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Autore: j3nnif3r    27/09/2010    9 recensioni
Ancora una volta, Cissnei e quello che Zack significava per lei.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cissnei, Reno, Rude, Zack Fair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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PERSONA


Una persona

“Ancora.”
E il bastone vibrava accanto al suo viso, arrivava quasi a sfiorarla, il rosso dei capelli che strappati rimanevano un istante a volteggiarle intorno.
“Ancora.”
Il corpo che diventava piuma, doveva scostarsi come se l’aria che il bastone spostava lo spingesse naturalmente a flettersi, doveva schivare, doveva sopravvivere.
“Ancora.”
”Sta per cadermi la mano, zucchero.” Reno posò il bastone su una spalla, ancheggiando.

“Non mi sento abbastanza sicura.”
”Senti, scommettiamo quanto vuoi. Se qualcuno riesce a colpirti dopo il mio allenamento, hai vinto. Un centone per ogni cicatrice. Ok?”

“Non è questo che mi interessa.” Cissnei si avvicinò alla sbarra, prese l’asciugamano. “E’ solo che... non mi sento sicura.”
“Non potrai mai essere sicura.” Reno bloccò il bastone fra le gambe e prese l’accendino da una tasca, tastando l’altra in modo confuso. Il bastone scivolò, finì sul pavimento con un piccolo schianto. Cissnei osservò i movimenti goffi di Reno che tentava di riprenderlo, nonostante le mani occupate dal pacchetto di sigarette. A volte si chiedeva come facesse ad essere ancora vivo.
“Voglio dire...” riprese lui, accendendone una e aspirando, mentre alle sue spalle tutti mormoravano qualcosa con disappunto. “E se non fosse un bastone? E se fosse una pistola? Non puoi mai essere sicura.”
“Qui è vietato fumare.” rispose lei, sistemando l’asciugamano sulle spalle.
Reno sorrise, riprese il bastone in mano reggendo la sigaretta fra le labbra. “Sai che sei carina, quando fai l’antipatica?”

Insomma, certo, poteva essere una pistola. O qualcosa di peggio. Cosa poteva esserci, di peggio? Una bomba? Un fucile? Un meteorite? Voleva solo essere certa di sentirsi pronta, qualsiasi cosa fosse. Il suo corpo doveva sentire il combattimento come qualcosa di naturale, a cui reagire di riflesso. E sarebbe stata pronta a fronteggiare qualsiasi cosa.
Qualsiasi.

“Potrebbe anche essere qualcosa di magico. Dovresti allenarti anche per quello.”
”Sono preparata sulla magia.”

“In quel caso non si tratterebbe di schivare un bastone, è più complicato. Dovresti allenarti di più a difenderti dalla magia, secondo me.”
Quando tentava di colpirla, Reno diventava serio. Solo nel momento in cui attaccava, solo un istante fra il suo solito sorriso di scherno e le parole.

“Terrò in considerazione il tuo consiglio.”
“E se ti allenassi un po’ con Rude? Inizio a scocciarmi...”
Rude sussultò, si aggiustò gli occhiali sul naso ben attento a non mostrare alcuna reazione, rimanendo con le spalle appoggiate al muro.
“Tu sei più veloce.”
“Ah, lo so, sono il migliore, ma anche i migliori hanno la mano meno ferma dopo un’ora!” disse Reno compiaciuto. “Rude, mi dai il cambio?”
”Non fa niente, facciamo una pausa.” Cissnei si lasciò cadere su una sedia, rilassando finalmente i muscoli delle gambe. Reno accolse la proposta con un gemito di sollievo, gettò il bastone al centro della palestra e uscì quasi di corsa, già con il pacchetto in mano.

“Mai più!” lo sentì dire Cissnei, da fuori, a chissà quale passante.
I polpacci gemevano di uno strano dolore freddo, un lieve lamento che la irritava. Non era abbastanza. Non sembrava mai abbastanza. I limiti del suo corpo erano stupidi, erano... limitanti. E questo le faceva paura.
Cissnei odiava avere paura.
“Potrebbe essere... una persona.”
Alzò lo sguardo di scatto. Rude era ancora appoggiato alla parete, con gli occhi bassi. “Uh?”
“Una persona.” ripetè Rude. Era strano sentire la sua voce. Cissnei pensò che, forse, non l’aveva mai sentita prima. “A volte è una persona.”
“Che vuoi dire?”
“Uhm...” Rude si aggiustò di nuovo gli occhiali. Rimase zitto, un momento che sembrò lunghissimo, e Cissnei si stava già chiedendo se non fosse di nuovo caduto nel suo silenzio.
“A volte... è la persona che hai davanti a bloccarti. Non l’arma. La persona.”
Lei rimase a fissarlo, senza sapere come rispondere. “Ah.” disse poi, senza capire, solo perché iniziava a sentire l’imbarazzo pesarle addosso. “Ok. Grazie... per il consiglio.”
Rude schiuse le labbra, come per parlare, poi le richiuse. Abbassò il viso, sembrava riflettesse. Poi uscì. Mentre la porta della palestra sbatteva richiudendosi, Cissnei si chinò a massaggiare i polpacci. Ce ne fosse uno normale, fra i Turk!

