouto,
non ti si secca mai la gola?” mugola infastidito mentre piega
il braccio sotto la testa: se starà abbastanza scomodo, pensa,
non si addormenterà facilmente.
“No.” sibila
intanto Sasuke, con le braccia conserte e il disappunto visibili
anche nell'oscurità. “Allora, questo drago?”
“Il
drago è morto.”
“No! Perché?”
“Perché
ha esaurito tutti i suoi perché previsti per quell'anno, vuoi
fare la stessa fine?” dice Itachi appoggiandosi nuovamente alla
superficie morbida, poi per un lungo istante ci sono solo tenebre e
silenzio.
È un silenzio artificiale, privo di rumori, privo
di sensazioni: niente animali, niente brezza, niente, solo buio.
C'è
una piccola luce che proviene dalla finestra, però. Itachi non
ci aveva fatto caso, prima; quella finestra è leggermente
aperta, la luna arriva fino a rischiarare un paio di tatami con una
strisciolina chiara, tendente al giallo scuro. All'arancio. Al rosso.
Il cervello di Itachi si snebbia in un momento, l'aria intorno si fa
pesante. Tende le orecchie e smette di respirare, lo sharingan brucia
nei suoi occhi quando la finestra si apre, lentamente.
A metà
corsa si ferma. In quel momento il braccio che ha sotto la testa si
flette leggermente e la mano cattura il kunai che c'è sotto al
cuscino. E mentre le dita si chiudono sull'impugnatura un corvo si
posa oltre la finestra, sul primo tatami. Lui lo fissa, senza
togliere attenzione al quadro generale.
Non sa che cosa stia
succedendo, ma qualcosa nell'aria, nella notte, è cambiato. Si
sente in pericolo, si sente minacciato.
Avvolge il fianco di
Sasuke e lo stringe a sé con movimenti lenti, pronto a trarlo
in salvo. Nessun rumore, nessun fruscio, solo il respiro quieto di
suo fratello a rompere quella tensione vuota che sente schiacciargli
le orecchie, come quando si prepara ad uno scontro.
Il corvo lo
distrae, zampettando poco più avanti. Gracchia. Itachi lo
osserva con lo sharingan attivo e i muscoli tesi. E il corvo gracchia
ancora, ma questa volta Itachi spalanca gli occhi, completamente
spiazzato: quel corvo sembra che dica...
“...rché?
Eh? Aniki, uffa! Perché?”
Itachi schizza a sedere, la
mano corre sotto il cuscino, isola la voce di Sasuke, osserva la
finestra. Rimane teso per dei lunghissimi secondi. Poi si passa una
mano sul viso, sugli occhi, stropicciandoseli.
“Otouto,
perché non dormi? Eh? Perché?”
Sasuke
sbadiglia, poco toccato dai suoi sogni assurdi, senza mano davanti e
senza preoccuparsi di non emettere suoni.
“Perché
mamma accoppia sempre i personaggi?”
“Perché è
un animo romantico e preferisce pensare che non si possa vivere senza
amo...”
“Che schifo!” dice Sasuke, immergendo il
viso nel cuscino ora che anche suo fratello si è steso
nuovamente.
“Beh, sei ancora un bambino,” spiega
Itachi, mettendosi supino, “anch'io sono sempre un bambino,”
riflette ad alta voce.
“E come nascono i bambini?”
Itachi
crede di preferire i perché a quello, ma si rilassa subito
ricordandosi cosa gli avevano propinato sua madre e sua zia quando
aveva sette anni; quindi dà fondo a tutte le sue energie per
riuscire a non ridere dell'espressione di Sasuke che, a sentire di
esser stato trovato sotto un cavolo, rabbrividisce.
A
colazione Itachi cerca con tutte le sue forze di non chiudere gli
occhi. Per un assurdo attimo pensa di poter mettere una waribashi
ritta sul tavolo in modo da infilzarsi se penzolasse indecorosamente
sulla colazione, poi il sorriso di sua madre e le occhiatacce di suo
padre lo fanno desistere dal mettere in atto stratagemmi idioti.
Chiude gli occhi e mangia, piegato e scomposto.
Sasuke pende verso
sinistra. Mikoto trattiene una risata un minuto sì e l'altro
pure, spingendolo in posizione eretta quando la forza di gravità
vince e il tatami si avvicina pericolosamente alla testa del suo
bambino.
