I think I love you
most of all
Avanti e indietro. Avanti e indietro. Avanti e indietro.
Il Boscaiolo di latta guardava il suo amico Spaventapasseri
camminare su e giù nel campo. La cosa andava avanti da tanto tempo che
ai suoi piedi si stava creando un fossato. E lo Spaventapasseri continuava a
camminare, una margherita ben stretta in una mano. Gesticolava furiosamente con
entrambe le braccia, e parlava da solo.
Il Leone Codardo trotterellò fin dove il Boscaiolo di latta
era appoggiato allo steccato. Si lasciò cadere accanto a lui, e a sua
volta continuò a guardare lo Spaventapasseri per un po’ prima di
parlare.
« Cos’è accaduto allo Spaventapasseri? Il suo
nuovo cervello si è guastato? »
Il Boscaiolo di latta emise un suono che avrebbe potuto essere uno
sbuffo; o forse era solo il cigolio di un’articolazione. « Non che
io sappia, Leone. Per quanto ne so sta cercando il coraggio di dire a Dorothy
che è innamorato di lei. »
« Oh, quello » disse il Leone in tono di sufficienza.
Aspettavano quel momento fin da quando Dorothy era tornata da
loro, portando con sé i suoi Zia Emma e Zio Henry. A quanto pareva la
stella del Kansas stava sperimentando qualcosa che Dorothy chiamava ‘la Depressione’ e lei e la sua
famiglia avevano dovuto lasciare la loro fattoria. Così, Dorothy aveva
chiamato Glinda, la Buona Strega del Nord, ed insieme
agli zii era tornata ad Oz. Quel giorno stesso ci
sarebbe stata una grande fiera per festeggiare il ritorno di Dorothy.
A dire il vero, il Leone si era aspettato che lo Spaventapasseri
si dichiarasse secoli prima. Tutti sapevano che l’uomo di paglia si era
innamorato di Dorothy fin dal momento in cui si erano conosciuti. In effetti
l’unica che sembrava non sapere nulla era la stessa Dorothy. Il che
probabilmente spiegava l’inquietudine dello Spaventapasseri. Anche se il
Leone aveva i suoi dubbi che lei non conoscesse o non condividesse i suoi
sentimenti. Insomma, dai, seriamente: “Tu mi mancherai più di tutti”? Persino lui capiva che
lo Spaventapasseri non aveva nulla di cui preoccuparsi!
A proposito dello Spaventapasseri, doveva essersi stancato di
passeggiare, perché ora camminava dritto verso i suoi amici. Era
demoralizzante vedere il povero uomo di paglia così triste.
« Sei arrivato a una soluzione? » gli chiese
gentilmente il Boscaiolo di latta.
Lo Spaventapasseri scosse tristemente la testa. « Pensavo
che quando avrei avuto un cervello sarei stato in grado di risolvere qualsiasi
problema. »
« Sì, però l’amore non è un
problema del cervello, ma del cuore » replicò il Boscaiolo,
battendosi un paio di volte sul petto di latta. « Quindi devi pensare con
il cuore, non con il cervello. »
L’idea sembrò confondere un po’ lo
Spaventapasseri. Si rivolse al Leone. « E tu, Leone? La tua specie come
si comporta in questi casi? »
Il Leone finì di lavarsi il muso con una delle zampe
massicce ed inclinò il capo. « Beh, per i leoni non si tratta
veramente di amore. Trovi la signora leone più bella, ti pavoneggi un
po’ e la impressioni, e combatti tutti i possibili rivali. Poi vai dietro
di lei e… »
« Leone! »
interloquì il Boscaiolo di latta. « Grazie, credo che questo sia
un discorso completamente diverso. »
« Ma me l’ha chiesto lui » sbuffò il
Leone, imbronciato. « Io non pretendo di capire tutte queste sciocchezze,
ma la cosa più facile non sarebbe dirglielo
e basta? »
« Ma non funziona così! » disse il Boscaiolo di
latta sconvolto. « Ci sono, beh, sai – romanticismo, e fiori, e
poesia. »
« Io ho un fiore » disse lo Spaventapasseri, mostrando
la margherita. « Funzionerà? »
Forse il Boscaiolo di latta aveva alzato gli occhi al cielo; era
difficile a dirsi. « Voglio solo dire che ci sono molti modi per
affrontare la cosa. Lo Spaventapasseri non può semplicemente andare da
Dorothy e dirglielo. »
« Dirmi cosa? »
Ci fu un altro squittio, ma stavolta non proveniva dal Boscaiolo
di latta. Non che qualcuno riuscisse a capire come potesse un uomo di paglia
produrre un suono simile. Dorothy non sembrò accorgersi di nulla;
sorrise ai suoi amici, i capelli scuri e il vestitino azzurro svolazzanti nella
lieve brezza che si era levata.
