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Autore: RobyLupin    25/10/2010    15 recensioni
[Basata sull'Anime]
La ragazza crollò a peso morto sulla sedia prontamente posizionata dietro di lei dai gemelli, prendendosi la testa tra le mani.
“Ma… Ma…”
“Su, Haruhi, non fare così…” Fecero i gemelli stringendola e iniziando a coccolarla come un cucciolo.
“Haru-chan…” Iniziò Honey unendosi all’abbraccio di gruppo, “guarda il lato positivo: due settimane non sono poi molte…”
“Ma che succederà dopo?” domandò lei sconsolata.
Honey ci pensò un momento.
“Beh, diventerai la moglie di Kyo-chan o di Tama-chan! Sarete una famiglia vera…” disse tutto allegro.
Haruhi, come realizzando solo in quel momento che sarebbe successo davvero, alzò sconvolta lo sguardo. Fissò un attimo i suoi sempai, l’uno ancora nel suo angolino in stato di depressione avanzata, l’altro che scriveva qualcosa sul suo block-notes con un sorriso diabolicamente soddisfatto in faccia.
Un urlo risuonò per l’Ouran, quel pomeriggio.
“ARIENAI!”
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruhi Fujioka, Hikaru Hitachiin, Kaoru Hitachiin, Kyoya Ohtori, Tamaki Suoh
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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*Si guarda attorno dubbiosa, quindi sospira ed entra in scena*

Allora, prima di tutto mi scuso per - er, chiamiamolo immenso ritardo (anche se l'espressione non rende nemmeno un po' l'idea) con cui questo capitolo viene postato. Un anno è oscenamente lungo, lo so, e vi chiedo scusa ma, sinceramente, sono passata in un periodo non esattamente felice che mi ha tolto per parecchio la voglia di scrivere, ad uno relativamente buono ma con un blocco scrittorio a singhiozzo scandaloso. L'iscrivermi ad un paio di concorsi  ha contribuito a levarmelo dai piedi (quando vi partecipo scrivo per principio), ma comunque ci è voluto più tempo di quanto mi sarei aspettata per uscirne; spero sinceramente che non me ne capitino altri - non così lunghi, almeno - perché è orrendo mettersi davanti al pc e non riuscire a cavare fuori una parola manco pregando cinese. ò_ò

 

Comunque sia, spero che questo capitolo vi piacerà. Non risponderò alle recensioni, dato il tempo trascorso da quando le avete lasciate, ma sappiate che vi ringrazio sinceramente tutte per averle lasciate: non avete idea di quanto tirino su di morale e motivino, durante i blocchi scrittori. XD Ringrazio anche tutte coloro che hanno messo questa storia tra le Preferite, le Seguite e le storie da Ricordare: siete davvero troppe da citare, al momento, ma siete tutte meravigliose. *-* E prima della fine di questa storia lo farò - citarvi tutte, intendo XD - contateci. :3

Unica cosa: chiederei a Kya10 di comunicarmi se la mia mail di risposta le è arrivata, dato che il form contatta di EFP non sempre funziona e mi chiedeva un permesso specifico.

Quanto alle altre, l'Host Club tornerà a farmi compagnia nel prossimo aggiornamento, promesso. ;3

 

Infine, ringrazio la mia beta, LadyHawke, per aver fatto tutto il lavoro di correzione stasera, permettendomi di pubblicare al volo. XD Ci sentiamo a fondo pagina! :3

 

 

 

 

 

Il capitolo è dedicato a Lely1441, perché è semplicemente lei e si meriterebbe molto di più, ma al momento questo aggiornamento è l'unica cosa a mia disposizione che so che le piacerà e le risolleverà il morale. :3 Ti voglio bene, nanetta <3

 

 

 

 

Giorno X - Fratelli (II)

 

RESIDENZA ESTIVA DEGLI HITACHIIN, PRIMO PIANO - h 09.15

Kaoru era fermo sulla soglia della stanza, stranito: il letto era già stato perfettamente rifatto, le tende erano tirate e le finestre spalancate. Controllò nuovamente l'orologio, quindi scandagliò la stanza per l'ennesima volta e fece qualche passo al suo interno. Qualcosa non tornava: secondo i suoi attenti calcoli, Haruhi avrebbe dovuto essere a letto per almeno un'altra mezz'ora; perché diavolo la sua stanza era vuota, allora?

Sobbalzò quando, da dietro di lui, lo raggiunse la voce di Tamaki.

"Kaoru? Che ci fai tu nella stanza della mia bamb-"

Un attimo di silenzio, in cui Kaoru era certo che il suo senpai stesse elaborando qualche assurda teoria sulla sparizione di Haruhi che lo coinvolgevano direttamente nella parte del cattivo. "Diavoli gemelli! Come avete potuto rapire la mia bambina?!" Urlò, infatti, precipitandosi nella stanza e iniziando a cercarla ovunque.

Quando iniziò a gettare in aria alla rinfusa i contenuti dei cassetti, Kaoru decise che, forse, sarebbe stato il caso di fermarlo.

"Ehm, senpai..." tentò, allungando un braccio per fermarlo. "Credo sarebbe meglio se la smettessi, sai?"

"Aaaaah! La mia bambina è sparita di nuovo! Dov'è? Dov'è?" urlò nuovamente l'altro, mettendosi le mani tra i capelli, disperato. Si voltò verso di lui, con gli occhi spiritati, quindi gli si avvicinò e lo afferrò per il colletto della camicia. Kaoru iniziò a chiedersi se quella di afferrarlo in quel punto stesse diventando una nuova moda tra i suoi conoscenti.

"Dove l'avete portata, diavoli di gemelli? So che l'avete nascosta voi! Dove l'avete messa?"

"Ehm, senpai, per favore, potresti lasciarmi il colletto? Sformerai la camicia."

"Dove?"

"Senpai, nonostante di solito mi divertirei molto a vederti perdere la testa, confesso che stavolta sono lievemente impensierito anch'io. Ora, se volessi lasciarmi e posare la biancheria di Haruhi che hai tirato fuori dai cassetti che hai ribaltato - cosa che gioverebbe al buon gusto, oltre che alla mia sanità mentale - potremmo cercarla insieme."

Tamaki si immobilizzò e si guardò le mani e le mutandine che non si era nemmeno reso conto di aver preso, quindi divenne improvvisamente rosso mattone, le lanciò a terra come se fossero qualcosa di infetto e si ricompose in una perfetta posa cool.

"Ehm, magari è già scesa a far colazione."

"È la prima cosa sensata che hai detto finora, sai?" ribatté Kaoru, con un piccolo ghigno sulle labbra.

L'altro lo ignorò, uscendo dalla stanza e aspettando in corridoio che lo seguisse. Pochi minuti dopo erano in cucina, dove trovarono Honey intendo a scodinzolare allegramente attorno al signor Hitachiin e beandosi del profumo di frittelle che permeava la stanza.

"Haruhi non è nemmeno qui?" domandò Kaoru, guardandosi attorno insieme a Tamaki.

"L'ho vista uscire mezz'ora fa." Annunciò Honey, guardandoli senza smettere di annusare l'aria circostante.

Tamaki si precipitò fuori dalla stanza, e Kaoru si tranquillizzò, dandosi dell'idiota per essersi preoccupato inutilmente. A ben pensarci, dopotutto, non lo stupiva che Haruhi, stufa di essere svegliata ogni mattina con metodi decisamente poco ortodossi, avesse iniziato a svegliarsi prima come autodifesa. Gli pareva anzi strano che non avesse iniziato a farlo prima.

"Kaoru, apparecchia in sala da pranzo, per favore." Domandò Shinichi senza voltarsi; lui lo guardò stranito.

"Hoe? Ma è una bella giornata," disse, indicando la finestra con l'indice. "Perché restare chiusi in casa?"

"Tra poco ricomincerà a piovere, meglio stare dentro oggi."

Kaoru lo fissò stranito, ma non fece commenti: inutile dire che quella era una tipica situazione in cui suo padre ci azzeccava sempre, manco fosse collegato direttamente con un satellite meteorologico. Non che la cosa non fosse effettivamente possibile, pensandoci bene...

Pochi minuti dopo la tavola era pronta e lui, Honey e Mori stavano già sedendosi a far colazione, quando Tamaki entrò correndo e in preda al panico; non ci voleva un genio per capirne il motivo.

"Haruhi non è in giardino!" annunciò, infatti, guardandosi attorno frenetico. "La mia bambinaaaa! Dove sarà finita? Perché fa preoccupare così tanto il suo Otou-saaaaan!"

Kaoru spalancò gli occhi, sorpreso, mentre l'ansia tornava a farsi largo dentro di lui. Il tintinnio di una forchetta posata attirò la sua attenzione, e se non fosse bastato il Lord col suo annuncio a far capire che la situazione era preoccupante, Honey che abbandonava la colazione sarebbe stata una ragione più che sufficiente. Quasi inquietante, in effetti, considerando che non aveva nemmeno toccato né la panna né le fragole della sua fetta di torta.

"Magari è ancora in soffitta, no, Tama-chan?" buttò lì il più anziano dei presenti, voltandosi verso Takashi in cerca di una conferma.

"Ma certo, la soffitta!" esclamò Tamaki, improvvisamente di nuovo fiducioso. "Si sarà nuovamente addormentata lì, è ovvio!"

"Lì non c'è," lo disilluse subito Kaoru, alzandosi a sua volta e dirigendosi verso l'uscita della stanza. "L'avrei sentita nello scendere."

"Sei forse entrato?"

"No."

