« Congratulazioni! Siete la centesima coppia di oggi!» Cloud si fermò solo dopo che Aerith lo ebbe prontamente afferrato per un braccio. Avrebbe volentieri continuato ad avanzare come se niente fosse, facendo finta di non aver sentito.
Un tizio all'entrata della Event Square li aveva appena scambiati - di
nuovo - per una coppietta di innamorati. Questa volta Aerith
non sembrava intenzionata a negare la cosa in alcun modo, nonostante
Cloud continuasse a lanciare occhiatacce assassine allo strano
copricapo a forma di pennuto giallo che l'animatore portava in testa.
E guardando le piume di plastica di quell'ingombrante cappello, Cloud
si ritrovò a pensare che, in fin dei conti, quel malinteso
non poteva portargli granché fastidio, e che avrebbe potuto
tranquillamente continuare per la propria strada - con Aerith - come se
niente fosse.
« In quanto centesima coppia....»
Cloud spostò di colpo lo sguardo dritto negli occhi
dell'intrattenitore, improvvisamente allarmato.
«...sarete i protagonisti dello spettacolo di
stasera!»
«...cosa?» la domanda di Cloud si ridusse ad un
sibilo di completa disperazione.
L'animatore sorrise in maniera affabile, e le ali gialle e sintetiche
di quel suo osceno copricapo si gonfiarono come se appartenessero ad un
vero Chocobo:
« Non è niente di difficile, signore, non si
preoccupi.» il pennuto sulla sua testa spalancò il
becco mentre lui allungava un braccio verso il palco, anch'esso
circondato ovunque da grassi e panciuti uccelli dorati «
Faccia e dica semplicemente quello che le viene in mente, ed il resto
del cast si adatterà di conseguenza!»
L'espressione con cui Cloud rispose a quelle parole era di pura
angoscia.
Che ACCIDENTI di sistema sarebbe questo...?
Andando a tentoni alla ricerca di una possibile via di fuga, si
voltò titubante verso Aerith, che se ne stava sorridente al
suo fianco. La cercò con gli occhi, sperando in una sua
parola che potesse giungere in salvo dell'unico briciolo di
dignità rimastogli.
Aerith si limitò a battere velocemente le mani, entusiasta:
« Sembra divertente!» lo afferrò di
nuovo per un braccio, le gote arrossate per l'eccitazione «
Proviamo, Cloud! Quando ci ricapita? Dai!»
...ma in fondo non poteva sperare in nulla di diverso.
Lei era pur sempre Aerith, l'aliena in abito rosa.
Cercò di mascherare il disagio mentre annuiva debolmente e
sibilava:
« ...andiamo...», poi si rifiutò di
calcolare razionalmente le proprie azioni mentre scendeva assieme a lei
le scale degli spalti che lo avrebbero condotto al prossimo supplizio.
(***)
Aerith osservò la sua opera ancora per qualche istante,
chinando il capo prima a destra e poi a sinistra, poi, soddisfatta,
mugolò qualcosa mentre si rimetteva diritta e tappava il
tubetto di rossetto che aveva in mano.
« Ho finito! » annunciò, a voce alta,
alzandosi in punta di piedi.
Cloud rimase stoicamente con gli occhi chiusi, seduto a gambe larghe
sulla sedia, le braccia incrociate sul petto. Sentiva il tramestio
provocato dagli attori che si preparavano ad entrare in scena, ma
tentò di ignorarli. Se solo non fosse stato per Aerith, non
avrebbe messo piede in quel camerino, dietro le quinte, neppure se gli
avessero offerto una ricompensa in gil. Se solo non ci fosse
stata lei, nessuno sarebbe passato vicino a loro
informandoli del fatto che sarebbero dovuti entrare in scena tra pochi
minuti.
E avrebbe preferito davvero non dover aprire gli occhi per guardarsi
allo specchio e scoprire cosa quella ragazza avesse combinato sulla sua
povera faccia.
Aerith rimase in silenzio per qualche istante, quasi perplessa:
« Ehi, Cloud, ora puoi aprire gli occhi, sai? Ho
finito.»
