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Autore: Isyde    10/10/2010    1 recensioni
L'affascinante ragazzo che esattamente qualche ora fa, le aveva scoccato uno sguardo a metà fra il furente e il languido.
Rabbrividì ricordando la sensazione bizzarra che la scosse profondamente.
Attrazione.
"Storia che si é classificata Quarta al Contest indetto da Remsvg Di Mare, Di vento-Titolo Unico"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Theodore Nott
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Da Epilogo alternativo
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Di mare, di vento.

 
 
 
 Capitolo Uno

 


Il vento accarezzava i suoi lunghi capelli bruni, giocando con qualche ciocca ribelle.

Di solito li teneva legati in una sobria coda o in una treccia elaborata lasciata penzolare lungo le sue scapole.

Ma quel mattino d'estate, l'ultimo prima dell'inizio della scuola, decise di slegare i capelli e di abbandonarli alla dolcezza del vento irlandese.

Se ne stava da ora sulla sedia a sdraio, poco lontana dalle onde che talvolta, s'infrangevano sui suoi piedi e la rinfrescavano.

Vento e mare.

Salsedine e sabbia.

Accanto a lei, giaceva abbandonata una borsa da mare colorata come il suo costume, come il suo umore.

Un sorriso accennato increspava quelle labbra prive di trucco, che erano sormontate da degli occhiali scuri che celavano i suoi occhi nocciola. All'inizio aveva cercato di concentrarsi leggendo un libro su un'appassionante storia d'amore fra un goblin e un'elfa domestica, ma aveva lasciato perdere poco dopo il secondo capitolo. La sua mente era completamente svuotata e persa in un mare di pensieri e di sogni.

Uno fra tutti spiccava lungo i suoi tortuosi pensieri.

Lui.

L'affascinante ragazzo che esattamente qualche ora fa, le aveva scoccato uno sguardo a metà fra il furente e il languido.

Rabbrividì ricordando la sensazione bizzarra che la scosse profondamente.

Attrazione.

Fatale e immediata come un fulmine durante una tempesta nel bel mezzo del cielo sereno.

Aveva fissato con insistenza il suo piccolo seno, scorrendo poi sulle sue gambe scoperte e lasciandosi infine, avvolgere dal suo sguardo perplesso.

Susan Bones lo riconobbe solo qualche minuto dopo.

Il proprietario di quei occhi azzurri non era altro che un suo compagno di scuola, il silenzioso Theodore Nott.

Era alquanto strano averlo notato solo quel giorno e non durante le noiose lezioni di Piton, oppure quando avevano fatto coppia durante Erbologia. Ma forse, tale disattenzione era dovuta al cambiamento di Nott.

Aveva lasciato allungare i capelli neri, liberandoli ai capricci del vento. Era sicuramente diventato più alto e il suo portamento, se prima era schivo e ingobbito, le era sembrato più spavaldo ed elegante.

Quasi avesse mutato la pelle.

Un leggero brontolio allo stomaco la obbligò a ritornare sui suoi passi, non prima di concedersi un tuffo nell'acqua limpida.

Sentire la pelle quasi ustionata dal sole, colpita dall'acqua gelida, era quello che ci voleva per eliminare ogni pensiero collegabile a Nott.

Sapeva da tempo che la casa che i suoi genitori avevano comprato l'anno prima, fra le sponde di una cittadella magica chiamata Spoonriver, aveva da secoli come illustri ospiti l'antica casata dei Nott. E i primi giorni di vacanza aveva avuto l'intenzione di andarlo a trovare, così per sapere se si voleva unire alle varie attività che l'allegra e numerosa famiglia Bones organizzava ogni anno durante l'estate.

Non che si annoiasse in compagnia di sua cugina Hanna Abbott oppure suo fratello Kellan, ma qualche amico in più non guastava mai.

Ma gli sguardi carichi di tensione che sua madre e sua zia le lanciarono, seppellirono ogni suo tentativo di socializzare con il silenzioso moro.

La parola Nott fu accolta da un lungo silenzio, seguita poi, da una condanna.

Uscì dall'acqua e goffamente raccolse l'asciugamano e la borsa. S'infilò un paio di scarpe di tela e s'incamminò lentamente lungo l'unica strada d'uscita di quella piccola spiaggia.

Era fin troppo concentrata nel pensare a disastrosi tentativi di sua madre di cucinare qualcosa di lontanamente commestibile e non si accorse della figura che si stava avvicinando a lei.