"Allora non puoi saperlo, no?" rettifica: Tamaki che diventava irascibile per la preoccupazione era inquietante. In confronto, Honey che abbandona una torta pareva quasi nella norma. Kaoru aggrottò le sopracciglia, decidendo di lasciar correre, per quella volta: dopotutto, non era esattamente in sé, ed era comprensibile, per certi versi.

"Hai mai sentito Haruhi dormire, Lord? Io sì," Ghignò, sapendo bene che la risposta alla sua domanda fosse ‘no'. D'altronde, gli aveva dato sinceramente sui nervi col suo tono, e non aveva mai detto che non gli avrebbe lanciato frecciatine, no? "E russa. Se fossi passato a fianco della stanza in cui dormiva me ne sarei accorto." Concluse, incrociando le braccia sulla nuca.

"Magari era sveglia."

"Il libro che sta leggendo era in camera sua. Che avrebbe potuto fare in soffitta da sola il mattino presto? Contare i granelli di polvere?"

I due ragazzi si fissarono in silenzio per qualche secondo, astiosi, mentre Honey si metteva tra loro a braccia tese, come per far mantenere loro una certa distanza, spaventato.

"Credo sia meglio cercare Haru-chan ora, nee, Tama-chan? Kao-chan?" il piccolo senpai guardava ora uno ora l'altro, cercando di riportare la tranquillità e, possibilmente, un po' di buon senso in quelle testacce dure che si ritrovavano.

Kaoru scosse la testa e si passò una mano tra i capelli, rendendosi conto di essere ancora un bambino: poteva magari avere un pizzico di perspicacia in più del fratello quando si parlava di sentimenti, ma per il resto era immaturo come lui. Doveva esserci qualcosa che non andava nel loro DNA a quel punto, per forza.

"Gomen, senpai," disse, abbassando gli occhi. "Mi sono lascito prendere la mano."

"Iie, Kaoru, è colpa mia." Replicò Tamaki, arrossendo vistosamente per la vergogna. "Non so cosa mi sia preso, mi spiace."

Honey ridacchiò, prendendo le loro mani e unendole, felice che la situazione si fosse risolta così in fretta. I due ragazzi si sorrisero lievemente, quando Mori aprì bocca per la prima volta in quella mattina.

"Non ci stiamo dimenticando qualcuno?"

Tamaki e Kaoru sbatterono le palpebre, confusi, quindi spalancarono gli occhi.

"Haruhi!" urlarono, voltandosi per correre fuori dalla sala e cercarla ovunque. Si scontrarono però alla soglia col signor Hitachiin, che portava ulteriore cibo alla truppa di adolescenti in fase di crescita che aveva in casa.

"Gomen, Papa, ma non possiamo fermarci: dobbiamo trovare Haruhi!" proclamò Kaoru, accorato.

"Ma Fujioka-san è uscita." Ribatté lui, fissandoli.

"In giardino non c'è!" rivelò Tamaki, in attesa di una reazione consona. Al contrario, Shinichi si limitò a fissarli confuso.

"Ma certo che non è in giardino."

"Come?!" proruppero i presenti - Mori escluso - colti di sorpresa.

"Oh? Non lo sapevate?" continuò, avanzando e poggiando i piatti sulla tavola. "Oggi Fujioka-san è uscit-"

"Questo l'hai già detto, Papa!" lo riprese Kaoru. "Dove è andata?"

"Come stavo dicendo prima che mi interrompessi," riprese, scoccandogli un'occhiata eloquente. "Fujioka-san è fuori con Kyouya-kun, oggi." Il silenzio che seguì la rivelazione lo convinse ad essere più specifico. "Per un appuntamento."



Crack.

Questo fu quello che Tamaki sentì nell'esatto momento in cui il padre dei gemelli usò la parola ‘appuntamento'. Tentò di guardarsi attorno per verificare cosa si fosse rotto con esattezza, ma il collo era stranamente bloccato, così come anche i suoi muscoli facciali. Se fosse stato in grado di recepire bene le reazioni attorno a lui, avrebbe potuto chiaramente notare lo sguardo a metà tra l'incuriosito e il preoccupato che i presenti attorno a lui gli lanciarono. E, forse, ciò gli avrebbe fatto capire che il crack proveniva da lui.

"Tama-chan?" Honey gli si avvicinò titubante, poggiandogli una mano sul braccio. "Tama-chan?" ripeté. "Daijobu?"

Finalmente, Tamaki riuscì a sbattere le palpebre un paio di volte e quindi a voltarsi verso il suo decisamente in ansia senpai, che lo fissava con occhi luccicanti di lacrime di preoccupazione appena trattenute. Sorridere in modo rassicurante fu istintivo anche se un po' difficile.

"Hai, Honey-senpai." Disse, chinandosi per scompigliargli i capelli. "Sto bene, naturalmente; perché mai dovrebbe essere altrimenti? Ero in pena perché non la trovavamo da nessuna parte, no? Ma, dato che è con Kyouya, sono certo che non ci saranno problemi e tornerà a casa sana e salva." Honey lo guardò dubbioso, ma lui non parve farci caso. Si stiracchiò platealmente, quindi il sorriso divenne raggiante e si voltò. "Credo andrò a vedere come sta Antoinette, ora. Povera, l'ho trascurata in questi ultimi giorni..." e uscì dalla stanza, canticchiando una vecchia canzone enka.

Antoinette gli venne incontro sulle scale, saltandogli addosso e rischiando di farlo cadere a causa del suo solito entusiasmo. Lui scoppiò a ridere, scivolando a sedere sul gradino e iniziando ad accarezzarla sulla testa: davvero, non riusciva a capire perché Honey-senpai sembrasse così preoccupato per lui. In fondo, non era successo nulla di particolare, no? Haruhi era una ragazza, ed era normale che le figlie decidessero di trascorrere più tempo con le loro madri, raggiunta una certa età. Anzi, era strano che questa voglia non si fosse manifestata prima: forse era stata colpa di Kyouya, che per certi versi mancava di istinto materno; chissà perché, poi.

Con un moto di shock, si rese conto che a quel pensiero gli occhi iniziavano a pizzicargli in maniera preoccupante: che fosse questo che provava un padre vedendo crescere la sua bambina? Suppose di sì: che altro motivo poteva avere per avere voglia di piangere, in fondo?

Si portò una mano agli occhi, sfregandoseli; il gesto improvviso provocò un immediato attacco di leccate in faccia di Antoinette a suo danno, e Tamaki si ritrovò a ridere - forse più amaramente del solito, visto dall'esterno, ma lui non ci fece caso. E, mentre normalmente avrebbe forse cercato di fermarla, se non altro per riuscire ad abbracciarla meglio e magari portarla fuori a giocare, quella volta la lasciò fare: in fondo, anche lei aveva diritto al suo momento di gloria, no?

Alzandosi in piedi per raggiungere la sua camera da letto, subito seguito dalla cagna, riuscì perfino a convincersene davvero.



Kaoru fissò la porta della mansarda, assorto. Erano passati venti minuti da quando il Lord si era ritirato nella sua stanza, e sapeva di dover dare la notizia anche al fratello. Avrebbe voluto farlo immediatamente, ma si era costretto a non cedere alle emozioni e fare come se nulla fosse, in modo da prepararsi al meglio al suo compito. E aveva fatto bene, perché quei venti minuti - un niente, confrontato ai giorni di patemi mentali che aveva patito da quando quell'assurda storia aveva avuto inizio - gli avevano dato modo di calmarsi, mettere l'emotività da parte e riflettere, cosa in cui Kaoru era stato sempre particolarmente bravo e che, anche stavolta, lo aveva portato a un'unica, ovvia conclusione.

Per Kyouya, Tamaki era quello che Hikaru era per lui. In modo molto meno morboso, forse, ma la sostanza era la stessa: era suo fratello. Di conseguenza, Kaoru era pressoché certo che non avrebbe mai fatto alcunché che avrebbe potuto far del male al Lord. Nella fattispecie, portargli via Haruhi avrebbe equivalso a prendere il suo cuore, farlo a pezzetti con un coltello mal filato e quindi cuocerli su una piastra rovente; ergo, qualunque cosa avesse portato Kyouya a chiederle di uscire, non era di natura sentimentale. O, almeno, questo era quello di cui era riuscito ad auto convincersi negli ultimi venti minuti; se avesse fatto un errore di valutazione... beh, allora si poteva dire che quella storia avrebbe lasciato più morti sul campo di battaglia del previsto.

Ovviamente, poi, se anche avesse avuto ragione questo non significava che non dovesse preoccuparsi: ogni piano di Kyouya aveva, in fondo, la preoccupante tendenza ad andare a buon fine. Dato che il beneficiario, se non fosse stato lui stesso, sarebbe comunque stato il Lord, Kaoru aveva deciso che era ora che anche suo fratello si desse una mossa, perché il tempo era agli sgoccioli.

Kaoru fece un ultimo respiro profondo, quindi drizzò la schiena e spalancò la porta. Hikaru dormiva ancora profondamente, e lui fece quello che la preparazione psicologica degli ultimi minuti l'avevano predisposto a fare: si gettò sul letto che condividevano, svegliandolo e scaraventandolo a terra senza tanti complimenti.

"Ma che diavolo... ?" sbottò l'altro, massaggiandosi il sedere dolorante e lanciandogli un'occhiataccia. Kaoru lo fissò con uno sguardo serio e concentrato che riuscì ad attirare la sua attenzione, mentre si chinava verso di lui.

