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Autore: enyghte    13/10/2010    0 recensioni
Ciao questa è una storiella dolce che ho scritto tempo fa... ma... più che di una storiella si tratta d'un semplice, eterno attimo.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cos’è quest’ansia che adesso arriva? Sento il cuore che batte, lo avverto accelerare. Buio.

Ho paura, ora, lo giuro. E mi pare d’avvertir proteste in lontananza. Non ne sono sicuro. Qualcuno urla, qualcun altro incita. Il respiro si gonfia, ansimando esplode.

Devo muovermi, devo sbrigarmi. Qualcuno sta dicendomi che è ora, che è il tempo.

E non capisco perché tutto debba essere così confuso, adesso. Dopo che ho ripreso ad avvertire ciò di cui prima nemmeno potevo ammettere d’averne idea. E’ stressante, devo dirlo. Questo buio accecante, in tempi remoti, mi tranquillizzava. Adesso, invece. Perché ora son sicuro che, vicino a quella voce che m’è stata sempre di costante ausilio, se ne sono aggiunte altre. Forse questa è una delle cose che capita una volta sola, nell’esistenza e che reclama parentado a presenziare, perché possa godere della stessa gioia di chi, invece, non s’è mai mosso. Mia madre, le cui cure e dolcezze m’hanno trascinato sin qui. E non posso credere che, di qui a poco, la vedrò. Non ho potuto mai guardarla, prima. Ho solo buio intorno a me, per ora. Solo tenebre. Non mi spaventano, questo no. La dolcezza di quella sua voce m’è stata sufficiente. Non so nemmeno quanto sia stato saggio condurmi a questo punto. Non sono poi così comodo, come credevo potessi essere. Questo letto non è uno dei migliori, ormai. Mi sta stretto. Da quand’è che posso ricordare, ho già recuperato abbastanza. Ho ricominciato a credere di potermi muovere. Con grossa sorpresa, mia, di tutti, ho iniziato a dare segni della mia presenza. Sono un essere vivo, cosa stavano credendo? Credevano che, in eterno, sarei stato qui a dormire? No, no. Dovevo riuscire a svegliarmi, prima o poi. Dovevo farcela. Era d’obbligo che riuscissi. Ed, infatti, ora tutti s’agitano. Strano come ognuno possa sottovalutare la forza interiore  di cui puoi essere dotato. Non è nemmeno giusto. Non è che mi abbiano degnato più di tanto dell’attenzione. Ma chi la voleva, infondo?

Ora, ecco che qualcun altro parla. Sarà il medico. Sta consigliando a mia madre di star calma, perché andrà tutto per il meglio. Ce la farò, dice. Questa fiducia mi rincuora, davvero. Non posso certo deludere la donna che mi ha dato la vita. E’ difficile riprendere a nuotare in questo mare nero, ma ognuno, prima che quest’operazione avvenisse, m’ha parlato di quanto sia bello il mondo. Di quanto le cose meravigliose che ci sono e che avrei visto, m’avrebbero reso felice. Sono curioso, davvero, curioso. Anche perché ho tanto sentito parlare della luce nei quadri. Mia mamma è una pittrice e lei sa benissimo cosa significa cospargere di tocchi bianchi un cielo scuro. Sa che, quelle piccole luci incandescenti, possono avere il sapore della compagnia, quand’è che ci si sente soli. Così come le nuvole del cielo avrebbero il sapore della panna, se solo si riuscissero a assaporare. E il mare? Il mare si sbriciola in tintinnii spumosi, quand’è che le onde interagiscono con gli scogli. Sono piccole umettate macchie nivee che sprigionano un’energica forza vitale. Così come la sabbia dei deserti immerge l’Africa d’una finissima polvere avorio che s’estende stemperando la cime delle dune nel vento. Così come il sole, quand’è che il mezzodì divampa, marchia l’azzurro d’un brillare ultravioletto che è puro candore. Vive il sole, m’hanno detto. Celebra, di se stesso, la bellezza. Degli inverni non m’hanno molto raccontato, veramente. So che quando davvero il gelo interferisce con il quotidiano clima temperato, è possibile ammirare il solitario discendere di perfetti cristalli chiari. E mi si dice che la neve ricopre ogni cosa, cosìcchè si possa vivere l’illusione d’essere immersi in un marea di crema. Così bello è il mondo, allora? E io che credevo d’aver visto ogni cosa. Sin dal momento in cui ho avuto coscienza e con l’olfatto ho gustato i profumi e col palato o distinto i gusti. Ho creduto che, in fin dei conti, bastasse questo. Il mielato sapore del cibo. E’ quello che più sono riuscito ad apprezzare, in questo tempo. Morbido, liquoroso sulla lingua, vellutato e gentile sul palato. I sensi sono tutti stimolati. Ti senti vigile e, allora, ti decidi a rincorrere il sogno d’avvertire la luce, quella che mai hai potuto guardare e che nemmeno osi immaginare. Deve essere inebriante, deve essere più di quanto si possa credere.

 Quasi adesso, riflettendo su queste cose, evito d’avere paura. Quasi son curioso ora. Non vedo l’ora.

Sono tutti in attesa, son sicuro. Stanno solo aspettando che faccia sapere quanto desidero nascere… venire al mondo.

Ed ecco, ora, un varco. Spingiamoci ancora oltre per cercare vittoria.

  
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