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Autore: Etoile_Noir    28/09/2010    3 recensioni
Fanfiction sui Papa Roach a quattro mani scritta in collaborazione con Dominil. "Continuai ad avere lo sguardo fisso su un paio di Converse viola, senza dire nulla.
“Avanti Williams, non puoi avercela ancora con me.”
“Vedo che il mio cognome te lo ricordi ancora, Shaddix.” risposi dura, senza guardarlo.
Lo sentii ridacchiare, quella risata che migliaia di volte negli anni addietro mi aveva scaldato il cuore. Non dovevo lasciarmi scalfire. "
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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3.




"E chi ha detto che noi siamo migliori amiche?” replicai distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada e concentrarmi sul viso di Keri, troppo irritato per i miei gusti.
“Ehi.” aggiunsi dandole una pacca sulla spalla. “Non dirmi che ti sei offesa, lo sai che scherzo. ”
“No.” rispose sorridendo appena. “Solo che a volte non ti capisco, cambi argomento in continuazione. ”
“Siamo arrivati.” annunciai, premendo il piede sul freno.
“Ecco, appunto. ”
Sbuffando aprì la portiera e scese, correndo verso casa. Io la seguì con il mio solito passo trascinato, a volte mi chiedevo dove trovasse tutta l’energia per saltellare a qualsiasi ora del giorno e della notte.
“Salve famiglia!” urlò Keri appena varcò la soglia di casa e io sorrisi, lasciandomi trascinare dalla sua allegria.
“Salve famiglia adottiva.” dissi con meno entusiasmo, ma con lo stesso piacere di essere lì. Mi sentivo più a casa in quel posto, che nella mia vera casa, in cui tornavo solo per dormire.
“Ehi ragazze!” esclamò la madre di Keri, Jen, facendo capolino dalla cucina. “Com’è andata la scuola? ”
Era una donna molto giovane e ancora bella, con fluenti capelli scuri e un sorriso confortante.
“Bene.” rispose la mia amica, con voce neutra, posando un piede sul primo scalino che portava al piano di sopra.
“E tu Mel… il lavoro? ”
“Tom mi toglierà due minuti dalla busta paga.” commentai ridacchiando. “Ma per il resto tutto bene. ” “Sono contenta e- “
La donna non riuscì a terminare la frase perché Keri mi afferrò per un braccio trascinandomi su per le scale.
" Falle fare i compiti.” mi sussurrò la donna mentre venivo travolta da sua figlia, che rischiava di farmi cadere.
Si fermò solo quando arrivammo nella sua stanza, piccola ma confortevole. Io mi sedetti pesantemente sul suo letto, per poi sdraiarmi.
" Sono esausta. Sai Keri, credo che dormirò un pochino.” mugolai girandomi da un lato e chiudendo gli occhi, senza riuscire a smettere di ridere.
“Dai Mel!” protestò l’altra, gettandosi su di me e cominciando a farmi il solletico.
“Che c’è nana, vuoi la guerra?!” la sfidai destandomi dalla mia posizione fetale, e guardandola negli occhi.
I miei brillarono e, dopo aver afferrato il suo cuscino, cominciai a colpirla.
"No! No!” cominciò a protestare ridendo, posizionando le mani davanti al viso per proteggersi. “Per piacere, mi arrendo!”
Ansimante e rossa in viso mi fermai, e lei si posò sul letto, guardandomi.
" Che c’è?” le chiesi notando che lei non distoglieva lo sguardo dal mio.
“Sono curiosa. ”
“Riguardo cosa?” replicai fingendo di non capire.
“Di tutto. ”
“Keri non c’è niente da sapere.” affermai decisa, per nulla intenzionata a desistere.
“Oh sì, invece. Ci conosciamo da un anno ormai e io non so assolutamente niente di te. Non so nemmeno dove abiti! ”
Con un sospiro mi sedetti accanto a lei, assumendo un espressione seria.
"Allora, il mio numero di scarpe è 39 e il mio codice fiscale… Aspetta, ce l’ho nella borsa, non me lo ricordo.”
Feci per alzarmi, quando lei mi fermò con un cenno della mano.
“Mel!” protestò. “Sii seria, almeno per una volta. ”
“Nanerottola io… io non voglio parlare di ciò che sono stata, come sono cresciuta e via dicendo, è una storia troppo melodrammatica, molto da telefilm strappalacrime. E’ una storia stupida e ridicola. ”
“No, non lo è.” ribatté decisa, avvicinandosi a me.
“Come fai a dirlo? Non la conosci nemmeno. ”
“Allora tu raccontamela, così potrò esprimere la mia opinione. ”
Sospirai, sconfitta.
"Da dove vuoi che inizi?”
“Non so…” Fece spallucce. “Dimmi quello che preferisci. ”

