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Autore: DreamsofMartina    05/11/2005    10 recensioni
Sono passati tre anni dalla partenza di Li, ma Sakura lo ama ancora: "Un fiore cadde da un albero, il petalo rosa si poggiò sulla mano della ragazza che rivide il suo amore, una lacrima le rigò il volto e il vento che spirava in quel momento la portò via con sè, era l'ultima che avrebbe versato per lui" ripreso dal primo capitolo. Una soffitta, dove la polvere regna sovrana, è la custode di un libro dimenticato, di un libro maledetto, la prigione di colei che scioglie gli eseciti. Se vi ho incuriosito un pochiiino, vi prego leggete questa mia primissima fanfiction. Consigliata a coloro che amano la coppia Sakura-Li. GENERE: Avventura, Romantico, Triste e Fantasy.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un pò tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un lunedì mattina di marzo: il sole brillava alto nel cielo, asciugando con dolcezza le briose stille di rugiada che ancor

COLEI CHE SCIOGLIE GLI ESERCITI

 

 

 

 

Salve a tutti io sono Aya-chan e questa è la mia primissima fanfiction, ho deciso di scriverla su Card Captor Sakura perché è il mio manga preferito. Spero che vi piaccia, alcuni riferimenti sono tratti dal manga, altri invece dal cartone e altri ancora inventati da me. Vi prego alla fine della lettura commentate, scrivete delle migliorie da fare, qualsiasi cosa purché commentiate. Grazie e ora vi lasci o “Colei che scioglie gli eserciti”

 

 

 

Dea te ne prego, non cantare

il luccichio della guerra

la stare l’ira

che fa dire cose sciocche

davvero, al momento

anche dell’ingegno non mi importa:

ammetto che siano temi interessanti

per i poemi degli eroi

ma io non voglio parlare di eroi

e non voglio scrivere poemi.

Forse non sono capace

forse non mi va

forse è che sono altre le voci che ascolto

le voci segrete

che nessuno sente

le voci delle donne

le parole che non si leggono nei poemi

le parole che i poeti non vogliono

che loro non sanno.

Che cosa sognavano da piccole

com’erano da ragazzine

che cosa volevano diventare

io dea io mercantessa io oratrice nella piazza di Atene

io scultrice io navigante

tutte cose impossibili.

Allora dammi le parole del silenzio

le parole che viaggiano dalla testa al cuore

e ritorno

quelle che non si confessano nemmeno a se stesse

o si dicono solo all’amica più amica

o alla propria immagine specchiata nel fiume

le parole dei segreti

dei pensieri pensati

smascherati

sincere da far male

vere

sono queste le parole che voglio

dammele, dea

le modellerò, se posso

se tu mi aiuti

in storie che nessuno a mai raccontato

storie nuove

perché quelle donne sono di tutti

di tutti quelli che le ascoltano

le sentono parlare parole segrete sincere vere

parole loro

e allora anche mie

anche tue, dea

e di chi legge

e leggendo le libera

finalmente

dalla prigione dell’inchiostro e della carta

eccole che vengono

le vedi,dea?eccole che avanzano

tutte insieme

belle stanche giovani vecchie pensose

libere di farci piangere sorridere

di farci male

di farci bene al cuore

libere di esistere

nei nostri occhi

nella testa

nelle orecchie che ascoltano

le loro parole.

 

                             (Beatrice Masini, Signore e Signorine corale greca, Enaudi Ragazzi)

 

 

 

THE PAIN THROUGH THE CHERRY BLOSSOM

 

 

Era un lunedì mattina di marzo: il sole brillava alto nel cielo, asciugando con dolcezza le briose stille di rugiada che ancora inumidivano gli esili boccioli addormentati tra i fili d’erba.                   

Nelle case tutte le finestre erano ormai aperte, permettendo così alla dolce brezza, che leggiadra danzava nel cielo, di farsi spazio tra le tende di seta e rinfrescare le innocenti stanze dei neonati, impregnate di un inconfondibile profumo di borotalco; la cucina protagonista di mille ricette e di mille pasticci, dove il dolce si mischia con il salato,e il buono con il cattivo.

In tutte le case, le finestre erano aperte, in tutte tranne una … 

“ Aaaaaaah! Sono già le 8.00, come ho fatto a non sentire la sveglia!” gridò una ragazza sui 15 anni, mentre con un calcio lanciava in aria le coperte e si precipitava in bagno. Erano passati tre anni da quando lei, una normale bambina di dodici anni, in un pomeriggio ventoso aveva trovato nello scantinato di casa uno strano libro, dal quale erano uscite, insieme a una forte tempesta, delle carte magiche: le carte di Clow.

