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Autore: SugarHunter     12/10/2010    7 recensioni
I sentimenti repressi di Maka e Soul, ricompaiono prepotentemente a causa di uno scherzo fatto dai migliori amici. La situazione in principio imbarazzante si trasforma subito dopo in qualcos'altro. Il risultato? un lungo e interminabile... spero di avervi un po' incuriosito.
MakaxSoul C'è la presenza di piccoli spoiler per chi non ha letto il manga fino al capitolo 78
Laciate un commentino, baci!
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Black Star, Death the Kid, Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciao a Tutti

È la prima volta che scrivo in questa fandom, per cui abbiate pazienza. Ho scoperto solo recentemente questo manga fantastico, per cui… Abbiate pazienza e buona lettura.

 

A Symphony of Touch

 

Back*Star sbuffò fastidiosamente. Odiava quella piatta noia che dilagava nella classe durante la lezione, non vedeva l’ora che succedesse qualcosa per aver un motivo per fare un po’ di salutare casino. Da quando era morto il Kishin, fatto fuori da Maka sei mesi prima, la noia dilagava per la scuola. Aveva bisogno di farsi due risate per vincere quella noia e per un ragazzo di diciassette anni, non c’era niente di peggio dell’annoiarsi.

Spostò lo sguardo sulle teste che aveva davanti, dopo l’ennesimo sbadiglio mal trattenuto. Maka, una bionda dai vivaci occhi verdi e il corpo snello e sodo che era in grado di far girare la testa a mezza Shibusen (era maturata parecchio negli ultimi anni), stava seguendo meticolosamente la lezione prendendo appunti, intervenendo facendo domande intelligenti e sottolineando con la matita quelli che probabilmente pensava fossero i punti salienti della lezione. Accanto a lei Soul, la sua arma, un ragazzo dai capelli bianchi, gli occhi rosso sangue e il ghigno da bastardo perennemente stampato sulla faccia, dormiva beatamente, gli auricolari nelle orecchie e la musica a palla sparatagli nel cervello che lo estraniavano da qualsiasi cosa che aveva intorno. Qualsiasi? Bè qualsiasi no.

C’era un’unica cosa che poteva tenerlo sveglio, vigile, pronto alla guerra o alla rissa più totale. Cioè la secchiona che aveva a fianco. Maka, la sua eterna dannazione e allo stesso tempo la sua salvezza.

Con un ghigno improvvisamente divertito Black*Star guardò i due tranquilli. Era sconvolgente il fatto che nessuno dei due si fosse ancora reso conto di niente… del fatto che l’attrazione che provavano l’uno per l’altro fosse come elettricità tra i loro corpi.

«Hoi Kid, facciamo uno scherzo a sti due cretini che mi sto annoiando?» chiese il ragazzo dai scompigliati capelli azzurri, all’amico che gli stava a fianco.

«Umm?» Il viso dello Shinigami si accigliò mezzo assonnato.

«Che vuoi? Stavo riposando»

«Dai facciamo uno scherzo a Soul? Il grande me si annoia…» chiese nuovamente Black*Star con voce petulante. Aveva bisogno di divertirsi un po’ altrimenti sarebbe morto dalla noia.

La voce del professore si insinuò nella meditazione di Kid che all’idea di poter fare qualche tiro mancino all’amico, ogni traccia di sonno era scomparsa.

«Guardate che se vi scopre poi s’arrabbia, prima lui poi Maka» li ammonì Tsubaki saggiamente, ricevendo però in cambio due occhiate piene sadica luminosità.

Si si, l’idea di divertirsi alle spalle di soul li allettava proprio.

Così si avvicinarono iniziando una fitta conversazione per scovare il miglior scherzo possibile.

 

Passarono l’intera ora a pensarci, poi finalmente trovarono ciò che serviva. Lo scherzo venne dirottato su entrambi i ragazzi perché non potevano non mettere un po’ in imbarazzo anche Maka, sarebbe stato troppo crudele da parte loro, no?

Tsubaki, li osservò perplessa. «Ragazzi, ma non vi pare di esagerare? Siamo pur sempre a marzo?»

«Ma no. » cercò di convincerla Black*Star mentre finiva di architettare lo scherzo.

La ragazza rimase in silenzio sempre più incerta ma anche estremamente curiosa di vedere cosa i due avevano architettato.

Quel pomeriggio, nel quale era previsto una sessione intensa di ginnastica, i due spesero fino all’ultima goccia d’ingegno e energia per costruire il loro scherzo.

Kid costruì la struttura secondo ogni possibile e inimmaginabile legge della simmetria, poi insieme a Black*Star si appostò e attesero.

Nello spogliatoio femminile Maka, finì di cambiarsi, sistemando alla ben e meglio la maglia della tuta da ginnastica. Diede una veloce occhiata allo specchio, poi con nonchalance si voltò pronta a uscire.

