Faccende in sospeso
{ I wish I
could touch
you }
« Casper, dov’è
tuo padre? »
Kat era rannicchiata sulla balaustra del faro, le maniche della
felpa arrotolate tra le dita, i capelli sciolti scompigliati dal vento; non sembrava
guardare lui, ma pareva concentrata sulle stelle e sul mare che vedeva
dall’altra parte del suo corpo trasparente. Non sorrideva. A Casper piaceva di più quando sorrideva, ma anche
così era carina. Se fosse stato ancora come lei, probabilmente sarebbe
arrossito.
« Se n’è andato
tanto tempo fa. »
« Vuoi dire che è passato
nell’aldilà? »
« Mh-mh.
»
Kat lo guardò direttamente in viso. Era un po’
contrariata, adesso, o forse soltanto dispiaciuta. Non era sicuro di essere
ancora bravo a distinguere le emozioni negli occhi dei vivi; da molto tempo era
abituato a vedervi soltanto terrore.
« Ma…
perché? Aveva delle faccende in sospeso. Non era riuscito a riportarti
in vita. »
Casper le sorrise consolatorio, con l’accettazione di chi ha
rinunciato da sempre a tentare di far andare le cose in un verso opposto.
« Alla fine aveva capito che non
era necessario. Non serve resuscitare dalla morte una persona cara per
continuare ad amarla. Gli bastava sapere che gli ero stato vicino fino alla
fine, anche dopo quella notte fredda sulla slitta. Mi ricordo che allora fui
d’accordo con lui. Però… »
Il sorriso gli scivolò via dalle labbra spente, mentre si avvicinava a
lei, galleggiando a mezz’aria sopra la balaustra per restare al livello
dei suoi occhi scuri e vivi. « Però, sai…
A volte vorrei ancora un cuore che batte, un’abbronzatura e un
riflesso nello specchio. »
Si mosse per sfiorarle una guancia, ma
come era già accaduto, la mattina dopo del loro primo burrascoso
incontro, le sue dita incorporee attraversarono la pelle di Kat
senza portarle altro che un brivido di freddo.
« E vorrei poterti toccare,
qualche volta » aggiunse in un sussurro triste.
Kat abbassò lo sguardo e arrossì. Forse anche lei
stava ricordando il ballo, l’unico momento in cui Casper
aveva potuto stringerla a sé e
tenerla finalmente al caldo e
sfiorare le sue labbra per davvero.
« E tu perché sei rimasto?
»
Casper ci pensò su per un attimo, impegnando al massimo
quella testa di lampadina che gli zii amavano tanto sbeffeggiare. Poi
alzò le spalle esili da fantasmino, e le
rivolse un altro sorriso esitante.
« Forse aspettavo te. »
Kat lo guardò ancora, e stavolta sorrise anche lei; e
per un attimo, per un attimo solo, Casper ebbe quasi
la sensazione di riuscire a toccare il suo cuore.
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Ieri mi è capitata tra le mani
una videocassetta che ha praticamente segnato la mia infanzia. Non ho idea di
quante volte ho visto Casper,
ma vi basti sapere che ancora ricordo svariati dialoghi a memoria. Come si suol dire qui da noi, non ci ho dormito la notte: ed ecco
infatti una flash semplice semplice (402 parole), e post-film, su Casper e Kat, che ho ritrovato
dolcissimi proprio come ricordavo. <3
La frase “Qualche volta vorrei ancora
un cuore che batte, un’abbronzatura e un riflesso nello specchio”
è un richiamo alla scena in cui Kat dice a Casper che sono queste le cose che lo rendono diverso dai
mortali, e che dunque gli impediscono di andare al ballo di Halloween con lei.
E la domanda “E tu perché
sei rimasto?” di Kat si riferisce al fatto
che Casper è rimasto a Whipstaff
anche dopo la morte del padre, anche se sarebbe potuto passare nell’aldilà
a sua volta, poiché anche la sua faccenda in sospeso ormai non era
più tale.
Grazie a chiunque si sia preso qualche
minuto per leggere. God bless
you all. :*
Aya ~