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Autore: Hika86    21/10/2010    2 recensioni
[50/50 capitoli COMPLETA][0/5 capitoli extra IN CORSO] Un filo ci lega alla persona cui siamo destinati: non importa il tempo che dovrà passare o le distanze che ci separano. Ma se questa persona fosse proprio davanti a noi e non riuscissimo a riconoscerla? Se la considerassimo antipatica tanto da non degnarla neanche di uno sguardo? E se l'avessimo trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? E ancora, cosa dice che non l'abbiamo già persa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo'

C’è una leggenda giapponese che dice che ognuno di noi nasce con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo ci lega indissolubilmente alla persona cui siamo destinati, il nostro grande amore, la nostra anima gemella. Non lo si può vedere, ma una volta che si è legati il filo non si spezzerà mai: non importa il tempo che dovrà passare, le circostanze, le distanze che ci separano, né le decisioni delle proprie famiglie o la posizione sociale.
Le anime così unite, sono destinate ad incontrarsi e prima o poi si uniranno
E se la persona cui il fato ci ha unito fosse proprio davanti ai nostri occhi e noi non riuscissimo a riconoscerla? E se la considerassimo, magari a torto, antipatica, spregevole e che non degneremmo mai neanche di uno sguardo? O ancora, se la situazione fosse tale da non renderci conto di averla trovata e noi stessimo vacillando nei dubbi? Che cosa ci assicura che quella persona sia da qualche parte? Cosa dice che non l'abbiamo già persa?
E' impossibile tagliare il filo. Non si può sfuggire al destino…

☆☆☆

«Certamente, me ne sono occupata stamattina appena entrata in ufficio» rispose la donna al cellulare mentre si alzava dal sedile dell'autobus.
⎨Lei dice? A me non sembra Miss Sheridan⎬lo sentì rispondere, alzando gli occhi al cielo. Erano due le cose che non sopportava dei capo ufficio. La prima era quando mi chiamano "Miss Sheridan": perchè il suo cognome in bocca ai giapponesi era quasi uno scempio e con quel "miss" suonava "misu sheridanu" che le era sempre sembrato il nome di una sotto marca di qualche te in foglie. «Mi scusi, posso chiederle di guardare meglio tra i file del server d'ufficio? Troverà una copia del lavoro nella cartella col nome del progetto e una nella cartella della giornata di oggi. Le ho stampato anche una copia cartacea e l'ho fatta rilegare. Gliela farò avere il prima possibile»
⎨Bene, allora torni in ufficio il più presto possibile e venga da me, perchè sarà bene chiudere quell'affare entro l'ora di pranzo di domani⎬
«Sicuramente, farò del mio meglio per passare in ufficio appena ho finito con il cliente di oggi» lo rassicurò mentre si avvicinava alle porte d'uscita del mezzo. La seconda cosa che non sopportava era la tendenza a tradurre la loro incapacità in una mancanza del personale: capitava spesso che, dato che il suo capo non sapeva usare il computer, ogni volta che non trovava qualcosa la colpa ricadeva sempre sugli impiegati. Teneva un cartelletta piena di fogli in una mano, la borsa nell'altra e il cellulare in bilico tra la spalla e la guancia: con quale dito avrebbe chiuso la conversazione non lo sapeva nemmeno lei, ma fortunatamente fu il capo a mettere giù per primo senza aggiungere altro.
L'autobus arrivò alla fermata nella periferia di Chiba. Le porte si aprirono e la borsa le si incastrò, ma con uno strattone riuscì a liberarla: una volta sul marciapiede avrebbe posato tutto a terra e si sarebbe liberata del cellulare. Conoscendo la sua goffaggine avrebbe dovuto immaginare che quella era una soluzione troppo semplice alla sua scomoda situazione perchè si risolvesse tutto in quel modo: dopo aver liberato la borsa, nella fretta di scendere per non bloccare oltre gli altri passeggeri, non si accorse di qualcuno che era impalato a pochi passi dall'uscita del bus e ci andò immancabilmente a sbattere contro. Era abituata ormai a simili scontri e si era allenata a fare attenzione prima di tutto alla parte più importante di sè che, in quel caso era la cartelletta di fogli che aveva in mano. La strinse perchè non cadesse aprendosi e sparpagliando le relazioni e i documenti minuziosamente ordinati, mentre il resto del corpo non fece caso a nient'altro: il cellulare le sfuggì dalla spalla cadendo a terra e scivolando un metro più in là, con la batteria che si staccò fragorosamente dal resto dell'apparecchio, e la presa delle dita mancò sulla borsa che cadde a terra. «Accidenti!» esclamò facendo qualche passo indietro, sbilanciata dallo scontro con l'altra persona. per fortuna non andava velocemente e non rischiò di perdere l'equilibrio tanto da cadere. «Oh mi scusi, non l'avevo vista!» esclamò il ragazzo davanti a lei. Era chiaro che non l'avesse vista, stava impalato in mezzo al marciapiede a guardare verso un locale! «Nemmeno io, mi perdoni, sono scesa di fretta dall'autobus»
«Non si è rotto vero?» chiese questi chinandosi a raccogliere il cellulare, mentre con l'altra mano si teneva il cappello in testa. Rimise a posto la batteria e glielo lasciò in mano per farglielo accendere e vedere se funzionasse. «Uhm.. no, non sembra» gli rispose lei vedendo che si accendeva: era sufficiente, quel telefono aveva fatto voli ben peggiori. «Non ha perso altro?» domandò cortesemente vedendo che lei stessa aveva recuperato la borsa da sola e guardando ai loro piedi per controllare
«No, non penso» sospirò facendo un mezzo inchino: se si fosse levato dalle scatole prima non sarebbe successo niente, ma era chiaro che non poteva dire ad un giapponese che sarebbe il caso di levarsi dai piedi quindi rispose con un semplice "Scusi ancora e grazie per l'aiuto". La discussione con il capo le aveva gustato l'umore, ma non era una buona scusa per scaricare su altri la propria frustrazione. «Oh... ma tu sei Eri!» esclamò quello improvvisamente, facendola emergere dai suoi pensieri sull'odio per il suo superiore. «Cioè, Erina san!» si corresse questi, rapidamente. La giovane donna sbattè le palpebre, perplessa e lo squadrò da capo a piedi: look anonimo, capellino di lana e occhiali da sole. «Oh ssssi... ehm... certo» annuì mentre ancora cercava nella sua mente una figura familiare, vagamente simile a quella persona. Così su due piedi non le veniva in mente nessuno «Mi spiace io non...» accennò stringendo le spalle
«Oh dev'essere per gli occhiali, che imbecille!» ridacchiò quello abbassando le lenti da sole sul naso, per mostrarle il suo sguardo «Ti ricordi di me?»
«Oh... oh my god» le sfuggì rimanendo a bocca aperta. Lo fissava con gli occhi sgranati, impietrita sul marciapiede di una viuzza qualsiasi di Chiba. Era lì, era lui. «Sakurai... Sakurai san! Sakurai Sho» balbettò quella portandosi una mano alle labbra "Oh, Mondo Gatto! No... non posso crederci"
«Io.. ssssi, sono io» rispose lui, improvvisamente titubante, aggrottando le sopracciglia «Però io...» fece per aggiungere
«Co... cosa?» domandò sforzandosi di sorridere come prima, ma era più probabile le fosse riuscita una smorfia
«Ecco... lo immaginavo» sorrise quello, un sorriso quasi amaro «Cioè è difficile che non si sappia chi sono, ma speravo ti ricordassi di me per un altro motivo. Abbiamo frequentato la stessa facoltà. Facevo economia alla Keio, classe 2001» spiegò minuziosamente lui
«Oh ma certo!» le sfuggì dalle labbra troppo velocemente: suonava come se si fosse ricordata di lui in quel momento, ma non era affatto così. Si sbrigò a cercare una frase che sistemasse la cosa. «Certo! Certo... che mi ricordo di te. Sakurai san, eri bravissimo in Inglese e in Statistica». Da quando avevano cominciato a parlare era tanto sorpresa che continuava a temere che da un momento all'altro le gambe le avrebbero ceduto. «Anche tu eri brava in Statistica, Erina san, se non sbaglio il primo posto in graduatoria per quella materia era sempre di uno di noi due» sorrise il giovane idol rimettendosi a posto gli occhiali da sole «Saresti stata la prima anche in Inglese se non avessi scelto Cinese»
«Oh beh... non sarebbe stato corretto fare Inglese» arrossì abbassando lo sguardo: si ricordava addirittura le materia che aveva scelto? «E poi sono stata bocciata ben due volte in Storia Economica»
«Lo stesso è stato per me, ma la seconda volta è andata meglio no?» lei annuì in risposta e sorrise con lui a quei ricordi. Non che si fosse dimenticata di quell'esame che entrambi non avevano passato, semplicemente non le era sembrato il caso di mostrargli che ricordasse di un suo fallimento.
Alzò lo sguardo per osservare ciò che poteva vedere del suo viso. Era ben camuffato quindi non l'aveva riconosciuto, ma ora che sapeva chi era riusciva perfettamente ad immaginare gli occhi castani dietro gli occhiali e i corti capelli scuri sotto il cappello di lana: era cambiato da quando si erano laureati sei anni prima, ma era impossibile non riconoscerlo.
Sì, conosceva Sakurai Sho. Diamine se lo conosceva!