«Hei Maka ma non hai freddo con solo la canotta e i pantaloncini addosso?» chiese Liz guardando l’amica con un’occhiata stranita.

«Ma no, tanto basta poco per scaldarsi» sorrise di rimando la bionda alzando tranquilla le spalle.

Poi si fermò e stranita si voltò verso la ragazza. « Hei Liz, sai per caso cosa stiano facendo Kid e Black*Star? Sono sospetti»

La maggiore delle sorelle Thompson alzò la testa senza capire.

«Um? Che intendi?»

«Da un po’ guardano me e Soul e sghignazzano, non è che sai cos’hanno in mente?»

Liz guardò Maka cercando di fare mente locale sul sospetto della ragazza. Lei in realtà non c’aveva fatto molto caso… bè, si era accorta dei continui sghignazzi dei due, ma non c’aveva dato peso.

«Mi spiace Maka, non so cos’hanno in mente. Forse vogliono farti uno scherzo, o lo vogliono fare a Soul…»

Alzando le spalle decretò la fine del discorso, poco interessata alle cretinate che il suo Master faceva soprattutto in compagnia di quell’idiota di Black*Star.

«Si hai ragione, meglio guardarsi le spalle»

A passi svelti uscì dallo spogliatoio, cercando d’immaginare in quali meandri dell’idiozia umani i due si fossero addentrati. Era sconvolgente quanto quei due messi insieme fosse in grado di partorire idee tremendamente subdole e in un certo senso cattive. La loro sete di distrazione non finiva mai, peccato che ora l’obbiettivo fosse lei.

Torturando una ciocca bionda, la ragazza continuò a camminare senza rendersi conto degli occhi che la seguivano. Ormai erano diventati la sua ombra, non si staccavano mai da lei, registrando così ogni minimo e più piccolo cambiamento d’umore o problema fisico.

«Hei secchiona, a che pensi di così impegnativo da farti venire quella faccia?» la voce calda e sensuale di Soul la fece sussultare troppo vicina per non lasciarsi distrarre.

Ormai erano compagni d’armi da 5 anni, erano cresciuti insieme, però non riusciva ancora a comprendere cosa diavole le prendesse ogni volta che lui le si avvicinava troppo, o quando faceva il protettivo. Uno strano bollore ne nasceva nel corpo e la faceva arrossire per i pensieri poco casti che la sua mente perversa continuava a sfornare, pensieri nel quale continuava piacevolmente a indugiare immaginando come sarebbe stato condividere certe emozioni con Soul.

E senza nemmeno saperlo, anche Soul era nella stessa identica situazione. Solo a un livello, decisamente più avanzato di desiderio. Poi il fatto che lei continuasse a brandirlo con decisione e delicatezza allo stesso tempo, non semplificava di certo le cose.

Per non parlare dei problemi che gli dava l’essere “cavalcato” per permetterle di volare…

La maestra d’armi si voltò infastidita muovendo con il capo i lunghi capelli biondi che erano cresciuti a dismisura negli ultimi tempi.

«Io almeno la capacità di pensare ce l’ho» soffiò infastidita senza guardarlo.

Alzò con uno scatto il mento con fare offeso dopo di che, lo aggirò cercando di sorpassarlo.

Sbuffando pazientemente Soul allungò una mano e la fermò, afferrandole delicatamente il braccio. Un brivido caldo percorse il corpo della ragazza che si fermò all’istante, crogiolandosi nelle sensazioni che le provocava quella decisa carezza.

«Dai, cosa c’è che ti impensierisce?» la voce un poco più dolce, fece acquetare immediatamente la ragazza che si voltò e lo osservò per un lungo istante, rimanendo in silenzio.

«Bè… ho notato che oggi Black*Star e Kid si divertono molto a confabulare e ridere guardandoci… così mi sono chiesta se non stavano progettando qualche cretinata…» mormorò di nuovo sovrappensiero, portandosi la mano libera a intrappolare il mentre tra le dita sottili.

Soul osservò attentamente quel piccolo gesto, accorgendosi solo vagamente della sua mano ancora intrecciata al braccio della bionda maestra d’armi.

«Non mi va di fare delle figuracce per quei due cretini che si annoiano»

«Bè in caso succeda, potremmo sempre vendicarci. Kid è semplice da abbattere… Black*Star un po’ meno ma ci riusciremo comunque» un deciso sorriso furbesco stirò le labbra dell’arma, mettendo in mostra gli affilati denti aguzzi.

Ogni volta che vedeva quel sorriso così selvatico, Maka sentiva sorgere una sorta di perversa curiosità. Si chiedeva sempre come fosse venir baciata con passione da quelle labbra sottili e venir morsa da quei denti che parevano così pericolosi…

«Bha si è vero. Però quella che fa le figure all’inizio sono io. Uffa… ma non potevano prendere di mira Ox o qualcun altro?»