"Succede che sono le dieci passate, Hikaru, e tu dormi ancora!" sbottò, tirando fuori dal nulla un enorme ventaglio di carta e dandoglielo in testa. "Che ti salta in testa, baka? Il mondo là fuori continua a girare a velocità supersonica e tu dormi? Baka!" ripeté, e lo colpì di nuovo. Hikaru lo fissò rabbioso.

"Ma che diavolo ti prende, Kaoru? Hai bevuto? E smettila di colpirmi!" urlò, quando la terza sferzata gli raggiunse la testa.

"Smetterò quando ti deciderai a cambiarti e ad uscire da questa stanza, Hikaru! Dobbiamo darci una mossa!"

"Prima di tutto, sei l'ultima persona che può farmi la predica sul dove passo le mie giornate, visto il tempo che ci hai trascorso tu qui dentro." Attaccò l'altro, esasperato.

"Quello non c'entra nulla, baka! Non è importante, dimenticatene! Qui la situazione è grave!" continuò imperterrito, sporgendosi ancora di più verso il gemello. Hikaru alzò un sopracciglio, confuso.

"Kaoru, mi stai spaventando, sai? Se devi dire qualcosa, fai in modo che il messaggio sia chiaro, per favore. Non ci sto capendo nulla!"

Kaoru lo fissò quindi dritto negli occhi e si preparò mentalmente alla reazione che avrebbe avuto perché, lo conosceva bene, non l'avrebbe presa affatto bene.

"Kyouya-senpai e Haruhi sono usciti. Insieme. Per un appuntamento."

Silenzio. Gli occhi del gemello di dilatarono enormemente mentre la notizia raggiungeva il cervello, e Kaoru deglutì automaticamente. Quindi, Hikaru si passò una mano tra i capelli, scosse la testa e quindi la alzò, sorridendo mestamente.

"Kyouya-senpai, eh?" chiese, con voce incerta.

"Hai!" Kaoru lo fissò con decisione dritto negli occhi.

"Oh."

Kaoru aspettò qualche secondo, in attesa, quindi sospirò. "Devi muoverti, Hikaru. Lo sai, vero?" Non aveva bisogno di altre spiegazioni, sapeva che il gemello aveva capito perfettamente quello che intendeva dire.

Aspettò ancora un paio di minuti, quindi sospirò di nuovo, si passò una mano tra i capelli e si alzò, dando all'altro una sonora pacca sulla schiena che gli mozzò il respiro.

"Ora muoviti, cambiati e vedi di scendere: farai colazione e poi indiremo un consiglio di guerra. Se Kyouya-senpai intende fare sul serio, ci serve una strategia." Si mosse verso la porta. "Hai dieci minuti, dopo di che spedisco su Mama a chiamarti, ti avverto." Si fermò sulla soglia, voltandosi e fissandolo da sopra la spalla. "Tu non vuoi che la coinvolga, vero?"

"Come?" fece Hikaru, riscuotendosi da chissà quali pensieri; Kaoru gli sorrise con calore .

"Niente, niente." Si girò di nuovo e uscì dalla stanza. "Dieci minuti." Gli urlò, chiudendo la porta dietro di sé.

La nuova manche era iniziata; sperò vivamente che tutta la loro esperienza bastasse a dare loro un possibilità concreta in quel pazzo, sconclusionato gioco che era diventata la loro estate.



Più o meno nello stesso momento, in un punto imprecisato a nord della casa, Haruhi e Kyouya stavano passeggiando tranquillamente; il ragazzo aveva tra le mani un cesto da pic-nic, mentre Haruhi non mancava di lanciare occhiate confuse ora a quello, ora al suo senpai.

Dire che era rimasta sorpresa dall'invito della sera precedente era poco: in effetti, Haruhi ancora trovava difficile credere che non si fosse trattato più di un sogno ad occhi aperti che della realtà vera e propria. Quel "Che ne dici di uscire con me, domani?" l'aveva colta così impreparata che non era nemmeno riuscita a rispondere in modo decente, e Kyouya ne aveva subito approfittato per rallegrarsi che avesse accettato così di buon grado la sua proposta e le aveva comunicato che sarebbe passato a prenderla nella sua stanza alle otto e mezza, per poi girare i tacchi e lasciarla impalata in mezzo al corridoio senza avere la più pallida idea di quel che era successo. Seriamente, a volte quel ragazzo era incomprensibile. Non che le pesasse particolarmente passare del tempo con lui, ovviamente.

Anche in quel momento Haruhi non era esattamente sicura di quello che stesse succedendo. La vista del cesto da pic-nic aveva almeno chiarito il suo dubbio su cosa aspettarsi da un appuntamento nel bel mezzo del montuoso nulla in cui si trovavano, ma le perplessità sull'esatto scopo della giornata ancora restavano. Senza contare le grosse nuvole grigio scuro che poteva intravedere tra gli alberi ogni volta che alzava gli occhi al cielo; sperava intensamente che non iniziasse un temporale mentre erano all'aperto, o non aveva sinceramente idea di cosa avrebbe fatto. Ma il senpai non avrebbe potuto scegliere un altro giorno - uno qualunque - per mettere in pratica uno dei suoi soliti piani machiavellici? Tra l'altro, camminavano già da un'ora buona, ormai; quanto poteva mancare ancora a destinazione?

Gettò l'ennesima occhiata dubbiosa al ragazzo davanti a lei, che non aveva ancora detto una parola da quando avevano varcato l'uscita della casa. Ora, Haruhi non era una grande esperta, ma le chiacchiere delle ragazze che intratteneva al club erano chiare a tal proposito: durante un appuntamento si parlava - per conoscersi meglio, per passare il tempo... insomma, si comunicava tanto. A meno che... Ora che ci pensava, nessuno aveva mai parlato di appuntamento, giusto? Kyouya le aveva semplicemente chiesto di uscire, ma non aveva accennato ad alcunché di romantico, no? Ma certo, era evidentemente così! Erano state le continue chiacchiere su fidanzamenti degli ultimi giorni a farla subito saltare alla conclusione sbagliata! Che stupida...

A questo punto, però, il dubbio sullo scopo di quell'uscita non faceva che aumentare. 

Persa com'era nei suoi ragionamenti, Haruhi non s'accorse che, nel frattempo, il ragazzo s'era bloccato in mezzo al sentiero, finendo così per schiantarsi contro la sua schiena.

"Kyouya-senpai?" mormorò, massaggiandosi il naso.

"Bene, siamo arrivati." Annunciò lui.

Si trovavano in una piccola radura di forma vagamente circolare, tappezzata di piccoli fiori di montagna viola chiaro. Sulle sinistra intravide dei cespugli di quelle che a prima vista le parvero more, affiancati da uno di lamponi che si ripromise di visitare prima di tornare indietro, tempo atmosferico permettendo. Se ci fosse stato il sole, era certa che sarebbe stata molto più graziosa, ma anche così non era male come posto.

"Come l'hai trovata, senpai?" chiese, facendo qualche passo in avanti e chinandosi ad osservare meglio i fiori: non era un'esperta - anzi, diciamo che le interessavano decisamente poco in generale - però avevano un buon profumo.

"Via satellite." Rispose, semplicemente.

"Come?"

"La nostra compagnia ne ha alcuni in zona; io ne ho semplicemente sfruttato uno per farmi un'idea più precisa del posto."

Haruhi lo fissò allibita, ma lui parve non accorgersene: d'accordo, sapeva che i ricchi erano... strani? Pazzi? Completamente fuori di testa? In fondo, frequentava l'Host Club da abbastanza tempo da conoscere i loro modi. Era arrivata perfino al punto di arrivare a credere di non potersi più sorprendere di nulla di quel che facevano. Ma usare addirittura un satellite per una semplice uscita in mezzo ai monti... questo non sarebbe mai riuscita ad immaginarselo, lo ammetteva.

Dopo qualche secondo di silenzio, in cui Haruhi trovò piuttosto interessante sedersi sui talloni e dedicarsi allo studio di un'ape posata su un fiore intenta a farsi i fatti suoi, Kyouya pensò bene di andare a sedersi sotto un albero, abbandonando il cestino a terra e fissandola assorto. Quando Haruhi alzò il viso e ricambiò lo sguardo, lui alzò un sopracciglio e Haruhi indietreggiò istintivamente con la schiena.

"Cosa?"

Il ragazzo indicò il cestino a terra, da cui fuoriusciva un lembo di coperta a scacchi bianca e rossa - la tipica coperta da pic-nic di uno shojo manga, insomma.

Il messaggio era chiaro: se pensi seriamente che io possa sporcarmi anche solo metaforicamente le mani preparando la tavola, sei una povera illusa. Io ho portato il cestino fino ad ora e ho trovato questo posto; adesso tocca a te fare qualcosa. Quel ragazzo sapeva essere snervante come pochi quando voleva. 

Sapendo che tentare di discuterne avrebbe solo portato una rilevante perdita di tempo, dato che era praticamente certa che Kyouya sarebbe riuscito a rigirarsi la faccenda come più gli fosse convenuto, Haruhi sbuffò e si alzò in piedi, dando leggeri colpi al vestito - azzurro bebé, con una sbarazzina gonna al ginocchio e, ovviamente, pieno di merletti e made by Yuzuha - per togliersi eventuali residui d'erba e quindi si avvicinò all'albero. Preparare il posto per il loro pranzo richiese pochi minuti, durante i quali sentì il costante sguardo di del ragazzo sé. Lo trovava un po' inquietante, a dirla tutta, ma rimase zitta.

