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Autore: Parsifal    19/10/2010    1 recensioni
Questa fanfic è tutta scritta dalla parte di Death Mask, solo alla fine compare Aphrodite.
E' un Saint particolare, so che a tanti non piace proprio ma io ho imparato a rivalutarlo e vederlo, in Hades, al fianco di Aphrodite, con Sion e poi anche davanti al muro del pianto, in un estremo sacrificio me l'hanno fatto amare.
Come tutti loro.
Così ho voluto scrivere questa piccola fanfic, immaginandomelo in un ipotetico dopo-Hades...come rivive lui questo dono di Athena.
Spero di aiutarvi a capirlo un po' di più.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cancer DeathMask, Pisces Aphrodite
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Blue Dream - Sogno Oscuro

 


 

Il sole che filtra tra gli alberi è già caldo e accarezza dolcemente la pelle del ragazzo steso a terra.
Ha radunato un po’ di foglie sotto di se e ha intrecciato le mani sotto la testa, mentre il vento gioca con i suoi capelli che sfiorano il viso disteso finalmente in un sorriso.
Che pace immensa.
Da quanto tempo non provava una pace così grande?
Così assoluta?
Vede uno scoiattolo che salta agilmente da un ramo all’altro dell’albero e sente i lineamenti che si distendono in un sorriso.
Da quanto tempo non sorrideva?
Da quanto tempo non permetteva a se stesso di lasciare che l’incubo lo abbandonasse definitivamente?
Forse è vero che una vena di masochismo aleggia in lui…o forse, più semplicemente, la sua è una specie di autopunizione per aver sfidato così impunemente tutto ciò che di sacro c’è nella sua vita.
Ha perso.
Un sospiro di sollievo allarga i suoi polmoni… si, ha perso.
E’ per questo che adesso è li a respirare di nuovo con ogni particella del suo corpo.
Le evoluzioni dello scoiattolo spariscono dal suo campo visivo ma lui non fa nemmeno quel movimento leggero che gli consentirebbe di continuare a seguire quel piccolo animaletto agilissimo.
Sta così bene, così serenamente in pace da sentirsi un tutt’uno con la natura attorno a lui.
E muovere adesso la testa equivarrebbe a spezzare quest’equilibrio perfetto.
Ogni cosa che ha fatto in passato, ogni più piccolo gesto del presente  si fonde in lui con maestria ineguagliabile.
Come se fossero le tessere di un puzzle che credevo complicatissimo e che invece risulta straordinariamente semplice.
Quasi fosse un gioco per bambini.
Degli uccelli hanno preso il posto dello scoiattolo.
Si mettono sopra un ramo dell’albero e iniziano i loro canti d’amore.
La primavera è arrivata in ogni angolo della terra e ogni cosa che gli è accanto sta esplodendo in tutta la sua bellezza.
Non ha mai avuto il tempo di fermarsi per guardare.
Per lui era tempo perso.
Si ero convinto che la vita era una lotta durissima per poter continuare ad esistere.
Per avere il diritto di respirare.
Di camminare.
Quante sciocchezze.
Come niente fosse gli uccelli volano in un ramo più basso… se ne stanno li ad osservarlo, quasi in silenzio.
Incuriositi.
E a lui sembra quasi di sentire i loro pensieri.

Che ci fa li questo essere umano?”
Ma siamo sicuri che è uno di loro?”
Non parla, non si muove, non si agita inutilmente disperdendo energia…”
Un sorriso pigro distende i suoi lineamenti.
Ed ecco che gli uccellini riprendono i loro cicalecci, stufi forse di osservarlo.
E una domanda si affaccia alla sua mente:
Chi è veramente lui?
Chi è diventato?
Dovrebbe essere morto mille volte.
Ma senza dubbio tre sono più che sufficienti.
Dovrebbe essere nella parte più oscura dell’inferno, dove nemmeno il diavolo osa entrare.
Invece è qui, vivo.
Inspira, espira.
E con lui respira anche la terra che lo sta ospitando.
L’aria attorno a lui.
Gli uccelli.
In una comunione assoluta con tutto il creato.
Pensa…anche troppo.
Guarda tutto con apparente indifferenza immagazzinando ogni cosa per non lasciarsi sfuggire più nulla.
Per vivere finalmente, pienamente.
Completamente.
La notte perenne dove lui era immerso.
Quella notte oscura e densa, vischiosa, che avvolgeva i suoi giorni tutti uguali, uno dopo l’altro.
In un’agonia mortale.
Non riusciva a vedere nulla che non fosse la sua voluta prigione.
Credeva che quello fosse il suo destino e che un essere come lui, che aveva mandato negli Inferi degli esseri umani senza battere ciglio, non dovesse vedere la luce del sole.
Quanto si sbagliava.
Un uccello più coraggioso degli altri arriva zampettando allegramente fin sotto il suo albero.
Si ferma a pochi passi di distanza e lo guarda, incuriosito.
Il ragazzo gira la testa per la prima volta di mezzo centimetro, lentamente.
Il suo movimento è così limpido, armonioso che l’uccellino non si spaventa affatto.
Continua la sua avanzata curiosa fino a fermarsi accanto ai lembi della sua camicia.
E’ un passero dalla curiosità molto sviluppata  e dalla saggezza sotto zero.
Tutti sanno che gli esseri umani sono imprevedibili.

