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Autore: Emy_n_Joz    03/10/2010    6 recensioni
Assassini. Templari. Sappiamo già cosa fecero in passato. Ma cosa direste se ci aiutassero a reinterpretare uno dei più grandi eventi della storia?
Francia, 1789. L’inverno è particolarmente rigido, soprattutto per chi adesso non ha più una casa. Il popolo ha fame; la carestia e il gelo hanno divorato ogni cosa. Le tasse non fanno che aumentare di giorno in giorno, rendendo la situazione insostenibile. E strani individui, coperti da un mantello bianco e con il viso nascosto da un cappuccio, si muovono per i vicoli, come ombre, tra questa desolazione. Al contrario, alla corte del re, il fasto e l’opulenza dominano con una totale indifferenza su tutto quello che succede al di fuori delle mura di Versailles, sugli intrighi, sulle feste e su nobili abbigliati riccamente, e sfoggianti anelli dorati, intarsiati di pietre preziose con la forma di una strana croce scarlatta. Dalla cima della Tour du Temple di Parigi, un mantello bianco è sospinto dal vento a tempo con la bandiera strappata recante il fleur de lis dei Borboni. Sotto il cappuccio, le labbra piene e rosse accennano un sorriso. Un attimo e, con un sussulto dell’aria e il grido stridente di un falco o di un’aquila, la figura è sparita, lasciando soltanto come segno del suo passaggio lo sbattere fremente e spaventato delle ali di alcuni colombi.
E ciò che verrà dopo sarà l’inferno, o la sua fine.
Genere: Avventura, Azione, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Assassin's Creed: Revolution'
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Francia, 1789

Quella notte, il rumore delle onde che s’infrangevano sulla riva era più forte del solito. L’aria era umida e profumata di salsedine, e il vento violento sollevava il mantello della figura bianca accovacciata sulla cima dell’edificio. Nel buio, si sentì respirare forte una volta.

Poi si lanciò nel vuoto.

La caduta fu breve e il rumore attutito da un cumulo di fieno. La figura rimase qualche secondo nascosta nella paglia prima di uscirne con un movimento fluido, e poi si confuse con l’urlo del vento tra i vicoli e le ombre notturne.

Mosse solo qualche passo prima di sentire il clangore di qualcosa che veniva verso di lui. Per chiunque quel suono sarebbe stato impercettibile, ma lui intuì immediatamente il soggetto in avvicinamento.

Si schiacciò al muro e, in uno scatto metallico, una lama uscì dalla sua manica. Luccicò un istante alla luce della luna, prima che la figura si ritirasse di nuovo nell’ombra. Attese nel più profondo silenzio finché i passi non diventarono udibili anche per un orecchio meno allenato del suo. L’uomo in armatura passò davanti all’imboccatura del vicolo e, quando lo ebbe superato, la figura gli fu alle spalle in un istante, gli tappò la bocca con la mano destra, lo attirò a sé e gli affondò la lama nella schiena.

Il soldato si accasciò a terra con un gemito soffocato. La figura svelse la lama dal suo corpo e dalla morsa dell’armatura, e con un identico scatto metallico la ritirò nella manica sporca di sangue.

Ricominciò ad avanzare nel buio. Le vie erano quasi totalmente deserte, escluso alcuni ladruncolo dei bassifondi, che scappavano come topi al suo passaggio, e diversi mendicanti abbandonati contro il muro, senza neanche la forza -o la volontà- di tirarsi indietro.

Le labbra della figura si storsero, al pensiero che stavano aumentando progressivamente da qualche mese a quella parte.

Decise di non pensarci, li superò e si diresse verso la parte più illuminata della città.

Adesso doveva prestare attenzione ad ogni più piccolo gesto che faceva, perché in quella cittadina lo conoscevano tutti, di fama. Anche se in realtà nessuno sapeva chi fosse veramente.

Vide un drappello di guardie muoversi nella sua direzione, e sparì in una stradina laterale. Lo sguardo gli cadde su una piccola pozzanghera ai suoi piedi.

Il suo riflesso gli fece incurvare le labbra in un sorriso divertito. Il cappuccio bianco gli copriva quasi tutto il viso, lasciando scoperta soltanto parte del naso, la bocca e il mento. Un accenno di barba da troppo tempo trascurata gli evidenziava il profilo delle labbra carnose, rendendo più maturi i tratti ancora un po’ infantili. In fondo, aveva solo ventun’ anni.

