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Autore: zoisite    03/10/2010    6 recensioni
"Rhadamanthys non si crucciava di aver perso la battaglia. Magari Hades, invece, avrebbe vinto la guerra.
Quello che gli era insopportabile era di dover restare con le mani in mano."

Incompiuta e vecchissima fic riemersa dal mio hard drive.
Si colloca subito dopo l'uscita di scena di Kanon e Rhadamanthys, negli episodi conclusivi dell'Arco di Hades.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gemini Kanon
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Faceva male.

Ogni parte del suo corpo faceva così atrocemente male che aveva paura di respirare.

In posizione supina su quello che doveva essere un selciato, o comunque una superficie particolarmente fredda e dura, per dovere di sopravvivenza si sforzò infine di inspirare un po' dell'aria secca e pungente che lo circondava. Ma aveva la bocca e la gola piene di sangue e per poco non soffocò.
Di riuscire a tossire non se ne parlava neanche.

Chiamando a raccolta forze inesistenti nel tentativo di restare lucido, capì che doveva a tutti i costi cercare di girarsi su un fianco, o sarebbe morto in pochi istanti.

Qualcosa o qualcuno però in quello stesso momento lo afferrò per i capelli.

E come ultimo ricordo di quei minuti di agonia, Kanon fu certo di sentire un oggetto tagliente contro la gola, seguito da un'ondata di calore.



Defeat. Disfatta.

Per il Britannico la parola aveva in sé, mentre gli rimbombava più e più volte nella testa, tutto il peso drammatico e ineluttabile che, a parer suo, un uomo può sperimentare solo in due specifiche circostanze della vita: nella guerra e nel bridge.

L'esercito degli Specters era stato annientato.
Due dei tre Giudici, Aiacos e Minos, erano persi per sempre e un destino non differente era toccato a una quantità di loro validi sottoposti.

Non che ne fosse affranto, in realtà.
Fra Specters non intercorrevano rapporti particolarmente amichevoli, né c'era mai stata traccia di cameratismo, e lui non era tipo da provare una particolare pena per coloro che erano stati così sprovveduti da farsi uccidere.

Ma l'esercito di Hades, era innegabile, aveva clamorosamente fallito e lui, che ne faceva parte nei più alti ranghi, non sarebbe mai riuscito a scrollarsi di dosso l'onta di quella débâcle.

Inoltre il suo Signore si trovava ora in un luogo irraggiungibile.
il Giudice era consapevole, anzi, che ormai le sorti di quello scontro non lo riguardavano più.
La disputa si era trasferita su un piano lontanissimo dalla sua portata. Era diventato uno scontro divino, misurato su una dimensione divina, l'Elysion, cui non aveva accesso.
Lui era rimasto bloccato nel Meikai. Nient'altro che un palcoscenico vuoto dal sipario strappato.

Rhadamanthys non si crucciava di aver perso la battaglia. Magari Hades, invece, avrebbe vinto la guerra.
Quello che gli era insopportabile era di dover restare con le mani in mano.



Ma in effetti qualcosa da fare ce l'aveva.


La preda, rudimentalmente tracheotomizzata da lui stesso in emergenza, sembrava ora respirare regolarmente.
Il cuore, seppure flebilmente, pulsava.

La vita albergava ancora nel corpo maledettamente perfetto del greco.

Per ora languiva sul suo letto senza sensi, il pallore innaturale andava confondendosi con quello delle lenzuola.
Ma Rhadamanthys era certo che quella forza fisica, che aveva visto in azione così da vicino, avrebbe provveduto a ripristinare il resto.

Kanon era stato pronto a sferrare un attacco suicida, pur d'ucciderlo.
Ora Rhadamanthys era pronto a fargliela pagare con altrettanto trasporto.
Ma con calma.
Per il momento era necessario che il Saint sopravvivesse.

Mentre saliva a velocità folle nel cielo rosso del Meikai, intrappolato nella morsa di Gemini, Rhadamanthys per interminabili istanti si era visto perduto... E aveva avuto paura, certamente.
Chi sarebbe stato così stolto da non averne?

Ma qualcosa di singolare era accaduto.
Una forza esterna, del tutto sconosciuta, era intervenuta in extremis, qualche modo. Riprecipitandoli al suolo.
E la Surplice della Viverna gli aveva risparmiato l'impatto che Kanon invece aveva subito in pieno, non indossando alcuna armatura.


Rhadamanthys si versò tre dita di J&B liscio. Poi ci ripensò e riempì fino all'orlo.
I cubetti di ghiaccio che aggiunse in abbondanza fecero traboccare il bicchiere.

Sarebbero stati giorni interessanti.
  
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