Dopo aver fatto conoscenza con lo strano guardiano delle carte, Cherochan un orsacchiotto di peluche che volava, le era stato affidato il compito di recuperare le carte. Lei, grazie ad uno scettro capace di donarle poteri magici, era diventata la Card Captor: la custode delle carte di Clow. 

Nella sua impresa, fu sostenuta dai suoi amici: Thomoyo, la sua migliore amica esperta e innamorata delle telecamere e della tecnologia che, oltre a riprendere sempre gli strani e spesso imbarazzanti duelli con le carte, le cuciva sempre degli strani costumi, per rendere più magica la sua avventura.  Amico fondamentale e insaziabile buongustaio, Chero era sempre accanto a lei pronto a darle preziosi consigli che più di una volta si dimostrarono fondamentali per la cattura delle sue nemiche. Mei lin, una cinesina tutto pepe, dapprima sua nemica poi insostituibile compagna d’avventure, fu proprio grazie a lei che riuscì a catturare la carta dei gemelli. E infine c’era lui, l’imbattibile, fantastico e bellissimo Li Syaoran. Veniva da Hong Kong ed era un Card Captor e discendente diretto di Clow Ridd, il creatore delle carte e dei suoi custodi. Inizialmente, lei e il cinesino si erano contesi il possesso delle carte, lottando un contro l’altro quando ne appariva una; poi, così come era nato il loro odio, nacque il loro amore.

L’amore, lei non sapeva più cos’era da quando lui l’aveva abbandonata, ancora si ricordava quel giorno nefasto di tre anni fa…..  

Anche quella volta era una giornata limpida di marzo, la scuola era finita e lei aveva un appuntamento con Li sul ponticello di legno poco distante dall’istituto: tutto faceva pensare a qualcosa di romantico, ma lei sapeva che non era così. Arrivò al ponte e vide che Li l’attendeva, quel giorno i ciliegi erano in fiore, ma nessuno di quei petali rosa avrebbe esaudito il suo desiderio. Lei ascoltava incredula le parole dell’amico, quella parola, solo quella le era rimasta impressa, incancellabile nella sua mente, l’unica che l’aveva fatta soffrire, l’unica che nonostante gli sforzi non era stata in grado di cancellare, l’unica che aveva ancora il potere di intimidirla: SCUSA…

 così aveva detto prima di scomparire per sempre.

 Sakura aveva appena indossato la divisa bianca e blu della scuola e stava scendendo di corsa le scale di legno che portavano in cucina mentre i suoi capelli, ormai lunghi fin sotto le spalle e legati con un nastrino di raso rosso, dondolavano di qua e di là. Ingoiò rapidamente e quasi strozzandosi due fette di pane tostato, bevve la sua tazza di latte, baciò la foto della mamma e si diresse di corsa verso scuola, sbattendo dietro di sé la porta di casa. Si fermò a riprendere fiato vicino dorato della scuola quando, una ragazza magra, con due trecce scure che le arrivavano sotto ai piedi la salutò: 

“ Sakura non sei cambiata affatto, ritardataria come sempre èh! ” rise allegramente la ragazza   

“ Uffa Thomoyo, ma che razza di amica sei, e comunque non sono una ritardataria è… che non ho sentito la sveglia, ecco!! ” rispose imbroncia Sakura, ogni volta era così, lei arrivava tardi e Thomoyo le faceva la ramanzina, era insopportabile quando la prendeva in giro.

“ Davvero non hai sentito la sveglia?! Diciamo che stavi pensando a una certa persona…” pronunciò maliziosamente Thomoyo, che in realtà sapeva quanto ne soffrisse l’amica.

“ No! Non stavo pensando a lui, non ci voglio pensare più, ogni volta che sento pronunciare il suo nome ho un dolore lancinante qui.”disse indicando il cuore che, da quando Li non c’era più, non aveva avuto la forza di amare.

Un fiore cadde da un albero, il petalo rosa si poggiò sulla mano della ragazza che rivide il volto del suo amore, una lacrima le rigò il volto e il vento che spirava in quel momento la portò via con sé,era l’ultima che avrebbe versato per lui.

Le due ragazze attraversavano ora il corridoio che le avrebbe portate in classe; Sakura, come di consuetudine da tre anni a questa parte, si sedette in penultima fila vicino alla finestra e Thomoyo per non lasciarla sola le si accomodò vicino. Era già persa nei suoi pensieri, quando una voce la riportò alla realtà:

“ Buongiorno cipollina, come va oggi? Sai ti vedo un po’ giù, non mi dire che ti sono mancato, se è così, eccomi qui per allietarti la giornata! Che ne diresti di cominciare con un bacio!” disse un ragazzo che stava allungando le labbra verso Sakura, era quasi arrivato a quelle della ragazza quando… SBAM, gli arrivò un ceffone in pieno viso:

“ questa è la mia risposta cipollino, che ne diresti di andare a fare un giretto lontano da qui.”

