Blue Dream - Sogno Oscuro
Il
sole che filtra tra gli alberi è già caldo e accarezza dolcemente
la pelle del ragazzo steso a terra.
Ha
radunato un po’ di foglie sotto di se e ha intrecciato le mani
sotto la testa, mentre il vento gioca con i suoi capelli che sfiorano
il viso disteso finalmente in un sorriso.
Che
pace immensa.
Da
quanto tempo non provava una pace così grande?
Così
assoluta?
Vede
uno scoiattolo che salta agilmente da un ramo all’altro dell’albero
e sente i lineamenti che si distendono in un sorriso.
Da
quanto tempo non sorrideva?
Da
quanto tempo non permetteva a se stesso di lasciare che l’incubo lo
abbandonasse definitivamente?
Forse
è vero che una vena di masochismo aleggia in lui…o forse, più
semplicemente, la sua è una specie di autopunizione per aver sfidato
così impunemente tutto ciò che di sacro c’è nella sua vita.
Ha
perso.
Un
sospiro di sollievo allarga i suoi polmoni… si, ha perso.
E’
per questo che adesso è li a respirare di nuovo con ogni particella
del suo corpo.
Le
evoluzioni dello scoiattolo spariscono dal suo campo visivo ma lui
non fa nemmeno quel movimento leggero che gli consentirebbe di
continuare a seguire quel piccolo animaletto agilissimo.
Sta
così bene, così serenamente in pace da sentirsi un tutt’uno con
la natura attorno a lui.
E
muovere adesso la testa equivarrebbe a spezzare quest’equilibrio
perfetto.
Ogni
cosa che ha fatto in passato, ogni più piccolo gesto del presente
si fonde in lui con maestria ineguagliabile.
Come
se fossero le tessere di un puzzle che credevo complicatissimo e che
invece risulta straordinariamente semplice.
Quasi
fosse un gioco per bambini.
Degli
uccelli hanno preso il posto dello scoiattolo.
Si
mettono sopra un ramo dell’albero e iniziano i loro canti d’amore.
La
primavera è arrivata in ogni angolo della terra e ogni cosa che gli
è accanto sta esplodendo in tutta la sua bellezza.
Non
ha mai avuto il tempo di fermarsi per guardare.
Per
lui era tempo perso.
Si
ero convinto che la vita era una lotta durissima per poter continuare
ad esistere.
Per
avere il diritto di respirare.
Di
camminare.
Quante
sciocchezze.
Come
niente fosse gli uccelli volano in un ramo più basso… se ne stanno
li ad osservarlo, quasi in silenzio.
Incuriositi.
E
a lui sembra quasi di sentire i loro pensieri.
“ Che
ci fa li questo essere umano?”
“Ma
siamo sicuri che è uno di loro?”
“ Non
parla, non si muove, non si agita inutilmente disperdendo energia…”
Un
sorriso pigro distende i suoi lineamenti.
Ed
ecco che gli uccellini riprendono i loro cicalecci, stufi forse di
osservarlo.
E
una domanda si affaccia alla sua mente:
Chi
è veramente lui?
Chi
è diventato?
Dovrebbe
essere morto mille volte.
Ma
senza dubbio tre sono più che sufficienti.
Dovrebbe
essere nella parte più oscura dell’inferno, dove nemmeno il
diavolo osa entrare.
Invece
è qui, vivo.
Inspira,
espira.
E
con lui respira anche la terra che lo sta ospitando.
L’aria
attorno a lui.
Gli
uccelli.
In
una comunione assoluta con tutto il creato.
Pensa…anche
troppo.
Guarda
tutto con apparente indifferenza immagazzinando ogni cosa per non
lasciarsi sfuggire più nulla.
Per
vivere finalmente, pienamente.
Completamente.
La
notte perenne dove lui era immerso.
Quella
notte oscura e densa, vischiosa, che avvolgeva i suoi giorni tutti
uguali, uno dopo l’altro.
In
un’agonia mortale.
Non
riusciva a vedere nulla che non fosse la sua voluta prigione.
Credeva
che quello fosse il suo destino e che un essere come lui, che aveva
mandato negli Inferi degli esseri umani senza battere ciglio, non
dovesse vedere la luce del sole.
Quanto
si sbagliava.
Un
uccello più coraggioso degli altri arriva zampettando allegramente
fin sotto il suo albero.
Si
ferma a pochi passi di distanza e lo guarda, incuriosito.