« ...preferirei non vedere...» ammise, dopo un
attimo, sistemandosi in una posizione leggermente più comoda
sulla sedia.
« Oooh, dai!» protestò lei, dandogli una
leggera scrollata alle spalle « Siamo qui per
divertirci! Non fare il musone come tuo solito!»
Un sopracciglio di Cloud si inarcò sui suoi occhi
chiusi, in silenzio. Rimase zitto e fermo a riflettere per giusto
qualche secondo, prima di arrendersi e dischiudere le palpebre.
Quella notte apparteneva ad Aerith, ormai era inutile. Gliela stava
regalando. Si era lasciato trascinare e sapeva benissimo che per quanto
provasse, non sarebbe mai riuscito a sfuggirle. Tanto valeva non
opporsi e assecondare quella sua arcana allegria.
Il trucco che Aerith si era proposta di fargli doveva trasformarlo in
un principe azzurro leggermente più credibile di quanto
potesse sembrare indossando gli scarponi e la divisa viola della
SOLDIER. Ma quello che Cloud vide riflesso nello specchio gli
ricordò pericolosamente ciò che aveva visto quel
fatidico e nefasto giorno al Wall Market, nella bottega del mercante di
abiti. Trasse un respiro molto profondo e
deglutì pazientemente, mentre riabbassava con lentezza le
palpebre sui suoi occhi azzurri, in una silenziosa e garbata rinuncia.
Per un attimo il Cocatolis sembrava aver dato dimostrazione di qualche
altro articolato numero di tip tap prima di estinguersi
definitivamente.
« Che ne dici allora?» canticchiò lei,
mettendosi a sedere graziosamente sul bordo del tavolo stretto del
camerino, davanti allo specchio.
«...mi sembrava di aver capito...di dover interpretare il
principe...che salva la principessa.»
pronunciò quelle parole con voce rauca, con la stessa
convinzione con cui - Grazie al Pianeta,
abbastanza tempo prima perché potesse fingere che non fosse
mai accaduto - aveva farfugliato una risposta affermativa ogni volta
che quel pervertito di Don Corneo aveva indagato riguardo l'interesse
che quella "carinissima gattina bionda" provava nei confronti
dell'ammasso di lardo che rotolava fra le coperte di seta rossa.
Rabbrividiva ancora, ogni volta che ripensava a quei pochi istanti che
aveva passato da solo nella stanza di quell'uomo.
Ed allo stesso modo, lo percorreva un brivido di soddisfazione quando
però gli tornava in mente la faccia terrorizzata e sudata di
Corneo mentre, dal bordo del suo schifosissimo letto, lui e Tifa gli
avevano fatto sputare l'anima, le informazioni e lo avevano fatto
temere ardentemente per tutto ciò che conservava con
devozione fra le sue gambe grasse.
Per un attimo gli balenò in mente il ricordo vivido di quel
giorno, quando Aerith, con una luce terrificante ad illuminarle gli
occhi, aveva piantato il piede sul bordo di quel letto ed aveva
sibilato "...te li taglio!" con una durezza ed una decisione che non
avevano avuto nulla da invidiare a quelle dimostrate da Tifa e da Cloud
stesso.
L'ExSOLDIER sbuffò ancora, scuotendo appena il capo,
contrariato.
Riporterò questa ragazza da sua madre. Lo
farò appena ne avrò l'occasione. E' quello il suo
posto...
« Ehi!» Aerith lo picchiettò su di una
guancia « Non azzardarti a dire che trucco male!»
Cloud dischiuse appena un occhio: lei lo fissava tenendo un broncio
accennato, le sue spalle e la sua lunga e spessa treccia castana che si
riflettevano sullo specchio dietro di lei.
«...non l'ho mai detto.»
