Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: vert    24/10/2010    8 recensioni
Non siete molto più che sassi e questa guerra è come un mare: vi livella, vi consuma e vi sbalza sulla costa. Avete solo una certezza: potete essere calciati molto più lontano e probabilmente vi scheggiate più facilmente della pietra." Gli ultimi momenti di Fabian e Gideon Prewett.
classificatasi prima al contest "I Love Dates" e vincitrice del premio Best Character
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Il Primo Ordine della Fenice'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Classificatasi prima al contest “I Love Dates” di LoveChild e vincitrice premio “Best Character”

Blind Spot

Di Vert

 

È notte, fa freddo e Fabian è già andato.

Aspetti pazientemente un sintomo inequivocabile della tua prossima dipartita: forse non sentirai più la consistenza vetrosa dell’erba sotto le dita o il candido sospiro della notte sulla pelle. Non sei così ottimista da pensare di perdere i sensi e morire nel sonno come se fosse un bel sogno o una favola, perché hai già visto tuo fratello spegnersi e non è stato per niente favoloso, niente di leggendario o eroico. Eroico. Vorresti avere qui Moody e prenderlo a pugni o, date le tue attuali condizioni, quantomeno fargli vedere cosa rimane di eroico in due corpi dilaniati in un’imboscata.

Mentre contempli lo spazio infinito sopra di voi (è l’ultimo cielo della tua vita, quindi conviene guardarlo bene e a lungo fino ad averlo impresso negli occhi, dietro le palpebre e sperare che basti), vedi una scia inattesa, ultimo segno della poesia del mondo là fuori. Fuori da voi, fuori da questo bosco alla periferia di Londra.

Una stella cadente.

Uno scherzo universale e le ultime parole di una conversazione morta prima di voi, tanto tempo fa vicino a un mazzo di girasoli avvizziti e una lapide immacolata, tornano a farti compagnia nel panorama lugubre di queste fronde bruciate dal gelo di dicembre. Le senti rifluire tra voi, tra te e l’accozzaglia di membra che è rimasta di Fabian- era così giovane, così bello, come tu non saresti mai stato, e soprattutto così felice.

E tante altre parole ti arrivano alla mente in un ordine inequivocabile e predefinito: Molly, bambini, stanchezza e sonno. Marlene, Marlene, Marlene.

Morte non è né la prima né l’ultima dell’elenco e ne sei soddisfatto: non occupa nessun posto di rilievo nella tua mente. Pensi alla tua morte come un incidente di percorso; un angolo buio in cui incoccerai prima o poi (probabilmente più prima che poi: sono i tempi, che vuoi farci). Adesso vorresti solo credere ad una di quelle filosofie trascendentali di cui Marlene parlava sempre, di cui ti parlava sempre: ti conosceva bene, Marlene. Probabilmente sapeva che un giorno -l’ultimo giorno, oggi- ti saresti pentito di non averne chiesto di più e che subito dopo avresti detto amen, è tardi ormai. Ormai non importa più.

Torni a guardare il cielo, forse cadrà un’altra stella, una stella gemella di quella già eclissatasi tempo fa.

 

L’ultima volta in cui avete visto vostra madre fu il Natale del ’76. Almeno, è quello che pensi tu, hai sempre nutrito il sospetto che tuo fratello l’abbia vista ancora poco prima della sua morte, ma che non te l’abbia mai voluto dire, per darti l’illusione che vostra madre vi abbia visti insieme –così come siete sempre stati- prima di morire. 

Comunque fu un Natale e fu una sorpresa, perché c’erano già i primi sentori di guerra e voi avevate partecipato alle prime riunioni dell’Ordine.

Ricordi ancora l’espressione di tua madre e le sue preoccupazioni per tutto. Per i tempi, per voi, per Molly. E tutti i discorsi, i soliti discorsi che si fanno a Natale, senza dirsi nulla veramente, apprezzando soltanto l’insipidezza di un momento incastonato in scariche di tensione sempre più pressanti.

Poi, arrivarono anche Molly, Arthur e i loro primi due bambini, gli unici che vostra madre avrebbe mai visto.

Non riesci a ricordarti cosa ti abbia regalato Fabian quel Natale, sicuramente qualche cosa perfettamente inutile che è rimasta sepolta in qualche cassetto fino ad adesso.

 

L’ultima volta che Fabian ha visto qualcosa di veramente spaventoso, è stato a casa di vostra sorella. Te l’ha raccontato una volta mentre, incastrato sotto il lavabo della vostra cucina, faceva finta di aggiustare un tubo. Agitare la bacchetta e mormorare a mezza voce frasi senza senso, gli permetteva di non guardarti in faccia.

A te andava bene così e ascoltavi.

Quella volta è stata anni prima, quando siete andati da Molly per la nascita dei gemelli. Nell’ingresso avete trovato Dorcas e nessuno se n’è stupito: aveva l’indiscutibile pregio di apparire e sparire senza preavviso e senza lasciare traccia. Vi aveva accolti con il solito entusiasmo e aveva giurato che i gemelli erano uguali a voi, depositandone uno nelle braccia di Fabian e uno nelle tue, per buona misura.

Solo molto tempo dopo, appunto, aggiustando un lavandino perfettamente funzionante, Fabian ti ha confessato di aver provato per la prima volta l’ineguagliabile forza della vita in fiore e che questa vitalità l’aveva spaventato, perché si era reso conto di essere inevitabilmente già morto. Di essere un detrito sterile in un mondo veloce, che lo aveva già superato.

Usato e superato.

È stato molto più raccapricciante di tutti i Mangiamorte che avreste potuto incontrare: capire di desiderare qualcosa e di non poterlo avere.