Il pranzo non durò molto: il signor Hitachiin aveva preparato loro dei tramezzini, un'insalata di patate, alcuni onigiri e della torta di fragole e panna come dolce. Mentre stava stesa sul prato con le mani sullo stomaco pieno, Haruhi si ritrovò a perdersi nella contemplazione di grossi nuvoloni sempre più neri e sempre meno rassicuranti. Più per distrarsi dalla prospettiva di tuoni e fulmini che per effettivo bisogno di dar aria alla bocca, si rizzò quindi a sedere, sostenendosi all'indietro con le braccia e incontrando lo sguardo di Kyouya.

"Qualcosa non va?" chiese, controllandosi il vestito: che si fosse macchiata da qualche parte?

"Iie. Riflettevo."

"Oh." Inclinò la testa di lato, fissandolo per qualche secondo in attesa che continuasse. Quando fu chiaro che non era sua intenzione farlo si guardò intorno, a disagio.

"Per cosa usate i satelliti, in compagnia?" chiese.

"Spionaggio industriale, più che altro." Fu la pronta risposta.

"Come?!" Sbottò Haruhi voltandosi velocemente di lui e incontrando la sua solita espressione indecifrabile. "Ma è una cosa ill-" Si bloccò a metà frase vedendolo ghignare pericolosamente; improvvisamente decise che, in fondo, non lo voleva davvero sapere. Per nulla. Soprattutto perché quel ‘più che altro' non prometteva nulla di buono. Alzò il palmo della mano, arrendendosi, e il ghigno di Kyouya si accentuò.

"Sai, Haruhi, è sempre divertente passare del tempo te."

Lei inclinò la testa di lato, sorpresa e, in fondo, anche un po' compiaciuta.

"Sai, senpai, credo sia la cosa più simile ad un complimento che tu mi abbia mai fatto da che ci conosciamo."

"Credevi forse che concedessi parte del mio tempo ad un mio debitore assolutamente privo di conoscenze nel mondo finanziario per beneficienza, Haruhi?"

"Sinceramente non ci avevo mai pensato." Rispose lei, riflettendoci su. "Credo considerassi la cosa come inevitabile, dato che passiamo molto tempo insieme nella stessa stanza ogni giorno. Però, in effetti, ora che ci penso la cosa è poco probabile: in qualche modo saresti riuscito ad evitarlo, se avessi voluto."

Kyouya si limitò a sistemarsi meglio gli occhiali sul naso, chinando leggermente il capo come per assentire, e Haruhi storse la bocca in un ghigno.

"Quindi questo significa che un qualche guadagno lo hai anche con me, senpai?"

Di nuovo, Kyouya ghignò.

"Chissà..."

Un venticello leggero ma freddo iniziò a soffiare nella radura, e Haruhi si strinse meglio nella felpa che si era portata dietro la mattina. Guardò di nuovo il cielo, e Kyouya la imitò; quindi il ragazzo si alzò in piedi,si sistemò gli occhiali e le tese una mano.

"Credo sia meglio rientrare, ora. Siamo stati fuori abbastanza."

Haruhi afferrò la mano e si tirò su, per nulla dispiaciuta di tornare a casa prima che iniziasse a diluviare o, peggio ancora, a tuonare.

Raccolse i piatti e i contenitori vari, quindi passò a ripiegare velocemente la coperta, infilando tutto nel cestino che Kyouya prese automaticamente sotto braccio. Si guardò attorno, controllando di non avere lasciato nulla in giro, e l'occhio le ricadde sui cespugli di more e lamponi che aveva visto appena arrivata e di cui aveva finito per dimenticarsi. Gettò un'occhiata al cestino, incerta sul da farsi: certo, i frutti di bosco erano buoni, e un po' di frutta appena colta non avrebbe schifato nessuno in casa; Honey, probabilmente, le sarebbe saltato al collo e sbaciucchiata tutta per la felicità di averne con un po' di panna montata. E, magari, lei si sarebbe unita. Si morse il labbro, quindi sospirò, cedendo all'istinto.

"Senpai?" lui si voltò in sua direzione, alzando un sopracciglio per invitarla a continuare, e lei si avvicinò, aprendo il cesto e tirando fuori una vaschetta di plastica piuttosto grande e munita di coperchio che aveva contenuto gli onigiri. All'occhiata perplessa di Kyouya si limitò a indicare i cespugli con l'indice, fissando lo sguardo a terra e aspettando che il sarcasmo arrivasse a colpirla. Per una volta, però, la sorprese:

"Oh beh, dovevo aspettarmelo, suppongo." Fu infatti l'unica cosa che disse; Haruhi sorrise leggermente, quindi corse veloce verso i cespugli, e Kyouya la seguì lentamente.

Svuotare completamente i due arbusti le portò via solo pochi minuti. Stava per raddrizzarsi e dire al suo senpai che aveva finito quando, con la coda dell'occhio, ne notò un terzo a poca distanza, punteggiato di piccoli ribes rossi. Gettò un'occhiata alla vaschetta: era piena per tre quarti; teoricamente avrebbe anche potuto bastare, ma completare la raccolta aggiungendo altra frutta non avrebbe certo fatto male, no?

Chiuse la vaschetta con forza, quindi fece un paio di passi per attraversare il sottobosco verso il nuovo obiettivo.

"Haruhi? Che stai facendo ora?"

"Ci sono dei ribes laggiù." Lo informò, voltandosi un attimo. "Ci metto un minuto."

Sentì il suo senpai sbuffare appena, ma ormai era partita. Il sottobosco era buio e si vedeva poco e male: evitò all'ultimo secondo delle ortiche, ma non fu abbastanza fortunata da evitare una radice appena rialzata dal terreno ancora scivoloso per la pioggia dei giorni precedenti: cadde a terra in avanti, ma ebbe almeno i riflessi pronti per allungare le mani, proteggendosi così il viso. E data la pietra che si vide proprio in corrispondenza del naso, ringraziò il cielo di non essere una totale imbranata.

"Haruhi?"

"Tutto bene, senpai. Sono solo inciampata."

Lo sentì distintamente sospirare, come se fosse ormai rassegnato ad essere circondato da imbranati cronici. Saggiamente, decise di ignorarlo; si guardò attorno, in cerca della vaschetta di frutta che le era scivolata di mano, e la ritrovò accanto al cespuglio di ribes: il coperchio ermetico aveva tenuto, quindi il lavoro dell'ultimo quarto d'ora non era andato sprecato.

Meno soddisfatta fu quando, tentando di rialzarsi, un dolore lancinante le partì dalla caviglia, costringendola ad appoggiarsi ad un albero per non cadere di nuovo: una storta. Fantastico.

Si mordicchiò nervosamente il labbro, tentando di poggiare nuovamente il piede a terra. Quando vide che riusciva a farlo senza troppo dolore, provò a muovere un paio di passi, concentrandosi per non poggiare troppo peso sulla caviglia malandata: faceva male, ma era tutto sommato sopportabile se stava attenta e andava piano.

"Haruhi?"

"Ancora un attimo, senpai."

Cercando di evitare di zoppicare, raggiunse la vaschetta e la raccolse. Fissò il cespuglio un paio di secondi, riflettendo se fosse il caso di caso di completare l'opera o fosse meglio tornare direttamente indietro.

‘Oh beh, in fondo sono già qui... Tanto vale fare quello per cui sono venuta, no?'

Riempì velocemente il contenitore fin quasi all'orlo, lo richiuse per evitare nuovi incidenti e se lo mise sotto braccio. Quindi prese un fazzoletto pulito, vi mise un'altra manciata di frutti e lo richiuse.

Kyouya l'aspettava poggiato ad un albero a braccia incrociate e con espressione imperturbabile. Si voltò verso di lei sentendola arrivare.

"Finito?"

Lei annuì, infilando la vaschetta nel cestino e posandole accanto il fazzoletto.

"Quindi possiamo andare, ora? Il tempo peggiora, e gradirei essere di nuovo al riparo prima che inizi a piovere."

"Fai strada, senpai."

Per i primi dieci minuti nessuno dei due parlò. Haruhi, qualche passo indietro rispetto a Kyouya, si sforzava di mantenere un'andatura più regolare possibile. E, a dirla tutta, nonostante di solito avesse le capacità fisiche di un bradipo impedito, se la stava cavando piuttosto bene. O, almeno, così ritenne fino a quando non vide Kyouya fermarsi di colpo, sospirare rassegnato e poi voltarsi a guardarla quasi con sufficienza.

"Ti fa male la caviglia, per caso?"

Haruhi piegò di lato la testa, confusa: come diavolo era possibile che se ne fosse accorto?

"C-Come?"

"Ti fa male la caviglia?" ripeté.

"Iie..." tentò lei, cercando di suonare convincente. Non che sperasse davvero di farla franca con Kyouya, beninteso.

Infatti non fece in tempo ad aggiungere nulla che lo vide alzare scetticamente un sopracciglio per poi fissarsi sul suo piede. Haruhi lo tirò indietro per istinto, come se questo bastasse a far finta che non fosse successo nulla; ovviamente, Kyouya lo considerò una conferma.

Si girò di  nuovo, abbassandosi sulle ginocchia e portando le braccia indietro.

"Sali."

"Eh?"

"Sali, ho detto."

"Grazie, senpai, ma no. Preferisco continuare a camminare."

"E io preferirei arrivare prima che inizi a piovere o, almeno, entro un orario decente. Dato che la storta che presumo," - ghigno che lo fece suonare più come un ‘so precisamente che', a cui Haruhi rispose alzando platealmente gli occhi al cielo - "Tu ti sia presa ci rallenta, evita di fare storie e sali. Anche perché sai esattamente come finirebbe una discussione tra noi."

