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Autore: nes95    13/10/2010    3 recensioni
"Tanto lo so che hai una cotta per lui" sentenziò l'antipatica col capo fisso sul quaderno.
"Stai farneticando" risposi, col cuore in gola. Okay, stavo mentendo e lo sapevo benissimo, ma non potevo mica dare a quell'arpia la soddisfazione di avermi messa in imbarazzo!
Mi ero innamorata di Giuseppe Ferri il quattordici settembre duemilaotto, nell'esatto momento in cui lo avevo guardato tra la folla della 1 B del liceo scientifico Einstein. Aveva i capelli scuri tendenti al mogano tutti sparati in aria, gli occhi verdi e la pelle abbronzata dall'estate appena trascorsa. Rimasi a fissarlo imbambolato per una decina buona di minuti, ignorando le ragazze che venivano a presentarsi e i ragazzi che facevano gli scemi. Non dimenticherò mai la prima volta che mi rivolse la parola, con quell'accento strano di chi veniva da un'altra città e con quel sorriso che la notte non mi fa dormire. Rimasi come una stupida a sorridere, mentre lui attendeva che io rispondessi alla domanda che mi aveva fatto. Inutile dire che ancora adesso non ho idea di cosa mi abbia domandato, anche se ricordo troppo bene il sorriso incuriosito che mi aveva rivolto.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa fic viene postata in un giorno speciale, il sedicesimo compleanno di Julie, la mia migliore amica, colei a cui voglio un bene dell'anima.

Questa è per te, amore mio, buon sedicesimo compleanno, ti auguro tutto ciò che c'è di bello al mondo. Ti voglio bene

Better Today.

To see your face, to hear your voice

And oh, to touch you is a dream come true

So I'm standing here, with my hand held out

knowing that your love will never fade,

I stand amazed without a doubt

"La smetti di fissargli il sedere?" sbottò la mia compagna di banco, mentre io ero intenta a fare l'ispezione completa dei boxer del ragazzo che ascoltava la lezione davanti a me.

"Non gli sto fissando il sedere!" ribattei scocciata volgendo la mia attenzione a Maria Pia che continuava a squadrarmi con quel cipiglio che tanto odiavo. Non mi piaceva che si facesse gli affari miei e soprattutto che venisse a fare la santarellina, come se lei non facesse di molto peggio col suo ragazzo. Anche se il tipo che mi stava davanti non era il mio ragazzo.

"E cos'è che stavi fissando con tanta insistenza?" mi provocò la mia compagna di banco, con un sorrisino odioso. Mandandola mentalmente a 'fanculo le rivolsi un sorriso acido.

"Controllavo che non fossero gli stessi boxer di ieri" risposi risoluta, prendendo una penna dal Borsellino. "Sai... Per vedere se si lava" conclusi, complimentandomi con me stessa per la prontezza ad inventate balle.

Maria Pia mi fissò scocciata e fece per ribattere, quando il prof richiamò la sua attenzione e lei fu costretta a girarsi verso la cattedra e prendere appunti.

"Tanto lo so che hai una cotta per lui" sentenziò l'antipatica col capo fisso sul quaderno.

"Stai farneticando" risposi, col cuore in gola. Okay, stavo mentendo e lo sapevo benissimo, ma non potevo mica dare a quell'arpia la soddisfazione di avermi messa in imbarazzo! Mi ero innamorata di Giuseppe Ferri il quattordici settembre duemilaotto, nell'esatto momento in cui lo avevo guardato tra la folla della 1 B del liceo scientifico Einstein. Aveva i capelli scuri tendenti al mogano tutti sparati in aria, gli occhi verdi e la pelle abbronzata dall'estate appena trascorsa. Rimasi a fissarlo imbambolato per una decina buona di minuti, ignorando le ragazze che venivano a presentarsi e i ragazzi che facevano gli scemi. Non dimenticherò mai la prima volta che mi rivolse la parola, con quell'accento strano di chi veniva da un'altra città e con quel sorriso che la notte non mi fa dormire. Rimasi come una stupida a sorridere, mentre lui attendeva che io rispondessi alla domanda che mi aveva fatto. Inutile dire che ancora adesso non ho idea di cosa mi abbia domandato, anche se ricordo troppo bene il sorriso incuriosito che mi aveva rivolto. Ma dettagli, erano passati quasi tre anni e nel frattempo eravamo diventati grandi amici. Soltanto...

In silenzio ma con uno strano sorrisetto continuai ad ascoltare quello che il prof diceva, fino a quando la campanella non prese a suonare, decretando la fine della giornata. Con calma misi in ordine la poca roba che avevo sul banco e la riposi nella borsa, afferrai occhiali da sole, il giacchino e mi incamminai verso l'uscita.

D'un tratto sentii una mano stringersi intorno al mio polso. Mi guardai intorno, ero nel corridoio semi deserto e sapevo con certezza che tutte le persone che conoscevo erano uscite nel cortile e sicuramente mi stavano anche aspettando. La mano che mi teneva ferma mi scosse e mi ritrovai petto a petto con Lui. Ora, il perché fosse ancora a scuola dopo l'orario, lui che era sempre il primo ad andare via, mi era del tutto ignoto. Rimasi un attimo sconcertata dalla bellezza dei suoi occhi e dalla loro intensità. Mi guardava quasi volesse mangiarmi ed è normale capire che la cosa non mi dispiacesse affatto.