« Ecco. » lei annuì con decisione,
poggiando entrambe le mani sul bordo del tavolino su cui era seduta,
stringendosi nelle spalle, mentre faceva dondolare nel vuoto le gambe
appena scoperte dallo spacco del vestito « Se dovessi essere
una principessa in pericolo, non accetterei che mi venisse a salvare un
principe scontato.» rimase un attimo zitta, riflettendo sulle
sue stesse parole, poi scoppiò in una risatina «
Non che un principe vestito da SOLDIER sia un partito così
scontato, certo...»
Cloud la osservò per qualche istante, con la coda
dell'occhio, tenendo le palpebre semi abbassate. A lei non serviva
certo il trucco per sembrare una principessa. Era già fin
troppo bella, senza fronzoli e stratagemmi fatti di ciprie e tinture
brillanti.
Una ragazza giovane, minuta ed indifesa che non poteva sopravvivere
senza che qualcuno la soccorresse nei momenti di pericolo. Era l'idea
che lei dava, quando si muoveva così graziosamente nel suo
abito, incespicava e maneggiava impacciata la staffa, come se fosse
un'arma finita nelle sue mani per puro caso.
Cloud ormai sapeva benissimo che, per quanto si sforzasse di
proteggerla fino allo stremo, in Aerith non si incarnava alcuna
principessa da salvare.
« Dopo vorrei andare al Wonder Square...ti
dispiace?» domandò lei, alzando lo sguardo verso
di lui, con un po' di timidezza. Cloud annuì richiudendo gli
occhi:
« Ci andiamo appena finiamo qui.»
« Grazie. Vorrei provare lo zucchero filato di Gold
Saucer.»
Cloud annuì adagio, sprofondando maggiormente nella sedia
nell'udire gli applausi provenire dall'esterno, dagli spalti - il che
non era affatto un buon segno. Stava per recitare su di un palco
davanti a chissà quanti spettatori... DOPO la
recita le avrebbe anche potuto offrire una seconda cena, sentendosi
grato e soddisfatto di essere lontano da quella maledetta Event Square.
Rimasero in silenzio ancora qualche istante, attendendo che
qualcuno venisse a chiamarli, lui seduto e immobile sulla sedia, occhi
stoicamente serrati, lei che continuava a far dondolare i piedi nel
vuoto. A Cloud parve di sentirla trattenersi dal ridere un paio di
volte, soffocando le risate nel palmo della mano. E in maniera
abbastanza umiliante pensò che in fin dei conti gli strani
ghirigori che attualmente gli segnavano il volto non dovevano essere
granché legati al suo improvvisato ruolo di principe.
« Non mi deludere e sii ironico, mio cavaliere!»
gli ordinò, balzando giù dal tavolo, mentre un
altro tizio vestito da Chocobo appariva ad avvertirli dell'inizio dello
spettacolo « Ti voglio valoroso e pieno di coraggio! E non
attaccare il re o il giullare, chiaro? Io sarò in braccio al
drago, non fra le braccia di un idiota con la barba!» gli
sorrise facendogli un cenno divertito con la mano, prima di sparire
dietro le quinte.
Cloud si sollevò in un solo gesto, sospirando;
evitò di incontrare il proprio riflesso e si
avviò direttamente verso la quinta da cui era prevista la
sua entrata, chiedendosi quale fosse esattamente il motivo per cui lui
ed Aerith fossero arrivati per centesimi in quella maledetta Square di
Gold Saucer.
Entrò in scena di corsa, come un perfetto deficiente. Non
poteva autoconvincersi e confortarsi dicendo che tutto ciò
che stava capitando era necessario, ma
tentò in tutti i modi di agire senza pensare a
ciò che stava facendo. Così si avviò
verso il primo idiota mascherato che trovò appostato sullo
sfondo bidimensionale (per Aerith questo e altro, per lei
questo ed altro) e diede inizio alla recita.
Inutile aggiungere che rimase abbastanza imbambolato e intontito quando
vide Aerith spazientirsi, divincolarsi dalle grinfie del drago e
menarle di santa ragione sia a lui che a tutti gli altri.
(***)
« E' stato divertente!» Aerith
ridacchiò, poggiando la schiena alla ringhiera metallica che
delimitava la terrazza sopraelevata del Wonder Square « Non
avevo mai provato niente del genere!»