Come una bambina la bionda maestra d’armi iniziò a lamentarsi, ignorando completamente la presenza del ragazzo accanto a lei.

Quella mano ancora stretta al suo braccio pareva far da ponte al contatto che entrambi andavano disperatamente a cercare, ma l’orgoglio li frenava mettendo un’invalicabile barriera tra loro.

Gli occhi di Soul si concentrarono sul viso della ragazza, ricercando anche il minimo segno di fastidio per quella piccola, leggera eppure perfettamente tangibile vicinanza che lo faceva sentire caldo e vivo.

Sorrise accattivato da quella miriade di espressioni che la ragazza riusciva a trasmettere, una diversa dall’altra. Era infastidita, scocciata, vagamente divertita, curiosa, ma oltre a questo non vi era malessere o peggio il disgusto per quel leggero tocco che ancora li collegava. E di questo Soul, ne era profondamente felice.

Si avvicinò, pian piano, un millimetro alla volta, desiderando con tutta l’anima qualcosa che credeva non potesse avere.

Gli bastava poco… un tocco più profondo, la ricerca di una vicinanza maggiore, il desiderio di poter condividere una piccola innocua carezza di labbra, di dita, di respiri che s’intrecciano.

Maka, si accorse di quella vicinanza… e semplicemente decise di scappare via.

«Forse è meglio andare o la prof ci darà per dispersi…» disse distogliendo lo sguardo e scappando via. Soul rimase li, in silenzio, a contemplare deluso la sua mano vuota.

Gli occhi rossi come il sangue seguirono la ritirata di Maka, osservandone malinconico la fuga improvvisa. Si sentiva abbandonato da quelle labbra che non smetteva mai di bramare e sottilmente respinto da quegli occhi verdi che scrutavano sempre i mutamenti della sua anima.

Sbuffando pesantemente si portò una mano alla testa e iniziando a scompigliarsi i capelli bianchi fece un passo deciso, e un po’ remissivo, a seguirla di nuovo.

Dietro di lui, gli occhi di Liz avevano seguito con attenzione quello spettacolo insolito e un po’ triste. Era chiaro quanto il sole quanto fosse forte e profonda l’elettricità erotica che scorreva nei loro corpi, quanto coinvolgente fosse l’amore che provavano l’uno per l’altra. Eppure nonostante questo, Maka si rifiutava di accogliere quei sentimenti e preferiva scappare, lasciando dietro di sé l’opportunità di essere felice con l’uomo che amava. Era evidente, eppure lei lo negava… povero Soul.

Scuotendo la testa Liz uscì dal suo nascondiglio premurandosi di non nascondere la sua presenza per non creare sospetti.

«Cacchio c’ho messo troppo a cambiarmi…» mormorò raggiungendo e sorpassando il ragazzo dai capelli bianchi. Con un filo di sorpresa sul volto, si volse e l’osservò sentendo un’enorme pena crescerle nel cuore.

«Hei Soul tutto ok?» gli chiese.

Le iridi rosse perse nel loro mondo, si alzarono e piantarono con forza in quelle dell’arma davanti a loro. Rasentavano la follia, la più pura scintilla di perversa confusione che si annidava tra le loro sfumature rosse. Faceva quasi paura…

«Certo» disse strafottente, sorpassandola tranquillamente. Un brivido le percorse la schiena lasciandola di stucco… era peggio di quel che credeva.

***

Il cortile era pervaso da urla e gridolini di giovani voci sovreccitate dal freddo dell’aria di marzo. Nuvolette bianche uscivano dalle labbra socchiuse, dando forma alle parole che ne venivano fuori.

«Dannazione che freddo» si lamentò Maka, iniziando a saltellare come un grillo sul posto nel vano tentativo di dare un po’ di calore al corpo infreddolito.

«Bè secchiona dovevi mettere in conto il fatto che non fa caldo» mormorò Soul sbadigliando annoiato.

La maestra d’armi si voltò lanciandogli un’occhiata infastidita. Sentiva ancora nel corpo l’elettrica vicinanza di poco prima influenzarla nel profondo e attirarla a quella nuova ricerca di calore che con freddo si faceva sentire sempre di più.

«Ma tu non hai freddo?»

«No, stò bene» rispose tranquillo, scostandosi i lunghi ciuffi bianchi da davanti gli occhi sanguigni. Il contrasto perfetto…

«Tsk»

Dietro di loro, Black*Star e Kid li osservavano ghignando. Ormai ogni dettaglio per attuare lo scherzo era sistemato, bastava solo attendere il momento più adatto e si sarebbero fatti delle immense e grasse risate.

«è tutto a posto?» chiese di nuovo Black*Star lanciando un’occhiata al compagno vicino. Kid accennò un leggero sorriso, stirando all’insù una parte delle labbra sottili.