Gonfiò le guance, indispettita. Certo che lo sapeva, si disse: in qualche modo, quel ragazzo impossibile sarebbe riuscito a rigirarla come più gli conveniva e l'avrebbe spuntata. Era decisamente irritante a volte. D'accordo, più che a volte. Quasi sempre, in effetti.

"Davvero, senpai, non è il caso." Ritentò, debolmente.

"Haruhi."

"... Hai?"

"Sali."

Sospirando rumorosamente, Haruhi si arrampicò goffa sulla sua schiena; poi, con un colpo secco, Kyouya si tirò su e sistemò meglio le gambe tra le sue braccia.

"Peso troppo?"

"Tzé," sbottò lui, sistemando anche il cestino al gomito e iniziando a camminare. "Per caso ricordi con chi stai parlando?"

"Con un Ootori?"  Sospirò lei.

"Con me." Ribatté lui. "Cerca di tenerlo sempre bene in mente, Haruhi."

La ragazza fissò in silenzio la nuca del suo senpai: era tutt'altro che stupida, e aveva colto il sottinteso di quel che aveva detto. Kyouya le stava dicendo che non era semplicemente ‘un Ootori'; era, senza false modestie, il più intelligente tra i suoi fratelli, il più determinato e il più ambizioso. In una parola, era il migliore della sua famiglia, e se gli Ootori erano davvero il meglio del meglio, come pareva dire la fama che li circondava, ciò faceva di lui l'ultima persona al mondo da sottovalutare. Quel ragazzo era decisamente immodesto e narcisista, sì. Che novità.

Per un po' nessuno dei due disse nulla. Haruhi si stava quasi appisolando sulla schiena del suo senpai, quando sentì una, due, tre gocce sulla faccia. Sollevò lo sguardo al cielo, mentre la pioggia iniziava a cadere sempre più; di bene in meglio, era proprio il caso di dirlo. Anche Kyouya l'imitò, alzando la testa.

"Dannazione." Fu il suo unico commento prima di iniziare a correre - per quanto avere un'adolescente sulla schiena glielo permettesse, ovviamente. Haruhi si ritrovò ad essere sinceramente sollevata di essere così minuta altrimenti, Kyouya o non Kyouya, dubitava seriamente che avrebbe avuto la forza per sostenerla a velocità sostenuta e costante.

Improvvisamente il ragazzo scartò di lato, facendola sobbalzare.

"Tutto bene, senpai?" Lui non rispose e continuò a guardare davanti a sé, ignorandola. "Senpai?"

"Haruhi, abbiamo già discusso a proposito del sottostimare le mie capacità, se non erro. Ergo, evita di farmi sprecare fiato con ovvietà e lasciami fare."

La ragazza storse il naso, indispettita, ma non ribatté: come già detto in precedenza, sarebbe comunque stato totalmente inutile, tanto valeva lasciar perdere dal principio.

Mentre la pioggia diventava sempre più fitta, Haruhi notò un'apertura sulla parete della montagna, nascosta alla bene e meglio dal folto degli alberi e, con una nota di stupore, si rese conto che era proprio quella la loro destinazione. Di certo, Kyouya sapeva essere insopportabile quando voleva, ma era anche sorprendentemente pieno di assi nella manica.

Una volta all'interno della grotta la fece scendere e le fece segno di aspettare un attimo, quindi recuperò la coperta che avevano usato quel pomeriggio e la dispiegò accuratamente sul terreno. Solo allora allungò il braccio per autorizzarla a sedersi.

"Hoe? Non ce n'era bisogno, senpai. Mi sarebbe andato benissimo anche sedermi per terra, non sarebbe stato un problema."

"Avendoti io chiesto di uscire mi pare il minimo che mi assicuri anche che tu ti senta il più confortevole possibile; è una mia responsabilità."

"Sei proprio un gentiluomo, vero senpai?" disse, sorridendo.

"Mi pare ovvio, Haruhi." Rispose, sedendosi accanto a lei e poggiandosi alla parete di roccia.

"Talento naturale o acquisito?"

"Tu che dici?"

"Mmmh... Un po' e un po', direi." Rifletté ad alta voce, picchiettandosi il mento con l'indice. "Probabilmente Madre Natura ti ha donato una naturale predisposizione che l'educazione dei tuoi genitori ha perfezionato."

"Ragionamento interessante, direi."

"Senza contare l'apporto che Tamaki-senpai ha certamente dato: passare tanto tempo insieme ti avrà condizionato, in fondo. Fortunatamente, sembra che tu non abbia risentito dei suoi lati irritanti."

Come faceva spesso, anche stavolta Kyouya non rispose, limitandosi ad un sorrisetto enigmatico che Haruhi non riuscì a decifrare. Storse il naso: per fortuna non aveva acquisito anche gli aspetti irritanti di Tamaki; quel ragazzo ne aveva decisamente già abbastanza di suo.

Dopo qualche minuto di silenzio, Haruhi si ricordò del fazzoletto pieno di frutti di bosco che aveva preso per il viaggio di ritorno. Si allungò verso il cestino da picnic, lo aprì e iniziò a trafficare col suo contenuto; pochi secondi dopo un sorriso enorme annunciò al mondo che era riuscita a scovare quel che cercava. Si risedette e aprì l'involto, mettendosi in bocca alcuni ribes: deliziosi. Lo porse quindi a Kyouya, che la stava osservando quasi con curiosità. Quasi.

"Prego."

Kyouya li osservò qualche secondo, dubbioso, quindi ne prese una manciata e li mise in bocca. Haruhi sorrise soddisfatta quando il senpai ripeté la sequenza quasi immediatamente: in fondo, dati i suoi standard, era come se stesse ammettendo che erano buoni.

La pioggia fuori dalla grotta continuava a scrosciare fitta, riempiendo il silenzio che si era nuovamente creato tra loro. Non che fosse male, a dirla tutta: in effetti, era piuttosto rilassato, con loro due che mangiavano i frutti rossi in tranquillità; non c'erano tensioni, né imbarazzi di sorta. Quasi si stupì nel considerare che, in effetti, ci si trovava completamente a proprio agio.

Non fosse stato per il rumore della pioggia, ovviamente: non poteva evitare di collegarlo a filo doppio alla possibilità che i tuoni facessero la loro comparsa e il pensiero la disturbava enormemente. Aveva bisogno di distrarsi, decisamente.

Si guardò attorno in cerca di qualcosa da dire, quando si ricordò di una domanda che voleva fargli da tutta la giornata, ma che non aveva ancora trovato occasione di porgli.

"Senpai?"

"Hai?"

"Siete ancora in lite per qualche motivo strano?" chiese, inclinando la testa di lato e fissandolo attentamente. Non c'era bisogno di fare nomi perché capisse esattamente a cosa si riferiva. E infatti Kyouya ricambiò con uno sguardo ambiguo che le fece storcere la bocca.

"Era un ‘sì', per caso?" gesto vago con la mano che la confuse ancora di più. Sospirò pesantemente, massaggiandosi la caviglia dolorante e gettandogli un'occhiata di sottecchi. "Voi stupidi ricchi siete assurdamente contorti, sai?" Per tutta risposta, Kyouya chiuse gli occhi e fece spallucce. Decisamente poco collaborativo, non trovate anche voi?

Haruhi si guardò attorno, rinunciando all'idea di fare conversazione con un individuo così maldisposto al riguardo. Almeno finché non le parve di sentire, in lontananza, l'eco di un tuono. Rabbrividì involontariamente, spalancando gli occhi per la paura e guardandosi nervosamente intorno.

"Te lo sei solo immaginata." Intervenne Kyouya; sorpresa, la ragazza si girò verso di lui: aveva ancora gli occhi chiusi e, a vederlo appoggiato così alla parete rocciosa, pareva addirittura addormentato.

"Cosa mi sarei immaginata, senpai?" domandò, cercando di sembrare normale.

"Il tuono." Rispose, semplicemente.

"Anche ammettendo che sia preoccupata che questa pioggia diventi un temporale, come fai ad essere sicuro di aver ragione?"

"Conosci la risposta, mi pare."

"Senpai, posso farti una domanda?" continuò lei qualche secondo dopo, cercando di mantenere viva quel minimo di conversazione che si era instaurata. Decise di interpretare il silenzio dell'altro come un ‘sì' - più per comodità che per reale convinzione, a dirla tutta. "Perché ti sei prestato a questa storia della scommessa?"

"Devi essere davvero alla frutta se hai bisogno di farmi domande, o sbaglio?"

Lei arrossì appena, punta sul vivo.

"Sai essere insopportabile a volte, sai?"

Lui aprì per un attimo gli occhi, fissandola strafottente, e fece un gesto vago con la mano. Era già rassegnata a restarsene in silenzio, quando lui parlò di nuovo. "Non è ovvio, comunque?"

Stupita, ci mise un attimo in più del normale per comprendere che stava rispondendo alla sua domanda.

"Sinceramente? No. Insomma, posso capire che tu riesca a trovare piacevole la mia compagnia, nonostante a sentirti parlare non si direbbe affatto, ma che possa arrivare a metterti in competizione con Tamaki-senpai e gli altri... no, davvero non capisco come sia stato possibile."

"E se ti dicessi che corro per mera volontà paterna?"

"Significherebbe che ti sopravvaluto, perché dubito fortemente che tu prenda davvero ordini da qualcuno. In un modo o nell'altro, se non avessi voluto partecipare avresti trovato un modo per tirartene fuori uscendo comunque vincitore agli occhi di tuo padre. Ergo, la ragione deve essere un'altra."