Il coinvolgimento emotivo doveva essere evitato a tutti i costi, diceva l’insegnante. Per questa ragione, tutti i membri erano cortesemente invitati a non avere alcun rapporto personale al di fuori del lavoro. Niente figli, per esempio. Niente fratelli. E se li avete, diceva l’insegnante, da oggi non li avrete più.
Quella lezione l’aveva solo annoiata. Lei non aveva figli, non aveva fratelli. Non aveva nemmeno un cognome. Coinvolgimento emotivo? E che cos’era? Mai provato. Aveva giocherellato con la matita, battendo nervosamente sul tavolo. Mai provato, pensava, ed era quasi orgogliosa, ne era contenta.

“E se fosse un bambino, che faresti?”
“Lo ucciderei.”
“E se fosse una madre? Una donna incinta?”
”La ucciderei.”
Reno si dondolò, guardando il cielo come per cercare un’idea. “E se fosse un barbone?”
”I barboni dovrebbero farmi pietà in modo particolare?”
”Certo, poveri barboni. Cos’hai contro i barboni?”

Cissnei roteò gli occhi. “Lo ucciderei.”
“E se fosse... una bella donna? Ah, le belle donne sono le più difficili...”
Lei lo guardò. Sembrava serio. Doveva essere proprio convinto che fosse più difficile far fuori una bella donna, piuttosto che un neonato. “Mi farei forza” rispose “...e la ucciderei.”
”Bene! Però fallo con delicatezza, se è una bella donna.”

“Serve davvero a qualcosa, questo interrogatorio?”
”E se fosse un alieno?”
”Ok, ora basta, penso di aver capito il concetto.”
”E se fosse uno che conosci?”

Cissnei fece spallucce. “Non esiste, qualcuno che conosco.”

Le armi dovevano essere mantenute in buone condizioni, tutto ciò che la Shinra offriva doveva essere rispettato e trattato bene, diceva l’insegnante. Le parole si perdevano nell’aria, si fondevano con il suono ritmico della matita che batteva sul tavolo.


La persona

E poi, lui.

“E’ un bravo ragazzo, sai.”
Sua madre aveva il viso tondo, aveva i suoi occhi. Cissnei la fissava incredula, sorpresa di poter rivedere Zack in quella piccola donna. Non era abituata a trovare somiglianze. Non era abituata ai dettagli.

“Lo so.”
“E’ un bravo ragazzo... ma si caccia sempre nei guai!” La donna aveva incrociato le mani in grembo, si era rabbuiata. “Mi diceva di stare tranquilla, ma io...”
“Non si preoccupi. Andrà tutto bene.”
La donna incrociò il suo sguardo. Cissnei sorrise, quel modo caldo che sembrava funzionare per convincere la gente. Era imbarazzata, confusa. Com’era finita a parlare con quella signora?

“Quello che mi preoccupa, è che...” Fece un piccolo sospiro affranto. “...non troverà mai una moglie, così! E’ troppo... scapestrato... ma è un bravo ragazzo, in fondo, sai?”
Cissnei rise.

Rideva. Stava ridendo.
Non ricordava di aver mai riso così di gusto.

Era... era il calore. Zack aveva quel calore sulla pelle... Le faceva venir voglia di sfiorarlo. Di avvicinarsi. Di...
Era il sorriso. Il modo in cui borbottava. La voce, chiara, limpida... Era il modo in cui le parlava. Come se alle loro spalle non esistesse nulla. Come se stesse incontrando un’amica. Erano le parole che sceglieva per salutarla. Erano le mani. Era...

Il braccio doveva tendersi, quasi al suo limite ma senza raggiungerlo, le dita strette sull’arma, lo sguardo fisso sul nemico. Un movimento veloce ma preciso, la mente che calcolava la prossima mossa, le labbra strette. Aveva sentito una piccola fitta, come uno strappo. Qualcosa dentro di lei si era strappato.
Dalla sua bocca era uscito un singhiozzo. Uno di quelli veri, che non puoi trattenere. Era rimasta incerta un istante, sorpresa di averlo sentito. Veniva da lei? Era lei a singhiozzare?
Se non poteva colpirlo, cosa le rimaneva di se stessa?
Se non poteva colpirlo, a cosa sarebbe servita?
E Zack la guardava.
Lui lo sapeva. Doveva saperlo. Sì, lo sapeva. Ne era certa.
Cissnei aveva lasciato che il suo braccio si tendesse, ma non abbastanza. Aveva trascurato la postura, la forza da impiegare nel lancio. Era una commedia, la scena più ridicola di tutte, quella in cui il cattivo di turno si converte, quella in cui il pubblico sospira deliziato, quella in cui tutto appare buono e idiota.
Se non poteva colpirlo, sarebbe più riuscita a lottare?
Se non poteva colpirlo, sarebbe riuscita a salvarlo?