Cloud la seguì con lo sguardo, le mani affondate nelle
profonde tasche degli ampi pantaloni viola, massaggiandosi lentamente
l'incavo del collo. Lo preoccupava appena il modo sconsiderato con il
quale lei si sporgeva lungo quella ringhiera, volteggiando su
sé stessa in uno svolazzare di stoffa rosa, capelli castani
e di zucchero filato, ma poi la guardò silenziosamente
mentre gli andava incontro, sorridente, gli occhi verdi e vispi che
sembravano volergli trasmettere tutta l'allegria dell'intero Pianeta.
« Sembrava davvero di scivolare sulla neve!»
commentò, euforica, afferrandogli disinvoltamente il polso e
tirandolo verso di sé, lungo la terrazza « Mi sono
divertita tantissimo!»
Cloud lasciò che lei lo conducesse vicino alla balaustra; la
guardò ancora un attimo mentre faceva ondeggiare fra le dita
il bastoncino di legno a cui era avvolto un enorme batuffolo di
zucchero candido; trofeo di una fila che era sembrata interminabile,
davanti al carretto di un signore attempato che avvolgeva lo zucchero
filato per una folla urlante di bambini. Aerith si era praticamente
ripiegata su sé stessa dalle risate, poggiandosi al petto di
Cloud mentre insieme commentavano - e, strano a dirsi, ma Cloud si era
dimostrato particolarmente partecipe - il pon pon rosso che spuntava in
cima alla testa pelata di quel tipo con i baffoni grigi, nella
rivisitazione ironica di un Moguri.
« Un giorno vorrei davvero andare alla pista sciabile di
Icicle.» aggiunse lei d'un tratto, guardando il cielo
notturno con aria sognante, dove la luce delle stelle si confondeva con
quella caleidoscopica dei fuochi d'artificio. Diede un'occhiata
divertita alla sua guardia del corpo, poggiando giocosamente la testa
sulla sua spalla « Mi ci porterai, vero, Cloud?»
Lui rimase a fissarla lì ferma, così piccola, la
guancia premuta contro il suo braccio; in un istante gli
tornò in mente il momento in cui lei aveva perso
l'equilibrio mentre stava sull'asse di plastica del videogioco di
Snowboard, dentro l'impianto di Sala Giochi del Wonder Square. Era
scivolata all'indietro dopo essersi inclinata eccessivamente in quello
che lo schermo luminoso proponeva come un accidentato slalom fra
pupazzi di neve e palloncini colorati. Ovviamente l'aveva presa al volo
prima che potesse cadere: lei lo aveva ringraziato brevemente,
ridacchiando, con un leggero rossore ad imporporarle le guance e poi
gli aveva chiesto di continuare la partita. Aveva sentito lo sguardo
divertito ed orgoglioso di Aerith alle sue spalle, mentre la gente si
affollava intorno a lui per ammirarlo mentre,
inaspettatamente, tagliava il record più alto registrato da
quel videogioco.
Beh, di sicuro non avrebbe permesso che Aerith cadesse da sola nella
neve, se mai fosse andata ad Icicle Inn. Lei sarebbe stata capace di
rialzarsi e riprovare, ridendo della propria imbranataggine, rischiando
anche di farsi molto male.
« Ci andremo insieme, prima o poi.» le
assicurò, poggiando i gomiti sulla balaustra, vicino a lei. Aerith
da sola a fare snowboard. Non sia mai.
« Guarda che l'hai promesso! Ci tengo!»
postillò lei, tornando a concentrare l'attenzione sul
panorama dorato di Gold Saucer, sfilando un piccolo pezzo di zucchero e
portandoselo delicatamente fra le labbra.
Dalla terrazza del Wonder Square si vedevano benissimo i fuochi
artificiali: avevano già iniziato a spararli in cielo mentre
raffiche di palloncini multicolore si innalzavano e si disperdevano fra
le scintille infuocate e fra le stelle.