Fu solo quando era a qualche passo da lei, che alzò il viso ed incontrò gli occhi azzurri.

Si guardarono per qualche secondo e Susan sentì chiaramente le guance arrossire sempre più.

-Ciao, Bones.- disse solamente lui, alzando appena una mano in segno di saluto.

-Ciao.- sospirò appena la ragazza, irrigidendosi notevolmente.

Una folata di vento picchiò contro di loro, scompigliando i loro capelli e la camicia di Nott.

-Non ti ho mai vista da queste parti.- mormorò, fissando il mare di fronte a lui.

Susan prese tempo e si voltò seguendo il suo sguardo. -I miei genitori hanno preso una casa qua vicino. E' un bellissimo posto.- aggiunse lei.

Theodore annuì leggermente. -Dove stavi andando?-

-A casa, è ora di pranzare. Almeno spero.- ironizzò ricordando l'incapacità di sua madre.

-Ma prendi la strada Babbana o ti smaterializzi?-

-Io di solito camm...- la sua voce si disperse nell'aria. Nemmeno suo padre faceva tante domande. -Come mai? E' successo qualche incidente Babbano?- domandò, già in apprensione. Le era già capitato di vedere incendi e partecipare ai primi soccorsi durante uno scontro stradale ma niente di eccessivamente pericoloso o impressionabile.

-No. Non passare da lì, okay?- quasi urlò nel silenzio della spiaggia.

Gli occhi scintillanti si spensero come una flebile fiamma al primo vento d'ottobre.

Avrebbe voluto chiedere di più, ma lui la superò, camminando verso la spiaggia.

Susan girò le spalle, l'inquietudine la stava mordendo viva, angosciandola.

Cosa poteva esserci di così pericoloso?

Rovistò nella borsa e trovò la bacchetta di legno di mogano dodici pollici sotto un centinaio di oggetti inutili.

La tenne ferma nella mano destra e con quella determinazione che solo i Tassorosso procedette con passo felpato.

Nulla sembrava essere stato toccato o sporcato. Nessuna ombra furtiva la stava seguendo.

Da Harry aveva fondato l'E.S. viveva con i sensi affilati e pronti.

Il pericolo era sempre dietro l'angolo.

Che Theodore Nott conoscesse qualche dettaglio?

Serpe era e rimaneva, ma non lo credeva capace di efferati crimini. Aveva qualche dubbio su Zabini e un certo MacJones, gli unici due ad ammettere di essere "affascinati" dal Signore Oscuro.

Si voltò improvvisamente convinta di essere seguita ma non vide altro che le lontane onde cavalcare il mare e luccicare sotto i raggi di un caldo sole d'agosto.

Nulla di strano.

Percorse fino alla piccola deviazione che portava a casa sua.

Solo lì capì il significato delle parole di Nott.

Era casa sua ad essere stata colpita.

Vide chiaramente varie scie di fumo nero.

Intenso e maleodorante. Sperò con tutto il cuore che fosse qualche arrosto bruciato di sua madre.

Corse in mezzo al curato giardino saltando le piccole aiuole di sua zia e arrivando con il fiato mozzato davanti al portone, socchiuso.

Lasciò cadere la borsa e si avviò con lentezza in soggiorno.

L'immensa libreria era rimasta intatta così come la maggior parte dei mobili, notò solamente una borsa viola da donna appoggiata al tavolino. Udì chiaramente varie voci provenire dalla cucina e con una ferocia che mal si addiceva al volto gentile di Susan Bones aprì di scatto la porta, scagliando un incantesimo abbagliando, così da nascondersi alla vista degli intrusi.

Quando la potente luce si diradò incontrò solo gli occhi confusi di sua madre.

-Susan?- chiese interrogativamente.

Verde.

Ecco che cosa vedeva dietro sua madre. Un verde Marchio Nero segnato sul muro della cucina.

Tremò al solo pensiero che lui potesse arrivare a tanto. Non notò nemmeno lo sguardo triste della zia e quello severo di suo padre.

Preferì non udire le preoccupate domande della sua famiglia.

 Rafforzò la presa sulla bacchetta e si fiondò fuori di casa. Agguantò una camicia rossa, come lo erano le sue guance e corse fino al vecchio sentiero. Scivolò in mezzo a una piccola folla e proseguì il cammino fino a intravedere un grigio castello.

Rallentò notevolmente fino a fermarsi davanti alla porta e si stupì di non trovare nessuna protezione.

