"...E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei
campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di
grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color
dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che
è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano."
-Lovi!
¿Dónde estás?-
Antonio
entrò in casa con un sorriso euforico, armeggiando dietro la schiena con un
piccolo pacchetto.
-Lovino?
Ho una cosa per te non nasconderti!- rise, sapendo già che il piccolo italiano
aveva tralasciato le pulizie di casa per sonnecchiare sul divano o per trafugare qualcosa dalla
cucina. Poi si sporse in salotto, vedendolo rannicchiato contro il bracciolo
più comodo del divano.
-Aah!
Eras aquì!- esclamò, avvicinandosi a
grandi passi.
Lovino
si destò immediatamente, sentendo il baccano, prima lontano e indistinto,
avvicinarsi sempre di più, e identificandolo, cosa peggiore, con Antonio in persona.
Scattò a sedere, riafferrando lo spazzolone che gli era scivolato di mano non
appena si era addormentato.
-C-Cosa
c’è? Cosa vuoi?- rispose poi subito, tentando il più velocemente possibile di
sembrare del tutto sveglio, anzi quasi affaticato per quanto lavoro aveva
fatto.
-Farti
vedere una cosa, mi pequeño.- disse Antonio, vedendolo stringere una manina sul
bordo del vestitino che indossava e l’altra sul manico della scopa.
Sorrise
di più e lo vide sporgersi in avanti, restio nel mostrare il proprio interesse,
ma curioso come solo un bambino poteva essere. Lovino aggrottò un po’ la fronte
mentre Antonio si inginocchiava davanti a lui.
-Ecco…-
sussurrò lo spagnolo, mostrandogli quello che sembrava semplicemente una mela
troppo matura –non è bellissimo?-
Lovino lo
guardò confuso, tendendosi di più in avanti –Ma che cos’è?- chiese, lasciando
scivolare nuovamente lo spazzolone.
-Un pomodoro Lovi, ti piace? L’ho preso da
Alfred, in America, lì ce ne sono tantissimi, piantagioni sterminate. Lo voglio
regalare a te, per la tua terra, sono sicuro che in Sicilia crescerà benissimo-
sussurrò Antonio con voce dolce, porgendoglielo.
Lovino si
concesse qualche secondo per guardarlo con fare sospetto e poi lo afferrò con
decisione, attento a non premere troppo le dita visto che, a quanto sentiva,
non era resistente come una mela, ma molto più morbido.
Si
accomodò sul bordo del divano, senza staccare gli occhi dal pomodoro che teneva
sul palmo di una mano mentre tendeva l’altra fugacemente verso Antonio: non
voleva che se ne andasse, non in quel momento, proprio quando lui stava per
fare quella che sembrava una scoperta importantissima.
Antonio
sorrise dolcemente, sedendosi accanto a lui –Ti piace?- chiese sottovoce, come
per non disturbarlo.
Lovino
scosse velocemente la testa, arrossendo sulle gote: non poteva piacergli
qualcosa che gli aveva regalato quel bastardo, giusto? Eppure non riusciva a
smettere di fissarlo, con quel colore rosso così vivo e bello. Sarebbe stato
stupido affezionarsi a una cosa del genere per poi, cosa ancora più assurda,
magari ripensare ad Antonio, ogni volta che la vedeva.
Lovino
era indeciso se emozionarsi o arrabbiarsi a quel pensiero così molesto e dolce
allo stesso tempo, quindi decise semplicemente di gonfiare le guance e
aggrottare le sopracciglia, per esprimere pienamente il suo strano disappunto
per la situazione. Strana fu invece la reazione dello spagnolo, che si portò –alla
vista di quel visino imbronciato- una mano sugli occhi, ridendo con fare
divertito.
-C-Cosa c’è
bastardo?- disse subito Lovino, impettito e orgoglioso.
-Niente-
sussurrò Antonio tra le risa –è che…sembri davvero un piccolo pomodoro!-
ammise, accarezzandogli di sfuggita i capelli da sopra il fazzoletto che li
copriva.
Lovino
tentò di realizzare il più in fretta possibile se quello fosse un insulto o
meno, e quando capì che in un certo senso poteva esserlo, gonfiò ancora di più
le guance e caricò una testata contro il petto del povero Antonio.
-Stupido
bastardo! Non chiamarmi pomodoro mai
più!- disse, saltando giù dal divano per correre via, con ancora il frutto ben
stretto al petto.
-Ah!
Lovino! Il boss stava scherzando!- piagnucolò Antonio, tenendosi lo stomaco nel
punto colpito –Eri un pomodoro davvero carino, te lo assicuro!-
Lo
spagnolo, una volta ripresosi dal colpo ricevuto, decise di rincorre il suo
piccolo sottoposto, sapendo già che non poteva aver corso molto lontano –l’attività
fisica non era mai stata il suo forte-, per calmarlo e consolarlo come solo lui
sapeva fare. Lovino dal canto suo era infastidito, aspettava l’arrivo di
Antonio, ben nascosto in cucina, e questo lo infastidiva ancora di più. Si
rigirò ancora tra il pomodoro, ragionando su cosa potesse effettivamente farci.
-Questo…vegetale confuso non diventerà mai
importante per me, al massimo potrò usarlo per delle stupide decorazioni, ecco.- si disse, fieramente, pensando
che non c’era scelta migliore per un regalo fatto da quel bastardo.
Anche se
lui stesso, rannicchiandosi contro il muro della cucina, stringendo dolcemente
il pomodoro contro il petto, sentiva quanto quelle parole, infondo, suonassero
davvero sbagliate.
-Avanti,
trovami bastardo…-
Salve a
tutti <3 ecco a voi una piccola one-shot, ovviamente sul mio pair preferito
di Hetalia XD come poteva essere diversamente? (L) Per quanto riguarda le
nozioni storiche del brano, dovete sapere che appena introdotto in Italia il
pomodoro non veniva usare per cucinare ma come decorazione, solo dopo molti
anni cominciò ad essere utilizzato nei piatti italiani! Inoltre, la citazione all'inizio del capitolo è presa dal 'Piccolo Principe' :D Spero che vi piaccia
<3 ogni commentino per me è vita *_* byebye, Mirai!