"Touché." La fissò negli occhi, inclinando leggermente la testa di lato, e sorrise appena. "E se ti dicessi che sono innamorato di te?"

Haruhi si stupì, ma non si scompose; lo scrutò attentamente: pareva inquietantemente serio - e forse lo era davvero.

Alla fine scosse la testa, scostandosi un ciuffo di capelli dagli occhi.

"Se tu fossi innamorato di me avresti già fatto fuori la concorrenza molto tempo fa, senpai." Rispose, circondando le gambe con le braccia e tirandosele al petto. "In senso metaforico, possibilmente, ma non ci giurerei: voi ricchi sapete essere estremamente drastici, quando volete."

Kyouya ghignò. "Sai, Haruhi, a volte mi chiedo come una persona così tremendamente sveglia abbia potuto distruggere un vaso da otto milioni di yen indebitandosi fino al collo e facendosi schiavizzare da un club scolastico." Una freccia di crudele sarcasmo la colpì in pieno petto; il sorriso sinistro di Kyouya, invece, si allargò. "Potresti avere ragione, sai?"

"Potrei?"

"Hai. Potresti." Ribadì, sistemandosi gli occhiali sul naso.

"Suppongo che ciò significhi che non avrò mai una risposta chiara da te, o sbaglio?"

"Probabilmente."

"Ragazzo contorto."

"Ragazza procione."

Lei alzò un sopracciglio, confusa. "Da quando fai battute?"

"Da quando non ci sono testimoni in grado di riportare il fatto."

"E io chi sono?"

"Una che potrebbe casualmente ritrovarsi il proprio debito triplicato."

"Questo è sleale da parte tua, senpai."

Kyouya chiuse di nuovo gli occhi, sistemando meglio la schiena contro la roccia.

"Oh, sono certo che sopravvivrò."

Cadde di nuovo il silenzio, interrotto solo dal picchiettare della pioggia tra gli alberi e, rifletté Haruhi, probabilmente era molto meglio così.



"Haruhi." Kyouya si avvicinò lentamente alla ragazza, inginocchiandosi davanti a lei. Si era addormentata da circa un'ora, e lui non gliel'aveva certo impedito; dopotutto, non aveva molto da dire, e non era tipo da sprecare tempo in chiacchiere inutili, senza un adeguato compenso dietro. Ora che stava smettendo di piovere e qualche raggio di sole iniziava ad intravedersi tra le nuvole, però, trovava decisamente opportuno svegliarla e rientrare velocemente a casa mentre il tempo reggeva.

La osservò assorto per qualche istante, riflettendo attentamente su quanto era accaduto poco più di un'ora prima: a conti fatti, non poteva non dire di essere stato bellamente rifiutato, nonostante non avesse avuto la benché minima intenzione di dichiararsi. Né l'aveva fatto, a conti fatti.

Vide Haruhi muoversi nel sonno, stringendosi meglio le braccia attorno al petto e mormorando qualcosa di incomprensibile.

Se avesse dovuto definire quel che provava per lei, probabilmente Kyouya avrebbe utilizzato la parola ‘attrazione'. Haruhi era carina, schietta, semplice e per certi versi ingenua. Soprattutto, però, Haruhi aveva un'indubbia e vivace intelligenza che lo attraeva come poche altre cose: non dava mai nulla per scontato, aveva una capacità di ragionamento che poche altre volte aveva visto nelle persone e spesso e volentieri riusciva a sorprenderlo con le sue conclusioni. E, diciamocelo, stupire Kyouya era una cosa più unica che rara.

Dall'altra parte, però, c'era Tamaki.

Kyouya non avrebbe saputo definire con esattezza il momento in cui aveva iniziato a pensare al ragazzo come ad un amico, anziché come all'erede Suoh. Probabilmente, la nascita ufficiale della loro amicizia era fissata nell'istante in cui avevano litigato per la prima volta parlando del suo ruolo di terzogenito. Ma Kyouya era perfettamente consapevole che il processo per cui quell'amicizia era nata non era esattamente così semplice da definire. Restava il fatto, però, che Kyouya aveva davvero poche persone al mondo che stimasse o amasse tanto quanto lui, anche all'interno della sua stessa famiglia: al di là della madre e della sorella - che con la questione della successione avevano avuto molto poco a che fare - il rapporto con i suoi fratelli era sempre stato improntato sulla competizione, e Kyouya era sempre andata bene così, in fondo; d'altronde, nella famiglia Ootori, in cui primeggiare sugli altri era l'unico modo per mettersi in mostra abbastanza dal superarli, difficilmente potevano instaurarsi rapporti d'altro genere. Spesso si ritrovava anche a pensare che era un bene che fosse così: una famiglia ‘normale', per così dire, sarebbe stata terribilmente noiosa e priva di stimoli per una mente come la sua.

D'altronde, però, dopo aver conosciuto Tamaki non aveva potuto fare a meno di pensare che avere una famiglia normale non doveva poi essere orrendo. Non troppo, per lo meno. Era perfino arrivato a ritenere che un fratello normale, con cui non esistesse competizione, non sarebbe poi stato così male. Dopo aver formulato quel pensiero, gli erano serviti solo alcuni secondi a rendersi conto che, per certi versi, un rapporto del genere era decisamente simile a quello che, alla fine, era riuscito ad instaurare con quel baka che si ritrovava per amico. Se non fosse stato Kyouya Ootori, probabilmente la realizzazione l'avrebbe sconvolto.

Inclinò la testa di lato, guardando la ragazza davanti a lui arricciare il naso nel sonno e quindi rigirarsi nervosamente, infastidita da chissà cosa. Avrebbe mentito spudoratamente a se stesso - cosa che Kyouya non faceva mai per principio - se avesse fatto finta di non notare come Tamaki fosse palesemente innamorato di Haruhi; probabilmente - anzi, sicuramente, l'unico a non essersene accorto era proprio lui.

Aggrottò la fronte, sbuffando interiormente al pensiero di quanto fosse ottuso Tamaki quando ci si metteva; e dire che si era prestato a quella pagliacciata della scommessa, partecipandovi attivamente e dando prova delle sue indiscutibili doti recitative - indubbiamente parte integrante del DNA di famiglia, considerandone i membri - col solo scopo di aprirgli gli occhi. Perché, se come abbiamo detto era indubbio che Haruhi esercitasse una qual certa attrazione su di lui, era altrettanto vero che non sarebbe mai riuscito a ferire Tamaki in quel modo. Sapeva che, se si fosse impegnato, Haruhi avrebbe finito per innamorarsi di lui, indipendentemente dalle sue inclinazioni attuali. Ne era praticamente certo, perché non c'era cosa che non riuscisse ad ottenere, quando la desiderava davvero. Il punto era che la cosa, semplicemente, non gli interessava quanto la felicità di quel testone del suo migliore amico.

Sbuffò: detta così gli pareva l'ennesima idiozia sentimentale propinata da Tamaki ad una cliente. Una della serie ‘l'amore vince ogni cosa' et similia. Forse passavano troppo tempo insieme.

Si tolse gli occhiali per massaggiarsi stancamente gli occhi: se Tamaki non fosse stato Tamaki, si sarebbe accorto molto tempo prima dei sentimenti non esattamente filiali che provava per Haruhi. In quel caso, forse Kyouya non avrebbe esitato a provarci a sua volta ma, per come stavano le cose al momento, non poteva proprio lasciare quell'idiota a se stesso.

L'unica cosa che sperava, al momento, era che questa sottospecie di appuntamento - decisamente sotto gli standard del genere ma pazienza, Tamaki avrebbe pagato anche per la sua reputazione di impeccabile accompagnatore ormai rovinata - lo scuotesse abbastanza da farlo svegliare. In caso contrario... beh, sarebbe dovuto passare al piano B, direi. In fondo, c'è sempre un piano B, no?

"Kyouya-senpai?" il ragazzo abbassò gli occhi per incontrare quelli sonnolenti di Haruhi, che lo fissavano vagamente curiosi. "Tutto bene?"

"Perfettamente," rispose lui, aggiustandosi gli occhiali in un gesto che ormai - si rese conto - stava diventando un cliché. Bah. "La tua caviglia?"

Haruhi se la tastò con circospezione per qualche secondo, quindi mosse il piede avanti e indietro un paio di volte e annuì.

"Dovrebbe essere a posto."

Si puntellò con le braccia alla parete dietro di lei e si alzò lentamente poi, mordicchiandosi la lingua per la concentrazione, provò a fare un passo. Per un momento parve che il piede ferito stesse effettivamente meglio, ma bastò che la ragazza spostasse parte del suo peso sulla gamba incriminata perché cedesse; solo le braccia di Kyouya, che la afferrarono al volo, evitarono al suo naso uno spiacevole incontro ravvicinato con il pavimento di roccia.

"D'accordo, forse la caviglia ha ancora qualche piccolo problema."

"Non l'avrei mai detto." Commentò solamente, guardando sovrappensiero all'esterno della grotta, dove la pioggia battente si era ormai trasformata in una pioggerella leggera. Facendo mente locale, calcolò che non doveva esserci più di mezz'ora di cammino per arrivare a casa e, contando la velocità con cui il tempo cambiava in montagna, era meglio non rischiare di non avere un'altra occasione per muoversi. Un'occhiata ad Haruhi bastò a confermargli che anche lei la pensava allo stesso modo.