Il
ragazzo gira la testa per la prima volta di mezzo centimetro,
lentamente.
Il
suo movimento è così limpido, armonioso che l’uccellino non si
spaventa affatto.
Continua
la sua avanzata curiosa fino a fermarsi accanto ai lembi della sua
camicia.
E’
un passero dalla curiosità molto sviluppata e dalla saggezza
sotto zero.
Tutti
sanno che gli esseri umani sono imprevedibili.
…ma
è proprio così?
Il
ragazzo osserva le piume dai delicati colori del piccolo passero e si
sente una cosa sola con il suo spirito.
“Siamo stati creati ugualmente, tutti e due”
pensa limpidamente.
“E solo la megalomania dell’uomo può credere il contrario”
Un
ultimo movimento del capo delicato, a mostrare le piume morbide del
collo.
E
poi si alza in volo, felice.
Spensierato.
Come
lui.
Loro
mangiano, dormono, si alzano in volo ogni giorno della loro
esistenza.
Non
“lavorano” per nessuno che non siano loro stessi.
Non
producono altro che non sia cibo per sopravvivere.
Eppure
sono felici.
E
non si fanno assurde menate psicologiche atte a distruggere quel poco
di equilibrio conquistato.
Resta
con la testa così voltata, mentre un sorriso disarmante illumina
ancora una volta il suo viso che in passato era sempre chiuso.
Ostile.
Quando
un sorriso ironico e tagliente non lo apriva per brevi attimi.
“Perché
mai noi uomini dobbiamo essere così presuntuosi da credere di essere
i privilegiati?”
E
questo pensiero sembra prendere forma e guardarlo stupito.
Perché?
Solo
chi ha attraversato l’inferno potrebbe rispondergli.
Ogni
cosa attorno a lui vive e lui la sente con ogni più piccola
particella del suo essere.
Ogni
cosa è viva.
Ogni
cosa.
Come
lui.
E
questo pensiero scaccia ogni considerazione o altro vuoto ed effimero
discorso.
Parola.
Dubbio.
Il
suo sogno oscuro è terminato.
Perché
è questo che era.
Un
sogno oscuro.
E’
terminato e lui è finalmente libero.
Di
vivere.
Ha
perso.
Ed
è vivo.
Non
è riuscito a distruggersi.
Ed
è vivo.
Vivo!
Per
un attimo gli uccelli esplodono in mille canti tutti assieme.
Il
sole si accende in un’esplosione di luce e l’aria diventa così
tersa da risultare quasi irrespirabile.
Tutto
il creato risponde al suo canto di vita.
Tutto.
E
l’uomo steso nell’erba chiude gli occhi, troppo felice per
riuscire a sopportare altro.
Dall’alto
della collina qualcuno dalla lunga chioma bionda sta osservando ogni
cosa con attenzione.
Finalmente
ha capito.
Ha
aspettato così tanto questo momento… questo istante,
che
per un attimo ha avuto paura di non riuscire ad esserci.
Ad
afferrarlo con lui.
Sospira
brevemente e scende lentamente dalla stradina scoscesa.
In
un perfetto silenzio.
Quasi
evanescente, come se i suoi piedi non sfiorassero nemmeno il terreno.
Lo
sente scendere anche se non fa il minimo rumore.
Sapeva
che era la a guardarlo.
E
questo lo faceva sentire tranquillo.
Lui
c’è sempre.
Qualsiasi
cosa potesse succedere.
Qualsiasi
cosa decidesse di fare…lui c’è sempre.
Sempre.
Si
ferma davanti a lui, i capelli biondi che accarezzano l’aria,
leggeri.
Sta…
masticando.
Lentamente.
Con
una calma incredibile.
Si
mette a sedere con un unico movimento fluido del corpo e il suo
compagno lo imita.
Arancia.
Sta
masticando qualcosa all’arancia.
Lo
vede tendere una mano verso di lui con… una gomma.
All’arancia.
La
guarda serio.
E
guarda lui.
Quegli
occhi turchesi, splendidi.
Torna
a guardare la mano… e la sua risata si alza limpida nell’aria.
Leggera,
divertita.
Vera.
Felice.
La
prende e se la mette in bocca, iniziando a masticare.
Mentre
il succo d’arancia invade la sua bocca.
Alza
una mano e accarezza quei capelli di seta come mai aveva fatto prima.
Poi
si volta di nuovo verso il bosco, continuando a masticare con calma.
Accanto
al suo ragazzo.
Liberi.