Si meravigliò di se stessa, un tempo non avrebbe reagito così, tre anni fa era la dolce Sakura Kinomoto che sopportava tutto e tutti perché c’era sempre qualcuno che la proteggeva.Sconsolato Kotaro, il capitano della squadra di football, se ne tornò al suo banco sperando un giorno di riuscire a conquistarla.

Intanto una delle ragazze che avevano assistito alla scenata di Sakura le si avvicinò:

“ Sakura ma come puoi trattarlo così, tu tra noi sei la più fortunata, quanto vorrei essere corteggiata io dal ragazzo più carino della scuola!”

“ Lo puoi prendere quando ti pare Shoko, io non lo sopporto più, oltre ad essere insopportabile è anche appiccicoso”

 Già perché da quando aveva iniziato la terza media, Kotaro non faceva altro che chiederle appuntamenti e baci, come se lei potesse essere conquistata tanto facilmente, Li non avrebbe mai fatto una cosa del genere… Li perché pensava ancora a lui, benché ci provasse non riusciva in alcun modo a dimenticarlo.La giornata passò senza grandi inconvenienti e senza ulteriori interruzioni da parte di Kotaro che era stato stranamente tranquillo tutto il giorno.                                                                                       

Al suono della campana di fine lezioni, Sakura si era fiondata fuori dalla classe salutando di straforo Thomoyo, promettendole di chiamarla dopo cena per la solita chiacchierata pre letto.Era già lontana un paio di metri dalla scuola, quando un rumore proveniente da un cespuglio le fece arrestare la corsa:

“ Ciao cipollina, ti ho spaventata? Si può sapere perché non mi hai aspettato fuori scuola? Va bene non fa niente l’importante è che adesso sono qui così possiamo andare a casa insieme!”proferì una voce a lei fin troppo familiare.

Quando avrebbe smesso di inseguirla e l’avrebbe lasciata in pace quel rompiscatole di Kotaro, pensò lei e sospirando riprese a camminare, questa volta tallonata da Kotaro.

Si fermò a pochi passi da un viale dove crescevano rigogliosi alberi di ciliegio, ulivi e gli uccellini cinguettavano riposandosi sui loro rami, Sakura conosceva bene quella via, la conosceva da una vita un tempo era felice di percorrerla ma ora lo faceva con l’angoscia nel cuore sperando e sperando, giorno dopo giorno.

 “ Cipollina come mai ci siamo fermati, non mi dire che devi percorrere quella via? Forse non lo sai ma quella è uno dei viali più elusivi della città, solo uno scemo o un turista la percorrerebbe!”

Come poteva  dire quelle parole, allora lei era una scema ogni volta che l’aveva percorsa, e anche ora che lo stava per fare:

“ Come ti permetti, tu non puoi darmi della scema, quindi ti do un consiglio: gira a largo!”

Sakura proferì quelle parole con una tale rabbia che Kotaro dovette ritirarsi e, salutandola iniziò a correre verso casa.

Sakura emise un sospiro di gioia, finalmente sola, svoltò a sinistra e iniziò a percorrere quel viale, in apparenza stupendo ma per lei tanto doloroso.

Si fermò a pochi passi da una villa bianca, ma non osava alzare gli occhi: la villa di Li, come poteva solo pensare che sarebbe tornato, ogni volta da ormai tre anni si fermava là davanti per ore aspettando che le luci si accendessero, segno lampante del suo ritorno, ma non successe mai.

Anche quel giorno alzò lo sguardo che ormai aveva perso ogni speranza ma, fu come un fulmine a ciel sereno, come una tempesta nel deserto, come un fiore sbocciato nell’asfalto, così si sentiva il fragile cuore di Sakura quando vide, prima offuscate poi sempre più nitide accendersi tutte le luci della casa e danzare davanti ai suoi occhi ora inondati di lacrime, ma non di dolore bensì di gioia.

Era tornato, il suo Li era finalmente tornato per lei, voleva muovere qualche passo, suonare alla porta, sentire la sua voce…

si bloccò, non voleva rischiare, non voleva soffrire più, cosciente del destino avverso, se suonando nessuno avrebbe risposto e le luci ad una ad una si fossero spente, il suo cuore non avrebbe retto più.

Con le lacrime che le inondavano il volto si girò e corse a perdifiato senza voltarsi mai.

  

  

 

  
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