« Vuoi assaggiare?» chiese Aerith d'un tratto,
facendo riscuotere Cloud da pensieri contorti che tentavano di
ricapitolare in breve quante pazzie avesse compiuto fino a quel
momento, da che quella ragazza assurda era entrata nella sua vita.
Voltò appena gli occhi verso di lei, e vide il suo volto
pallido ed i suoi occhi sereni riflettere a tratti le luci policromi
dei fuochi. Gli stava porgendo la nuvola di zucchero, sistemandogliela
perfettamente sotto il naso.
« E' buonissimo come ho sentito dire...prendine un
po'.»
Aerith Gainsborough. Che creatura sconosciuta.
« Non mi piacciono molto i dolci.» rispose lui con
tono obbiettivo, brevemente, senza battere ciglio. Lei
sembrò intristirsi e prese ad offrirglielo con maggiore
impeto, strappandone un pezzo ed avvicinandoglielo al volto:
« Avanti, solo un pezzetto! Non sai cosa ti perdi,
Cloud!»
Si fece pregare solo qualche altro istante prima di cedere. Si
avvicinò titubante alle dita zuccherate di Aerith e
lasciò che lei lo imboccasse, poi tornò
immediatamente a guardare dall'altra parte, mentre lasciava che lo
zucchero gli si sciogliesse in bocca.
Ancora. Gli stava ricapitando quella cosa non
più così tanto sconosciuta. Il volto gli divenne
più caldo del solito e non a causa di un semplice
surriscaldamento da Mako.
La fioraia mugolò qualcosa in approvazione, poi si sporse
appena verso l'exSOLDIER.
« Com'è? Ti piace?»
Cloud si schiarì appena la voce, stringendo le mani attorno
alla balaustra con tanta forza che per un attimo gli parve di sentire
il metallo piegarsi contro i suoi palmi:
«...molto.»
Aerith gli indagò il volto, sospettosa:
« Che hai alla faccia?»
Cloud mandò giù tutto lo zucchero:
« E' la luce dei fuochi...»
Cloud Strife. ExSOLDIER. Imbecille.
Riuscì a ritrovare il controllo di sé stesso in
un solo, difficoltoso istante. Aerith non sembrava del tutto convinta,
ma tornò al suo dolce, adagiandosi di nuovo sulla balaustra.
« Eeeh, lo so, poverino...» bisbigliò,
fra un piccolo morso e l'altro « Il primo appuntamento
è sempre scioccante per chiunque.» fece una pausa
nella quale sembrò studiare un'altra piroetta artificiale,
sopra di lei, sollevando un dito « Soprattutto se ti tocca
portare una ragazza graziosa come me sulle montagne russe del Gold
Saucer. Mica capita a tutti...» lo aggiunse con aria
divertita, accennando una smorfia complice nella sua direzione.
Cloud non riuscì a rispondere con niente di meglio che un
mugolio soffocato.
Che gli succedeva quando stava con lei? Che
succedeva al suo autocontrollo? Se ne andava tutto a farsi benedire
come un lavoro miseramente fallito? Si passò ancora la mano
sul volto, massaggiandosi stancamente l'attaccatura del naso fra due
dita.
Ricordi come ti comportavi quando lei non c'era, Cloud
Strife? Riesci a ricordare quante volte hai riso, prima che lei
arrivasse? Quante volte ti è stato detto che eri un uomo
insopportabile?
E ora cosa ti dicono gli altri? Cosa ti dice lei?
« Sai una cosa, Cloud?» il tono di Aerith era
improvvisamente cambiato; le sue parole fecero voltare la sua guardia
del corpo nello stesso istante in cui il botto seguì
l'esplosione di una nuova pioggia di scintille colorate.
« Io ho sempre sognato, fin da piccola, di poter vivere in
una città luminosa.» i riverberi del neon
assunsero improvvisamente un'ombra malinconica lungo le sue guance
« Dai bassifondi di Midgar non si vedeva mai il cielo, solo
le luci fioche che filtravano oltre le piastre dei settori.»
addentò piano, con delicatezza, l'ultimo pezzo di zucchero
« Com'era Nibelheim?» glielo domandò
gratuitamente, all'improvviso, voltandosi appena verso di lui
« Si vedevano le stelle?»
