Disclaimer: non scrivo a scopo di lucro, la storia è di pura finzione, il personaggio maschile non mi appartiene.
Eccomi. Eccitata
come una scolaretta.
In attesa di incontrarlo. Di nuovo.
Sono passati dieci giorni da quel
fatidico, magnifico 8 dicembre. Dieci giorni che mi hanno portato
alla follia pura: non ho dato gli ultimi due esami necessari per la
laurea, ho speso tutti i soldi che mi erano rimasti per i biglietti
dell'aereo e del concerto, ho spudoratamente mentito ai miei genitori
e ai miei amici per poter essere qui, a Barcellona.
Non credevo sarebbe mai potuto
accadere.
A Bologna, finito il concerto, ci siamo
precipitate fuori per poterli incontrare, salutare, per poter lasciar
loro qualche bel pensiero. Io avevo preparato per lui una piccola
scatola di legno contenente un suo ritratto, un bracciale e qualche
riga scritta in un finto inglese in cui esprimevo tutti i miei
sentimenti più reali e profondi. In quel foglio c'era la mia
anima. E stavo per donargliela.
L'ho incrociato quasi per sbaglio,
stavo perdendo le speranze di poterlo anche solo guardare un secondo
negli occhi quando mi venne addosso. Stava controllando l'iPhone e
non mi vide. Mi chiese scusa, disse che era distratto e che non mi
aveva proprio vista. Io stavo tremando come una foglia. Le sue mani
erano sulle mie spalle, la sua voce entrava nelle mie orecchie, i
suoi occhi trafiggevano i miei. Ed ero incapace di sillabare una
qualsiasi parola di senso compiuto.
Ci mise qualche frazione di secondo per
capire che ero una Echelon. Realizzato ciò,
scoppiò in
una fragorosa e calda risata. Ma io rimanevo ancora immobile e
terrorizzata, era ancora più bello di quello che avessi mai
potuto pensare.
Rimanemmo a fissarci per un minuto
lungo un secolo.
Poi mi fece l'occhiolino e tornò
sui suoi passi.
Solo allora mi risvegliai da quella
specie di coma e lo chiamai.
Fu gentile. Si fermò e
lentamente si girò. Mi sorrise e disse “Non vedevo
l'ora di
sentire la tua voce.”
Sorrisi come una scema e lentamente,
traballante, mi avvicinai e gli diedi la scatola. Gli dissi di
aprirla una volta arrivato in albergo, perchè mi sarei
sentita
meno imbarazzata e meno stupida.
“Non lo sei.” Rispose. E aprì
il coperchio.
Il cuore cominciò a battere
all'impazzata, nelle orecchie potevo sentire solo il suo rimbombo,
tutto intorno a me sembrò paralizzarsi.
Prese il bracciale e se lo mise subito
al polso destro.
Prese il ritratto e disse che era
davvero bello. Mi ringraziò.
Prese il foglio e cominciò a
leggere. Io stavo impazzendo, perciò chiusi gli occhi.
Sapevo
a memoria il testo e mentalmente lo lessi insieme a lui.
Finiva con una parola: ricordami.
Ad un tratto riuscii a sentire il suo
fiato caldo sulle mie labbra. Le sue si aprirono, in un sussurro
dissero “Lo farò” e infine si poggiarono
sulle mie.
Non so cosa successe di preciso. Andai
in tilt. Ma ricordo perfettamente il sapore del suo bacio, il calore
delle sue mani, la perfezione del suo corpo nudo.
Non mi era mai successo prima,
annullarmi totalmente in un'altra persona. Una sensazione
straordinaria e strana e, forse, anche un po' inquitante. Ma comunque
bellissima.
La mattina dopo non lo svegliai.
Lo avevo seguito senza aver detto nulla
alle mie amiche, erano impazzite di paura e, poi, di sorpresa,
gelosia e gioia quando raccontai loro gli eventi della notte passata.
Ed ora eccomi di nuovo in attesa di
lui, del suo odore, dell'elettricità che mi scorre nel corpo
ogni volta che mi sfiora.
Sono felice. Impaziente e felice.
Sto morendo di freddo ma non mi
importa.
Il miscuglio di sensazioni che ho
dentro non l'ho mai provato. Per quanto ne so, potrebbe essere amore.
Sono quasi due ore che aspetto. No,
forse è solo una mia impressione. I secondi sembrano non
passare mai quando attendi col cuore qualcosa.
E poi, lo intravedo, in lontananza.
Abbracciato ad una ragazza più alta, più magra,
più
bella di me. Sento una leggera confusione in testa. Sapevo che
sarebbe successo ma brucia, brucia da morire.
Non mi perdo d'animo. Ha detto che si
sarebbe ricordato di me, era sincero, l'ho sentito nello stomaco e
nelle budella che non era tanto per dire.
“Ciao ragazze, volete qualche
autografo? Qualche foto?”
Tutte intorno a me cominciano ad
urlare, ad esaltarsi, a spingersi l'una con l'altra per essere,
ognuna di loro, la prima. Io resto in disparte, in attesa che i suoi
occhi si posino sui miei. In attesa che una scintilla li illumini. In
attesa del sorriso che illuminerà me.
Lacrime stanno prepotentemente rigando
le mie guance. Lasciano scie infuocate di rabbia e amarezza, di
delusione e dolore.
Non capisco. Non capisco cos'è
successo. Non capisco perchè è successo.
Lui aveva promesso.
Ma a quanto pare le promesse si
confondono con le menzogne.
Il dolore nel petto è
insopportabile.
Vorrei urlare. Non riesco nemmeno a
sussurrare.
Mi aspettavo davvero qualcosa in più
del semplice sesso? Così sembrerebbe.
Il dolore nel petto è
lancinante.
Sono solo l'ennesimo bracciale,
l'ennesimo ritratto, l'ennesima scopata.
Gambe aperte e mente spenta.
Il dolore nel petto è
straziante.
Ho lasciato la mia anima tra le dita di
un uomo che l'ha usata per gioco, per lussuria.
E' finita lacerata in milioni di pezzi.
Non esiste più.
Non esisto più.
Non mi sento tanto bene.