Nessuno dei due voleva del male a Maka ma lei li aveva superati entrambi, arrivando ad avere una delle anime più potenti dell’intera Death City.

Era una scherzosa, piccola, fragile vendetta che li avrebbe fatti ridere una vita. Certo, poi sarebbe successo il finimondo. Maka non era una che perdonava tanto facilmente uno scherzo.

Dopo, si sarebbero preparati adeguatamente per la controffensiva, per ora li attendeva solo una sana risata.

«Hoi, che fate qui nascosti?» Kid si voltò di scatto prese per mano Liz e la tirò verso di se tappandole la bocca con l’altra mano libera.

«Zitta, non farti sentire né vedere» l’ammonì severo con un sussurro vicino all’orecchio. Liz accennò un sorriso, contro le dita che le chiudevano le labbra. Le sarebbe bastato socchiuderle e leccare la pelle, per far diventare quella posa innocua in qualcosa in ben più scandaloso. Ma si trattene. In pubblico certe cose non si potevano fare… soprattutto per loro due.

Poggiò la mano su quella di Kid e lentamente la spostò. «Cosa state combinando?» chiese osservando il suo ragazzo. Kid accennò un mezzo ghigno, poi si voltò.

«Stiamo per fare uno scherzo a quei due» disse indicando con il mento Maka e Soul che stavano battibeccando per l’ennesima volta.

Liz spalancò gli occhi per un istante, sconcertata. «Finirete nei guai. Maka ve la farà pagare e Soul ancora di più» disse ricordando l’occhiataccia del ragazzo dai capelli bianchi. «Quando si tratta di Maka, Soul diventa molto più pericoloso di quello che pensate»

«Tsk. Lo sappiamo bene. Vogliamo stuzzicarli un po’, così forse si renderanno conto di quanto sono idioti» sussurrò divertito Black*Star. Entrambi presero due lunghi fili sottili che erano posati davanti ai loro piedi e si pietrificarono, attendendo come seducenti arpie il momento propizio.

Silenzio. Tra Maka e Soul vi era imbarazzante silenzio che avvolgeva i loro corpi come una soffice, morbida, coltre che sbarazzina non riusciva a coprirli del tutto e lasciva le loro anime scoperte e vulnerabili.

«Maka e Soul preparatevi, correrete entrambi» l’ordine perentorio della professoressa riecheggiò tra di loro con la forza di un comando.

In silenzio si misero l’uno accanto all’altro lanciandosi una sola lunga occhiata scrutatrice, perforandosi nel profondo.

Maka arrossì leggermente, scostando le iridi come scottata dall’intensità di quell’occhiata.

«Impegnati e corri più velocemente che puoi» lo rimbeccò imbarazzata mentre le gole le si tingevano di rosa acceso.

Soul sbuffò infastidito mettendo in mostra i denti bianchi in una smorfia di disappunto. Poi se si affiancò.

«Tu tieni il mio passo se corro veloce»

Un sorriso sincero spuntò sulle labbra della ragazza che semplicemente si chinò davanti alla linea di partenza. Sotto gli occhi rossi dell’arma, il corpo della ragazza si abbassò alzando il sedere all’aria per favorire lo scatto.

La seguì con gli occhi, compiendo gli stessi movimenti in una lenta copiatura e beandosi in segreto di quelle forme, che si accennavano sotto la maglietta larga.

«Ora» dissero all’unisono due voci maschili alle loro spalle, sbucando dal nascondiglio nel quale si erano rifugiate.

Sopra le loro teste, due enormi secchi colmi d’acqua fredda si rovesciarono con fracasso, sciabordando il liquido cristallino.

Una cascata d’acqua travolse entrambi i ragazzi che si trovarono completamente fradici nel giro di pochi secondi.

Tutti assistettero sconvolti a quel gavettone gigantesco lanciato alla coppia ferma alla linea e per alcuni lunghi attimi rimasero in silenzio. Poi, senza nessuna eccezione, tutti esplosero in un’immensa, ilare, risata collettiva.

Le gote di Maka si tinsero di un violento rosso, piene d’imbarazzo e vergogna.

Con occhi furenti iniziò a cercare l’autore di quell’ignobile scherzo, senza accorgersi degli indumenti bagnati che mostravano le linee mature e nascoste del suo corpo femminile.

Sotto gli occhi rossi di Soul il reggiseno della compagna, prima invisibile, divenne visibile a tutti gli occhi che si posavano su di lei.

Un ombra di pizzo rosso, dagli intricati ricami che risaltavano splendidamente sulla pelle bianca, fece la sua timida comparsa delineando attentamente quella particolare zona sorprendentemente piena.

Improvvisa gelosia e desiderio si posarono nell’anima della falce, accendendola di luce violenta e seduttrice.

Dietro di loro, Black*Star e Kid scoppiarono a ridere troppo divertiti dallo sguardo sorpreso della ragazza e della sua arma.

