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Autore: Bad A p p l e    02/10/2010    3 recensioni
«Non riesco a dormire» biascicò Sayu, abbassando lo sguardo con aria quasi colpevole.
Il fratello sbuffò, vagamente divertito, ma quando parlò cercò di far risultare la voce quantomeno severa.
[...]
Era una questione fisiologica, per vivere Misora Naomi necessitava di aria, acqua, cibo e adrenalina; negarle una di queste significava, per forza di cose, ucciderla.
“Quindi Raye ti vuole morta?” ironizzò la voce nella sua testa.
[…]
Sorseggiò il caffè amaro senza staccare gli occhi da Ryuzaki, attendendo con impazienza che cominciasse a bere pure lui.
«Qualche problema, Light-kun?»
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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File 01: Jigsaw.

 

 

 

 

Light si portò una mano alla bocca e sbadigliò sonoramente, distogliendo lo sguardo per pochi secondi da libro che stava leggendo. Se doveva essere sincero, quando l’aveva visto in biblioteca in un primo momento aveva storto il naso –non poteva credere che qualcuno che lo conoscesse bene come suo padre gli avesse consigliato proprio quello che sembravo uno dei soliti libri con la trama trita e ritrita- ma ad una rapida lettura delle prime pagine s’era dovuto ricredere e così alla fine l’aveva comprato.

Quando posò di nuovo gli occhi sulle pagine, faticò un po’ a trovare la riga a cui era arrivato e alla fine si arrese a dover riprendere dall’inizio del capoverso per riuscire a cogliere il senso logico dopo quella piccola distrazione.

Calcolò mentalmente che dovevano essere le due del mattino, se qualcuno l’avesse saputo ancora sveglio si sarebbe beccato una ramanzina coi controfiocchi, ma non spense la lampada sul comodino, anche se era effettivamente stanco.

No, non era la lettura di quel libro a tenerlo ad ogni modo sveglio, era interessante ma non così tanto. La ragione era un’altra e bussò timidamente in quel momento alla sua porta. Un tocco così debole e soffocato per non attirare l’attenzione dei genitori nell’altra stanza.

Light alzò gli occhi al cielo, nonostante se lo fosse aspettato per tutto il tempo; scivolò fuori dalle lenzuola e cercò le ciabatte finite magicamente nel punto più odiosamente irraggiungibile sotto al letto. Con un sospiro decise di lasciar perdere e si avvicinò scalzo alla porta.

«Non riesco a dormire» biascicò Sayu, abbassando lo sguardo con aria quasi colpevole.

Il fratello sbuffò, vagamente divertito, ma quando parlò cercò di far risultare la voce quantomeno severa, «non te l’avevo detto che non era il caso che guardassi quel film?» domandò, scostandosi per farla entrare.

«“L’enigmista” sembrava un titolo tanto simpatico» rispose lei in un debole tentativo di difesa, avanzando nella stanza del fratello.

Non era la prima volta che succedeva: Sayu nella sua ingenuità da bambina di otto anni che era, aveva scelto l’ennesimo film splatter, Light aveva cercato inutilmente di farle cambiare idea spiegandole perché era meglio evitare ma lei non aveva voluto saperne nulla, incoraggiata da Sachiko che le faceva fare quello che voleva, quindi lui non poteva che rassegnarsi al fatto che di notte la sorellina avrebbe avuto gli incubi e gli sarebbe toccato dormicchiare sulla sedia della scrivania perché Sayu, a quanto pareva, in quei casi si sentiva “al sicuro” solo nella sua stanza.

«Mi domando cosa ci sia di più simpatico di uno pseudo-killer sadico e psicopatico» fece lui, ironico, prima di rendersi conto d’aver detto decisamente qualcosa di troppo, osservò mezzo secondo la sorellina che s’era ghiacciata sul posto, con lo sguardo terrorizzato, poi decise di correggersi, «volevo dire: Mi domando cosa ci sia di più simpatico di un attore che viene pagato per fare la parte del killer in un film, in un film che assolutamente non è reale ed è solo frutto dell’immaginazione di qualche pazzo, ovviamente».

Sayu s’infilò sotto le coperte per nascondere il tremore, cosa che però non sfuggì a Light. «Ascoltami, era solo un film, okay?» le disse con tono d’urgenza.

«Però le cose brutte succedono ugualmente» farfugliò Sayu.

Il fratello ebbe un sospiro, «è ovvio che succedano… ma succedono anche cose belle, no? Pensando solo al negativo non puoi che sprofondare» disse, rimboccandole le coperte; «dai, adesso dormi… io rimango a controllare che nessun’attore da strapazzo salti fuori dall’armadio armato di coltello di gomma».

Spense la lampada, in quel momento le pagine del libro gli apparvero molto più interessanti di quel buio accecante interrotto solo dalla debole luce verdognola del led della sveglia.

«Tu non faresti mai cose brutte… voglio dire, non uccideresti mai, vero?» domandò Sayu a tradimento.

Light rimase interdetto qualche secondo. La risposta sarebbe stata ovvia, meccanica, dettata da una falsa morale prefabbricata, ma la verità, si rese conto, era che non ci aveva mai realmente pensato.

«No» s’affrettò a rispondere, «no, non penso che arriverei mai a tanto».

 

 

   
 
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