Aprii la porta di casa, allegra e soddisfatta per aver preso la mia prima A in Scienze. Attraversai il lungo corridoio quasi saltellando, sentendo, man mano che mi avvicinavo alla cucina, lo scrosciare dell’acqua dal lavandino. Mamma doveva essere lì, come tutti i giorni, a lavare i piatti.
Quando sporsi il viso nella stanza però, mi accorsi che non c’era. L’acqua era aperta, ma la cucina era vuota.
“Mamma!” la chiamai, tentando di non farmi sopraffare dal panico.
“Mamma!”
Correndo mi fiondai in salotto. Cavolo, dov’era finita?
Un urlo attraversò la casa vuota, quando vidi il corpo di mia madre adagiato sul divano.
I suoi occhi erano chiusi.
Mi avvicinai velocemente, continuando a ripetere il suo nome a voce sempre più bassa, sperando di vedere i suoi occhi aprirsi, e la sua bocca incresparsi in un dolce sorriso.
Nonostante la scuotessi però, lei non sembrava svegliarsi e, quando le mie dita incontrarono la sua pelle ormai gelida, capii.
Era morta.

"Mel, calmati.” sussurrò Keri, abbracciandomi. “Ci sono io.”
Accoccolata sul suo petto continuai a singhiozzare come una bambina, all’improvviso ero tornata ad essere fragile e indifesa come un tempo, priva di qualsiasi protezione.
"Era morta…” replicai come in trance, chiudendo per un secondo gli occhi.
Keri posò un bacio sui miei capelli, cominciando a cullarmi.
"Shhhh… non piangere. Mi dispiace.”
Appena mi resi conto del mio stato, emotivo e fisico, tentai di divincolarmi dalla sua presa, e continuare a raccontare.
"Poi…” ripresi, ma lei mi interruppe.
“Se non ti va di andare avanti io… io lo capisco.” cercò di giustificarsi, imbarazzata.
“No.” risposi asciugando le lacrime che avevano preso a scorrere. “Ce la posso fare. ”
Sorrisi debolmente.

Senza rendermi del tutto conto di ciò che stava accadendo, presi il telefono sul mobile del corridoio e composi il numero del cellulare di papà.
"Papà!” esclamai appena capii che lui aveva risposto. “Vieni qui, mamma è morta!”
“Mel, ma cosa dici?” replicò lui, stupito. “Non si fanno questi scherzi.”
“Ma papà…” protestai continuando a piangere. “La mamma è sul divano con gli occhi chiusi ed è… fredda. Ho paura.”
Mio padre attaccò immediatamente e capii che stava arrivando. Mi avrebbe protetta, avrebbe sistemato tutto, come aveva sempre fatto.