Nessun incantesimo l'aveva bloccata.

Magari schiantandola lontano.

Magari uccidendola.

-Bombarda!- gridò e la porta venne scalfita da una frusta gialla che la fece esplodere parzialmente, in un turbinio di schegge e pezzi di metallo. Si riparò con le mani e tossì vistosamente poco dopo a causa della polvere che la coprì del tutto.

Davanti a lei c'era un spaventato elfo domestico che vedendola avanzare nell'immenso atrio della dimora, schizzò via gridando il nome del suo padrone: Theodore Nott.

Il padrone arrivò poco dopo, in mano teneva un bicchiere di fumante Whisky Incendiario e lo sguardo era fisso sulla sua scollatura, resa visibile a causa di una spallina abbassata.

Susan lo raggiunse con la bacchetta impugnata.

-Dimmi la verità!- gridò. Puntò la sua unica arma al collo pallido del giovane.

-Solo se la metti giù. Non mi sembri capace di uccidere, Bones.- esordì lui.

Lei alzò il sopracciglio e sorrise per pochi secondi. -Dopo la morte di Cedric, sono pronta a uccidere chiunque. Le voci che girano su di te e la tua combriccola di Serpeverde, è vera?-

-Quale delle tante voci?- rispose lui con un'altra domanda. Una scintilla rossa di furia sprizzò via dalla bacchetta e lo bruciò.

-Va bene. E'...Vera. Siamo schierati dall'altra parte. Ma il Marchio a casa tua, non l'ho messo io. Non so neppure farlo. Sono stati altri.-

Susan sospirò di sollievo, anche se Hermione Granger non avrebbe mai abbassato la bacchetta lei lo fece.

C'era qualcosa che la convinceva del tutto.

O forse più semplicemente, voleva credergli.

-Dammi i nomi o sarò costretta a denunciarti, ti ricordo che nella mia famiglia ci sono Giudici del Winzengamot, due Ministri della Magia, Alti Funzionario dello Stato Magico e un ambasciatore in Bulgaria, ci metto poco a sbatterti ad Azkaban.-

Theodore bevve un sorso del suo liquore, godendo dell'intenso bruciore che scorreva fra le vie respiratorie.

-Non posso. Rischierei troppo, Bones.-

-Troppo? Parla ed avrai la protezione da noi.- sottolineò il noi, indicandosi con un dito.

Lui sorrise.

Un sorriso triste, di chi la sa lunga. Di chi ha gettato la spugna molto tempo prima, di chi si arreso subito come un funambolo fra le potenti onde di un maremoto. Di chi si è lasciato trascinare via dal vento impazzito di un Uragano.

La fine.

Lui si avvicinò e posò il bicchiere su un comodino.

L'abbracciò con violenza, costringendo a quel corpo di giovane donna a sentire il calore e la leggera eccitazione di un innamorato incompreso. Incollò le sue labbra sulle sue, asfissiandola quasi, gettandola in uno scompiglio di sapori, suoni e pulsioni.

Theodore non fece in tempo ad approfondire che uno schiaffo gli fece girare il volto.

Un solo gesto furioso.

-Non mi toccare mai più.- sibilò Susan sistemando sulle sue spalle la camicia rossa. I suoi occhi minacciavano di versare sulle terre pallide delle sue gote, fiumi di lacrime. Riuscì a trattenersi.

Il ragazzo si allontanò di un solo passo.

-Va bene.-

Il silenzio li accolse.

Fu Nott ad interromperlo. -Comunque, ti posso assicurare che l'episodio di oggi era una bravata. Non si ripeterà, te lo assicuro.-

Susan non rispose, si limitò a guardarlo ed a cercare di analizzare il suo confuso stato d'animo.

-Nott, ti starò addosso ad Hogwarts. Non la farete franca.- girò le spalle e uscì dalla porta distrutta.

Sicura che i suoi occhi azzurri la stavano perforando la schiena.

Appena rientrata a casa, rispose vagamente ai quesiti dei suoi genitori e infine scoprì che suo padre era riuscito a trovare il ragazzino che si era macchiato di quell'ignobile reato.

Un ragazzo di nome Oliver Pucey, del terzo anno.

Dopo quella scoperta allontanò il piatto di pasta fumante e si rifugiò nella sua camera.

Solo allora le lacrime caddero silenziose, riversandosi sul pavimento in legno. Decise di sfogare così la rabbia per quella prepotenza, per il modo con cui quegli occhi blu l'avevano fissata. Aprì la finestra e il vento pomeridiano fece la sua comparsa, raffreddando il suo caldo pianto.