“Che cosa avete, voi due?”
“Sogni e
perché.” risponde Itachi riempiendosi la bocca come
quando aveva tre anni, giusto per avere la scusa per non rispondere
ad altre stupide domande di suo padre.
Mikoto versa altro latte
nella tazza di Sasuke e lui risponde premendosi la fetta biscottata
imburrata sulla fronte, cercando forse la bocca. Forse.
Itachi
sbadiglia a bocca piena e Fugaku si alza ed esce di casa,
stizzito.
Mikoto toglie la tazza in tempo e la testa di Sasuke
cade sul tavolo invece che su di essa.
Shisui
Uchiha è un gran rompicoglioni.
“Che avete fatto
stanotte? Itachi se fossi stato solo tu in queste condizioni, avrei
cercato per tutto il villaggio una sventola con le tue occhiaie e
sarebbe stato chiaro il motivo delle vostre ore piccole, ma Sasuke...
Avete giocato ancora a ninja e nukenin?” ridacchia, contento.
Non si sa bene perché e di cosa, ma
contento.
“Shisui...”
Sasuke sbadiglia e si
avvicina ai due, che giocano a shouji.
“Perché
avrebbe dovuto fare le ore piccole con una sven... cos'è una
sventola? Perché le ore sono piccole?”
Il cugino non
si cura di rispondere, il fratello barra disastro non è il
suo, e muove invece verso il Re di Itachi.
“Perché
non implodi?” chiede, cercando candidamente di proporre un modo
come un altro, secondo lui, per liberarsi di tutti quei
perché.
“Shisui!” lo riprende Itachi, mentre
gli mangia il cavallo con cui lo stava attaccando.
Shisui fa
spallucce e quando Sasuke apre bocca lo attira a sé,
parlandogli nell'orecchio.
“Una sventola è una
ragazza con cui fare tanti bambini, muti!”
Sasuke sgrana gli
occhi. Le sventole fanno bambini? Che roba è? Ma i bambini non
stavano sotto i cavoli? A questo punto gli sorge un dubbio.
Scruta
suo fratello per una manciata di secondi e alla fine decide di
accertarsene.
“Aniki, come nascono i bambini?”
“Li
porta la cicogna, Otouto.”
In quel momento la tensione
nell'aria si taglia come un coltello.
“MAMMAAA!” urla
Sasuke, facendo buttare in terra sette pedine a Shisui che si
accingeva a muovere.
Mikoto arriva leggermente trafelata.
“Sas'ke!
Che c'è?”
“Itachi mi trava!”
Il vento
che passa tra i capelli del bambino rende il suo broncio qualcosa di
fin troppo buffo e Mikoto finge di grattarsi una guancia per coprire
un sorriso. Itachi rimane a fissare l'esercito di pedine davanti a
sé, pensando intensamente: “Eh?”
Shisui ride,
sguaiato, buttando la testa indietro.
“Ti...” prova
Mikoto, imponendosi di non ridere, “ti travia,
intendi?”
“Ma non sai niente...” trilla Shisui,
deliziato.
“Solo perché il mio Aniki mi dice un sacco
di bugie!” s'indigna Sasuke, gonfiando il petto sotto le
braccia incrociate.
“E... cosa... cosa ti dice?”
continua Mikoto, sempre più nascosta dietro lo shoji.
“Prima
mi ha detto che i bambini si trovano sotto i cavoli e poi se ne è
dimenticato e mi ha detto che li porta la cicogna! E non so ancora
cosa sia una sventola!” conclude, cercando rivalsa dalla
derisione degli sghignazzamenti di Shisui, che diventa immediatamente
serio.
“Sas'ke i bambini nascono dalla pancia della
mamma.”
“Che può essere o essere stata una
sventola!” conclude Shisui.
“Vieni Sas'ke, andiamo a
pulire i pomodori?”
Sasuke guarda Itachi, poi Shisui e dopo
torna sulla madre. La vendetta non è dolce, sa di
pomodori.
“Mamma, loro hanno fatto le ore piccole con le
sventole!”
“COSA?”
Owari
XD
Eh?
No, non vi sento, mi dispiace... Sono entrata in galleria. ù__ù
I personaggi e i luoghi non mi appartengono, e non c'è lucro.