ma è proprio così?
Il ragazzo osserva le piume dai delicati colori del piccolo passero e si sente una cosa sola con il suo spirito.

Siamo stati creati ugualmente, tutti e due”

pensa limpidamente.

E solo la megalomania dell’uomo può credere il contrario”

Un ultimo movimento del capo delicato, a mostrare le piume morbide del collo.
E poi si alza in volo, felice.
Spensierato.
Come lui.
Loro mangiano, dormono, si alzano in volo ogni giorno della loro esistenza.
Non “lavorano” per nessuno che non siano loro stessi.
Non producono altro che non sia cibo per sopravvivere.
Eppure sono felici.
E non si fanno assurde menate psicologiche atte a distruggere quel poco di equilibrio conquistato.
Resta con la testa così voltata, mentre un sorriso disarmante illumina ancora una volta il suo viso che in passato era sempre chiuso.
Ostile.
Quando un sorriso ironico e tagliente non lo apriva per brevi attimi.

Perché mai noi uomini dobbiamo essere così presuntuosi da credere di essere i privilegiati?”
E questo pensiero sembra prendere forma e guardarlo stupito.
Perché?
Solo chi ha attraversato l’inferno potrebbe rispondergli.
Ogni cosa attorno a lui vive e lui la sente con ogni più piccola particella del suo essere.
Ogni cosa è viva.
Ogni cosa.
Come lui.
E questo pensiero scaccia ogni considerazione o altro vuoto ed effimero discorso.
Parola.
Dubbio.
Il suo sogno oscuro è terminato.
Perché è questo che era.
Un sogno oscuro.
E’ terminato e lui è finalmente libero.
Di vivere.
Ha perso.
Ed è vivo.
Non è riuscito a distruggersi.
Ed è vivo.
Vivo!
Per un attimo gli uccelli esplodono in mille canti tutti assieme.
Il sole si accende in un’esplosione di luce e l’aria diventa così tersa da risultare quasi irrespirabile.
Tutto il creato risponde al suo canto di vita.
Tutto.
E l’uomo steso nell’erba chiude gli occhi, troppo felice per riuscire a sopportare altro.

Dall’alto della collina qualcuno dalla lunga chioma bionda sta osservando ogni cosa con attenzione.
Finalmente ha capito.
Ha aspettato così tanto questo momento… questo istante,
che per un attimo ha avuto paura di non riuscire ad esserci.
Ad afferrarlo con lui.
Sospira brevemente e scende lentamente dalla stradina scoscesa.
In un perfetto silenzio.
Quasi evanescente, come se i suoi piedi non sfiorassero nemmeno il terreno.

 Lo sente scendere anche se non fa il minimo rumore.
Sapeva che era la a guardarlo.
E questo lo faceva sentire tranquillo.
Lui c’è sempre.
Qualsiasi cosa potesse succedere.
Qualsiasi cosa decidesse di fare…lui c’è sempre.
Sempre.
Si ferma davanti a lui, i capelli biondi che accarezzano l’aria, leggeri.
Sta… masticando.
Lentamente.
Con una calma incredibile.
Si mette a sedere con un unico movimento fluido del corpo e il suo compagno lo imita.
Arancia.
Sta masticando qualcosa all’arancia.
Lo vede tendere una mano verso di lui con… una gomma.
All’arancia.
La guarda serio.
E guarda lui.
Quegli occhi turchesi, splendidi.
Torna a guardare la mano… e la sua risata si alza limpida nell’aria.
Leggera, divertita.
Vera.
Felice.
La prende e se la mette in bocca, iniziando a masticare.
Mentre il succo d’arancia invade la sua bocca.
Alza una mano e accarezza quei capelli di seta come mai aveva fatto prima.
Poi si volta di nuovo verso il bosco, continuando a masticare con calma.
Accanto al suo ragazzo.
Liberi.


   
 
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