Guardò il mare danzare ancora per lei e in quel momento pregò di ritrovarsi in quello stesso punto, l'anno dopo. Magari in compagnia di Ernie, Hanna e Seamus, l'imminente guerra alle spalle e il futuro che si apriva a loro.

Ritornare per godersi solamente, il sole e la spiaggia.

Il mare e il vento.

 

 

 

 

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Capitolo Due/Epilogo.

 

 

Susan Bones strinse gli occhi prima di aprirli e un gemito di dolore le sfuggì dalle labbra secche. Sentiva bruciare le ferite lungo in suo corpo, soprattutto quelle causate dalle Cruciatus che sanguinavano. L'ultima cosa che ricordava era lo schiantesimo di un Mangiamorte contro Paciok e lei che si era frapposta fra loro ponendosi in mezzo. Sapeva benissimo che Neville doveva fare qualcosa per Harry Potter e in ordine d'importanza, lei in quel momento era solo un soldatino di truppa.

Non era proprio riversa a terra, era stretta a qualcosa di morbido, di scuro.

Tessuto scuro con segni verdi e argenti.

-Susan?- mormorò qualcuno con voce roca.

Lei si concentrò meglio e lo vide.

Due strisce di sangue partivano dai folti capelli neri e segnavano la sua fronte ampia, disegnando delle strisce rosse fino al mento.

Un occhio era ridotto male, mentre l'altro, azzurro come il cielo di SpoonRiver a luglio, la fissava con un crescente sollievo.

-Cos...-balbettò, cercando di divincolarsi.

Theodore saldò la presa, cercando di cullarla. -Shh! Avete vinto voi, ha vinto Potter e la sua combriccola.- la informò, regalandole una gioia immensa.

-E...Perc..-

-Io...Ho tradito i Mangiamorte e mio padre, Susan.- confessò il giovane flebilmente. -Li ho denunciati e ho cercato di passare alcune informazioni all'Ordine.-

-Perché?- domandò Susan ritrovando la forza di formulare delle parole.

-Perché? Mi sembra ovvio di aver fatto l'errore di innamorarmi di una Tassorosso cocciuta come te, tempo fa. Non mi aspetto di essere corrisposto, ma non potevo lasciarti in mano a gente senza scrupoli. Loro non avrebbero esitato ad ucciderti, io sì. Non l'avrei sopportato.- sorrise appena, baciandole con delicatezza la fronte madida di sudore. -Grazie a te, ho cambiato la mia vita. Il vento gira dall'altra parte, ora. Da quella più giusta.-

Susan sorrise prima che un'altra fitta la portasse a stringersi contro quell'abbraccio.

Si lasciò cullare da quelle braccia, sognando di stare in qualche barca in mezzo al mare. Godere del sole sulla sua pelle, del moto ondulatorio del mare, degli amici, e stavolta, vide in mezzo a quei volti che ben conosceva anche quello di Theodore Nott.

 

 

 

 

 

 

 

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quarta classificata - Iside

Stile e grammatica, 8,5 (-0,6 per ommissione)
caratterizzazione personaggi, 7,5
originalità, 8
trattazione del tema del concorso: 7
gradimento personale, 8
Punti bonus: 2

tot,40,4

Qunado ho letto i protagonosti sono rimasta un po' perplessa. E' facile andare OoC in questi casi, idealizzando personaggi di semplice contorno. Un po' ci sei cascata anche te, ma per fortuna ti sei salvata creando una storia convincente e innovativa, su più fronti.
Mi piace molto il tuo stile, incisivo e fluido, ma ho trovato qualche erroriro che hanno fatto scendere il punteggio generale.
L'uso del titolo è un po' banale. Non sono i capelli al vento e la salsedine che rendono incisiva la storia, così da intitolarla.
In ogni caso complimenti. La tua storia mi è piaciuta davvero.

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Contentissima di questo risultato, uno perchè l'ho scritta e pensata in pochi giorni e poi perchè mi è piaciuto tantissimo scrivere su questa probabile coppia, ed in più non era contenta di come fosse venuta, ma volevo provare a parlare di personaggi secondari come Nott e Bones.

Un bacione a chiunque recensirà/leggerà/ecc.

E uno speciale ringraziamento a Remsvg, per i Contest bellissimi che riesce a creare.

 

   
 
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