Sul volto di Cloud si disegnò un'evidente disorientamento,
ma poi non gli fu difficile frugare nella memoria per risponderle: i
ricordi legati al suo villaggio d'origine erano fin troppo vividi:
« ...c'era un pozzo, nel centro. Mi ci rifugiavo spesso,
prima di andare a dormire.» fece una pausa « ...Mi
piaceva contare le stelle prima di tornare da mia madre.»
Aerith sorrise appena, tornando a guardare davanti a sé,
senza commentare. Cloud le studiò il volto in silenzio,
chiedendosi cosa stesse pensando in quel preciso istante. Ma il volto
di lei era insondabile, misterioso come sempre.
Quando lei riaprì bocca, la sua voce era leggermente
tremula:
« Cloud, quando saremo vecchi...»
iniziò, senza guardarlo «...vorrei davvero tornare
qui a guardare questi stessi fuochi d'artificio, insieme a te. Non so
se in futuro resteremo in contatto, dopo tutte queste cose che stanno
capitando al Pianeta...» un sorriso leggero le
increspò le labbra « ...però vorrei
venire qui di nuovo, con te che mi tieni per mano come hai fatto quella
volta al Wall Market. E poi...»
Il boato di un ennesimo fuoco artificiale sovrastò ed
interruppe la sua voce: palloncini di ogni colore iniziarono la loro
risalita verso il cielo, mescolandosi in tonalità miste
davanti ai loro occhi, lasciati liberi dalla Square sottostante alla
terrazza.
Aerith trattenne il respiro per la sorpresa, poi spalancò
gli occhi ed allungò le braccia per indicare lo spettacolo
al suo compagno, la voce che rasentava l'euforia, leggermente
più acuta del solito:
« Hey, hai visto? Cloud, hai...?»
Interrompendosi, sentì la mano grande di Cloud avvolgere la
sua, in un gesto delicatissimo; si voltò appena, leggermente
stupita, gli occhi gli ponevano una domanda silenziosa.
Che fai, SOLDIER?
Cloud batté le palpebre. Non ne aveva idea.
Si chinò su di lei senza alcun preavviso, lentamente,
sfiorando con le dita indurite dalla spada quella mano piccola e
pallida abbandonata nella sua. La baciò socchiudendo gli
occhi, con impaccio, mentre i palloncini coloravano il cielo ed i botti
riempivano loro le orecchie. E quelle di Aerith erano labbra che
sapevano di zucchero; gli risposero con quasi la stessa incertezza,
giocando timorosamente con le sue mentre lei si stringeva nelle spalle.
Forse non sarebbe davvero mai riuscito a comprendere quella strana
creatura.
Ma in fin dei conti, questo non gli impediva certo di amarla con tutto
sé stesso.
E poi lei gli sorrise, alzandosi in punta di piedi per baciargli la
fronte: nonostante i suoi sforzi per mantenersi impassibile, doveva
essere abbastanza evidente la tonalità accesa di cui si
stava colorando il suo volto.
« Facciamo un giro in Gondola?» propose lei,
tirandolo via dalla balaustra, intrecciando forte le dita con le sue.
Cloud la guardò ancora, chiedendosi quanto potesse essere
imbarazzate fare un giro sulla ruota panoramica assieme a lei, senza
nessun'altro.
Molto imbarazzante. Ma per sopportarlo gli sarebbe
bastato trovare un altro modo per auto convincersi.
«...andiamo.»
Tu la ami, exSOLDIER. La ami, la ami, la ami.
END.
Nota dell'autrice:
Già, avete capito bene. Aerith non vedrà mai più i fuochi d'artificio.
Grazie per aver letto fino alla fine e aver apprezzato questa fanfiction anziana <3
Alicyana, the onewingedangel, zack_fair, Necrysia e i vostri commenti dell'amore!
Ve ne sono incredibilmente grata ;D