Si chinò per permetterle di salirgli nuovamente sulla schiena; la ragazza esitò appena un paio di secondi prima di sospirare, rassegnata, e circondargli il collo con le braccia. Immaginò che iniziasse a considerarla un'operazione di routine quel giorno, e si chiese anche se le ricordasse una qualche vecchia storia tipica degli shojo manga che piacevano tanto alle ragazze, della serie ‘il principe dal cavallo bianco che salva la principessa ferita e la riporta a casa sana e salva'. Ridacchiò interiormente al pensiero del ribrezzo che probabilmente Haruhi avrebbe provato nel leggere una sciocchezza del genere; era più probabile che lo facessero le sue compagne di classe. Si appuntò di utilizzare l'idea con le clienti una volta che l'Host Club avesse riaperto, a settembre; sarebbero impazzite. Senza contare che le vendite dei suoi gadget sarebbero aumentate vertiginosamente, ma questo era ovvio, no?



Tamaki fissava il bosco dalla finestra del soggiorno, tormentandosi nervosamente l'unghia del pollice. Particolare, quest'ultimo, che dimostrava il suo attuale livello di preoccupazione, considerando che non lo faceva da quando rifletteva sulla proposta della nonna di trasferirsi in Giappone.

"Non preoccuparti, Tamaki, è solo un po' di pioggia e sta anche già scemando." Lo riportò sulla terra Yuzuru, mentre sfogliava una rivista. "Kyouya-kun non è uno sprovveduto, si saranno riparati da qualche parte e ripartiranno appena si sarà schiarito per bene. Non c'è nulla di cui allarmarsi."

Tamaki lo guardò scioccato: non allarmarsi? Con la sua bambina perduta chissà dove in quell'immenso bosco pieno di bestie pericolose, pazzi assassini armati di ascia e chissà che altro? Ma stava scherzando?!

"Mio figlio è in grado di far fronte a questione ben più serie;" rincarò la dose Yoshio, entrando nella stanza con un mezzo sorriso soddisfatto sulle labbra. "Non saranno certo quattro gocce di pioggia a metterlo in difficoltà."
Tamaki iniziò a chiedersi seriamente se si fossero messi tutti d'accordo per innervosirlo: e se si fossero messi a piovere fulmini? E se avesse preso a tuonare come - se non peggio - era successo a Karuizawa? E se Kyouya si fosse ferito e fossero saltati fuori lupi affamati pronti ad approfittare di quello e del terrore della sua bambina?

C'erano decisamente troppi ‘e se' per i suoi gusti, altroché. Sarebbe andato a cercarli, fosse stata l'ultima cosa che faceva!

"Io vado a cercarli."

No, non era stato lui a dirlo, anche se l'altro l'aveva preceduto solo di pochi, insignificanti secondi; Hikaru era seduto accanto al gemello, e guardava i presenti come sfidandoli a fargli cambiare idea.

"Starai scherzando, spero, Hika-chan." intervenne Yuzuha, stiracchiando un sorriso; apparentemente, l'idea di suo figlio in mezzo ad un bosco con quel tempaccio non le piaceva granché. Tamaki non poté evitare di trovarla lievemente ipocrita: cosa avrebbe dovuto dire lui, allora, con Kyouya e Haruhi là fuori da soli?

"Io vado con lui." Dichiarò, guadagnandosi un'occhiata a dir poco stupita del padre; l'ignorò, scambiandosene invece una con Hikaru, evidentemente grato del sostegno ricevuto.
"Ma non dire sciocc-"

"Io pure." Aggiunse Kaoru, sorridendo appena.

"Andiamo anche noi! Vero, Takashi?" Mori annuì, facendo squittire allegro il cugino, come sempre arrampicato sulla sua schiena. 

Tamaki li fissò uno ad uno con orgoglio: forse non avevano alcun legame di sangue, ma era chiaro come il sole che la loro era decisamente una famiglia. Una splendida famiglia, con legami che non si sarebbero mai spezzati.

Ignorò deliberatamente la vocina nella sua testa che gli faceva notare come quell'assurda situazione con i loro genitori stesse seriamente rischiando di compromettere tutto quello che avevano costruito. Avrebbe potuto pensarci dopo aver trovato i due dispersi, ora non aveva tempo da perdere.

"Bene, allora. " Istintivamente, the King  prese il comando. "Ci divideremo in due gruppi per coprire la maggior parte di territorio possibile; i gemelli, che conoscono la zona meglio di tutti, saranno i capi gruppo. Mori-senpai, procura le torce per tutti; Hikaru, Kaoru, gli impermeabili e gli stivali da pioggia; Honey-senpai, ricetrasmittenti."

"E tu cosa farai esattamente, Lord?"

"Procurerò i lanciarazzi per le segnalazioni di posizione, ovviamente. E ora, andiamo!"

"Hai!" tuonarono quattro voci distinte, prima che i proprietari scattassero a svolgere i propri compiti sotto gli sguardi ancora sconvolti dei rispettivi genitori.

Meno di dieci minuti dopo erano tutti davanti all'ingresso, vestiti di tutto punto e in fila come ad una parata militare. Tamaki, perfettamente calato nel ruolo di comandante in rassegna delle truppe, passò loro davanti con passo marziale, per poi fermarsi e fissarli con decisione. 

"Allora," esordì. "Hikaru coprirà il settore nord insieme a Honey-senpai e Mori-senpai."

"E Usa-chan!" aggiunse Honey, alzando il coniglio ben avvolto da un impermeabile giallo fatto su misura e completo di cappellino in tinta. "Anche lui è preoccupato per Haru-chan e Kyo-chan."

"E Usa-chan." confermò Tamaki. "Io e Kaoru, invece, andremo a sud. Avete tutti l'equipaggiamento completo?"

"Hai!"

"Ricordatevi: se li trovate e sono feriti, sparate un razzo di segnalazione per indicare la loro posizione e l'altro gruppo arriverà all'istante." Li fissò uno ad uno, serio. "Buona fortuna a tutti. E ora, rompete le righe! Che l'operazione ‘Salvataggio di mezzanotte' abbia inizio!" concluse, ispirato. Forse troppo.

"Ehm, Lord?" intervenne puntualmente Kaoru, chinandosi in avanti per guardarlo meglio. "Ti rendi conto che sono solo le cinque del pomeriggio, vero?"

"E che non siamo le Forze Speciali..." continuò Hikaru, canzonatorio.

Per un attimo, nell'ingresso calò il silenzio, quindi Tamaki si voltò di scatto verso la porta, tossicchiando con tutta la nonchalance francese che possedeva, e l'aprì di slancio.

"Ritrovo tra due ore. Buona fortuna a tutti! E vediamo di ritrovarli entrambi!"

"Troppo tardi." Replicò una voce decisamente familiare: Kyouya lo guardava con un sorriso sarcastico stampato in volto, il cestino ad un braccio e la sua povera figlioletta in groppa, che lo guardava incuriosita. Tra tutti i pensieri che avrebbero potuto colpirlo in quel momento - che erano sani e salvi, che erano a casa, che Kyouya gli aveva di nuovo rivolto la parola dopo giorni e giorni - quello che gli si affacciò nella mente fu decisamente il meno ortodosso: il suo tempismo nei salvataggi faceva davvero schifo. E, sotto lo sguardo attonito dei presenti - eccezion fatta per quello rassegnato di Kyouya, che si limitò ad alzare gli occhi al cielo e a sospirare pesantemente - si piegò su se stesso e scoppiò a ridere di cuore, rilasciando finalmente tutta la tensione che gli si era accumulata dentro in quegli ultimi giorni. Forse non sarebbe stata una giornata completamente da buttare.



"E poi l'hai portata in spalle fino a qui?"

Kyouya annuì.

"Volevo evitare che riprendesse a piovere." Si limitò a dire, mentre suo padre osservava la caviglia di Haruhi per verificare i danni. Nonostante le malelingue insinuassero che anni e anni passati in ufficio a governare il suo impero finanziario l'avessero arrugginito, Kyouya sapeva che il capofamiglia Ootori non aveva nulla da invidiare a qualunque altro medico fresco d'università.

"Ahia!"

"Fujioka-san, sei pregata di rimanere in silenzio. Non sopporto i pazienti che si lamentano."

D'accordo, forse mancava di tatto, ma almeno era competente.

"Si rimetterà, Oji-san? Guarirà completamente? Non dovremo amputarle la gamba o qualcosa del genere, vero?" intervenne Tamaki, in preda all'ansia.

Bevendo la cioccolata calda che gli avevano preparato -che, a quanto pareva, era quella classica da preparare a chiunque fosse stato disperso anche solo per mezz'ora nel freddo (?) agosto giapponese; l'ennesimo cliché che gli propinavano durante quella vacanza, in pratica - Kyouya dovette ammettere che il ragazzo aveva preso piuttosto bene la ferita di Haruhi: una volta accortosi si era limitato a urlare disperato che la sua bambina si era rotta una gamba - anche mentre cercava di dirgli che era al massimo una storta - e aveva quasi chiamato una delle loro cliniche private perché inviassero una tac e un'equipe chirurgica nel caso fosse stato rilevato qualche danno interno da riparare al momento. Tutto questo, ovviamente, su un solo elicottero, per evitare di togliere l'elisoccorso a chi fosse servito. Decisamente fattibilissimo, certo.

Ringraziando Buddha erano riusciti a convincerlo che l'esperienza di Yoshio Ootori come medico sarebbe stata più che sufficiente per un primo controllo, soprattutto quando gli avevano promesso libertà totale di visita nel caso Haruhi avesse dovuto passare qualche tempo in ospedale. Caso che, ovviamente, era a dir poco impossibile che s'avverasse, ma questi sono dettagli che Tamaki era meglio non sapesse.

"... Kyouya-kun? Mi hai sentito?"