Tu non hai capito veramente e ti sei limitato ad annuire. Capisci solo molto tempo dopo, quando siete in missione e c’è anche Dorcas e Fabian guarda solo lei. Siete vicini, stretti, perché fa freddo e perché il gomito di Dorcas nelle costole ti fa credere che ci sia ancora una possibilità di lasciarsi questa guerra alle spalle ed essere ancora vivi.

Tuttavia, tra te e loro senti uno spazio infinito, che ti schiaccia un po’ più in basso.

Per la seconda volta, capisci che esiste qualcosa tra voi. Qualcosa che non potete condividere.

 

L’ultima volta che ricordi di aver veramente respirato, è stato più di cinque mesi fa. Nell’aria c’era l’odore acre delle sigarette di Fabian e nelle tue mani un mazzo di girasoli. È un cimitero qualunque, scelto un po’ per comodità e un po’ per caso: nessun McKinnon è sopravvissuto e pertanto, nessuno sapeva dove avrebbero desiderato essere sepolti –non gliel’avevi chiesto neppure tu. Mai.- il cimitero in questione era fuori mano e pieno di deliziose querce piantate di recente.

Fabian aveva trasportato la bara della sorellina minore di Marlene ed era stato giustamente compunto e responsabile. Quel giusto grado di pentimento, che tu avevi rifiutato, stando nella penombra di una quercia, mentre guardavi tuo fratello consolare Dorie Meadows con le mani ancora sporche di terra.

Tu non hai fatto assolutamente nulla, non avevi osato muovere nemmeno un muscolo, dopotutto Black aveva insistito per portare Marlene e Potter l’aveva prontamente aiutato. Ci sono momenti di quel giorno che non riesci a focalizzare, vorresti ma non puoi, mentre altri stupidi, piccoli particolari non riesci proprio a dimenticarli: Potter, per esempio. Non c’è nessun motivo particolare per cui la sua fronte corrucciata e il suo sguardo assente siano impressi nella tua memoria eppure li ricordi, cosi come le lacrime di Dorcas e la nuova gamba di legno di Moody.

Lo ignori tuttora a causa della tua cattiva memoria. Avevi pensato di chiederlo a Frank, ma alla fine te ne sei dimenticato e non l’hai mai fatto. Altrimenti, lui e la sua mania per la psichiatria babbana ti avrebbero spiegato che è un semplice meccanismo di autodifesa: simbolizzare e memorizzare tutto quello che ci circonda e trarne conclusioni logiche. Per voi tutti, quelle bare in scala, una più piccola dell’altra, significavano semplicemente la sicurezza della morte, una tangibile presenza della corruttibilità della vostra anima. Non siete molto più che sassi e questa guerra è come un mare: vi livella, vi consuma e vi sbalza sulla costa. Avete solo una certezza: potete essere calciati molto più lontano e probabilmente vi scheggiate più facilmente della pietra.

Per te poi, quella bara in particolare significava ancora meno, proprio per questo avevi guardato Black portare la bara aiutato da Potter senza dire una parola. Per quanto potessi crederci, poteva esserci chiunque dentro quell’involto di legno e chiodi, non avevi alcun indizio che si trattasse di Marlene e non sarebbe stato giusto comunque. Marlene probabilmente desiderava essere cremata e buttata nell’oceano, ecco, questo sarebbe stato più in linea con la sua personalità.

Marlene è finita; in particolare, la tua Marlene è finita ancora prima di cominciare.

Così come la vostra vita in un certo senso:

“Sopravvivremo a questa guerra, Fabian?”

“A volte temo che questa guerra sopravivrà a noi.”

 

°°
 

Ta-dan! Ecco qua, la prima vera e propria fiction sul Primo Ordine della Fenice che riesco a scrivere. Il Primo Ordine, citato in poche, pochissime righe, mi ha colpito moltissimo e ho sempre desiderato scriverci qualcosa, incredibilmente proprio al contest di LoveChild ho ricevuto come prompt “1981 morte dei Prewett” che quindi è stato come una benedizione dal cielo. Spero la gradiate, ecco le dolcissime parole di LoveChild [grazie ancora, non riesco a crederci!]

Giudizio:
Prima Classificata:'Blind Spot' di Vert. 
Grammatica e sintassi: 24.1/25
Stile: 15/15
Originalità: 10/10
Caratterizzazione dei personaggi: 15/15
Attinenza alla traccia e sviluppo della trama: 15/15
Gradimento personale: 15/15
Bonus OC: 5/5 (Fabian, Gideon, Marlene, Dorcas)

Totale: 99.1/100 punti

Quando ho visto che partecipavi mi aspettavo grandi cose da te.
Hai superato le mie aspettative.
E’ una delle fan fictions più belle che io abbia mai letto. In assoluto. Forse è la più bella, ma tengo il beneficio del dubbio.
La tua storia mi ha travolta, mi ha emozionata, mi ha lasciata senza fiato.
Vert., non so cosa dirti. Non ho parole per esprimere ciò che ho provato, vorrei poterti far entrare nella mia testa e nel mio cuore per riuscire a comunicarti tutte le mie sensazioni.
Hai praticamente sviluppato degli OC, perché dei Prewett, di Marlene e di Dorcas non sappiamo davvero nulla, sono solo dei nomi e tu sei riuscita a trarre da questi nomi una serie di legami che poi hai tessuto in una tela perfetta.
A livelli differenti sei riuscita a fornire caratterizzazioni approfondite di Fabian, Gideon e Marlene, inserendo poi Dorcas.
Anche James, Sirius e Molly si muovono nel tuo racconto con estrema naturalezza sebbene siano solo delle comparse.
Non so cosa si possa desiderare di più da una storia. Vorrei davvero poterti dire di più.
Per me, ormai, sei un mostro sacro.

  
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: vert