L’abbigliamento era piuttosto bizzarro: sulle spalle gli ricadeva un mantello scuro, che lasciava in parte scoperto il lungo abito bianco che indossava. Il petto era attraversato in diagonale da alcune cinghie di cuoio, la cui utilità era nascosta dal mantello. La camicia arabescata di rosso celava una robusta corazza, e attorno agli avambracci aveva dei bracciali di metallo consunti per i troppi colpi ricevuti. Intorno alla vita aveva una grossa cintura rossa, con una strana immagine incisa sulla superficie. Era una specie di triangolo dai vertici arrotondati alla base, sembrava una fiamma, oppure un cappuccio stilizzato. Non sapeva esattamente che cosa significasse, ma di una cosa era certo: era il simbolo degli Assassini.

Ma non aveva tempo da perdere: era l’ora di agire. Si guardò bene intorno, e quando fu sicuro che le guardie si erano allontanate, sbucò fuori dalla stradina e si diresse con cautela verso la sua destinazione, sempre più vicina. Svoltò un angolo, e dopo aver proseguito per alcuni passi, finalmente vide la villa. Sapeva che era molto ben sorvegliata, e non poteva permettersi errori di nessun tipo.

Per questo, aveva bisogno di osservare l’ambiente dall’alto, anche se l’aveva già fatto in precedenza.

Con un’agilità incredibile prese ad arrampicarsi su per una casa, raggiungendone con facilità il tetto. Fortunatamente la villa era abbastanza illuminata da permettergli di fare un quadro chiaro della situazione: delle guardie, almeno cinque, controllavano le varie entrate della dimora, e sicuramente anche all’interno ci sarebbero state delle norme di sicurezza.

Del resto, la persona che la morte stava per baciare non era un uomo qualsiasi. Anche l’Assassino, che era sempre molto sicuro di sé, si rendeva conto che questa volta non sarebbe stato molto facile portare a termine l’omicidio, ma in fondo gli piacevano le sfide.

Stava pensando a come infiltrarsi nella villa senza farsi scoprire, ma non perché non avesse voglia di uccidere più persone in una sola notte; a volte, la vita ci riserva delle brutte sorprese, che arrivano così dal nulla e ci sconvolgono l’esistenza.

Questo era successo anche a lui, grazie a delle persone che un tempo riteneva amiche e verso le quali adesso provava soltanto rancore e odio, tanto odio. Doveva farli fuori fino all’ultimo quei bastardi, ed era disposto a uccidere anche tutti coloro che li appoggiavano, e ancora non era neanche a metà dell’opera. Però si faceva coraggio: non si sentiva pienamente soddisfatto, ma almeno aveva la certezza che quelle persone avessero pagato per quello che gli avevano fatto, e comunque, erano pur sempre dei Templari. Quindi avrebbe potuto benissimo anche fare una strage, ma stavolta doveva evitarlo.

Scatenare l’allarme non l’avrebbe aiutato nella sua difficile impresa.

Controllando bene i movimenti delle guardie, si accorse che l’entrata sul retro era vigilata da un soldato soltanto. Decise che doveva partire da lì. Scese dal tetto, e si diresse verso il muro posteriore. Lo scalò, e si affacciò con attenzione per osservare la guardia, che stava iniziando a soccombere alla stanchezza.

Confondendosi con l’ombra del muro e senza fare il minimo rumore, scivolò dall’altra parte, e arrivò alle spalle della guardia.

Dopo un acuto suono metallico e un gemito soffocato, l’uomo si afflosciò sull’Assassino, che rapidamente lo gettò di là dalle mura, affinché le altre guardie, passando di lì più tardi, non si accorgessero di nulla.

Poi si avvicinò con cautela alla porta, ed entrò. All’interno era quasi totalmente buio, l’unica fonte di luce proveniva da una candela che era stata lasciata accesa su un tavolo un po’ lontano da lui.

Iniziò la sua ricerca: sapeva che la sua vittima era ancora sveglia, in genere si assopiva molto tardi. Era una bella vita la sua, piena di svaghi e passatempi vari, ma l’Assassino stava per porre fine a tutto questo.

Cercò di muoversi per il corridoio il più silenziosamente possibile, fino a che non ne raggiunse un altro, anch’esso illuminato. Stavolta c’erano due guardie appostate davanti ad una porta: con grande maestria, le uccise entrambe senza dargli neanche il tempo di emettere un qualsiasi suono dalla bocca.

La stessa cosa accadde ad altre sentinelle, fino a che l’Assassino non raggiunse la sua meta, ovvero la stanza dove il suo nemico si ritirava spesso a fine giornata.

Quella notte se ne stava seduto davanti ad un tavolo, indaffarato con alcuni documenti, che dovevano essere importanti. Il ragazzo, per fargli avvertire la sua presenza, fece scattare la lama celata, e Bernard Guibeaux si voltò sobbalzando notevolmente. L’Assassino vide il terrore dipingersi sul volto dell’uomo: era impossibile che non sapesse di lui, perché tutti lì conoscevano ciò che faceva, e di giorno se ne andava a sbrigare i propri affari sempre con qualcuno che lo proteggesse. Forse aveva creduto che le sue guardie sarebbero state più abili di lui, impedendogli di raggiungerlo proprio dentro casa sua.