Sbucarono fendendo l’aria con le loro risa sguaiate e attirando così lo sguardo di Maka.

«VOI DUE!» gridò additandoli irosa. I lunghi capelli biondi appiccicati dall’acqua, si mossero svolazzando intorno al suo viso e ipnotizzando il ragazzo che aveva a fianco.

«SIETE DUE CRETINI, DOVREI PESTARVI CON UN’INTERA BIBLIOTECA» gridò di nuovo rossa dalla vergogna.

Black*Star continuò a riderle in faccia ignorando totalmente la minaccia, al contrario, si mise a ridere ancora più forte facendo innervosire ancora di più la potente Meister, i cui occhi pieni di vergogna si velarono di luminosi lucciconi agli angoli degli occhi.

«BASTARDI, VE LA FACCIO PAGARE» ringhiò pestando forte un piede per terra.

Kid si riscosse immediatamente a quelle minacce, percependo sulla pelle le ondate pizzicanti dell’anima della ragazza e notando preoccupato le ali del grigori spiegarsi e agitarsi pronte per essere sfruttate a dovere. Piano iniziò a indietreggiare, un passo alla volta, un piede dietro l’altro, mettendo un po’ di distanza tra lui e Black*Star che non s’era ancora accoro di niente.

«Maka…» Soul allungò la mano e con un semplice tocco, dissipò il desiderio di far del male ai creatori dello scherzo, acquietando l’animo agitato della Meister.

L’anima grigori, tornò calma, riprendendo le solite placide fattezze paffute. Però…

Con lo scatto degno di un velocista, la ragazza si lanciò verso i due ringhiando la sua vergogna. Piccoli tremiti di freddo, presero a percorrerle il corpo che a ogni passo distribuiva gratuitamente allegre gocce d’acqua.

«KID, BLACK*STAR VI UCCIDO» dichiarò di nuovo allungando la mano per raggiungerli.

Come spiriti di vento i due fuggirono più veloci della luce, lasciandosi Maka dietro arrabbiata e imbarazzata.

I vestiti le si appiccicarono addosso, vento e acqua giocarono coi tessuti rivelando ogni forma femminile.

Poi, le suole bagnate delle scarpe la tradirono, facendola scivolare sul pavimento della pista da corsa e suscitando così nuove risa.

Vedendola a terra Soul si mise a correre verso di lei raggiungendola in pochi secondi con il viso contorto dalla preoccupazione.

«Scema, cosa corri dietro a quei due?»

«Volevo picchiarli» mormorò arrabbiata e dolorante per la caduta. Scuotendo la testa cosparsa di gocce d’acqua il ragazzo si chinò e le afferrò il viso tra le dita.

«Ti sei fatta male?» soffiò gentilmente.

«No» rispose secca la maestra d’armi affondando i suoi occhi verdi in quelli rossi. Nonostante il dolore alla caviglia storta la ragazza fece leva sulle mani e imperterrita si mise in piedi, pronta a tornare di nuovo a caccia dei due cretini.

Ma ogni tentativo fu vano. Appena appoggiò la caviglia storta, una scarica di dolore le attraversò la spina dorsale mozzandole il respiro e facendola gemere per il male che l’affliggeva.

Tremando si sbilanciò rischiando di cadere di lato. Chiuse gli occhi e attese il colpo, che non avvenne.

Un paio di braccia l’avvolsero salde e ferme nel circondarla. Un brivido caldo le vibrò nella carne, facendole spalancare gli occhi.

«Ti sei storta la caviglia vero?» un vago rimprovero le sibilò vicino all’orecchio, più simile a un seducente sussurro che a un vero rimprovero.

«No, non è storta» rispose indignata, provando di nuovo ad allontanarsi.

«E allora perché non stai in piedi?»

Le mani la lasciarono di nuovo andare. Maka cercò di posare nuovamente il piede sinistro per terra con il solo risultato che una nuova scarica di dolore le attraversò la pelle facendola gemere ancora per la fitta.

Le mani della falce tornarono a sorreggere il corpo della ragazza, accostandola al proprio in un tocco umido e possessivo.

Mordendosi forte il labbro inferiore, la Meister mise il broncio incapace per orgoglio di dire un vero e proprio si, le faceva male.

Passi veloci si avvicinarono a loro da dietro, raggiungendoli velocemente.

«Hei Maka, tutto a posto?» chiese Kid sbucando da dietro le spella di Soul.

«Se fosse tutto a posto, ti avrei già preso a librate» ringhiò mentre il suo corpo veniva caricato tra le braccia della sua arma. Improvvisamente, venne pervasa da una nuova bruciante, sensazione di calore. L’Umida carezza che ricopriva i loro corpi troppo vicini, la imbarazzò mentre prepotenti pensieri poco casti si libravano a briglia sciolta.

