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Autore: Evilcassy    29/09/2010    6 recensioni
"Regalare un diario a me per Natale significa non conoscermi bene. Avrei preferito un vestito, una collanina, un paio di scarpe. Invece mi è arrivato un diario, da mio padre. Scommetto che l’ha preso all’ultimo minuto, come sempre. Ho abbozzato un sorriso ringraziandolo comunque. E non è neppure un affare piccolo. Potrei trascriverci tutta la bibliografia di Joyce" Anna Williams, attraverso il suo diario, racconta la sua adolescenza e quella della sorella Nina, Dalla Dublino degli anni '80 al laboratorio di Criogenesi del Dottor Boskonovitch, attraverso la loro rivalità e i primi due tornei di Tekken.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anna Williams, Nina Williams
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diary of a Scarlet Queen.

1^ PARTE: IN DUBLIN FAIR CITY:

 

Chapter 1: December 1983 – March 1984

 

25 Dicembre 1983:

 

Regalare un diario a me per Natale significa non conoscermi bene. Avrei preferito un vestito, una collanina, un paio di scarpe. Invece mi è arrivato un diario, da mio padre. Scommetto che l’ha preso all’ultimo minuto, come sempre. Ho abbozzato un sorriso ringraziandolo comunque. E non è neppure un affare piccolo. Potrei trascriverci tutta la bibliografia di Joyce.

Ma guardano il bicchiere mezzo pieno, almeno questa volta almeno ha preso dei regali.

Da mamma invece ho ricevuto  un profumo buonissimo: sapeva che il mio era finito e che ne volevo uno. Da Nina un lucidalabbra di infima qualità. Mia mamma mi ha consigliato di apprezzare il gesto, per lo meno.

Helen, la mia migliore amica, invece mi ha preso un libro famoso, di cui avevo sentito parlare tantissimo. Uno dei pochi libri che mi hanno incuriosita, forse perché mi paragonano spesso alla protagonista: LOLITA. E’ difficile trovarlo nelle librerie della bigotta ad insulsa Irlanda, ma come sempre, i negozietti bui e stipati di roba di Temple’s Bar si sono rivelati più che utili, per trovare qualcosa sfuggito all’insulsa censura cattolica.

Beh, che altro dovrei scrivere ora? Tre righe bastano e avanzano per descrivere la mia giornata? Per quanto riguarda la bigia e tediosa giornata di Natale direi di si. 

 

07 Gennaio 1984.

 

Lolita, luce della mia vita, fuoco dei miei lombi. Mio peccato, anima mia. Lo-li-ta: la punta della lingua compie un percorso di tre passi sul palato per battere, al terzo, contro i denti. Lo. Li. Ta.

Così inizia il libro che sto leggendo, Lolita, si legge con la L liquida di Lollipop.

Penso che nessuno riuscirebbe a scrivere nulla di simile sul mio nome. Anna non è un nome languido, la lingua non batte sul palato, non sfiora i denti né le labbra, vibra solamente la consonante e si apre.

L’unica cosa particolare di questo nome è che sia palindromo e significa ‘Piena di Grazia’. E’ banale, scontato, breve, dozzinale e per nulla evocativo. Fosse almeno stato Aine, in gaelico, mi sarebbe stato un pochino più simpatico.

Sento dei passi nel corridoio ed entra Nina in camera. Fissa il libro al mio fianco sul letto e ridacchia. Le domando che diavolo abbia da ridere e lei mi domanda se per caso stia leggendo un libro perché non so che esista anche il film.

Idiota.

Ammetto che non lo sapevo. Ma non me ne frega nulla. Non guarderò il film finché non avrò finito di leggere anche l’ultima parola.

 

30 Marzo 1984

 

Mi lamentavo che il mio nome non fosse abbastanza evocativo?

Beh, colpa della mia lacuna imperdonabile sulla storia della Gran Bretagna. Così ha detto il preside stamattina.

Ci sono finita davanti insieme a Nina. Le sorelle Williams in presidenza per motivi disciplinari. Sono tre giorni che continua a punzecchiarmi per farmi rodere d’invidia: papà la prende su con se per un viaggio di lavoro all’estero. Sa benissimo di toccare un nervo scoperto e fa di tutto per farmi perdere la pazienza. C’è riuscita dopo la terza ora, in bagno. Le ho tirato una gomitata alla bocca dello stomaco e abbiamo iniziato la zuffa.

In un millesimo di secondo siamo state separate da due professori e ci siamo ritrovate in presidenza.

“Ecco di nuovo le sorelle Bolena. Si, siete esattamente come loro. Anna la mora, che fa le bizze e punta a spodestare la sorella bionda Mary dal suo ruolo di favorita del Re.”

Così Nina e Anna Williams sono divenute le sorelle Mary e Anne Bolena, e messe in punizione a svolgere servizi utili alla biblioteca per tutta la prossima settimana.