Che illuso.

E adesso non sapeva neanche cosa dire, e sudava dalla paura. Le uniche parole che gli uscirono dalla bocca furono:

“Cosa vuoi da me? Vattene da casa mia! Lasciami in pace!”.

L’Assassino fece una smorfia divertita, e disse: “E’ così che si trattano i vecchi amici? Sono solo venuto a sistemare una vecchia questione lasciata in sospeso… “.

“Non ti servirà a niente ormai! Te lo chiedo per favore, togliti dai piedi! Ho da preoccuparmi di tante cose, non posso più tenere d’occhio anche te, Assassino. “

“Sta’ tranquillo, da questa notte non dovrai più preoccuparti di nulla .“

Fu un attimo.

Un secondo e gli fu di fronte, con la lama puntata contro il suo ventre. L’uomo s’irrigidì, e lo fissò terrorizzato. Erano così vicini, che per un attimo il Templare riuscì a guardare sotto il suo cappuccio, e a incrociare i suoi occhi scuri e intensi. Un lampo di puro stupore e comprensione gli si dipinse sul viso. Poi l’Assassino gli affondò la lama nell’inguine, e l’uomo emise un gemito. Il ragazzo mantenne lo sguardo immobile nel suo per qualche secondo, poi si chinò sul suo orecchio.

“Hai sbagliato a pensare che l’avresti passata liscia.”

Poi con uno scatto ritrasse la lama, e l’uomo si accasciò a terra con un ultimo rantolo.

In quel momento, il rumore di passi fuori dalla porta chiusa l’avvisò che dovevano essersi accorti della sua presenza.

Senza esitazione, aprì la finestra dalle ampie vetrate, salì sul davanzale e saltò.

Appena prima di rovinare a terra afferrò con le mani un cornicione sporgente, e si calò fino al suolo. Poi prese a correre rapido ed invisibile come un’ombra nel giardino della villa, lasciato stupidamente deserto dalle guardie che si erano subito precipitate all’interno.

Prima che chiunque potesse accorgersene era già tornato nei vicoli bui, completamente nascosto nel mantello, e una leggera pioggia aveva ricominciato a scendere sulla cittadina.

Il suo lavoro era terminato: poteva dirigersi alla sua piccola dimora temporanea. Era abbastanza stanco e non desiderava altro.

Svoltò per una stradina sulla destra, sempre molto attento, e improvvisamente qualcosa su un muro attirò la sua attenzione: si trattava di un manifesto che doveva essere stato affisso di recente, perché prima non ne aveva mai visti in giro. Il pezzo di carta recitava le parole ‘Soggetto Molto Pericoloso, Ricercato. Nome Sconosciuto.’ e sotto a queste si trovava il ritratto di un ragazzo giovane e dai bei lineamenti, evidenziati da un po’ di barbetta. Si riconobbe in quell’immagine, e quando vide che c’era anche una grossa taglia sulla sua testa, fece un ghigno.

‘’Chi sono? Sono Damien de Labsinthe, e sono un Assassino.’’

Divertito, riprese la sua strada, scomparendo nell’oscurità della notte.


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Note:

Salve a tutti! Finalmente questo faticato capitolo ce l'ha fatta a raggiungere il sito! Cominciamo con le presentazioni. Siamo Silvia e Elisa, e abbiamo deciso di imbarcarci in una difficilissima e impegnativa ff a quattro mani... La Rivoluzione Francese è un periodo storico molto complesso e denso di eventi, e stiamo già impazzendo a cercare le documentazioni e di far coincidere la nostra trama con i vari avvenimenti. Premettiamo che non ci riuscirà sempre e che non sarebbe possibile riuscire a fare entrare tutto, e in quel caso comunque finirebbe per diventare un libro di storia, cosa che vorremmo evitare xD Ovviamente cercheremo di conciliare tutto, ma può darsi che sbaglieremo qualche volta... In quel caso scusateci di cuore, non abbiamo uno storico ad aiutarci, come la Ubisoft xD Il primo capitolo che vi proponiamo è abbastanza corto per i nostri standard (ve ne accorgerete più in là! xD), e forse non sarà neanche molto coinvolgente, ma speriamo che vi abbia interessati almeno un pò... o almeno abbastanza per proseguire la lettura fino al secondo capitolo. Vi assicuriamo che man mano che la storia andrà avanti, sarà sempre più interessante, e la parte storica troverà un ruolo sempre maggiore. Per il momento vi salutiamo, e vi lasciamo con il piccolo trailer della nostra storia. Questo è il link -> http://www.youtube.com/watch?v=CFJY5Hl9mEk 

Buona lettura (e buona visione!)

Le vostre umili autrici.

  
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