Dannazione al suo cuore. Dannazione!

«Soul, dannazione mettimi giù!» provò a ribellarsi, ma la forza degli occhi rossi la lasciò senza fiato. Si sentiva con le spalle al muro, intrappolata dal calore che desiderava e la ragione che le si opponeva.

«Piantala di fare la bambina, non ti mordo mica» dondolando malamente tra un passo e l’altro si avvicinarono alla professoressa che constatò l’entità del danno.

«Si è storta e forse hai anche un muscolo stirato, vai in infermeria loro ne sanno più di me» disse la prof congedandoli e indicando loro l’entrata con la mano brandita di cronometro.

Black*Star sentendosi vagamente incolpa si avvicinò ai due e aprì loro la porta per farli passare.

«Appena stò bene, vengo a cercarti» gli ringhiò contro la bionda maestra d’armi puntandogli il dito contro come un affilato pugnale.

Soul ridacchiò alla prospettiva di guardare la ragazza lanciare Maka Chop a destra e manca senza essere lui l’obbiettivo.

«Ci si vede» disse gongolando all’amico che sbuffò davanti all’ennesima minaccia.

***

Silenzio. Il corridoio era pervaso da calmo e ovattato silenzio, così assordante da rendere quasi vano ogni tentativo di iniziare una conversazione.

Le braccia di Maka si erano allungate e avvolte alle spalle larghe del ragazzo che la sosteneva senza problemi. In quello stretto abbraccio che mescolava calore, la maestra armi si ritrovò a crogiolarsi nella curiosa sensazione di sicurezza che le dava Soul.

Solo lui la faceva sentire così. Tutti gli altri, i suoi amici e suo padre compresi, non riuscivano a trasmetterle quel senso totale di fiducia che invece le dava la sua arma. Con lui accanto poteva fare tutto e sopravvivere a ogni battaglia.  Era un tassello impazzito della sua anima fatta solo di ragionamenti. E poi… ne era certa, lui non l’avrebbe mai tradita, mai.

Con un sospiro leggero Maka chiuse gli occhi per un momento e in silenzio poggiò la testa contro il torace bagnato. Le vesti umide avevano fatto scoprire alcuni particolari dei loro corpi a cui normalmente non badavano, mettendoli in forte imbarazzo. Eppure… entrambi finalmente si erano resi conto della maturazione del partner, che avevano dato per scontato.

Gli occhi verdi della maestra d’armi si posarono involontariamente sulla canotta bagnata  indugiando sulle linee dei muscoli guizzanti, che facevano la loro comparsa sotto il tessuto totalmente appiccicata alla pelle.

Non si era mai resa conto di quanto Soul fosse bello. Da tempo si sentiva attratta da lui, ma aveva sempre cercato di reprimere tale attrazione, ora invece, non voleva farlo.

Lasciò scivolare una mano delicatamente, sfiorando le grinze della maglietta scurita dall’acqua.

Era strano toccare quel tessuto e sentire la consistenza dura dei muscoli sotto le dita.

Un brivido sconquassò la pelle della falce che cristallizzò sul posto. Gli occhi rossi scivolarono su quelle dita sottili che lo accarezzarono. Lente, leggere, provocatrici…

Sentì la pelle fredda e agitata, sfiorarlo con timida delicatezza, i calli che le deturpavano il palmo fargli un po’ di solletico sotto quei lievi tocchi. Un calore tremendo si accese in un istante per non abbandonarlo più.

«Che fai?» chiese trattenendosi a stento dall’allontanarla, desiderava troppo toccarla così anche lui.

«Non avevo mai fatto caso al tuo corpo» le gole di Soul si accesero illuminandosi di un profondo e delizioso rosso.

«Non è che ti stà venendo la febbre vero?»

«Idiota volevo solo farti un complimento»

«Appunto»

«Idiota» mugugnò la ragazza mettendo un nuovo broncio e provando a nascondere il rossore delle gote.

Incrociando le braccia sotto il seno, voltò la testa dall’altra parte ignorando completamente gli occhi di Soul che le analizzavano ogni millimetro della pelle ora visibile.

Riprendendo a camminare, la falce strinse a se il corpo della ragazza lanciando di tanto in tanto veloci e curiose occhiatine nella scollatura che generosa si apriva davanti alle iridi sanguigne.

A essi, il generoso tessuto rivelava i suoi segreti, mostrando i monti morbidi che aveva cercato di celare con tanta decisione.

A ogni passo, un millimetro di pelle si rivelava sempre di più, accendendo la mente e il corpo di Soul.

«Fa male la caviglia?» chiese cercando di concentrarsi su qualcosa di diverso dal seno della maestra d’armi.

«Tsk. Non è niente di che» disse cercando di apparire più spavalda possibile, anche se la realtà era ben diversa.