E mentre la sua arma ricadeva sulla sabbia, inutile, Zack la guardava.



Persona

“Ho capito cosa volevi dire.”
Rude si voltò, l’eco del suono delle scarpe sul pavimento freddo del corridoio. Cissnei aveva le braccia incrociate al petto, sembrava particolarmente piccola in quel momento. Una bambina con le ciocche scarmigliate e le guance rosse. E gli occhi gonfi. Rude non era mai stato bravo, ad avere a che fare con le donne dagli occhi gonfi. Doveva aver pianto per ore. Se la immaginò, china sulla scrivania, fremente.
“Volevo solo...” continuò lei, accennando un sorriso. “...ringraziarti per avermelo detto. Non avevo capito. Ora sì. Tutto qui.”
“Di niente.”
Rude rimase fermo, di fronte a lei, aspettando. Sapeva di dover dire qualcosa. Una consolazione, una parola carina. Qualcosa. Ma sarebbe stato ridicolo, poteva solo dedicarle il suo silenzio.
“Cioè, sono triste...” disse lei, lentamente. “...ma anche sollevata, sai. E’ come se... avessi conquistato un pezzo che mi mancava, come se...” Lo guardò, incerta, cercando un cenno di conferma. “Come se...”
Rude annuì. “Adesso sarà più difficile.” disse. La sua voce suonava stranamente pomposa, bassa. A Cissnei tornò in mente la commedia.
“No, è facile. Non voglio più farlo.”
“Mh?”
”Non voglio. Ho finito. E’ tutto finito.” Lei alzò il viso, sorrise. “Zack mi ha... fatto capire... che posso essere una persona vera. Che posso... sai... decidere di andar via ed essere libera.”

“...Libera?”
”Certo. Me ne vado. Lascio tutto.”
”Oh.” Rude si sistemò gli occhiali, serio. “Sei sicura? Forse non è... una buona idea.”

“Lo è.” Cissnei gli rivolse un inchino appena accennato, un cenno del capo. “Quindi... grazie. Per le tue parole.”
Rude era rimasto a fissarla, mentre si allontanava a piccoli passi. Per la prima volta aveva davvero il timore di non rivederla.

Erano gli occhi. Sì, gli occhi, ne era certa. Zack aveva degli occhi diversi da quelli di chiunque altro. Ingenui, ma furbi. Riusciva quasi ad immaginarselo, mentre si sollevava di fronte a quell’esercito, spavaldo. Riusciva a visualizzarne l’immagine, lui e la sua spada enorme, di fronte alla morte. E quegli occhi.
Aveva scelto di essere libero, accettando che libertà significasse morire. E questo, per lei che di libertà non aveva mai sentito parlare, era troppo.
“Zack...” mormorò, mentre finiva di riempire la borsa. Quel nome era così denso, così pieno. Non l’avrebbe mai dimenticato.



Note:
Per essere una ZackxCissnei, direi che Zack è, uhm, poco presente. E’ una scelta voluta, intendevo trattare la cosa dal punto di vista di Cissnei. Perché in effetti dubito che ci sia mai stato un vero e proprio punto di vista da parte di Zack... XD Ho sempre visto l’interesse che Cissnei prova per lui come uno slancio verso una libertà che la bella rossa non può avere, non può nemmeno sognare. E, per questo, sono convinta che dopo la morte di Zack lei abbia mollato tutto (cosa che ho più volte inserito in altre storielle). Che sia stato amore “vero” o meno, Zack è come un fulmine nella vita di Cissnei. Dopo averlo incontrato, per lei cambia tutto.
Zack non c’è, non parla, è solo osservato e non osservatore. E’ proprio questo, per me, che caratterizza il loro rapporto.

Il titolo, “Persona”, fa riferimento al concetto di “maschera” (che, in un certo senso, Cissnei perde grazie a Zack) e anche al suo diventare “persona” nell’incontrarlo. Se prima il pericolo poteva essere una persona qualsiasi, poi diviene *quella* in particolare, per poi trasformarsi in un cambiamento nella stessa Cissnei.
... uh mamma, sono troppo complicata? :O

Vorrei, infine, ringraziare chi mi regala le sue parole. Ogni recensione mi lascia sorpresa. Grazie. :’)


   
 
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