Nina ha taciuto e se ne compiace, visto che nei prossimi giorni sarà fuori da Dublino. Io mi rodo il fegato, come sempre, per l’ingiustizia subita.

Mentre usciamo dall’ufficio, le ricordo ad alta voce che è stata Anne Bolena a diventare regina, ad entrare nella storia.

“Hai ragione!” concorda mia sorella. “Spero solo che la tua futura celebrità non ti faccia perdere la testa, sorellina!”

Quanto la odio.

 

12 Marzo 1984

 

Lo vedo ogni mattina sull’autobus per andare a scuola. Lo incrocio per i corridoi della St. John School.

Si chiama Keith Hataway ed è veramente da dieci e lode. E’ alto, biondo e con gli occhi verdi. Non fa parte del gruppo dei ragazzi popolari della scuola. Frequenta di più la biblioteca che la palestra, ma nonostante questo ha un bel fisico. Ieri aveva con sé una custodia di chitarra: forse fa parte di una qualche band al di fuori della scuola.

E durante la punizione in biblioteca restavo a guardarlo per ore nascosta dietro ad uno scaffale. Non volevo farmi vedere da nessuno mentre ero imbambolata a fissarlo. Gli sono passata di fianco mentre cercava un libro, avendo la cura di ticchettare bene i tacchi delle scarpe. Non si è accorto di nulla, non si è voltato. Evidentemente non gli interessa il tacchettio  delle scarpe di Anna Williams. Il che lo rende davvero interessante.

Poi però è passato al bancone, dove io ero l’addetta al registro dei libri. Mi ha sorriso quando l’ho compilato.

La ballata della prigione di Reading, di Oscar Wilde. Non è uno dei testi che ci fanno studiare durante le lezioni, neppure nelle classi superiori, deve essere un suo interesse personale.

Per fortuna c’eravamo solo io e lui, e nessuno ha potuto vedere quanto fossi arrossita.

Mi sento cotta.

Ma a lui non sembra interessare granché.

 

13 Marzo 1984

 

Keith ha portato indietro il libro oggi pomeriggio. La bibliotecaria ha espresso la sua sorpresa per una lettura così veloce e lui ha risposto che soffre di insonnia e così passava il tempo. Stavo rimettendo a posto un libro preso in prestito per una pallosa ricerca, quando lo vedo avvicinarsi alla mia scansia. Il momento peggiore per far cadere Austen e Beckett.

Anzi, no. Mentre mi chino imprecando per raccoglierli una mano sbuca dal nulla e mi aiuta a raccoglierne un paio. La mano di Keith.

“Grazie” sussurro.

E’ un attimo. Keith e la custodia della sua chitarra escono dalla porta. E io rimango li come un pesce lesso a vederlo uscire.

Mi tiro un pizzicotto, cerco di riprendermi ma mi sento avvampare. Ma che mi prende?

 

15 Marzo 1984.

 

Ma si, parliamo d’altro. Pensiamo ad altro. Lasciamo che il mondo dei politici corrotti, di quelli che fanno sciopero della fame sperando di essere ascoltati dagli inglesi, degli attentatori e degli attentati, degli oppressori cattolici, rimanga fuori di qui.

Il mondo esterno è uno schifo. Almeno che quello nella mia testa sia meglio.

Pensiamo alle cose che dovrebbe pensare un’adolescente, senza una fottuta morale a cercare di incutere timore e paure.

Alle canzoni che passa la radio, o che si trovano nei negozi di dischi. Chi se ne fotte se sono inglesi, americane o irlandesi. Ci fanno cantare, ci fanno ballare e ci staccano il cervello da tutto il grigio che ci circonda.

Oggi, mentre io, Helen e Willow eravamo nel retro della palestra, impegnate a bigiare l’ora di preghiera, sono passati Doug e dei suoi amici. Mi ha offerto un giro di canna che non ho rifiutato. Mi sentivo leggera e più sciolta, l’umore tetro con cui mi sono presentata a scuola stamattina se ne stava scivolando via, e lui ne ha approfittato per ficcarmi la lingua in bocca e palparmi le chiappe.

Gli ho rifilato uno schiaffo che gli brucerà per un bel po’ e io e le mie amiche abbiamo girato i tacchi, sdegnate e un po’ ridacchianti e siamo uscite dal cortile.

 

 

30 Marzo 1984.

 

Lolita non è come mi aspettavo. Non che sia noioso, anzi! Ho sempre pensato ad una Lolita come ad una ragazza disinibita e provocante, che gioca con uomini più grandi e li conquista, facendoli fare quello che vuole. Questa è solo parte della realtà del libro, perché Dolores Haze, (Ovvero Lolita) in realtà è una ragazzina che, giocando con il fuoco, ne rimane scottata. E’ in balia degli eventi, una banderuola al vento.