Il ragazzo si riscosse, distogliendo lo sguardo dalla scena e riportando la sua attenzione verso il signor Hitachiin, che gli sorrideva gentilmente. Si trattenne dallo storcere il naso: quell'uomo non gli piaceva affatto. Che avesse in mente qualcosa gli era palese, ma finché non fosse riuscito a capire esattamente cosa non c'era certo bisogno che sapesse che lo teneva d'occhio, no?

"Come, prego?"

Il sorriso si accentuò.

"Forse faresti meglio a riposarti, Kyouya-kun. Devi essere ben stanco, sono certo che qualunque cosa tu debba dire a chicchessia possa aspettare domani mattina." Disse, con il tono di chi ha capito tutto - tutto cosa, poi?

Una vena iniziò a pulsargli sulla tempia: forse non era solo per gelosia che suo padre non sopportava quell'uomo, ma anche per il suo essere così... così...  semplicemente irritante.

"La ringrazio del consiglio, Hitachiin-san; credo lo seguirò subito."

Traduzione: ‘Haruhi sta bene e potrò parlare con Tamaki anche domani, dato che non credo che per stasera si allontanerà da lei tanto facilmente; grazie del consiglio inutile, comunque.'

Sospirò appena, alzandosi e poggiando la tazza ancora mezza piena sul tavolo basso davanti a lui. Si congedò velocemente dai presenti e uscì dalla stanza, chiudendo la porta dietro di sé proprio mentre suo padre diceva:

"Come aveva già detto mio figlio, è solo una storta, Fujioka-san. Tieni il piede fermo per qualche giorno e guarirà senza nessun problema. Mi potete portare delle bende per fasciarle la caviglia, per favore?"

Un sorrisetto saputo gli spuntò sul volto, ma non commentò; invece, si affrettò a salire le scale verso la sua stanza. Una volta arrivato, gettò la giacca su una sedia senza troppa cura, stimando di avere tempo almeno fino a cena per starsene un po' tranquillo per conto suo. Stranamente, stavolta si sbagliava.

Si era steso solo per pochi minuti quando sentì dei passi veloci in corridoio, diretti verso l'altro lato del piano. Pensando che stessero accompagnando Haruhi nella sua camera vi fece a malapena caso, ma quando, nel tornare indietro, una persona raggiunse la sua porta e bussò quasi timidamente, si ritrovò a chiedersi chi diavolo potesse essere. Sua madre l'aveva già placcato non appena entrato in casa, esaminandolo da capo a piedi per controllare che stesse perfettamente bene con una perizia che non avrebbe mai tollerato da altri. Suo padre, forse? Possibile. magari voleva sapere com'era andato il suo appuntamento, informandosi sulla tattica che era intenzionato a seguire da lì in avanti.

Si alzò quindi svogliatamente a sedere, borbottando un "Avanti" con voce abbastanza alta perché lo si sentisse da dietro la porta di legno. Quando, invece di suo padre, si ritrovò davanti Tamaki, però, non poté evitare che la bocca gli si spalancasse appena per la sorpresa. Il fatto che Kyouya odiasse lasciare trasparire le emozioni che provava dovrebbe bastarvi per intuire quanto inaspettata fosse per lui quella visita: pensava che l'amico non si sarebbe staccato dal capezzale di Haruhi almeno fino all'ora di andare a dormire, e solo perché obbligato; che si allontanasse dalla ragazza per andare da lui... beh, questo non l'avrebbe mai detto, doveva ammetterlo.

Ripreso il controllo della sua mascella, lo fissò qualche secondo senza dire nulla: sembrava imbarazzato, come se non fosse proprio certo di essere il benvenuto. Non che potesse dargli torto, dopo il modo in cui lo aveva trattato negli ultimi giorni, ma gli venne spontaneo chiedersi come potesse essere possibile che gli fosse venuto nemmeno il minimo sospetto che si fosse trattato solo di una farsa a suo beneficio. Poi, gli venne in mente la straordinaria ingenuità con cui viveva i suoi rapporti, e sorrise involontariamente.

"Ecco..." esordì l'altro, passandosi nervosamente una mano tra i capelli. "Scusa se disturbo, Kyouya, ma volevo sapere come stavi..."

Kyouya sbuffò.

"Sai, sei sempre stato un pessimo bugiardo." Tamaki sbatté le palpebre, perplesso, e l'altro continuò: "Sai perfettamente che sto bene. Se proprio vuoi venire a chiedermi qualcosa, fallo senza inventarti scuse; non ti riesce per niente bene."

Gli occhi del ragazzo scattarono verso l'altro, e un accenno di sorriso comparve sul suo volto.

"Mi hai parlato!" esclamò.

"La tua perspicacia mi stupisce."

Invece di offendersi, Tamaki parve entusiasmarsi ancora di più davanti al suo sarcasmo.

"E sei tornato normale!"

Kyouya non poté trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo - né pensò di provarci, ad onor del vero.

"È bello riaverti, sai?"

"Certo che sì."

Tamaki ridacchiò, quindi sospirò e riprese a fissare il parquet della stanza.

"Sai, Kyouya, non credevo che Haruhi ti interessasse. Non in modo non-materno, intendo. Ti rendi conto che si tratta di incesto?"

Stavolta, riuscì a trattenersi dal passarsi una mano sulla faccia, snervato.

"Tamaki, a volte mi chiedo se tu sia così ottuso di natura o se semplicemente ti diverta a farmi saltare i nervi." All'occhiata confusa dell'altro, Kyouya levò gli occhiali e si massaggiò stancamente gli occhi. Rimise quindi le lenti e lo fissò serio, sperando di riuscire a far breccia in quel mare di neuroni atrofizzati.

"Rifletti un attimo e sii sincero: quando pensi ad Haruhi, la consideri veramente come tua figlia?"

Tamaki parve spiazzato.

"Come altro dovrei vederla, scusa?"

Un idiota. Il suo migliore amico era un completo idiota. Ma bene.

"Tamaki," tentò, con calma forzata. "So che abbiamo già fatto questo discorso, una volta, ma ti prego, permetti che mi ripeta: tu capisci che Haruhi non è veramente tua figlia, vero?"

"Non capisco, Okaa-san." Rispose, inclinando la testa di lato come un cucciolo che viene rimproverato dal padrone.

"Tamaki, ti rendi conto che Haruhi è figlia di Ranka e la sua defunta moglie?" L'altro sbatté gli occhi, ma non replicò, e Kyouya decise che era il momento migliore per insistere. "Ti sei mai chiesto il perché tu ti stia ostinando a chiamare Haruhi ‘figlia' quando sai perfettamente che ciò non è possibile? Non ti è mai venuto nemmeno il più piccolo dubbio?"

"Io n-"

"Haruhi è una ragazza, Tamaki. Assomiglia ad un procione e si veste da ragazzo, ma lo è. Forse non te ne rendi conto, ma c'è chi lo fa, e non sono me da rinunciarvi senza particolari rimpianti; se non ti darai una mossa qualcun altro te la porterà via da sotto il naso. Vuoi veramente che succeda?"

Si fissarono in silenzio per svariati minuti: Tamaki pareva sconcertato, e Kyouya avrebbe potuto giurare di sentire gli ingranaggi del suo cervello che lavoravano incessantemente per rielaborare quello che lui aveva detto. Perlomeno, pensò, era un buon inizio.

Si alzò dal letto, si stiracchiò e quindi si incamminò verso la porta.

"Mi è venuta fame," annunciò, fermandosi con la mano sulla maniglia. "Ti unisci a me?"

Tamaki si riscosse, accennò un sorriso e annuì, facendosi avanti.

"Mi è venuta voglia di gelato alla fragola! A te no?" annunciò, saltellando.

"Gelato? Ormai è ora di cena, quello non è contemplato. Baka..." borbottò, uscendo dalla camera seguito a ruota da Tamaki, che rideva di cuore.

"Sai, mi sei davvero mancato, Kyouya."

Per la seconda volta in quella giornata, Kyouya si ritrovò a sorridere sinceramente e pensò, con un certo divertimento, che se si fosse saputo in giro che era successo grazie ad un idiota non ci avrebbe creduto nessuno. A volte, la vita era davvero, davvero assurda. Ma, dopotutto, non era poi così male.




Legenda:

-          Otou-san: Padre

-          Gomen: Scusa

-          Iie: No

-          Papa: Padre

-          Daijobu [...]?: Tutto bene?

-          Hai:

-          Baka: Stupido/Idiota



 

Allora, prima che le fan KyoHaru mi lincino in massa, sia chiara una cosa: io sono una scippatrice convinta della KyoHaru XD È la mia coppia preferita, e se questa storia fosse nata un paio d'anni dopo sarebbe stata sicuramente una KyoHaru. Peccato che mi sia appassionata della coppia solo all'inizio dell'anno scorso, scrivendovi sopra per un concorso. Sinceramente, ho anche il sospetto che l'eliminazione della coppia da questa storia sia uno dei motivi per cui il blocco si sia protratto così a lungo, ma vabbé, ormai è andata.

Il lato positivo, però, è che ora potrò pubblicare le KyoHaru che giacciono nella memoria del mio pc da tempo immemore. È quasi tutta roba dell'anno scorso, tranne una shot scritta per un concorso questa estate, ma aspettavo di scrivere questa parte della storia per far loro vedere la luce anche qui su EFP. Le pubblicherò a scaglioni a partire dalla prossima settimana, probabilmente. Spero vi piaceranno. *-*

Detto questo, non credo di avere altro da aggiungere. Al prossimo capitolo! :3

 

Roby

  
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