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Autore: manubibi    22/10/2010    5 recensioni
d'accordo, i Muse ai tempi della prima guerra mondiale è un'idea decisamente malsana! non so come mi sia venuta, comunque avverto subito che c'è dello slash XD comunque i commenti sono AMORE, come sempre xD
Genere: Introspettivo, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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His purple fingers clutch a large cigar   

Plump, mottled fingers, with a ring or two.  

He rests back in his fat armchair. 

The war   Has made this change in him. 

As he looks through  

His cheque-book with a tragic look he sighs :   

" Disabled Soldiers' Fund " he reads afresh,  

And through his meat-red face peer angry eyes   

The spirit piercing through its mound of flesh.   

 

 

George Bellamy non era felice. Proprio no.

I telegrammi confusi e poco rassicuranti si susseguivano come foglie spazzate dal vento sulla sua scrivania, dispacci che descrivevano sommariamente le perdite in termini di prodotti metallurgici, risorse finanziarie e sintesi dell’andamento delle azioni a Wall Street. Tutto di male in peggio.

E poi quell’invito così stolido da parte dei soliti succhiasangue! 

 

“Siete fieri cittadini di Albione? 

Avete pregato, sperato per la vita dei nostri gloriosi eroi sul suolo di Francia? 

Bla bla bla… Vi preghiamo, con tutta la gratitudine dovuta alla Vostra gentilezza, 

di sostenere  bla bla bla… mutilati di guerra. 

Grazie per la Vostra indubbiamente sensibile attenzione.”

 

Rilesse distrattamente il foglietto, poi lo gettò con noncuranza sul fuoco, certo sperando che nessuno venisse a sapere che a lui non importava poi molto di quei soldati ormai inutili. I suoi soldi per cosa? Per mantenere dei ragazzotti senza gambe che in ogni caso sarebbero sempre stati inutili, e che avrebbero vissuto sulle spalle della società borbottando e lamentandosi della loro situzione? Eppure aveva firmato, l’anno prima, ad una cerimonia ufficiale per salutare l’ennesimo reparto in partenza per il fronte occidentale.

 

They should not ask me to subscribe again !   

Consider me and all that I have done  

I've fought for Britain with my might and main ;   

I make explosives and I gave a son.  

My factory, converted for the fight   

(I do not like to boast of what I've spent),  

Now manufactures gas and dynamite,   

Which only pays me seventy per cent.  

 

 

Lesse anche i resoconti sulla recente spedizione sullo Stretto dei Dardanelli, che sul Times era raccontata come un’avventura graziata da Dio e una riprova dell’eccellenza dell’Intesa, finora sbeffeggiata dagli Imperi Centrali “dei miei stivali”, borbottò. Essendo uno dei pochi meritevoli di sapere, però, riceveva continuamente dispacci e lettere che si riferivano anche indirettamente al completo – o quasi – disastro in atto. 

I soldati stavano cercando disperatamente di salire a riva e poi di arrampicarsi sulle scogliere, sudando e morendo in continuazione, per attaccare il nemico turco che avevano sottovalutato imprudentemente. Maledicevano i Tedeschi che avevano fornito le armi a quel popolo d’infedeli.

Il dirigente sapeva che in mezzo a loro c’era anche Matthew, e non si risparmiava dallo sbandierare a tutto il Devonshire che suo figlio “si sta sacrificando per tutti noi, già”.

-Oh, signor Bellamy, dev’essere fiero di suo figlio! Visto, Thomas? Il figlio del signor Bellamy è lì fuori a difenderci!-, esclamò Mrs. Temples con gli occhi accesi di ammirazione, rivolta al figlio sedicenne che appariva davvero poco interessato, e che si guardava attorno annoiato con la stessa aria aristocratica di Matthew, almeno da come lo ricordavano lì: mento perennemente sollevato dalla naturale superiorità e occhi socchiusi come se a malapena qualsiasi cosa fosse degna di essere guardata. –L’anno prossimo tocca a te, signorino!-, squittì la donna con un largo sorriso sornione.

-Sì, mamma-, borbottò il ragazzo, che sembrava non aver ascoltato una sillaba.

-Bravo, ragazzo-, commentò il signor Bellamy, con un sorriso accondiscendente.

Questa era la prassi: George Bellamy si appollaiava sul suo scranno fino alle cinque circa del pomeriggio, percorreva la distanza dal suo studio fino alla sala da tè del maniero sempre scintillante e piena di opere d’arte preziose risalenti a periodi precedenti il Grande Incendio di Londra, perlomeno; beveva la sua solita e tradizionale bevanda ambrata e svolazzava di nuovo al suo divanetto fra documenti, soldi e lettere ancora sigillate.

Dopodiché rimaneva occupato a stare seduto e al limite a fumare sigari, fino all’ora di cena, e dopo il pasto abbondante passava ancora qualche ora di ozio finché non si ributtava – esausto ma soddisfatto, complessivamente – nel suo letto caldo.

 

 

And if I had ten other sons to send  

I'd make them serve my country to the end,  

So all the neighbours should flock round and say :   

" Oh ! look what Mr. Abraham has done.  

He loves his country in the elder way ;   

Poor gentleman, he's lost another son !"  

 

 

[Giusto, questo è un nuovo capitolo :D Allora, la poesia presente in questo capitolo l'ho studiata l'anno scorso fra le poesie di guerra, non ricordo se è di Sassoon o di Owen (shippabilissimi fra loro <3), ma ho impostato il capitolo proprio su questa poesia, l'ho trovato perfetto XD Per ora ho finito di postare capitoli, prima o poi però mi prenderò del tempo per rileggere tutto e vedere di continuarla. Grazie a chi l'ha letta, apprezzata e a chi mi chiede di continuarla, ogni tanto XD]

   
 
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