"Di cosa è morta?”
“Infarto.” dissi, apatica. “Non aveva mai avuto problemi di salute, era perfettamente in forma. Eppure se n’è andata. ”
“E tuo padre? Si è risposato? ”
“No, magari. Ha cominciato a distruggersi, ignorandomi completamente. Era sempre ubriaco, intrattabile… e io ho dovuto trovare la mia valvola di sfogo. ”
Keri tirò le gambe sul materasso, sempre più curiosa.
"Se vuoi, chiedo a tua madre di prepararti dei pop corn.” commentai ridacchiando, facendola arrossire di nuovo.
“Dai nanerottola, devo pur sdrammatizzare, se no divento depressa, e sono insopportabile. ”
“Smettila di chiamarmi nanerottola, non è che tu sia così alta eh. ”
“Sono più alta di te? ”
Fece cenno di sì con la testa.
"Allora tu sei nana.”
Sbuffò, incrociando le braccia.
"Adesso devi dirmi della tua valvola di sfogo, non puoi lasciare il racconto a metà!”
“Mi dispiace, ma la nonna finisce di raccontare perché si è fatto tardi e tu devi fare i compiti. ”
“Ah, non ti sopporto quando fai così… la mamma. E quando lasci le cose a metà. ”
Le posai una mano sulla testa, facendole pat-pat.
"Non temere, finirò un’altra volta, sempre su questa rete, adesso ho la gola secca. Ti va una birra?” domandai alzandomi in piede.
“Mi andrebbe, ma sai che mamma non ce lo permetterebbe mai. ”
“Hai ragione. Una sigaretta almeno, possiamo fumarla? ”
“Sì, ma fuori. ”
Mi prese per mano e mi condusse al piano di sotto, fino alla veranda.
Tirava un vento fresco, che mi fece rabbrividire.
Ci sedemmo sugli scalini dell’ingresso ed io tirai fuori il mio pacchetto di sigarette, offrendone una prima a Keri.
"Non mi hai ancora detto chi è il criceto a cui hanno dato la patente.”
“Ma non lo so… un tipo. Non lo conosci, che differenza fa sapere come si chiama? ”
“Dimentichi che sono estremamente curiosa. ”
“No, semplicemente fingo di non saperlo. ”
Inclinai la testa, posandola sulla sua spalla.
" Ehi, cos’è tutto questo affetto?” domandò Keri, ridacchiando.
“Approfittane, non capita spesso di trovarmi carina e coccolosa. ”
Continuammo a fumare in silenzio, spesso in un’amicizia, soprattutto sincera, non c’era bisogno di troppe parole. Bastava sentire la presenza dell’altra, per stare bene. Bastava sapere che quella persona ti avesse raccolta dalla strada, se saresti caduta.
"Mel, rimani qui a cena, vero?!” Sentimmo Jen urlare dalla cucina.
"Non mi darà la possibilità di rifiutare, vero?” dissi a bassa voce, rivolgendomi alla mia amica.
“Sai meglio di me che non te lo permetterebbe mai.”
“Va bene!” urlai di rimando.
“Allora rientrate, la cena è pronta! ”

* * *
L'abbracciai stretta ancora una volta prima che entrasse in macchina. Il tempo era letteralmente volato ed era già tempo di salutarla. " Ti voglio un bene dell'anima, Mel"
"Anche io"
"Mel?”
Si voltò subito verso di me con un espressione interrogativa sul volto.
"Puntuale domani eh!” le urlai dalla veranda con una punta d'ironia nella voce.
Ero di nuovo in casa al caldo, eppure mi sentivo gelida e svuotata di tutto.
Lasciarla andare da sola dopo aver affrontato ancora una volta il suo passato mi faceva sentire malissimo.
Anche se non glielo avevo fatto vedere per fare quella forte,la sua confessione mi aveva shockato nel profondo , non avrei mai pensato che avesse dovuto vivere tutte quelle cose. Aveva solo un anno più di me eppure aveva sopportato più dolore di un adulto medio.
Si spiegavano tante cose, ma il resto rimaneva in ombra. Come se il buio fosse stato creato per lei.
Era tipico suo, quando mai riuscivi a capirla fino infondo?
Avevamo condiviso tutto in quell'anno passato insieme, tutto tranne il passato.
La ferita ancora aperta che non si sarebbe mai potuta rimarginare e che la faceva sentire debole, la cosa che lei, come me, non poteva sopportare.
Ma nei suoi confronti, la mia vita era rose e fiori.
Avevo una famiglia, avevo lei.


Spazio degli autori ( Gio & Dominil )
Volevamo ringraziare FrankieFuse per la recensione.
Siamo contente che ti piaccia e spero che ci continuerai a seguire.
Ringraziamo tutti coloro che hanno letto ;)
  
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