« Coraggio, Leone » disse il Boscaiolo di latta,
allontanandosi cautamente. « Faremmo meglio ad andare. Dopotutto abbiamo
promesso che avremmo dato una mano con i preparativi per la fiera. »
« Ma io voglio restare a…
» esordì il Leone, ma si fermò non appena il Boscaiolo di
latta lo fissò sollevando l’ascia sopra la spalla. Non era
più un codardo, ma non era neppure un leone suicida. Sospirò, e
si trascinò dietro al Boscaiolo di latta, che sollevò il berretto
ad imbuto all’indirizzo di Dorothy prima di lasciare soli i due amici.
« Beh, si comportano certo in modo strano » disse
Dorothy, osservando la loro ritirata prima di tornare a guardare lo
Spaventapasseri, che stava torcendo nervosamente la margherita. « E anche
tu. Qualcosa non va, Spaventapasseri? »
« Io – ehm – volevo dirti che…
» balbettò lo Spaventapasseri. « Ho un fiore per te. »
« Grazie » gli disse Dorothy, e s’infilò
la margherita dietro l’orecchio. « Adesso però dimmi la
verità, Spaventapasseri. So che c’è qualcosa che ti turba;
vuoi dirmi di cosa si tratta? A me puoi dire tutto, lo sai. »
Adesso o mai più. Lo Spaventapasseri raddrizzò la
sua spina dorsale inesistente, raccolse tutto il coraggio che aveva, ed
esclamò: « Dorothy, io ti voglio bene. »
Aspettò che ridesse, o peggio, che restasse in un silenzio
sconvolto per poi correre via urlando. Quel che lo Spaventapasseri non si aspettava era che Dorothy gli
rivolgesse invece un bellissimo sorriso prima di sollevarsi sulle punte dei
piedi e posargli sulle labbra il bacio più dolce che avesse mai sperato di
ricevere.
Poi, lei si ritrasse leggermente e disse: « Era questo? Ti
voglio bene anch’io, Spaventapasseri. Avrei creduto che qualcuno con un
cervello fino come il tuo lo sapesse già da tempo…
Adesso andiamo, non vogliamo arrivare in ritardo alla fiera. »
Lo Spaventapasseri restò lì stupefatto, mentre
Dorothy iniziava ad allontanarsi. Non sapeva per quanto tempo sarebbe rimasto
là immobile se lei non si fosse accorta che lui non le era accanto. Lo
guardò, scuotendo la testa e ridendo appena, prima di prenderlo per mano
e guidarlo fuori dal campo.
Lentamente, mentre camminavano insieme, un sorriso si formò
sul volto dello Spaventapasseri. Dovette fermarsi e voltarsi verso Dorothy e
baciarla, perché adesso poteva
farlo, prima di rincamminarsi insieme a lei. Lei sorrise e rise ancora e
disse che era stato uno sciocco a preoccuparsi così tanto.
Anche se adesso aveva il suo cervello, lo Spaventapasseri capiva
che c’erano ancora delle cose che non avevano alcuna spiegazione logica,
come l’amore. Però, davvero, gli andava bene così.
Note di traduzione
- Il
titolo si rifà alla frase con cui Dorothy dice addio allo
Spaventapasseri, “I think I’ll miss you most of all” (in
italiano “Tu mi mancherai più di tutti”).
- Il
fatto che ci si riferisca al Kansas come ad una ‘stella’ dipende
dal fatto che nel film, quando Dorothy si ritrova nel paese dei Mastichini, Glinda canta agli abitanti di
“venire a vedere la ragazza che è caduta da una stella […] e
dice che la stella si chiama Kansas” (“meet the young lady who fell from a star […] and Kansas, she says, is the name of the star”).
- Quel
“Ti voglio bene” avrebbe dovuto essere un “Io ti amo”;
ma con tutta la buona volontà, non ce lo vedo proprio lo Spaventapasseri
a parlare così. xD Per
fortuna “I love you”
si presta ad entrambe le forme italiane.
A questo
indirizzo lo scritto originale.
Aya Lawliet