And I wanna hear your voice, in the morning when I rise

[…] Will you love me, teach me, don't leave me I pray

And when I, and I'm thinking of the times

"Giuseppe cosa..." cominciai a dire non appena ricordai di poter pensare, parlare... Respirare.

"Vieni con me" rispose invece lui semplicemente, facendomi mancare un colpo al cuore. Quante volte avevo sognato che mi dicesse queste parole? Vabbè, senza parlare della conclusione di noi due che ci rotoliamo da qualche parte e... Stavamo dicendo... Come in coma mi ritrovai ad annuire e sempre con la mano nella sua lo seguii molto docilmente, mentre insieme uscivamo dall'edificio ormai vuoto e vi ritrovavamo nel cortile dell'edificio, dove i miei due migliori amici mi aspettavano chiacchierando tra di loro. Chiara, che frequentava il liceo classico oltre alla strada, subito mi vide e mi fece una linguaccia, alzando il pollice come ad incoraggiarmi. Il mio migliore amico invece, di spalle, si girò e fece il suo migliore sorriso, di quelli che faceva quando voleva conquistare una delle sue prede. Intanto Giuseppe aveva intrecciato le dita della sua mano con le mie, che ancora non capivo nulla. Stavamo andando nel parcheggio della scuola, dove stava la sua moto. Scombussolata indossai il casco che mi porgeva senza fare storie sui capelli e in fretta ci avviammo. Ero stretta alla sua schiena, sentivo il suo profumo invadermi le narici e la sua voce che mi diceva di stringermi forte, come se non lo stessi già facendo, poi! Viaggiammo per una buona mezz'ora, che passò in un lampo. Una parte del mio cervello mi urlava che i miei genitori si sarebbero spaventati, come anche i miei amici, ma misi a tacere quella vocina in un secondo, quando scesi dal mezzo e mi trovai di fronte al magnifico posto in cui mi aveva portata. C'era un lago circondato da una staccionata, alcune panchine di legno intorno e piccole botteghe che a causa della stagione fredda erano chiuse. Il lago era freddo e tranquillo, l'aria molto rilassata. Giuseppe mise il motorino in un angolo e mi afferrò la mano.

Your hands in mine, together we will stay
You made me better today
Better than I was before
And now my heart can rest and I will search no more
You made me better today, today, today

"Sei un mostro con quei capelli!" mi sbeffeggiò, facendo presa sul mio punto più debole. Gli feci una linguaccia e cominciai a camminare davanti, fingendomi offesa.

"Ma vedi un po' questo! Mi rapisci e mi porti in un posto sconosciuto e poi mi sfotti anche?" cominciai a ciarlare facendo la finta offesa. Giuseppe mi raggiunse in un istante e mi prese una mano, facendomi voltare verso di lui.

"Smettila" sussurrai contro il suo petto.

"Di fare cosa?" mi chiese allora lui abbastanza stranito. Rimasi un secondo in silenzio, prima di riprendere a parlare.

"Smettila di illudermi" sussurrai ancora. Gli occhi verdi del ragazzo che mi stava davanti divennero improvvisamente attenti, scrutandomi attentamente.

"Non ti ho mai illusa, Giulia" furono le sue parole dopo un tempo che mi parve lunghissimo. Alzai la testa verso il io viso, rimanendo abbagliata come sempre dalla bellezza dei suoi occhi. "Ti prego ascoltami" disse poi mentre giravo la testa verso il lago, dove un uccello si era appena poggiato su un masso e si riposava.

"Ti amo" mi disse soltanto guardandomi con quegli incredibili occhi, che mi fecero imbambolare come al solito. "Ti amo dal primo giorno, da quando ti ho vista in classe mentre chiacchieravi con quelle ragazze" cominciò a confessare, pieno di imbarazzo. "Ti amo quando sorridi, quando fai le battute in classe, quando ti distrai e quando arrossisci. Ti amo e non me ne sono mai reso conto e capisco se tu adesso mi manderai al diavolo e poi non potrò più guardarti in faccia e..." cominciò a farneticare. Intanto io lo guardavo sbalordita, gli occhi che quasi non riuscivano a contenere le lacrime e il cuore che mi usciva dal petto.

"Perché piangi?" mi chiese interrompendosi, quando notò le lacrime sul mio viso "Mi dispiace, non volevo farti piang..." cominciò a dire. In quel momento presi la mia decisione. Senza pensarci mi avventai sulle sue labbra zittendolo, coronando quello che era stato il mio sogno per tanto tempo.

"Ti amo anch'io" risposi soltanto, sorridendo e ricambiando l'abbraccio che mi avvolgeva.

"Giulia?" mi chiamò Giuseppe dopo qualche minuto, interrompendo l'ennesimo bacio. "Cosa c'è?" chiesi dividendo di malavoglia i nostri visi. "Buon compleanno" mi sorrise, riunendo le labbra alle mie. Era il 13 ottobre. Il giorno del mio sedicesimo compleanno.

I stand proclaimed, true love is here to stay
I stand proclaimed, forever starts today
Today...
You made me better today
Than I was before
And now my heart can rest and I will search no more
Cuz you made me better today, than I was before
And now my heart can rest
And I will search no more
You made me better today
Today...
Made me better today

(Better Today; Coffey Anderson)


  
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