Le faceva male, tremendamente. Ma non poteva ammetterlo, non voleva mostrarsi debole davanti ai suoi occhi.

Sbuffando davanti alla cocciutaggine di Maka, Soul aumentò la velocità e grazie alle decise falcate arrivarono davanti alla porta in pochi minuti.

La bionda alzò la mano e bussò piano le nocche contro il legno dell’ingresso dell’infermeria, senza però ricevere alcuna risposta.

«Permesso » disse a gran voce mentre entravano nella stanza dai colori neutri.

«Non c’è nessuno» sussurrò un po’ sorpresa la ragazza spalancando di più la porta con la mano.

«Bè allora ci arrangeremo da soli»

Entrarono nella stanza, poi con un po’ di fatica si chiusero la porta alle spalle, e rimasero soli.

In quella camera si respirava una strana intimità, quasi reverenziale, che assomigliava molto a quella che avevano a casa quando mangiavano l’uno accanto a l’altro o quando si addormentavano insieme sul divano mentre guardavano un film in tv.

Era un’intimità così famigliare che li sorprese non esserne imbarazzati o infastiditi. Maka sorrise internamente, felice di poter restare da sola ancora un po’ con l’oggetto dei suoi pensieri.

Sussultò quando le braccia di Soul la posarono con ben poca delicatezza sul lettino che stava proprio accanto alla grossa scrivania di legno scuro.

«Probabilmente se la fasciassi farei un casino» mormorò pensieroso il ragazzo mentre si allontanava di un passo.

«Guarda se c’è un po’ di pomata contro i traumi e del ghiaccio secco» suggerì lei, facendo leva con le mani e sistemandosi meglio sul lettino.

Annuendo, Soul si voltò e iniziò a cercare il necessario richiestogli, mentre dietro di lui, Maka provò a sfilarsi la scarpa sussultando a ogni nuova fitta.

Con le lacrime agli occhi per il dolore, riuscì ad allargare la bocca della calzatura allentando la presa sulla caviglia infortunata.

«Accidenti» sussurrò tra un respiro profondo e l’altro.

«Non ti ho mai visto fare così fatica per levarti una scarpa»

«Tu ridi, ma fa dannatamente male» rispose lei, scostando con violenza un ciuffo biondo da davanti gli occhi verdi.

Un ghigno pacatamente divertito sbucò tra le labbra dell’arma, che a passi lenti si avvicinò e poggiò accanto alla ragazza un tubetto di pomata.

«Lascia, sei troppo imbranata per riuscirci da sola» mormorò con velata dolcezza afferrando saldamente la calzatura.

Con lenti movimenti, prese a farla scivolare, tenendo ben d’occhi il viso della ragazza per cercare ogni minimo riflesso di dolore.

Le faceva male, dannatamente male, ma vedere Soul che s’impegnava nell’aiutarla la intenerì a tal punto da sortire uno strano effetto soporifero sulla caviglia malridotta.

Sussultò quando avvertì freddo al piede, coperto solo da una calza bianca e rossa.

«Ti ho fatto male?»

«Un po’» mentì mentre rilassava le spalle tese, ora più rilassata.

Con un tonfo la scarpa cadde a terra, ignorata da entrambi.

Occhi negli occhi studiavano uno i movimenti dell’altro, pronti a reagire entrambi a ogni guizzo muscolare che percepivano.

Maka si lasciò scivolare contro lo schienale parzialmente inclinato, osservando attenta i movimenti calibrati del compagno.

Dal canto suo, Soul, si allontanò e afferrò il basso sgabello che se ne stava solitario accanto alla porta d’ingresso e lo accostò al lettino.

Era diventato sorprendentemente alto, quindi le venne un po’ da ridere quando lo vide sedersi raggomitolato sullo sgabello, con le lunghe gambe mollemente abbandonate ai lati.

«Che fai?» chiese senza capire.

«Non si vede? Ti metto la pomata no?»

«Ah» un nuovo alone rosso le tinse le gote, attirando gli occhi deliziati della falce.

Con dita delicate, Soul sfilò completamente la calza osservando il piede gonfio.

«Ti si è gonfiata la caviglia» mormorò prendendo la pomata ghiacciata e versandone un po’ sulla pelle calda.

Un gemito leggero di sorpresa, si velò dalle labbra rosse per il continuo mordicchiare. Gli occhi verdi di Maka si posarono su quelli rossi e scapparono, imbarazzati per il suono che la sua bocca aveva appena fatto.

«È freddo» sussurrò per giustificarsi.

«Lo so» il silenzio tornò a divederli mentre le dita di Soul umide di Gel l’accarezzavano voluttuosamente.

Come poteva farle questo e rimanere così impassibile… così tranquillo?

A ogni tocco il suo cuore tamburellava forte, la sua pelle si accapponava, il suo corpo sussultava mentre una miriade di sensazioni le scivolavano addosso.