Ed ora inizio a sentirmi così pure io.

Si tratta di un collaboratore di mio padre, P.B. Da quando mi sono spuntate le tette non fa altro che riempirmi di complimenti e apprezzamenti. Un giorno l’ho visto nel riflesso del vetro che si accarezzava il mento fissando il mio sedere.

E’ una cosa sbagliata, presumo, ma mi ha fatto piacere. Mi piace vedere che a 17anni riesco a fare un effetto simile sugli uomini più grandi. Penso che potrebbe essermi utile nella vita, no? Così cerco di giocare bene le mie carte. Un po’ di malizia e un po’ di finta innocenza. La gonna a pieghe della mia divisa è più corta di cinque centimetri di quanto dovrebbe, e la so far muovere bene. Nei corridoio non c’è ragazzo che non si volti al suono dei tacchi di Anna Williams.

A parte Keith Hataway, dannazione!

Ripensandoci bene, questo diario è davvero utile.

Non tanto per scrivere cosa faccio durante le mie giornate (che me ne frega di ricordarmi della professoressa di matematica che puzza come una scimmia o di quante volte litigano i miei genitori?), ma per riflettere sui miei pensieri, quelli che non dico a nessuno.

Tutti sanno che ho baciato Dan Irvine durante la gita a Londonderry, quando avevo 12anni. Abbiamo pomiciato sul treno per tutto il viaggio di andata e quello di ritorno. Nessuno sa che quella era il mio primo bacio.

Tutti sanno che ho perso la verginità a 14anni con il mio compagno di classe Douglas O’Neill, campione di Rugby della scuola. Nessuno sa che mi ha fatto un male cane e che l’ho fatto più per battere Nina, che frequentava un metallaro ripetente, e non tanto perché quel beota mi piacesse. Tantomeno, nessuno sa che mi sono trovata a casa di Doug perché è vicina alla palestra di aikido in un pomeriggio in cui, dopo allenamento, papà si era scordato di venirmi a riprendere.

E se fosse per questi motivi che Keith non mi fila neppure per sbaglio? Ad un ragazzo serio, intelligente e responsabile come potrebbe interessare la ragazza frivola e sciocca che passa da un ragazzo popolare all’altro? E’ anche vero che non gli ho mai rivolto la parola.

Di solito mi è così semplice… Potrei avvicinarmi mentre cerca qualche libro in biblioteca e dirgli che mi piacerebbe imparare a suonare la chitarra.

Oppure salutarlo sull’autobus e intavolare una conversazione sul meteo, cosa disgustosamente inglese.

Ma tutte queste idee mi vengono quando l’occasione è già persa.

 

Questa storia mi è venuta in mente qualche mese fa, ma ho preferito prima visitare l’Irlanda, studiarne la storia, prendere appunti, vedere le cose sul campo, prima di mettermi a scrivere questa FF.

Ci sono stata ad Agosto, solo per una settimana, purtroppo, ma sono bastati 7giorni per farmi innamorare di questa splendida Isola.

Anna, come saprete ormai, è uno dei miei personaggi preferiti. Un personaggio che io giudico molto più complesso dalle apparenze.

Cerco di immaginare la sua adolescenza, i suoi inizi come lottatrici di Aikido, l’esplosione della rivalità con Nina e la scelta di farsi ibernare con lei.

Ci tengo tantissimo alla riuscita di questa Ff, e vi chiedo per favore di aiutarmi a farla crescere. Con i vostri commenti, con le vostre idee. Il primo capitolo è palloso, è vero, ma conto di cambiare presto l’andazzo della situazione. In fondo qui Anna è una sedicenne disinibita, ma anche molto frustrata.

Ho scelto di iniziare con l’anno 1984 seguendo la cronostoria di Tekken e non quella di Death by Degrees:

Il sito tekken.wikia.com rivela la data di nascita di Nina come 28 Dicembre 1964 e per Anna 15 Agosto 1967. Ho deciso di mantenerle, benché in altre FF abbia suggerito il mese di Luglio (d’accordo con la pagina di Nina su Wikipedia Italia) con la modifica dell’anno della maggiore delle Williams, che altrimenti mi sballerebbe la cronologia. (1965)

Con queste date si segue perfettamente la cronologia ufficiale di Tekken, (utilizzando come data limite il 2009, anno di Tekken 6) e la storia può tranquillamente iniziare  nel 1984 anno di Ghostbusters, del primo Mac, delle Olimpiadi di Los Angeles, di Like a Virgin di Madonna, del primo, omonimo album dei Bon Jovi e di Purple Rain di Prince)

Non so voi, ma la sottoscritta nel 1984 non era neppure in fase di progettazione. Perciò attingo dalla rete le informazioni utili per rendere il più possibile reale e tangibile la storia ambientata in quell’anno.

Precisiiiina, eh!

Alla prossima, signoore.

EC

 

   
 
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