NOTA AL TITOLO: Akai Ito 赤い糸 il significato è "filo rosso" e si riferisce ad una leggenda di origine cinese, ma presentissima anche nella tradizione giapponese.
Eccomi quiiii... so che devo ancora finire Ame e lo farò, giuro u.u
Ma ho l'inizio di questa ff in elaborazione da mesi e finalmente cominciano a delinearsi le prime idee chiare sulla storia.
Donne avvisate mezze salvate: è una ff romantica che ha come pairing principale Sho e un personaggio originale, in più saranno coinvolti anche Aiba e Jun. Questo perchè nelle mie previsioni, sempre che il tempo e la fantasia me lo permettano, questa sarà una long fic. Ma quando dico "long fic" intendo "long" con la L maiuscola: non ai livelli di beautiful ma... beh vorrei fare una cosa articolata (e sapete come mi riesce bene XD)
La particolarità della fic è che ritroverete nomi, luoghi, personaggi e situazioni di tutte le altre fic che ho scritto ("Zakuro", "Ame" e "Kaze". Chiaramente sono esclusi "5x100" e "MMA" XD): insomma anche le fic sono collegate tra loro da un filo rosso. Farò del mio meglio perchè temporalmente ogni cosa sia collocata nel momento giusto a rispettare lo svolgimento delle fic precedenti, ma la cosa buona sarà che non avrete bisogno di averle lette tutte per capire questa. (certo che se le avete lette mi fa piacere, ma non è essenziale per seguire Akai Ito)
ATTENZIONE: Come al solito... se trovate un * vuol dire che c'è una nota a fine capitolo che spiega la/le parola/e

  
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