Le labbra le tremavano impercettibilmente per la tensione sessuale che le imperversava dentro.

Cosa poteva fare? Continuava a chiederselo a vuoto senza trovarvi alcuna risposta logica. A ogni tocco, piccole vibrazioni entravano nell’anima di Soul che sorrideva sempre di più alla confusione della ragazza.

«Hai la pelle d’oca» sussurrò con voce bassa.

Maka tremò poi si voltò di scatto.

«Ho freddo»

«È solo quello?»

«C… certo»

La mano di Soul iniziò a salire, toccandole la pelle liscia e accapponata. Brividi di natura totalmente diversa dal freddo le scivolavano sulla pelle come un selvaggio serpente.

«Smettila Soul»

«Guarda che sono le vibrazioni della tua anima a chiedermelo» sussurrò la falce alzandosi in piedi e poggiando le mani ai lati dei fianchi, le puntò le iridi sanguigne negli occhi.

«La mia anima non ti chiede nulla del genere…»

«E invece si… non la senti? Io si, chiaro e forte» con lentezza si avvicinò millimetro dopo millimetro dopo millimetro, bruciando dal disperato bisogno di poterla toccare.

Le mani di Maka si alzarono e gli si poggiarono saldamente sul torace umido d’acqua. Avrebbero potuto opporsi, scacciarlo, allontanarlo, decretare una rottura del loro rapporto e… no, non potevano farlo. Non potevano allontanansi da quel corpo ancora bagnato da uno scherzo e ora illuminato da quelle gocce delicate.

Socchiuse le palpebre puntandole velocemente sulle labbra che si stava ancora avvicinando.

Lo voleva… lo voleva davvero… perché dannazione, lo amava.

«Idiota almeno muoviti» sussurrò imbarazzata ma desiderosa. E senza attendere oltre, scivolò in avanti, cancellando ogni ostacolo che li separavano.

Respiri e pelle si mescolavano, dando sapore al loro primo bacio. Prima delicato, quasi timoroso di poter sembrare troppo audace, poi sempre più profondo, ingordo, smanioso di unirsi alla bocca gemella che ora l’accettava lieta.

Le labbra si mescolarono, in un tocco casto. Poi si schiusero, rivelando la timida punta della lingua. Umido calore mescolò i loro sapori, mentre i corpi si avvicinavano accostandosi in un bagnato abbraccio.

Le mani di Maka, scivolarono all’insù tra i capelli inumiditi, tastando le ciocche appiccicate d’acqua.

Divisi solo dalla stoffa umettata, i loro corpi si toccarono dando più forza al bacio. Si sentivano bruciare, mentre la mano di Soul percorreva il fianco nudo della ragazza intrufolandosi furbescamente sotto la canotta ormai trasparente.

Un sussulto e il bacio divenne ben più accesso, divenendo scandaloso.

Le lingue si leccarono lascivamente, lasciandosi dietro un filo di saliva che colava dalle labbra unite.

«MAKA!!!!!!! Cos’è successo? ti sei ferita? Stai sanguinando? Sei in pericolo di vit…» la porta si spalancò di colpo rivelando i due ancora intenti a baciarsi, ignorando bellamente il nuovo arrivato.

Troppo intenti nell’adulare l’uno la lingua dell’altro, non si erano accorti dell’arrivo di Spirit che li colse in flagrante, osservandoli shockato.

Bastarono un paio di secondi per percepire l’improvvisa tensione che pervadeva l’aria. A quella strana sensazione Soul e Maka si staccarono di malavoglia l’uno dall’altro e si voltarono verso la porta.

«DANNATO TEPPISTELLO ALLONTANATI DALLA MIA BAMBINA!» il viso di Spirit divenne paonazzo dalla rabbia, mentre a passo di marcia si avvicinava ai due.

«Ops» sussurrarono entrambi, ancora abbracciati. Con uno scatto Soul si sollevò e evitando accuratamente le mani di Spirit puntate contro il suo collo, iniziò a correre verso l’uscita.

«Ci si vede dopo» gridò a Maka, lanciandosi nella sua personale maratona per evitare di finir ammazzato da Spirit.

«Bastardello, se ti prendo ti faccio passare la voglia di ficcare le mani dove non devi»

Maka non potè far altro che sorridere, finalmente libera di poter vivere appieno ogni sentimento che provava.

Con un sospiro si lasciò scivolare più comodamente sul lettino e tastandosi la caviglia notò con piacere che il dolore si stava attenuando.

«Strano ma vero, tutto merito di Soul»

*** Fine ***

 

Autrice

Ok, probabilmente fa un po’ ribrezzo, che ci volete fare? È il primo timido tentativo di fare una fic in questa fandom. Bè, mi rimetto al vostro giudizio, lasciate un commentino se vi va ^_^.

Baci SugarHunter

  
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